geronimo

lunedì 13 gennaio 2014

VALDESI

VALDESI

Sono la più antica dissidenza cristiana d’ispirazione evangelica della Chiesa d’Occidente sopravissuta fino ai giorni nostri. Un monaco della curia romana all’inizio del duecento, la descrisse così “ Seguono nudi un Cristo nudo”. Nata in Francia nel tardo Medioevo e diffusasi in tutta l’Europa, è presente oggi come chiesa organizzata solo in Italia, Uraguay e Argentina, costituendovi un’unica piccola Chiesa, articolata in due rami: uno europeo e l’altro latino americano. Vi sono Valdesi anche in Francia, Germania, Svizzera e USA, ma in questi paesi sono integrati nelle locali chiese riformate. In tutto i valdesi nel mondo sono oggi circa 50.000, di cui poco più di 20.000 in Italia e 12.000 circa in America latina.
Il movimento sorse a Lione intorno al 1170-75 per iniziativa di un ricco mercante di nome Valdo che, convertitosi da una vita solo mondana, decise di seguire alla lettera l’indicazione di Gesù al giovane ricco. Sentendosi, come laico, chiamato da Dio a un ministero di predicazione itinerante  e di evangelizzazione popolare nella povertà, continuò a predicare anche dopo il divieto dell’autorità ecclesiastica . Per “disubbidienza” quindi, non per eterodossia” , Valdo e i suoi furono condannati (Verona 1184) e scomunicati (IV concilio del Laterano, 1215) . Duramente perseguitati dall’Inquisizione con la confisca dei beni, la prigione e il rogo (all’inizio con i Catari, con i quali sovente vengono, a torto, confusi), i valdesi sopravvissero malgrado tutto per oltre tre secoli, vivendo un’esistenza semiclandestina, e mantenendo integra la loro fisionomia spirituale: autorità suprema riconosciuta alla Sacra Scrittura e, al suo interno , posto privilegiato assegnato al Sermone sul monte e all’osservanza letterale delle sue norme: rifiuto del giuramento, della guerra, della pena di morte e di ogni forma di violenza. Nel XV secolo stabilirono un rapporto abbastanza stretto, non privo di conseguenze teologiche, con l’Hussitismo boemo. Nel 1532, con una decisione sinodale (il sinodo di Chanforan era costituito dai predicatori itineranti e da rappresentanti del popolo) i Valdesi aderirono alla riforma protestante e, in particolare, alla confessione riformata. Da allora i Valdesi divennero, e sono oggi ancora, la Chiesa riformata in Italia: la loro confessione di fede , di stampo calvinista, è del 1655. Nuove persecuzioni (tristemente celebri sono le “pasque piemontesi del 1655) decimarono la comunità valdese, senza tuttavia riuscire a cancellarne la presenza . Nel 1686 tutti i valdesi furono costretti alla conversione oppure all’esilio. Per tre anni non vi furono valdesi in Italia (se non in prigione), ma nel 1689 poche centinaia di esuli ritornarono nelle loro valli del Piemonte (poi dette valdesi) e, benché ghettizzati e oggetto di molte vessazioni, ricostruirono con il tempo una piccola repubblica calvinista nel quadro del regno sabaudo ai cui abitanti nel 1848 il re Carlo Alberto concesse, sia pure controvoglia, gli stessi diritti civili dei sudditi cattolici, mentre la fede protestante era semplicemente tollerata. Solo con la costituzione repubblicana del 1948 venne accolto il principio della libertà religiosa come diritto dei cittadini garantito e tutelato dallo stato. Questo principio divenne realmente operante  con le “ intese” tra la Chiesa valdese e il governo italiano nel 1984. La chiesa valdese che, dal 1973 in virtù di un patto d’integrazione, comprende anche le Chiese metodiste in Italia, partecipa fin dall’inizio al movimento ecumenico delle Chiese e della conferenza delle Chiese d’Europa. Dopo il concilio vaticano II sono iniziati in Italia rapporti tra cattolici e valdesi, che in anni recenti hanno fatto notevoli progressi. Un frutto di questa collaborazione è la traduzione interconfessionale della Bibbia in lingua corrente. Un secondo frutto del dialogo è un testo comune sui matrimoni misti, approvato sia dalla conferenza episcopale italiana sia dal Sinodo valdese.
Dal 1855 i valdesi hanno una loro casa editrice (Claudiana, di Torino) e una propria facoltà di teologia, l’unica protestante in Italia, con sede a Roma.

VALDO
Personaggio storico di cui s’è impadronita la leggenda. Di storicamente accertato non c’è molto: intorno al 1174 un ricco mercante lionese di nome Valdo (la grafia è incerta: Vaudes, Valdes, Valdesius ecc. “Pietro” tradizionalmente affiancato a Valdo è, più che un nome, un titolo tardivo destinato a documentare il carattere e l’origine apostolica del movimento) ebbe una crisi religiosa (variamente motivata nelle fonti)  che superò attuando alla lettera la parola di Gesù al giovane ricco: vendette i suoi beni devolvendo il ricavato in parte ai poveri e in parte al finanziamento di una traduzione della Bibbia in volgare (provenzale) .  Con alcuni amici si votò alla vita apostolica imperniata sulla predicazione itinerante in mezzo al popolo, nella povertà. Trattandosi di laici, era stata loro negata la facoltà di predicare. Per aver disubbidito, “i poveri di Lione” (è il primo nome dei seguaci di Valdo) vennero condannati già nel concilio di Verona (1184), benché la loro dottrina fosse ortodossa. Non si conosce altro dell’iniziativa di Valdo, che non ha lasciato scritti. La confessione di fede attribuitagli non è sua: l’ha soltanto sottoscritta. Fu a capo del ramo francese del movimento, non del ramo italiano (“chiamato poveri di Lombardia). Morì intorno al 1206, mentre in Assisi avveniva la conversione di Francesco.


venerdì 10 gennaio 2014

CATTOLICESIMO

CHIESA CATTOLICA

CATTOLICESIMO:


Il termine (derivato dall’avverbio greco Kathòlou : globalmente, nell’insieme) , si riferisce all’universalità e all’unità della fede e soprattutto (già all’inizio del secolo II) della chiesa. Chi parla di chiesa cattolica esprime la coscienza della chiesa come un tutto, della sua consistenza come solido insieme. Tale coscienza già nell’antichità era così forte da essere enunciata  nelle principali formule  di fede: “ Credo… la santa chiesa cattolica;” … la chiesa una , santa, cattolica e apostolica” . 
La cattolicità della chiesa invero fu compresa da sempre in molte maniere, perché sotto molti  aspetti la chiesa  appare come totalità. Il più elementare è quello  geografico: Chiesa Cattolica è la  Chiesa universale, l’insieme delle  chiese sparse per il mondo , la chiesa mondiale per vocazione.
Un aspetto altrettanto suggestivo è quello culturale : la chiesa è cattolica in quanto capace di  assumere in se i valori di tutte le culture dell’umanità e di impegnarli a un rapporto armonioso .
L’uso del termine in senso storicamente connotato consiste : se ogni chiesa che professa il Credo  non può rinunciare  e non rinuncia a dirsi cattolica, nel linguaggio corrente, tuttavia, questa denominazione distingue dalle altre  la Chiesa cattolica “romana”, cioè quel corpo ecclesiale che riconosce come proprio carattere distintivo l’unità con il Papa di Roma.  Come chiesa cattolica ( romana) , essa si distingue dalle chiese dette ortodosse, evangeliche, riformate, libere e così via. Ancor più marcato in questo senso è il termine cattolicesimo, che indica il fenomeno storico religioso, ma anche sociale e culturale, costruito appunto attorno alla Chiesa cattolica romana. E’ interessante notare come non solo la chiesa romana , ma ciascuno dei gruppi ecclesiali  più consistenti, denomini se stesso attraverso una caratteristica alla quale nessuna chiesa potrebbe rinunciare . Ogni chiesa infatti deve essere cattolica ( universale, completa) , ma anche ortodossa (cioè retta nella dottrina) , evangelica (cioè discepola del Vangelo ). Se uno di questi titoli viene accettato come nome proprio di una chiesa, significa che è ritenuto capace di indicare un aspetto rilevante del suo volto e del suo stile.
Il fondamento storico di una distinzione: in quanto cattolicesimo è termine distintivo di una chiesa rispetto ad altre, di cattolicesimo si potrebbe parlare solo in riferimento all’età moderna, in cui il cristianesimo si è diviso in una pluralità di confessioni. A proposito del Medioevo, per esprimere la consistenza anche sociale del fenomeno religioso cristiano, si dovrebbe parlare senz’altro di cristianità. Ma già all’inizio del secondo millennio trovava la situazione tra l’oriente cristiano e Roma e l’occidente al limite della rottura. Ma la questione ha radici più antiche, senza le quali sarebbe storicamente incomprensibile..
In qualche misura si potrebbe parlare di cattolicesimo (e non solo di cattolicità) anche per i secoli precedenti, senza superare i limiti tollerabili dell’anacronismo ? In che senso?
Sullo sfondo di questa storia sta, sin dal IV-V secolo (editto di Teodosio, che faceva del cristianesimo la religione dell’Impero; s. Agostino) l’uso del termine cattolicità per intendere la concordia universale delle Chiese. Il criterio della fedeltà al Vangelo e quindi della verità della dottrina. Ciò che l’insieme delle chiese crede, ciò che la loro universale testimonianza afferma, è in grado di opporsi autorevolmente a dottrine particolari di alcuni, che proprio a motivo di questa contrapposizione risultano come eretiche.
La chiesa romana fu caratterizzata in modo specifico come cattolica dalla sua  ecclesiologia universalista e dalla sua compattezza  attorno all’autorità pastorale  del papa di Roma. Questa è una delle possibili concezioni della cattolicità e certamente le da enfasi e la rende criterio semplice di riconoscimento. Ma non sempre  è stata così monolitica neppure la concezione delle Chiese in comunione con Roma : l’identificazione tra cattolico e romano, maturata nel papato medioevale (Gregorio VII) e poi radicalizzata nella visione uscita dal Concilio Vaticano I (1869-70) , si è continuamente misurata con idee più complesse e sfumate della comunione delle Chiese.
Le chiese di oriente , che risultano  ufficialmente separate da Roma  dal 1054, e che rivendicano  per se la qualifica di “ Ortodosse”, nella propria stessa concezione di  Chiesa danno (da assai prima delle divisioni)  rilievo primario alla consistenza locale delle comunità diocesane. La sensibilità  delle chiese orientali per il criterio dell’ortodossia  ha tradizionalmente in esse un significato speciale, confrontabile con la  sensibilità della chiesa occidentale per il criterio della cattolicità e  comunione con Roma . Ortodossia per tali chiese, e in  specie per quella bizantina, è la corrispondenza ai canoni della fede,definiti dagli antichi concili ecumenici precisamente per stabilire confini rigorosi contro le eresie.
 Tali concili erano stati voluti  dalla Chiesa, ma non meno che da  essa dall’impero Bizantino, che  sull’unità della dottrina scommetteva dei popoli che a esso appartenevano. Questa concezione di cattolicità e questa concezione di ortodossia, tra mille malintesi e dialoghi interrotti, ripresi, difficili, stabilirono i termini della controversia tra Occidente ed Oriente nel secondo millennio.
Quando poi la chiesa romana ebbe a confrontarsi con le forme ecclesiastiche del primo protestantesimo , non le fu difficile rivendicare per se la caratteristica essenziale e distintiva della cattolicità. Il carattere nazionale assunto di fatto dal protestantesimo, anche a motivo del sostegno che gli veniva dai principi tedeschi, non poteva evitare il confronto con l’universalità del cattolicesimo romano. Lo stesso poteva e può dirsi a maggior ragione della chiesa anglicana. In verità i riformatori non riconoscevano i propri antagonisti come cattolici, poiché in questo modo avrebbero sconfessato se stessi. Li intendevano come una setta, qualificandoli come “ papisti” .
Nei primi tempi della Riforma e corrispondentemente della Controriforma , però, le divisioni erano nitide solo in parte. Non tutti i cristiani risultavano schierati da una parte o dall’altra, per scelta personale o per adesione di gruppo. Gli avversari potevano essere immaginati come una setta, pensando ai pochi positivamente impegnati  nella controversia . Quando le chiese si consolidarono, i gruppi contrapposti presero nome. Ogni gruppo confessionale conservò la pretesa della cattolicità, della fedeltà al vangelo e dell’autenticità del proprio impegno di riforma; e mentre le chiese passate attraverso la riforma luterana preferirono identificarsi come evangeliche, e quelle di ispirazione calvinista come riformate, la chiesa di obbedienza romana si identificò come cattolica.
La storia del cattolicesimo è anche la storia della universalità della chiesa cattolica: essa è segnata nell’età moderna da una forte espansione missionaria. All’origine di questo slancio missionario non sta solo la compressione della chiesa romana da parte del protestantesimo, ma anche e soprattutto la scoperta di terre e popoli prima ignoti agli europei ( l’America, anzitutto, poi l’Oceania), o raggiungibili solo con estrema fatica ( l’Africa nera, in cui di antica evangelizzazione era solo l’Etiopia, e l’Estremo Oriente).
Ma l’identificazione del cattolicesimo attraverso la sua cattolicità non fu mai senza problemi. Da un lato l’espansione missionaria di molte chiese  riformate ha costretto continuamente il cattolicesimo  romano ad interrogarsi  sul senso specifico della propria universalità. Scommettendo peraltro sulla cattolicità culturale  e qualitativa  e non solo su quella geografica e quantitativa, la Chiesa  cattolica si è trovata incessantemente  chiamata ad imparare  a essere cattolica. L’attuale coscienza dell’impegno  con tutte le civiltà del mondo  e la sua stessa geografia non le permettono di identificarsi in modo ingenuo come chiesa occidentale, anzi latina. Dopo il concilio vaticano II la ricerca di un effettiva cattolicità va cercando le sue misure e i suoi strumenti, per esempio , attraverso i sinodi continentali convocati da Giovanni Paolo II .
Soprattutto il cattolicesimo non poté sfuggire la permanente tensione tra il proprio animo cattolico e il contesto polemico  nel quale si è in larga misura espresso come fenomeno confessionale. Mentre lo spirito della cattolicità continuava ad urgere il suo connaturale carattere inclusivo, espresso dalla formula “ e…e” ( grazia e natura, Scrittura e tradizione, fede e opere, predicazione e sacramenti ecc..)  gli aspetti tipici del cattolicesimo  come storicamente si presentava rimanevano esaltati per contrapposizione. La Chiesa cattolica appariva come Chiesa del diritto, in contrapposizione a una chiesa dell’amore con cui si identificava l’ortodossia; chiesa dei sacramenti, in contrapposizione a una chiesa della Parola di Dio con cui si identificava il protestantesimo, e così via. Suo compito continuo è quello di superare queste opposizioni fittizie.
Questo clima culturale dettato dall’idealismo ottocentesco impone di identificare i fenomeni storici attraverso le idee che li guidavano, il teologo di Tubinga J.A. Mohler identificò l’idea della chiesa cattolica  nella sintesi del tutto e dell’uno : né ogni singolo (il pensiero va al protestantesimo)  né uno solo  (il pensiero va al papismo  estremista, il cosiddetto  “ ultramontanismo”)  possono identificarsi con il tutto, ma questo è  dato da tutti insieme , come un insieme. Forse insuperata come sintesi ideale, questa formulazione chiede di essere continuamente tradotta nel concreto dal cattolicesimo, sia come fatto religeso, sia anche come fatto sociale e culturale. Continuamente impegnato a una presa storicamente rilevante  sulla società e sulla cultura , anche qui il cattolicesimo è portatore della propria identità religiosa. Ne come chiesa ne come movimento storico , esso non vuole essere irenismo, cioè accoglienza indifferenziata di ogno contraddizione che si trovi nell’umanità; ne sincretismo, cioè fusione senza logica di aspetti eterogenei; ma positiva instancabile  scommessa sulle possibilità di sintesi,  di comprensione, di reciproca correzione, di pace. Il principio petrino che lo caratterizza, cioè il riferimento singolare, attraverso il papa di Roma, al significato e all’autorità attribuiti da gesù a S. Pietro, conferma l’affermazione di Mohler: Pietro è pietra per la costruzione della Chiesa  (Mt 16,17-19) , è convertito da Gesù per confermare i fratelli ( Lc 22,32).
Esponendo la dottrina  sulla Chiesa, il concilio Vaticano II ha voluto evitare che la contrapposizione tra le Chiese oscurasse il significato compiuto della cattolicità, e lo ha fatto attraverso una formula raffinata: ha detto che “ l’unica Chiesa di Cristo sussistesse nella Chiesa cattolica ancorché fuori dal suo organismo visibile si trovino parecchi elementi di santificazione e di verità, che, quali doni propri della Chiesa di Cristo , spingono verso l’unità cattolica”. La cattolicità è stata così presentata non come esclusiva, ma come tipica della tradizione romana; non come contrapposta ad altri, ma come dono per crescere insieme.

CATTOLICESIMO DEMOCRATICO

Corrente di pensiero  e di azione politica che ha puntato ad inserire la fede religiosa nel vivo della lotta per la democrazia. Affacciatasi fin dai tempi della rivoluzione francese , nei piccoli gruppi  che ritenevano i principi dell’89 coerenti con il Vangelo , si sviluppò in modo sotterraneo  e nel secolo XIX  F. Ozanam e H.D. Lacordaire sostennero nel 1848 che per la Chiesa fosse giunto il momento di passare  ai nuovi barbari, le masse popolari in ascesa, abbandonando il vincolo tra trono ed altare.
In vari paesi il cattolicesimo democratico ispirò un rinnovamento delle forme di presenza politica  dei cattolici in senso democratico, al di là non solo dei rimpianti reazionari degli intransigenti vecchia maniera, ma anche dei compromessi moderati e conservatori di altre  componenti cattoliche , che cercavano in politica una semplice tutela degli interessi ecclesiastici .
In generale il cattolicesimo  democratico voleva dare contenuto  politico democratico alle tradizionali istanze del movimento cattolico, propugnando riforme politiche (suffragio universale, legislazione sociale, legge elettorale proporzionale) e riprendendo l’azione sociale attraverso l’iniziativa sindacale . Rilanciando nel primo dopoguerra in Italia il progetto popolare di L. Sturzo, il cattolicesimo  democratico rimase una componente significativa, non sempre di maggioranza, nella Democrazia Cristiana , ma ispirò anche altre esperienze di impegno politico.
Il cattolicesimo democratico trovò comunque, spazio nel filone cattolico intransigente (gli abbes democrates francesi, i primi democratici cristiani italiani) , ispirando un rinnovamento delle forme di presenza politica nei cattolici, al di la dei rimpianti reazionari degli intransigenti vecchia maniera, ma anche dei compromessi moderati e conservatori di quei cattolici che cercavano in politica una semplice tutela degli interessi ecclesiastici.



