geronimo

giovedì 22 dicembre 2011

L'era dei Profeti

Per noi oggi la parola profeta (dal greco prophetes) indica soprattutto chi prevede il futuro. Ma i "Profeti" biblici, secondo la tradizione vissuti al tempo della " monarchia divisa", erano saggi e sapienti.
Alcune tavolette in lingua accadica scoperte a Mari (Siria), del 1750 a.C. circa, descrivono personaggi che avevano il compito di trasmettere al re messaggi divini: erano chiamati nabu , parola simile a quella ebraica per "profeti" (navì). Ma se intorno all'XI-X secolo a.C. i navì erano ancora definiti "veggenti" e " uomini di Dio" , dopo la divisione del regno (931 a.C.) il loro ruolo nella società si precisò e divennero consiglieri di corte e funzionari religiosi.

EZECHIELE
Con la morte di re Giosia, nel 609 a.C. iniziò la rapida decadenza del regno di Giuda (la parte meridionale dell'ex regno unitario di Davide. Il successore, Loiakim, cercando un compromesso tra le superpotenze del tempo, Egitto e Babilonia, scelse di stare con la prima, ma alla fine dovette sottomettersi al re babilonese Nabucodonosor (nel 603 a.C.) versandogli un tributo annuale. Una ribellione antibabilonese costò ne 597 a.C. la prima deportazione (la seconda fu nel 586) di un folto gruppo di Ebrei. Tra questi , dice la Bibbia, anche il giovane Ezechiele.
Il nome Ezechiele significa " Dio è forte". Figlio del sacerdote Buzì e anch'egli sacerdote, probabilmente era sposato, ma vedovo. In Babilonia pare  vivesse vicino al "canale Chebar", in una località chiamata Tel Abib, mai identificata dagli archeologi e che però da il nome all'odierna Tel Aviv.
Ezechielecondannò gli errori politici che condussero all'esilio, ma parlò anche di un futuro di rinnovamento.

ISAIA
Nacque a Gerusalemme intorno al 760 a.C. sposò una profetessa ed ebbe due figli. molto altro di lui non si sa, benché il libro di Isaia sia l'unico integrale fra i testi biblici del II secolo a.C. scoperti a Qumran (Mar Morto) nel 1947-55.
La Bibbia colloca la sua attività al tempo in cui l'impero Assiro iniziava ad espandersi grazie alla superiorità militare. Isaia condannò i tentativi di ribellione di Samaria, capitale settentrionale del regno. E aveva ragione: nel 722 il re assiro Salmanassar V riuscì a distruggerla.
Nel 701 a.C. profetizzò che Gerusalemme si sarebbe salvata da un altro re  assiro, Sennacherib. Nonostante il suo prestigio, la tradizione narra che in quell'anno il re Manasse ordinò di segarlo in due

ELIA
Il significato del suo nome (Yahweh  è Dio) ne rivela la missione: difendere il culto di Yahweh contro quello di Baal, divinità fenicia adorata ad Ugarit (Siria). Elia è il più antico profeta d'Israele: sarebbe vissuto nel IX secolo a.C., quando Gezabele, moglie del re Acab e di origine fenicia, introdusse i culti "pagani" della fertilità.
Elia fu anche (caso unico nella Bibbia) una sorte di "mentore" per i giovani che volevano diventare profeti. Tra questi ci fu Eliseo, suo erede spirituale. Eliseo è noto per essere stato coprotagonista (in veste di testimone) di una delle pagine più enigmatiche dell'Antico Testamento: l'ascensione al cielo di Elia su di un carro di fuoco. Per i fan degli ufo, fu il primo rapimento alieno.

GEREMIA
Geremia (Yahweh esalterà) nacque intorno al 650 a.C. ad Anatot, l'odierna Almon, in cisgiordania. La sua attività iniziò intorno al 627 a:C., ai tempi di Gioiosa, il re a cui la Bibbia attribuisce la grande riforma religiosa seguita al ritrovamento, nel 622 a. c. al ritrovamento dei rotoli del libro della Legge (oggi parte del Deuteronomio).
Geremia predisse la rovina del regno, secondo lui politicamente e moralmente decaduto. La Giudea, in effetti, fu coinvolta dalla caduta dell'impero Assiro e dalla contemporanea espansione di quello babilonese, soprattutto sotto il re Nabucodonosor II. Un sovrano del quale un altro profeta del tempo, Daniele, avrebbe conquistato poi la fiducia.
La forza dei discorsi di Geremia (dalla cui veemenza lamentosa deriverà il termine "geremiade") lo portò a scontrarsi con i re di Giudea loiakim (609-598 a.C.) e Sedecia (597-586 a.C.). La fine della sua travagliata attività coincise con la distruzione di Gerusalemme e con la deportazione dell'elite ebrea nel regno di Babilonia.
L'archeologia ci ha restituito qualcosa di quei tragici eventi. Sono le letture ritrovate nel sito dell'antica Lachish (Israele), risalenti al 586 a.C. e perciò contemporanee alle gesta del profeta. Scritte in ebraico su cocci di terracotta, riportano dispacci urgenti sull'avanzata dell'esercito babilonese e confermano alcune vicende narrate nel libro di Geremia.

I DODICI MINORI
I dodici profeti minori sono chiamati così perché, a differenza degli altri (ai quali sono attribuiti singoli libri biblici), l'Antico Testamento ne liquida l'attività in pochi capitoli.
Eppure furono personaggi molto importanti  per la storia d'Israele fra l'VIII e il VI secolo a.C.
L'epoca degli scritti attribuiti ai 12 comprende infatti due grandi deportazioni in terra straniera: Assiria (722 a.C.) e a Babilonia (586 a.C.). Ma il loro fu anche il tempo in cui fu redatta la prima parte della Bibbioa, il Pentateuco (i cinque libri o Torah: Gensi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio). fu allora che si si posero le basi "mitiche" della storia d'Israele, con la decrizione della conquista della Terra Promessa e delle vicende legate alla fine della monarchia.
Gli scritti attribuiti ai "dodici", Osea,Amos, Giona, Naum,, Sofonia, Zaccaria, Gioele, Abdia, Michea, Abacuc, Aggeo, Malachia, furono raccolti dagli ignoti autori della traduzione greca della Bibbia (detta "dei settanta", del III secolo a. C.) in un testo chiamato i dodici profeti.
A nord di Masada (Mar Morto) negli anni 50 fu scoperto in alcune grotte un rotolo di pergamena in greco contenente il più antico testo dei profeti minori giunto fino a noi, datato tra il secolo I a.C. e il I d.C..

La Crisi per un Cambiamento

LA CRISI SFIDA PER UN CAMBIAMENTO

“ Una comunità cristiana autentica vive in costante rapporto con il resto degli uomini, di cui condivide totalmente i bisogni, ed insieme con i quali sente i problemi. Per la profonda esperienza fraterna che in essa si sviluppa, la comunità cristiana non può non tendere ad avere una sua idea ed un suo metodo d’affronto dei problemi comuni, sia pratici che teorici, da offrire come sua specifica collaborazione a tutto il resto della società in cui è situata” (don Giussani)

Nella prospettiva delineata da Don Giussani si colloca questo contributo di Comunione e Liberazione, che offriamo a tutti per un dialogo che favorisca una ripresa del nostro paese.

La crisi è un dato:
Che lo si voglia o no, la crisi esiste: E sta cambiando le condizioni di vita di milioni di persone, in molti paesi, di sicuro in Italia: aumentano i poveri, sempre più aziende chiudono, si rischia di essere tagliati fuori dallo sviluppo mondiale, declassati a Paese di serie B.
La crisi sta provocando reazioni diverse, spesso determinate dal prevalere di due tendenze contrapposte:
- Subirla, pensando di esorcizzarla e di superarla addossando le colpe su qualcuno  (che sicuramente esiste e ha più responsabilità di altri). Ma così facendo, non si produce alcun cambiamento, se non quello di aumentare il lamento che può finire nella depressione.
- Ignorarla, dopo averla provocata, continuando a comportarsi come se nulla fosse soprattutto senza mettersi minimamente in discussione.

La realtà è positiva perché mette in moto la persona:
E’ irrazionale pensare che basti essere contro qualcuno per sconfiggere la crisi, peggio ancora è negarne l’esistenza. E’ il contrario di quella tradizione ebraico-cristiana per la quale la realtà è percepita come ultimamente positiva, anche quando mostra un volto negativo e contraddittorio.
La realtà infatti, ci rimette continuamente in moto, provocandoci a prendere posizione di fronte a ciò che accade. Questa consapevolezza ha costruito la storia millenaria dell’Occidente. E a dispetto di ogni dualismo o manicheismo, per cui il male è sempre da una parte e il bene sempre dall’altra, ha permesso di costruire il futuro proprio accettando le sfide della realtà, rispondendo ad ese con intelligenza, creatività e capacità di sacrificio.
Come ha detto Benedetto XVI, “ un progetto addizionabile è possibile solo in campo materiale. Nell’ambito invece della consapevolezza etica e della decisione morale non c’è una simile possibilità di addizione per il semplice motivo che la libertà dell’uomo è sempre nuova e deve sempre nuovamente prendere le sue decisioni. Non sono mai semplicemente già prese per noi da altri, in tal caso, infatti, non saremmo più liberi. La libertà presuppone che nelle decisioni fondamentali ogni uomo,ogni generazione sia un nuovo inizio”.
E’ questa la ragione per cui il Papa, pur riconoscendo il disagio e il disorientamento che spingono ciascuno a muoversi in materia solitaria e a compiere scelte di vita sempre più fragili, non ha potuto evitare di lanciare un appello: “ Cari giovani, non abbiate paura di affrontare queste sfide! Non perdete mai la speranza.”

E’ un invito a guardare la crisi come opportunità: essa infatti, costringe a rendersi conto del valore di cose a cui non si pensa finché non vengono meno: per esempio, la famiglia, l’educazione, il lavoro.
Del resto, di crisi l’Italia ne ha attraversate tante anche negli ultimi 150 anni, senza reagire con una difesa aprioristica del passato e nemmeno con chiusure preconcette, ma mettendo in gioco una capacità di un cambiamento che ha posto le premesse per un continuo inizio, tanto nuovo quanto imprevedibile, della convivenza sociale.
Allora la domanda da porsi riguarda il contenuto del cambiamento che è frutto di una libertà in azione.
In primo luogo occorre essere leali ed ammettere che le ideologie non pagano più, che lo statalismo fa sprofondare nei debiti e che la finanza non salva l’uomo e aumenta solo la folla degli indignados, segno di una esigenza tanto positiva (che, cioè, i desideri e i bisogni concreti delle persone non siano continuamente estromessi dal dibattito pubblico) quanto scomposta.
In secondo luogo, bisogna riconoscere che nella situazione attuale sono reperibili le tracce di un cambiamento positivo.

