I PERSIANI
Circa un millennio prima di Cristo, le vastissime regioni che dal Reno e dal Danubio si estendono attraverso la Russia meridionale e il Tukestan fino ai laghi di Aral e di Balcash erano abitate da tribù dette degli Arii che, per secoli, erano vissute allevando bestiame e praticando svogliatamente l’agricoltura: un agricoltura che esauriva rapidamente il suolo e che imponeva la necessità di cercare nuove terre non ancora sfruttate. Fra gli animali domestici figurava anche il cavallo, che gli Arii sapevano domare e allevare con gran cura e che aggiogavano a bighe leggere. Questo mezzo di comunicazione aveva agevolato le continue migrazioni.
Gli Arii conoscevano e usavano i metalli, e in special modo il rame; abitavano in villaggi che avevano cura di recintare con fortificazioni. Ignoravano la scrittura.
Onoravano parecchie divinità, incarnazioni delle grandi forze della natura . Il padre era signore e padrone assoluto della famiglia: nel consiglio dei padri si ergeva la figura dell’anziano “ pastore del popolo” al quale tutti obbedivano.
Gli Arii, dopo avere vagato per un millennio da oriente a occidente, scesero verso il sud, imboccarono la via dell’altopiano iranico. Si trattò da principio di infiltrazioni di piccoli gruppi, in parte assimilati dalle popolazioni caucasiche della zona.
Fra gli Arii invasori si distinsero due tribù, i Medi e i Parsua (Persiani) ; avevano ambedue superato le catene del Caucaso penetrando nella regione nord-occidentale dell’Iran.
I Medi erano un bellicoso popolo di cavalieri: adopravano l’arco e la spada, e si proteggevano con elmi e corazze di lamine di bronzo. Non si servivano del carro da guerra, ma combattevano montando a cavallo: un’innovazione nell’arte della guerra che doveva vederli alla fine vincitori degli antichi imperi della Mesopotamia.
Il capo Dayakku fermò la propria tribù nel territorio ove sorge la moderna Namadan e dove sorgeva un accampamento militare fondò la capitale Ecbatana , che vuol dire appunto luogo di riunione . Vi costruì un palazzo cintato da sette mura, ognuna colorata differentemente; i vari colori stavano a simboleggiare il sole, la luna e i pianeti, a imitazione babilonese. Anche nell’etichetta di corte imitarono le sontuose usanze babilonesi.
I Persiani, al contrario dei Medi, che si erano ormai insediati nel loro territorio, continuarono a spostarsi verso sud-est. Guidati dal re Theispe avevano esteso il dominio cacciando dai loro territori i popoli di stirpe elamica, e avevano fatto della località che chiamarono Perside la loro nuova patria e il centro della loro civiltà.
I Persiani, durante la migrazione, erano stati assaliti, a ovest del lago Urmia , dal re Assiro Salmanassar , ma avevano resistito all’urto delle forze nemiche e, grazie alla velocità dei loro carri prodigiosi, avevano potuto allontanarsi senza subire gravi danni.
Acerrimi nemici dei Persiani furono gli stessi Medi che, gia organizzati nelle loro città quando i Persiani erano appena arrivati in quei territori, non vedevano di buon occhio questo popolo industrioso e agguerrito che un giorno avrebbe potuto dare del filo da torcere, e che bisognava toglier di mezzo prima che divenisse troppo pericoloso.
Il re medio Fraorte , successore di Ciassarre I, a sua volta successore di Dayakku, mosse all’invasione della Perside, assoggettò i persiani e fondò il primo impero medo-persiano .
I Persiani impararono a leggere e scrivere nella loro nuova patria. Dai Babilonesi presero la scrittura cuneiforme, semplificandola al massimo e riducendola a un alfabeto; dagli Elamiti, che avevano assoggettato, assimilarono la lingua.
