geronimo

martedì 25 giugno 2013

RELIGIONE DEI VICHINGHI

RELIGIONE DEI  VICHINGHI

I Vichinghi praticavano sia l’inumazione, sia la cremazione.  Generalmente sulle sepolture venivano drizzati tumuli , sulla cui sommità si disponevano delle pietre a formare la pianta di una nave. Ma uomini e donne d’alto lignaggio avevano talvolta come sepolcro una nave, con ricchissimo corredo funebre. Quando moriva un capo, amici e parenti decretavano  dieci giorni di feste funebri. Mentre si svolgevano giochi e banchetti, si preparava la cerimonia della cremazione. Ecco come uno storico arabo descrive il funerale di un principe dei Rusij: “ Sulla nave tirata in secco, drizzavano una tenda e là deposero il morto, vestito delle sue più ricche vesti e la riempirono delle offerte votive. Secondo il loro rituale sacrificarono due cavalli, due mucche e il cane. Poi salì  sulla nave la fanciulla che voleva seguire nella tomba il suo padrone. Cantava , levando la tazza colma d’idromele… Una vecchia, l’Angelo della Morte, la portò nella tenda , l’uccise e l’adagiò accanto al re. Allora il parente più stretto del morto appiccò il fuoco; tutti gli uomini avvicinarono le torce e così diedero inizio all’ultimo viaggio del loro re “.
A Gamla Uppsala vi è un paesaggio di strane colline, costruite dall’uomo; sono più di mille sepolture . Dove ora sorge un’antica chiesa, si levava l massimo tempio pagano dei Vichinghi. Adamo di Brema uno storico dell’XI secolo, ce lo descrive interamente rivestito d’oro . A Uppsala venivano adorati Freja, dea dell’amore e Odino.  Thor, altrove dio della guerra, era qui considerato  il padre degli dei.  In suo onore, ogni nove anni si celebravano a Uppsala feste grandiose. I Vichinghi giungevano al tempio da ogni parte della Svezia e per implorare il favore del dio gli ofrivano tutto ciò che avevano di più caro : bestiame, cani, cavalli, e persino vittime umane.
A Thor , dio del tuono e della guerra, erano particolarmente devoti i guerrieri che portavano amuleti d’oro col suo simbolo perché concedesse loro di morire sul campo. Chi moriva in battaglia era condotto dalle Walchirie ( mitiche fanciulle della religione degli antichi germani al servizio di Odino: raccolgono i morti in battaglia e li portano nel Walhalla) al Walhalla e sedeva al banchetto degli dei.


