geronimo

martedì 27 aprile 2010

IV domenica di Pasqua 25 aprile 2010

<<>>

La IV Domenica di Pasqua , denominata del “ Buon Pastore” , coincide con la giornata mondiale di preghiera per le vocazioni.
In effetti la liturgia della Parola disegna la storia della vocazione cristiana in genere e di speciale consacrazione. Seguendo le tre letture, si nota che l’itinerario vocazionale si snoda in tre momenti e contrassegnati da una manifesta gioia pasquale. Gesù pastore è uno con il padre e con le sue pecore. Queste sono eredità del Padre, ma affidate al figlio per essere custodite dalla sua mano sicura. Per rimanere unite a Lui, loro Re e capo, esse devono prestare ascolto docile e obbedienza pronta alla sua voce (vangelo)
La vocazione all’unità con il Padre e il Figlio comprende i Pagani, anch’essi destinatari della vita eterna. Nella lettura Paolo e Barnaba si trasferiscono ad Antiochia di Pisidia per rivolgersi ai pagani, i quali abbracciano la fede.
La vocazione all’unità, che nella II Lettura si estende ai discepoli provenienti dal paganesimo, è gia in atto nel cielo. Anche lassù l'agnello, con il padre, pascola una folla innumerevole vestita per la festa eterna.
Sergio Gasparri
=======================
Commento:
E' proprio vero che fra l'indifferenza di questo mondo dove si pensa solamente al futile ed al divertimento sfrenato, se no non siamo alla moda, il vero pastore (Gesù) fa intendere la sua voce e dona alle sue pecore ( noi tutti) la vera vita e la verità
Evy
III Domenica di Pasqua 18 aprile 2010


Gesù disse ai discepoli: <>


Nel Vangelo di oggi riscontriamo due momenti, a prima vista in contrasto fra loro. Prima Gesù chiede ai discepoli intenti a pescare nel mare di Tiberiade: “ Figlioli, non avete nulla da mangiare? “ Poi invece è egli stesso ad esortarli : <> . L’apparente contrasto si scioglie alla luce nuova della Pasqua. E’ lui il Risorto che, nella pienezza di ogni potere e gloria, procura il cibo. Del resto gli Apostoli nella pesca notturna non avevano preso nulla. Gesù comunque li aveva avvertiti <> . Ora irrobustito il cibo del Risorto, Pietro, senza essere smentito, può dichiarare : “ Signore, tu lo sai che ti voglio bene”. E Gesù può affidargli la cura pastorale del suo gregge.
Nella I lettura è ancora Pietro che insieme agli apostoli risponde al Sommo Sacerdote e ai sadducei, ostili al loro annuncio sulla resurrezione: <> . E se ne vanno liberi e gioiosi nell’annunciare il Signore capo e Salvatore di Israele. La II lettura invita a pregustare la liturgia del cielo che si celebra davanti al padre e all’agnello pasquale.

Sergio Gasparri
================================
Commento
E’ soltanto con Gesù che abbiamo la possibilità di incominciare nuovi percorsi. Ognuno di noi può fare qualcosa di bello e di bene perché la nostra vita e di coloro che ci stanno accanto sia serena.
Attraverso la fede e l’amore del Risorto si possono superare i limiti umani, nella consapevolezza che chi crede in lui vivrà di vita eterna.

Evy

martedì 13 aprile 2010

IL CROCIFISSO


La sentenza della corte europea dei diritti dell’uomo contro i crocifissi nelle aule scolastiche ha suscitato una vasta eco di proteste: giustamente quasi tutti gli italiani – l’84% secondo un sondaggio del Corriere della Sera si sono scandalizzati della decisione.
<< E voi che dite che io sia ? Questa domanda di Gesù ai discepoli ci raggiunge dal passato e ci sfida ora.
Quel Cristo sul crocifisso non è un cimelio della pietà popolare per il quale ci si può nutrire, al massimo, un devoto ricordo.
Non è neppure un generico simbolo della nostra tradizione sociale e culturale.
Cristo è un uomo vivo, che ha portato nel mondo un giudizio, una esperienza nuova , che centra con tutto: con lo studio e il lavoro, con gli affetti e i desideri, con la vita e la morte: Un’esperienza di umanità compiuta.
I crocefissi si possono togliere, ma non si può togliere dalla realtà un uomo vivo. Tranne che lo ammazzino , come è accaduto: ma allora è più vivo di prima!
Si illudono coloro che vogliono togliere i crocefissi, se pensano di contribuire così a cancellare dallo “ spazio pubblico “ il cristianesimo come esperienza e giudizio: se è il loro potere – ma è ancora tutto da verificare e noi confidiamo che siamo smentiti – abolire i crocefissi, non è nelle loro mani togliere dei cristiani vivi dal reale.
Ma c’è un inconveniente: che noi cristiani possiamo non essere noi stessi, dimenticando che cos’è il cristianesimo; allora difendere il crocifisso sarebbe una battaglia persa, perché quell’uomo non direbbe più nulla alla nostra vita.
La sentenza europea è una sfida per la nostra fede. Per questo non possiamo tornare con tranquillità alle cose solite, dopo avere protestato scandalizzati, evitando la questione fondamentale: crocifisso sì, crocifisso no, dov’è l’avvenimento di Cristo oggi? O, detto con le parole di Dostoevskij: << Un uomo colto, un europeo dei nostri giorni può credere, credere proprio, alla divinità del figlio di Dio, Gesù Cristo ?<<.

Tratto da un volantino di Comunione e Liberazione.


Commento:
La sentenza della cosiddetta Corte Europea dei Diritti dell’Uomo mi lascia alquanto sconcertato. A quali diritti dell’uomo si riferisce ? Il crocifisso non è un simbolo contro qualcuno, ma è la dimostrazione dell’amore di Gesù Cristo verso gli uomini. Del rispetto che il Cristo ha nei confronti di tutte le creature dell’universo.
Chi non crede in lui, a maggior ragione, non lo può temere, in quanto ha dimostrato che di fronte alla scelta di punire chi ha peccato, ha scelto di farsi ammazzare nell’interesse dell’uomo.
Il Crocifisso è amore, è rispetto, è tolleranza nei confronti di tutti, non impone nulla, ama il prossimo, a prescindere a quale religione appartenga, ama gli atei in quanto ha dimostrato che di fronte alla violenza e all’arroganza ha preferito morire.
La cultura di noi cattolici è e rimane sempre la tolleranza e l’amore nei confronti di tutti, ma nessuno può venirci a raccontare che un crocifisso appeso ad una parete è sinonimo di intolleranza e non rispetto di altre religioni o di persone non credenti.
Ho la sensazione che chi si erge come paladino del rispetto dei diritti umani e di questo ne fa una battaglia contro i crocifissi appesi alle pareti, come un fondamento dei diritti umani, mi rincresce dirlo, ma evidentemente è una persona che odia i cristiani o non ha capito cosa vuole dire un simbolo come la croce. O gli piace fare politica attiva contro qualcuno , a prescindere!. O pensa che noi cristiani siamo degli imbecilli ai quali si può far credere tutto e l’incontrario di tutto.
Evy

