geronimo

martedì 16 settembre 2014

VI TRASMETTO QUELLO CHE HO RICEVUTO

“VI TRASMETTO QUELLO CHE HO RICEVUTO”
La Fede ha una dimensione comunitaria. Nel capitolo 3° della Lumen Fidei il Papa Francesco riprende, sviluppa e precisa bene quest’aspetto. Innanzitutto usando un immagine molto semplice, ma bella ed efficace, afferma che “ La fede si trasmette  nella forma del contatto, da persona a persona, come una fiamma si accenda da un'altra fiamma” e passa attraverso il tempo di generazione in generazione.
La lettera lo dice con chiarezza e forza. Impossibile credere da soli…. E’ possibile rispondere in prima persona, io credo, solo perché si dice anche, crediamo.
E’ una conseguenza logica della stessa vita umana. Nessuno può vivere da solo. Nessuno si è dato la fede da se stesso, così come nessuno da se stesso si è data l’esistenza.
Il Papa richiama quattro classici modi  di questa trasmissione della fede: il Credo, i Sacramenti detti appunto della fede, specie il Battesimo e l’Eucarestia, il Decalogo e la preghiera, citando il catechismo della Chiesa Cattolica.
La Chisa ha poi il compito di garantire l’unità della fede, poiché secondo il detto di San Leone Magno “ se la fede non è una, non è fede”, come uno è Dio e uno è il Cristo, incarnato per noi.
Molto importante e qualificante è poi la precisazione finale: “ Come servizio all’unità della fede e alla sua trasmissione integra, il Signore ha dato alla Chiesa il dono della successione apostolica”, vale a dire il Papa e i Vescovi, affinché la garanzia della connessione con l’origine della fede sia data da persone vive, e ciò risponde alla fede viva che la Chiesa trasmette.


SE NON CREDERETE NON COMPRENDERETE

Se non crederete non comprenderete

Si affronta la questione forse più delicata e difficile, specialmente per il nostro tempo: quella della corretta relazione, peraltro necessaria ed ineludibile, tra fede e verità.
Infatti se da un lato “l’uomo ha bisogno di verità, perché sena di essa non si sostiene, non va avanti, la fede senza verità non salva, non rende sicuri i nostri passi. Resta una bella fiaba, la proiezione dei nostri desideri di felicità, oppure si riduce a un bel sentimento. Perciò richiamare la connessione della fede con la verità è oggi più che mai necessario, proprio per la crisi che viviamo.
Il papa denuncia il rischio del relativismo, se non si supera lo scoglio della separazione o addirittura l’opposizione tra fede e ragione ed offre la soluzione con proporre un legame che sciolga il dilemma, citando Paolo quando afferma che “con il cuore si crede” e cioè che la fede e la ragione hanno bisogno ambedue dell’amore vero, il solo capace di comporre in armonia fede e verità, come ampiamente risulta chiaro dalla storia biblica: “il Dio vero è il Dio fedele”.
Di qui l’esigenza di un fecondo e continuo dialogo tra fede e ragione, affinché si rafforzino a vicenda, invece di contrapporsi. Il credente non è arrogante. Lungi dall’irrigidirci  , la sicurezza della fede ci mette in cammino e rende possibile la testimonianza ed il dialogo con tutti.