CATTOLICESIMO LIBERALE

Corrente di pensiero religioso e politico nata e sviluppatasi nel XIX secolo in vari paesi europei; sorse in antitesi alle posizioni fortemente conservatrici di quel cattolicesimo che, dopo il congresso di Vienna (1815) , sosteneva la necessità della più totale chiusura alle idee liberali.
I cattolici liberali si convinsero che era impossibile la restaurazione della società cristiana e che per difendere gli interessi della Chiesa  occorreva invece schierarsi dalla parte di chi combatteva per le moderne libertà. Tale apertura avrebbe favorito la Chiesa, conducendola a recuperare interiorità e spiritualità.
Queste idee furono condannate da Gregorio XVI nell’enciclica Mirari vos (1816)  che giudicò inaccettabili tutte le moderne libertà ( di coscienza, di associazione, di stampa).
Il cattolicesimo liberale ebbe il suo maggiore sviluppo in Francia grazie a F.R. de Lamennais (1782-1854).   Nonostante la condanna papale si affermò in Belgio e in vari paesi europei, perdendo poi molto terreno dopo le rivoluzioni  del 1948 . In Italia si manifestò come tentativo di rinnovamento della Chiesa, sostenuto solo in ristretti circoli intellettuali.
Tra i cattolici liberali italiani il filosofo A. Rosmini (1797-1855) , A. Manzoni (1785-1873), l’abate Lambruschini  (1788-1852).
Meno conflittuale nel mondo della Riforma (che fornì anzi la base ideale agli assetti economici sociali dell’età moderna), il rapporto con le Libertà Moderne (religiosa, di parola, di stampa, di insegnamento) e la laicizzazione  delle istituzioni  politico-economiche fu nel cattolicesimo a lungo improntato a un atteggiamento di assoluta chiusura (dottrina sociale della chiesa) , per l’avvertito pericolo che minasse il tradizionale ordine  e gerarchico cristiano . L’affermarsi del Marxismo e dei totalitarismi portò tuttavia successivamente al riconoscimento delle funzioni di tutela dell’individuo e del pluralismo sociale svolto storicamente dal liberalismo e dall’efficacia del sistema capitalista. Restarono tuttavia le riserve su una concezione dell’uomo e dei suoi rapporti sociali sostanzialmente economicistica e fu ribadita la necessità di inquadrare la garanzia  delle libertà  in un solido contesto giuridico ideale che, preservando anche le ragioni della giustizia e della solidarietà, le ponesse al servizio di una promozione integrale della persona umana e dei popoli.


ANGLICANESIMO

Confessione cristiana che si riconosce nella “ Comunione anglicana”, espressione coniata nel 1885, comprendente circa 70 milioni di cristiani dislocati in 450 diocesi sparse in tutti i continenti. In esse vivono oltre 64.000 comunità locali, in 164 paesi organizzate in 28 chiese indipendenti, nazionali o regionali, chiamate “provincie”. La Comunione anglicana, pur  comprendendo al suo interno una grande varietà di popoli, lingue, culture e regimi politici, costituisce un'unica famiglia mondiale, la cui unità è alimentata da una comune confessione di fede , dall’amore fraterno, dalla lealtà verso le tradizione comuni  e da una pratica assidua di consultazione e aiuto reciproco.
Le Chiese della Comunione anglicana professano la fede cristiana secondo le Scritture dell’Antico e del Nuovo Testamento, espressa nei grandi simboli della Chiesa antica (in particolare quello detto Apostolico e il Niceno-costantinopolitano). Nella loro vita di fede  e di pietà svolge  in ruolo importante il Book of Common Prayer (libro della preghiera comune) , in uso in tutte le chiese . Esse peraltro custodiscono i loro rispettivi caratteri regionali , promuovendo ciascuna forma propria di culto  e di disciplina, che non incrinano la comunione  tra le Chiese, ma la diversificano e la arricchiscano. Una delle caratteristiche principali dell’anglicanesimo  è la  comprehensiveness ( inclusività). Tutte le chiese anglicane sono in comunione, oltre che tra loro, con la sede di Canterbury, il cui arcivescovo viene considerato il centro focale (focus) della comunione e gode di un primato d’onore (primis inter pares) ma non di governo. E’ lui che convoca, ogni dieci anni , le “ conferenze di Lamberth” cui partecipa tutto l’episcopato anglicano , e nelle quali si dibattono i problemi comuni all’anglicanesimo , di natura teologica , etica, liturgica e disciplinare . I pronunciamenti di quest’assise non sono vincolanti per le chiese che , tutte, si autogovernato ; hanno però un indubbio peso morale , di cui le Chiese, nella loro libertà , tengono conto.
Le origini dell’anglicanesimo:
Quest’articolata comunione di nuclei cristiani risale al secolo XVI, ma non trae origine, come altre branche della Riforma dall’iniziativa di teologi e di guide ecclesiastiche . Pur rispondendo alle attese  di parecchi fedeli, ricevette l’impulso determinante dai sovrani inglesi. Enrico VIII /1491-1547) infatti ne pose le fondamenta. Eduardo VI (1537-53) ne fissò le caratteristiche istituzioni, Elisabetta I (1533-1603) la restaurò e la consolidò, dopo la reazione  “cattolica” di Maria Tudor (1516-58). Al tramonto del medioevo in Inghilterra le istanze di rinnovamento nella vita ecclesiastica , lo sviluppo dell’umanesimo, il misticismo diffuso, all’unisono con le tendenze pauperistiche , la schietta vena di pietà popolare, si coagularono attorno a tentativi per allentare , o sciogliere, molti vincoli istituzionali con l’insieme della cattolicità, soprattutto quelli di dipendenza dalla direzione della sede romana. Ciò, del resto, era in linea con la politica adottata dalla monarchia inglese diretta alla ricerca di spazi coloniali e commerciali extraeuropei e di allentamento dei legami con il vecchio continente . Il rifiuto da parte del papa Clemente VII di dichiarare nullo il matrimonio di Enrico VIII non fu che l’occasione per accelerare un processo già da tempo avviato.. Il re, in un’assemblea del 1531, si fece proclamare, seppur con la clausola “nei limiti permessi dalla legge di Cristo” , capo della chiesa d’Inghilterra e, colpito dalla scomunica pontificia , nel novembre 1534, fece approvare dal Parlamento l’Atto di supremazia, che riservava al sovrano i diritti sulla chiesa inglese prima attribuiti al vescovo di Roma. La chiesa Anglicana, ormai stato, restò, durante il regno di Enrico VIII, in larga misura cattolica nella dottrina e nelle strutture (a parte, s’intende, il rifiuto del papato e la secolarizzazione  dei conventi imposta dal sovrano). E’ vero che dopo lo scisma Enrico VIII cercò, in funzione antimperiale , l’appoggio dei principi protestanti riuniti nella Lega di Smalcalda. In questo quadro vi fu anche nel 1535, un incontro tra gli ambasciatori del re inglese e alcuni teologi protestanti (tra cui Zelantone) e parve persino che l’Inghilterra avrebbe aderito alla Riforma. Ma non fu così. Enrico VIII, rimasto intimamente cattolico ancorché scismatico, cancellò questa ipotesi con i sei articoli detti “ del sangue” del 1539, improntati alla più rigida ortodossia cattolica.
E’ soprattutto durante il regno di Eduardo VI che la Riforma fu introdotta nella chiesa d’Inghilterra, grazie all’azione dei due “ protettori del regno” (Edoardo era un bambino di 9 anni) e all’arcivescovo Thomas Crammer. Particolarmente viva  fu l’influenza calvinista sul piano delle dottrine, mentre l’ordinamento della Chiesa rimase episcopale.  Nel 1549 il parlamento attribuì forza  di legge al Libro della Preghiera comune, cioè pubblica , con il quale venne attuata la riforma del culto. Questo libro, che ha subito nel corso dei secoli diversi ritocchi e rifusioni, resta basilare per gli anglicani , non solo per il culto e la pietà ma anche per l’articolazione della fede e l’orientamento etico. Nel 1552 venne redatta una confessione di fede che, successivamente rielaborata  nel 1563, venne approvata dal parlamento del 1571: sono i Trentanove articoli, che rappresentano ancora oggi la piattaforma teologica della Chiesa d’Inghilterra e dell’anglicanesimo.
Pur respingendo la dottrina della transustanziazione, affermano la presenza reale del Cristo nell’eucarestia; sostengono la giustificazione per “sola fede” , ma ribadiscono come  le “buone opere” ne costituiscono la necessaria manifestazione . Sotto un profilo generale , nel testo si possono notare, accanto ad influssi calvinisti, ormai sensibili accenti di distacco dai luterani  su una linea di tendenza  che W. Shakespeare rese in modo suggestivo quando giudicò  “malinconici” i riformatori tedeschi.
Durante i secoli successivi l’anglicanesimo conobbe periodi di grande vitalità, ma anche di crisi, in particolare a motivo del cristallizzarsi di moti centrifughi, quale la fondazione nel 1739 della Chiesa metodista, da parte di John Wesley . Non dimeno salvaguardò robuste nervature  dogmatiche e solidi indirizzi morali , pur mostrandosi disponibile a prudenti adattamenti nelle strutture  e nelle disposizioni disciplinari , Insistette sulla continuità della Chiesa, sull’imprescindibilità della successione episcopale e, conseguentemente sulla necessità della consacrazione  da parte del vescovo per chi celebrasse l’eucarestia. . Le differenti anime della Chiesa anglicana hanno dato vita a tre grandi orientamente: la Chiesa alta ( High Church), caratterizzata da un vigoroso orientamento cattolico, soprattutto in campo liturgico, ma anche in ambito dottrinale; la Chiesa bassa (lov Church) contrassegnata da una forte pietà individuale e da una marcata preoccupazione evangelico-sociale; la Chiesa larga (Broad Church) , di tendenza liberale moderata, sorta verso il 1830 e che manifesta un vivo interesse cristiano-sociale. Nel 1992 anche le donne sono state ammesse  al sacerdozio, non senza contraccolpi e polemiche interne. Rimane tuttavia stabile  il cosiddetto Lamberth Quadrilateral, a sintetizzare i punti di riferimento fondamentali di questa confessione cristiana: la Sacra Scrittura; gli antichi simboli di fede; il battesimo e la cena del Signore; l’episcopato storico. La sensibilità anglicana trova forse adeguata espressione nella premessa del Book of Prayer, laddove viene suggerito che  sempre si deve conservare l’equilibrio giusto mezzo “ fra gli estremi di un rifiuto troppo ostinato  e di una accettazione troppo pronta di qualsiasi trasformazione”

