geronimo

giovedì 22 dicembre 2011

L'era dei Profeti

Per noi oggi la parola profeta (dal greco prophetes) indica soprattutto chi prevede il futuro. Ma i "Profeti" biblici, secondo la tradizione vissuti al tempo della " monarchia divisa", erano saggi e sapienti.
Alcune tavolette in lingua accadica scoperte a Mari (Siria), del 1750 a.C. circa, descrivono personaggi che avevano il compito di trasmettere al re messaggi divini: erano chiamati nabu , parola simile a quella ebraica per "profeti" (navì). Ma se intorno all'XI-X secolo a.C. i navì erano ancora definiti "veggenti" e " uomini di Dio" , dopo la divisione del regno (931 a.C.) il loro ruolo nella società si precisò e divennero consiglieri di corte e funzionari religiosi.

EZECHIELE
Con la morte di re Giosia, nel 609 a.C. iniziò la rapida decadenza del regno di Giuda (la parte meridionale dell'ex regno unitario di Davide. Il successore, Loiakim, cercando un compromesso tra le superpotenze del tempo, Egitto e Babilonia, scelse di stare con la prima, ma alla fine dovette sottomettersi al re babilonese Nabucodonosor (nel 603 a.C.) versandogli un tributo annuale. Una ribellione antibabilonese costò ne 597 a.C. la prima deportazione (la seconda fu nel 586) di un folto gruppo di Ebrei. Tra questi , dice la Bibbia, anche il giovane Ezechiele.
Il nome Ezechiele significa " Dio è forte". Figlio del sacerdote Buzì e anch'egli sacerdote, probabilmente era sposato, ma vedovo. In Babilonia pare  vivesse vicino al "canale Chebar", in una località chiamata Tel Abib, mai identificata dagli archeologi e che però da il nome all'odierna Tel Aviv.
Ezechielecondannò gli errori politici che condussero all'esilio, ma parlò anche di un futuro di rinnovamento.

ISAIA
Nacque a Gerusalemme intorno al 760 a.C. sposò una profetessa ed ebbe due figli. molto altro di lui non si sa, benché il libro di Isaia sia l'unico integrale fra i testi biblici del II secolo a.C. scoperti a Qumran (Mar Morto) nel 1947-55.
La Bibbia colloca la sua attività al tempo in cui l'impero Assiro iniziava ad espandersi grazie alla superiorità militare. Isaia condannò i tentativi di ribellione di Samaria, capitale settentrionale del regno. E aveva ragione: nel 722 il re assiro Salmanassar V riuscì a distruggerla.
Nel 701 a.C. profetizzò che Gerusalemme si sarebbe salvata da un altro re  assiro, Sennacherib. Nonostante il suo prestigio, la tradizione narra che in quell'anno il re Manasse ordinò di segarlo in due

ELIA
Il significato del suo nome (Yahweh  è Dio) ne rivela la missione: difendere il culto di Yahweh contro quello di Baal, divinità fenicia adorata ad Ugarit (Siria). Elia è il più antico profeta d'Israele: sarebbe vissuto nel IX secolo a.C., quando Gezabele, moglie del re Acab e di origine fenicia, introdusse i culti "pagani" della fertilità.
Elia fu anche (caso unico nella Bibbia) una sorte di "mentore" per i giovani che volevano diventare profeti. Tra questi ci fu Eliseo, suo erede spirituale. Eliseo è noto per essere stato coprotagonista (in veste di testimone) di una delle pagine più enigmatiche dell'Antico Testamento: l'ascensione al cielo di Elia su di un carro di fuoco. Per i fan degli ufo, fu il primo rapimento alieno.

