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sabato 4 gennaio 2014

ORTODOSSI

ORTODOSSI

Ortodossia è il termine con cui comunemente si designa nel suo insieme la Chiesa ortodossa, ossia la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica che è in Oriente e che esiste dal giorno della Pentecoste.
Il nome ortodossia (dal greco orthòs:retto, e doxa : opinione) ha il senso di retta fede, retta glorificazione (retto culto) .
Dopo lo scisma , o separazione,, del 1054 la Chiesa occidentale si fa chiamare cattolica, la Chiesa orientale preferisce chiamarsi , ortodossa , con particolare riferimento all’insegnamento dei sette concili ecumenici celebrati tra il 325 e il 787. La chiesa Ortodossa viene pure detta Chiesa orientale  in riferimento alla sua diffusione nell’area geografica del l’ex impero romano orientale , poi bizantino.
Le chiese che nei secoli V e VI, dopo il concilio di Calcedonia (451) , si sono organizzate fuori dalla comunione con la chiesa di cultura greco-romana vengono chiamate Chiese antiche orientali , o precalcedonesi. Le due famiglie di Chiese orientali , calcedonesi e precalcedonesi, hanno raggiunto convergenze in materia di fede e studiano la modalità con la quale riprendere ufficialmente la comunione.
Il primo millennio della comune storia cristiana  è il periodo delle persecuzioni, dell’espansione e dell’organizzazione della Chiesa. Esso registra la formulazione  della fede nei dogmi  dei sette concili ecumenici e la definizione del culto, la formazione della pentarchia (struttura ecclesiale costituita attorno a cinque sedi principali : Roma, Costantinopoli, Alessandria, Antiochia, Gerusalemme) , uno stretto rapporto tra la Chiesa e l’Impero diventato cristiano.
Lo scisma del 16.7.1054  fu il risultato di un processo di estraniamento che cominciò nel secolo  VII. Nel 691-692 la Chiesa Bizantina celebrò il concilio  Trullano, che con i suoi 102 canoni realizzò una vera e propria riforma, non recepita dall’Occidente.
L’indebolimento dell’impero bizantino di fronte all’avanzata degli arabi musulmani ne minò la funzione di difensore dell’Occidente dalle invasioni. L’incoronazione (800) di Carlo Magno a imperatore del Sacro Romano Impero, sorto in occidente anche in opposizione a quello bizantino e che si riteneva  legittimo erede  della romanità, pose le premesse dello scisma, in quanto si rompeva l’unità politica  della cristianità ed entrava in crisi la concezione secondo la quale l’unico regno celeste doveva corrispondere un unico regno terrestre.
Sul piano teologico lo scontro Oriente Occidente si acutizzò con la questione  del Filioque. La differente visione della Trinità che la formula del Ffilioque  implicava  pesò notevolmente  anche nella bolla  di scomunica  di Papa Leone IX nel 1054 contro il patriarca di Costantinopoli Michele Cerulario e i suoi fedeli , accusati di avere tolto il Filioque dal Credo. Il patriarca a sua volta ritorse  la scomunica contro la chiesa romana. Le differenze teologiche invocate nel momento dello scisma  furono il primato del papa. Il Filoque e il Purgatorio, tuttora non riconosciuti dagli ortodossi; l’uso per l’eucarestia del pane lievitato in Oriente e del pane azzimo in Occidente.
La separazione venne resa definitiva dalla IV crociata  del 1204, dirottata contro Costantinopoli non solo per depredarla economicamente e occuparla politicamente , ma anche per imporre il rito e la giurisdizione latina  sulla chiesa bizantina, Le due parti del mondo cristiano diventeranno due Chiese.
L’impero di Bisanzio incominciò ad essere sottoposto alla terribile pressione dei turchi. In questi secoli di difficoltà della Chiesa ortodossa, furono celebrati dei concili per ricomporre l’unità tra le Chiesa greca e latina.  I più importanti furono i concili di Lione (1274) e di Ferrara Firenze (1438-1439).Essi mostrarono che l’idea di una sola chiesa  era ancora viva, ma il desiderio di comunione  non si realizzò, perché le motivazione degli incontri erano politiche più che teologiche: ottenere aiuti economici e militari per far fronte al pericolo turco. Ma gli aiuti non arrivarono e Bisanzio fu sconfitta dall’impero Ottomano.