Alcuni esempi:
Ci sono persone che non si lasciano trascinare dal flusso delle cose, ma remano controcorrente anche a costo di sacrifici, e per questo sono riconoscibili. Proprio nel mezzo di una crisi tra le più gravi della nostra storia, esistono fatti virtuosi, segno di persone che si sono rimesse in azione  senza aspettare che altri ,sempre altri, risolvano i problemi. Non potendo cambiare tutto subito, hanno cominciato a cambiare loro. C’è gene che affronta la realtà senza preclusioni, e prova a darsi da fare senza rinnegare e dimenticare nulla.
- Molte famiglie, che potrebbero sfaldarsi sotto l’urto delle difficoltà economiche, scoprono il valore del fare sacrifici, magari per garantire a tutti i costi l’educazione dei figli, fono al punto di accettare un regime di vita più sobrio; inoltre non smettono di tessere reti di solidarietà e, se possibile, di risparmio.
- Nel campo della formazione professionale, segnato dal perdurare del clientelismo, nascono realtà che tornano a insegnare ai giovani un mestiere, mettendo di nuovo in contatto il mondo dell’impresa a quello della scuola.
- Si incontrano sempre più spesso insegnanti che, in modo scolastico statalizzano e burocratizzano metodi di insegnamento nuovi, individualmente o coinvolgendo i colleghi, anche pagando di tasca propria quell’aggiornamento professionale che nessuno assicura loro d’ufficio.
- Ci sono imprese che, pur tra mille ostacoli che potrebbero indurre a chiudere, hanno accettato la sfida di cambiamento e stanno creando occupazione aumentando il fatturato, anche se non riescono da sole a sostenere la crescita dell’Italia.
- Soprattutto in un panorama giovanile spesso sconfortante, ci sono molti giovani che non si accontentano di un futuro mediocre: per esempio, le università sono considerate un settore secondario della vita sociale, eppure molti studenti, a differenza del recente passato, non si accontentano più del pezzo di carta alla fine degli studi, ma imparano presto una lingua straniera, sono disponibili a trascorrere periodi all’estero, a fare stage, a studiare in modo adeguato; e trovano posti lusinghieri in aziende o atenei esteri.

I fattori di un possibile cambiamento:
Che cosa accomuna tutti questi tentativi positivi?
La convinzione che la realtà, anche quando appare negativa e difficile, come vediamo oggi, rimette in gioco la voglia di conoscere, di costruire , di impegnarsi, sebbene sia stata oscurata e mortificata di anni di omologazione del potere.
Allora la strada per attraversare, e per non subire da rassegnati, la crisi è vivere la realtà come una provocazione che ridesta il desiderio e la domanda che , per quanto riguarda l’Italia, significa anche ingegno, conoscenza , creatività, forza di aggregazione.
Questi tentativi mostrano la risposta all’unica domanda che nessuno sembra affrontare: da che cosa può rinascere  la crescita , da che cosa si può ricreare la ricchezza dell’Italia?
Da quell’imprevedibile istante in cui un uomo genera novità, prodotti, servizi, valore aggiunto, bellezza per se e per gli altri, senza che nessun antecedente storico, sociale e politico possa ultimamente spiegare l’incremento di valore e di ricchezza che si genera.
Soprattutto nei momenti di crisi questo desiderio in azione è il più potente fattore che fa rinascere la certezza, come ha detto il presidente Napolitano al Miting di Rimini: “ Portate , nel tempo dell’incertezza il vostro anelito di certezza”, fino a riconoscere che chi accetta questa sfida è “ una risorsa umana per il nostro paese”.

Dentro un popolo rinasce la speranza
Ma solo se sono collocati dentro un popolo il desiderio ridestato ed i tentativi che nascono dalla persona hanno possibilità di durare. E il popolo è un mettersi insieme della gente non nella provvisorietà di un tornaconto, ma sostanzialmente. Non  come  un nemico ma per un bene desiderato e perseguito. Per questo la distruzione di un popolo, con tutta la sua ricchezza espressiva e associativa, è l’anticamera dell’uccisione  del desiderio: infatti se i  giovani non sono di fronte ad un esperienza  umana diversa, come possono percepire che il mondo può cambiare? E come può nascere in loro la speranza del futuro?
Il compito della politica.
Le scelte politiche devono essere in funzione di chi si muove in questa direzione e non più a vantaggio di chi agisce per schieramenti di potere e promette di cambiare tutto perché nulla cambi. E’ l’esempio che ci viene dal discorso del Papa al Parlamento tedesco, che ha indicato che cosa deve essere importante per un politico: “ Un cuore docile”, che sappia “rendere giustizia al popolo” e “distinguere il bene dal male”. E con questo ha messo nelle mani di tutti il criterio per giudicare l’operato di chi fa politica .
Questo spiega perché persone con ideologie diverse si possono incontrare persino in politica (come accade nell’intergruppo parlamentare per la sussidiarietà, che raduna parlamentari di tutti gli schieramenti politici e che ha prodotto leggi come quella del 5 per mille a vantaggio delle realtà non profit), rinverdendo quella tradizione per cui le contrapposizioni pur dure non hanno impedito di collaborare alla costruzione del bene comune, specialmente nei momenti più drammatici della nostra storia.
Questi elemnti possono orientare le scelte politiche in modo opportuno, come strumenti per un cambiamento che viene inevitabilmente dal basso. La prima politica, infatti, è sostenere chi costruisce un bene per tutti e cercare insieme risposte pratiche alle difficoltà e alle speranze di un popolo.
Così si può rilanciare lo sviluppo del Paese, scommettendo sugli “io” in azione, persone e comunità, e riconoscendo il ruolo decisivo dell’educazione, dalla quale dipende il futuro di un popolo. E l’educazione non riguarda solo i giovani, ma tutti.

Ecco alcuni strumenti che possono favorire una ripresa:
- Difendere la vita in ogni suo momento e in tutti i suoi aspetti;
- Investire in un sistema dell’istruzione e formazione professionale fatto di scuole statali, libere e paritarie, e di università competitive fra loro nella didattica e nella ricerca, valorizzando il merito degli studenti e dei professori fin dal reclutamento e negli avanzamenti di carriera;
- Offrire le necessarie opportunità ai giovani capaci e meritevoli, affinché l’Italia non diventi un paese per vecchi;
Aiutare selettivamente le imprese che investono, creando occupazione ed esportano, eliminando lacci, laccioli e aiuti clientelari che non producano alcun sviluppo;
- Allearsi , nella direzione di un welfare sussidiario, con le famiglie, i portatori di risparmio, di aiuto ai più deboli, di educazione; e ancora, collaborare con le miriadi di realtà sociali che lavorano per il bene di tutto il popolo, secondo il principio di sussidarietà;
- Difendere un ambiente degradato e distrutto dalle speculazioni di ogni genere;
- Favorire un federalismo fiscale che rinnovi la pubblica amministrazione, facendo pagare i costi e gli sprechi a chi li provoca ed eliminando le sacche di clientelismo e di spreco.

E’ a livello di queste preoccupazioni che si colloca il contributo dei cattolici alla vita sociale, come afferma il cardinale Angelo Scola: “ La vita del nostro popolo documenta anche l’esistenza di fatti e opere buone che dicono questa sovranità sul male dell’umana libertà quando si lascia cambiare dalla grazia di Cristo. Sono segni ragionevoli che la speranza, alimentata dalla fede e dalla carità, praticata nelle nostre comunità, è veramente affidabile”. Lo ha sottolineato il cardinale Angelo Bagnasco : “ I cristiani da sempre sono presenza viva nella storia, consapevoli che la fede in Cristo è un bene anche per la città”.

domenica 18 dicembre 2011

Alle radici Cristiane dell'Europa- Austria

Superficie 83879 Kmq
popolazione 8.355.260
cristiani 79,1%
cattolici 73,6%
Il patrono Leopoldo III. Detto il pio o padre dei poveri, fu margravio d'Austria è il santo patrono dell'Austria. Egli nacque a Melk nel 1073 e dal 1095 sino alla sua morte, avvenuta il 15 novembre 1136, governò il suo popolo facendolo crescere materialmente e spiritualmente. Infatti a lui si deve la costruzione di molte chiese e monasteri . E' raffigurato normalmente o incoronato  e con in mano un modello di chiesa, proprio per le molte chiese da lui edificate, o con due panieri, in ricordo del suo prodigarsi per i più poveri. La sua memoria ricorre il 15 novembre.
Altri compatroni dell'Austria sono: san Koloman (17 luglio) e san Severino abate (8 gennaio) . Del primo il Martirologio romano sottolinea che era di origine irlandese e mentre si recava come pellegrino in Terra Santa, arrivato a Stockerau, presso Vienna, fu scambiato per una spia e ucciso nel 1012 impiccato ad un albero. Del secondo sempre il medesimo testo ricorda che recatosi in quei luoghi dopo la morte di Attila, difese le popolazioni inermi, ammansì i violenti , convertì gli infedeli, fondò monasteri e si dedicò a quanti erano privi di istruzione religiosa.

venerdì 9 dicembre 2011

Giuseppe Toniolo

L'economista ha un'anima
Giuseppe Toniolo (1845-1918) visse da laico impegnato nel sociale la sua appartenenza a Cristo e alla Chiesa. Laureatosi in giurisprudenza all'Università di Padova, da 1868 divenne assistente e dal 1873 fu libero docente di economia politica all'Università di Modena e nel 1879 fu nominato professore ordinario a Pisa , dove rimase fino alla morte.
Nell'anno 1878 aveva sposato Maria Schiratti, dal cui matrimonio necquero sette figli. Dagli anni 80 cominciò a dedicarsi all'Opera dei Congressi e quando venne sciolta Pio X gli affidò il compito di rifondare l'organizzazione  ufficiale dei cattolici italiani divisa in tre unioni.
Divenne così presidente dell'Unione popolare, la più importante. Il suo pensiero e la sua attività accademica furono ispirati ai principi cristiani. Elaborò una sua teoria sul primato dell'etica sulle leggi che regolano l'economia. Davanti agli accesi conflitti sociali dell'epoca propose alcuni piani di intervento che precorsero i tempi: la tutela del lavoro delle donne e dei ragazzi, il riposo festivo, il limite delle ore di lavoro.
Divenne così grande apostolo della " Rerum Novarum" e riferimento dei cattolici sociali italiani. Promosse varie iniziative, tra le quali l'Unione cattolica per gli studi sociali nel 1889. La Rivista internazionale di scienza sociali nel 1893. E' in corso la causa di beatificazione.
Nicola Gori

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La comunità di Sant'Egidio

Nasce a Roma nel 1968, grazie ad un giovane: Andrea Riccardi che riunì alcuni amici liceali con lo scopo di mettere in pratica le parole del Vangelo. Si formò così la prima comunità cristiana  degli Atti degli Apostoli e Francesco d'Assisi. Oggi è un movimento di laici con più di 60.000 membri, impegnato nella trasmissione del Vangelo e nella carità nelle scuole, nelle carceri, con gli anziani e i poveri, in Italia e in 73 paesi del mondo. Tutte le comunità condividono la preghiera, la comunicazione del Vangelo, per la riconciliazione dei conflitti.la solidarietà con i poveri, l'ecumenismo ed il dialogo, come strada della pace e collaborazione tra le religioni , ma anche come metodo