PAROLA DEL SIGNORE

PAROLA DEL SIGNORE
Presentazione:
La risonanza suscitata da “ Parola del Signore “ ha dimostrato che la Bibbia è sempre attuale. Oggi, come duemila anni fa , il suo messaggio continua ad essere ascoltato e letto con piacere, purché venga espresso  in un linguaggio comprensibile all’uomo del nostro tempo. Ma una traduzione, anche se fatta in un linguaggio corretto e semplice, solo può dire  in modo equivalente  ciò che il testo originale diceva degli antichi lettori di Corinto, di Roma, di Efeso, o di Tessalonica ecc….
Da essa è difficile , se non impossibile , sapere chi sia l’autore di ogni scritto , a quale comunità appartenesse, in che periodo della storia, dove e per chi abbia scritto. Così pure non è sempre facile percepire le affinità di pensiero tra uno scritto e l’altro , la situazione del mittente e dei destinatari e la loro problematica.
Ebbene la presente edizione  di “ Parola del Signore” vuole con alcune annotazioni aiutare il lettore  a conoscere nelle loro linee essenziali tali problemi. Per questo ogni singolo scritto (vangeli. Lettere, ecc..) ogni sua parte e i singoli brani saranno preceduti  da un titolo o una breve introduzione. Non si tratta di un commento esaustivo . Si vuole semplicemente rilevare , a volte con semplici interrogativi , i punti di vista , le premesse e i problemi presupposti dai brani in questione . Il lettore di oggi deve saper comprendere quanto veniva raccomandato al lettore di allora, in modo da capire fino a che punto il messaggio lo interpella e lo coinvolge.

Introduzione:
Il Nuovo Testamento si apre con i quattro Vangeli che sono il racconto della vita di Gesù, riferiscono il suo insegnamento , le opere da lui compiute , la sua morte e la sua resurrezione.
La caratteristica principale dei primi tre vangeli , quelli di Matteo, Marco e Luca, è questa: che presentano sorprendenti somiglianze  e, in alcuni casi, vere e proprie coincidenze.  Malgrado ciò ogni vangelo conserva una sua inconfondibile fisionomia  e offre all’intero messaggio del Nuovo Testamento un suo tipico contributo.
Il Vangelo di Giovanni si distingue dagli altri perché  l’autore mette in luce alcuni aspetti  centrali della persona di Gesù, e ne propone una meditazione profonda.
Ai Vangeli seguono gli Atti degli Apostoli : quasi un “diario” della prima comunità cristiana , steso da Luca.
Vengono poi , nell’ordine , le lettere di Paolo, che, però, sono i primi scritti del Nuovo Testamento: Paolo infatti  è morto prima che gli evangelisti  scrivessero il loro vangelo . Queste lettere, nello stile del tempo, espongono e sviluppano gli atteggiamenti diversi della fede, e dicono come questa deve tradursi nella vita.
Seguono ancora nell’ordine : la lettera agli Ebrei che è un appello rivolto ai cristiani di origine ebraica  molto legati alle loro antiche tradizioni, perché rimangano fedeli a Gesù, l’unico vero Messia; e lettere chiamate  “cattoliche” o  “universali”, che affrontano temi e problemi che riguardano la condotta delle prime comunità.
L’ultimo libro del Nuovo Testamento, l’Apocalisse, si stacca dai precedenti , perché il suo autore , con potente simbolismo, schiude il nostro sguardo  sulla fine dei tempi , in base a quanto gli ha rivelato Cristo, centro della Storia.
E’ fuori dubbio che nel Nuovo Testamento s’incontrano differenze anche marcate di stile e di contenuto: perché raccoglie ventisette scritti (comunemente chiamati libri); e c’è in esso , nell’arco di cinquant’anni , la mano di una dozzina di autori. Eppure il Nuovo Testamento (è questa la sua singolare originalità) s’incentra tutto su un solo motivo: l’amore di Dio per gli uomini rivelato nella persona di Gesù Cristo. Si che le sue pagine altro non sono  che variazione del medesimo tema . Come in una sinfonia.

Questa traduzione è la prima iniziativa del genere in Italia. Essa è stata realizzata , secondo i principi direttivi interconfessionali , da un gruppo di studiosi cattolici e protestanti che hanno lavorato assieme  per parecchi anni , seguiti dai responsabili  delle rispettive chiese. Il progetto è stato approvato  separatamente  dalle varie confessioni cristiane , quelle che hanno impegnato gli esperti  nel lavoro; il testo finale , dell’Alleanza Biblica Universale e, da parte cattolica, dall’autorità ecclesiastica.