sabato 22 giugno 2013

RELIGIONE DEI SUMERI

I Sumeri era un popolo molto religioso e facevano a gara nell’innalzare costruzioni sempre più alte  agli dei. Le divinità abitavano in cielo, e adorarle in luoghi  elevati significava essere loro più vicini; naturale, conseguenza fu che i templi diventarono così sempre più alti, a mano a mano che i Sumeri perfezionavano le loro tecniche costruttive. Poco distante sorgeva la dimora del grande sacerdote, che interpretava la  volontà degli dei, e che per un certo periodo fu il capo indiscusso della comunità. Al tempo delle città stato, cioè del periodo più antico della storia dei Sumeri, ogni città era autonoma e veniva governata da un piccolo monarca, che quasi sempre era insieme re e sacerdote. Questi amministrava il tempio e lo stato, entrambi di proprietà degli Dei. Aveva il compito di conservare e ampliare la rete di canalizzazione, che permetteva di ottenere abbondanti prodotti dai campi e di evitare le piene disastrose dei fiumi. Custodiva i beni della comunità, distribuiva la giusta mercede ai lavoratori del tempio e in caso di guerra guidava i guerrieri in battaglia. Era insomma un sovrano saggio e prudente, quasi il capo di una grande famiglia, che si prendeva a cuore tutti i problemi dei suoi cittadini.
Dapprima la sua abitazione era tutt’uno con il tempio, poi se ne andò a amano a amano distaccando, e diventò un vero e proprio palazzo reale, ricco di scalinate, di sale, di portici. In segno di distinzione nel palazzo del re, oltre ai mattoni, veniva impiegata anche la pietra, proveniente dalle lontane montagne del nord, ma era questo l’unico vero lusso, perché la ricchezza dello Stato veniva sempre equamente distribuita fra tutti i cittadini. Oltre ad amministrare la giustizia, il re, continuava a essere il Capo dei Sacerdoti, e come tale offriva i sacrifici agli dei  durante le feste solenni sull’altare del tempio. Una delle più antiche città-stato dei Sumeri fu Uruk .le sue mura avevano le fondamenta in blocchi di calcare provenienti dalle lontane montagne, mentre tutto il resto delle costruzioni era formato da grossi mattoni d’argilla.
I Sumeri abitavano in una pianura, senza alcuna montagna nel raggio di centinaia di chilometri. Le pietre perciò, erano una rarità nel loro territorio. Anche gli alberi di alto fusto non erano abbondanti, perciò mancavano ai Sumeri le due materie prime indispensabili per ogni tipo di costruzione. I mattoni nacquero proprio qui , nella terra fra i fiumi, per assoluta mancanza di pietre da costruzione.
Essi venivano usati cotti solo per i rivestimenti esterni e per gli archi, mentre per ogni altra parte delle costruzioni si usavano mattoni seccati al sole. Più tardi, nel periodo di massimo splendore, le città dei Sumeri ebbero anche monumenti rivestiti  di lastre di marmo, trasportato faticosamente dai lontani monti del settentrione, ma il mattone rimase sempre alla base di ogni costruzione. I sovrani usavano fare apporre su ogni mattone il loro marchio, perché i posteri sapessero a chi dovevano attribuire la gloria dei vari monumenti.
I Sumeri era un popolo molto religioso, e immaginavano il cosmo organizzato a somiglianza delle loro città-stato, con gli dei che si riunivano a consiglio, eleggevano i capi e prendevano a maggioranza le varie decisioni. La loro era cioè una religione antropomorfa.. Le divinità erano numerosissime, ma quattro erano quelle maggiormente venerate: Anu, dio del cielo, Enlil, dio delle tempeste, Ki (o Nintu), dea della terra  che dona la vita e la fecondità, Enki, signore delle acque e delle forze creative del mondo.
I Sumeri , che dalle piene dei fiumi potevano vedere benedetti o compromessi irrimediabilmente  i loro raccolti, attribuivano un’enorme importanza al fato. Pensavano che il destino dell’uomo fosse decretato dal potere terribile e inesorabile degli dei, che governavano dall’alto con poteri immani. All’uomo, debole e impotente, non restava che sopportare con pazienza le avversità della vita. Erano però convinti che si potessero propiziare gli dei con le costruzioni di templi e col dono di generose offerte.
Oltre che accudire all’immagine del dio, e a portare le offerte sacrificali, i sacerdoti erano addetti anche agli oracoli. Interpretavano il futuro esaminando il fegato degli animali sacrificati, oppure le linee dell’olio sacro versato nell’acqua.