domenica 11 aprile 2010

II DOMENICA DI PASQUA: della divina Misericordia


IO ERO MORTO, MA ORA VIVO PER SEMPRE

L’ESPERIENZA DI Tommaso sorprende sempre, ma d’altra parte accomuna ognuno di noi, di continuo alla ricerca di segni per dare conferma alla nostra fede. Gesù non nega di manifestarsi, ma lo fa solo quando la comunità ecclesiale è riunita, quando comunione fra gli apostoli si fa preghiera nel giorno a lui consacrato, quando il cuore e gli occhi sono liberi e pronti ad accoglierlo.
Gesù risorto rimane il Maestro che sa attendere i nostri tempi di maturazione nella fiducia in lui, tuttavia desidera che noi stessi accettiamo di riconoscere la sua presenza laddove egli si lascia incontrare: molti prodigi e miracoli accadono se impariamo a stare all’interno della Chiesa, comunità da lui voluta ed edificata per testimoniare al mondo la sua vicinanza e potenza.
Quanto sperimentiamo allora lo potremo consegnare al mondo, perché creda che Gesù è il Vivente, colui ha potere sopra la morte e gli inferi.
Il mistero della resurrezione di Gesù non è un fatto privato: è stato vissuto da lui come anticipazione di un destino che ci attende, un futuro di vita piena nel suo nome.
Tiberio Cantaboni

===============================================
Commento:

Il mio personale parere è, che il vangelo di oggi ci voglia dare un insegnamento esemplare sul modo che noi concepiamo la vita. Dobbiamo credere a prescindere. E’ troppo facile credere a quello che vediamo. Dobbiamo avere la consapevolezza che l’insegnamento che ci trasmette Gesù , è indicato nel vangelo secondo Giovanni, quando si rivolge a Tommaso e gli dice: < Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto. >>
Credo che ci sia ampiamente di cui meditare…..

Evy

sabato 10 aprile 2010

CHIESE - CAPPELLE - TABERNACOLI (Comune Brozzi)

Tabernacolo via dello Specchio via S. Piero a Quaracchi
Tabernacolo via dell'Agio via S. Piero a Quaracchi


Tabernacolo via Cammori via S. Piero a Quaracchi


Tabernacolo via S. Piero a Quaracchi



Tabernacolo via Brozzi via Pistoiese




Tabernacolo via Cammori via S. Piero a Quaracchi




Cappella S.M. Vergine della Pietà
(Cupolina ) via Pratese






Capella Madonna del Terrazzo via Treccia







Cappella Madonna del Pozzo via Brozzi








Cappela di S. Anna via Pratese via Baracca via Martucci









Cappella Bargiacchi (via Brozzi-via Pistoiese)










Chiesa di Santa Maria a Peretola










Chiesa di Sana Biagio a Petriolo











Chiesa di San Pietro a Quaracchi













Chiesa di Santa Lucia alla Sala













Chiesa di San martino a Brozzi



MONUMENTI NEL CONUNE DI BROZZI


CHIESA DI SAN MARTINO A BROZZI (via di S.Martino a Brozzi 87)
Antica Pieve romanica gia citata in un documento del 1046, di patronato dei Cattani, dei Filitieri e dei Pilli, fu più volte ristrutturata, specialmente fra il 1880 ed il 1894 e dopo l’alluvione nel 1996. Quando è stato recuperato il vecchio chiostro aprendolo verso la chiesa.
Sulla facciata sono ancora conservati i bei portali del 1500. All’interno si trovano il fonte battesimale, ricomposto nel 1474 utilizzando lastre marmoree di quello più antico del XII secolo.
Due tavole del 1400 recentemente restaurate , una tela ad olio di Lorenzo Lippi raffigurante la santa Maddalena e San Pio V in adorazione della eucaristia (1640).
Un crocefisso ligneo della metà del 1500 collocato dietro l’altare maggiore.
============================================

CHIESA DI SANTA LUCIA ALLA SALA (via della Sala 87)
Il toponimo era usato in epoca longobarda con riferimento ad un casale o borgo fortificato e si trova menzionato in varie località.
L’antica chiesa, risalente al XI secolo, fu rifatta nel XII secolo ed ebbe il patronato dei Tornaquinci, Corbinelli,Ricciardi e Piccolini, ma venne distrutta dalle mine tedesche nell’agosto del 1944. Ricostruita nel dopoguerra dall’architetto Primo Saccardi con copertura a capriate lignee, fu consacrata nel 1950.
Delle opere d’arte che possedeva restarono soli il Ciborio ed un tabernacolo di piccole dimensioni della scuola di Giuliano da Maiano. Vi è stata ricomposta la lastra tombale di Bartolomeo Corbinelli morto nel 1408 e primo proprietario della vicina villa monumentale.

==============================================

CHIESA DI SAN PIERO A QUARACCHI: (via San piero a Quaracchi 9-11)
Documentata nell’anno 866 (è dunque la chiesa più antica della zona) ha subito nel tempo profonde trasformazioni (nel 1750 e nel 1935) conservando esigue tracce dell’originaria struttura. Ne ebbe il patronato numerose ed importanti famiglie fiorentine come i Da Castiglione, i Pilli, i Corsini, i Capponi; nel 1500 fu anche commenda dell’ordine di Malta. Subì gravi danni durante la seconda guerra mondiale e venne restaurata, riportandola alle sue originarie linee , nel 1962 dall’architetto Marcello peruzzi. Preceduta da un portico cinquecentesco, ha all’interno una navata con volta a Botte affrescata, sulla parete di sinistra un affresco con Sant’Antonio Abate in trono e santi, datato 1428 e riferibile a Bicci di Lorenzo.
Questa chiesa è stata restaurata , anche negli affreschi presenti nella volta, nell’anno 2009.

=====================================================

CHIESA DI SAN BIAGIO A PETRIOLO: (via S. Biagio a Petriolo 18)
Ebbe origine nel XI secolo ed è preceduta da un loggiato del 1400. Sul portale romanico stemmi della famiglia Pilli e nella lunetta la Madonna con il bambino e santi, affresco trecentesco danneggiato. All’interno , ampliato nel 1800, si trovano pregevoli arredi liturgici scolpiti; il fronte battesimale, il sedile presbiteriale ed il ciborio, questo ultimo attribuito a Mino da Fiesole.
Nella canonica paliotto con il Santo Biagio di Giovanni di Francesco (1454) e due tavole del 1400.
Nell’attigua compagnia di san Sebastiano, con la volta dipinta nel 1700 il martirio di San Sebastiano. Sull’altare , affreschi del 1300-1400 staccati dalla facciata ed un crocifisso ligneo del 1500 della bottega di Antonio da Sangallo.