VANGELO DI   MATTEO

Molto presto la Chiesa ha riconosciuto la “ Buona Notizia” secondo Matteo  come il vangelo più importante . Per lungo tempo esso fu ritenuto il più antico . Oggi gli studiosi della Bibbia  sono senz’altro d’accordo  a ritenere che il primo a scrivere un vangelo fu Marco, mentre Matteo (come del resto Luca) conoscendo già il vangelo di Marco scrisse il proprio vangelo attingendo da quello . A disposizione di Matteo c’era inoltre una raccolta  di “detti” di Gesù nonché di ulteriori tradizioni, in parte originarie, delle più antiche comunità.

Struttura e carattere dell’opera:

Matteo strutturò il suo vangelo in modo chiaro ed efficace . Esso va da Abramo , capostipite di Israele (1,2), fino a quando Gesù manda i suoi Apostoli in tutto il mondo (28,19-20). A dare l’impronta  al suo vangelo sono i grandi discorsi: il discorso della montagna (cc.5-7), il discorso della missione dei discepoli (9,35-11,1), quello delle parabole (13,1-52)  , il discorso della vita comunitaria (18,1-20), il discorso contro i farisei (23,1-36)  e il discorso sulla fine dei tempi (cc.24-25) . In Gesù Matteo vede soprattutto il maestro  mandato da Dio, a interpretare nel modo giusto e definitivo la legge di Mosè (5,17) , mostrando agli uomini ciò che Dio  si spetta da loro . Leggendo il vangelo di Matteo  non si può fare a meno di notare  che Gesù è colui che realizza l’Antico Testamento  portandolo a compimento, Ciò è particolarmente percettibile nelle narrazioni  della nascita e infanzia di Gesù (1,22-23;2,5-6.15.17-18.23); man mano poi che il vangelo  si snoda si continua  a ricordare sempre più incisivamente con citazioni dell’Antico Testamento che Gesù parla e agisce come i profeti  avevano preannunziato (4,14-16; 8,17; 12,17-21; 13,35; 21,4-5; 26,56; 27,9-10).

Gesù e Israele:

Per quanto sottolinei che Gesù realizza le promesse fatte da Dio a Israele, suo popolo, il vangelo di Matteo è però anche caratterizzato da un continuo scontro tra Gesù e i capi degli Ebrei . Si riflette in esso la situazione che seguì la distruzione di Gerusalemme nel 70 d.C. quando cioè le comunità ebraiche respingevano sempre più i cristiani , mentre i Farisei stavano diventando i capi incontrastati  dell’ebraismo . Matteo ha riportato frasi come: “ io sono stato mandato soltanto per le pecore sperdute  del popolo di Israele” (15,24), “non andate fra gente straniera e non entrate nelle città della Samaria” (10,5). Nel suo vangelo si legge però anche che il popolo ebraico ha perduto la sua predestinazione: esso infatti , pur avendo conosciuto e approvato la volontà di Dio, non l’ha voluta seguire (21,28-32; 23,13-36), ha respinto i comandamenti di Dio e non li ha voluti osservare (21,33-46; 23,34-36.37-39) , ha rifiutato l’inviato di Dio (22,1-14) escludendosi in tal modo dalla comunione con lui. A Israele subentra la comunità cristiana formata da uomini provenienti da tutte le nazioni : “ E io vi dico che saranno molti  quelli che verranno da fuori , da oriente e da occidente , e si metteranno a tavola  con Abramo , Isacco e Giacobbe nel regno di Dio. Invece, quelli che dovevano restare nel regno saranno gettati fuori, nelle tenebre” (8,11-12). Per Matteo dunque il vero Israele è la comunità cristiana , alla quale passa la missione  che già era di Israele: essere luce per il mondo. (Ciò nonostante in 23,39 Matteo sottolinea che la condanna che ha colpito il popolo di Dio non sarà definitiva).