Il Valore Cristiano del presepe e dell'albero

A Natale oltre a scambiarsi dei doni, dobbiamo essere pronti ad accogliere in noi il Figlio di Dio: dono per eccellenza del padre all'umanità intera. La simbologia natalizia, sia con il presepe che con il tradizionale albero di origine nordica, ci offre un contributo di immagini ed ambientazioni in gradio di accompagnarci nella preparazione interiore all'avvento gioioso della nascita di Gesù.
Molto suggestiva è la Sacra rappresentazione della Natività in piazza S. Pietro, dinanzi all'obelisco vaticano, iniziativa lanciata per la prima volta nel 1982 durante il pontificato del beato Giovanni Paolo II, affiancata da un maestoso albero di Natale (abete offerto ogni anno da una regione montana dell'Europa)
Il presepe realizzato nelle nostre case, in forme anche molto creative, è essenzialmete la rievocazione  del Mistero storico dell'Incarnazione  del Verbo. Aspettando il Natale  in famiglia , dinanzi al presepe, si può puntare lo sguardo interiore a betlemme per vivere insieme con gioia, l'attesa di Gesù che viene. L'albero di natale inserito nel contesto religioso delle festività è segno di pace e speranza. L'abete sempreverde inoltre, simbologicamente ci riconduce  al figlio dell'uomo, il "vivente". Gesù è l'autentico "Albero della vita". Egli, rafforza e rinsalda la comunione tra Dio e l'uomo infranta da Adamo ed Eva nell'Eden, per aver mangiato i frutti dell'albero proibito.
Lucia Giallorenzo

sabato 26 novembre 2011

Il Movimento dei Diritti

Il Movimento dei Diritti:
Da quanto ci hanno insegnato persone come Martin Luther King e Ghandi, c'è da chiedersi come mai non prendere ad esempio le loro idee per contribuire alla risoluzione dei problemi della nostra società. I motivi della crisi sono sempre i soliti e possono senzaltro essere ricondotti a due parole: chi ha troppo e chi non ha niente.
Ma veniamo ai nostri giorni. Oggi viviamo un un mondo in crisi ,perchè?
Perchè come al solito ci sono le ingiustizie, povertà, ricchezza e l'icapacità di pensare al bene comune, invece che pensare prioritariamente al bene proprio.
Gli uomini continuano a morire per l'incapacità cronica a dialogare e perchè non vogliono rinunciare alla violenza. Quando viene usata la violenza, sia essa fisica che verbale, è perchè non si hanno argomenti validi e non si hanno capacità per ascoltare e comprendere gli altri.
La violenza è un potere che attrae, in mano al più forte.
La ricchezza, se non usata per il bene comune, è il potere in mano a chi crede di comprare tutto e tutti.
Il dialogo è la capacità di capire il prossimo e le sue esigenze.
La povertà è l'icapacità del genere umano a prendersi cura del prossimo.
Oggi esiste solo l'io non il noi, esiste solamente l'apparire, il successo a tutti i costi e per raggiungerlo siamo disposti a calpestare la dignità delle persone.
Cosa dobbiamo fare per poter contribuire a costruire una società migliore?
Provo ad interpretare il pensiero di King. Cosa farebbe lui al mio posto? Sicuramente promuoverebbe un grande movimento dei DIRITTI.
Con cosa ricostruire la nostra società? Sicuramente con la fede, ma capisco che ci sono anche persone non credenti. Allora con il dialogo, non smettere mai di parlarsi e specialmente sapere ascoltare l'esigenze degli altri.
Proviamo a confrontarci con i seguenti punti:
a)Il diritto alla casa : è un bene di prima necessità, quindi la devono avere tutti. Chi ne ha in esubero le deve mettere a disposizione di chi non le ha.
b) Il diritto allo studio: deve essere garantito a tutti dallo stato che preleva i soldi mediante le tasse ad ogni cittadino in proporzione alle proprie possibilità.
c) Il diritto alla salute: Ogni cittadino deve contribuire secondo le proprie possibilità e comunque, la salute deve essere garantita dallo Stato.
d) Il diritto alla giustizia: La legge è uguale per tutti ed deve essere esercitata secondo la Costituzione.
e) Il diritto ad un lavoro: Bisogna adeguarsi a poter svolgere qualsiasi lavoro con dignità ed in sicurezza. Nei momenti di crisi è bene lavorare meno per poter lavorare tutti. Uno stipendio mensile non deve mai superare i 5000 euro.
f) Il diritto alla pensione: Tutti devono andare in pensione al raggiungimento dei 65 anni di età in base all'80% dell'ultimo stipendio.
Come base di partenza per un dialogo penso siano sufficenti questi 6 punti. Questo mio pensiero è rivolto soprattutto verso i giovani e quanti hanno a cuore il bene comune nella speranza che chi ci ha governato fino ad oggi si faccia da parte per permettere l'immissione di nuova linfa per il raggiungimento del bene comune.
Sarà utopia? Martin Luterh King e Ghandi ci risponderebbero di no, basta crederci per cambiare; basta ascoltare, per cambiare; basta metterci amore e ripudiare la violenza, per cambiare; basta fare agli altri ciò che vorresti facessero a te, per cambiare. Provateci, proviamoci.
Evy

domenica 20 novembre 2011

Don Luca Passi

Grande carisma, profonda religiosità, indomabile zelo apostolico: Don Luca Passi (Bergamo 1789 - Venezia 1866) fu il fondatore dell'istituto delle Suore Maestre di Santa Dorotea in Venezia nel 1838. Ordinato sacerdote nel 1813, fu nominato due anni dopo missionario apostolico di papa Gregorio XVI. Mosso da una forte fede, si prodigò per il sostegno morale e materiale delle classi più deboli in una società italiana colpita profondamente dagli eventi storici del tempo. " Bisogna dare anche la vita per la salvezza di una sola persona", fu il suo testamento spirituale.
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Prega con il Vangelo.
Parte dell'umanità soffre ancora la fame, la sete,  molti sono costretti a fuggire dalle loro terre, cercando ospitalità, molti sono prigionieri della malattia, altri della solitudine e molti altri subiscono l'indifferenza e l'abbandono tra le mura di un carcere. Aiutaci a sfamare, ad accogliere, a consolare, ad ascoltare e a vedere il tuo Volto negli uomini, perché su questi gesti d'amore saremo giudicati.

Letizia Battaglino

Il cristiano vive in tempo d'attesa

L'Avvento è tempo di una attesa che si colora di tonalità differenti. C'è l'attesa del Regno che viene a compiere la storia . C'è la memoria della venuta del Figlio di Dio nella nostra carne. C'è infine quello che San Bernardo definiva il Medius adventus, "l'avvento di mezzo" , in cui Dio continua a visitare la nostra vita.
Il lezionario liturgico struttura proprio in questo modo la nostra attesa. Nella I domenica orienta lo sguardo verso il signore che viene. Nelle due domeniche centrali ci fa ascoltare l'invito del Battista a preparare la strada per accogliere colui che viene.Infine nella IV domenica, posa il nostro sguardo sull'annuncio a Maria, ponendo in primo piano l'incarnazione del figlio di Dio in Gesù di Nazzaret. Il movimento procede non dal passato verso il futuro, ma dal futuro (l'attesa del Regno nella prima domenica) verso il passato ( la memoria del concepimento verginale di Gesù in maria nata nella IV domenica di avvento).
Siamo così invitati a volgersi non verso il passato, ma verso il futuro della promessa di Dio, che possiamo attendere con speranza perché fondati sulla memoria di quanto Dio ha già fatto per noi. L'attesa del futuro e la memoria del passato ci donano così una duplice fonte luminosa per guardare in modo diverso il presente, riconoscendovi gia i segni del Veniente.

fr Luca Fallica

domenica 13 novembre 2011

Educazione e Famiglia

Secondo l'ultimo rapporto dell'Eurispes la delinquenza minorile sta crescendo inesorabilmente e in neanche dieci anni, nella fascia tra i 14 e i 17 anni, le richieste di intervento dei servizi sociali e gli ingressi nelle comunità di recupero sono quasi raddoppiati.
Cosa sta succedendo nel mondo dei minori? Ci troviamo dunque veramente di fronte ad una frattura generazionale incolmabile?
No ma ci troviamo di fronte a quella sfida educativa che la Chiesa italiana, nel solco dell'insegnamento del Concilio Vaticano II, stà tenacemente sostenendo fino al punto di dedicare gli Orientamenti pastorali del decennio 2010-2020 all'arte delicata e sublime dell'educazione.
Nella difficoltà di educare in un mondo che cambia è evidente il primato educativo della famiglia, ed in particolare della famiglia cristiana che riconosce in Gesù il Maestro (il Pedagogo come lo chiama san Clemente Alessandrino) e nella famiglia di Nazareth l'esemplare punto di riferimento dove Gesù è cresciuto " in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini"
Si rivela dunque sempre più vera la funzione della famiglia, che ogni generazione è chiamata sia a far propria l'esperienza del Risorto per essere veicolo privilegiato della missione della Chiesa universale, sia a formare una persona umana orientata al bene comune. "La vita di famiglia è un'iniziazione alla vita della società".

Mons. Luigi Sodo e Don Francesco Greco

Monsignor Luigi Sodo
Ispirato dai grandi Pontefici Pio IX e Leone XIII, monsignor Luigi Sodo (Napoli 1811- Cerreto Sannita 1895) guidò per 42 anni la diocesi di Telese o Cerreto. Con grande saggezza ed integrità morale si dedicò alla formazione dei sacerdoti. Condusse un apostolato vivace prediligendo la povera gente. Nel periodo storico seguito all'Unità d'Italia, fu accusato ingiustamente di rivolta contro lo Stato. Sebbene prosciolto da ogni colpa, conobbe il carcere, che lo avvicinarono alla passione di Cristo, alle lacrime della Madre Addolorata. E' incorso il processo di beatificazione.

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DON FRANCESCO MARIA GRECO
Era solo uno studente universitario quando sentì la chiamata alla vita consacrata innanzi alla Madonna del Rosario di Pompei. Francesco maria (1857-1931) divenuto sacerdote nel dicembre 1881 rinunciò ad un sicuro percorso ecclesiastico per aiutare i più poveri tra la sua gente. In Acri (Cs) formò diverse scuole di catechesi; fondò l'ospedale Caritas per le cure dei disagiati; con suor Maria Teresa de Vincenti, nel 1894, istituì la congregazione delle suore Piccole Operaie dei Sacri Cuori. Dalla passione di Cristo attinse fortezza, dall'amore a maria la grazia, una fede incrollabile nella missione. E' in corso la causa di canonizzazione.