ANGLICATTOLICESIMO
Corrente formatasi nel corso del secolo XIX all’interno della chiesa anglicana, incline a riconsiderare i rapporti con il cattolicesimo romano ed a recuperarne  sia talune formulazioni  dogmatiche-teologiche , sia caratteristici elementi liturgici . Le origini del movimento vanno ricercate in circoli intellettuali attivi nell’università di Oxford  durante la prima metà dell’800. La loro cultura religiosa si nutriva di richiami mistici e di lezioni attinte dall’antica letteratura cristiana. La controtendenza rispetto alle coeve tendenze razionaliste e liberiste appariva nitida, risaltando negli opuscoli che promanavano da questi cenacoli, i Tracts for the Times (Trattatelli per il nostro tempo) , donde la designazione di trattarianismo  attribuita alla corrente . Tali scritti denunciavano il pericolo del decadimento spirituale della Chiesa anglicana, giudicata troppo compromessa con il potere statale e scarsamente sollecita della purezza dottrinale nella professione di fede.
<parallelamente vi si proponeva una specie di “ seconda riforma” , tesa a scoprire la vita media tra protestantesimo e Chiesa latina. Parecchi riadattamenti liturgici rappresentarono la manifestazione più vistosa del riavvicinamento al “ romanesimo” . Se fra i propugnatori  di questo indirizzo taluni, come Newman, passarono alla chiesa cattolica, altri scelsero la via della fedeltà alla tradizione anglicana, come Pusey, autore di profondi saggi teologici. Benché restassero in posizioni minoritarie, gli anglocattolici , grazie anche all’influsso di aderenti prestigiosi quali lord Halifax e T.S. Eliot, rappresentarono un nucleo significativo di animazione spirituale ed ecclesiale.
Questa continua anche ai nostri giorni, irrobustita dal proficuo dialogo interreligiosi.

giovedì 9 gennaio 2014

CHIESE CRISTIANE AUTONOME

CHIESE CRISTIANE AUTONOME

Chiesa dei Fratelli:
Esistono due diverse chiese dei Fratelli , una in America e una in Europa.
La Chiesa dei Fratelli americana (Church of the Brethren) risale storicamente a un gruppo europeo di luterani pietisti che influenzati dai mennoniti, seguivano alla lettera le indicazioni del Sermone sul monte (nonviolenza, rifiuto del giuramento e della guerra ecc..): perseguitati ripararono negli Stati Uniti , dove costituirono  insieme ai Quaccheri e ai Mennoniti, le tre Chiese pacifiste storiche.
La Chiesa dei fratelli europea è sorta sull’onda  del “ Grande risveglio “ del XVIII secolo in Irlanda e in Inghilterra.
L’idea di fondo è che le Grandi Chiese cristiane storiche sono colpevoli di “  Apostasia”, hanno cioè tradito il vero cristianesimo apostolico, che si tratta ora di ripristinare attraverso un’osservanza scrupolosa della Sacra scrittura . Un centro importante si costituì nella città di Plymouth e un esponente di spicco fu J.N. Darby (tanto che i fratelli sono identificati come “plymoutisti” oppure “darbisti”).
In Italia i Fratelli compaiono  verso la fine degli anni 30 dell’800 col nome di “Chiese Cristiane libere” . Il loro maggior rappresentante fu il conte  Piero Guicciardini (1806-86) che, avendo aderito alla fede evangelica nel 1836, fu arrestato nel 1851 ed esiliato. Rientrò in Toscana nel 1859. I Fratelli che si distinguono in “stretti” (più rigidi sul piano dottrinale) o “larghi” (più disponibili al dialogo e all’incontro), si attengono scrupolosamente alla Sacra scrittura che studiano a fondo  e sovente intendono alla lettera. Rifiutano il ministero ordinato e professionalizzato: gli “anziani” che reggono le comunità sono laici, con una professione secolare. Battezzano per immersione solo coloro che, avendo confessato la fede, chiedono personalmente il battesimo (è dunque escluso il battesimo ai bambini). Celebrano la Cena del Signore ogni domenica. Ogni comunità locale si autogoverna, secondo il modello congregazionista. In alcune comunità restano vive alcune tendenze millenaristiche.

Chiesa di Cristo:
Gruppo religioso denominato anche Christian Science (Scienza cristiana) in cui si assegna un enfasi particolare al rapporto fra salute e religione , partendo da un idealismo assoluto, che nega addirittura la realtà del mondo materiale: la persuasione della non realtà della materia, del peccato, della malattia, e della stessa morte libera gli uomini da ogni negatività. Venne fondata nel 1879 dalla statunitense Mary Baker Eddy (1821-1910) . Ispirandosi ai metodi psicoterapeutici del dottor Quimby (morto nel 1866), che era riuscita a guarirla, Mary Baker Eddy elaborò una teoria sul potere curativo insito in ogni individuo. La più alta ed efficace manifestazione di tali capacità si dovevano riscontrare in Gesù Cristo, come effetto della sua fede nel “ pensiero divino”, cioè il padre. Il movimento dalla sede principale, o Chiesa madre, di Boston si è diffuso in varie parti del mondo, soprattutto all’interno delle classi medie e superiori.

Chiesa Neoapostolica:
Formazione cristiana alla cui origine si pone l’iniziativa di Edward Irwing, pastore protestante scozzese (1792-1834). Ravvivando trepide aspettative verso la seconda venuta di Cristo, considerata come imminente, egli costituì una denominazione detta Chiesa Cattolica Apostolica: il primo aggettivo, inteso in senso etimologico, ne indicava la potenziale diffusione in tutto il mondo. Metre il secondo denotava, per la fase fondativi, la presenza caratterizzante  di dodici personaggi autorevoli, chiamati appunto “apostoli”, i quali avrebbero eletto “evangelizzatori” e “ angeli” (corrispondenti ai vescovi), cui era affidato il compito di propagandare e di perpetuare l’originaria ispirazione religiosa. Presto la spinta iniziale si affievolì, e prevalse una forma associativa a forte carica ritualista. In Germania grazie all’opera dell’ “angelo” F.W:Schwartz, assunse un importanza di rilievo e venne chiamata “ “Comunità (o Chiesa) neoapostolica  (Neu apostoliche Germeinde). Di lì si è diffusa in molte parti del mondo. In complesso, la dottrina che la contraddistingue tende a mantenere  il difficile equilibrio fra istanze carismatiche in connubio con quelle vagamente millenaristiche, da un lato, e la stabilità delle strutture ecclesiastiche, dall’altro.

Chiese antiche orientali:
Sono le chiese chiamate anche precalcedoniane, che non hanno accolto le decisioni sulla natura di Cristo dei concili ecumenici di Efeso (431) e di Calcedonia (451), rimanendo legate al nestorianesimo, secondo il quale in Cristo sarebbero due persone, una divina e una umana (dottrina cristologia che professa la presenza in Cristo di due nature e due persone, la cui unione ha un carattere puramente morale o psicologico, ma non ontologico.Tale orientamento dottrinale viene fatto risalire a Nestorio, vescovo di Costantinopoli dal 428), o al monofisismo, che afferma in Cristo soltanto la natura divina , dalla quale è stata assorbita quella umana (Concezione cristologia che riconosce “una sola natura” nell’unione di divino e umano in Cristo; in senso più lato, la tendenza a ridurre l’aspetto umano o quello divino del mistero del Cristo. La credenza monofisita più nota prese le mosse dal pensiero di Cirillo d’Alessandria). Esse sono: la Chiesa Assira dell’Oriente, la Chiesa Apostolica Armena, la Chiesa Copta Ortodossa, la Chiesa Etiope Ortodossa, la Chiesa Siro Ortodossa, la Chiesa Siro Ortodossa del Malabar in India. Sorte ai confini orientali dell’impero romano e in opposizione al dominio dell’impero Bizantino, queste chiese, con a capo Katholikos, si caratterizzano per l’accentuazione dell’autonomia  ecclesiastica , la simbiosi con la cultura e la lingua del popolo che hanno improntato di se il culto.

Chiesa Assira dell’Oriente o Caldea:
Il nome Caldea deriva dalla regione persiana in cui si sono rifugiati i cristiani nestoriani perseguitati dall’impero romano. Nel 424 si dichiarò indipendente nei confronti della Chiesa di Antiochia e stabilì la propria sede a Seleucia Ctesifonte. Nei secoli VI-VIII svolse un’intensa attività missionaria in India e in Cina. Oggi gli adepti di questa Chiesa si trovano in Irak, Iran, Siria e Libano. Utilizzano liturgie di ispirazione nestoriana, in siriano antico. Il Katholikos ha sede in Iran.

