COPTI
Originariamente il termine Copti
designava, nella nomenclatura araba (Quibt), gli Egiziani in quanto distinti
dagli invasori musulmani; in seguito, verificatesi la progressiva assimilazione
da parte egiziana della cultura e della religione islamica, passò ad indicare
gli aderenti all’antico credo cristiano. Dal punto di vista del generale
ordinamento ecclesiastico, la Chiesa Copta
seguì le vicende del patriarcato di Alessandria, che sostenne il monofisismo
staccandosi polemicamente, in particolare dopo il Concilio di Calcedonia, dalle
posizioni di Costantinopoli. Il distacco facilitò la conquista musulmana,
consolidatasi progressivamente e radicatasi nel paese. I copti, a tratti
perseguitati e più spesso tollerati in configurazioni giuridiche che garantivano
loro discreta autonomia, accentuando la separatezza dal resto del mondo
cristiano, pur non rinunciando, durante il Medioevo, ad emigrare in piccoli
gruppi sulle sponde dell’Atlantico. Dopo l’ascesa al trono della dinastia di
Mehmet Alì (1805) , nella popolazione copta sorsero vivaci correnti
intellettuali, che fra l’altro rappresentarono un filone non trascurabile
all’interno del moto nazionalista egiziano, sfociato, dopo l’ultima guerra
mondiale, nell’indipendenza della nazione.
Attualmente i fedeli copti
possono essere calcolati intorno ai 7 8 milioni; dimorano prevalentemente
nell’alto Egitto, anche se il Patriarca Copto di Alessandria risiede
abitualmente al Cairo. Una piccola chiesa “ cattolica” copta di circa 100.000
effettivi , con tre vescovi, è unita alla sede romana.
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