Una predicazione ecclesiale:

Matteo comunque intende anche richiamare l’attenzione della Chiesa sul fatto che essa non è ancora la  comunità perfetta: in mezzo al grano vi è pure l’erba cattiva (13,36-43), nella rete vi sono anche pesci cattivi (13,47-50), e tra gli ospiti ce n’è uno che non indossa il vestito della festa (22,11). Matteo sottolinea ancora che non tutti coloro che diranno: “ Signore,Signore” entreranno nel regno di Dio (7,21-23). “ Se non fate la volontà di Dio più seriamente di come fanno i Farisei e i maestri della legge, voi non entrerete nel regno di Dio”. Anche i cristiani possono perdere la possibilità di appartenere al vero popolo di Dio. Il giudizio universale incombe anche su di loro. Allora si vedrà chi si sarà davvero comportato da seguace di Cristo, se avrà soltanto esclamato “Signore, Signore” o se invece sarà vissuto in modo coerente.



Autore e Tempo:

Chi ha scritto il Vangelo secondo Matteo? L’autore non dice il proprio nome. Il titolo “ Secondo Matteo” venne aggiunto in un secondo tempo. In base ad un osservazione di Papia, vescovo dell’Asia Minore nella metà del II secolo, il vangelo andrebbe attribuito al discepolo Matteo, che si chiamava Levi ed era esattamente delle tasse, ma che in questo Vangelo viene detto Matteo. Però un testimone oculare dovrebbe forse dipendere da altre fonti ed assumerle in parte letteralmente? Dato che l’autore sii presenta come molto esperto nella scienza degli scribi, è lecito supporre che fosse molto vicino ai circoli dei maestri della legge. Tuttavia egli ha scritto il suo Vangelo in lingua Greca, pur accogliendo tutto il patrimonio legato alle tradizioni delle prime comunità della Palestina, e la sua comunità vive in continuo conflitto con la comunità ebraica.
Per questi motivi si suppone che vivesse nelle regioni vicine alla Palestina, forse in Siria. Il Vangelo di Matteo dev’essere stato scritto intorno all’80 d.C.
Le fonti:
Già molto presto le comunità cristiane della Palestina avevano cominciato a radunare i “ detti” di Gesù per la predicazione e l’insegnamento. E’ probabile che questa raccolta sia stata presto affidata allo scritto. Tale raccolta di “detti” pur non essendo giunta fino a noi può essere riconosciuta in una certa misura. Dato che Matteo e Luca sfruttano ampiamente come fonte comune quello che si legge nel Vangelo di Marco, fino a coincidere nella serie dei “detti” e in parte anche nel testo, si può essere quasi certi che qui essi seguono un modello scritto.
Della raccolta di “detti” fanno parte, ad esempio, il Padre nostro (Matteo 6,9-13; Luca 11,2-4); i detti sulle preoccupazioni (Matteo 6,25-34; Luca 12,22-31); sulla preghiera (Matteo 7,7-11; Luca 11,9-13); sul seguire Gesù (Matteo 8,19-22; Luca 9,57-60), e probabilmente anche il discorso della pianura (Luca 6,20-49) che Matteo completò nei cc. 5-7 con altri detti di Gesù.

L’ORIGINE DI GESU’, LA SUA NASCITA E INFANZIA (CC.1-2)

Pochi Racconti del nuovo Testamento sono così  generalmente conosciuti ed amati come quelli della nascita e dell’infanzia di Gesù, che aprono i Vangeli di Matteo e di Luca. Confrontando però attentamente i racconti dei due Evangelisti non si può non notare che gli avvenimenti da essi narrati non sono gli stessi. Anche i dati che permettono un confronto, come l’elenco degli antenati di Gesù e la sua nascita, sono visti da due punti di vista completamente diversi. Anche Matteo, come Luca non ha voluto redigere un resoconto, ma piuttosto porre l’accento sull’identità di questo bambino chiamato Gesù, e sul significato della sua nascita per la storia di Dio con gli uomini. Le narrazioni dei primi due capitoli di Matteo intendono appunto dimostrare che Gesù è colui che adempie e porta a compimento quanto Dio ha promesso al suo poplo nell’Antico Testamento.