Settecento anni avanti Cristo giunse sull’altipiano un profeta, Zarathustra. Predicava una religione nella quale vi è un dio supremo (il saggio signore) creatore del mondo.. Il mondo per sua natura è buono , ma viene corrotto dall’assedio dello Spirito Maligno , che sarà sconfitto alla fine dei tempi quando anche il mondo fisico verrà rinnovato e santificato .
Zarathustra convertì alla sua religione un re Persiano , un non identificato re Vishtaspa, e compì strepitosi miracoli, ma finì ucciso da nemici invidiosi.. Il profeta Zarathustra lasciò la sua dottrina in un libro sacro: l’Avestà , composta da una serie di inni detti Gàthà . Il testo prima trasmesso oralmente e poi raccontato in ventun fasci di pelle di bue (in tutti 12.000 pelli) e scritto a lettere d’oro con una scrittura fonetica in antico dialetto iranico (che si distingueva nettamente dal persiano) , venne conservato nell’archivio dei re persiani nella città di Persepoli. Fortunatamente ne furono eseguite due copie. Una andò distrutta quando Alessandro il Macedone fece incendiare il palazzo reale; l’altra fu trafugata e portata in Grecia.
La città di Persepoli sorgeva su una piattaforma artificiale composta di mattoni e bitume , alta 20 metri e circondata da mura. Su un terrazzo sopraelevato si ergeva il palazzo di Serse con una superficie di 10.000 mq.
Il palazzo era una delle meraviglie architettoniche del mondo antico. In esso si aprivano grandi sale con il soffitto sostenuto da innumerevoli colonne , e con le pareti ornate da bassorilievi raffiguranti ora la lotta fra il leone e il toro, ora scene di caccia del re accompagnato dall’esercito.
La concezione a terrazze derivava da Babilonia , ove le condizioni climatiche inducevano gli abitanti a sfuggire dall’afa dei piani bassi aumentando l’altezza delle costruzioni..
Uno dei passatempi preferiti dai re e dai nobili era la caccia, che veniva esercitata in quegli immensi parchi recintati da mura che si chiamavano “ paradisi” . In antico persiano “ paradaiza” sta per “recinto” . Quattro ruscelli attraversavano in croce il parco ove sorgevano comode capanne , granai e scuderie per il re e il suo seguito; sparse per tutto il parco gorgogliavano fontane . Arma da caccia era l’arco, che però si distingueva dall’arco di guerra ben più robusto e possente.
Quando ancora in occidente si levigava l’argilla , gli artigiani persiano-babilonesi preparavano il laterizio di rivestimento a impasto prevalentemente siliceo, ricoperto di smalto vitreo policromo. I grandi rivestimenti murari, formate da mattonelle in rilievo vetrificate, ci sono giunti quasi intatti grazie al metodo di vetrificazione del prodotto.
La reggia aveva una propria officina, che raggruppava i migliori artigiani dell’impero. Da un antica iscrizione persiana su un anfora d’argento, si apprende appunto che l’oggetto è stato fabbricato “ nella casa del re”.
Susa era anticamente un villaggio elamico che sorgeva lungo il basso corso del fiume Tigri. Mancava la pietra, e le sue costruzioni fortezze erano fatte esclusivamente di mattoni cotti al sole.
Fu incendiata , forse dai predoni, e sulle macerie ancora fumanti sorse un’altra Susa più bella e invitante. La mitezza del suo clima la fece eleggere a rango di città capitale , e lì i re persiani andavano a riposare. Il palazzo del re era organizzato attorno ad un cortile centrale ornato di mattonelle multicolori. Nelle sale dette dell’Apadana vi erano colonne alte una ventina di metri che sorreggevano un capitello formato da figure taurine sulle cui corna poggiavano enormi travi sostenenti le terrazze.
L’immenso impero persiano era diviso in venti province, dette satrapie . Faceva eccezione la Perside , considerata culla della dinastia e centro dell’impero, che godeva di una posizione privilegiata e non pagava le tasse.