GEREMIA
Geremia (Yahweh esalterà) nacque intorno al 650 a.C. ad Anatot, l'odierna Almon, in cisgiordania. La sua attività iniziò intorno al 627 a:C., ai tempi di Gioiosa, il re a cui la Bibbia attribuisce la grande riforma religiosa seguita al ritrovamento, nel 622 a. c. al ritrovamento dei rotoli del libro della Legge (oggi parte del Deuteronomio).
Geremia predisse la rovina del regno, secondo lui politicamente e moralmente decaduto. La Giudea, in effetti, fu coinvolta dalla caduta dell'impero Assiro e dalla contemporanea espansione di quello babilonese, soprattutto sotto il re Nabucodonosor II. Un sovrano del quale un altro profeta del tempo, Daniele, avrebbe conquistato poi la fiducia.
La forza dei discorsi di Geremia (dalla cui veemenza lamentosa deriverà il termine "geremiade") lo portò a scontrarsi con i re di Giudea loiakim (609-598 a.C.) e Sedecia (597-586 a.C.). La fine della sua travagliata attività coincise con la distruzione di Gerusalemme e con la deportazione dell'elite ebrea nel regno di Babilonia.
L'archeologia ci ha restituito qualcosa di quei tragici eventi. Sono le letture ritrovate nel sito dell'antica Lachish (Israele), risalenti al 586 a.C. e perciò contemporanee alle gesta del profeta. Scritte in ebraico su cocci di terracotta, riportano dispacci urgenti sull'avanzata dell'esercito babilonese e confermano alcune vicende narrate nel libro di Geremia.

I DODICI MINORI
I dodici profeti minori sono chiamati così perché, a differenza degli altri (ai quali sono attribuiti singoli libri biblici), l'Antico Testamento ne liquida l'attività in pochi capitoli.
Eppure furono personaggi molto importanti  per la storia d'Israele fra l'VIII e il VI secolo a.C.
L'epoca degli scritti attribuiti ai 12 comprende infatti due grandi deportazioni in terra straniera: Assiria (722 a.C.) e a Babilonia (586 a.C.). Ma il loro fu anche il tempo in cui fu redatta la prima parte della Bibbioa, il Pentateuco (i cinque libri o Torah: Gensi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio). fu allora che si si posero le basi "mitiche" della storia d'Israele, con la decrizione della conquista della Terra Promessa e delle vicende legate alla fine della monarchia.
Gli scritti attribuiti ai "dodici", Osea,Amos, Giona, Naum,, Sofonia, Zaccaria, Gioele, Abdia, Michea, Abacuc, Aggeo, Malachia, furono raccolti dagli ignoti autori della traduzione greca della Bibbia (detta "dei settanta", del III secolo a. C.) in un testo chiamato i dodici profeti.
A nord di Masada (Mar Morto) negli anni 50 fu scoperto in alcune grotte un rotolo di pergamena in greco contenente il più antico testo dei profeti minori giunto fino a noi, datato tra il secolo I a.C. e il I d.C..

La Crisi per un Cambiamento

LA CRISI SFIDA PER UN CAMBIAMENTO

“ Una comunità cristiana autentica vive in costante rapporto con il resto degli uomini, di cui condivide totalmente i bisogni, ed insieme con i quali sente i problemi. Per la profonda esperienza fraterna che in essa si sviluppa, la comunità cristiana non può non tendere ad avere una sua idea ed un suo metodo d’affronto dei problemi comuni, sia pratici che teorici, da offrire come sua specifica collaborazione a tutto il resto della società in cui è situata” (don Giussani)

Nella prospettiva delineata da Don Giussani si colloca questo contributo di Comunione e Liberazione, che offriamo a tutti per un dialogo che favorisca una ripresa del nostro paese.

La crisi è un dato:
Che lo si voglia o no, la crisi esiste: E sta cambiando le condizioni di vita di milioni di persone, in molti paesi, di sicuro in Italia: aumentano i poveri, sempre più aziende chiudono, si rischia di essere tagliati fuori dallo sviluppo mondiale, declassati a Paese di serie B.
La crisi sta provocando reazioni diverse, spesso determinate dal prevalere di due tendenze contrapposte:
- Subirla, pensando di esorcizzarla e di superarla addossando le colpe su qualcuno  (che sicuramente esiste e ha più responsabilità di altri). Ma così facendo, non si produce alcun cambiamento, se non quello di aumentare il lamento che può finire nella depressione.
- Ignorarla, dopo averla provocata, continuando a comportarsi come se nulla fosse soprattutto senza mettersi minimamente in discussione.