Gli Antenati di Gesù
Non ci troviamo di fronte a una semplice enumerazione degli antenati di Gesù. L’albero genealogico intende infatti dimostrare che tutta la storia di Israele si avvia secondo la sua mèta secondo il piano prestabilito da Dio, e trova in essa il suo adempimento. La mèta è Gesù. Abramo ,il capostipite di Israele, aveva ricevuto la promessa che Dio, per mezzo suo, avrebbe benedetto tutti i popoli della terra (Genesi 12,2-3; vedi Galati 3,8). Alla casa del re Davide Dio aveva promesso discendenza per sempre (2 Samuele 7,11-16). Vengono pure nominate quattro donne. Dio le scelse in condizioni straordinarie ad esere madri (Genesi 38; Giosuè 2; Rut 1-4; 2 Samuele 11) Esse preparano la strada a Maria.

1)
Gesù Cristo è un discendente di Davide, il quale a sua volta è un discendente di Abramo. Ecco l’elenco degli antenati della sua famiglia :
Abramo fu il padre di Isacco; Isacco di Giacobbe; Giacobbe di Giuda e dei suoi fratelli; Giuda fu il padre di Fares e Zara (loro madre fu Tamar); Fares di Esròm;  Esròm di Aram;  Aram fu padre di Aminadàb; Aminadab’ di Naassòn; Naassòn di Salmòn; Salmòn fu il padre di Booz (la madre di Booz fu Racab); Booz fu il padre di Obed (la madre di Obed fu Rut); Obed fu il padre di Iesse; Iesse fu il padre di Davide.
Davide fu il padre di Salomone (la madre era stata moglie di Uria)¸Salomone fu il padre di Roboamo; Roboamo di Abia; Abia di Asàf; Asàf fu il padre di Giòsafat; Giòsafat di Ioram; Ioram di Ozia; Ozia fu il padre di Ioatam; Iotam di Acaz; Acaz di Ezechia; Ezechia fu il padre di Manasse; Manasse di Amos; Amos di Giosia;
Giosia fu il padre di Ieconia e dei suoi fratelli, al tempo in cui il popolo di Israele fu deportato in esilio a Babilonia. Dopo l’esilio a Babilonia, Ieconia  fu il padre di Salatiel; Salatiel fu il padre  di Zorobabèle; Zorobabèle fu il padre di Abiùd; Abiùd di Eliacim; Eliacim di Azor;  Azor fu il padre di Sadoc; Sadom di Achim; Achim di Eliùd;  Eliùd fu il padre di  Eleàzar; Eleàzar di Mattan; Mattan di Giacobbe; Giacobbe fu il padre di Giuseppe; Giuseppe sposò Maria e Maria fu la madre di Gesù, chiamato Cristo.
Così da Abramo a Davide ci sono quattordici generazioni; dal tempo di Davide fino all’esilio di Babilonia ce ne sono altre quattordici; infine dall’esilio in Babilonia fino a Cristo ci sono ancora quattordici generazioni.
Come nacque Gesù

Negli ambienti ebraici si pensava che il Messia, il Salvatore promesso sarebbe stato un successore di Davide. Giuseppe, il cui albero genealogico  riconduce a Davide , viene qui presentato come il padre legale di Gesù. Non solo: Dio il creatore, del mondo, interviene e mediante il suo Spirito genera questo figlio, adempiendo così la promessa contenuta nel libro di Isaia.

