geronimo

venerdì 27 maggio 2011

ISOLA DI CAPRI

GUIDA DI CAPRI….
(CAPRI: un concentrato di bellezza circondata di azzurro)

Si parte per tre giorni e due notti, (ore 7,00) tassativamente con il Frecciarossa dalla stazione S.M. Novella, dopo solo tre ore, in perfetto orario, si arriva alla stazione di Napoli. Trenitalia, con tariffa agevolata per chi parte di sabato fa pagare un biglietto intero (130 euro),  andata e ritorno, per due persone. Quindi molto conveniente!!!!!
Una volta a Napoli , uscendo dalla stazione si trova piazza Garibaldi, li passa il tram n° 1 che porta al porto e precisamente al molo Beverello da dove partono gli aliscafi per Capri. Tempo del tragitto, Stazione porto, circa venti minuti.
Imbarco su aliscafo, costo del biglietto euro 15.00 a persona, e dopo quaranta minuti si arriva al porto di  Marina Grande. Acquisto del biglietto unico per i mezzi pubblici di Capri al costo di euro 1,40 a corsa e da Marina Grande si prende la funivia che ci porta all’abitato di Capri. Da qui bus piccolo, altro euro 1,40 a persona, che ci porta, dopo circa 15 minuti, ad Anacapri, l’altro centro dell’isola, dove ha sede il nostro Albergo (Girasole 3 stelle).
Il costo dell’albergo è di euro 120 a notte (camera matrimoniale con bagno + TV+ aria condizionata), ed è dotato di una piscina. Nel prezzo è compreso solo la prima colazione.
Da Marina Grande si può prendere anche i Taxi ma costano cari euro 15-18 a corsa. I veicoli privati non si possono portare nell’isola nel periodo estivo.
Il primo giorno, nel pomeriggio gita in funicolare ( spesa euro 7 apersona) al monte Solaro (altezza circa 600 metri) da dove si domina tutta l’isola, è un panorama unico. Poi visita ai monumenti di Anacapri, come la chiesa di San Michele, costruita nel 1698-1719,(ingresso euro 2 a parsona) dove il pavimento, fatto di maiolica, riproduce scene del paradiso terrestre. Rientro in Albergo per un tuffo ristoratore nella piscina!!!!!!!
Nei tre giorni di presenza nell’isola si mangia a panini durante il giorno (spesa circa 5-8 euro a persona)ma la sera a cena la fame è tanta. Una cena di pesce nel centro di Anacapri, dall’antipasto al dolce, speso 40 euro a persona. (grande mangiata, ottimo e abbondante).
Il secondo giorno partenza ore 8,00 per la Grotta Azzurra, altro ero 1,40 di bus, visita all’interno della grotta con la barca speso euro 25,00 a persona.
Dalle ore 10 alle ore 14 giro dell’isola con barca a motore spesa euro 100 , se viene preso il traghetto insieme ad altri turisti la spesa è di euro 15. Naturalmente nel giro dell’isola è compreso anche la guida e la possibilità di fermarsi per effettuare bagni in mare. Quest’ultimo giro è la cosa più bella che si possa fare, si scoprono delle bellezze naturali visibili solo dal mare, veramente stupendo!!!! Specialmente quando si passa sotto l’arco dei Faraglioni!!!!
Nel giro dell’isola la guida ci indica una trattoria da non perdere in quanto a bontà ed a prezzi modici. Nel pomeriggio si cammina  per tre ore su di un sentiero nel mezzo alla natura e fra le scogliere con partenza dall’abitato di Capri fino all’Arco naturale passando successivamente per la grotta di Matermania fino al Belvedere di Tragara per raggiungere la parte scic di Capri, con negozi di lusso, mi raccomando solo vedere!!!. Si visita il giardino di Augusto, sempre in Capri, per poi prendere la via Krupp che porta a Marina Piccola. Da qui si riprende il bus (i piedi fanno male!!!), altro euro e 40 e si ritorna a Capri.
Alle ore 19.00 siamo alla trattoria indicataci dalla guida (trattoria LE GROTTELLE) si entra fiduciosi di quanto ci è stato riferito e si comincia ad ordinare. Alla fine ci arriva una sassata di quelle che fanno male, per quanto naturalmente mangiato, e precisamente:
2 coperti euro 6,00; due bibite euro 9,00; acqua grande un litro euro 4,50;  2 caffè euro 6,00; mezzo litro di vino bianco della casa euro 8,00; 2  antipasti della casa euro 32,00; 2 primi piatti euro 28,00; due dessert euro 13,00, per un totale di euro 106,50!!!! Questo è stato un ladrocinio!! Tassativo, da evitare la trattoria Le Grottelle.
Il terzo giorno partenza per Napoli con Aliscafo ed arrivo alla stazione ore 12,00. Pranzo con antipasto e pizza + bibite da euro 20,00 a persona. Messi i bagagli al deposito della stazione (euro 4 per bagaglio per 5 ore) ci siamo diretti a visitare il Duomo di Napoli (vale la pena di visitarlo per quanto è bello).
L’impatto con la città di Napoli è stato traumatico per il caos e la sporcizia che regnano nella città. Venditori abusivi, sia napoletani che extracomunitari, ad ogni angolo di strada e vicoli. Marciapiedi presi d’assalto dai veicoli a due ruote. Sul tram abbiamo assistito ad un tentativo di furto, andato a vuoto, a danno di due turisti spagnoli. Ragazzini di circa 10 anni che giocano a palla nel mezzo di strada, trafficata, e su i marciapiedi. In poche parole, è un manicomio!!!!!!!!! Non vorrei essere nei panni del nuovo sindaco!!!!!
Su di un motoveicolo vi erano cinque persone senza casco, due adulti e tre bimbi piccoli. Il gestore della pizzeria dove abbiamo mangiato ci ha consigliato di non camminare per la città con borse a tracolla e catene d’oro al collo visibili. Gli scippi sono all’ordine del giorno.
Questa non è mica una città normale!!!!! Meglio, molto meglio ritornare al più presto a Firenze!!!!
Preso nuovamente il Frecciarossa da Napoli alle ore 19,00 ed arrivati a Firenze in perfetto orario alle ore 22,00.
Tre giorni  belli passati in vacanza per visitare un luogo unico, Capri, andateci perché ne vale la pena. Per soggiorni più lunghi ho la sensazione che il tutto diventi troppo caro se non si è ricchi.