Nei secoli XV-XVIII , dopo la caduta dell’impero Bizantino, le chiese Ortodosse risentirono l’oppressione di uno Stato la cui fede era l’Islam. Il Patriarca ortodosso di Costantinopoli venne nominato “etnarca “ cioè capo dei Cristiani considerati una sola nazione, non per ragioni etniche, ma a causa dell’appartenenza alla stessa religione. La chiesa assunse il compito di conservare la coscienza etnica dei popoli ortodossi soggiogati ai turchi . Il regime islamico proibiva  il proselitismo e puniva  la conversione di un  musulmano  al cristianesimo alla pena capitale . Ai cristiani invece si chiedeva  di rinnegare la propria fede  per potere occupare  posti nell’amministrazione pubblica . Mentre il patriarca di Costantinopoli acquistava prestigio, quelli di Alessandria, Antiochia e Gerusalemme perdevano di importanza.
Anche i paesi ortodossi  si confrontarono con la riforma  protestante e con la Controriforma  cattolica. Alcuni gruppi di fedeli ortodossi vennero distaccati dalle loro chiese e formarono  Chiese cattoliche di rito orientale o “ uniate” in Ucraina, Transilvania, Cecoslovacchia e nel patriarcato di Antiochia.
Il risveglio delle nazioni nei secoli XIX-XX non rimase senza conseguenze nella vita delle chiese ortodosse. Nel 1821 i greci ottennero la liberazione dai turchi e rifondarono il loro stato. Con il crollo dell’impero Ottomano e dell’impero Austro-Ungarico si formarono nuovi stati, le cui chiese reclamarono la piena indipendenza ecclesiastica, o autocefalìa,( caratteristica delle chiese ortodosse orientali consistente nel fatto che sebbene  in comunione con Costantinopoli, ogni chiesa nazionale non ne è però dipendente ma è retta dal proprio sinodo) dal Patriarcato di Costantinopoli.
A una difficile prova le chiese ortodosse furono sottoposte quando dal 1917-18 nei paesi dell’Unione Sovietica, e nel 1944-45 nei paesi dell’Europa orientale, quando si trovarono a confrontarsi con l’ateismo di stato dei regimi comunisti. La situazione generale, pur diversa da paese a paese fu caratterizzata da limitazioni della libertà religiosa. Oppressione dei fedeli e del clero. La creazione nel 1948 del Consiglio Ecumenico delle Chiese, a cui nel 1961 aderirono anche le chiese dell’Europa orientale, rese possibile la testimonianza della difficile esperienza pastorale ortodossa.
Dopo il crollo dei regimi comunisti nel 1989 le chiese ortodosse godono di libertà, ma hanno oggettive difficoltà nello svolgimento della loro attività. Essi risentirono della crisi materiale generale nei paesi passati dall’economia socialista a quello di libero mercato. Non hanno l’esperienza necessaria per gestire la libertà, fanno fatica a liberarsi della paura, ma hanno mostrato un vero fervore spirituale, organizzativo e missionario.
Sono state rifondate strutture annullate: diocesi, parrocchie, seminari, facoltà di teologia. Le Chiese ortodosse, quali chiese nazionali, pur rispettando la formula bizantina della “ sinfonia” tra Chiesa e Stato, intendono affermare la loro autonomia per evitare ingerenze dannose e limitanti.
Sul piano ecumenico si è verificata una certa tensione, che si sta attenuando. Dopo avere collaborato per l’abbattimento dei regimi comunisti, le diverse realtà religiose hanno sentito il bisogno di affermare la propria identità e si sono trovate in conflitto tra loro.
I conflitti più dolorosi sono stati creati dal proselitismo delle sette occidentali o asiatiche, che trattano i paesi dell’Europa dell’Est come terra di missione, come se paesi con regimi comunisti tutta la gente fosse diventata atea. I primati ortodossi, riuniti a Costantinopoli , il 5.3.1992 hanno protestato contro questa attività missionaria che va a “ detrimento dell’anelato cammino verso l’unità dei cristiani”:
Oggi la chiesa Ortodossa si presenta organizzata in 15 chiese indipendenti fra di loro, che confessano la stessa fede, celebrano la stessa liturgia e si organizzano secondo gli stessi principi canonaci. Appartengono alle culture greca, slava, romena, araba e si inseriscono sempre di più nelle culture dei paesi occidentali dove si organizzano come diaspora.