Chiesa Apostolica Armena:
La Chiesa Armena costituitasi nel secolo IV per opera di S. Gregorio l’illuminatore, nel 451 aderì al monofisismo per ribadire l’autonomia nei confronti delle sedi ecclesiastiche di Cesarea in Cappadocia e di Antiochia. Il centro spirituale degli Armeni è Etchmiadzin, dove si trova la sede del supremo Katholikos. Altre sedi con a capo un Katholikos si sono create a Gerusalemme per la Giordania e la Palestina; a Beirut per la Cilicia, il Libano e la Siria; a Costantinopoli per la Turchia.

Chiesa Copta Ortodossa:
Ha origine nel gruppo di vescovi dell’Egitto (copto significa “antico egizio”) , che sostenne tesi monofisite al concilio ecumenico di Calcedonia (451). Nel secolo VI i copti si organizzarono come gruppo ecclesiale autonomo, grazie anche all’opera del vescovo Giacomo Baradai di Edessa (451-578) e si staccarono progressivamente sia dalla chiesa bizantina, sia da quella di Roma. La conquista araba dell’Egitto favorì tale autonomia. La sede centrale si trova al Cairo. Il capo della chiesa Copta ortodossa porta il titolo di “ papa di Alessandria e patriarca della sede di San Marco”.

Chiesa Etiope Ortodossa:
Organizzata nel secolo IV grazie all’opera missionaria di Frumentius (primo vescovo etiope consacrato dal patriarca Atanasio di Alessandria per Axum) , nel secolo VIII si allontanò dall’imperobizantino e accettò il monofisismo. Fino al 1951 ricevette vescovi e sacerdoti dal patriarcato di Alessandria della chiesa Copta Ortodossa. Nel 1958 divenne patriarcato autocefalo. La sua sede centrale si trova ad Addis Abeba.
Chiesa Siro Ortodossa:
Chiesa nestoriana separatasi nel 451 dal Patriarcato di Antiochia,viene chiamata anche Chiesa Sirogiacobita , dal nome del vescovo Giacomo Baradai che ha svolto un ruolo importante nella sua organizzazione verso l’anno 450. Celebra la liturgia detta di San Giacomo, il lingua siriana. Dal 1959 ha la sede a Damasco.

Chiesa Siro Ortodossa del Malabar, India

Fondata da missionari della chiesa Siro Ortodossa, dal 1912 esiste come patriarcato autocefalo, con sede a Kottayam , nello stato indiano del Kerala.

Chiese Ortodosse Orientali:
Insieme di Chiese che confessano la fede apostolica  così come è formulata dai primi sette concili, gli unici  che riconoscono ecumenici. Utilizzano il rito liturgico bizantino  nelle lingue dei singoli  popoli e si organizzano secondo i principi dell’autonomia  e dell’autocefalia .. Vengono chiamate anche le chiese bizantine greco ortodosse.


COPTI

COPTI

Originariamente il termine Copti designava, nella nomenclatura araba (Quibt), gli Egiziani in quanto distinti dagli invasori musulmani; in seguito, verificatesi la progressiva assimilazione da parte egiziana della cultura e della religione islamica, passò ad indicare gli aderenti all’antico credo cristiano. Dal punto di vista del generale ordinamento ecclesiastico, la Chiesa Copta seguì le vicende del patriarcato di Alessandria, che sostenne il monofisismo staccandosi polemicamente, in particolare dopo il Concilio di Calcedonia, dalle posizioni di Costantinopoli. Il distacco facilitò la conquista musulmana, consolidatasi progressivamente e radicatasi nel paese. I copti, a tratti perseguitati e più spesso tollerati in configurazioni giuridiche che garantivano loro discreta autonomia, accentuando la separatezza dal resto del mondo cristiano, pur non rinunciando, durante il Medioevo, ad emigrare in piccoli gruppi sulle sponde dell’Atlantico. Dopo l’ascesa al trono della dinastia di Mehmet Alì (1805) , nella popolazione copta sorsero vivaci correnti intellettuali, che fra l’altro rappresentarono un filone non trascurabile all’interno del moto nazionalista egiziano, sfociato, dopo l’ultima guerra mondiale, nell’indipendenza della nazione.

Attualmente i fedeli copti possono essere calcolati intorno ai 7 8 milioni; dimorano prevalentemente nell’alto Egitto, anche se il Patriarca Copto di Alessandria risiede abitualmente al Cairo. Una piccola chiesa “ cattolica” copta di circa 100.000 effettivi , con tre vescovi, è unita alla sede romana.

sabato 4 gennaio 2014

MORMONI

MORMONI

I Mormoni sono una comunità religiosa di matrice cristiana (con forte componente veterotestamentaria) , che però coltiva credenze e dottrine estranee alla rivelazione biblica. . Il nome ufficiale della comunità “Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli ultimi giorni”, ne rileva l’indole e l’autocoscienza. Essa si considera la Chiesa di Gesù Cristo, che è venuta meno per la sua infedeltà subito dopo i tempi apostolici ed è riapparsa sulla terra nel 1830 per iniziativa divina, attuata mediante Joseph Smith (1805-1844) , nato a Sharon, negli Stati Uniti. La fertile religiosità di Smith si nutriva soprattutto di visioni e rivelazioni. Nel 1829 in una di queste egli ritenne di avere ricevuto una sorta di investitura apostolica e con essa il sacerdozio di Melchisedek, il misterioso” re di Salem” che benedisse Abramo. Nel 1830 fondò una chiesa e la organizzò gerarchicamente, seguendo le “rivelazioni” che di volta in volta riceveva. L’Humus culturale in cui la comunità mormone è sorta è quello incandescente del “risveglio” americano, con il suo fervore religioso alimentato anche dall’esperienza della “frontiera” e della ricerca vissuta da molti come epopea biblica, di una terra promessa in cui insediarsi. In questo clima è facile che le speranze diventino visioni, i sogni profezie e le attese rivelazioni. Ma ciò che caratterizza i Mormoni è che in loro una viva coscienza millenarista (essi sono i Santi, cioè gli eletti, degli ultimi giorni, che costituiscono già la comunità escatologica) si abbina ad uno spiccato interesse per le origini, tra loro strettamente intrecciate, dell’America e della comunità mormone. Secondo il Libro di Mormon, che vuol essere la Sacra Scrittura dei primi abitatori dell’America” , la loro storia iniziò ben prima che essa venisse “scoperta” dagli europei. Una prima immigrazione dalla Palestina ebbe luogo già dopo l’episodio della torre di Babele. Intorno al 600 a.C. giunsero dalla Palestina i nefiti, in mezzo ai quali Gesù risorto apparve, predicò (ripetendo il Discorso della Montagna), chiamò 12 apostoli e istituì la Santa cena. Qui sorse il profeta Mormon , il cui libro, scritto su lamine d’oro, venne completato e poi sepolto dal figlio Moroni  nel 421 d.C. . Moroni ne rivelò l’esistenza e l’ubicazione a Smith, che lo tradusse nel 1830. L’idea di fondo dell’opera  (a parte la stravaganza dei suoi contenuti) è che l’America non è culturalmente e spiritualmente figlia dell’Europa, ma al contrario affonda , come questa, le sue radici direttamente nella storia dell’Antico Testamento. L’autonomia delle originasi invera nella consapevolezza di un compito: l’America ha una missione da svolgere, e i mormoni se ne fanno portavoce. La comunità mormone si consolidò dopo la morte violenta di Smith (che fu assassinato insieme a suo fratello), grazie all’opera di Brigham Young (1801-77) , che assicurò anche l’insediamento dei mormoni nello stato dell’Utah. La pratica della poligamia, che caratterizzò i mormoni all’inizio, venne abbandonata nel 1890. Oggi i mormoni sono molto esigenti sul piano morale, praticano la decima, rifiutano il vino e il tabacco, celebrano la cena con pane e acqua, svolgono un’intensa attività sociale.