Cenni storici e turistici di Capri:
Famosa per le prodigiose bellezze naturali, la storia millenaria, il clima mite ed il paesaggio luminoso, l’isola di Capri è una delle mete preferite dal turismo internazionale. E’ situata a 17 miglia marine a sud di  Napoli e a 3 dalla penisola Sorrentina. E’ lunga circa 6 Km e larga dagli 1,2 ai 2,8 Km. Si estende su di un area di circa 10 Km quadrati , dei quali 4 appartengono al comune di Capri e 6 al comune di Anacapri.
Il perimetro costiero e di circa 17 km. Il monte Tiberio ad oriente, (m.334) ed il monte Solaro (m.589) ad occidente sono i due massicci principali dell’isola, tra i quali in una sella, a cavallo di Marina Grande (lato nord) e Marina Piccola (lato sud), vi è la cittadina di Capri (m. 138).
L’altro centro abitato, Anacapri (m. 286), si trova in un ampia e verdeggiante piana ad occidente del Monte Solaro.
Diversamente dalle altre isole del Golfo di Napoli, Capri non è di origine vulcanica ma sedimentaria, formata da terreni calcarei del Cretaceo e, in minor misura , da strati dell’Eocene e tufi di trasporto eolico dei vulcani vicini.. Dal punto di vista geologico, costituisce l’estrema propaggine del sistema montuoso della penisola Sorrentina, anch’essa di natura calcarea.
La flora, una delle più ricche d’Italia, dona all’isola un aspetto ridente anche nelle stagioni fredde. Analogamente la fauna, presente con molte specie marine, ne arricchisce i profondi fondali; anche quella terrestre annovera molti tipi di uccelli stanziali, tra cui i grandi gabbiani diomedei, e di sauri, come la rarissima lucertola azzurra dei Faraglioni; nonché si sta ripopolando la capra selvaggia di montagna.
Influenzato naturalmente dal mare, il clima è temperato, gradevole e salubre. La temperatura media è di  13,1°C in inverno, 16,5°C in primavera, 22,7 °C in estate e 13,9° C in autunno.
L’etimologia del nome Capri deriva dal latino “capraeae” (capre), non dal greco “kapros” (cinghiale), anche se molti avanzi fossili  di questo animale sono stati rinvenuti nell’isola.
Abitata sin dal Paleolitico, in cui era collegata alla terra ferma, l’isola fu Greca e poi romana. Augusto, visitandola nel 29 a.C., fu il primo ad edificarvi una villa. Tiberio, suo successore,, vi dimorò dal 27 al 37 d.C.
Dopo Tiberio, altri imperatori soggiornarono a Capri e fino al IV secolo dopo Cristo essa  fu visitata ed abitata da nobili romani. Crollato l’impero romano d’Occidente, l’isola fece per qualche tempo parte del Ducato di Napoli. Nel VI secolo subì le incursioni saracene ed in quelli successivi il dominio dei Longobardi, dei Normanni, degli Angioini, degli Aragonesi, ed infine degli Spagnoli.
Nei secoli XVII e XVIII, l’isola attraversò un nuovo periodo di fortuna, all’unisono con il grande rigoglio politico ed artistico di Napoli, grazie ad un attiva diocesi e ai privilegi che le erano stati rinnovati dagli Spagnoli e dai Borboni. Ciò è testimoniato dalle stupende architetture di chiese e conventi che si possono ammirare nei due centri urbani.
A partire dalla seconda metà del 1700, molti tra i viaggiatori che scendevano sempre più frequentemente dall’Europa settentrionale , attratti dalla solarità e alla ricerca di un mitico mondo primitivo , inclusero capri nei loro itinerari.
Dalla prima metà del 1800, in seguito alla riscoperta della Grotta Azzurra , visitatori italiani e stranieri, attirati dal clima, dall’ospitalità degli abitanti, dai colori e dalla magnetica atmosfera dei luoghi, iniziarono ad affluire nell’isola.
Artisti, intellettuali, scrittori, esuli, ricchi ed eccentrici visitatori la prescelsero come residenza abituale o stagionale, contribuendo a creare quella variegata e cosmopolita colonia internazionale che ha reso famoso il nome di CAPRI in tutto il mondo.