Ecco come è nato Gesù Cristo. Maria, sua madre, era fidanzata con Giuseppe: essi non vivevano ancora insieme, ma lo Spirito Santo agì in Maria ed ella si trovò incinta . Ormai Giuseppe stava per sposarla. Egli voleva fare ciò che è giusto, ma non voleva denunziarla di fronte a tutti . Allora decise di rompere il fidanzamento, senza dire niente a nessuno.
Ci stava ancora pensando , quando una notte in sogno  gli apparve un angelo del Signore e gli disse: “ Giuseppe, discendente  di Davide, non devi avere paura di sposare  Maria, la tua fidanzata: il bambino che lei aspetta  è opera dello Spirito Santo. Maria partorirà un figlio e tu gli metterai nome Gesù , perché lui salverà il suo popolo da tutti i peccati.

E così si realizzò quel che il Signore aveva detto per mezzo del profeta Isaia:
“ Ecco, la vergine sarà incinta, partorirà un figlio ed egli si chiamerà Emmanuele.
Questo nome significa: “Dio con noi”
Quando Giuseppe si svegliò, fece come l’angelo di Dio gli aveva ordinato e prese Maria in casa sua. E senza che avessero avuto fin allora rapporti matrimoniali, Maria partorì il bambino e Giuseppe gli mise nome Gesù.

Alcuni uomini sapienti vengono dall’oriente

Il racconto preannunzia che le promesse di Dio hanno valore per il popolo di Israele, ma il re Erode teme
La “concorrenza” e non intende farsi disturbare da Dio. I popoli di tutto il mondo, però, verranno e renderanno omaggio a Gesù.
Basandosi sui doni regali, la tradizione posteriore della chiesa vide negli uomini sapienti dei re ricchi e potenti  intorno ai quali andò formandosi un numero sempre maggiore di leggende.

2)
Gesù nacque a Betlemme, una città nella regione della Giudea, al tempo del re Erode. Dopo la sua nascita, arrivarono a Gerusalemme alcuni uomini sapienti che venivano dall’oriente e domandarono: “ Dove si trova quel bambino , nato da poco, il re dei Giudei? In oriente abbiamo visto apparire la sua stella e siamo venuti qui per onorarlo”.
Queste parole misero in agitazione tutti gli abitanti di Gerusalemme, e specialmente il re Erode.Il quale, appena lo seppe, radunò tutti i capi dei sacerdoti e i maestri della legge e domandò:
In quale luogo deve nascere il Messia?
Essi risposero:
A Betlemme, nella regione della Giudea, perché il profeta ha scritto:
Tu Betlemme, del paese di Giudea, non sei certo la meno importante tra le città della Giudea, perché da te uscirà un capo che guiderà il mio popolo, Israele.
Allora re Erode chiamò in segreto qui sapienti venuti da lontano e si fece dire con esatezza quando era apparsa la stella. Poi li mandò a Betlemme dicendo: “ Andate e cercate con ogni cura il bambino. Quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, così anch’io andrò a onorarlo”.
Ricevute queste istruzioni da parte del re, essi partirono. In viaggio, apparve ancora a quei sapienti la stella che avevano visto in oriente, ed essi furono pieni di grandissima gioia. La stella si muoveva davanti a loro fino a quando non arrivò sopra la casa dove si trovava il bambino. Là si fermò.
Essi entrarono in quella casa e videro il bambino e sua madre, Maria. Si inginocchiarono e adorarono il bambino. Poi aprirono i bagagli e gli offrirono regali: oro, incenso e mirra.
Più tardi in sogno, Dio li avvertì di non tornare dal re Erode. Essi presero allora un’altra strada e ritornarono al loro paese.