ORTODOSSI

ORTODOSSI

Ortodossia è il termine con cui comunemente si designa nel suo insieme la Chiesa ortodossa, ossia la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica che è in Oriente e che esiste dal giorno della Pentecoste.
Il nome ortodossia (dal greco orthòs:retto, e doxa : opinione) ha il senso di retta fede, retta glorificazione (retto culto) .
Dopo lo scisma , o separazione,, del 1054 la Chiesa occidentale si fa chiamare cattolica, la Chiesa orientale preferisce chiamarsi , ortodossa , con particolare riferimento all’insegnamento dei sette concili ecumenici celebrati tra il 325 e il 787. La chiesa Ortodossa viene pure detta Chiesa orientale  in riferimento alla sua diffusione nell’area geografica del l’ex impero romano orientale , poi bizantino.
Le chiese che nei secoli V e VI, dopo il concilio di Calcedonia (451) , si sono organizzate fuori dalla comunione con la chiesa di cultura greco-romana vengono chiamate Chiese antiche orientali , o precalcedonesi. Le due famiglie di Chiese orientali , calcedonesi e precalcedonesi, hanno raggiunto convergenze in materia di fede e studiano la modalità con la quale riprendere ufficialmente la comunione.
Il primo millennio della comune storia cristiana  è il periodo delle persecuzioni, dell’espansione e dell’organizzazione della Chiesa. Esso registra la formulazione  della fede nei dogmi  dei sette concili ecumenici e la definizione del culto, la formazione della pentarchia (struttura ecclesiale costituita attorno a cinque sedi principali : Roma, Costantinopoli, Alessandria, Antiochia, Gerusalemme) , uno stretto rapporto tra la Chiesa e l’Impero diventato cristiano.
Lo scisma del 16.7.1054  fu il risultato di un processo di estraniamento che cominciò nel secolo  VII. Nel 691-692 la Chiesa Bizantina celebrò il concilio  Trullano, che con i suoi 102 canoni realizzò una vera e propria riforma, non recepita dall’Occidente.
L’indebolimento dell’impero bizantino di fronte all’avanzata degli arabi musulmani ne minò la funzione di difensore dell’Occidente dalle invasioni. L’incoronazione (800) di Carlo Magno a imperatore del Sacro Romano Impero, sorto in occidente anche in opposizione a quello bizantino e che si riteneva  legittimo erede  della romanità, pose le premesse dello scisma, in quanto si rompeva l’unità politica  della cristianità ed entrava in crisi la concezione secondo la quale l’unico regno celeste doveva corrispondere un unico regno terrestre.
Sul piano teologico lo scontro Oriente Occidente si acutizzò con la questione  del Filioque. La differente visione della Trinità che la formula del Ffilioque  implicava  pesò notevolmente  anche nella bolla  di scomunica  di Papa Leone IX nel 1054 contro il patriarca di Costantinopoli Michele Cerulario e i suoi fedeli , accusati di avere tolto il Filioque dal Credo. Il patriarca a sua volta ritorse  la scomunica contro la chiesa romana. Le differenze teologiche invocate nel momento dello scisma  furono il primato del papa. Il Filoque e il Purgatorio, tuttora non riconosciuti dagli ortodossi; l’uso per l’eucarestia del pane lievitato in Oriente e del pane azzimo in Occidente.
La separazione venne resa definitiva dalla IV crociata  del 1204, dirottata contro Costantinopoli non solo per depredarla economicamente e occuparla politicamente , ma anche per imporre il rito e la giurisdizione latina  sulla chiesa bizantina, Le due parti del mondo cristiano diventeranno due Chiese.
L’impero di Bisanzio incominciò ad essere sottoposto alla terribile pressione dei turchi. In questi secoli di difficoltà della Chiesa ortodossa, furono celebrati dei concili per ricomporre l’unità tra le Chiesa greca e latina.  I più importanti furono i concili di Lione (1274) e di Ferrara Firenze (1438-1439).Essi mostrarono che l’idea di una sola chiesa  era ancora viva, ma il desiderio di comunione  non si realizzò, perché le motivazione degli incontri erano politiche più che teologiche: ottenere aiuti economici e militari per far fronte al pericolo turco. Ma gli aiuti non arrivarono e Bisanzio fu sconfitta dall’impero Ottomano.
Nei secoli XV-XVIII , dopo la caduta dell’impero Bizantino, le chiese Ortodosse risentirono l’oppressione di uno Stato la cui fede era l’Islam. Il Patriarca ortodosso di Costantinopoli venne nominato “etnarca “ cioè capo dei Cristiani considerati una sola nazione, non per ragioni etniche, ma a causa dell’appartenenza alla stessa religione. La chiesa assunse il compito di conservare la coscienza etnica dei popoli ortodossi soggiogati ai turchi . Il regime islamico proibiva  il proselitismo e puniva  la conversione di un  musulmano  al cristianesimo alla pena capitale . Ai cristiani invece si chiedeva  di rinnegare la propria fede  per potere occupare  posti nell’amministrazione pubblica . Mentre il patriarca di Costantinopoli acquistava prestigio, quelli di Alessandria, Antiochia e Gerusalemme perdevano di importanza.
Anche i paesi ortodossi  si confrontarono con la riforma  protestante e con la Controriforma  cattolica. Alcuni gruppi di fedeli ortodossi vennero distaccati dalle loro chiese e formarono  Chiese cattoliche di rito orientale o “ uniate” in Ucraina, Transilvania, Cecoslovacchia e nel patriarcato di Antiochia.
Il risveglio delle nazioni nei secoli XIX-XX non rimase senza conseguenze nella vita delle chiese ortodosse. Nel 1821 i greci ottennero la liberazione dai turchi e rifondarono il loro stato. Con il crollo dell’impero Ottomano e dell’impero Austro-Ungarico si formarono nuovi stati, le cui chiese reclamarono la piena indipendenza ecclesiastica, o autocefalìa,( caratteristica delle chiese ortodosse orientali consistente nel fatto che sebbene  in comunione con Costantinopoli, ogni chiesa nazionale non ne è però dipendente ma è retta dal proprio sinodo) dal Patriarcato di Costantinopoli.
A una difficile prova le chiese ortodosse furono sottoposte quando dal 1917-18 nei paesi dell’Unione Sovietica, e nel 1944-45 nei paesi dell’Europa orientale, quando si trovarono a confrontarsi con l’ateismo di stato dei regimi comunisti. La situazione generale, pur diversa da paese a paese fu caratterizzata da limitazioni della libertà religiosa. Oppressione dei fedeli e del clero. La creazione nel 1948 del Consiglio Ecumenico delle Chiese, a cui nel 1961 aderirono anche le chiese dell’Europa orientale, rese possibile la testimonianza della difficile esperienza pastorale ortodossa.
Dopo il crollo dei regimi comunisti nel 1989 le chiese ortodosse godono di libertà, ma hanno oggettive difficoltà nello svolgimento della loro attività. Essi risentirono della crisi materiale generale nei paesi passati dall’economia socialista a quello di libero mercato. Non hanno l’esperienza necessaria per gestire la libertà, fanno fatica a liberarsi della paura, ma hanno mostrato un vero fervore spirituale, organizzativo e missionario.
Sono state rifondate strutture annullate: diocesi, parrocchie, seminari, facoltà di teologia. Le Chiese ortodosse, quali chiese nazionali, pur rispettando la formula bizantina della “ sinfonia” tra Chiesa e Stato, intendono affermare la loro autonomia per evitare ingerenze dannose e limitanti.
Sul piano ecumenico si è verificata una certa tensione, che si sta attenuando. Dopo avere collaborato per l’abbattimento dei regimi comunisti, le diverse realtà religiose hanno sentito il bisogno di affermare la propria identità e si sono trovate in conflitto tra loro.
I conflitti più dolorosi sono stati creati dal proselitismo delle sette occidentali o asiatiche, che trattano i paesi dell’Europa dell’Est come terra di missione, come se paesi con regimi comunisti tutta la gente fosse diventata atea. I primati ortodossi, riuniti a Costantinopoli , il 5.3.1992 hanno protestato contro questa attività missionaria che va a “ detrimento dell’anelato cammino verso l’unità dei cristiani”:
Oggi la chiesa Ortodossa si presenta organizzata in 15 chiese indipendenti fra di loro, che confessano la stessa fede, celebrano la stessa liturgia e si organizzano secondo gli stessi principi canonaci. Appartengono alle culture greca, slava, romena, araba e si inseriscono sempre di più nelle culture dei paesi occidentali dove si organizzano come diaspora.









LA PRINCIPALI CHIESE ORTODOSSE

Patriarcato di Costantinopoli: Con sede a Fanar-Istambul, in Turchia. Occupa il primo posto di onore tra le Chiese ortodosse, conformemente ai canoni 3 del concilio ecumenico di Costantinopoli (381) e 28 del concilio ecumenico di Calcedonia (451). Ha giurisdizione su metropolie in Turchia, nel Dodecaneso e nel Monte Athos, in Europa, America, Asia, Australia, Nuova Zelanda ed Estremo Oriente, con 42 diocesi, 105 metropoliti e vescovi (nel 1955) , circa 1500 sacerdoti e circa 3.500.000 fedeli. Nella liturgia utilizza la lingua greca.

Patriarcato greco ortodosso di Alessandria: Con sede in Alessandria d’Egitto. Occupa il secondo posto di onore tra le Chiese ortodosse, conformemente al canone 28 del concilio di Calcedonia (451). Ha giurisdizione su metropolie in Egitto e in tutta l’Africa con 13 diocesi, 18 metropoliti e vescovi, 160 parrocchie e 350.000 fedeli . Molto vive le missioni in Sudan, Libia , Camerun, Tanzania, Sudafrica, Uganda, Kenia, Zaire e Ghana. La liturgia viene celebrata in greco, arabo e nelle lingue africane.

Patriarcato greco ortodosso di Antiochia: Con sede  a Damasco in Siria. Menzionato dai canoni 6 del concilio di Nicea (325), 3 del concilio di Costantinopoli (381) e 28 del concilio di Calcedonia ($%!) Ha giurisdizione in Siria, Libano, Irak, Kuwait, Stati Uniti, America Meridionale. Uuropa, con 17 diocesi, 34 metropoliti e vescovi, 520 parrocchie , circa 1.500.000 fedeli.

Patriarcato di Gerusalemme: Con sede in Israele. Elevato alla dignità patriarcale dal Concilio di Calcedonia (451). Ha giurisdizione in Palestina, Giordania e sul monastero di S. Caterina del Monte Sinai, con 3 diocesi, 21 metropoliti e vescovi, 60 parrocchie 2 260.000 fedeli, in maggioranza arabi. Lingue liturgiche: greco e arabo.

Patriarcato di Mosca: Con sede a Mosca in Russia. Chiesa diventata autocefala nel 1448 è stata elevata alla dignità patriarcale nel 1589. Soppresso da Pietro il Grande, che mise a capo del santo sinodo un rappresentante dello stato, il patriarcato russo viene ripristinato  nel 1917-18. Ha giurisdizione in Russia e sulla chiesa autonome dell’Ucraina, Bielorussia, Estonia, Lituania , Kazakistan e in diaspora, con circa 120 diocesi, 150 metropoliti e vescovi 14.000 parrocchie, circa 120.000 fedeli. La lingua liturgica: lo slavo ecclesiastico, ma anche le lingue dei diversi popoli.