                                                         Luoghi da Visitare , CAPRI
Il Paesaggio:
Arco Naturale: Questo ardito arco è la parte superstite di una grande grotta che si addentra nella montagna. I flutti del mare ne ampliarono l’apertura e asportarono i detriti . Dopo il sollevamento dell’isola in età paleolitica  la grotta fu sottratta all’azione  erosiva delle onde  ed il vento e la pioggia  ne trasformarono la superficie
Belvedere Cannone: Sulla posizione strategica di questo pianoro , i francesi piazzarono nel 1808 , un cannone per la difesa  del settore sud dell’isola . Nel 900 e durante il soggiorno della folta colonia di artisti tedeschi che vi sostavano per dipingere , prese il nome di Mahler Platte (Piazzetta dei Pittori) .
Da qui si possono ammirare i Faraglioni , lo Scoglio delle Sirene , la Certosa, i giardini di Augusto, e la Grotta delle Felci: importante stazione preistorica , dove sono stati rinvenuti reperti databili  dell’era paleolitica all’età del bronzo.
Centro storico di Capri: Si articola in due nuclei abitativi: uno delimitato dalle vie M. Serafina, S. Aniello , l’Abate e Pousterola (piccola porta), sviluppatosi intorno alle Case Grandi dopo il 1300; l’altro sul lato nord (dietro piazza Umberto I ) , ma molto più antico, sorto intorno alla piccola chiesa  di S. Maria delle Grazie (secolo XI) . La passeggiata in questo incantevole borgo passa davanti ai negozi alla moda di Capri (guardare solo da lontano, prezzi inaccessibili per i comuni mortali). Da visitare il giardino di Augusto con il suo spettacolare panorama.
Marina Grande: “ un’esigua spiaggia  cosparsa di ciottoli e ingombra di barche  tirate a secco, una fila di case dal tetto piatto allineate di fronte al mare…” (descrizione fatta nel 1862 da uno scrittore francese).
Oggi è il porto di Capri, sia turistico che marittimo. Da qui partono la funicolare per il centro di capri, i taxi ed i bus per Anacapri e Capri.
Marina Piccola: E’ l’approdo meridionale dell’isola, situata in una pittoresca insenatura ai piedi dei dirupi del Monte Solaro . Il piccolo abitato si affaccia sulla Marina di Pennaulo ad est e sulla Marina di Mulo ad ovest.
Fino alla fine dell’800 comprendeva un piccolo gruppo di case di pescatori  sovrastanti due spiaggette di ghiaia nei pressi di un antico approdo di origini romana ed il famoso Scoglio delle Sirene , dedicato dalla voce popolare alle mitiche incantatrici.  Dalla fine della prima guerra mondiale si è notevolmente svilippata per l’attrazione che la sua fortunata posizione   ha esercitato sul turismo balneare.
Tragara: Questa strada , suggestiva e panoramica , conduce all’omonimo  Belvedere e ai sottostanti Faraglioni . Il ricordo della sua colonizzazione greca sopravvive nel suo toponomo  che significa “recinto o chiuso delle capre”  . Dall’attuale villa La Certosella  aveva inizio l’imponente complesso residenziale romano  del quale resta solo il pavimento in marmo ricomposto  nel 1892  nella Cappella del Rosario  della Cattedrale di S. Stefano .
Via Krupp: Fu ideata dall’industriale dell’acciaio tedesco A.F. Krupp , che a tale scopo  acquistò il “Fondo certosa” , dove in parte sorgono i giardini  di Augusto. La strada, che da qui ha inizio , fu costruita nel 1902 su progetto dell’ingegnere  E. Mayer e con i suoi caratteristici zig-zag conduce a Marina Piccola. Secondo l’architetto R. Pane  essa dimostra che anche una strada  può essere un’opera d’arte .
Grotta di Matermania: Di ritorno dall’Arco Naturale, una scalinata , che si inoltra nella  sottostante vallata, conduce alla Grotta di Matermania : grandioso antro naturale trasformato in epoca romana in lusuoso ninfeo. Oggi rimangono pochi resti murari , originariamente rivestiti  con tessere musive in pasta  vitrea e decorati  con stucchi policromi , gusci e valve marine ; elementi ormai perduti , rinvenuti anche nella Grotta dell’Arsenale , sottostante i Giardini di Augusto.
L’interno di questa grotta è illuminato , all’alba, dai raggi del sole nascente,. Ciò ha portato molti studiosi alla convinzione , che prima che ninfeo, fosse luogo di culto del Dio Mitra. I romani la dedicarono  alla dea Cibele , la loro Mater Magna, da cui il nome . Oltrepassato la grotta un comodo sentiero , che si snoda lungo i dirupi che costeggiano il mare conduce alla Villa Curzio Malaparte  costruita si Punta Massullo  e prosegue sino al Belvedere  di Tragara  da quale si raggiunge il centro di Capri ( dall’arco Naturale ci vogliono circa due ore a piedi per raggiungere il centro di Capri, passando dalle Grotte).