Un nobile persiano era inviato quale satrapo (protettore del regno) nella provincia a cui era destinato con amplissimi poteri civili, ma non militari. A lui obbedivano incondizionatamente i capi locali, sia religiosi che civili .
Le forze militari di ciascuna satrapia erano sotto il comando di un alto ufficiale persiano, indipendente dal satrapo e responsabile di quanto avveniva in quel settore militare..
Grazie a questa ripartizione , si verificava il controllo scambievole fra il potere civile dei satrapi e il potere militare dei comandanti, ambedue responsabili di fronte al re.
Una volta fondato l’impero, il governo centrale della Perside, costituito dal re coi suoi anziani, stabilì che le varie province dell’impero offrissero alla corte , in misura non fissa, dei “doni”.
Grazie alla coniazione della moneta, stabilita dal sovrano Dario I (522-485) , fu possibile una migliore regolazione del sistema di tassazione. Il “darico” era una moneta d’oro che portava impressa la figura la figura del re armato d’arco. Non soltanto circolava nell’impero persiano, ma in tutto il mondo greco . Fu coniato ininterrottamente fino alla conquista della persia da parte di Alessandro Magno (330 a .C.) .
Soprattutto a Babilonia esistevano vere e proprie aziende , costituite da famiglie ricche i cui nomi ci sono stati tramandati grazie al ritrovamento di tavolette d’argilla nelle quali tutto veniva documentato. La loro ricchezza via via si rafforzava per la sicurezza di buoni commerci e appalti che il governo centrale, o il satrapo, concedeva loro per la riscossione dei tributi nelle varie città e villaggi.
Quando alla piccola amministrazione contadina, che faceva capo al padre e al “ pastore del popolo”, subentrò l’amministrazione centrale dello Stato Persiano , si verificò un vero scompiglio anche nella vita dei singoli individui. Nessuno infatti poté più scegliere liberamente il proprio lavoro perché al posto di quello individuale si sostituì la prestazione d’opera collettiva, dipendente e servile.
Dal Libano arrivava il legno di cedro , mentre altro legno pregiato veniva da Gandhara e Kirman; l’oro era estratto nelle miniere di Sardi e nella Battriana . Ai Babilonesi erano affidati la lavorazione della terracotta e la fabbricazione dei mattoni. Gli Assiri risolvevano il problema del trasporto del legname da costruzione con gli Joni e i Cari; Medi ed Egizi erano chiamati al lavoro di oreficeria in quanto vantavano in quest’arte un’antica e raffinata tradizione.
Sotto il governo di re Dario fu compiuta l’impresa, iniziata da un faraone egizio, di scavare un canale che congiungeva il delta del Nilo al mar Rosso. Sulle rive di quel canale una iscrizione in geroglifici egiziani e in persiano cuneiforme ricordava l’impresa leggendaria.
Serse, durante la preparazione della spedizione contro la Grecia , fece anche aprire un canale navigabile attraverso la penisoletta di Acte, allo scopo di poter transitare con l’intera flotta al riparo delle tempeste.
Un grande bacino idrico fu costruito ai confini di cinque territori con la grande diga di Marib: un sistema di sbocchi con chiuse e canali secondari provvedeva alla distribuzione dell’acqua necessaria nei campi. Sia il commercio che la strategia di guerra richiedevano buone strada e sicurezza durante i viaggi. Un’ottima strada imperiale congiungeva la città di Sardi, nell’Egeo , alla città di Susa; inoltre una fitta rete stradale secondaria si apriva accanto alle grandi strade imperiali.
I rari corsi d’acqua venivano superati con ponti in legno sostenuti da pilastri di mattoni e bitume; ma i Persiani si dimostrarono ottimi genieri soprattutto quando, per superare l’Ellesponto (l’attuale Bosforo) , costruirono ponti di barche legate l’una all’altra per aprire una strada all’esercito e colpire alle spalle la Grecia. Un piano che doveva miseramente fallire.