RELIGIONE ETRUSCA

RELIGIONE ETRUSCA

Le comuni credenze religiose furono di fondamentale importanza per l’affermarsi della potenza etrusca. Infatti le singole città – stato sarebbero state incapaci di affermarsi, se non fossero state unite in una federazione che traeva coesione proprio dalla fede e dai periodici incontri delle feste religiose. Gli dei adorati dagli Etruschi erano molti, alcuni locali, altri di origini sicuramente greca. Il dio principale era il potentissimo Tinia , associato con Uni , che corrisponde alla dea Giunone e con Minerva, la Pallade Atena dei greci. L’identificazione di molti dei locali con divinità greche è sorprendente e ripropone il problema  delle origini di questo popolo . Tra le pratiche religiose  etrusche assumeva un’importanza fondamentale  quella della divinazione , praticata dagli aruspici. Questi indovini erano così famosi e accreditati che persino i romani , più tardi li vollero presso di se, e li aggregavano anche agli eserciti che partivano per la guerra..
Ogni città etrusca possedeva numerosi templi, di cui però ci restano  poche tracce , poiché alla conquista romana ben poco rimase in piedi dell’antica architettura etrusca. Uno dei pochi capolavori d’arte sacra giunti sino a noi e un gruppo di due maestosi cavalli alati che adornavano la facciata di un tempio a Tarquinia.
Gli Etruschi usavano costruire le dimore dei morti a imitazione  di quelle dei vivi , e perciò le loro necropoli hanno l’aspetto di estese città, con strade che s’intersecano, tombe che si allineano una accanto all’altra, con belle facciate architettoniche  che imitano le case e i templi. Le forme dei sepolcri variano da luogo a luogo, a seconda dei materiali disponibili.
Dove era possibile, gli Etruschi preferivano scavare le stanze funebri nel tufo, una roccia tenera tipica delle colline dell’Etruria .Nel tufo, per esempio, sono scavate le grandi tombe di Tarquinia, famose per i bellissimi affreschi dipinti sulle pareti, su uno strato di gesso e calce.
Ancora oggi si continua a scavare per portare alla luce nuove tombe, in varie necropoli; gli scavi permettono di recuperare un incredibile quantità di materiale archeologico, terrecotte, bronzi, piccoli oggetti in metallo finemente lavorato che insieme alle numerose pitture funebri ci permettono di conoscere  fin nei minimi particolari i costumi e la vita  di questo popolo che non ha lasciato una storia scritta delle vicende che lo portarono allo splendore  e alla decadenza.
Di solito le necropoli sono allineate lungo le strade che escono dalla città. Alcune occupano una superficie di vari chilometri quadrati. Purtroppo nel corso dei secoli molte tombe fra le più ricche sono state profanate  dai ladri e saccheggiate. Un esempio abbastanza completo della struttura urbanistica delle città etrusche ci è dato dagli scavi di Marzabotto, che hanno portato alla luce un vasto centro abitato. Dalle rovine dissepolte in questa località abbiamo la conferma che le citta avevano strade rettilinee intersecatesi ad angolo retto, lungo le quali sorgevano grandi caseggiati rettangolari, detti “ insulae” , che più tardi i Romani copiarono.
Le strade erano ben selciate, e fornite di pietre rialzate per il passaggio dei pedoni, qualcosa di molto simile alle moderne strisce pedonali. Quelle principali erano larghe anche quindici metri e dotate di un sistema  di fognature molto perfezionato.. I materiali con cui venivano costruiti case e palazzi erano piuttosto vari: la pietra era usata soprattutto per le fondamenta , mentre per le parti in elevazione si impiegavano in abbondanza mattoni e legname.
Di solito ogni città possedeva nel punto più elevato un acropoli, con templi e altari dedicati ai numerosi dei. Interi rioni erano abitati da stranieri, specialmente Greci, che si dedicavano all’artigianato e al commercio.