Palazzo a Mare: Costruita in riva al mare  e ancora denominata  “Paltium” , fu la residenza preferita da Ottaviano Augusto . Restano pochi ruderi dopo le continue spoliazioni subite, specie nel XVIII secolo . Si estendeva per circa 850 metri lungo la costa . Sono ancora visibili , tra l’altro , i resti di un esedra e di un piccolo bacino portuale , oggi denominato Bagni di Tiberio.
Villa Jovis: Delle dodici ville imperi alidi Capri menzionate  da Tacito negli annali , villa Jovis è la più grande . Tiberio diresse da qui le sorti dell’impero  dal 27 al 37 d.C.
L’archeologo Amedeo Maiuri , nel 1938 , portò alla luce la sua massiccia struttura che ricopre una superficie di circa 7000 mq su terrazzamenti adattati  alla natura rocciosa  e scoscesa del monte. Al centro del nucleo principale vi sono quattro grandi cisterne  intercomunicanti , scavate nella roccia e coperte  da volte della raccolta  dalle acque piovane. All’estremità orientale si distende la grandiosa “ambulatio” che si prolunga fino ad un esedra  dalla quale lo sguardo  spazia sul tutto il golfo di Napoli, la penisola Sorrentina e  la Costiera Amalfitana. Più staccato dal complesso della villa è il Faro, che serviva come torre di segnalazione per la terraferma.
Certosa di San Giacomo: Fu fondata nel 1371 dal conte Giacomo Arcucci , segretario della regina Giovanna I di Napoli  che la dotò di rendite e prerogative assicurando così ai certosini , in perpetuo, un benessere sproporzionato . Il monumentale impianto , con la grandiosa distesa delle sue volte a crociera , a botte e a padiglione , costituisce uno dei capitoli  più incomparabili dell’architettura tipica caprese.
Le strutture antiche sono la Chiesa, il Chiostro piccolo ed il refettorio, che ospita i grandi quadri del pittore tedesco  K.W. Diefenbach , vissuto a Capri tra il 1900 e il 1913.
Fu saccheggiata ed incendiata  nel 1553 e nel 1556 dai turchi di Kair-ed-Din e Dragut. Nella ricostruzione seicentesca fu eretta una torre di guardia , crollata nel 1808 , e vennero effettuate le aggiunte del Chiostro grande , lungo il quale erano ubicate le celle monastiche. Dopo la soppressione degli ordini monastici , voluta da Gioacchino Murat , fu adibita a carcere ed acquartieramenti.
Chiesa di SS. Salvatore (S. Teresa) : La chiesa con l’annesso convento delle Teresiane occupa il sito di una preesistente chiesetta. Fu costruita tra il 1661 ed il 1685, su progetto di Dionisio Lazzari della scuola del Fanzago, per volere di madre Serafina che diresse il monastero e personificò il fervore religioso di tutto il seicento caprese.
Chiesa di San Costanzo: La chiesa si presenta oggi come la somma di tre distinte parti tipo logicamente  e cronologicamente differenti. La costruzione della primitiva chiesa basilicale , costruita dalla parte centrale  con otto colonne , due absidi ed orientata ad est-ovest, risale alla prima metà del V secolo d.C. , e poggia sui resti di n edificio romano  di età tardo repubblicana . Fu dedicata inizialmente a San Severino . Dopo la morte di san Costanzo  (VII secolo) ed intorno al X secolo questa struttura , conservata per ameno un metro di altezza  dal piano di calpestio, fu convertita in forma bizantina a croce greca e coperta a volte a cupola.
La sopraelevazione di una casa canonica, nel 1928,, modificò il prospetto realizzato nel 1370 e riprodotto in un acquerello  monocromo del 1840 di Giacinto Gigante , artista napoletano della Scuola di Posillipo.
Ex cattedrale di S. Stefano: fu eretta nel 1685 dove sorge l’omonimo convento benedettino del 580 d.C. Su progetto dell’architetto Francesco Antonio Picchiatti , l’opera fu reinterpretata ed eseguita dal mastro muratore amalfitano Marziale Aniello Desiderio, al quale si deve l’armoniosa realizzazione  delle cupolee delle volte estradossate delle cappelle laterali. Il pavimento dell’altare maggiore è stato realizzato con marmi policromi provenienti da Villa Jervis. E’ anche la tomba della serva di Dio madre Serafina.
Palazzo Cerio: Lo slargo antistante la ex cattedrale di S. Stefano  prese il nome nel medioevo , di “Case Grandi” per il complesso residenziale  dei Conti Arcucci. Esso comprende il palazzo Cerio, che ampliato, nel 1689, ospita il museo dei resti paleontologici e naturalistici raccolti  a Capri da Ignazio Cerio; il palazzo Farace del 1372, dove è la biblioteca del centro Caprense. Il cerio è oggi sede dell’azienda di Soggiorno e turismo.
Anacapri:
Grotta Azzurra: E’ la più famosa delle grotte marine di Capri . Già nota con il nome di Gradola , fu riscoperta nel 1826 dal pittore tedesco August Kopisch. Da questo momento ebbe inizio la fortuna turistica dell’isola e la diffusione  del mito romantico di Capri.