Ciro II era figlio di Cambise I, re dei Persiani, ma vassallo dei Medi. Poco dopo la sua ascesa al trono, costruì la sua nuova capitale Pasargade , le cui rovine si ergono a circa 70 chilometri a nord est di Persepoli.
Ciro approfittò della scontentezza dei cortigiani Medi, del cronico malcontento delle popolazioni soggette e della natura pacifica del loro re, Astiage per iniziare la rivolta . Nel 550 a .C. occupò la capitale Ecbatana. Re Astiage, caso eccezionale nella storia antica, non fu ucciso, ma soltanto fatto prigioniero: aveva inizio il grande impero persiano-medo.
Ciro si volse a consolidare e a estendere l’impero. Nel 547 a .C. conquistò la Lidia , strappandola a re Creso che fece prigioniero e che condusse a Ecbatana. Fra il 545 e il 539 promosse una gigantesca spedizione che giunse ai piedi del Pamir fin quasi sulle rive dell’Indo. Tornato in patria, si occupò di babilonia. Invasa la caldea, sorprese la città durante una giornata di festa, mentre era mal sorvegliata, e quasi senza colpo ferired si impadronì della città più fortificata tra le altre e giudicata imprendibile.
Era il 538 a .C. quando il luminoso impero babilonese crollò definitivamente . Ciro morì nel 529 a .C. durante una spedizione contro i nomadi del nord. Aveva già dato incarico al figlio Cambise di preparare una colossale spedizione contro l’Egitto.
Il re dei Persiani , comandante supremo dell’esercito, godeva di un potere illimitato ; tutti, anche i nobili, erano ai suoi ordini . Costantemente vegliavano su di lui diecimila guardie del corpo , i famosi “ immortali” armati di arco e di lancia . Vestiva uno splendido manto purpureo intessuto d’oro ; in capo portava una maestosa tiara incrostata di gemme. Sedeva su un trono tempestato di pietre preziose e davanti a lui era obbligo per tutti prostrarsi fino a terra.
Cambise , figlio di Ciro , era già da otto anni rappresentante del padre a Babilonia quando assurse al trono. Aveva un fratello , Bardiya , governatore delle regioni orientali , che godeva le simpatie dei suoi sudditi . Cambise, di carattere crudele, fece uccidere il fratello che poteva rappresentare minaccia alla sua supremazia ; quindi, secondo il volere del suo defunto padre, partì per l’Egitto: era il 525 a .C. La marcia attraverso il Sinai fu agevole, grazie all’aiuto dei nomadi che rifornirono d’acqua le truppe persiane . Quanto alla flotta , Cambise poté disporre di contingenti fornitogli dalle città Fenicie. Trovò il delta del Nilo indifeso e Menfi capitolò. Per una sfortunata circostanza , l’Egitto aveva perduto il vecchio capo Amasi e l’imbelle Psammetico III, non era riuscito a comportarsi all’altezza della situazione . Il fortunato conquistatore non si rivelò saggio: ordinò cerimonie egizie per la sua investitura a sovrano , fece trucidare i capi della città di Menfi , uccise di sua mano il sacro bue Apis , violò la tomba del vecchio re , fece flagellare i sacerdoti.
Le notizie del suo folle comportamento giunsero in Persia . L’iniziale malcontento si trasformò ben presto in opposizione . Un Medo della stirpe dei Magi salì sul trono di Susa facendosi passare per l’uccisore di Bardiya . Cambise ne fu avvisato e mentre, raccolte le truppe, ritornava verso la patria , morì. Chi dice suicida, chi di ferita accidentale.
I Magi erano una stirpe dei Medi nella quale il sacerdozio era ereditario. Essi ordinavano la sepoltura dei morti , anziche lasciare i cadaveri esposti agli uccelli e agli animali rapaci, tradizione che sarà conservata dai sovrani di Persia . I Magi si occupavano di astrologia, di astronomia e di dottrine matematiche , ma non erano indifferenti agli affari di Stato.
