I SUMERI
Il popolo dei Sumeri è il primo a lasciarci una testimonianza scritta della sua civiltà, in quanto ideatore di una rudimentale forma di scrittura. Le prime notizie sicure ci dicono che già 5000 anni fa, nella pianura della Mesopotamia, gli antichi villaggi si andavano ingrandendo per trasformarsi poco a poco in città stato. Si stava diffondendo la lavorazione dei metalli, scoperti da poco, ma accanto alle prime armi e ai primi strumenti di rame e di bronzo coesistevano molti utensili di pietra levigata. Siamo nel periodo di transizione tra l’età della pietra e l’età dei metalli: dal 3600 al 3000 a .C. In seguito i Sumeri perfezionarono la loro organizzazione sociale. Nacquero le città-stato e si svilupparono gli scambi, il commercio e i lavori agricoli. Gli anni che vanno dal 3000 al 2440 a .C. sono noti come il periodo delle grandi dinastie. Esso vede il sorgere e l’affermarsi di grandi città come Ur, Nippur, Uruk, Umma, Lagash, Eshnunna, Kish, ciascuna organizzata come un piccolo stato.
I Sumeri popolo di grande impegno, diedero un apporto decisivo alla civiltà del loro tempo. Circa 4000 anni prima di Cristo il popolo dei Sumeri, proveniente forse dalle regioni del Caspio, si impone nella Babilonia e le sue città predominano sulle città già esistenti, in particolare quella degli Accadi, nella Babilonia Settentrionale . La civiltà sumera è la prima civiltà della Babilonia e rimarrà a fondamento di quelle successive.
Circa nel 2600 prima di Cristo, il re sumero della città di Uruk, forma un impero sumero riunendo tutte le città della Babilonia e giungendo fino al mare..
Nei primi tempi della sua esistenza il popolo dei Sumeri non formava una vera e propria nazione, nel senso che si da oggi a questo termine. Ogni città, autonoma e indipendente da quelle vicine, formava uno stato a se, che spesso entrava in conflitto con i vicini per motivi di interesse . Per questo si parla di città-stato, ciascuna con un proprio territorio, i cui confini erano spesso motivi di lite con le città più vicine.
I Sumeri era un popolo molto religioso e facevano a gara nell’innalzare costruzioni sempre più alte agli dei. Le divinità abitavano in cielo, e adorarle in luoghi elevati significava essere loro più vicini; naturale, conseguenza fu che i templi diventarono così sempre più alti, a mano a mano che i Sumeri perfezionavano le loro tecniche costruttive. Poco distante sorgeva la dimora del grande sacerdote, che interpretava la volontà degli dei, e che per un certo periodo fu il capo indiscusso della comunità. Al tempo delle città stato, cioè del periodo più antico della storia dei Sumeri, ogni città era autonoma e veniva governata da un piccolo monarca, che quasi sempre era insieme re e sacerdote. Questi amministrava il tempio e lo stato, entrambi di proprietà degli Dei. Aveva il compito di conservare e ampliare la rete di canalizzazione, che permetteva di ottenere abbondanti prodotti dai campi e di evitare le piene disastrose dei fiumi. Custodiva i beni della comunità, distribuiva la giusta mercede ai lavoratori del tempio e in caso di guerra guidava i guerrieri in battaglia. Era insomma un sovrano saggio e prudente, quasi il capo di una grande famiglia, che si prendeva a cuore tutti i problemi dei suoi cittadini.
Dapprima la sua abitazione era tutt’uno con il tempio, poi se ne andò a amano a amano distaccando, e diventò un vero e proprio palazzo reale, ricco di scalinate, di sale, di portici. In segno di distinzione nel palazzo del re, oltre ai mattoni, veniva impiegata anche la pietra, proveniente dalle lontane montagne del nord, ma era questo l’unico vero lusso, perché la ricchezza dello Stato veniva sempre equamente distribuita fra tutti i cittadini. Oltre ad amministrare la giustizia, il re, continuava a essere il Capo dei Sacerdoti, e come tale offriva i sacrifici agli dei durante le feste solenni sull’altare del tempio. Una delle più antiche città-stato dei Sumeri fu Uruk .le sue mura avevano le fondamenta in blocchi di calcare provenienti dalle lontane montagne, mentre tutto il resto delle costruzioni era formato da grossi mattoni d’argilla.
