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giovedì 9 gennaio 2014

COPTI

COPTI

Originariamente il termine Copti designava, nella nomenclatura araba (Quibt), gli Egiziani in quanto distinti dagli invasori musulmani; in seguito, verificatesi la progressiva assimilazione da parte egiziana della cultura e della religione islamica, passò ad indicare gli aderenti all’antico credo cristiano. Dal punto di vista del generale ordinamento ecclesiastico, la Chiesa Copta seguì le vicende del patriarcato di Alessandria, che sostenne il monofisismo staccandosi polemicamente, in particolare dopo il Concilio di Calcedonia, dalle posizioni di Costantinopoli. Il distacco facilitò la conquista musulmana, consolidatasi progressivamente e radicatasi nel paese. I copti, a tratti perseguitati e più spesso tollerati in configurazioni giuridiche che garantivano loro discreta autonomia, accentuando la separatezza dal resto del mondo cristiano, pur non rinunciando, durante il Medioevo, ad emigrare in piccoli gruppi sulle sponde dell’Atlantico. Dopo l’ascesa al trono della dinastia di Mehmet Alì (1805) , nella popolazione copta sorsero vivaci correnti intellettuali, che fra l’altro rappresentarono un filone non trascurabile all’interno del moto nazionalista egiziano, sfociato, dopo l’ultima guerra mondiale, nell’indipendenza della nazione.

Attualmente i fedeli copti possono essere calcolati intorno ai 7 8 milioni; dimorano prevalentemente nell’alto Egitto, anche se il Patriarca Copto di Alessandria risiede abitualmente al Cairo. Una piccola chiesa “ cattolica” copta di circa 100.000 effettivi , con tre vescovi, è unita alla sede romana.

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