La realtà è positiva perché mette in moto la persona:
E’ irrazionale pensare che basti essere contro qualcuno per sconfiggere la crisi, peggio ancora è negarne l’esistenza. E’ il contrario di quella tradizione ebraico-cristiana per la quale la realtà è percepita come ultimamente positiva, anche quando mostra un volto negativo e contraddittorio.
La realtà infatti, ci rimette continuamente in moto, provocandoci a prendere posizione di fronte a ciò che accade. Questa consapevolezza ha costruito la storia millenaria dell’Occidente. E a dispetto di ogni dualismo o manicheismo, per cui il male è sempre da una parte e il bene sempre dall’altra, ha permesso di costruire il futuro proprio accettando le sfide della realtà, rispondendo ad ese con intelligenza, creatività e capacità di sacrificio.
Come ha detto Benedetto XVI, “ un progetto addizionabile è possibile solo in campo materiale. Nell’ambito invece della consapevolezza etica e della decisione morale non c’è una simile possibilità di addizione per il semplice motivo che la libertà dell’uomo è sempre nuova e deve sempre nuovamente prendere le sue decisioni. Non sono mai semplicemente già prese per noi da altri, in tal caso, infatti, non saremmo più liberi. La libertà presuppone che nelle decisioni fondamentali ogni uomo,ogni generazione sia un nuovo inizio”.
E’ questa la ragione per cui il Papa, pur riconoscendo il disagio e il disorientamento che spingono ciascuno a muoversi in materia solitaria e a compiere scelte di vita sempre più fragili, non ha potuto evitare di lanciare un appello: “ Cari giovani, non abbiate paura di affrontare queste sfide! Non perdete mai la speranza.”

E’ un invito a guardare la crisi come opportunità: essa infatti, costringe a rendersi conto del valore di cose a cui non si pensa finché non vengono meno: per esempio, la famiglia, l’educazione, il lavoro.
Del resto, di crisi l’Italia ne ha attraversate tante anche negli ultimi 150 anni, senza reagire con una difesa aprioristica del passato e nemmeno con chiusure preconcette, ma mettendo in gioco una capacità di un cambiamento che ha posto le premesse per un continuo inizio, tanto nuovo quanto imprevedibile, della convivenza sociale.
Allora la domanda da porsi riguarda il contenuto del cambiamento che è frutto di una libertà in azione.
In primo luogo occorre essere leali ed ammettere che le ideologie non pagano più, che lo statalismo fa sprofondare nei debiti e che la finanza non salva l’uomo e aumenta solo la folla degli indignados, segno di una esigenza tanto positiva (che, cioè, i desideri e i bisogni concreti delle persone non siano continuamente estromessi dal dibattito pubblico) quanto scomposta.
In secondo luogo, bisogna riconoscere che nella situazione attuale sono reperibili le tracce di un cambiamento positivo.

