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martedì 2 novembre 2010

GLI ETRUSCHI


GLI   ETRUSCHI

Le popolazioni insediate fin dalla preistoria in alcune regioni della penisola italiana, e specialmente ai confini con la pianura padana, avevano dato origine a una civiltà piuttosto primitiva, nota come civiltà villanoviana , da Villanova, il luogo in cui più numerosi si sono trovati i documenti della sua esistenza. Negli ultimi anni dell’VIII secolo a.C. i documenti villanoviani si vanno rapidamente  trasformando. . Vasi, utensili, urne funerarie cambiano stile e forma in modo assai evidente . Questo cambiamento così rapido è stato determinato  da un fatto nuovo , cioè dall’arrivo di un nuovo popolo , che si sovrappone al precedente. Si tratta appunto del popolo etrusco , che proprio in questo periodo si affaccia per la prima volta alla storia.
Il mistero delle sue origini non è ancora stato svelato, ma esiste una famosa leggenda , riferita da Erodono, che spiegherebbe in parte questo problema. Essa narra di un re dei Lidi, in seguito ad una grave carestia, fu costretto a dividere il suo popolo in due parti: una delle due, estratta a sorte, avrebbe dovuto abbandonare  il paese e cercare cibo e fortuna altrove. Così avvenne, e la popolazione designata dalla sorte si costruì alcune navi, le caricò dei suoi pochi averi, e guidata da Tirso , figlio del re , salpò in cerca di fortuna.
Dopo varie peripezie, questi Lidi approdarono in Toscana e Umbria, e qui si fermarono, fondando nuove città e cambiando il proprio nome  in Tirreni. Molti studiosi sono propensi a credere che la leggenda nasconda un fondo di verità perché sono molti  gli aspetti orientalizzanti  dei costumi etruschi: dallo sviluppo dell’arte della divinazione, derivata dai babilonesi, al modo di vestire e di concepire l’arte, molto vicino a quello dei Greci.
Tarquinia fu una delle più grandi e più potenti città stato etrusche. Aveva un’aristocrazia raffinata, così influente che riuscì persino a imporre una propria dinastia  alla nascente città di Roma. La leggenda dei re di Roma ci parla infatti  dei Tarquini come ultimi re della città. Nei pressi dell’antica città, in una vastissima necropoli, sono state scoperte più di sessanta tombe con dipinti e affreschi  che vanno dal VI al IV secolo avanti Cristo .
Secondo la leggenda tramandataci da Erodono, gli Etruschi dovevano conoscere bene l’arte della navigazione. Essi infatti erano approdati sulle coste della penisola italiana  dopo un lungo viaggio per mare dalla lontana Lidia. Erano esperti nell’arte di costruire navi solidi e veloci, in quella di affrontare i flutti  e di orientarsi verso i porti lontani. E quest’arte certo non potevano certo averla appresa  dalle precedenti popolazioni  italiche a cui si erano sovrapposti. I Villanoviani infatti erano un popolo sedentario , abilissimo nella lavorazione dei vasi e dei metalli, ma non portano alle avventure sul mare. Le attività marinare degli Etruschi sarebbero dunque un’ulteriore prova della loro provenienza da un'altra regione.
Comunque sia, noi li troviamo nel sesto secolo a.C. dominatori, insieme con i Cartaginesi, di tutto il Mediterraneo occidentale.
I documenti trovati nelle necropoli, le pitture tombali e numerosi altri segni ci attestano senza possibilità di dubbio che, dopo due secoli di grande splendore, la civiltà etrusca improvvisamente declinò. Il motivo del tramonto della potenza di questo popolo va ricercato proprio nella sua organizzazione  politica, basata su città – stato indipendenti. Ogni città era gelosa della propria autonomia, per cui gli etruschi formavano si una nazione dai caratteri ben precisi, ma non avevano un vero e proprio stato.
Così appena ai loro confini si profilò la minaccia di Roma, gli Etruschi, politicamente divisi, non preparati a resistere, furono in poco tempo travolti. Il primo attacco diretto fu sferrato dai Romani contro la potente città etrusca di Veio, e contro la sua alleata Fidene
La caduta di Veio nel 474 a.C. fu un colpo durissimo, anche perché nello stesso anno  la flotta etrusca subì un grave tracollo , essendo stata sconfitta a Cuma dai Calcidesi, stanziatisi lì nel VII secolo a.C.  Veio si riprese, ma qualche decennio dopo fu ancora attaccata dai Romani  e dopo un lungo assedio, nel 396, fu definitivamente sconfitta.