=====================================================

CHIESA DI SANTA MARIA A PERETOLA ( piazza Garibaldi 9)
La testimonianza cristiana più antica del borgo di Peretola è costituita dalla chiesa parrocchiale.
Questa può essere collocata, attraverso la lettura architettonica dell’edificio, grazie alle evidenti tracce strutturali sopravvissute alle varie trasformazioni, intorno al X secolo.
Nel territorio il cristianesimo trovò una certa resistenza ad essere accettato dalla popolazione che, culturalmente sottosviluppata, nel sopravvivere tramite una misera agricoltura, era preda degli eventi storico-meteorologici e di culti pagani degenerati nella trita superstizione.
Sappiamo per cero che nell’anno 866 (Carocci, Dintorni di Firenze) la chiesa di San Piero a Quaracchi esisteva già.
Un’architrave scoperta alcuni anni fa, di gusto Bizantino, secolo VIII, graffita a pavoni simbolo dell’immortalità, documenta l’ingresso del primitivo edificio religioso esprimendo così la diffusione del culto cristiano nel territorio.
La testimonianza di Quaracchi suffraga l’ipotesi che del periodo siano tutta una serie di chiesette e piccoli oratori edificati dalle comunità gravitanti sull’antico tracciato etrusco.
Per tale ragione, per la scelta del sito, per un frammento di marmo incastonato nell’arco del portale, avanziamo l’ipotesi che la chiesa di S. Maria a Peretola possa essere per fondazione antecedente di alcuni secoli al mille.
Nella seconda metà del primo millennio con il consolidamento della civiltà cristiana,compaiono lungo le strade consolari romane le Pievi.
La loro funzione primaria era quella di creare sulla rete viaria una serie di strutture assistenziali che tendessero al soddisfacimento dei bisogni spirituali e materiali.
Inoltre esse curavano, attraverso le parrocchie, l’organizzazione complessiva delle funzioni amministrative sul piviere, quali: le tasse, la giustizia, le mansioni difensive, etc.
L’insieme dei pivieri costituiva la diocesi, con a capo il vescovo.
La chiesa di S. Maria deve la localizzazione del sito a due fattori: la possibile preesistenza di un cimitero pagano, documentata da una stele etrusca rinvenuta presso la chiesa nel 1889, e quindi la riconsacrazione di un luogo già fortemente caratterizzato da un culto; l’importanza del bivio costituito dalle antiche strade Pratese e Pistoiese che nella viabilità, fin dall’alto Medioevo, collegavano primariamente Firenze alla costa.
L’edificio presenta tutti i canoni dell’architettura Romanica; la sua posizione decentrata rispetto all’area antistante ed alle strade che vi confluiscono, dà all’osservatore una visione di “spigolo”, ove il campanile tende a frenare e compensare l’approfondirsi del fianco.
Allo stesso fine serviva il robusto coronamento in pietra, costituito da beccatelli architravati in piano, che originariamente correva anche in facciata e la cui parziale demolizione risale alla sopraelevazione del XIV sec.
Architettonicamente insolita (nelle chiese del periodo, tale funzione viene assolta da un susseguirsi di piccoli archi), deve la forma squadrata alla scarsa reperibilità nella zona (X sec) del mattone.
Per il campanile l’impostazione dell’attuale torre quattrocentesca fa presupporre che sia stato edificato su una preesistenza.
Tale ipotesi viene avvalorata dal rilievo planimetrico in cui è evidente un mura di spessore eccessivo eretto con differente tecnica.
La facciata composta da blocchi d’alberese squadrati: i fedeli saldati con il cemento della carità, era in origine priva di loggiato ed aveva un solo portale centrale sormontato da un arco a tutto sesto con piedritto, costituito da conci di pietra alternati a tre di marmo, simboleggianti la Trinità.
Di particolare interesse, agli effetti della datazione della primitiva struttura, risulta un quarto concio di marmo bianco in posizione asimmetrica rispetto alla composizione della Trinità su cui è incisa un’uva stilizzabile databile al periodo Bizantino.
Questo concio, simbolo dell’unione dei fedeli nel sacrificio di Cristo, immesso in un elemento importante, come l’arco del portale, deve avere avuto un’importanza particolare; si può ipotizzare quale frammento di un edificio religioso preesistente e lì posto a ricordo.
La composizione originaria della facciata veniva completata da un oculo, più basso dell’attuale, il cui valore semantico esprimeva ed esprime l’occhio del Signore.
L’edificio si completava di una piccola canonica posta sul lato sinistro e notevolmente arretrata rispetto al filo facciata.
Dell’esterno bisogna citare anche il valore simbolico degli elementi in marmo ed in pietra che esprimono il concetto dell’eternità contrapposto alla temporalità della vita umana.
Planimetricamente l’edificio presenta, oltre all’abside rivolta ad oriente, una deviazione dell’asse della pianta che sta significare l’inclinazione del Capo di Cristo.
Nel contesto edilizio di Peretola la chiesa di S. Maria costituisce l’immobile storicamente più interessante.
Le varie stratificazioni, la scelta del sito, il valore complessivo dell’opera, permettono infatti una lettura che va dagli eventi che hanno caratterizzato il Borgo, alla misura della fruizione artistica a livello popolare.
La prima notizia scritta riguardante la Chiesa e il Borgo risale a 1178, mentre altre notizie si hanno nel 1265 e in data 17 ottobre 1273 e riguardano Cambio da Peretola, canonico e vicario di Giovanni Mangiatori, vescovo di Firenze, divenuto successivamente vicario generale e priore della chiesa di S.Maria.
Peretola, borgo più importante della zona ovest fuori le mura, subisce continue invasioni degli eserciti in guerra con Firenze.
Poiché per ragioni strategiche non poteva essere fortificata, durante le scorribande che la mettevano a ferro e a fuoco, la chiesa costituiva l’unico riparo.
Particolarmente tragiche furono le guerre castrucciane, che si conclusero il 5 ottobre 1325 con la distruzione e l’incendio di tutti i borghi della pianura.
Dopo il fuoco, l’acqua.
Questa tragedia, connaturata da sempre con questo territorio, il 4 novembre 1333 si manifestò in modo repentino devastando completamente l’abitato e la chiesa, che rimase interrata di un metro circa.
Il Canonico Filippo, a documento degli interventi fatti al sacro edificio l’anno successivo l’alluvione, ci ha lasciato un’iscrizione in pietra murata sulla porta della sacrestia; purtroppo a noi è arrivata frammentaria, presentando difficoltà di lettura.
Da una notizia del 1335 sappiamo che, attraverso donazioni, la parrocchia di S. Maria a Peretola era divenuta ricchissima.
Pertanto, anche se la frammentarietà dell’iscrizione sovra citata impedisce una più precisa lettura atta a definire la nomenclatura dei restauri, in questo periodo può essere collocata quella serie di lavori che aggiornarono l’immobile.
Questo fu notevolmente rialzato, la facciata venne intonacata ed in parte dipinta secondo l’uso dell’epoca, di cui rimane tutt’ora un frammento fra la volta del portale e quella della loggia.
L’abside con il relativo arcone d’imposta pur conservando l’impianto romanico a scarselle, fu alzata in funzione della nuova volumetria interna.
Rispetto all’impostazione originaria il complesso edilizio risultò ampliato nella sacrestia e nella canonica.
Quest’ultima, arretrata rispetto al filo della facciata, subì l’inglobamento del portale di accesso, fino allora esterno.
L’insieme venne ingentilito, oltre che dalle decorazioni, da alcuni affreschi quali: La Madonna col Bambino fra due Santi (non identificabili perché logori) dipinti nella lunetta del portale di facciata e nell’architrave da un decorazione con tondi che racchiudono i Santi Domenico e Antonio Abate.
Sul portale dell’antica canonica, in una lunetta riquadrata ad intonaco, venne dipinto uno stilizzato S.Zanobi; sempre del secolo XIV è una piccola Pietà con i simboli della Passione.
Rispetto a quest’opera il Carocci nelle relazioni dei restauri del 1888 ci informa che:
Piccolo affresco di forma rettangolare nel quale è dipinto sopra fondo rosso Gesù Cristo Nudo, coronato da spine e la corona fra le mani legate.
Rozzo, ma caratteristico dipinto d’ignoto artista dei primi del XIV secolo, chiuso entro una specie di tabernacolo.
E’ incastrato nella parete della chiesa a sinistra entrando.
Era originariamente in un andito della canonica, dove a suggerimento dell’Ispettore ai Monumenti, fu tolto per essere quivi collocato.
E’ un lavoro assai duro di contorni e modellatura; ma non presenta dati che possano farne indovinare l’autore. Più che altro esso ha pregi di carattere e di antichità anzichè d’arte.
Al nostro secolo è arrivato, con il suo supporto originario concavo, murato ad una parte della chiesa.
Nel 1964 staccato dalla soprintendenza ai monumenti venne riportato su un nuovo supporto in “piano” dando luogo così ad una discutibilissima operazione di restauro.
Il 12 aprile 1384, Papa Urbano da Napoli, con una Bolla ingiunge all’abate di Vallombrosa di confermare Buonaiuto di Marco nel priorato della Collegiata, e poiché forse era un semplice cappellano, il Papa dichiara: “ purchè sappia leggere e scrivere bene, cantare, parlare latino”.(La Chiesa Fiorentina, Firenze 1970).
L’importanza di S. Maria a Peretola in tutto il sec. XIV è confermata da una grande concessione:
PAPA BONIFAZIO NONO
ONORO’ QUESTO TEMPIO
DEL SACRO FONTE BATTESIMALE
IL DI’ 24 MARZO 1399
La bolla papale motiva tale evento con la difficoltà dei parrocchiani di raggiungere, nei mesi invernali, la Pieve di Santo Stefano in Pane.
Se si considera che anticamente il Battesimo veniva impartito dopo settimane dalle nascita, che la città di Firenze aveva un solo fonte battesimale, che le popolazioni per tale rito dovevano recarsi alla Pieve, si pensi quale privilegio costituì per la parrocchia e per il popolo di Peretola un simile evento.
Il fonte battesimale non è il solo elemento atto a porre la chiesa di S. Maria a funzione di Pieve; nel primo ‘400, forse su preesistenza, si ha realizzazione di un raffinato cortile con pozzo centrale, tipico delle Pievi, che servirà, in parte, per accogliere le popolazioni durante le scorribande guerresche.
Questa importanza è confermata anche da una Pianta de’ Capitani di Parte Guelfa, sec. XVI, dove la chiesa è denominata “Pieve di Peretola”.
Lo stesso errore fu commesso dal Repetti (Dizionario Storico della Toscana, Firenze 1833) appellando Pieve S. Maria a Peretola.
Prima di lasciare il XIV sec. non possiamo non menzionare il piccolo ciclo di affreschi che, se pur eseguiti nei primi decenni del ‘400, rientrano nella cultura trecentesca, attribuiti erroneamente, prima al Lippi e poi a Domenico di Michelino.
Attorno a un Calvario simbolico sono raffigurati S. Lucia e S. Caterina d’Alessandria, due angeli musicanti e San Leonardo che libera i carcerati; al centro, sovrapposta posteriormente, la gruccia di Santa Maria Nuova fra due stemmi purtroppo illeggibili.
Originariamente la composizione veniva completata da alcune figure scultoree forse in legno policromo, con Gesù Crocifisso, tutt’oggi esistente e di bella fattura, ed un gruppo iconografico della Passione.
Sempre del XIV sec. sono una lapide con caratteri gotici, incastonata nello stipite destro del portale dell’antica canonica, documento di un sepolcro familiare: S. GIOV/ANNI AM/DORI ED/E SUOI; ed una piccola campana in bronzo attualmente sistemata sul lato sinistro dell’abside.
Nel 1415 da Giovanni XXII fu nominato alla Prioria Leonardo Leonardi; la chiesa era rimasta vacante per morte di prete Banaiuto di Marco ed il papa, aderendo alle richieste del Leopardi, già canonico della Collegiata di S. Giusto fuori delle mura di Prato……..-
L’11 marzo 1449, con Bolla di Niccolò V, la Prioria di Peretola venne annessa allo Spedale di Santa Maria Nuova –
Il 23 aprile 1450 il priore Leopardi rinunziava alla chiesa consegnandola in mano a S. Antonino allora arcivescovo, e lo spedalingo, prete Iacopo ne prendeva possesso -
23 aprile 1466. L’unione non dispiacque ai parrocchiani, i quali, soddisfatti dell’amministrazione dello Spedale “eleggono diversi procuratori per presentarsi a Paolo II e dichiararsi che sono contentissimi dell’unione della suddetta chiesa…..-
Lo spedalingo ufficiava la chiesa e curava le anime attraverso un cappellano amovibile coadiuvato da sacerdoti –
(La Chiesa Fiorentina)
La presente documentazione dimostra il passaggio della parrocchia, che mai aveva avuto patroni, sotto lo Spedale di Santa Maria Nuova e l’avvicendamento del vecchio priore Leonardo Leopardi.