Alcuni esempi:
Ci sono persone che non si lasciano trascinare dal flusso delle cose, ma remano controcorrente anche a costo di sacrifici, e per questo sono riconoscibili. Proprio nel mezzo di una crisi tra le più gravi della nostra storia, esistono fatti virtuosi, segno di persone che si sono rimesse in azione  senza aspettare che altri ,sempre altri, risolvano i problemi. Non potendo cambiare tutto subito, hanno cominciato a cambiare loro. C’è gene che affronta la realtà senza preclusioni, e prova a darsi da fare senza rinnegare e dimenticare nulla.
- Molte famiglie, che potrebbero sfaldarsi sotto l’urto delle difficoltà economiche, scoprono il valore del fare sacrifici, magari per garantire a tutti i costi l’educazione dei figli, fono al punto di accettare un regime di vita più sobrio; inoltre non smettono di tessere reti di solidarietà e, se possibile, di risparmio.
- Nel campo della formazione professionale, segnato dal perdurare del clientelismo, nascono realtà che tornano a insegnare ai giovani un mestiere, mettendo di nuovo in contatto il mondo dell’impresa a quello della scuola.
- Si incontrano sempre più spesso insegnanti che, in modo scolastico statalizzano e burocratizzano metodi di insegnamento nuovi, individualmente o coinvolgendo i colleghi, anche pagando di tasca propria quell’aggiornamento professionale che nessuno assicura loro d’ufficio.
- Ci sono imprese che, pur tra mille ostacoli che potrebbero indurre a chiudere, hanno accettato la sfida di cambiamento e stanno creando occupazione aumentando il fatturato, anche se non riescono da sole a sostenere la crescita dell’Italia.
- Soprattutto in un panorama giovanile spesso sconfortante, ci sono molti giovani che non si accontentano di un futuro mediocre: per esempio, le università sono considerate un settore secondario della vita sociale, eppure molti studenti, a differenza del recente passato, non si accontentano più del pezzo di carta alla fine degli studi, ma imparano presto una lingua straniera, sono disponibili a trascorrere periodi all’estero, a fare stage, a studiare in modo adeguato; e trovano posti lusinghieri in aziende o atenei esteri.

I fattori di un possibile cambiamento:
Che cosa accomuna tutti questi tentativi positivi?
La convinzione che la realtà, anche quando appare negativa e difficile, come vediamo oggi, rimette in gioco la voglia di conoscere, di costruire , di impegnarsi, sebbene sia stata oscurata e mortificata di anni di omologazione del potere.
Allora la strada per attraversare, e per non subire da rassegnati, la crisi è vivere la realtà come una provocazione che ridesta il desiderio e la domanda che , per quanto riguarda l’Italia, significa anche ingegno, conoscenza , creatività, forza di aggregazione.
Questi tentativi mostrano la risposta all’unica domanda che nessuno sembra affrontare: da che cosa può rinascere  la crescita , da che cosa si può ricreare la ricchezza dell’Italia?
Da quell’imprevedibile istante in cui un uomo genera novità, prodotti, servizi, valore aggiunto, bellezza per se e per gli altri, senza che nessun antecedente storico, sociale e politico possa ultimamente spiegare l’incremento di valore e di ricchezza che si genera.
Soprattutto nei momenti di crisi questo desiderio in azione è il più potente fattore che fa rinascere la certezza, come ha detto il presidente Napolitano al Miting di Rimini: “ Portate , nel tempo dell’incertezza il vostro anelito di certezza”, fino a riconoscere che chi accetta questa sfida è “ una risorsa umana per il nostro paese”.

Dentro un popolo rinasce la speranza
Ma solo se sono collocati dentro un popolo il desiderio ridestato ed i tentativi che nascono dalla persona hanno possibilità di durare. E il popolo è un mettersi insieme della gente non nella provvisorietà di un tornaconto, ma sostanzialmente. Non  come  un nemico ma per un bene desiderato e perseguito. Per questo la distruzione di un popolo, con tutta la sua ricchezza espressiva e associativa, è l’anticamera dell’uccisione  del desiderio: infatti se i  giovani non sono di fronte ad un esperienza  umana diversa, come possono percepire che il mondo può cambiare? E come può nascere in loro la speranza del futuro?
Il compito della politica.
Le scelte politiche devono essere in funzione di chi si muove in questa direzione e non più a vantaggio di chi agisce per schieramenti di potere e promette di cambiare tutto perché nulla cambi. E’ l’esempio che ci viene dal discorso del Papa al Parlamento tedesco, che ha indicato che cosa deve essere importante per un politico: “ Un cuore docile”, che sappia “rendere giustizia al popolo” e “distinguere il bene dal male”. E con questo ha messo nelle mani di tutti il criterio per giudicare l’operato di chi fa politica .
Questo spiega perché persone con ideologie diverse si possono incontrare persino in politica (come accade nell’intergruppo parlamentare per la sussidiarietà, che raduna parlamentari di tutti gli schieramenti politici e che ha prodotto leggi come quella del 5 per mille a vantaggio delle realtà non profit), rinverdendo quella tradizione per cui le contrapposizioni pur dure non hanno impedito di collaborare alla costruzione del bene comune, specialmente nei momenti più drammatici della nostra storia.
Questi elemnti possono orientare le scelte politiche in modo opportuno, come strumenti per un cambiamento che viene inevitabilmente dal basso. La prima politica, infatti, è sostenere chi costruisce un bene per tutti e cercare insieme risposte pratiche alle difficoltà e alle speranze di un popolo.
Così si può rilanciare lo sviluppo del Paese, scommettendo sugli “io” in azione, persone e comunità, e riconoscendo il ruolo decisivo dell’educazione, dalla quale dipende il futuro di un popolo. E l’educazione non riguarda solo i giovani, ma tutti.