Giuseppe e Maria fuggono in Egitto

Un tempo i padri di Israele andarono in egitto. Più tardi diventarono schiavi, ma sotto la guida di Mosé furono liberati dalla schiavitù e condotti fuori dall’Egitto. Il popolo di Israele ripensava a quella liberazione con riconoscenza; era stato Dio ad aiutarli: “ E l’Ha chiamato a uscire fuori dall’Egitto perché era suo figlio”. Questa parola che un tempo valse per Israele, ora vale per Gesù. Egli subentra al posto del popolo di Dio, egli solo è il figlio di Dio.
Nell’Antico Testamento si narra più volte che Dio ha salvato gli uomini nei momenti difficili attraverso sogni rilevatori (ad esempio, Genesi 28,10-17). Gius (vedi 1,20; 2,19-22) Giuseppe viene ora guidato nello stesso modo  (vedi 1,20; 2,19-22)

Dopo la partenza dei sapienti, Giuseppe fece un sogno: l’Angelo di Dio gli apparve e gli disse: “ Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto. Erode sta cercando il bambino per ucciderlo. Tu devi rimanere là, fino a quando io non ti avvertirò”.
Giuseppe si alzò, di notte prese con se il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto. E vi rimase fino a quando non morì re Erode. Così si realizzò quel che il Signore aveva detto per mezzo del profeta Osea.
Ho chiamato mio figlio dall’Egitto.

Erode fa uccidere i bambini di Betlemme

In Esodo 2,1-10 si narra che Mosè, il futuro capo e liberatore, fu salvato dalla strage ordinata dal faraone. Gesù è il nuovo Mosè, salvato dalla strage di Erode.

Il re Erode si accorse che i sapienti dell’oriente lo avevano ingannato e allora si infuriò. Ricordando quel che si era fatto dire da loro, calcolò il tempo; e quindi fece uccidere tutti i bambini di Betlemme e nei dintorni, dai due anni in giù. Allora si realizzò quel che Dio aveva detto per mezzo del profeta Geremia:
Una voce si è sentita nella regione di Rama, pianti e lunghi lamenti. Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché essi non ci sono più.

Giuseppe e Maria tornano dall’Egitto

Nàzaret è la città di Gesù (vedi Marco 6,1). Come mai egli giunse proprio in quel luogo insignificante, di cui i pii Israeliti potevano dire: “ Di Nàzaret ? Dal quel paese non può venire nulla di buono “ (Giovanni 1,46). La narrazione che segue risponde a questo interrogativo.

 Dopo la morte di Erode un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe, in Egitto. L’Angelo gli disse: “ Alzati, prendi il bambino e sua madre e torna con loro nella terra d’Israele: perché ormai sono morti quelli che cercavano di far morire il bambino”.





APRITI ALLA VERITA'

“APRITI ALLA VERITA’. PORTERAI LA VITA”
Vocazioni, testimonianza della verità

Domenica 11 maggio 2014 celebriamo  la 51° Giornata Mondiale do Preghiera per le Vocazioni. Il tema proposto, Vocazioni, testimonianza della verità, insieme allo slogan Apriti alla Verità, porterai la vita, sono un invito a considerare ogni vocazione come testimonianza, vissuta in modo originale e personale della verità assoluta che è Dio, e della verità della vita.
“ Se l’eucarestia è… corpo spezzato e sangue versato per la salvezza dell’umanità,  anche la vita del credente è chiamata a modellarsi sulla stessa correlazione di significati: …bene ricevuto che tende, per natura sua, a divenire bene donato… E’ la verità della vita, d’ogni vita”
La verità della vita (bene ricevuto, bene donato) è il progetto fondamentale che Dio ha posto nel cuore di ogni uomo, perché ciascuno possa camminare verso la realizzazione di se e della propria vocazione, della propria verità! Alla chiesa è richiesta la consapevolezza di dover compiere una missione di verità , in ogni tempo ed evenienza, per una società a misura d’uomo, della sua dignità, della sua vocazione.
Siamo chiamati a pregare perché ogni persona si apra ai donoi di Dio, Verità assoluta, possa scoprirli nel suo cuore e vi riconosca la propria vocazione.


Nico Dal Molin