martedì 18 giugno 2013

LE CREDENZE NELLA PREISTORIA

LE CREDENZE NELLA PREISTORIA

Malattie, fame, freddo, difficoltà di ogni genere cancellarono dalla faccia della terra intere popolazioni; di esse non è rimasto nulla o solo qualche labile traccia. In tanta insicurezza di vita e nel quotidiano dubbio del domani , l’uomo primitivo cercò protezione in esseri sovrumani , in potenze superiori. Le più invocate erano le forze naturali: il fuoco e il sole, le tenebre e la luce, i fenomeni atmosferici e la potenza fecondatrice della natura.. A esse si rivolgeva con fiducia. Come dal bisogno collettivo di nutrimento era nata la caccia organizzata, così dal bisogno di protezione superiore nacquero i riti e i sacrifici. Unire insieme le invocazioni sembrò a quegli uomini altrettanto importante  e vitale quanto unire insieme le armi.
L’intermediario di tutti verso la divinità era lo stregone, al tempo stesso sacerdote e medico. Interprete del mondo occulto e della natura. A lui erano affidati i compiti più  delicati: quelli più strettamente legati alla vita e alla morte. Non solo egli doveva propiziare gli dei, invocandoli e sacrificando vittime, ma aveva anche l’obbligo di scoprire le cause delle malattie, le proprietà curative delle erbe, l’efficacia di certe medicine. Un altro importantissimo compito era infine affidato allo stregone: l’educazione dei giovani. Depositario delle tradizioni sacre e del patrimonio culturale, egli era il più indicato a preparare le nuove generazioni ai compiti che le attendevano . La sua paternità magica aveva perciò anche dei ben precisi scopi pratici che egli assolveva attraverso complicati riti di iniziazione. Di grande suggestione magica erano i riti propiziatori. Comunemente si celebravano in caverne ampie e maestose. I riti notturni venivano ravvivati da torce, che con i loro riflessi e con le loro ombre profonde suggestionavano la fantasia. Particolarmente sentite dalla comunità erano le cerimonie che si svolgevano in periodi di tensione drammatica conseguenti a carestie, epidemie e altre calamità. Qualche volta, in casi particolari, venivano sacrificate alle divinità vittime umane.
Frequenti, data l’alta mortalità di quei tempi, ma ugualmente ricchi di significato, erano i riti funebri. Questi, pur variando da popolo a popolo, avevano alcune caratteristiche in comune: il cadavere per esempio veniva legato in posizione di riposo, dipinto in rosso o in ocra e collocato in nicchie del terreno ricoperte di pietre. Nel primo periodo della preistoria i morti venivano sepolti accanto ai vivi, nelle stesse abitazioni dove erano vissuti. Venivano messi poi a disposizione dei morti gli oggetti più comuni da loro usati nel corso dell’esistenza: l’ascia di pietra, lo scarnitolo e anche le vivande per il nutrimento della vita ultraterrena. Verso la fine dell’era neolitica si diffuse però l’usanza di seppellire i morti in grotte non turbate dalla presenza dei viventi, che venivano chiuse da macigni per assicurare ai defunti un tranquillo riposo. Dello stesso periodo sono le prime forme di sepolcri collettivi: i primi cimiteri, a cui si guardava con venerazione e rispetto.

Quasi sicuramente, fu proprio dai riti magico-religiosi che nacquero le prime forme d’arte. 