Santa Teresa

                                                   Santata Teresa Benedetta dalla Croce.
EDITH Stein , santa Teresa Benedetta dalla Croce, ci porta nel vivo del XX secolo mostrando le speranze che esso ha acceso, come pure le contraddizioni e i fallimenti che lo hanno segnato. Nata il 12 ottobre 1891 da una famiglia ebraica di Breslavia, allora territorio tedesco, all'età di 14 anni divenne atea.
Dopo gli studi di filosofia a Gottinga che la videro discepola di  Edmund Husserì, nel 1921 si convertì al cattolicesimo e nello stesso tempo insegnò prima a Speyer e poi a Munster fino a quando, a causa delle leggi raziali, dovette interrompere la sua attività di insegnamento. Nel 1933 decise di ritirarsi nel Carmelo di Colonia dove prese il nome di Teresa Benedetta della Croce. Da quì venne prelevata dalla Gestapo il 2 agosto 1942 per essere condotta nel campo di sterminio di Auschwitz dove morì in una camera a gas il 9 agosto dello stesso anno. Come ci ricordò Giovanni Paolo II quando la proclamò compatrona d'Europa: " Teresa Benedetta della Croce non solo trascorse la propria esistenza in diversi paesi d'Europa, ma con tutta la sua vita di pensatrice, di mistica,, di martire, gettò come ponte tra le sue radici ebraiche e l'adesione a Cristo, muovendosi con sicuro intuito nel dialogo col pensiero filosofico contemporaneo e, infine, gridando col martirio le ragioni di Dio e dell'uomo nell'immane vergogna della Shoah. Essa è divenuta così l'espressione di un pellegrinaggio umano, culturale e religioso, che incarna il nucleo profondo della tragedia e della speranza del Continente Europeo". Fu proclamata santa nel 1998 da Giovanni Paolo II. La liturgia la ricorda il 9 agosto.

domenica 23 ottobre 2011

San Gregorio di Nazianzo

Il teologo per santità di vita
Originario della Cappadocia, Gregorio (330 ca/390), illustre teologo e difensore della fede, si formò ad Alessandria d'Egitto e ad Atene, le metropoli culturali dell'epoca. Denominato il "teologo" non in virtù di erudite speculazioni, ma per santità di vita, san Gregorio era un uomo mite e di profonda interiorità, in un tempo di forti tensioni e lacerazioni all'interno della Chiesa. Fu ordinato vescovo di Costantinopoli durante il concilio Ecumenico del 381 e ne assunse la presidenza ma, a causa delle forti ostilità, rassegnò le dimissioni. Si ritirò nella terra natia dove si dedicò allo studio e alla vita ascetica.
Con la sua sensibilità di poeta egli proclama l'importanza della preghiera definendola l'incontro della sete di Dio con la nostra sete. Gregorio sottolinea che Dio ha sete che noi abbiamo sete di lui. Afferma Benedetto XVI: " Gregorio, dunque ha sentito il bisogno di avvicinarsi a Dio per superare la stanchezza del proprio io. Ha sperimentato lo slancio dell'anima, la vivacità di uno spirito sensibile e l'instabilità della felicità effimera. Per lui, nel dramma di una vita su cui pesava la coscienza della propria debolezza  e della propria miseria, l'esperienza dell'amore di Dio ha sempre avuto il sopravvento. Hai un compito, anima dice San Gregorio anche a noi, il compito di trovare la vera luce, di trovare la vera altezza della tua vita. E la tua vita è incontrarsi con Dio che ha sete della nostra sete.

Tiziana M. Di Blasio (storica della Chiesa)



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LE SUORE APOSTOLINE
Appartengono alla famiglia Paolina (del beato Giacomo Alberione) . La loro missione è per tutte le vocazioni, con particolare attenzione al sacerdozio e alla vita consacrata. Con la preghiera e l'azione accompagnano i giovani perchè rispondano alla loro vocazione; coloro che hanno risposto siano fedeli; e in tutti si formi una profonda coscienza vocazionale. Organizzano incontri di orientamento per i giovani; collaborano con parroci ed educatori; preparano sussidi vocazionali. Sono in Italia, Brasile e Polonia. "L'apostolato vocazionale è tutto amore".

L'annuncio del Vangelo

                                       L'annuncio del Vangelo, primo servizio all'uomo.
"Come il padre ha mandato me, anch'io mando voi" . La missione fa parte della natura della Chiesa ed è compito di ogni cristiano. Il Vangelo è un dono così prezioso che non possiamo tenere egoisticamente per noi. E metre comunichi agli altri la tua fede, si accresce nel tuo cuore: " La fede si accresce donandola".
Destinatari della missione sono tutti, il mondo intero: quelli che non conoscono Cristo e quelli che hanno rifiutato Cristo vivendo in una società scristianizzata, cristiani solo di nome e popoli che professano altre religioni. Perchè Cristo è venuto a salvare tutti . Perche Cristo non è semplicemente "una" via, ma "la" via; non è semplicemete "una" verità, ma "la" Verità.
La missione verso gli uomini di altre religioni comincia con l'ascolto, la comprensione, il rispetto, il dialogo. " Il dialogo intereligioso fa parte della missione evangelizzatrice della Chiesa". Con il dialogo la Chiesa intende scoprire i germi del Verbo, i raggi della verità che illumina tutti gli uomini. E a partire da questi bagliori bisogna presentare Cristo, che ne è la fonte perchè è "la luce del mondo".
Infine l'evangelizzazione non va mai disgiunta dala promozione umana e dalla testimonianza di vita cristiana: non basta essere credenti, bisogna essere credibili.

Mons. Giuseppe Greco

domenica 9 ottobre 2011

I COSACCHI

IL POPOLO DEI COSACCHI
I ribelli venuti dalla Steppa:
De cossaquibus, Domine, liberas nos (Liberaci, o Signore, dai Cosacchi). Secondo quanto riporta Robert Thomas Wilson, un ufficiale inglese che lottava a fianco dei russi contro le armate napoleoniche, questa era una delle invocazioni che si potevano ascoltare in mezza Europa agli inizi dell’ottocento. Temutissimi e feroci combattenti, i cosacchi ebbero un ruolo fondamentale nella storia dell’Impero russo, diedero molto filo da torcere a tatari e turchi, conquistarono il Caucaso, l’Asia centrale, la Siberia e l’estremo oriente, quindi inflissero il colpo mortale alle truppe di Napoleone durante la Campagna di Russia, passarono alla storia come indomiti difensori della propria libertà, ma anche come rozzi soldatacci indisciplinati e ubriaconi, piuttosto propensi al saccheggio e alla gozzoviglia. Ma chi erano veramente?
Di etnia slava, stanziati soprattutto in Ucraina, il loro nome proviene con ogni probabilità dal turco qazaq con il quale venivano indicati i nomadi e che significa “ uomo libero” o “avventuriero a cavallo”. In lingua Ucraina il termine kozak apparve invece per la prima volta nel 1395 per designare guerrieri mercenari esenti dagli obblighi feudali.
I Cosacchi costituirono all’inizio comunità organizzate con riti d’iniziazione molto severi, ma disposte ad accogliere tutti coloro che sfuggivano al giogo del servaggio feudale. Di solito insediati in prossimità di corsi d’acqua come il Don, il Dnepr o il Volga, questi gruppi tendevano ad essere autosufficienti e si dedicavano alla caccia, alla pesca, all’allevamento del bestiame e all’apicoltura.
Molto diversa era, invece, la vita nelle comunità stanziate tra il XVII e il XVIII secolo in Siberia, lungo la frontiera con le vaste terre dell’antico impero mongolo che, per la loro sopravvivenza, dipendevano in larga misura dalle derrate di grano inviate dal governo centrale in cambio di una sorta di servizio militare, per il quale ricevevano anche una paga. Che spesso i cosacchi siberiani arrotondavano con i bottini o i prigionieri (poi venduti come schiavi o scambiati dietro riscatto con le famiglie) conquistati e catturati  durante le incursioni in villaggi nemici.
Nei dipinti che hanno alimentato il loro mito, i cosacchi sono uomini rudi dai lunghi baffi e con i capelli rasati, a parte una lunga ciocca. Il loro abbigliamento era costituito da un caftano (una sorta di casacca) o dalla cerkessa (tunica lunga con le cartucciere). Quelli che furono inquadrati nell’esercito indossavano pantaloni blu con una fascia rossa, che indicava la loro esenzione dal pagamento delle imposte.
Il loro armamento classico prevedeva il kindjal (pugnale ricurvo), la saska (sciabola) e la nagaika (frusta). Maneggiavano con molta perizia anche una lancia più lunga di quella normalmente utilizzate dagli squadroni di lancieri polacchi o francesi, che in battaglia, soprattutto a distanza ravvicinata, provocava grandi stragi.
La loro abilità nell’allevare e montare i cavalli, probabilmente ereditata dai Mongoli, fu sviluppata fino  a divenire un’arte acrobatica. La stessa danza cosacca chiamata gopak o hopak (quella che nei film si vede fare accovacciati, a braccia conserte) faceva parte della preparazione militare dei giovani cosacchi: si trattava di una disciplina a metà strada tra il ballo e l’arte marziale, un po come la brasiliana capoeira. Soprattutto nella variante denominata boyovy hopak, era un metodo per allenarsi all’uso delle armi bianche e nella lotta corpo a corpo.
Urrà! “ Datemi 20 mila cosacchi e conquisterò l’Europa e perfino il mondo intero” avrebbe detto Napoleone. Li considerava poco meno che selvaggi, ma riconosceva la superiorità bellica degli squadroni di cavalleria cosacca, che inflissero ingenti perdite alle sue armate durante la Campagna di Russia, nel 1812. In effetti erano cavalieri formidabili, che si lanciavano all’assalto con coraggio al grido di “ Gu-Rai!”, che nella loro lingua era più o meno “Verso la beatitudine del cielo”  e da cui si pensa derivi il grido di battaglia “ urrà “, diffuso nel mondo dai soldati della prima guerra mondiale  che lo avrebbero sentito durante  gli attacchi cosacchi.
Il giudizio di Napoleone sul popolo delle steppe rozzo ed incolto era solo un pregiudizio. I cosacchi erano piuttosto organizzati. Le comunità vivevano in accampamenti fortificati o villaggi nei quali costruivano , prima di tutto, la chiesa e la scuola, quest’ultima frequentata dai maschi e femmine (cosa che non avveniva, per esempio, tra i contadini russi). L’istruzione era considerata così importante  che nel XIX secolo l’indice di analfabetismo nelle comunità cosacche sembra fosse appena del 5%, mentre in altre aree della Russia raggiungeva l’85%.
I cosacchi, al contrario di Napoleone, erano anche democratici. Le decisioni fondamentali  erano prese in assemblee chiamate Krug. Inoltre sia i giudici che le massime autorità militari (gli atamani) venivano rieletti ogni anno e, aspetto ancor più importante, non provenivano da una casta economica o nobiliare, ma erano scelti tra tutti, per i loro meriti.
Sia il modello sociale “ aperto” sia l’efficacia in battaglia si possono spiegare con l’ambiente tipico dei cosacchi: la steppa. Qui le più antiche comunità erano costituite da membri senza vincoli di parentela, diverse quindi dai clan. “ In questi circoli l’unione nasceva dal bisogno di raggiungere obbiettivi comuni, e vi potevano partecipare gli uomini di qualsiasi appartenenza sociale,etnica o religiosa . Questi gruppi avevano dunque un carattere temporaneo e si scioglievano una volta raggiunto l’obbiettivo, che poteva essere una stagione di caccia o una campagna militare, per poi riunirsi per la stagione successiva.
“ Nelle instabili condizioni della frontiera siberiana queste piccole unità militari divennero l’organizzazione locale più efficiente per proteggere i trasporti delle merci preziose (come le pellicce) dagli attacchi dei predoni”.
Compiti di tutela dalle incursioni dai nomadi che non avrebbero potuto essere  seguiti con altrettanta efficacia dall’esercito regolare: il gruppo cosacco era infatti composto da uomini liberi consapevoli di dovere la loro sopravvivenza  all’unità e alla collaborazione. I cosacchi furono dunque una pedina importante per mantenere l’ordine nelle provincie più remote dello sterminato Impero Russo. A loro furono affidate la raccolta dello iasak (l’imposta dovuta allo Zar) e la difesa delle frontiere. Fedeli al sovrano, i cosacchi entrarono però spesso in conflitto con i rappresentanti locali del potere centrale, i voivoda, i governatori scelti tra la nobiltà militare russa. Se da un lato il codice di comportamento cosacco ammetteva il saccheggio, dall’altro puniva con la morte chi si appropriava indebitamente di risorse destinate alla comunità. Cosa che i voivoda facevano spesso. Così scoppiavano rivolte  anche molto cruente contro governatori giudicati infedeli , come dimostrano le molte petizioni  che i cosacchi inviavano allo Zar con le proprie rimostranze.
Alla fine del XVII secolo la dinastia Romanov riuscì ad inquadrare questi potenziali ribelli nell’esercito, ottenendo da loro il giuramento di fedeltà e convertendosi così da liberi alleati a sudditi. E nel corso del settecento i cosacchi persero gradualmente le loro prerogative e la loro autonomia, fino a quando lo Zar Pietro il Grande (1672-1725) abolì definitivamente  le elezioni degli anatami, da allora in poi designati  dal potere centrale.
Il tramonto definitivo dei cosacchi  avvenne nel novecento. Già durante la prima guerra mondiale le nuove tecniche belliche avevano dimostrato come l’uso di grandi reparti di cavalleria fosse superato l’uso dei grandi reparti di cavalleria fosse superato e i signori delle steppe avevano perduto la loro gloriosa funzione di baluardo delle frontiere, ridotti spesso a soffocare le rivolte interne.
Durante la Rivoluzione d’ottobre, nel 1917, in un primo momento i cosacchi si schierarono con i bolscevichi, ma dopo la presa del potere da parte di questi ultimi, la maggioranza di loro passò al fianco delle guardie “bianche” (gli zaristi): solo il dieci per cento (i cosacchi più poveri e senza terre) militò nell’Armata Rossa.
Forse per questo già il governo bolscevico attuò una serie di misure di “decosacchizazione”, per lo più deportazioni in regioni lontane da quelle di insediamento. Il colpo di grazia venne alla fine della seconda Guerra Mondiale, durante la quale diversi reggimenti cosacchi si allearono con i nazisti e si distinsero per la crudeltà nelle operazioni antipartigiane nei Balcani e anche in Italia. I tedeschi promisero loro in cambio un territorio in cui crare, dopo la guerra, uno stato cosacco indipendente: sarebbe dovuto essere proprio la Carnia, nel Friuli, dove i cosacchi compirono diverse azioni repressive.
Nel 1945, per decisione degli Alleati, i cosacchi “d’occidente”” furono però rimpatriati in Russia, dove vennero fucilati o deportati nei gulag.
In seguito al disfacimento dell’Urss (1991) molti di loro vennero in parte riabilitati in quanto vittime dello stalinismo. Accanto alle associazioni culturali volte alla conservazione delle tradizioni, della musica, del folclore, sono nati dagli anni 90 diversi circoli il cui scopo dichiarato è rifondare antiche comunità cosacche del periodo zarista, caratterizzate però da forti tendenze scioviniste e xenofobe. E con le ultime leggi i cosacchi attuali (ridotti a circa mezzo milione) possono essere nuovamente integrati nell’esercito russo.