Lo Spedalingo dirigerà la chiesa tramite il cappellano “amovibile” esercitando su di esso pieni poteri.
Sparisce così la figura del parroco, pastore della comunità con una certa autonomia decisionale.
Tutto ciò è documentato dalla cartografia del ‘500, dove la consistenza dei beni dello Spedale è paria quella dei Pilli, dei Del Bene e degli Spini, maggiori proprietari terrieri della zona.
La mancanza di proprietà intitolate a S. Maria a Peretola dimostra il loro incameramento da parte dello Spedale che, senza dubbio, sotto la veste di patrono, eseguì un’operazione finanziaria.
Il passaggio giurisdizionale fece scaturire una vasta opera di aggiornamento e abbellimento dell’immobile secondo i canoni Rinascimentali.
L’edificio fu nuovamente rialzato e con concezione scenografica dell’esterno atta a simulare le tre navate, in facciata venne aggiunto il loggiato; opera che comporto il rialzamento del rosone.
Sul frontespizio fu apposto lo stemma dello Spedale, mentre su probabile preesistenza si riedificò il campanile che, allo stato attuale, per la sua veste ottocentesca resta di difficile lettura.
Notevoli le grosse mensole in pietra del coronamento che reggevano un ballatoio in aggetto, versione che appare nelle piante de’ Capitani.
S. Maria a Peretola fu inoltre arricchita di innumerevoli opere d’arte.
Per una loro esatta valutazione bisogna tenere, quale punto di riferimento, la chiesa di S. Egidio annessa allo Spedale di Santa Maria Nuova, con la quale esiste un preciso parallelo.
Opere di artisti come il Manzini, il Ghiberti, il Ferrucci e per un fortunato rimbalzo anche il capolavoro di Luca della Robbia, sono comuni alle due chiese.
Lo Spedale, ricco e raffinato, si valse dei migliori artisti del tempo; quindi per tutto il patrimonio della chiesa ed in particolare per i crocifissi, non sono da escludersi importanti attribuzioni.
Spiccano per la loro raffinatezza il fonte battesimale scolpito da Francesco di Simone Ferrucci da Fiesole nel 1446 e l’affresco di Andrea di Giusto Manzini (1466), originariamente in facciata assieme ad altre decorazioni oggi perdute.
L’affresco, in tutta la sua monumentalità rappresenta: S. Antonio Abate in trono affiancato da S. Iacopo Apostolo, forse in onore dello Spedalingo Iacopo, e S. Egidio Patrono dello Spedale.
Altri lavori del secolo d’oro sono: un bellissimo Crocifisso ligneo del primo ‘400, da decenni presso la Soprintendenza fiorentina; un busto di Gesù Nazareno in terracotta di gusto verrocchiesco avvilito da pesanti ridipinture; un piccolo ciborio in marmo con una Pietà nel frontone ed alla base lo stemma degli Schiattesi da Peretola, opera della bottega di Francesco di Simone Ferrucci come l’acquasantiera in marmo ridotta, dopo gli ultimi restauri, a lavandino.
Così tanti lavori rappresentano la nota qualificante della nuova amministrazione che nel 1510 eresse anche l’oratorio della Cupola.
I secoli XVI, XVII e XVIII furono caratterizzati da un forte regresso economico, che negò al Borgo ogni incremento demografico ed edilizio.
Dai 592 abitanti del 1551 si passò ai 771 del 1745 ed i 524 del 1752 (Repetti).
Il grande stemma mediceo dipinto sulla facciata della chiesa è il segno della politica di quale periodo che da Francesco I a Ferdinando I de’ Medici fu teso al recupero delle terre, impegnando grosse cifre in argini e strade,nella visione di un’economia agricola e mercantile che potesse rendere il Granducato di Toscana autosufficiente.
Nei secoli XVI e XVII, la chiesa di Peretola rinnovò molto del patrocinio minore, come vasi per il culto, paramenti, candelieri, reliquari etc., mentre soltanto nel XVIII sec. furono effettuati alcuni interventi di ammodernamento: quattro altari laterali all’interno e l’edificazione della canonica.
Con la costruzione dei nuovi altari in pietra venne murato l’affresco della “Crocifissione e Santi” non più corrispondente al gusto dell’epoca.
L’intervento non abolì il culto della Crocifissione, giunto al nostro secolo spostato nell’altare contiguo in una versione scenografica e perciò più attuale.
Nel 1848, il Santoni nella Raccolta di Notizie Storiche ci fa sapere che:
“Vi si venera un Crocifisso di legno all’altare laterale, la di cui festa cade la III Domenica di Ottobre, e si scuopre in tempi di calamità”.
Sempre in tempi di calamità si scopriva anche il corpo di San Clemente.
L’aspetto estetico dell’urna e le vesti del Santo risalivano al tardo ‘700.
Il lato più interessante è come il culto fosse a tutela dalle calamità: le epidemie che minacciavano la salute del corpo.
Al medesimo fine si rifaceva l’antica venerazione di S. Antonio Abate, protettore delle malattie della pelle e degli animali.
Il culto della salute in Santa Maria a Peretola, che pure affonda le radici nel Medioevo, molto probabilmente fu valorizzato durante l’amministrazione dello Spedale.
Per San Clemente poi è dovere storico riportare la tradizione popolare del suo arrivo nel Borgo.
Come la maggior parte di tali tradizioni manca di precisi riferimenti storici, il suo valore è rappresentativo in quanto documento di cultura locale.
Un carro con i corpi di sette martiri cristiani prelevati dalle catacombe, partì da Roma diretto a sette chiese del nord.
Arrivato a Peretola, i bovi si fermarono e non ripartirono affinché non fu deposto il corpo di un martire: questo fu San Clemente.
La stessa cosa successe a Petriolo per San Graziano, sembra addirittura che si trattasse di sette fratelli; gli altri cinque non sappiamo in quali chiese furono ospitati.
Sempre nell’arco del sec. XVIII, in seguito ad alcune modifiche apportate in S. Egidio presso S. Maria Nuova, fu dato alla chiesa di Peretola il ciborio di Luca della Robbia, ritenuto di difficile inserimento nella nuova veste Barocca.
L’11 marzo 1787 nel quadro delle Riforme Leopoldine avvenne la separazione della chiesa dallo Spedale di Santa Maria Nuova.
S. Maria a Peretola tornò “alla libera Collocazione della Mensa Arcivescovile”.
Il secolo si conclude con le figure di due Frati Cappuccini di Peretola, impegnati nelle missioni in India.
Il sec. XIX è caratterizzato dall’industria della paglia per cui si ha un maggior benessere economico, documentato dall’incremento edilizio e demografico.
L’aumento della popolazione porta però nuovi problemi; fra questi il cimitero che fin dalle origini era sito sulla Piazza di Peretola.
Nel 1854 venne spostato presso “La Cupolina”, mentre nel 1864 ebbe l’attuale ubicazione.
Alla metà dell’ottocento si dovette affrontare il problema inerente la stabilità del campanile che presentava vistosi segni di cedimento al pilastro nord-ovest del piano campane.
L’intervento, oltre all’opera di consolidamento a mezzo inchiavardature, comportò probabilmente la modifica del coronamento con la riduzione del ballatoio aggettante.
Vennero sostituite anche le vecchie campane con quattro di nuova fusione, di bella fattura, ognuna dedicata a un santo, e decorate da figure e iscrizioni in rilievo.
Campana nord: reca in bassorilievo la M simbolo di Maria, l’Immacolata, San Carlo ed una Croce.
Campana sud: S. Luigi in gloria sovrastato da due angeli a mo’ di baldacchino, Madonna con Bambino ed angioletto.
Campana est: fu donata dal priore Mattoni, proprietario della villa Petrucci, e ne reca lo stemma in bassorilievo; sugli altri lati è raffigurata l’Immacolata, un Crocifisso e San Giuseppe in gloria.
Campana ovest: è la campana più antica e più bella, è dedicata all’Assunta titolare della chiesa di Peretola; i bassorilievi rappresentano l’Assunta, un Santo con la pala dei muratori, un Crocifisso con sotto due lucertole che si rincorrono mordendosi la coda, dove la prima ha una foglia in bocca, e un Gesù benedicente.
Inoltre, alle quattro descritte, si aggiunge una piccola campana, lato nord, che reca la data: ANNO D. MDCCLV.
Le nuovo idee rivoluzionarie anarchico-socialiste della seconda metà dell’ottocento, ebbero particolare sviluppo nel nostro quartiere.
La Piazza, centro d’incontro e di svago, era prevalentemente caratterizzata da strutture religiose: chiesa, oratorio ed una colonna sormontata da una croce; con l’erezione del monumento a Garibaldi si volle creare un simbolo che documentasse la nuova realtà politica e sociale.
In questi anni anche la chiesa fu sottoposta ad un notevole aggiornamento estetico.
Nei restauri che furono effettuati nel 1888 si sintetizzano concettualmente due aspetti: uno teso al massimo recupero e valorizzazione delle opere d’arte; l’altro, concetto tipico dell’epoca, all’integrazione delle parti mancanti, nonché all’abbellimento e fusione del tutto in una visione romantica di gusto scenografico-operettistico.
Dell’interno, completamente decorato a finte architetture rinascimentali e volte di gusto Romanico-pisano, non rimane che la policromia ndel soffitto.
L’esterno sopravvive grazie alla foto Alinari n. 3723, dove la facciata appare completamente dipinta a finto marmo in un miscuglio di elementi romanici-gotici conditi da stemmi comunali.
Nonostante ciò, per il livello artigianale e per la chiarezza espressiva degli allora canoni estetici, il tutto conservava molta dignità.
Nei restauri del 1888 fu aperta nel fianco sinistro un’arcata a sesto acuto dalla quale si accedeva ad un spazio corrispondente alla porta sinistra di facciata allora chiusa e sormontata da una finestra.
Qui venne ricavata una cappella intitolata a S. Antonio da Padova raffigurato in un altorilievo in terracotta patinata racchiuso in un altare modanato a calcina.
In questa cappella fu sistemato anche il corpo di San Clemente in un’urna dorata dietro una grata di ferro battuto con sovrastante il piccolo affresco della Pietà, murato con tutto il supporto originario.
In questa fase di restauri fu dipinto anche il Battesimo di Gesù che fa da sfondo al fonte battesimale.
Il 27 novembre 1919 il quartiere fu scosso dal furto degli sportelli in bronzo dorato, opera del Ghiberti, inseriti nel ciborio di Luca della Robbia.
Nel 1930-31 si registra soltanto un intervento al cortile della chiesa e un curioso fatto: fu smontato e regalato alla chiesa di S. Cresci a Campi Bisenzio l’altare maggiore in pietra del sec. XVI e ne venne sistemato un altro, ottocentesco in marmo bianco, proveniente da Orsammichele.
Dei due altari non rimane più nulla: quello proveniente da Orsammichele fu distrutto nel 1964, mentre quello di S. Cresci fu distrutto nel 1972.
Durante l’ultimo conflitto bellico la chiesa subì danni al tetto e al loggiato, colpito all’angolo da una cannonata che troncò una colonna.
Con la fine della guerra, si inizia l’opera di restauro: nel 1947 vennero inaugurate le nuove porte di facciata.
Le precedenti presentavano una chiodatura alla fiorentina, la destra era corredata di spioncino essendo, quello della chiesa, l’unico ingresso esterno della canonica prima dell’apertura della porta sulla piazza.
In quelle attuali di particolare rilievo risulta, per l’ottima esecuzione dei bassorilievi, la centrale: dedicata alla Madonna, in sei formelle rappresenta in alto l’Annunciazione, al centro l’Immacolata e l’Assunta, in basso S. Stefano e S. Giuseppe; opera di Alessandro Bianchi.
Nel 1950 la Soprintendenza eseguì restauri agli affreschi di S. Maria a Peretola: quelli esterni furono staccati.
Purtroppo l’allora rudimentale tecnica di stacco non ne permise il totale recupero: i resti dell’opera del Manzini, rimasti sulla parete esterna sono andati distrutti col trascorrere del tempo.
Nel 1960, con metodi discutibili, furono demolite le mensole degli altari laterali e venne tamponata la nicchia al cui interno si trovava un Crocifisso ligneo.
Il 4 novembre 1966 l’alluvione porta nella chiesa 30 cm. di acqua e in seguito a ciò l’edificio fu nuovamente restaurato.
A differenza di tutti gli interventi precedenti fu operato un restauro che oggi esprime valori di salvaguardia e di leggibilità dei vari periodi, privilegiando però, forse ingiustamente, i più antichi.
Si deve a quest’ultimo la tamponatura della finestra dell’abside e con la sua perdita è andata distrutta l’ottocentesca vetrata dove, in trasparenza risplendeva l’immagine dell’Immacolata.
Con tutto ciò, nel fluttuare delle perdite, delle modifiche e delle nuove acquisizioni di patrimonio artistico, il complesso monumentale di Santa Maria a Peretola rimane a tutt’oggi uno dei più interessanti esempi di architettura religiosa del territorio.
====================================================


