IL DECLINO DEI MEDICI
Ferdinando I (1587-1609) continuò la politica del padre, riuscendo a rinforzare il Granducato grazie al raggiungimento di un difficile equilibrio fra Francia e Spagna. I segni del decadimento diventatono più evidenti sotto il governo dei due figli di Ferdinando I e accelerarono nel diciassettesimo secolo. Firenze era ancora una grande città, ma il suo territorio era piccolo e non poteva competere con gli Stati potenti e centralizzati. Anche la situazione economica era cambiato profondamente. Il commercio e la manifattura erano in declino e, almeno fino alla fine del sedicesimo secolo, solo le operazioni bancarie venivano effettuate a livello europeo, e dopo neanche quelle.
Ferdinando I fu succeduto da Ferdinando II (1609-1621) che morì lasciando il Governo nella mani della moglie Maria Maddalena d'Austria e della madre Cristina di Lorena. Nel 1628, quando terminò il periodo della reggenza, Ferdinando II salì sul trono e regnò fino al 1670. Anche se era reputato essere fra i migliori della Dinastia dei Medici, no potè fare niente per arrestare il declino inesorabile di Firenze e della Toscana dei Granduca. Né poterono niente i suoi successori, Cosimo III (1670-1723) e l'ultimo della dinastia dei Medici, GianGastone, che morì senza eredi nel 1737. Nondimeno, per quanto la cultura, la città, ormai condannata ad un ruolo provinciale, ancora vivesse una certa vitalità, espressa nel campo della musica e nel fenomeno delle Accademie. Dagli ultimi anni del sedicesimo secolo e durante il diciassettesimo secolo nacquero molte Accademie dedicate alla letteratura pura. L'Accademia della Crusca, il cui principale lavoro era la compilazione del dizionario, del quale uscì una prima edizione nel 1612, fu fondata nel 1582. Di grande importanza per le scienze fu l'attività dell'Accademia del Cimento, fondata da Leopoldo il de'Medici nel 1657 e continuata dal fratello, il regnante Ferdinando II. Entrambi ebbero come pupillo Galileo, l'unico uomo geniale che il Granducato produsse nel diciassettesimo secolo.
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