I Cosacchi più famosi:

Ermak Timofeevic: Condottiero delle truppe Cosacche al servizio dello zar che invasero il Khanato di Sibir, tra il 1579 e il 1585. La sua campagna diede inizio all’espansione russa in Siberia. Morì il 6 agosto 1585, in un’incursione tartara nel suo accampamento . La sua vita avventurosa fu fonte d’ispirazione per canzoni, poemi epici e dipinti.
Ivan Sirko (1610-1680). Atamano dello Zaporoze (Ucraina), si dice appartenesse al gruppo degli sciamani cosacchi, cui si attribuiva il dono della preveggenza, il potere di fermare le pallottole e curare le ferite; si dice anche che conoscessero l’ipnosi.
Stenka Razin:  (1630-1671). Membro della comunità dei Cosacchi del Volga, guidò la rivolta contro lo Zar Alessio I. Proclamò la repubblica cosacca in cui furono aboliti i privilegi e la schiavitù. Organizzò un esercito popolare ed estese la rivolta alle regioni settentrionali della Russia. Nel 1671 fu tradito e consegnato alle forze dello zar, che lo giustiziarono pubblicamente dopo averlo torturato.
Ivan Mazeppa (1645-1709). Atamano cosacco che si schierò dalla parte degli svedesi di Carlo XII contro lo zar Pietro il Grande , in occasione della guerra fra il regno scandinavo e la Russia.
Emeljan Pugacev (1740-1775). Falso pretendente al trono russo (sosteneva di essere il defunto zar Pietro III) e istigatore di un’insurrezione contadina contro Caterina II, durante la quale si proclamò lui stesso Zar.

L’atamano  (dal turco ata, “padre”) era il loro capo. Era eletto ogni anno tra tutti, democraticamente.

San Basilio

Di nobile famiglia da cui aveva ricevuto una solida formazione cristiana, san Basilio (330 ca 379), perfezionò gli studi a Costantinopoli e ad Atene, fu attirato dall'ideale monastico e, dopo avere rinunziato ai propri beni, si dedicò alla vita ascetica e all'esercizio della carità.
Basilio, definito il padre del monachesimo orientale, grazie anche ai suoi scritti teologici e ascetici, fu un "equilibratore" del monachesimo del suo tempo. Egli condusse il monachesimo all'affermazione del pieno cenobitismo (parola che in greco significa "comune" e "vita" vita comune) con l'apertura delle "fraternità", concepite come cellule stesse della chiesa, alla vita ecclesiale e alla comunità civile. Per lui la comunità era l'espressione dell'unità della vocazione cristiana e dell'unità ecclesiale ma anche il compimento della naturale socialità dell'uomo.
Nel 370 fu ordinato vescovo di Cesarea di Cappadocia dove si adoprò  per ricomporre le divisioni all'interno della chiesa e per ridonare ad essa il volto delle comunità apostoliche con l'impegno a favore dei più poveri testimoniato  anche dalla costituzione di una città denominata "Basiliade".
Fu inoltre un sapiente  riformatore liturgico e formulatore della dottrina trinitaria. Ebbe una cura particolare per i giovani e con grande equilibrio gli consigliava di attingere, nel perseguire la verità, anche alla cultura pagana con la celebre immagine delle api che colgono dai fiori solo ciò che è necessario per il miele.

Tiziana M. Di Blasio storica della chiesa



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Madre Serafina Formai:
La serva di Dio Madre Serafina Formai naque il 28 agosto 1876 a Cascina Petrosa, Massa Carrara. Letizia, questo il nome di battesimo, cresceva piena di amore per Dio e con una forte devozione alla Vergine Maria. All'età di 19 anni entrò nella congregazione delle suore Calasanziane, ma per motivi di salute, ritornò in famiglia. Sentì forte l'impulso di fondare una Congregazione che annunciasse "il Lieto Messaggio" di Cristo agli esclusi, a quelli che non contano, in particolare negli ambienti rurali. Così nel 1932 diede inizio alla Congregazione delle Suore Missionarie del Lieto Messaggio. Morì il 1 giugno 1954. E' in corso il processo di beatificazione. Sono presenti in terra di missione a Wantiguera Centroafricana.
Suore Missionarie del Lieto Messaggio via Madonna del Buon Consiglio 1 54027 Pontremoli (MS)

martedì 4 ottobre 2011

La dura lotta per la sopravvivenza (Indiani d'America)

L’uomo bianco ha ucciso i guerrieri indiani, rubato le loro terre, violentato la loro anima. E non è finita. Le foreste muoiono, i salmoni scompaiono. Ecco perché Jim Hart, artista e capo tribù, non scolpisce più i suoi totem nel legno

La mano che mi si abbatte sulla spalla ha dita come rami di un albero centenario. Ondeggio in avanti sorridendo. Non ho bisogno di girarmi per sapere chi sta dietro alla botta improvvisa. È il capo appena eletto del clan dell’Aquila della tribù degli Haida: Jim Hart. Siamo a Masset, la capitale di Haida Gwaii (Haida Nation), nella zona settentrionale delle Isole della Regina Carlotta, al largo della costa dell’Alaska. È una notte calma e senza luna. Davanti a noi, piantato nella spiaggia, c’è il totem scolpito da Jim per la sua cerimonia d’investitura. È stato eretto a mano, usando corde tirate da tutto il villaggio. Ci sono volute sette ore. Al mattino una breve cerimonia, davanti alla tomba di Chief Edenshaw, lo zio a cui Jim succede come capo, ha dato inizio alle festività. Gli Haida sono governati da due clan: l’Aquila e il Corvo. Le loro politiche sono diverse quanto sono differenti i due volatili.

«Di alberi così ne sono rimasti pochi», mi dice rompendo il silenzio. «La lotta contro il disboscamento l’abbiamo vinta troppo tardi, adesso, quando chiedo a un albero il permesso di farlo diventare un totem, mi risponde che non ha più fratelli, che la foresta è giovane e senza storia. Ha ragione, un albero di 300 anni ha mille leggende da raccontare, è l’anima della foresta». Qualche giorno prima, sorvolando la costa canadese e le isole, avevo visto con i miei occhi lo scempio della deforestazione. Immense macchie aride come crateri di bombe in mezzo al verde. Non commento. In qualche modo mi sento colpevole. Sono l’Uomo Bianco. Che mi piaccia o no. La mia eredità è di distruttore indiscriminato. Nemico della natura. Dai Nativi di queste terre avevamo tanto da imparare. Invece, abbiamo preteso di insegnargli tutto noi. Ora i governi risarciscono e si pentono delle malefatte, ma parliamoci chiaro: le vite umane e le foreste si possono risarcire, ma non restituire. «Ho deciso di non tagliare più alberi», riprende Jim. «D’ora in poi scolpirò totem solo di bronzo. E spero che questo sia un messaggio chiaro».