Antica civiltà di origine carsica , si abbassò in età remota  di 15-20 metri , sprofondando in parte in mare. L’ingresso largo due metri circa , è alto appena un metro sul livello normale delle acque e non consente quindi l’illuminazione  della cavità lunga 54 metri , alta 15 e larga 30.
La spettacolare colorazione azzurra del mare nella grotta ed i riflessi sulle pareti sono dovute al fatto che la luce del giorno vi penetra per rifrazione attraverso un ampia apertura sottomarina . Avanzi di un antico approdo testimoniano dell’uso della grotta da parte dei romani , probabilmente come ninfeo marittimo.
Nel 1964 sono state ripescate nei fondali statue di marmo , esposte oggi nel museo  della Certosa assieme ad altri reperti minori  ritrovati successivamente.
La Miglera : L’attuale via ricalca l’antico tracciato della strada romana che da Capodimonte , fine della scala greco-romana , attraversa la parte a monte  del territorio di Anacapri , per raggiungere il Belvedere  che si affaccia a strapiombo sulle cale del Tuoro e del Limmo, terminante, questa, con la Punta Carena  ed il Faro.
Le Boffe: Lo sviluppo di questo quartiere seicentesco è legato alla costruzione della chiesa di Santa Sofia ed allo spostamento della popolazione più a valle verso i più ampi terreni coltivabili.. Deve la sua denominazione al complesso di case , sorte intorno alla vecchia piazza  delle Ficacciate, e coperte con volte a botte e a padiglione, che in dialetto napoletano sono dette “boffe”.
Monte Solaro: Massicia formazione calcarea emersa gradualmente nel periodo cretaceo superiore, in connessione con altre grandi masse della penisola sorrentina. E’ caratterizzato, nel versante che guarda Anacapri, da una rigogliosa vegetazione spontanea e di immigrazione , che conta più di 850 specie.
Dalla sommità (m. 589) si apre un incomparabile visione aerea dell’isola e dei golfi di Napoli e di Salerno.
Punta Carena e Faro: Approdo e località balneare . Il Faro edificato più di un secolo fa, è, dopo quello di Genova , il secondo d’Italia per dimensioni e potenza.
Villa di Damecuta: I pianori e le terrazze che si snodano tutto il lungo altopiano nord occidentale di Anacapri, dovettero suggerire a Tiberio, più che ad Augusto, , la costruzione di questa villa  dove si gode uno dei più suggestivi panorami dell’isola. Si accedeva principalmente dal mare  e precisamente da Gradola , dove alcuni tagli della roccia indicano un ormeggio che conduceva alla piccola villa romana , integrata oggi con la grotta di Gradola, prima di raggiungere la più alta dimora.
Al disotto della torre medioevale , vi sono i resti di un ambiente  di soggiorno (domus) e di un alcova situata in un incavo roccioso simile ad una grotta  (cuta, in latino medioevale) da cui deriverebbe il nome Domus-cuta, Demecuta. Fu copeta di cenere durante l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. e pertanto abbandonata. I ruderi risultano gravementa danneggiati dalle fortificazioni francesi ed inglesi del 1806-1808.
Casa Rossa: Questa coloratissima casa fu costruita nel 1876 dal colonnello americano  J.C. Mackowen. Essa contorna la torre aragonese , edificata dagli Anacapresi  dopo la metà del 300 a difesa del loro abitato. Il colonnello americano la adorno con reperti storici non tutti provenienti da Capri.
Castello Barbarossa:  Questo romantico e suggestivo castello , i cui ruderi si ergono  sulle rupi a nord est di Anacapri al centro di una macchia mediterranea , deve il suo nome alla più tremenda incursione subita dall’isola , nel 1535 , da parte del corsaro algerino Kair-ed Din, soprannominato “Barbarossa” . E’ probabilmente la maggiore fortificazione di età bizantina. La visita risulta interessante anche dal punto di vista botanico.
Chiesa di San Michele, o del paradiso terrestre: Fu costruita tra il 1698 ed il 1719 per volere di Madre Serafina con l’annesso convento delle Teresiane. Il nucleo originario è costituito dalla soppressa chiesa di San Nicola e da un piccolo chiostro. La chiesa progettata da A. Vaccaro, è a pianta ortogonale inscritta in croce greca . Il pavimento, su disegno del Solimene , riproduce scene  del Paradiso Terrestre  e fu eseguito in maiolica da Leonardo Chiaiese “mastro raggiolaro” abruzzese. (è assolutamente da visitare, spesa euro 2 a persona).
Inoltre ad Anacapri sono da visitare anche la Chiesa di S. Maria a Cetrella, la Chiesa di S. Sofia, la Chiesa di Santa Maria a Costantinopoli e Villa San Michele.
Infine da non perdere assolutamente il giro dell’isola via mare, sia esso con barca privata a noleggio sia con traghetto è necessario avere una guida esperta che ci racconti tutta la storia dell’isola vista dal mare.

