geronimo

lunedì 13 gennaio 2014

VALDESI

VALDESI

Sono la più antica dissidenza cristiana d’ispirazione evangelica della Chiesa d’Occidente sopravissuta fino ai giorni nostri. Un monaco della curia romana all’inizio del duecento, la descrisse così “ Seguono nudi un Cristo nudo”. Nata in Francia nel tardo Medioevo e diffusasi in tutta l’Europa, è presente oggi come chiesa organizzata solo in Italia, Uraguay e Argentina, costituendovi un’unica piccola Chiesa, articolata in due rami: uno europeo e l’altro latino americano. Vi sono Valdesi anche in Francia, Germania, Svizzera e USA, ma in questi paesi sono integrati nelle locali chiese riformate. In tutto i valdesi nel mondo sono oggi circa 50.000, di cui poco più di 20.000 in Italia e 12.000 circa in America latina.
Il movimento sorse a Lione intorno al 1170-75 per iniziativa di un ricco mercante di nome Valdo che, convertitosi da una vita solo mondana, decise di seguire alla lettera l’indicazione di Gesù al giovane ricco. Sentendosi, come laico, chiamato da Dio a un ministero di predicazione itinerante  e di evangelizzazione popolare nella povertà, continuò a predicare anche dopo il divieto dell’autorità ecclesiastica . Per “disubbidienza” quindi, non per eterodossia” , Valdo e i suoi furono condannati (Verona 1184) e scomunicati (IV concilio del Laterano, 1215) . Duramente perseguitati dall’Inquisizione con la confisca dei beni, la prigione e il rogo (all’inizio con i Catari, con i quali sovente vengono, a torto, confusi), i valdesi sopravvissero malgrado tutto per oltre tre secoli, vivendo un’esistenza semiclandestina, e mantenendo integra la loro fisionomia spirituale: autorità suprema riconosciuta alla Sacra Scrittura e, al suo interno , posto privilegiato assegnato al Sermone sul monte e all’osservanza letterale delle sue norme: rifiuto del giuramento, della guerra, della pena di morte e di ogni forma di violenza. Nel XV secolo stabilirono un rapporto abbastanza stretto, non privo di conseguenze teologiche, con l’Hussitismo boemo. Nel 1532, con una decisione sinodale (il sinodo di Chanforan era costituito dai predicatori itineranti e da rappresentanti del popolo) i Valdesi aderirono alla riforma protestante e, in particolare, alla confessione riformata. Da allora i Valdesi divennero, e sono oggi ancora, la Chiesa riformata in Italia: la loro confessione di fede , di stampo calvinista, è del 1655. Nuove persecuzioni (tristemente celebri sono le “pasque piemontesi del 1655) decimarono la comunità valdese, senza tuttavia riuscire a cancellarne la presenza . Nel 1686 tutti i valdesi furono costretti alla conversione oppure all’esilio. Per tre anni non vi furono valdesi in Italia (se non in prigione), ma nel 1689 poche centinaia di esuli ritornarono nelle loro valli del Piemonte (poi dette valdesi) e, benché ghettizzati e oggetto di molte vessazioni, ricostruirono con il tempo una piccola repubblica calvinista nel quadro del regno sabaudo ai cui abitanti nel 1848 il re Carlo Alberto concesse, sia pure controvoglia, gli stessi diritti civili dei sudditi cattolici, mentre la fede protestante era semplicemente tollerata. Solo con la costituzione repubblicana del 1948 venne accolto il principio della libertà religiosa come diritto dei cittadini garantito e tutelato dallo stato. Questo principio divenne realmente operante  con le “ intese” tra la Chiesa valdese e il governo italiano nel 1984. La chiesa valdese che, dal 1973 in virtù di un patto d’integrazione, comprende anche le Chiese metodiste in Italia, partecipa fin dall’inizio al movimento ecumenico delle Chiese e della conferenza delle Chiese d’Europa. Dopo il concilio vaticano II sono iniziati in Italia rapporti tra cattolici e valdesi, che in anni recenti hanno fatto notevoli progressi. Un frutto di questa collaborazione è la traduzione interconfessionale della Bibbia in lingua corrente. Un secondo frutto del dialogo è un testo comune sui matrimoni misti, approvato sia dalla conferenza episcopale italiana sia dal Sinodo valdese.
Dal 1855 i valdesi hanno una loro casa editrice (Claudiana, di Torino) e una propria facoltà di teologia, l’unica protestante in Italia, con sede a Roma.

VALDO
Personaggio storico di cui s’è impadronita la leggenda. Di storicamente accertato non c’è molto: intorno al 1174 un ricco mercante lionese di nome Valdo (la grafia è incerta: Vaudes, Valdes, Valdesius ecc. “Pietro” tradizionalmente affiancato a Valdo è, più che un nome, un titolo tardivo destinato a documentare il carattere e l’origine apostolica del movimento) ebbe una crisi religiosa (variamente motivata nelle fonti)  che superò attuando alla lettera la parola di Gesù al giovane ricco: vendette i suoi beni devolvendo il ricavato in parte ai poveri e in parte al finanziamento di una traduzione della Bibbia in volgare (provenzale) .  Con alcuni amici si votò alla vita apostolica imperniata sulla predicazione itinerante in mezzo al popolo, nella povertà. Trattandosi di laici, era stata loro negata la facoltà di predicare. Per aver disubbidito, “i poveri di Lione” (è il primo nome dei seguaci di Valdo) vennero condannati già nel concilio di Verona (1184), benché la loro dottrina fosse ortodossa. Non si conosce altro dell’iniziativa di Valdo, che non ha lasciato scritti. La confessione di fede attribuitagli non è sua: l’ha soltanto sottoscritta. Fu a capo del ramo francese del movimento, non del ramo italiano (“chiamato poveri di Lombardia). Morì intorno al 1206, mentre in Assisi avveniva la conversione di Francesco.


Nessun commento:

Posta un commento