LE ORIGINI DELLE RELIGIONI NELLA PREISTORIA

LE ORIGINI DELLE  RELIGIONI NELLA PREISTORIA

La trasmissione della cultura ha segnato la supremazia dell’uomo moderno su tutti gli altri ominidi. E la religione ha dato vita alla storia.
Eravamo neri,longilinei , con le teste “rotonde”. Rispetto agli altri ominidi dell’epoca avevamo un aspetto da bambini “cresciuti un po’ troppo “. Ma eravamo svegli, organizzati, e forse crudeli. La pelle dei primi Homo sapiens era certamente nera , perché la nostra specie è nata in Africa: il colore scuro è necessario per proteggersi dalle radiazioni ultraviolette dei Tropici, e abbiamo sviluppato anche braccia e gambe allungate per poter meglio disperdere il calore, proprio come le popolazioni che ancora oggi vivono nella regione.
Altri ominidi avevano un aspetto diverso: per esempio i Neanderthal, che incontrammo in Europa e nel vicino Oriente circa 40 mila anni fa, avevano testa piatta e viso angolato ( una sagoma simile a quella di un incudine) Erano di carnagione bianca , il corpo era tozzo con arti corti, per meglio conservare il calore nelle fredde regioni che abitavano, proprio come accadde tra le moderne popolazioni antiche.
I dati della biologia molecolare e quelli paleontologici convergono nell’indicare che la nostra specie, Homo Sapiens, nacque in Africa orientale 200 mila anni fa (all’incirca quando in Europa si svilupparono i Neanderthal che si estinsero 30 mila anni or sono) osserva il paleoantropologo Giorgio Manzi. I biologi, misurando le differenze genetiche fra le popolazioni  umane attuali, hanno visto infatti che queste sono talmente minime da rendere ingiustificata ogni divisione in “razze” datando a soli 200 mila anni fa gli antenati comuni a tutti gli uomini moderni, cioè della specie Homo sapiens. Considerato poi che le differenze maggiori si riscontrano fra gli stessi Africani, ne hanno dedotto che la nostra specie è nata in Africa.
“La paleontologia conferma” continua Manzi. “ Nel medio corso dell’Awash, a Herto, in Etiopia, è stato trovato un cranio di 150 mila anni di età, attribuito a un uomo di forma moderna. Nella valle dell’Omo, sempre in Etiopia, ne è stato trovato uno analogo di 190 mila anna. Questo significa che mentre in Europa si sviluppava l’Uomo di Neanderthal e in oriente l’Homo erectus, in Africa esistevano già individui  di forma moderna” I reperti fossili di Qafzeh e di Skhul, in Israele, di età compresa  fra 120 e 90 mila anni, indicano il periodo in cui l’Homo sapiens uscì dall’Africa, diffondendosi prima verso Oriente e poi in Europa.
I Sapiens avevano un vantaggio in più sugli ominidi contemporanei: un cervello progettato per pensare.
Sapiens aveva alcune marce in più rispetto agli altri ominidi. Di quali vantaggi si trattava? “ Mentre nei Neanderthal, o negli erectus, continuava l’espansione celebrale con l’allungamento della scatola cranica” spiega Manzi “nel sapiens questa avveniva con una nuova architettura scheletrica: il cranio si sviluppò infatti in altezza, dando spazio a una fronte alta. Inoltre, la faccia del sapiens non era sfuggente come nelle altre specie, ma verticale, conferendogli un aspetto da “cucciolo” cresciuto. Soltanto una mutazione dei geni cosiddetti “ regolatori “, quelli che governano altri geni, oltre a modificare nelle regolazioni ormonali hanno potuto provocare questo cambiamento”. Si è arrivati così ad un cervello di 1500 cm cubici, che contiene strutture specializzate, compresa quella che presiede al linguaggio complesso. Era necessario, però, che questo tipo di crescita avvenisse in gran parte fuori dall’utero materno: il bacino umano, adatto alla deambulazione bipede, pone dei limiti all’uscita di una testa “progettata” soprattutto per pensare. A questo limite l’evoluzione ha risposto con un meccanismo molto raro in natura (peché molto rischioso): la nascita prematura dei piccoli in modo che le teste, con le sature craniche ancora da saldarsi, potessero passare per il canale del parto. I neonati umani, infatti, sono del tutto dipendenti dalla madre e totalmente indifesi, soprattutto se confrontati con quelli delle nostre cugine, le scimmie antropomorfe.
Uniti nella religione:
Questo adattamento era gia presente negli ominidi del genere Homo, più di un milione di anni fa, ma nel sapiens si verificò un netto prolungamento dell’infanzia e dell’adolescenza. Con uno scopo: permettere il trasferimento d’informazioni da una generazione all’altra. Non solo quelle tecniche, sulla costruzione di utensili, sulla caccia e la raccolta di vegetali spontanei, ambientali e comportamentali, come del resto faceva anche Neanderthal. “ Soltanto il trasferimento di una  complessa cultura, comprendente miti, rituali, credenze e prescrizioni religiose poteva richiedere un periodo di apprendimento cosi lungo “ spiega il paleoantropologo. In altre parole, miti, religione e abitudini tribali diedero regole ai gruppi di Homo sapiens, che divennero così più compatti ed efficienti di quelli degli altri ominidi , la cui intelligenza, probabilmente, era soprattutto pratica.
Per svolgere un compito (o farlo svolgere a qualcun altro) ci possono essere motivazioni di vario tipo: interesse personale, rispetto degli altri o perché l’ordine arriva da uno spirito potente, magari attraverso uno stregone L’uomo ha scelto la terza possibilità perché, secondo alcuni studiosi, determinava più ordine ed efficienza . La religione, insomma, compattava il gruppo come un partito politico del quale lo stregone era il capo. Un ruolo fu dato anche agli antenati: diventarono i padri fondatori di tante “nazioni tribali”.
I primi capi, gli Sciamani.
I cambiamenti nel cranio e nello sviluppo della crescita non furono gli unici motivi del successo di Homo sapiens. La vera ragione dell’affermazione di sapiens sapiens sta infatti  nella trasmissione culturale . Che avvenne anche grazie alle migrazioni. Oltre a diffondersi in Euroasia, l’Homo sapiens raggiunse , 60 mila anni fa,  l’Australia . Poi attraverso un ponte naturale  sullo Stretto di Bering , le Americhe . Fu una diffusione planetaria  caratterizzata dall’uso  di strumenti di “modo 4” (o del Paleolitico superiore) di forma allungata, a lama o a foglia di lauro, oltre che da manufatti realizzati in osso e avorio. E dalla comparsa di oggetti ornamentali, come collane e pendagli fatti con conchiglie e denti forati, che spesso rappresentavano l’appartenenza etnica di chi le portava. Inoltre, dalla diffusione  dell’uso della sepoltura e più tardi della pittura e della scultura di statuine femminili, le cosiddette “ Veneri”.
Le caverne divennero infatti per l’Homo sapiens le cattedrali di una religione in cui gli animali rappresentati, come uri, cavalli selvatici, mammut, bisonti e rinoceronti, leoni e iene, erano “ divinità”
Secondo alcune ricostruzioni, gli stregoni della preistoria praticavano nelle caverne riti d’iniziazione . Per Jean Culottes, presidente del Comité International d’Art Rupestre, gli sciamani andavano in trance e nelle loro visioni passavano dalle pareti delle grotte per entrare nel mondo sotterraneo degli spiriti, dove si davano molto da fare per il bene della propria comunità. Al ritorno del viaggio sciamanico , disegnava sulle pareti della grotta gli spiriti animali incontrati, quelli con cui si erano alleati, dando origine all’iconografia religiosa di quei tempi . Fu questa umanità a scoprire, circa 10 mila anni fa , l’agricoltura, dando di fatto inizio al mondo che conosciamo oggi.
Le prime religioni: preghiere alla natura.
Come erano le prime religioni? Difficile dare una risposta. Anche se, come scrisse  l’archeologo francese André Leroi Gourhan, “non c’è nessuna valida ragione per negare ai paleolitici inquietudini di carattere misterioso , non foss’altro perché la loro intelligenza, della stessa natura (se non dello stesso livello) di quella dell’Homo sapiens, implica la stessa reazione di fronte all’anormale, all’inesplicato”.
Oggi per noi è difficile capire la mentalità di uomini che non erano sicuri nemmeno che il sole  spuntasse di nuovo il giorno dopo : nel paleolitico l’”inesplicato” era nella natura stessa, in un temporale o nell’esplosione di un vulcano.
Qualunque evento naturale poteva essere interpretato come il manifestarsi di un essere superiore e proprio il timore di queste forze sconosciute potrebbe  aver generato, circa 1oo mila anni fa , le prime forme di religiosità. Molto prima delle pitture rupestri  e delle statuette femminili .

Si sarebbe quindi trattato da una religione caratterizzata dall’animazione divina  dei fenomeni naturali  che, secondo alcuni studiosi , affiancò una fase in cui il clan venerava  come totem un animale cui era particolarmente legato. C’è poi chi ipotizza l’esistenza tra i paleolitici di un culto dell’orso. Nelle stesse grotte che ospitavano sepolture, infatti, a volte gli archeologi hanno ritrovato ossa di orso.