Qualche anno dopo a New York. Sono le undici di sera, sto bussando alla porta del Museo di Storia Naturale che ovviamente è chiuso. Mi apre una guardia assonnata e fa cenno di entrare. Seduto di fianco allo scheletro di un dinosauro, Jim è intento a osservare la sua scultura di bronzo dei Tre Guardiani Haida. La sera dopo s’inaugura una nuova sezione del museo dedicata ai Nativi della costa occidentale del Canada. Le opere di Jim sono le protagoniste. L’ultimo totem non è ancora finito e gli do una mano. Mi taglio subito un dito e penso a tutte le gocce di sangue che ho lasciato, a diverse riprese, nelle sculture di Jim. «Ho appena parlato con mia madre, non riescono più a trovare i salmoni. Dice che l’acqua è troppo calda e le correnti sono cambiate. Nessuno sa dove siano andati. Questo, per noi, è un problema. Smettila di sanguinarmi sul totem». Sono sparite anche le api - rispondo io - nessuno ci capisce più niente. Vado in bagno a fasciarmi il dito con la carta igienica.
Devo salire un piano e percorrere i corridoi semibui del museo. La storia dell’uomo e della natura mi sfila di fianco come le pagine di un libro sfogliate rapidamente. Mi fermo davanti alla ricostruzione della vita degli uomini primitivi. La scoperta del fuoco. Un uomo tiene una torcia accesa verso il cielo come una sfida. Scavarsi un posto dentro una natura violenta ed esuberante. Sopravvivere e poi vincere una sfida invincibile. Siamo ancora così: due stracci addosso e un pianeta che può spazzarci via con uno scrollone. Questi incontri con Jim mi deprimono. Ho voglia di uscire, mangiare un Big Mac, bere una bibita chimica, buttare la carta per terra e addormentarmi guardando un programma stupido. I simboli della mia civiltà. Torno da Jim e da lontano mi sembra così sereno, così vicino agli uomini primordiali, così in armonia con il pianeta. Sono le tre del mattino. Il totem e la sua storia scolpita sono finiti. Usciamo nella notte fresca e camminiamo lentamente verso casa.

«Tutto questo cemento», dice alzando gli occhi. «Come si fa a leggere il cielo, a sentire il vento, ad ascoltare gli spiriti. Più divento vecchio e più mi preoccupo. Non si può tornare indietro. Possiamo solo tentare di cucire le ferite per arginare questa emorragia ecologica. Ma le cicatrici rimarranno per sempre».

Marzo 2011. Fonderia nello Stato di New York. Jim e suo figlio Carl stanno lavorando ai calchi di cera per una serie di aquile in bronzo. Questa è una delle fonderie preferite di Frank Stella. Jim l’ha conosciuto e si sono scambiati opinioni sulle tecniche reciproche. Jim rifinisce alcuni dettagli delle piume canticchiando una canzone Haida che racconta come il Corvo rubò la luce liberando il mondo dall’oscurità. Usciamo insieme a mangiare un panino. Il cielo è terso e fa freddo. Le opere di Frank Stella sono disseminate un po’ ovunque. Contorte, sofferte, come prigioniere di un tragico destino.
«Ieri ero a Manhattan e ho guardato fuori dalla finestra», dice Jim, tracciando un segno col braccio. «Sembrava una scultura gigante di Frank. Tutto questo dolore, il metallo bruciato e contorto. Le forme che ritornano dentro se stesse senza mai liberarsi. Questi sono i messaggi premonitori degli artisti. Che cosa vuoi che ti dica della mia gente? Ci arrangiamo, tra l’alcolismo e la povertà. Il primo regalo che ci ha fatto la civiltà sono state coperte impregnate di vaiolo: da ventimila siamo rimasti in 600. Questo è terrorismo biologico. Poi ci hanno portato via i bambini per sradicarli dalla cultura tribale. Hanno tagliato il 70 per cento delle nostre foreste. Pescato il nostro pesce fino a esaurimento. Usato le nostre riserve di acqua. Montagne di rifiuti che le correnti portano dal Giappone, arrivano sulle nostre spiagge. Ora saranno anche radioattivi. Che cosa vuoi che ti dica della mia gente?».

Un corvo passa gracchiando nel cielo. Jim e io sorridiamo. I corvi portano sempre un messaggio. Si torna a lavorare. Nella fonderia le aquile di bronzo vegliano severe.


Riflessioni:
Un grande popolo distrutto dall'ingordigia umana del profitto. E' più importante il profitto o l'uomo? Evidentemente per chi ha governato gli Stati Uniti d'America la vita umana non conta, ma contano quanti capitali si guadagnano. L'essere umano sa essere veramente spregevole. Sono riusciti a sterminare un grande popolo che chiedeva solamente di vivere in pace sulla loro terra.... Un giorno verrà la resa dei conti ed allora il popolo rosso avrà la sua rivincita......
Evy

venerdì 30 settembre 2011

Come una Bussola che indica la strada

...Scrive l'auore della lettera agli Ebrei: "La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, delle giunture e della midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore". Occorre prendere sul serio l'esortazione a considerare la parola di Dio come un arma indispensabile nella lotta spirituale; essa agisce efficacemente e porta frutto se impariamo ad ascortarla, per poi obbedire ad essa.
Spiega il Catechismo della Chiesa Cattolica : " Obbedire nella fede e sottomettersi liberamente alla Parola ascoltata, perchè la sua verità è garantita da Dio, il quale è la Verità stessa" Se Abramo è il modello di questo ascolto  che è obbedienza. Salomone si rileva a sua volta un ricercatore appassionato dalla sapienza racchiusa nella parola. Quando Dio gli propone: "Chiedimi ciò che io devo concederti", il saggio re risponde: "Concedi al tuo servo un cuore docile". Il segreto per avere "un cuore docile" è di formarsi un cuore capace di ascoltare. Ciò si ottiene meditando senza sosta la parola di Dio e restandovi radicati, mediante l'impegno di conoscerla sempre meglio.
Vi esorto ad acquistare dimestichezza con la Bibbia, a tenerla a portata di mano, perché sia per voi come una bussola che indica la strada da seguire. Leggendola imparerete a conoscere Cristo. Osserva in proposito San Gerolamo: " L'ignoranza delle scritture è ignoranza di Cristo " Una vita ben collaudata per approfondire e gustare la parola di Dio è la lectio divina, che costituisce un vero e proprio itinerario spirituale a tappe. Dalla lectio, che consiste nel leggere e rileggere un passaggio della Sacra Scrittura cogliendone gli elementi principali, si passa alla meditatio, che è come una sosta interiore, in cui l'anima si volge a Dio, cercando di capire quello che la sua parola dice oggi per la vita concreta. Seguire per l'oratio, che ci fa intrattenere con Dio nel colloquio diretto, e si giunge infine alla contemplatio, che ci aiuta a mantenere il cuore attento alla presenza di Cristo, la cui parola è "lampada che brilla in luogo oscuro, finchè non spunti il giorno e la stella del mattino si levi nei vostri cuori"
La lettura, lo studio e la meditazione della parola devono poi sfociare in una vita di coerente adesione a Cristo ed ai suoi insegnamenti.
Avverte San Girolamo: "Siate di quelli che mettono in pratica la Parola e non soltanto ascoltatori, illudendo voi stessi. Perchè se uno ascolta soltanto e non mette in pratica la Parola, somiglia a un uomo che osserva il proprio volto in uno specchio appena s'è osservato, se ne va, e subito dimentica come era. Chi invece fissa lo sguardo sulla legge perfetta, la legge della libertà, e le resta fedele, non come un ascoltatore smemorato ma come uno che la mette in pratica, questi troverà la sua felicità nel praticarla"
Chi ascolta la parola di Dio e ad essa fa costante riferimento poggia la propria esistenza su un saldo fondamento. "Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, dice Gesù, è simile ad un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia" ; non cederà alle intemperie.
Costruire la vita su Cristo, accogliendone con gioia la parola e mettendone in pratica gli insegnamenti: ecco quale dev'esere il vostro programma! E' urgente che sorga una nuova generazione di apostoli radicati nella parola di Cristo, capaci di rispondere alle sfide del nostro tempo e pronti a diffondere dappertutto il Vangelo. Questo vi chiede il Signore, a questo vi invita la Chiesa, questo il mondo, anche senza saperlo, attende da voi!
Maria, presente nel Cenacolo con gli Apostoli in attesa della Pentecoste, vi sia madre e guida. Vi insegni ad accogliere la parola di Dio, a conservarla e meditarla nel vostro cuore come Lei ha fatto durante tutta la sua vita. Vi incoraggi a dire il vostro si al Signore, vivendo l'obbedienza della fede. Vi aiuti a rstare saldi nella fede, costanti nella speranza, perseveranti nella carità, sempre docili alla parola di Dio. Io vi accompagno con la mia preghiera, mentre di cuore tutti vi benedico.

di papa Benedetto XVI


Riflessione:
Concordo con questa bellissima frase del nostro papa. "La Bibbia è come una Busola che indica la Strada". La Bibbia è la nostra Bussola senza la quale ci perderemo nel buio. Ma bisogna anche ammettere che la strada non è semplice da percorrere anche avendo la Bussola ci si può perdere in quanto si tende a leggerla in maniera errata, essendo avvolti da quello che ci propina il mondo moderno. Roba futile, ma che attrae tutti facendoci perdere di vista qual'è la nostra strada. Troppi cristiani non hanno più in mano la Bussola e si stanno perdendo nelle tenebre, facendo perdere di credibilità l'intero sistema Chiesa. A queste persone vorrei augurare di riprendere il proprio cammino con la Bussola in mano, perchè quando saranno giunti alla fine del proprio percorso verrà il giorno del giudizio, il quale sarà tremendo per chi avrà commesso crimini e avrà contribuito a distruggere la credibilità della Chiesa nel mondo.
Tutti quanti siamo in tempo, Dio lascia libero arbitrio ad ognuno di noi, nonostante i peccati commessi, in qualsiasi momento a riprendere l'esortazione fattaci dal Santo Padre, a lui il compito di epurare all'interno della Chiesa di tutte quelle persone che non conoscono il Vangelo o non vogliono leggere la Bussola.
Concludo mettendo in guardia tutti quanti noi dal Maligno, il quale si insinua costantemente nel mondo per convincerci che tutto sommato Dio non esiste e che la Chiesa, predica bene e razzola male. Questo male oscuro che avvolge le menti ad operare senza l'uso della Bussola, ci vuole portare alla perdizione ed a non operare per il bene comune. A noi cristiani, pur con i nostri limiti, il compito di vigilare che ogni uomo abbia la sua Bussola.
Evy

domenica 25 settembre 2011

Dal VANGELO secondo Matteo

In quel tempo Gesù dise ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: "Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: " Figlio oggi va' a lavorare nella vigna". Ed egli rispose: "Non ne ho voglia".  Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: Si signore. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?. Risposero: il primo. E Gesù  disse loro: " In verità io vi dico: i publicani e le prostitute vi passeranno davanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i publicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli".