(Raccontato  da Evy)



mercoledì 11 maggio 2011

Il Culo con le Quarantore

Il Culo con le Quarantore

A Firenze si usa ancora oggi l’espressione “c’entra come il culo con le Quarantore” per volere indicare una cosa o una situazione  che non ha assolutamente niente a che vedere con un’altra.
Nel resto d’Italia si è soliti usare l’espressione “ci sta come il cavolo a merenda”, molto più raffinata se si vuole,, ma molto meno graffiante ed efficace di quella fiorentina.
Le origini di questa espressione si perdono nella notte dei tempi e inoltre non è ben chiaro il luogo dove si è verificato l’episodio che ha dato origini a questo modo di dire.
Di sicuro si sa che le Quarantore erano delle funzioni religiose che consistevano nell’esposizione del Santissimo Sacramento, a turno, in ogni chiesa fiorentina , per quaranta ore consecutive.
La devozione del popolo a questo evento era particolarmente sentita e le chiese che a turno esponevano  il Sacramento erano letteralmente prese d’assalto dai fedeli.
Nella grande solennità dell’evento , tra fiori, candele e addobbi di raso rosso che abbellivano altari e colonne , l’affollamento era all’ordine del giorno e la calca della folla si faceva avvolte soffocante , soprattutto all’interno delle chiese più piccole.
Proprio in una di queste chiese più anguste si presume si sia verificata  l’episodio del “culo durante le Quarantore.
Nella chiesa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, la più antica chiesa situata nel territorio fiorentino, nella piazzetta del Limbo , quella sera il popolo dei fedeli era stipato come non mai , dato anche le ristrettezze del luogo .
Si sentiva solo la voce del parroco , in piedi davanti all’altare  ed il brusio dei fedeli assorti in preghiera, quando all’improvviso quella solenne atmosfera venne rotta dallo schioccante rumore di un sonoro ceffone.
Tutti si voltarono sorpresi ed allibiti ; proprio vicino alla fonte battesimale c’era un messere, alto e ben vestito, paonazzo in viso e con un impronta violacea ben in vista di una manata sulla guancia.
Proprio davanti all’uomo , quasi appiccicata a lui per via della ressa, una popolana si era voltata e lo fulminava con lo sguardo di fuoco.
Il pover’uomo cercò di giustificarsi  dando la colpa alla ressa e balbettò qualche parola “… è per via delle Quarantore…” e la donna gli rispose stizzita : “ma che c’entra il mio culo con le Quarantore!.
L’episodio, troppo piccante  e dissacrante per passare inosservato, fu sulla bocca di tutti e ben presto fece il giro della città tanto da diventare un modo di dire tipicamente fiorentino , proprio come è rimasto ancora oggi.