I Sumeri abitavano in una pianura, senza alcuna montagna nel raggio di centinaia di chilometri. Le pietre perciò, erano una rarità nel loro territorio. Anche gli alberi di alto fusto non erano abbondanti, perciò mancavano ai Sumeri le due materie prime indispensabili per ogni tipo di costruzione. I mattoni nacquero proprio qui , nella terra fra i fiumi, per assoluta mancanza di pietre da costruzione.
Essi venivano usati cotti solo per i rivestimenti esterni e per gli archi, mentre per ogni altra parte delle costruzioni si usavano mattoni seccati al sole. Più tardi, nel periodo di massimo splendore, le città dei Sumeri ebbero anche monumenti rivestiti di lastre di marmo, trasportato faticosamente dai lontani monti del settentrione, ma il mattone rimase sempre alla base di ogni costruzione. I sovrani usavano fare apporre su ogni mattone il loro marchio, perché i posteri sapessero a chi dovevano attribuire la gloria dei vari monumenti.
I Sumeri era un popolo molto religioso, e immaginavano il cosmo organizzato a somiglianza delle loro città-stato, con gli dei che si riunivano a consiglio, eleggevano i capi e prendevano a maggioranza le varie decisioni. La loro era cioè una religione antropomorfa.. Le divinità erano numerosissime, ma quattro erano quelle maggiormente venerate: Anu, dio del cielo, Enlil, dio delle tempeste, Ki (o Nintu), dea della terra che dona la vita e la fecondità, Enki, signore delle acque e delle forze creative del mondo.
I Sumeri , che dalle piene dei fiumi potevano vedere benedetti o compromessi irrimediabilmente i loro raccolti, attribuivano un’enorme importanza al fato. Pensavano che il destino dell’uomo fosse decretato dal potere terribile e inesorabile degli dei, che governavano dall’alto con poteri immani. All’uomo, debole e impotente, non restava che sopportare con pazienza le avversità della vita. Erano però convinti che si potessero propiziare gli dei con le costruzioni di templi e col dono di generose offerte.
Oltre che accudire all’immagine del dio, e a portare le offerte sacrificali, i sacerdoti erano addetti anche agli oracoli. Interpretavano il futuro esaminando il fegato degli animali sacrificati, oppure le linee dell’olio sacro versato nell’acqua.
I Sumeri erano guerrieri valorosi, ma non crudeli. Essi affidavano il successo in battaglia alla superiorità delle loro armi: i popoli vicini combattevano ancora con frecce dalle punte di selce e con armi di pietra, mentre essi conoscevano già i metalli , e impiegavano temibili armi di bronzo. Avevano inoltre inventato la ruota e possedevano robusti carri da guerra che, tirati da coppie di onagri ( specie e robusti asini), gettavano lo scompiglio tra le schiere nemiche. Probabilmente proteggevano alcune parti del corpo con armature di cuoio o di rame, e più tardi ebbero elmi metallici finemente cesellati.
Prima che sorgesse l’impero di Sargon , i Sumeri avevano una organizzazione politica molto semplice. In pace le città-stato si governavano attraverso una assemblea di cittadini e un consiglio di anziani, ma in caso di guerra si eleggeva un capo con poteri assoluti. Questo capo era dapprima il grande sacerdote, poi fu uno dei guerrieri più valorosi. Con l’andare del tempo il capo conservò i suoi poteri anche nel periodo di pace, e fu questa l’origine dei primi re.