Dopo la sconfitta di Veio le città Etrusche caddero a una a una  sotto la pressione degli eserciti di Roma . La potenza minacciosa dei Romani  aveva indotto finalmente tutte  le principali città – stato  etrusche, dopo che per molti anni  le discordie le avevano indebolite , a unirsi in una lega politica . Roma si trovò così a dover combattere un esercito etrusco  molto agguerrito , ma riuscì ugualmente a sconfiggerlo  presso perugina in una memorabile battaglia.
Anziché proseguire nella conquista e annettersi le varie città etrusche, Roma adottò una politica assai astuta: diede l’impressione di lasciare ancora a questo popolo  orgoglioso tutta la sua libertà , ma nello stesso tempo  si adoperò per diventare l’arbitra di ogni contesa all’interno delle città: ogni volta infatti che tra nobili e plebei  scoppiava una lotta o una contesa, Roma interveniva e col pretesto di riportare la pace insediava nella città propri magistrati. In questo modo, le città etrusche divennero a poco a poco  satelliti di Roma, fedeli al punto che, quando Annibale discese in Italia, non solo non ne approfittarono per sollevarsi e riacquistare l’indipendenza , ma si schierarono contro il nuovo venuto , in difesa di Roma. Questa fedeltà venne infine premiata nel 90 a.C., quando con la legge Julia a tutte le città etrusche  fu concessa la cittadinanza romana, e quindi la completa parità di diritti con gli antichi conquistatori.
Ma la stessa legge Julia segnò la definitiva scomparsa del popolo estrusco come entità distinta dalle altre popolazioni della penisola italiana.
Le comuni credenze religiose furono di fondamentale importanza per l’affermarsi della potenza etrusca. Infatti le singole città – stato sarebbero state incapaci di affermarsi, se non fossero state unite in una federazione che traeva coesione proprio dalla fede e dai periodici incontri delle feste religiose. Gli dei adorati dagli Etruschi erano molti, alcuni locali, altri di origini sicuramente greca. Il dio principale era il potentissimo Tinia , associato con Uni , che corrisponde alla dea Giunone e con Minerva, la Pallade Atena dei greci. L’identificazione di molti dei locali con divinità greche è sorprendente e ripropone il problema  delle origini di questo popolo . Tra le pratiche religiose  etrusche assumeva un’importanza fondamentale  quella della divinazione , praticata dagli aruspici. Questi indovini erano così famosi e accreditati che persino i romani , più tardi li vollero presso di se, e li aggregavano anche agli eserciti che partivano per la guerra..
Ogni città etrusca possedeva numerosi templi, di cui però ci restano  poche tracce , poiché alla conquista romana ben poco rimase in piedi dell’antica architettura etrusca. Uno dei pochi capolavori d’arte sacra giunti sino a noi e un gruppo di due maestosi cavalli alati che adornavano la facciata di un tempio a Tarquinia.
Gli Etruschi usavano costruire le dimore dei morti a imitazione  di quelle dei vivi , e perciò le loro necropoli hanno l’aspetto di estese città, con strade che s’intersecano, tombe che si allineano una accanto all’altra, con belle facciate architettoniche  che imitano le case e i templi. Le forme dei sepolcri variano da luogo a luogo, a seconda dei materiali disponibili.
Dovìera possibile, gli Etruschi preferivano scavare le stanze funebri nel tufo, una roccia tenera tipica delle colline dell’Etruria .Nel tufo, per esempio, sono scavate le grandi tombe di Tarquinia, famose per i bellissimi affreschi dipinti sulle pareti, su uno strato di gesso e calce.
Ancora oggi si continua a scavare per portare alla luce nuove tombe, in varie necropoli; gli scavi permettono di recuperare un incredibile quantità di materiale archeologico, terrecotte, bronzi, piccoli oggetti in metallo finemente lavorato che insieme alle numerose pitture funebri ci permettono di conoscere  fin nei minimi particolari i costumi e la vita  di questo popolo che non ha lasciato una storia scritta delle vicende che lo portarono allo splendore  e alla decadenza.