Parrocchia San Andrea
Chiesa di San Andrea - NOTIZIELa Chiesa di Sant'Andrea in San Donnino, già Sant'Andrea a Brozzi, perchè fino al 1928 facente parte dell’allora comune di Brozzi. La chiesa prospetta sulla piazza Costituzione. La fondazione della chiesa è molto antica e forse va fatta risalire all’ XI secolo. Nelle strutture esistenti della chiesa e della canonica sono presenti numerosi elementi architettonici della seconda metà del Trecento. Il complesso architettonico presenta comunque elementi e strutture di diversi periodi storici, poichè l’edificio è stato più volte nel corso del tempo ristrutturato e modificato. Durante la Seconda Guerra Mondiale subì danni gravissimi che imposero la successiva ricostruzione della zona absidale della chiesa e del campanile. La facciata è preceduta da un loggiato seicentesco e mostra sull’architrave in pietra serena del portale d’ingresso l’iscrizione "Ugolino di Jacopo Mazzinghi" che testimonia il patronato di questa famiglia sulla chiesa, ma ricorda anche i lavori di ristrutturazione commissionati da Ugolino alla fine del Cinquecento. La chiesa che conserva opere di primaria importanza ed è il fulcro dell’antico borgo una volta denominato Brozzi. Fra il 1997 e il 2000, il complesso è stato interessato da una grande opera di ristrutturazione, che ha interessato il campanile, la canonica e tutti i locali annessi, nonchè un rifacimento conservativo della chiesa.
====================================================
CAPPELLA BARGIACCHI : (via di Sotto- via Brozzi via Pistoiese)
Risalente al MDCXXXXV (1645) a cappella è stata interamente ristrutturata il 16.07.1996. All’interno madonna con bambino in pietra serena denominata MADONNA DEL CARMINE.
=====================================
CAPPELLA DELLA MADONNA DEL POZZO ( via di Brozzi 466)
Risalente al 1584 e trovata nel fondo di un pozzo, da qui il nome, e venne alloggiata in un tabernacolo appositamente costruito. Nel 1630 fu conclusa la costruzione di una cappella dove venerare l’effige della Madonna. L’immagine della Madonna è collocata al centro di un dipinto di Alfonso Boschi raffigurante San martino e San Carlo Borromeo sormontati da un gruppo di angeli.