Patriarcato di Serbia: Con sede a Belgrado. In seguito alla guerra balcanica del 1877-78, nel 1879 diventa chiesa autocefala e nel 1920 viene elevato alla dignità patriarcale. Ha giurisdizione sui serbi ortodossi in Serbia, Bosnia, Croazia e diaspora, con 36 diocesi, 35 metropoliti e vescovi, 2270 parrocchie, circa 10 milioni di fedeli. Nella liturgia utilizza lo slavo ecclesiastico, il serbo e le lingue occidentali.

Patriarcato di Romania: Sede Bucarest. Chiesa autocefala dal 1885, elevata alla dignità patriarcale nel 1925. Ha giurisdizione in Romania e su fedeli rumeni in : Repubblica Moldava, Ungheria, Iugoslavia, Europa, USA e Canada, con 24 diocesi, 32 metropoliti e vescovi, 85.000 parrocchie , 19.800.000 fedeli. La lingua liturgica è il rumeno.

Patriarcato della Bulgaria: Sede a Sofia. Chiesa autocefala dal 1872, elevata al rango di patriarcato nel 1953. Ha giurisdizione in Bulgaria e sui bulgari della diaspora con 13 diocesi, 25 metropoliti e vescovi, circa 9 milioni di fedeli. Utilizza nel culto  lo slavo e il bulgaro.


Patriarcato della Giorgia: Sede a Tiblisi. Chiesa fondata nel secolo V nell’orbita di Antiochia, con autocefalia riconosciuta nel 556, nel 1953 dal Patriarcato di Mosca e nel 1990 dal patriarcato di Costantinopoli; è stata elevata a patriarcato nel 1918. E’ organizzata in 15 diocesi in Georgia e nella diaspora, con 15 metropoliti e vescovi, 80 parrocchie e 3 milioni di fedeli. Celebra in Georgiano e talora in slavo ecclesiastico.

Chiesa di Cipro: Sede a Nicosia  . Chiesa autocefala dal 431, elevata al concilio di Efeso (431)  al rango di arcidiocesi. Organizzata in 6 diocesi, con 7 metropoliti e vescovi 650 parrocchie e 445.000 fedeli.

Chiesa di Grecia: Sede ad Atene. Autocefala dal 1850. organizzata in 82 diocesi, con 98 metropoliti e vescovi e 9 milioni circa di fedeli in Grecia. I greci di Creta e della diaspora si trovano sotto la giurisdizione del Patriarcato di Costantinopoli. La liturgia è il greco ecclesiastico.

Chiesa ortodossa di Polonia: Sede a Varsavia,Riconosciuta autocefala nel 1924 dal Patriarcato di Costantinopoli e nel 1948 dal Patriarcato di Mosca. Ha giurisdizione in Polonia e nella diaspora, con 6 diocesi, 6 metropoliti e vescovi, 250 parrocchie e circa 1 milione di fedeli . Lingue liturgiche: lo slavo e il polacco.

Chiesa della Cechia e della Slovacchia: Sede a Praga. Riconosciuta autocefala nel 1923 da Patriarcato di Costantinopoli e nel 1951 dal Patriarcato di Mosca . Dopo la separazione tra Cechia e Slovacchia nel 1993, in ognuno dei nuovi stati si organizza una metropolia con due diocesi ognuna sotto la guida del metropolita di Varsavia. Il totale dei fedeli è stimato in cira 150.000. Nel culto utilizza le lingue: slava, ceca, slovacchia, ucraina.

Chiesa di Albania: Sede a Tirana. Autocefala dal 1937, abolita con tutte le realtà religiose  dal regime comunista nel 1967, è stata restaurata nel 1991. Organizzata in 4 diocesi, con un metropolita greco e circa 6000.000 fedeli.

Chiesa ortodossa della Fillandia: Fondata in seguito all’opera missionaria di monaci russi del monastero di Valamo, nel 1923, divenne autonoma sotto la giurisdizione del Patriarcato di Costantinopoli, situazione riconosciuta nel 1958 anche dal patriarcato di Mosca. Organizzata in 3 diocesi , con 4 metropoliti e vescovi e circa 60.000 fedeli. Negli incontri ecumenici  i rappresentanti di questa Chiesa autonoma appaiono fra quelli delle chiese autocefale.

Chiesa ortodossa della Macedonia: Sede a Skoplie. Organizzata in 5 diocesi, una delle quali in Australia, con 7 metropoliti e circa 2 milioni di fedeli, si è staccata dal patriarcato serbo e si è dichiarata autocefala nel 1967, ma non è ancora riconosciuta tale dall’insieme  delle Chiese Ortodosse.

Chiesa ortodossa d’ America: Non è riconosciuta ufficialmente dall’insieme delle chiese ortodosse, ma è stata dichiarata autocefala nel 1970 dal patriarcato di Mosca. Ha sede a New York ed è organizzata in 13 diocesi, compresa una di albanesi, una di bulgari, e una di romeni, con un totale di circa 1 milione di fedeli.