Di solito le necropoli sono allineate lungo le strade che escono dalla città. Alcune occupano una superficie di vari chilometri quadrati. Purtroppo nel corso dei secoli molte tombe fra le più ricche sono state profanate  dai ladri e saccheggiate. Un esempio abbastanza completo della struttura urbanistica delle città etrusche ci è dato dagli scavi di Marzabotto, che hanno portato alla luce un vasto centro abitato. Dalle rovine dissepolte in questa località abbiamo la conferma che le citta avevano strade rettilinee intersecatesi ad angolo retto, lungo le quali sorgevano grandi caseggiati rettangolari, detti “ insulae” , che più tardi i Romani copiarono.
Le strade erano ben selciate, e fornite di pietre rialzate per il passaggio dei pedoni, qualcosa di molto simile alle moderne strisce pedonali. Quelle principali erano larghe anche quindici metri e dotate di un sistema  di fognature molto perfezionato.. I materiali con cui venivano costruiti case e palazzi erano piuttosto vari: la pietra era usata soprattutto per le fondamenta , mentre per le parti in elevazione si impiegavano in abbondanza mattoni e legname.
Di solito ogni città possedeva nel punto più elevato un acropoli, con templi e altari dedicati ai numerosi dei. Interi rioni erano abitati da stranieri, specialmente Greci, che si dedicavano all’artigianato e al commercio.
Danze e musica sono sempre presenti nelle pitture tombali  etrusche . La musica a quanto ci dicono gli affreschi, accompagnava ogni occasione della vita pubblica e privata. Lo strumento nazionale era il flauto doppio, che vediamo suonare da artisti provetti in numerose scene riportate sulle pareti tombali. Altro strumento molto usato era la cetra. La musica accompagnava le danze in occasione di feste, funerali e banchetti; queste danze dovevano essere eseguite con una grazia singolare, se dobbiamo credere agli affreschi dove le danzatrici si muovono con scioltezza nelle loro leggere tuniche sapientemente drappeggiate..
Il nucleo familiare aveva un importanza fondamentale nella società etrusca. In un’epoca in cui in tutto il bacino del Mediterraneo si conosceva soltanto un solo nome per ogni individuo, gli Etruschi furono i primi a introdurre l’uso del nome di famiglia accanto a quello personale; quest’uso, adottato poi da Romani, è quello oggi vigente presso tutti i popoli civili..
Le famiglie legate da vincoli di sangue più o meno lontani formavano dei gruppi solidali, dei veri clan, in mano ai quali era praticamente il governo delle città. Dapprima questo governo fu esercitato da delega dal Lucumone, una specie di re che aveva potere  giudiziario e militare; poi, al tempo della repubblica, il governo fu esercitato direttamente dai membri più influenti delle maggiori famiglie della città. All’interno della casa la famiglia era concepita nella piena parità di diritti e doveri tra uomo e donna .
Gli etruschi poterono diventare un popolo forte e temuto grazie, alla ricchezza accumulata con i commerci e grazie alle abbondanti risorse   del suolo e del sottosuolo. Le dolci colline dell’Etruria producevano olio e cereali in abbondanza e il sottosuolo era particolarmente ricco di minerali. Dall’isola d’Elba, si estraeva il ferro, che veniva poi fuso e  e lavorato a Populonia, considerata il maggior centro siderurgico del mondo antico. Dalle colline metallifere si ricavava rame, piombo, argentifero, zinco e ancora ferro. Dalle Alpi Apuane si potevano ottenere marmi preziosi. Tutte queste materie prime, grezze o lavorate, alimentavano un vasto commercio. Le navi etrusche trasportavano poi i prodotti artigianali e i metalli di questo popolo in tutti i porti e gli empori del Mediterraneo. L’alfabeto etrusco è piuttosto semplice: si compone di 26 lettere, derivate da quelle dell’alfabeto greco, e si scrive da destra verso sinistra . Eppure non è stato ancora possibile decifrare e leggere  i numerosi documenti scritti di questo popolo, rinvenuti negli scavi archeologici.

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