Il generale benessere della popolazione aveva favorito presso i Sumeri lo sviluppo di una cucina raffinata, con cibi molto vari. Nelle ricorrenze importanti si faceva largo uso di salse piccanti e di antipasti a base di aglio. Il Tigri e l’Eufrate offrivano in abbondanza molte varietà di pesce, fra cui ottimi salmoni, che venivano cotti di preferenza ai ferri. Si faceva grande uso di arrosti di maiale e di agnello. In giorni normali si mangiava spesso una specie di zuppa di latte e orzo. Si consumava molto formaggio fatto con latte di capra. I frutti più diffusi erano i fichi, i datteri, le melagrane e l’uva. I Sumeri sapevano anche fare il pane, ma non facevano fermentare la pasta prima della cottura. Il vasellame era generalmente in terracotta, ma nelle famiglie più agiate si usavano vasi e coppe di squisita fattura, in argento e in oro. Anche se nelle terra dei Sumeri il commercio e l’artigianato erano molto sviluppati, il lavoro dei campi restava sempre alla base della ricchezza delle città. La campagna era fertile e donava generosamente frumento, orzo, ortaggi e frutta. Al tempo della semina e del raccolto dei cereali tutta la popolazione era mobilitata: artigiani, mercanti, guerrieri, sacerdoti si recavano tutti nei campi. Durante il resto dell’anno invece alle coltivazioni si dedicavano i contadini. Gran parte dei campi era proprietà del tempio e veniva amministrata dal sommo sacerdote . Bastava recarsi da lui per ottenere in concessione un pezzo di terra da lavorare. Il raccolto veniva portato tutto al tempio, ma i contadini ricevevano un giusto compenso in viveri per il loro lavoro. Chi non coltivava direttamente la terra si dedicava alla manutenzione dei canali, consentendo cos’ di evitare le disastrose conseguenze delle piene incontrollate dei fiumi e assicurando acqua ai campi anche nei periodi di siccità. Spesso nei campi lavoravano anche gli schiavi, che, pur essendo prigionieri di guerra, venivano trattati umanamente.
La mancanza di molte materie prime nel loro territorio, aveva costretto fin dai tempi più antichi i Sumeri a viaggiare alla ricerca di quanto occorreva alle loro città. Una volta trovata la merce, essi la barattavano con i prodotti dei campi e la trasportavano alle loro case. Era nata così la prima forma di commercio, e ben presto i Sumeri organizzarono vere e proprie carovane per il trasporto dei prodotti. Da alcune iscrizione su tavolette d’argilla, trovate tra le rovine di Uruk, sappiamo che questa città aveva rapporti commerciali perfino con il lontano Egitto. I Sumeri importavano greggi, legno, pietre dure ed esportavano prodotti agricoli, tessuti, gioielli, armi, oggetti in metallo lavorato. Al tempo delle grandi dinastie essi spinsero i loro commerci anche sulle vie del mare, raggiungendo Cipro e costeggiando a sud i paesi dell’Arabia. L’artigianato presso il popolo dei Sumeri raggiunse un enorme sviluppo e un alto grado di perfezione. Gli artigiani lavoravano quasi sempre al servizio dei sacerdoti, e le loro botteghe si aprivano dentro il recinto del tempio. Presso questo popolo, profondamente religioso, ogni lavoro doveva essere posto sotto la protezione degli dei, e del resto il tempio funzionava come centro di raccolta e di ridistribuzione di tutti i beni della comunità..
Erano bravissimi anche nel costruire strumenti musicali, specialmente arpe finemente decorate. Il loro vasellame era splendido, e anche nel costruire il mobilio, spesso con vimini intrecciati, ponevano un gusto estetico eccezionale. Ai Sumeri si devono molte delle fondamentali invenzioni che sono alla base della civiltà. Scopersero il rame e impararono a modellare i primi metalli teneri. Trovarono il modo di produrre il bronzo, fondendolo insieme al rame e piombo. Col bronzo, un metallo molto duro, fabbricarono le prime armi, chiudendo così per sempre l’età della pietra. Dopo le armi, infatti, col bronzo fabbricarono utensili di ogni tipo, da impiegare sia nel lavoro dei campi, sia nelle varie attività artigianali. Ai Sumeri si deve anche l’invenzione della prima macchina, la ruota del vasaio, molto utile per il largo uso che facevano dell’argilla come materia prima. Sempre ai Sumeri si deve l’invenzione del sistema di numerazione decimale e sessagesimale, la prima forma di scrittura e un eccellente sviluppo delle arti figurative. La loro invenzione più importante resta comunque la ruota, e con essa il carro, che rendeva agevoli i commerci con regioni lontane.