mercoledì 1 gennaio 2014

PROTESTANTI

PROTESTANTI

Accanto all’ortodossia e al cattolicesimo romano, il protestantesimo è la terza grande famiglia e comunione cristiana  sin qui apparsa sul palcoscenico della storia ; è un modo di essere cristiani, un tipo particolare di cristianesimo storico. Ques’ultimo sta del resto vivendo nel nostro tempo nuovi processi di inculturazione nelle culture africane e asiatiche, da cui sicuramente emergeranno, in  n futuro più o meno prossimo, tipi di cristianesimo diversi da quelli fin qui conosciuti. Il cristianesimo è uno ma fin dall’inizio molteplice: unità e diversità lo caratterizzano già nel secolo apostolico.
Il protestantesimo è anch’esso, come il cristianesimo, multiforme. E’ sostanzialmente unitario nei principi costitutivi della fede  e nelle linee di fondo della vita cristiana personale  e comunitaria , ma esiste in una pluralità di chiese o” denominazioni” (così vengono tradizionalmente chiamate nel mondo anglosassone , soprattutto americano) , autonome sul piano organizzativo ma variamente collegate le une alle altre mediante consigli di chiese regionali o nazionali, oltre che nelle rispettive alleanze o federazioni confessionali, e nel consiglio ecumenico delle Chiese con sede a Ginevra..
Il termine protestantesimo  deriva dalla protestatio (latino: protesta, rimostranza) elevata nel corso della seconda dieta (parlamento) dell’impero, convocata da Carlo V a Spira nell’aprile del 1529, quando venne revocata la decisione della dieta  precedente ( anch’essa avvenuta a Spira, tre anni prima, nel 1526)  di lasciare l’autorità politiche di ciascun territorio dell’impero in attesa della convocazione di un consiglio generale, libere di autorizzare oppure no la predicazione evangelica e di attuare le riforme che essa comportava. Cinque principi elettori e i rappresentanti di 14 città che avevano  aderito alla Riforma protestarono per ben tre volte ( ma invano: le loro dichiarazioni scritte vennero tutte respinte) contro la revoca decisa dalla dieta. Nella terza dichiarazione del 29 aprile 1529 si legge tra l’altro: “… Nelle cose che riguardano la gloria di Dio e la salvezza delle nostre anime e la beatitudine eterna, ciascuno deve stare davanti a Dio e rendergli conto per se stesso…Poiché questa terza notificazione delle nostre vibrate rimostranze non trova possibilità di accoglienza, noi protestiamo  e attestiamo davanti a Dio…e altresì davanti a tutti gli uomini  e a tutte le creature , che noi non consentiamo e non accettiamo  in alcun modo , tanto per noi quanto per i nostri (sudditi) , la delibera proposta  e a tutte quelle cose che sono contrarie a Dio , alla sua santa Parola, alla salvezza e alla buona coscienza  di noi tutti  e anche al decreto della dieta imperiale  di Spira citata prima…”.
Dal noi protestiamo pronunciato a Spira nel 1529 proviene il termine protestantesimo, che descrive dunque un atteggiamento di resistenza e opposizione sia  a leggi, norme o volontà che pretendano coartare o violare la coscienza dei singoli in materia di fede  negando la sua autonomia davanti a Dio, al quale solo ciascuno deve rispondere, sia a forme ecclesiastiche o civili di governo che limitino la libertà della Parola di Dio vietandone l’annuncio o non si sottomettano alla sua autorità, aggirandola in un modo o nell’altro.
Questo atteggiamento di resistenza a un imposizione ritenuta ingiusta è lo stesso che tenne Lutero alla dieta di Worms nel 1521. All’imperatore e alle massime autorità politiche e religiose dell’Europa d’allora che gli imponevano di ritrattare , egli rispose:” A meno che io non venga contraddetto con testimonianze della scrittura o evidenti argomenti di ragione , poiché non credo al papa o ai concili soltanto, essendo chiaro che essi  si sono sovente sbagliati e contraddetti, sono soggiogato dalle parole  della Scrittura che ho citato . E fino a che la mia coscienza è prigioniera della parola di Dio non posso ene voglio ritrattare , perché è sconsigliabile e pericoloso per la salvezza fare qualcosa contro la coscienza. Dio m’aiuti . Amen”
Questa dichiarazione di Luteropuò essere considerata l’atto di nascita del protestantesimo. Ma quella che a Worms era la protesta solitaria di una persona è diventata a Spira una voce corale di una comunità di Chiese. Queste chiese, un anno più tardi presenteranno all’imperatore Carlo V, nella dieta di Augusta del 1530, la loro confessione di fede (perciò chiamata Augustana), scritta da Melantone .
Ma nella dieta di Augusta vennero presentate all’imperatore altre due confessione di fede protestanti: : la fidei ratio di Zwingli, riformatore di Zurigo, e la Tetrapolitana  di Bucero, riformatore di Strasburgo, insieme ad altre città della Germania meridionale. Come si vede, il protestantesimo nascente assunse fin dall’inizio forme  e fisionomie diverse , con diversi profili teologici.
Su qualche punto le differenze divennero anche divisioni: sulla questione della cena  del Signore, per esempio, Lutero e Zwingli diedero spiegazioni divergenti su come Cristo è presente nella cena e, dopo un tentativo non riuscito di giungere ad un accordo con il colloqui di Marburgo del 1529, si separarono. Solo nel 1973, con la concordia di Leuenberg, i loro discendenti, cioè le chiese Luterane e riformate d’Europa , hanno ritrovato e ristabilito tra loro la piena comunione ecclesiale..
Nel XVI secolo il protestantesimo prese corpo in due confessioni distinte: quella luterana e quella Zwinggliana-calviniana (detta riformata) . Ma accanto e insieme a loro e con loro variamente collegati e intrecciati si manifestarono  più o meno contemporaneamente  altri due tipi di riforma religiosa (che possono anche essere considerate due forme sui generis  di protestantesimo ) l’anglicanesimo, cioè la riforma inglese , in cui operano molti fermenti calviniani , anche se la struttura della chiesa  è rimasta episcopale  e se, sul piano liturgico , il culto e la pietà hanno largamente conservato  le loro forme tradizionali ; e l’anabbattismo , cioè la Riforma radicale, che in nome di una fedeltà anche alla lettera della Scrittura esigeva  una rottura netta con la tradizione cristiana medioevale (espressa con il rifiuto di praticare il battesimo dei bambini) e una dissociazione completa della “ società cristiana” con tutte le sue ambiguità (espressa con il rifiuto di ricoprire cariche pubbliche e di assumere impegni politici come cristiani) Il rapporto fra cattolicesimo, luteranesimo e calvinismo da un lato, e anabattismo dall’altro, fu conflittuale: gli anabattisti furono perseguitati da tutti e il numero dei loro martiri fu elevato.
Nel XVII secolo il protestantesimo dette vita al grande fenomeno  puritano , dalla cui matrice particolarmente feconda germinarono diversi importanti movimenti (che presto divennero chiese) . come quello battista, quello congregazionalista e, benché di proporzioni più ridotte, quello quacchero . Nel XVIII secolo fiorì il metodismo, che con la sua passione, per l’evangelizzazione popolare e per la formazione e mobilitazione del laicato, si è diffuso a macchia d’olio in tutto il mondo anglosassone. L’Ottocento protestante fu caratterizzato  da un lato dal fenomeno del “ Risveglio” manifestatosi, con effetti più o meno dirompenti, in tutte le chiese, e dall’altro da un forte impulso all’azione missionaria su scala mondiale.
Nel XX secolo sono sorti in seno al protestantesimo due grandi movimenti che fino a oggihanno seguito percorsi paralleli, diventando però entrambi realtà ormai presenti su scala mondiale: il movimento ecumenico e il movimento pentecostale.
Il protestantesimo non ha dato vita soltanto a un nuovo modello di Chiesa cristiana, ha anche svolto direttamente  o indirettamente un ruolo di primo piano nella formazione del mondo moderno. Calvino è stato chiamato, non a torto, fondatore di una civiltà. In altre parole: il protestantesimo è certo anzitutto un movimento di fede e una confessione religiosa, ma è anche un fenomeno storico più vasto e complesso, una cultura, potremmo dire, capace di forgiare i caratteri delle persone (mentalità, atteggiamento, comportamenti, che persino in contesti sociali secolarizzati possono agevolmente essere individuati e ricondotti alla loro matrice protestante)  e di permeare intere comunità e società. In questo quadro, due questioni in particolare  possono essere menzionate: il rapporto tra protestantesimo e capitalismo, e quello tra protestantesimo e democrazia.
Riguardo alla prima, è senz’altro plausibile la tesi secondo cui, mutatis mutandis, Calvino è stato per la borghesia emergente del XVI e XVII secolo qualcosa di analogo a quello che Marx è stato per il proletariato industriale del XIX secolo: uno e l’altro, benché in modi profondamente diversi, hanno dato alle due “nuove classi” dell’Europa moderna coscienza del loro fondamentale ruolo storico. Il puritanesimo poi, con il suo rigore etico, la sua concezione vocazionale del lavoro e il suo stile di vita austero e frugale, senza sprechi ne lusso, incline al risparmio ma non al consumo, produttore di ricchezza non da scialare ma da investire , ha senza dubbio contribuito ad accelerare la crisi definitiva del sistema economico feudale e ha favorito la vittoria del capitalismo, agendo soprattutto sul suo “ spirito”.
Per quanto concerne invece il nesso tra protestantesimo e democrazia, è particolarmente evidente nel calvinismo; il cui ordinamento ecclesiastico (detto “ presbiteriano” nel mondo anglosassone, essendo il presbiterio , cioè l’organo responsabile di un gruppo di comunità vicine, la sua unità di base)  prevede soltanto forme di governo collegiali sia a livello sociale (concistoro) sia a livello regionale e nazionale (sinodo): il potere non risiede più nel ministro ma nell’assemblea dei credenti che in ubbidienza alla Parola di Dio, è in prima persona responsabile della vita della Chiesa in tutti i suoi aspetti. Anche sul piano dottrinale il protestantesimo esclude una concezione autoritaria della verità cristiana. Non c’è un magistero infallibile, c’è lo spirito che guida la Chiesa e la comunità raccolta intorno alla Parola di Dio, in tutta la verità, suscitando per così dire dal basso, attraverso l’ascolto  condiviso della Scrittura  e il confronto reciproco , il consenso della fede , Ha luogo insomma una sorta  di democratizzazione del sapere evangelico.
La fede protestante, infine è quella forgiatasi nell’esperienza della Riforma del XVI secolo , arricchita dai vari apporti  maturati lungo la sua storia  ( in questo secolo soltanto ci sono stati quelli decisivi di Barth, Tillich e Bonhoeffer, per limitarci ai maggiori) , ed è oggi vissuta nell’orizonte della pratica e della speranza ecumenica.
I protestanti nel mondo sono circa 300 milioni e in Italia vive quella che può essere considerata la Chiesa protestante (essendo nata nel XII secolo) più antica del mondo: la chiesa Valdese.


TESTIMONI DI GEOVA

TESTIMONI DI GEOVA

Setta nord americana fondata nel 1878 da Ch. T. Russell (1852-1916), commerciante di Pittsburgh, prima presbiteriano poi avventista. Il suo successore J.F. Rutherford (1869-1942) diede grande impulso al movimento che nel 1931 assunse l’attuale nome ( il nome di Dio, Geova, è ritenuto indispensabile per essere salvati; si tratta della pronuncia del tetragramma  ebraico JHWH in Jehowah, in italiano Geova, e non in Jahweh come gli studi biblici affermano).
L’attesa di una prossima fine è l’elemento centrale della dottrina dei testimoni di Geova. Il suo fondatore profetizzò date precise di questa fine :prima il 1914, poi il 1918. Anche i successori indicarono le date del “grande giorno” 1925 per Rutherford, 1975 per H.N. Knorr (1905-1978) . L’insuccesso delle profezie ha attenuato, almeno esternamente, lo spasmo dell’attesa del combattimento finale che avverà ad Armaghedodon , località simbolica, tra le forze di Geova e quelle di satana. Con la sconfitta di satana, Geova stabilirà un epoca di prosperità e di pace. Alla fine del millennio, anche Satana verrà liberato e gli uomini, se resisteranno ai suoi inganni, parteciperanno con Cristo al nuovo regno; se saranno infedeli, conosceranno la seconda morte, cioè saranno dissolti.
La dottrina dei testimoni di Geova si caratterizza per lo svuotamento delle verità fondamentali del cristianesimo, anche se fa ricorso agli stessi concetti. Inoltre è notevole il sincretismo di posizioni liberali (fino ad annullare ogni mistero) e di esegesi fondamentalistica della Bibbia. Nei confronti della dottrina su Dio, Geova è ritenuto onnipotente ma non onnipresente, avendo un corpo spirituale, essendo una entità fisica. Dio-Geova è quindi racchiuso nello spazio e nel tempo.
Gesù cristo non è generato da Dio Padre, ma creato a somiglianza di Dio: è un essere sovrumano , un’entità superiore e non Dio. Lo Spirito santo non è Dio e neppure ha lo status di persona: indica soltanto una forza impersonale. Oltre al rifiuto del Dogma della Trinità, i Testimoni di Geova negano l’esistenza dell’anima spirituale, il sacerdozio, il culto.
La morale consiste in una rigida separazione dal mondo, regno di Satana: non si possono celebrare le feste , neppure la Pasqua o il compleanno , non si può fare il servizio militare. Anche il saluto alla bandiera è ritenuto un atto idolatrino al potere del Demonio. Il divieto alla trasfusione del sangue è divenuto drastico e assoluto (neppure le autotrasfusioni e i medicinali derivati del sangue) a partire dal 1961.

L’organizzazione del movimento è rigidamente gerarchica, con un aggressivo proselitismo “ di porta in porta”. La rivista ufficiale  è la “ Torre di Guardia” . I testimoni di Geova sono circa tre milioni. In Italia sono circa 200.000, suddivisi in oltre 2500 congregazioni locali.