LA PRINCIPALI CHIESE ORTODOSSE

Patriarcato di Costantinopoli: Con sede a Fanar-Istambul, in Turchia. Occupa il primo posto di onore tra le Chiese ortodosse, conformemente ai canoni 3 del concilio ecumenico di Costantinopoli (381) e 28 del concilio ecumenico di Calcedonia (451). Ha giurisdizione su metropolie in Turchia, nel Dodecaneso e nel Monte Athos, in Europa, America, Asia, Australia, Nuova Zelanda ed Estremo Oriente, con 42 diocesi, 105 metropoliti e vescovi (nel 1955) , circa 1500 sacerdoti e circa 3.500.000 fedeli. Nella liturgia utilizza la lingua greca.

Patriarcato greco ortodosso di Alessandria: Con sede in Alessandria d’Egitto. Occupa il secondo posto di onore tra le Chiese ortodosse, conformemente al canone 28 del concilio di Calcedonia (451). Ha giurisdizione su metropolie in Egitto e in tutta l’Africa con 13 diocesi, 18 metropoliti e vescovi, 160 parrocchie e 350.000 fedeli . Molto vive le missioni in Sudan, Libia , Camerun, Tanzania, Sudafrica, Uganda, Kenia, Zaire e Ghana. La liturgia viene celebrata in greco, arabo e nelle lingue africane.

Patriarcato greco ortodosso di Antiochia: Con sede  a Damasco in Siria. Menzionato dai canoni 6 del concilio di Nicea (325), 3 del concilio di Costantinopoli (381) e 28 del concilio di Calcedonia ($%!) Ha giurisdizione in Siria, Libano, Irak, Kuwait, Stati Uniti, America Meridionale. Uuropa, con 17 diocesi, 34 metropoliti e vescovi, 520 parrocchie , circa 1.500.000 fedeli.

Patriarcato di Gerusalemme: Con sede in Israele. Elevato alla dignità patriarcale dal Concilio di Calcedonia (451). Ha giurisdizione in Palestina, Giordania e sul monastero di S. Caterina del Monte Sinai, con 3 diocesi, 21 metropoliti e vescovi, 60 parrocchie 2 260.000 fedeli, in maggioranza arabi. Lingue liturgiche: greco e arabo.

Patriarcato di Mosca: Con sede a Mosca in Russia. Chiesa diventata autocefala nel 1448 è stata elevata alla dignità patriarcale nel 1589. Soppresso da Pietro il Grande, che mise a capo del santo sinodo un rappresentante dello stato, il patriarcato russo viene ripristinato  nel 1917-18. Ha giurisdizione in Russia e sulla chiesa autonome dell’Ucraina, Bielorussia, Estonia, Lituania , Kazakistan e in diaspora, con circa 120 diocesi, 150 metropoliti e vescovi 14.000 parrocchie, circa 120.000 fedeli. La lingua liturgica: lo slavo ecclesiastico, ma anche le lingue dei diversi popoli.

Patriarcato di Serbia: Con sede a Belgrado. In seguito alla guerra balcanica del 1877-78, nel 1879 diventa chiesa autocefala e nel 1920 viene elevato alla dignità patriarcale. Ha giurisdizione sui serbi ortodossi in Serbia, Bosnia, Croazia e diaspora, con 36 diocesi, 35 metropoliti e vescovi, 2270 parrocchie, circa 10 milioni di fedeli. Nella liturgia utilizza lo slavo ecclesiastico, il serbo e le lingue occidentali.

Patriarcato di Romania: Sede Bucarest. Chiesa autocefala dal 1885, elevata alla dignità patriarcale nel 1925. Ha giurisdizione in Romania e su fedeli rumeni in : Repubblica Moldava, Ungheria, Iugoslavia, Europa, USA e Canada, con 24 diocesi, 32 metropoliti e vescovi, 85.000 parrocchie , 19.800.000 fedeli. La lingua liturgica è il rumeno.