Dal Libro del Profeta ISAIA
Cosi dice il Signore. " Voi dite: non è retto il modo di agire del Signore. Ascolta dunque, casa d'Israele: Non è retta la mia condotta o piuttosto non è retta la vostra?  Se il giusto si allontana dalla giustizia e commette il male e a causa di questo muore, egli muore appunto per il male che ha commesso. E se il malvagio si converte dalla sua malvagità che ha commesso e compie ciò che è retto e giusto, egli fa vivere se stesso. Ha riflettuto, si è allontanato da tutte le colpe commesse: egli certo vivrà e non morirà.

Picola riflessione:
La vigna del Signore deve essere curata tutto l'anno, e non solamente quando avviene la vendemmia. La liturgia di oggi ci richiama ai nostri impegni di cristiani peccatori. Non si può ricodarci del Signore solamente quando ne abbiamo bisogno, dobbiamo operare per il bene comune e non pensare solo a noi stessi nella consapevolezza di operare per il giusto, cioè fare la volontà di Dio, non preoccupandoci di quali saranno le nostre conseguenze. Viviamo in un mondo dove il cristiano viene additato come il male del mondo e per questo viene perseguitato in varie parti del mondo. Nella stessa nostra Europa non è stato sancito quali fossero le nostre radici (cioè cristiane)
Diceva un santo uomo, Giovanni Polo II, " Non si tagliano le radici dalle quali si è cresciuti"
Da quanto sopra ci deve venire uno sforzo ulteriore nell'operare la volontà di Dio, sapendo che il premio sarà la vita eterna.

Evy

San Benedetto da Norcia

Il 24 Ottobre 1964 Paolo VI, con la lettera apostolica Pacis nuntius, proclamava San Benedetto patrono d'Europa. Il papa lo definiva "Messaggero di pace realizzatore di unione, maestro di civiltà e soprattutto araldo della religione di Cristo e fondatore della vita monastica in Occidente. Al crollare dell'impero romano, ormai esausto, mentre alcune regioni d'Europa sembravano cadere nelle tenebre e altre erano ancora prive  di civiltà e di valori spirituali , fu lui con costante  e assiduo impegno a far nascere in questo nostro continente l'aurora di una nuova era".
San Benedetto nacque verso il 480 a Norcia in Umbria, da lì fu mandato a Roma a studiare; studi che non completò mai attratto com'era dalla vita monastica che iniziò a condurre nella regione di Subbiaco raccogliendo intorno a se molti discepoli; spostatosi poi a Cassino , vi fondò il celebre monastero che fu all'origine di innumerevoli monasteri in tutta Europa e scrisse la regola, basata sull'ora et labora, preghiera e lavoro, che gli ha meritato il titolo di patriarca dei monaci  in Occidente. La sua memoria si celebra l'11 luglio.
Nominato San Benedetto patrono d'Europa Paolo VI intese riconoscere l'opera meravigliosa svolta dal santo mediante la regola per la formazione della civiltà e della cultura Europea (Benedetto XVI, 9 aprile 2008), infatti egli cementò quell'unità spirituale in Europa in forza della quale popoli divisi sul piano linguistico, etnico e culturale avvertirono di costituire l'unico popolo di Dio; unità che, grazie allo sforzo costante di quei monaci che si misero al seguito di sì insigne maestro, divenne la caratteristica distintiva del Medioevo (Paolo VI).

lunedì 19 settembre 2011

ALLE RADICI CRISTIANE DELL'EUROPA

Non possiamo capire l'Europa oggi senza guardare a quella del passato e alle persone che tanto fecero per una geografia e una cultura europea come quelle che conosciamo oggi. Giovanni Paolo II ha ricordato  che la Chiesa di oggi, avverte con rinnovata responsabilità, l'urgenza..di aiutare l'Europa a costruire  se stessa rivitalizzando le radici cristiane che l'Hanno originata.
Ugualmente Papa Benedetto XVI ha così confermato: Il vecchi continente non dimentichi mai le radici cristiane che sono alla bese del suo camino e continui ad attingere dal Vangelo i valori fondamentali che assicurano la giustizia e la concordia.
Ogni stato Europeo è posto sotto la protezione di alcuni santi patroni scelti avvolte dalla devozione popolare  per le opere di carità da essi compiute e a volte perchè richiamano l'identità nazionale; l'Europa stessa è stata posta sotto la protezione di alcuni santi che furono tra i principali protagonisti della sua evangelizzazione e per il profondo influsso e i valori culturali e religiosi che seppero trasmettere.
Lungo i secoli tali figure hanno ispirato l'arte, la musica, la liturgia, la mistica, la religiosità popolare, lasciando segni indelebili nelle nazioni e città europee.
Ugualmente tramite essi si può scorgere il rapporto millenario e non sempre semplice tra Chiesa e Stato.
La vita e l'operato dei santi patroni dell'Europa hanno contribuito a formare quella cultura europea che sta alla base dell'europa politica , che oggi tanto faticosamente sta nascendo. Ripercorrere la loro vita ci aiuta  a riscoprirli come figure  ancora attuali, capaci di indicare i sentieri su cui la civiltà occidentale  e il cristianesimo possono continuare il loro cammino  in questo nuovo millennio.
EUROPA, ritorna te stessa. Sii te stessa. Riscopri le tue origini. Ravviva le tue radici (Giovanni Paolo II)

I Patroni d'Europa:
San Benedetto da Norcia fu proclamato patrono d'Europa da Paolo VI il 25.10.1964; i santi Cirillo e  Metodio furono proclamati patroni d'Europa da Giovanni paolo II il 30.12.1980; lo steso proclamò santa Brigida di Svezia, santa Caterina da Siena e Santa Teresa Benedetta della Croce patrone d'Europa il 1.10.1999.

San Cirillo di Gerusalemme

San Cirillo (315 ca-387ca) fu ordinato nel 348 vescovo di Gerusalemme, città che probabilmente gli diede i natali, dal metropolita di Cesarea di Palestina, il filoariano Acacio. A causa delle forti controversie presenti in quel periodo nella chiesa d'Oriente fu costretto tre volte all'esilio: nel 357 dopo la deposizione da parte di un sinodo di gerusalemme, nel 360 per i dissidi dottrinali e giurisdizionali con Acacio; intorno al 367 per volere dell'imperatore filoariano Valente.
La fonte più autorevole sulla sua ortodossia è la lettura sinodale del 382 in cui viene legittimata la sua ordinazione episcopale, altrove contestata e messa in rilievo la sua opera pastorale.
Di Cirillo ci sono pervenute 24 catechesi: la prima introduttiva,(procatechesi) le 18 successive indirizzate ai catecumeni (photizomenòi) le ultime 5 mistagogiche (dal greco mistagoghìa: iniziazione ai misteri) rivolte ai neobattezzati per illustrare la dottrina ed il rito dei sacramenti e la liturgia della messa.
Afferma Benedetto XVI: Così la catechesi di Cirillo, sulla base delle trecomponenti descritte, dottrinale, morale e, infine, mistagogiga, risulta una catechesiglobale nello spirito. Si tratta in definitiva, di una catechesi integrale, che coinvolgendo il corpo, anima e spirito, resta emblematica anche per la formazione catechetica dei cristiani di oggi.

Tiziana Di Blasio storica della Chiesa.

Lo Scoutismo

Scout significa esploratore. Il termine fu adottato da Robert Baden Pawell che nel 1907 fondò questo movimento giovanile, mondiale, in Inghilterra con l'obbiettivo di educare le nuove generazioni seguendo un percorso di sviluppo fisico, spirituale  e mentale .
All'inizio vi potevano aderire solo i maschi, poi anche le femmine e gli adulti. In Italia è presente l'AGESCI (Associazione Guide e scouts Cattolici Italiani) con oltre 177.000 associati. Nel 2007 lo scoutismo ha festeggiato il centesimo anno di fondazione.

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SUOR SERAFINADEL ACRO CUORE
Al secolo Clotilde Micheli (Imer 1849 - Faicchio 1911) fu un autentica testimone di fortezza e pietà cristiana. A diciotto anni la Madonna le rivelò il volere divino : la fondazione di un nuovo istituto religioso ispirato  agli angeli, dedito all'adorazione della SS. Trinità. Dovette affrontare incredulità, difficoltà, tribolazioni. Trascorse un lungo periodo a Padova, poi a Castellavanzo.

MADRE MECTILDE DE BAR
A 17 anni entrò nel monastero delle Annunciate di Bruyères. Nel 1640, col nome di Catherine de Sainte Mectilde , emise i voti nell'ordine benedettino. Fortemente legata all'eucarestia, nell'anno 1653, fondò a Parigi un istituto dedito all'adorazione e alla riparazione eucaristica per la profanazione e i sacrilegi  del tempo: le Benedettine dell'adorazione perpetua del SS. Sacramento. La preghiera silenziosa per la conversione dei peccatori, l'adorazione costante presso il tabernacolo, la certezzadella potenza redentrice del sacrificio di Cristo furono le basi su cui si edificò questa famiglia monastica. Dopo una vita laboriosa e la fondazione di sette monasteri, nell'anno 1698, Madre Mactilde morì in concetto di santità.

giovedì 1 settembre 2011

Curiosando!!!!!!!!!

Quando il vino era un toccasana......
Un bicchiere al giorno leva il medico di torno, parafrasando i nonni . Non a caso: le proprietà del vino erano note già nell'antichità e alimetarono diverse credenze. Fino a non molti anni fa, in alcune regioni, i bambini alla nascita si lavavano con il vino  a scopo propiziatorio. E fino a qualche generazione fa la colazione consisteva  spesso in una zuppa di pane e vino.
Farmaco. La bevanda si credeva efficace  contro l'itterizia e l'anemia e come rimedio all'eccessiva gracilità. Una delle ricette prevedeva vino bianco bollito con asenzio da bere digiuni, al mattino, il vin brulé, il vino bollente aromatizzato  con spezie e zucchero , si impegnava invece come analgesico. Veniva somministrato  persino agli animali domestici affetti da bronchiti o problemi intestinali, con dubbi risltati.