Probabilmente altri popoli, all’epoca dei Sumeri, avevano raggiunto lo stesso grado di civiltà, ma solo i Sumeri sono ricordati nella storia: perché hanno spauto tramandarci in documenti scritti il ricordo dei propri antichi usi e consumi; la scrittura è nata proprio qui, nella terra in mezzo ai fiumi. I primi documenti della scrittura umana sono stati trovati negli scavi di Uruk, l’antica città sumera: si tratta di tavolette di argilla contenenti varie note contabili del tempo. I sacerdoti del tempio registravano con molta cura ogni operazione contabile e commerciale: sulle tavolette segnavano con appositi simboli le merci ricevute e quelle vendute; ne segnavano la quantità, il nome del venditore e quello del compratore. Si trattava ancora di una scrittura a base di simboli, ma dal 3500 al 2500 questa scrittura si perfezionò fino a diventare fonetica. I simboli si trasformarono in segni a forma di cuneo, a ciascuno dei quali corrispondeva un suono . Era nata la scrittura cuneiforme, che sarà più tardi adottata dagli Assiri, dai Babilonesi e dai Persiani.
La mitica torre di Babele di cui parla la Bibbia rappresenta il massimo sviluppo di un tipo di monumento religioso ideato dai Sumeri, l’aspetto era di tanti tronchi di piramide sovrapposti l’uno all’altro. Erano le famose ziggurat, vere scale tra la terra e il cielo, che i Sumeri costruivano altissime per poter compiere sacrifici il più vicino possibile agli dei. Alla sommità di queste torri di mattoni si trova infatti la cella del dio, con l’altare per i sacrifici. Ogni città, nel periodo delle grandi dinastie, possedeva almeno una ziggurat, ed è rimasta famosa quella di Ur, costruita al tempo di Ur-Nammu, circa 2000 anni prima di Cristo. Era dedicata a Imanna, il dio della luna , e si sviluppava su tre piani, per un totale di 24 metri di altezza. Oggi simili dimensioni ci dicono poco, ma se pensiamo che l’edificio era costruito tutto con i piccoli mattoni, e se pensiamo all’epoca in cui sorse, dobbiamo renderci conto che rappresentava un’impresa colossale.
I Sumeri seppellivano con molta cura i loro morti. Nel cimitero reale di Ur, scoperto dall’archeologo Leonard Woolley, sono state trovate grandi tombe di principi sepolti con un fastoso cerimoniale. I corpi erano agghindati con ornamenti d’oro e di pietre dure, come se i morti dovessero andare a una festa, e tutto attorno si trovavano sparse piccole suppellettili, che erano appartenute in vita al defunto.
Gia dal tempo del suo primo grande splendore la civiltà dei Sumeri aveva rischiato di soccombere alla calata dei barbari. Dalle montagne dello Zagros, la catena ai confini dell’attuale Persia, erano scesi infatti i nomadi Gutei, gente barbara e rozza, che profanava i templi e saccheggiava le città. Si ebbero grandi distruzioni, specie nel nord del paese, e qualche città fu cancellata per sempre. I nuovi venuti assorbirono poi la civiltà dei Sumeri, si integrarono con la popolazione e alla fine formarono un popolo unico con i Sumeri. Fu a questo punto che sorse l’astro di Ur-Nammu , il sovrano di Ur che riportò il paese al primitivo splendore. Ma con i suoi successori Ur cominciò una nuova lenta decadenza, e quando dal settentrione si profilò la minaccia di nuove invasioni di genti semitiche, i Sumeri si trovarono impreparati a opporre una valida resistenza. Sono state trovate tavolette con lettere del re Ibbisin indirizzate ai vicini Elamiti, per invitarli a stringere un patto difensivo contro gli invasori, ma dopo di esse nessun altro documento ci parla della vita di Ur. Sulla città scende il silenzio. Probabilmente i barbari travolsero ogni resistenza, conquistarono la città e deportarono lo stesso re Ibbisin. Nel cimitero reale, infatti, non esiste traccia della sua tomba. “ Gli dei ci hanno abbandonato”, cantarono i poeti, ed era vero, perché l’invasione segnò la fine della grande civiltà sumerica.
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