=========================================================
CAPPELLA DI SANT’ANNA ( via Martucci via Baracca via Pratese)
Ex oratorio di Sant’Anna eretto alla adiacente villa Petrucci, ed elevato sull’antico palagio degli Spini. La piccola cappella è graficizzata nelle Piante de’ Capitani di Parte “Popolo di Santa Maria a Peretola” (1580 circa).

===========================================================
CAPPELLA DELLA MADONNA DEL TERRAZZO (via Michelacci via della Treccia)
Oratorio della Madonna del Terrazzo, secolo XVI . Petriolo
==============================================================

CAPPELLA ORATORIO DI SANTA MARIA VERGINE DELLA PIETA’ soprannominato la Cupolina (via Pratese via della Cupola)
La cupolina è una piccola chiesa in via pratese, vicino alla zona industriale del uartiere di peretola. E’ un piccolo tempio a forma ottagonale sormontato da una cupoletta,edificato nel 1510 per racchiudervi un tabernacolo che sorgeva nei pressi del fosso dell’Osmanoro. L’affresco sull’altare raffigura la venerata immagine di cristo in pietà sulle ginocchia della Madonna, i santi Giovanni Evangelista e Giovanni Arimatea, due angeli e la croce attribuito ad un maestro di ambito Ghirlandaiesco alla fine del 1400. Fu assai danneggiato per l’alluvione del 1966, è stato recentemente restaurato.