ITALIANI al volante pericolo Costante........
Andavo a cento all'ora per trovar la bimba mia, cantava Gianni Morandi nel 1962. Senza preoccuparsi dei limiti di velocità: gli italiani si sa , non sono gentlemen della strada . Negli anni 50 quando il boom economico favorì la diffusione delle quattro ruote, lo scrittore statunitense John Fante scrisse a proposito dell'Italia : " Il traffico quì è una disgrazia nazionale , le strade sono inondate di sangue, gli italiani si uccidono  in queste micidiali piccole Fiat". Senza scherzi, adorano piombare sugli incroci affollati e far si che la gente strilli.
Reputazione Rovinata; un ministro dei lavori pubblici, Giuseppe Togni, in un intervista televisiva del 1958 non fu meno severo. " Vorrei leggervi un commento  che ha fatto uno dei giornali che vanno per la maggiore  al'estero, il Sunday Times: Si spera che il Codice della Strada riesca a disciplinare gli automobilisti italiani, che possono vantare senza tema di smentita di essere i guidatori più negligenti e disordinati d'Europa.

PERCHE' IL DEPOSITO MILITARE DI ARMI E MUNIZIONI viene comunemente chiamato satabarbara?
Perchè nei depositi di munizioni (in particolare quelli delle navi da guerra) veniva spesso appesa un'immafine di Santa Barbara, protettrice dal pericolo di morti violente.
Lavita della Santa è narrata da Jacopo da Varazze nella leggenda aurea (XIII secolo) . Barbara, vissuta  a Nicomedia, l'attuale Turchia, nel III secolo, fu rinchiusa da padre Dioscuro in una torre per tenere lontano i pretendenti . La fanciulla, cristiana, volle tre finestre (simbolo della Trinità) , ma il padre, pagano, , comprendendo il significato  religioso della richiesta la denunciò al magistrato romano, che la condannò a morte.Secondo la versione angiografica della vicenda, fu lo stesso Dioscuro a decapitarla dopi averla torturata. Ma subito dopo fu ucciso da un fumine . Proprio a causa della modalità in cui perì il padre, la santa è invocata contro la morte improvvisa, soprattutto al lavoro è legata al fuoco: divenne infatti la protettrice degli artificeri , degli artiglieri , dei carpentieri dei minatori e dei Vigili del Fuoco.

CHI HA inventato il Sushi ?
I primi ad associare pesce e riso furono i cinesi. A partire dal II secolo , infatti, in Cina si conservava il pesce alternandolo a strati di riso fermentato , in modo che l'amido  ne impedisse la decomposizione. Così il pesce poteva essere consumato  mesi dopo la pesca, mentre il riso veniva eliminato .
Importato . Qualcuno ( forse monaci buddisti) importò l'idea in Giappone  nel VII secolo . Li si cominciò a mangiare pesce e riso insieme . Per arrivare al Sushi come lo conosciamo oggi passò ancora parecchio tempo . Nel XVII secolo i giapponesi aggiunsero aceto di riso per accelerare la fermentazione , ma il pesce veniva marinato  o cotto. Fu soltanto nella prima metà dell'800 che il sushi moderno  fece la sua comparsa, a Edo (l'odierna Toko): pezzi di pesce crudo poggiati su una "palla" di riso erano venduti come cibo  a buon mercato , rapido da preparare e pratico da mangiare. Accanto alle bancarelle veniva appesa una tenda bianca per pulirsi le mani : gli avvetori cercavano la bancarella con la tenda più sporca (ovvero la più fequentata per individuare la migliore.

CHI ERA Roland Garros ?
L'uomo che, dal 1928, da il nome all'impianto tennistico di Parigi in ci si svolge ogni anno , a maggio e a giugno , gli Open di Francia (il principale torneo sulla terra battuta) , non aveva nulla a che vedere con lo sport a cui oggi è legato. Era un aviatore francese caduto nella prima guerra mondiale , al quale si volle così rendere onore .
Nato nel 1888, Roland Garros divenne famoso nel 1913 per essere stato il primo ad attraversare in volo il Mediterraneo senza scalo . L'anno dopo , allo scoppio del conflitto in Europa, si arruolò nell'esercito  e si fece notare per un'innovazione: posizionò una mitragliatrice nella parte anteriore dell'areoplano in modo da poter sparare e pilotare contemporaneamente . per non danneggiare l'elica , la dotò di un sistema di deflettori di sua invenzione. Fù l'inizio di una folgorante carriera nell'aviazione , culminata nell'aprile  del 1915 con l'abbattimento di tre veicoli tedeschi . Il suo aereo fu invece abbattuto  il 5 ottobre 1918  (macava poco più di un mese alla fine della guerra) nella regione delle ardenne : il giovane aviatore morì.

lunedì 25 luglio 2011

Il Regno dei cilei è simile a un tesoro nascosto.....

Dal Vangelo secondo Matteo: (13,44-52)

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
" Il regno dei cieli è simile ad un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde nel campo; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
Il regno dei cieli è simile  anche ad un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.
Ancora il regno dei cilei è simile ad una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi.
Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete compreso tutte queste cose?.............

Commento:
Ancora una volta Gesù ci indica la strada maestra verso la salvezza, con la parabola ci avverte che il percorso da fare può essere diverso per ognuno di noi ma per avere la salvezza eterna c'è una strada sola da percorrere, quella dell'amore, del perdono, dell'aiuto reciproco fra gli esseri viventi. Aiutare il prossimo!!!!! Aiutare chi ha bisogno!!!!!!!
La vita umana senza Cristo è una lunga notte sterile e vana......

Evy

domenica 17 luglio 2011

Fra Immacolato Giuseppe di Gesù

Aveva solo quindici anni quando Aldo Brienza (Campobasso 1923-1989) fu colpito da una malattia invalidante e permanente.
Diceva: Benedico il Signore perché neppure chi mi è intimo si accorge della profondità dei miei dolori. Mai angosciato infuse conforto spirituale ad amici e familiari.
Promosse il culto del SS.mo Sacramento affidandosi nelle mani della Beata Vergine Maria.
Prendendo il nome  di Fra Immacolato Giuseppe di Gesù, nel maggio del 1948, la Santa Sede gli concesse con speciale privilegio, l'emissione dei voti solenne nell'Ordine Carmelitano. Visse in serenità, animato da una costante preghiera.

Cristina Santacroce

Sant'Atanasio di Alessandria

La colonna della Chiesa

Sant'Atanasio (295/300-373), figura emblematica del rapporto tra Chiesa ed Impero e dell'evoluzione del pensiero teologico, fu eletto vescovo di Alessandria nel 328, in un contesto problematico e conflittuale. Definito da Gregorio Nazianzeno la colonna della Chiesa, fu uno strenuo difenzore dell'ortodossia contro l'eresia Ariana, condannata dal concilio di Nicea (325), che negava la piena divinità di Cristo.
Dal 336 al 366 fu costretto ad abbandonare la sua sede per ben cinque volte e visse diciasette anni in esilio in Occidente  dove diffuse la fede nicea e gli ideali del monachesimo ricevuti dal santo eremita Antonio a cui dedicò una biografia: Vita di Antonio.
La sua opera dottrinale più importante è il trattato L'incarnazione del Verbo, che contiene la celebre affermazione riferita al Logos , il verbo di Dio: "si è fatto uomo perché noi diventassimo Dio; egli si è reso visibile nel corpo perché  noi avessimo un'idea del padre invisibile, ed egli stesso ha sopportato la violenza degli uomini perché noi ereditassimo , l'incorruttibilità"
Sottolinea Benedetto XVI : " l'idea fondamentale di tutta la lotta teologica di sant'Atanasio era proprio quella che Dio è accessibile. Non è un Dio secondario, è il Dio vero, e tramite la nostra comunione con Cristo noi possiamo unirci realmente a Dio. Egli è divenuto realmente "Dio con noi"

Tiziana Di Blasio,storica delle chiesa

La Zizzania

La Parabola della Zizzania ai giorni nostri
Da troppo tempo in questo paese, cioè l’Italia, stanno succedendo fatti incresciosi che non permettono ai cittadini di vivere una vita serena nel rispetto reciproco e per il bene comune.
Le persone che sono in politica invece di aiutare aggravano sempre di più la situazione di degrado. Gli schieramenti politici si odiano a vicenda e fanno il possibile per contrastare tutto quello che fa l’avversario, a prescindere se svolge bene o male la sua mansione. Naturalmente la legge vieta loro di ammazzarsi a vicenda altrimenti farebbero anche quello. I vari poteri politici sono in lotta fra di loro per ottenere il potere assoluto.
La malavita organizzata  ha preso il  controllo di questo paese e non si riesce, o non si vuole estirparla. La magistratura è intenta a farsi solo pubblicità su chi arresta il politico più potente di turno; ed i magistrati perdono il senso dell’equilibrio e della giustizia, si chiudono troppo nelle loro stanze.
Tutto questo scenario porta solo odio, ingiustizia, povertà e sopraffazione verso le persone più deboli.
 Nel ricordarmi cosa disse un certo signore, circa duemila ani fa, di nome Gesù, con la parabola della Zizzania, voglio ricordarlo a tutte le persone di buona volontà, credenti e non, per informarle che la vita terrena è una sola e sprecarla ad odiare il prossimo, invece di fare del bene, non porta altro che alla perdizione ed al buio assoluto.
“ In quel tempo Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Signore non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la Zizzania? Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo!. E i servi gli dissero: Vuoi che andiamo a raccoglierla? . No, rispose, perché non succeda che , raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio.”
Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: Spiegaci la parabola della zizzania nel campo. Ed egli rispose: “ Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’Uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La Zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata  è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli”.
Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del padre loro. Chi ha orecchi, ascolti.
Questa parabola dovrebbe fare riflettere tutti gli uomini che commettono iniquità ai danni dei propri fratelli che la vita è troppo bella per essere persa nell’odio e nella malvagità.
 Meditate politici, meditate, perche se nessuno vi punirà, per le vostre iniquità commesse sulla terra, ci sarà prima o poi qualcuno che vi chiederà il conto. Allora saranno veramente dolori.

Evy

giovedì 14 luglio 2011

Il Bidone dei Pisani

Il Bidone dei Pisani
I fiorentini trasportarono le Nel Battistero sono conservate, ai lati della Porta del Paradiso, due colonne in porfido che rappresentano una vera e propria rarità: sono infatti l’unico regalo che i pisani hanno fatto ai fiorentini nella secolare inimicizia che ha sempre contraddistinto i due popoli.
Bottino di guerra durante una delle tante conquiste in medio-oriente, queste colonne dovevano esprimere il ringraziamento dei pisani per il momentaneo  ed occasionale aiuto che i fiorentini avevano dato in occasione della sottomissione di alcuni territori ai lucchesi.
I pisani avevano provveduto ad abbellire le due bellissime colonne di porfido scuro fasciandole con un elegante panno color porpora annodando con delle corde dorate.
due colonne da Pisa sopra un barcone risalendo tutto il corso dell’Arno ed al loro arrivo in città fu festa grande.
Ma non appena i lacci vennero sciolti ed il panno rimosso, ci si accorse che i pisani avevano anticipatamente provveduto a spezzarle in più punti a colpi di martello … più di un regalo si era trattato di un vero e proprio “ bidone”!
Questo episodio servì ad acuire ulteriormente la tensione tra le due città e diede origine al detto popolare “ fiorentini ciechi e pisani traditori “ .