Il Prete Pietrificato

Il Prete Pietrificato
La seconda leggenda si riferisce ad un episodio realmente accaduto nel quale realtà e fantasia si fondono e si confondono.
Cecco d’Ascoli era uno studioso delle più svariate discipline, era astrologo, astronomo, alchimista, scienziato e scrittore, fu professore all’Università di Bologna e fu anche contemporaneo di Dante Alighieri con il quale ebbe diverse aspre polemiche.
Essere un astrologo ed alchimista nel tredicesimo secolo era davvero molto rischioso ed infatti il povero Cecco fu accusato di stregoneria e condannato a morte.
Mentre Cecco veniva portato al rogo fuori delle mura, come era consuetudine per le condanne a morte, il carroccio su cui era incatenato transitò accanto alla chiesa di Santa Maria Maggiore.
Uno dei frati si era affacciato ed assisteva al passaggio del mesto corteo da una finestrella del vecchio campanile; aveva però notato che il condannato aveva chiesto dell’acqua da bere ad uno dei soldati del Bargello che erano di scorta al suo ultimo cammino.
Convinto che “lo stregone” Cecco avesse stretto un patto con il diavolo e considerando il fatto che stesse per essere arso vivo, il frate gridò ai soldati : “ fermi! Se berrà l’acqua non morrà mai” … e Cecco d’Ascoli lo fulminò con uno sguardo e gli rispose: “ e di costì il capo non toglierai”… ed il frate rimase pietrificato alla finestra!

Con questo racconto finiscono le storie del quartiere di Santa Maria Novella (rossi)

lunedì 9 maggio 2011

La Campana della Berta

La Campana della Berta

Sul campanile romanico di Santa Maria maggiore, in via dei Cerretani, si affaccia una testa in marmo di una statua di epoca romana; si tratta di un viso di donna  con i capelli ondulati tirati indietro che le discendono sulle spalle.
Questa statua ha fatto nascere ben due leggende. La prima riguarda la “ Berta”, una popolana vissuta intorno al duecento, una Cavolaia” , come riportano le cronache, molto conosciuta  ed amata in tutto il quartiere che era solita vendere i prodotti del proprio campo in piazza delle Cipolle, una donna tutta dedita al proprio lavoro e devotissima alla chiesa di Santa Maria Maggiore.
La Berta non si era mai sposata e quindi non aveva avuto figli per cui, ormai vecchia e stanca, aveva deciso di lasciare tutti i risparmi di una vita ai monaci della chiesa di Santa Maria Maggiore ma con un preciso vincolo: i religiosi avrebbero dovuto far fondere una campana da collocare sul campanile.
Questa campana doveva essere suonata al tramonto con il compito di richiamare l’attenzione di tutti gli altri ortolani che lavoravano nei campi fuori le mura, i contadini, i viandanti ed i pellegrini affinché si affrettassero a rientrare in città.
Quella campana venne affettuosamente ribattezzata dal popolo come “ la campana della Berta”. Le grandi porte della città, infatti, per motivi di sicurezza venivano aperte all’alba e richiuse al tramonto lasciando fuori per tutta la notte chi fosse arrivato in ritardo.
Per questo motivo quando i soldati di guardia chiudevano i pesanti portoni, gli ultimi ritardatari attiravano  la loro attenzione lanciando dei sassi contro le porte per rallentarne di qualche istante la chiusura per potere entrare in città; da qui il detto “ essere alle porte coi sassi”.
La campana della berta doveva servire proprio a questo scopo, evitare di arrivare alle porte coi sassi!
In segno di gratitudine il popolo del quartiere pose quella testina di marmo in ricordo dell’immagine della Berta.

lunedì 2 maggio 2011

San Cipriano

                               Seconda domenica di Pasqua della divina misericordia
Cipriano (Cartagine, Tunisia, c. 210  Sesti presso Cartagine 14 settembre 258) convertitosi dal paganesimo nel 245, divenne vescovo di Cartagine nel 249, morì martire nel 258, primo fra i vescovi Africani, durante la persecuzione di Valeriano. I dati biograficisono riconducibili all'operadel diacono Ponzio, agli Atti del martirio ed ai suoi scritti.
I contemporanei ne elogiavano: la rettitudine del pensiero, la fermezza dell'insegnamento, la nobiltà di carattere, la generosità e la disponibilità verso gli altri, la fedeltà all'impegno cristiano e ai doveri di vescovo.
Nelle sue opere, strettamente legate al ministero pastorale, ricorrente è il tema della Chiesa: Chiesa visibile, gerarchica e chiesa invisibile, mistica.
nel  De Unitate, Cipriano afferma che "Non può avere Dio come padre chi non ha la chiesa come mdre" e sottolinea che caratteristica irrinunciabile per la chiesa è l'unità, simboleggiata dalla tunica di Cristo senza cuciture  unità che trova il suo fondamento in Pietro e la sua perfetta realizzazione nell'Eucarestia.
Benedetto XVI scrive: Cipriano si colloca alle origini di quella feconda tradizione teologico spirituale che vede nel cuore il luogo privilegiato della preghiera. Stando alla Bibbia e ai padri, infatti, il cuore è l'intimo dell'uomo, il luogo dove abita Dio.

