VALDESI
Sono la più antica dissidenza
cristiana d’ispirazione evangelica della Chiesa d’Occidente sopravissuta fino
ai giorni nostri. Un monaco della curia romana all’inizio del duecento, la
descrisse così “ Seguono nudi un Cristo nudo”. Nata in Francia nel tardo
Medioevo e diffusasi in tutta l’Europa, è presente oggi come chiesa organizzata
solo in Italia, Uraguay e Argentina, costituendovi un’unica piccola Chiesa,
articolata in due rami: uno europeo e l’altro latino americano. Vi sono Valdesi
anche in Francia, Germania, Svizzera e USA, ma in questi paesi sono integrati
nelle locali chiese riformate. In tutto i valdesi nel mondo sono oggi circa
50.000, di cui poco più di 20.000
in Italia e 12.000 circa in America latina.
Il movimento sorse a Lione
intorno al 1170-75 per iniziativa di un ricco mercante di nome Valdo che,
convertitosi da una vita solo mondana, decise di seguire alla lettera
l’indicazione di Gesù al giovane ricco. Sentendosi, come laico, chiamato da Dio
a un ministero di predicazione itinerante
e di evangelizzazione popolare nella povertà, continuò a predicare anche
dopo il divieto dell’autorità ecclesiastica . Per “disubbidienza” quindi, non
per eterodossia” , Valdo e i suoi furono condannati (Verona 1184) e scomunicati
(IV concilio del Laterano, 1215) . Duramente perseguitati dall’Inquisizione con
la confisca dei beni, la prigione e il rogo (all’inizio con i Catari, con i
quali sovente vengono, a torto, confusi), i valdesi sopravvissero malgrado
tutto per oltre tre secoli, vivendo un’esistenza semiclandestina, e mantenendo
integra la loro fisionomia spirituale: autorità suprema riconosciuta alla Sacra
Scrittura e, al suo interno , posto privilegiato assegnato al Sermone sul monte
e all’osservanza letterale delle sue norme: rifiuto del giuramento, della
guerra, della pena di morte e di ogni forma di violenza. Nel XV secolo
stabilirono un rapporto abbastanza stretto, non privo di conseguenze
teologiche, con l’Hussitismo boemo. Nel 1532, con una decisione sinodale (il
sinodo di Chanforan era costituito dai predicatori itineranti e da
rappresentanti del popolo) i Valdesi aderirono alla riforma protestante e, in
particolare, alla confessione riformata. Da allora i Valdesi divennero, e sono
oggi ancora, la Chiesa
riformata in Italia: la loro confessione di fede , di stampo calvinista, è del
1655. Nuove persecuzioni (tristemente celebri sono le “pasque piemontesi del
1655) decimarono la comunità valdese, senza tuttavia riuscire a cancellarne la
presenza . Nel 1686 tutti i valdesi furono costretti alla conversione oppure
all’esilio. Per tre anni non vi furono valdesi in Italia (se non in prigione),
ma nel 1689 poche centinaia di esuli ritornarono nelle loro valli del Piemonte
(poi dette valdesi) e, benché ghettizzati e oggetto di molte vessazioni,
ricostruirono con il tempo una piccola repubblica calvinista nel quadro del
regno sabaudo ai cui abitanti nel 1848 il re Carlo Alberto concesse, sia pure
controvoglia, gli stessi diritti civili dei sudditi cattolici, mentre la fede
protestante era semplicemente tollerata. Solo con la costituzione repubblicana
del 1948 venne accolto il principio della libertà religiosa come diritto dei
cittadini garantito e tutelato dallo stato. Questo principio divenne realmente
operante con le “ intese” tra la Chiesa valdese e il governo
italiano nel 1984. La chiesa valdese che, dal 1973 in virtù di un patto
d’integrazione, comprende anche le Chiese metodiste in Italia, partecipa fin
dall’inizio al movimento ecumenico delle Chiese e della conferenza delle Chiese
d’Europa. Dopo il concilio vaticano II sono iniziati in Italia rapporti tra
cattolici e valdesi, che in anni recenti hanno fatto notevoli progressi. Un
frutto di questa collaborazione è la traduzione interconfessionale della Bibbia
in lingua corrente. Un secondo frutto del dialogo è un testo comune sui
matrimoni misti, approvato sia dalla conferenza episcopale italiana sia dal
Sinodo valdese.
Dal 1855 i valdesi hanno una loro
casa editrice (Claudiana, di Torino) e una propria facoltà di teologia, l’unica
protestante in Italia, con sede a Roma.
VALDO
Personaggio storico di cui s’è
impadronita la leggenda. Di storicamente accertato non c’è molto: intorno al
1174 un ricco mercante lionese di nome Valdo (la grafia è incerta: Vaudes,
Valdes, Valdesius ecc. “Pietro” tradizionalmente affiancato a Valdo è, più che
un nome, un titolo tardivo destinato a documentare il carattere e l’origine
apostolica del movimento) ebbe una crisi religiosa (variamente motivata nelle
fonti) che superò attuando alla lettera
la parola di Gesù al giovane ricco: vendette i suoi beni devolvendo il ricavato
in parte ai poveri e in parte al finanziamento di una traduzione della Bibbia
in volgare (provenzale) . Con alcuni
amici si votò alla vita apostolica imperniata sulla predicazione itinerante in
mezzo al popolo, nella povertà. Trattandosi di laici, era stata loro negata la
facoltà di predicare. Per aver disubbidito, “i poveri di Lione” (è il primo
nome dei seguaci di Valdo) vennero condannati già nel concilio di Verona
(1184), benché la loro dottrina fosse ortodossa. Non si conosce altro
dell’iniziativa di Valdo, che non ha lasciato scritti. La confessione di fede
attribuitagli non è sua: l’ha soltanto sottoscritta. Fu a capo del ramo
francese del movimento, non del ramo italiano (“chiamato poveri di Lombardia).
Morì intorno al 1206, mentre in Assisi avveniva la conversione di Francesco.
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