Dario, della stirpe degli Achemenidi, salì al trono nel 522 a .C. facendo cadere con abilità sulla sua persona la scelta a successore di Cambise.
Nel 500 scoppiò la rivolta degli Joni che conquistarono ed incendiarono Sardi, capitale dell’Asia minore . La guerra si trascinò per alcuni anni , ma nel 491 Dario riuscì a infliggere una dura sconfitta navale ai ribelli davanti a Mileto , e l’anno seguente riconquistò la Tracia e la Macedonia che si erano sollevate. In questo modo la serie di rivolte fu definitivamente domata, e fu allora che re Dario fece scolpire in tre lingue (babilonese, elamita, persiano antico, tutte in carattere cuneiforme) un preciso resoconto in un luogo altissimo e inaccessibile sulla parete rocciosa della Bagasthàna , la montagna ritenuta sede degli dei.
La posizione stessa delle iscrizioni , illeggibili a occhio nudo , fanno supporre che si tratti di una dichiarazione del re al Dio Supremo Saggio Signore.
Dario rivolse le sue mire alla Grecia, ma subì una dura sconfitta a Maratona . Preparava la sua rivincita, quando nel 486 a .C. improvvisamente moriva.
Dario III (335-330 a .C.) fu l’ultimo re Achemenide , colui che vide il suo trono e tutto l’impero crollare sotto i terribili colpi di Alessandro il Macedone.
Questi passò l’Ellesponto nel 334 a .C. alla testa di 40 mila uomini , senza trovare resistenza . Le colonie greche furono dichiarate libere . Attraverso la Cappadocia il conquistatore scese nella pianura della Cilicia , e seguendo la costa, incontrò l’armata persiana presso Isso. Il terrore si impadronì di Dario III che fuggì con l’esercito . Cadde la Siria , l’Egitto accolse Alessandro come liberatore e gli rese onori divini.
Dopo avere fondato Alessandria , il Macedone partì per Menfi nella primavera del 331 a .C. L’armata persiana , ricostituita, lo attendeva ad Arbela. I due eserciti si scontrarono . Quello Macedone , numericamente inferiore , prevenne il pericolo di un eventuale accerchiamento , poi si gettò contro l’ala sinistra e giunse presso il centro , comandato dal grande re persiano. Questi fu colto nuovamente dal terrore , proprio mentre l’esercito persiano stava per riversarsi nel vuoto lasciato dalla falange macedone , e fuggì con un piccolo drappello . Si diffuse la notizia della fuga del re : i Persiani si sbandarono e Alessandro tagliò loro la strada.
Persepoli fu data alle fiamme . Mentre la città bruciava , e una ad una cadevano in rovina le sue meravigliose opere d’arte , i suoi tesori, i suoi codici , re Dario III veniva ucciso da due satrapi . La fine del grande impero era segnata.
La battaglia di Maratona:
La battaglia avvenne il 10 settembre del 490 a .C. . Circa 40 mila Persiani combatterono contro 10 mila Ateniesi e 1000 Plateesi comandati da Milziade, e furono costretti a rifugiarsi in disordine sulle loro navi e prendere il largo, con grandi perdite.
La battaglia delle Termopoli:
Leonida aveva costruito un baluardo fra i monti e il mare per tagliare la strada che da Eraclea portava all’interno , mentre un gruppo di Focesi difendeva i monti . Ma i persiani riuscirono ad aggirare le posizioni prendendo i Greci alle spalle.
La battaglia di Salamina
Fu combattuta il 27 o il 28 settembre del 480 a .C. Le navi Persiane (rosse) avevano chiuso le imboccature dello stretto tra l’isola di Salamina ed il continente per impedire la fuga alle scarse navi greche (verdi) . Ma per il loro stesso numero, si trovarono impacciate e furono distrutte dalle snelle navi dei Greci.
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