Tiziana B.Di Blasio (storica della chiesa)

Il Papa Lampo

Il  Papa  Lampo  (13)
Lo splendido palazzo Corsi Salviati in via Tornabuoni , già storica sede fiorentina della Banca Commerciale italiana, nasconde al suo interno una serie di curiosità per lo più sconosciute al grande pubblico.
Un palazzo costruito intorno ad una piazza, gli appartamenti privati del “ Papa lampo”  , una loggia che cambia angolo, la stanza dove venne eseguita la prima opera lirica al mondo ne fanno uno dei più originali palazzi  rinascimentali fiorentini.
Il palazzo è sorto dalle fondamenta di tre precedenti edifici medioevali che facevano parte della “consorteria” delle famiglie Tornabuoni e Tornaquinci; in uno di questi nacque e visse Lucrezia Tornabuoni, mamma di Lorenzo il Magnifico .
Le tre case si affacciano in una piazzetta interna, collegata da due chiassi alle adiacenti strade principali ed il grande architetto Michelozzo Michelozzi, su ordine di Giovanni Tornabuoni , prese lo spunto per costruirvi tutto intorno all’attuale palazzo, realizzando l’elegante cortile che ancora oggi si  può ammirare entrando nel portone principale, dal quale si diparte lo scalone che porta ai piani superiori, il tutto puro stile rinascimentale.
Il nuovo proprietario del palazzo, Alessandro dè Medici, divenuto Arcivescovo  di Firenze, vi aveva trasferito la sede dell’arcivescovado in quanto la storica sede di Piazza san Giovanni era stata devastata da un incendio e necessitava di lunghi lavori di ricostruzione e restauro. Alessandro si era circondato per l’abbellimento del palazzo di valenti artisti come Agostino Ciampelli e Lodovico Cardi detto “ il Cigoli”.
Mentre il Ciampelli aveva affrescato diverse sale ispirandosi a storie  del Vecchio Testamento, il Cigoli, questa volta nelle vesti di architetto, aveva ristrutturato una precedente loggia posta sull’angolo che si affacciava sulle attuali via Strozzi e via Tornabuoni, il famoso “Canto dei Tornaquinci” .
La rapida carriera ecclesiastica aveva portato Alessandro de Medici lontano da Firenze; venne eletto cardinale e si trasferì a Roma  portandosi dietro il fido Ciampelli, poi, ormai ottantenne, divenne Papa con il nome di Leone XI. Si trattò di un pontificato fulmineo (1.27 aprile 1605) ma talmente fulmineo che il popolo fiorentino lo ribattezzò sarcasticamente “ Il Papa Lampo”.
Il palazzo era nel frattempo passato di proprietà alla famiglia Corsi e fu proprio Iacopo Corsi, personaggio di spicco, raffinato mecenate nonché grande appassionato di musica, ad ospitare abitualmente nel palazzo i maggiori poeti e musicisti dell’epoca come Claudio Monteverdi, Torquato Tasso, Ottaviano Rinuccini, Jacopo Peri, Giovanbattista Marino.
Questo gruppo prestigioso di artisti formò l’accademia della Musica.
Nella “ sala delle muse” venne rappresentata nel 1594 la “Dafne” con musica del Peri su libretto del Rinuccini; questa fu in assoluto la prima rappresentazione al mondo, in forma privata, del moderno melodramma che si sarebbe poi sviluppato in modo più sistematico nella famosa “ sala bianca” di Palazzo Strozzi. Oggi una lapide in via dei Corsi ne ricorda l’esecuzione.
Quanto alla loggia del Cigoli sul Canto dei Tornaquinci, durante i successivi lavori di ampliamento di via dei Ferravecchi (via Strozzi), il palazzo venne  arretrato di qualche metro lasciando la loggia troppo sporgente sulla via di una posizione piuttosto ingombrante; venne quindi completamente smontata, pezzo per pezzo, per poi rimontarla nell’altro angolo del palazzo, quello tra Via Tornabuoni e via dei Corsi, dove ancora oggi può essere ammirata.