Ecco alcuni strumenti che possono favorire una ripresa:
- Difendere la vita in ogni suo momento e in tutti i suoi aspetti;
- Investire in un sistema dell’istruzione e formazione professionale fatto di scuole statali, libere e paritarie, e di università competitive fra loro nella didattica e nella ricerca, valorizzando il merito degli studenti e dei professori fin dal reclutamento e negli avanzamenti di carriera;
- Offrire le necessarie opportunità ai giovani capaci e meritevoli, affinché l’Italia non diventi un paese per vecchi;
Aiutare selettivamente le imprese che investono, creando occupazione ed esportano, eliminando lacci, laccioli e aiuti clientelari che non producano alcun sviluppo;
- Allearsi , nella direzione di un welfare sussidiario, con le famiglie, i portatori di risparmio, di aiuto ai più deboli, di educazione; e ancora, collaborare con le miriadi di realtà sociali che lavorano per il bene di tutto il popolo, secondo il principio di sussidarietà;
- Difendere un ambiente degradato e distrutto dalle speculazioni di ogni genere;
- Favorire un federalismo fiscale che rinnovi la pubblica amministrazione, facendo pagare i costi e gli sprechi a chi li provoca ed eliminando le sacche di clientelismo e di spreco.

E’ a livello di queste preoccupazioni che si colloca il contributo dei cattolici alla vita sociale, come afferma il cardinale Angelo Scola: “ La vita del nostro popolo documenta anche l’esistenza di fatti e opere buone che dicono questa sovranità sul male dell’umana libertà quando si lascia cambiare dalla grazia di Cristo. Sono segni ragionevoli che la speranza, alimentata dalla fede e dalla carità, praticata nelle nostre comunità, è veramente affidabile”. Lo ha sottolineato il cardinale Angelo Bagnasco : “ I cristiani da sempre sono presenza viva nella storia, consapevoli che la fede in Cristo è un bene anche per la città”.

domenica 18 dicembre 2011

Alle radici Cristiane dell'Europa- Austria

Superficie 83879 Kmq
popolazione 8.355.260
cristiani 79,1%
cattolici 73,6%
Il patrono Leopoldo III. Detto il pio o padre dei poveri, fu margravio d'Austria è il santo patrono dell'Austria. Egli nacque a Melk nel 1073 e dal 1095 sino alla sua morte, avvenuta il 15 novembre 1136, governò il suo popolo facendolo crescere materialmente e spiritualmente. Infatti a lui si deve la costruzione di molte chiese e monasteri . E' raffigurato normalmente o incoronato  e con in mano un modello di chiesa, proprio per le molte chiese da lui edificate, o con due panieri, in ricordo del suo prodigarsi per i più poveri. La sua memoria ricorre il 15 novembre.
Altri compatroni dell'Austria sono: san Koloman (17 luglio) e san Severino abate (8 gennaio) . Del primo il Martirologio romano sottolinea che era di origine irlandese e mentre si recava come pellegrino in Terra Santa, arrivato a Stockerau, presso Vienna, fu scambiato per una spia e ucciso nel 1012 impiccato ad un albero. Del secondo sempre il medesimo testo ricorda che recatosi in quei luoghi dopo la morte di Attila, difese le popolazioni inermi, ammansì i violenti , convertì gli infedeli, fondò monasteri e si dedicò a quanti erano privi di istruzione religiosa.