===========================================================

TABERNACOLO“NATIVITA’CON S. ROCCO E S.GIULIANO“(VIA Brozzi- via Pistoiese)
Pittura muraria attribuita a Sebatiano Mainardi e risalente alla seconda metà del XV secolo. Questo tabernacolo si trovava all’origine sulla facciata di una casa da signore appartenuta prima alla famiglia del Lamberteschi e poi passata nel 1454 ai Mazzinghi.
L’ubicazione attuale, in un giardinetto all’incrocio fra la via Brozzi e la via Pistoiese, fu effettuata nell’anno 1954dal sindaco da Piero Bargellini.
Il soggetto dell’affresco nel tabernacolo, con la presenza di San Rocco , protettore degli appestati e di San Giuliano, protettore degli ammalati, potrebbe significare il devoto ringraziamento della famiglia Mazzinghi per essere scampata alla peste.

================================================================

TABERNACOLO raffigurante Sant’Anna con la Vergine Bambina (via San Pietro a Quaracchi via di Cammori)
il dipinto murario di SantAnna con la vergine bambina, risalente alla fine del secolo XIV ed agli inizi del secolo XV e restaurato nell’anno 200 e attribuito a pittore fiorentino sconosciuto.
Del tabernacolo si è persa ogni notizia e rimane solamente la memoria di un affresco che ne decorava la nicchia L’edicola disadorna, restaurata nel 2007, accoglie oggi un affresco staccato, finora conservato nei depositi della Soprintendenza. L’oera che rappresenta Sant’Anna con la figlia Maria in età puerile, è di provenienza ignota, ma dimostra la mano di un pittore di ambito fiorentino ed è databile tra la fine del 1300 ed il 1400

============================================
Piccolo Tabernacolo raffigurante la Madonna,denominata Regina della Pace, in terracotta costruito nel 1950 , posto nella via S. Piero a Quaracchi incrocio via dell’Agio.

===============================================

Piccolo Tabernacolo raffigurante Madonna con bambino, in terra cotta,posto in via di Brozzi incrocio via dell’Agio.

======================================================


Piccolo Tabernacolo raffigurante Madonna con Bambino, in ceramica, posto nella via di Brozzi incrocio via di Cammori.


======================================================

Piccolo Tabernacolo raffigurante Madonna con Bambino, in ceramica, posto nella via San Biagio a Petriolo 29.

======================================================

Tabernacolo con dipinto murario (indecifrabile) posto nella via San Piero a Quaracchi incrocio via dello Specchio.




Ricerca storico fotografica (2010) effettuata consultando vari documenti sul comune di Brozzi.




Evy

Geronimo (Gokhlayeh)



APACHE
( Gokhlayeh )
GO-KHLA-YEN) nato in Arizzona nel 1929, chiamato Geronimo dai suoi nemici Messicani, è sicuramente il più famoso capo pellerossa. Dopo una vita spesa a combattere i messicani e bianchi, fu deportato con i resti della sua tribù, in una riserva militare in Oklahoma dove morì nel 1909.
Geronimo non è mai stato un capo tribù ma piuttosto il più grande capo di guerra degli Apache Chiricahua. Da alcuni libri si evince che gli Apache erano la più aggressiva tribù indiana, votata alla guerra. Dentro una più grande ed armoniosa idea della natura, è vero che però prevede il conflitto da sempre fino dal mito e dalla religione. Le continue razzie e uccisioni di Geronimo sono narrate ,da lui stesso, con assoluta tranquillità; per lui erano del tutto naturali. Gli Apache straordinari guerrieri e cavalieri marciatori in grado di percorrere a piedi per chilometri con la bocca piena d’acqua senza né inghiottire né fare uscire una goccia, erano nomadi abituati ad appropriarsi, nei loro immensi territori, di tutto ciò che la natura metteva loro a disposizione; però solo e sempre a seconda delle necessità, senza sprecare nulla, in accordo con un ciclo naturale divenuto ormai un perfetto mistero per noi, cittadini di un mondo stanziale abituati all’idea di possedere e accumulo di beni e alla recinzione di terreni e case.
Al contatto con i coloni bianchi, una civiltà ancora più aggressiva di agricoltori e allevatori affamata di terra e fondata sulla proprietà privata , la tragedia era inevitabile; il razziatore, colui che usa i beni della natura liberamente secondo le proprie necessità, diventa un bandito, un criminale.E’ innescata la spirale delle vendette, e alla vendetta degli indiani segue il loro sterminio.
La presunta civiltà civile non si è voluta convincere della ragione degli indiani, un popolo alla ricerca delle proprie origini e della propria felicità in armonia con tutta la natura esistente nei loro territori. La civiltà civile si è insediata violentemente in quei territori, che non gli appartenevano, ed hanno distrutto tutto ciò che gli impediva di lucrare e di appropriarsi delle terre che rendevano denaro. Naturalmente hanno imposto le proprie leggi incuranti che su quelle terre esistessero, da molti anni prima del loro arrivo, un popolo di Pellerossa che aveva le proprie leggi ed usanze. Questo modo di fare viene denunciato oggi come appropriazione indebita e violazione di domicilio. Quindi i cosiddetti civilizzanti uomini bianchi dovrebbero se pur in ritardo riconoscere i loro crimini verso un popolo di Pellerossa, fatti oggetto di barbarie e stermini in nome della civiltà. Mi domando chi erano gli incivili?, mi domando chi erano i le persone aggressive?. I numerosi film in cui hanno fato apparire gli indiani d’America come selvaggi e assassini, oggi rimane solamente propaganda a cui solamente persone guerrafondaie riescono a crederci.
Geronimo fu uno degli ultimi capo guerrieri che si arresero all’uomo bianco , ed applicò contro di loro la tattica detta del mordi e fuggi (oggi leggasi guerriglia) che gli permise di tenere sotto smacco sia l’esercito Messicano che il più potente esercito degli Stati Uniti d’America.
In un libro dove viene narrata la storia auto biografica di Geronimo vi si legge che nell’estate del 1858 mentre la tribù degli Apache viveva in pace con il Messico , si spostò nel sud di questo paese per commerciare. Qui vennero attaccati dall’esercito messicano e furono uccisi numerosi indiani compreso donne e bambini. Fra queste Geronimo perse la madre, la moglie, ed i tre figli.
Da questo episodio Geronimo cominciò la sua vendetta verso i messicani e l’uomo bianco fino alla resa avvenuta nel 1866 nelle mani del generale Miles. In quel momento finiva il mondo degli Apache Chiricahua. Gli Apaches furono caricati su un treno per la Florida, a raggiungere altri deportati, La tribù passò 10 anni in Florida e nell’Alabama, decimata dal clima ostile, addomesticata, sfiancata. Poi i superstiti furono trasferiti in un quadratino di terra nella riserva militare di Fort Sill, Oklahoma. Geronimo ridivenne contadino, tornò a coltivare le sue angurie. Morì all’interno di una riserva indiana il 17 febbraio1909.