Patriarcato della Bulgaria: Sede a Sofia. Chiesa autocefala dal 1872, elevata al rango di patriarcato nel 1953. Ha giurisdizione in Bulgaria e sui bulgari della diaspora con 13 diocesi, 25 metropoliti e vescovi, circa 9 milioni di fedeli. Utilizza nel culto  lo slavo e il bulgaro.


Patriarcato della Giorgia: Sede a Tiblisi. Chiesa fondata nel secolo V nell’orbita di Antiochia, con autocefalia riconosciuta nel 556, nel 1953 dal Patriarcato di Mosca e nel 1990 dal patriarcato di Costantinopoli; è stata elevata a patriarcato nel 1918. E’ organizzata in 15 diocesi in Georgia e nella diaspora, con 15 metropoliti e vescovi, 80 parrocchie e 3 milioni di fedeli. Celebra in Georgiano e talora in slavo ecclesiastico.

Chiesa di Cipro: Sede a Nicosia  . Chiesa autocefala dal 431, elevata al concilio di Efeso (431)  al rango di arcidiocesi. Organizzata in 6 diocesi, con 7 metropoliti e vescovi 650 parrocchie e 445.000 fedeli.

Chiesa di Grecia: Sede ad Atene. Autocefala dal 1850. organizzata in 82 diocesi, con 98 metropoliti e vescovi e 9 milioni circa di fedeli in Grecia. I greci di Creta e della diaspora si trovano sotto la giurisdizione del Patriarcato di Costantinopoli. La liturgia è il greco ecclesiastico.

Chiesa ortodossa di Polonia: Sede a Varsavia,Riconosciuta autocefala nel 1924 dal Patriarcato di Costantinopoli e nel 1948 dal Patriarcato di Mosca. Ha giurisdizione in Polonia e nella diaspora, con 6 diocesi, 6 metropoliti e vescovi, 250 parrocchie e circa 1 milione di fedeli . Lingue liturgiche: lo slavo e il polacco.

Chiesa della Cechia e della Slovacchia: Sede a Praga. Riconosciuta autocefala nel 1923 da Patriarcato di Costantinopoli e nel 1951 dal Patriarcato di Mosca . Dopo la separazione tra Cechia e Slovacchia nel 1993, in ognuno dei nuovi stati si organizza una metropolia con due diocesi ognuna sotto la guida del metropolita di Varsavia. Il totale dei fedeli è stimato in cira 150.000. Nel culto utilizza le lingue: slava, ceca, slovacchia, ucraina.

Chiesa di Albania: Sede a Tirana. Autocefala dal 1937, abolita con tutte le realtà religiose  dal regime comunista nel 1967, è stata restaurata nel 1991. Organizzata in 4 diocesi, con un metropolita greco e circa 6000.000 fedeli.

Chiesa ortodossa della Fillandia: Fondata in seguito all’opera missionaria di monaci russi del monastero di Valamo, nel 1923, divenne autonoma sotto la giurisdizione del Patriarcato di Costantinopoli, situazione riconosciuta nel 1958 anche dal patriarcato di Mosca. Organizzata in 3 diocesi , con 4 metropoliti e vescovi e circa 60.000 fedeli. Negli incontri ecumenici  i rappresentanti di questa Chiesa autonoma appaiono fra quelli delle chiese autocefale.

Chiesa ortodossa della Macedonia: Sede a Skoplie. Organizzata in 5 diocesi, una delle quali in Australia, con 7 metropoliti e circa 2 milioni di fedeli, si è staccata dal patriarcato serbo e si è dichiarata autocefala nel 1967, ma non è ancora riconosciuta tale dall’insieme  delle Chiese Ortodosse.

Chiesa ortodossa d’ America: Non è riconosciuta ufficialmente dall’insieme delle chiese ortodosse, ma è stata dichiarata autocefala nel 1970 dal patriarcato di Mosca. Ha sede a New York ed è organizzata in 13 diocesi, compresa una di albanesi, una di bulgari, e una di romeni, con un totale di circa 1 milione di fedeli.







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