venerdì 9 dicembre 2011

Giuseppe Toniolo

L'economista ha un'anima
Giuseppe Toniolo (1845-1918) visse da laico impegnato nel sociale la sua appartenenza a Cristo e alla Chiesa. Laureatosi in giurisprudenza all'Università di Padova, da 1868 divenne assistente e dal 1873 fu libero docente di economia politica all'Università di Modena e nel 1879 fu nominato professore ordinario a Pisa , dove rimase fino alla morte.
Nell'anno 1878 aveva sposato Maria Schiratti, dal cui matrimonio necquero sette figli. Dagli anni 80 cominciò a dedicarsi all'Opera dei Congressi e quando venne sciolta Pio X gli affidò il compito di rifondare l'organizzazione  ufficiale dei cattolici italiani divisa in tre unioni.
Divenne così presidente dell'Unione popolare, la più importante. Il suo pensiero e la sua attività accademica furono ispirati ai principi cristiani. Elaborò una sua teoria sul primato dell'etica sulle leggi che regolano l'economia. Davanti agli accesi conflitti sociali dell'epoca propose alcuni piani di intervento che precorsero i tempi: la tutela del lavoro delle donne e dei ragazzi, il riposo festivo, il limite delle ore di lavoro.
Divenne così grande apostolo della " Rerum Novarum" e riferimento dei cattolici sociali italiani. Promosse varie iniziative, tra le quali l'Unione cattolica per gli studi sociali nel 1889. La Rivista internazionale di scienza sociali nel 1893. E' in corso la causa di beatificazione.
Nicola Gori

================================================
La comunità di Sant'Egidio

Nasce a Roma nel 1968, grazie ad un giovane: Andrea Riccardi che riunì alcuni amici liceali con lo scopo di mettere in pratica le parole del Vangelo. Si formò così la prima comunità cristiana  degli Atti degli Apostoli e Francesco d'Assisi. Oggi è un movimento di laici con più di 60.000 membri, impegnato nella trasmissione del Vangelo e nella carità nelle scuole, nelle carceri, con gli anziani e i poveri, in Italia e in 73 paesi del mondo. Tutte le comunità condividono la preghiera, la comunicazione del Vangelo, per la riconciliazione dei conflitti.la solidarietà con i poveri, l'ecumenismo ed il dialogo, come strada della pace e collaborazione tra le religioni , ma anche come metodo

Il Valore Cristiano del presepe e dell'albero

A Natale oltre a scambiarsi dei doni, dobbiamo essere pronti ad accogliere in noi il Figlio di Dio: dono per eccellenza del padre all'umanità intera. La simbologia natalizia, sia con il presepe che con il tradizionale albero di origine nordica, ci offre un contributo di immagini ed ambientazioni in gradio di accompagnarci nella preparazione interiore all'avvento gioioso della nascita di Gesù.
Molto suggestiva è la Sacra rappresentazione della Natività in piazza S. Pietro, dinanzi all'obelisco vaticano, iniziativa lanciata per la prima volta nel 1982 durante il pontificato del beato Giovanni Paolo II, affiancata da un maestoso albero di Natale (abete offerto ogni anno da una regione montana dell'Europa)
Il presepe realizzato nelle nostre case, in forme anche molto creative, è essenzialmete la rievocazione  del Mistero storico dell'Incarnazione  del Verbo. Aspettando il Natale  in famiglia , dinanzi al presepe, si può puntare lo sguardo interiore a betlemme per vivere insieme con gioia, l'attesa di Gesù che viene. L'albero di natale inserito nel contesto religioso delle festività è segno di pace e speranza. L'abete sempreverde inoltre, simbologicamente ci riconduce  al figlio dell'uomo, il "vivente". Gesù è l'autentico "Albero della vita". Egli, rafforza e rinsalda la comunione tra Dio e l'uomo infranta da Adamo ed Eva nell'Eden, per aver mangiato i frutti dell'albero proibito.
Lucia Giallorenzo