SAGGEZZA INDIANA
Ci sono quattro strade che possono portarti dove vuoi andare. La prima ti conduce dove ti manda il tuo primo pensiero. Non è la strada giusta. Rifletti un poco. Affronti allora la seconda. Rifletti nuovamente ma non scegli ancora. arresero all’uomo bianco, attuò per primo un metodi di fare guerra Finalmente, alla quarta riflessione tu sarai sulla strada giusta. Così non rischierai più nulla. Qualche volta, lascia passare una giornata prima di risolvere il tuo problema. ===============================================================================

La sola cosa necessaria per la tranquillità del mondo, è che ogni bambino possa crescere felice" Un uomo Sacro ama il silenzio, ci si avvolge come in una coperta: un silenzio che parla, con una voce forte come il tuono, che gli insegna tante cose. Uno sciamano desidera essere in un luogo dove si senta solo il ronzio degli insetti. Se ne sta seduto, con il viso rivolto a ovest, e chiede aiuto. Parla con le piante, ed esse rispondono. Ascolta con attenzione le voci degli animali. Diventa uno di loro. Da ogni creatura affluisce qualcosa dentro di lui. Anche lui emana qualcosa: come e che cosa io non lo so, ma è così. Io l'ho vissuto. Uno sciamano deve appartenere alla terra: deve leggere la natura come un uomo bianco sa leggere un libro.Cervo ZoppoSioux

"Quando siete giunti in questo continente avete trovato un popolo di pelle rossa. Era in armonia con tutti gli esseri viventi. Ma voi non avete visto la sua bellezza sul cammino della vostra civiltà', guardate ora la disperazione che gli ha dato l'avervi conosciuto. E in quella disperazione ammirate quella che ogni giorno date a voi stessi." Nuvola Azzurra, Sioux Lakota.
Evy



domenica 4 aprile 2010

QUESTO E' IL GIORNO DEL SIGNORE

DOMENICA DI PASQUA
Tutta la liturgia del tempo quaresimale annunciava nella speranza la venuta del giorno del signore, in cui la creazione sarebbe finalmente rifiorita, come da un piccolo seme che, morto nella terra, germina una bellissima fioritura, destinata ad un raccolto sovrabbondante.
Oggi la speranza si compie: è il giorno di Cristo Signore, trionfante e vittorioso sulle potenze dello spirito del male e della morte, egli è risorto.
Insieme agli apostoli testimoniano l'evento cardine della nostra fede; abbandoniamo il lievito vecchio, fatto di malizia di perversità e cerchiamo le cose di lassù, per vivere in santità la nostra esistenza quotidiana , inseriti nella moltitudine di testimoniche proclamano con convinzione che Cristo è presente nella sua Chiesa e non cessa di manifestarsi a quanti credono nel suo nome e lo cercano con cuore sincero.
Allora, mentre ci porgiamo gli auguri, davvero scambiamoci questa certezza: " Cristo è risorto, è veramente risorto"
Tiberio Cantaboni
===================================================
Commento:
Tanti sono i motivi per rendere grazie a Dio ogni giorno della nostra vita, ma oggi è il dono più grande fatto all'uomo: in Gesù ha distrutto la morte e ha dato a noi la vita, una speranza di eternità.
Parole condivisibili nella certezza che di fronte all'eternità è ben poca cosa la vita.
Evy

venerdì 2 aprile 2010

AMORE

L'amore è l'unica forza capace di trasformare un nemico in un amico.
La scienza indaga; la religione interpreta. La scienza dà all'uomo la conoscenza ossia il potere; la religione dà all'uomo la saggezza ossia il controllo. La scienza tratta soprattutto i fatti; la religione tratta soprattutto i valori. Le due non sono rivali; sono complementari. La scienza impedisce alla religione di sprofondare nella valle di un mutilante irrazionalismo e del paralizzante oscurantismo. La religione trattiene la scienza dal cadere nella palude di un obsoleto materialismo e del nichilismo morale..."
"...Perciò vi dico, cercate Dio e scopritelo, fatelo diventare un potere nella vostra vita. Senza di Lui tutti i nostri sforzi si trasformano in cenere e le nostre albe nelle notti più buie. Senza di Lui la vita è un dramma senza significato in cui mancano le scene più importanti. Ma con Lui possiamo innalzarci dalla fatica dello sconforto alla forza ascensionale dell'amore. Con Lui possiamo ergerci dalla notte della disperazione all'alba della gioia. Sant'Agostino aveva ragione: siamo stati fatti per Dio e non avremo requie finché non troveremo requie in Lui.

Ama te stesso, se questo significa un razionale, sano e morale interesse di sé. Ti è stato comandato di farlo. Questa è la lunghezza della vita. Ama il prossimo tuo come te stesso. Ti è stato comandato di farlo. Questa è la larghezza della vita. Ma non dimenticare che c'è un primo e ancor più grande comandamento: "Ama il Signore Dio tuo, con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e tutta la tua mente". Questa è l'altezza della vita. E quando lo fai, vivi la vita per intero"

Martin Luther King

==============================================================


commento

Le parole di King son sempre attuali, grande uomo che rimarrà indelebile nei nostri cuori. La speranza è riuscire a seguire le sue idee per poter considerare tutte le persone come fratelli, e creare tutti insieme un futuro migliore ed un mondo di Pace.

Evy
L'amore è l'unica forza capace di trasformare un nemico in un amico.
La scienza indaga; la religione interpreta. La scienza dà all'uomo la conoscenza ossia il potere; la religione dà all'uomo la saggezza ossia il controllo. La scienza tratta soprattutto i fatti; la religione tratta soprattutto i valori. Le due non sono rivali; sono complementari. La scienza impedisce alla religione di sprofondare nella valle di un mutilante irrazionalismo e del paralizzante oscurantismo. La religione trattiene la scienza dal cadere nella palude di un obsoleto materialismo e del nichilismo morale..."
"...Perciò vi dico, cercate Dio e scopritelo, fatelo diventare un potere nella vostra vita. Senza di Lui tutti i nostri sforzi si trasformano in cenere e le nostre albe nelle notti più buie. Senza di Lui la vita è un dramma senza significato in cui mancano le scene più importanti. Ma con Lui possiamo innalzarci dalla fatica dello sconforto alla forza ascensionale dell'amore. Con Lui possiamo ergerci dalla notte della disperazione all'alba della gioia. Sant'Agostino aveva ragione: siamo stati fatti per Dio e non avremo requie finché non troveremo requie in Lui.

Ama te stesso, se questo significa un razionale, sano e morale interesse di sé. Ti è stato comandato di farlo. Questa è la lunghezza della vita. Ama il prossimo tuo come te stesso. Ti è stato comandato di farlo. Questa è la larghezza della vita. Ma non dimenticare che c'è un primo e ancor più grande comandamento: "Ama il Signore Dio tuo, con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e tutta la tua mente". Questa è l'altezza della vita. E quando lo fai, vivi la vita per intero"

Martin Luther King

==============================================================


commento

Le parole di King son sempre attuali, grande uomo che rimarrà indelebile nei nostri cuori. La speranza è riuscire a seguire le sue idee per poter considerare tutte le persone come fratelli