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venerdì 10 gennaio 2014

CATTOLICESIMO

CHIESA CATTOLICA

CATTOLICESIMO:


Il termine (derivato dall’avverbio greco Kathòlou : globalmente, nell’insieme) , si riferisce all’universalità e all’unità della fede e soprattutto (già all’inizio del secolo II) della chiesa. Chi parla di chiesa cattolica esprime la coscienza della chiesa come un tutto, della sua consistenza come solido insieme. Tale coscienza già nell’antichità era così forte da essere enunciata  nelle principali formule  di fede: “ Credo… la santa chiesa cattolica;” … la chiesa una , santa, cattolica e apostolica” . 
La cattolicità della chiesa invero fu compresa da sempre in molte maniere, perché sotto molti  aspetti la chiesa  appare come totalità. Il più elementare è quello  geografico: Chiesa Cattolica è la  Chiesa universale, l’insieme delle  chiese sparse per il mondo , la chiesa mondiale per vocazione.
Un aspetto altrettanto suggestivo è quello culturale : la chiesa è cattolica in quanto capace di  assumere in se i valori di tutte le culture dell’umanità e di impegnarli a un rapporto armonioso .
L’uso del termine in senso storicamente connotato consiste : se ogni chiesa che professa il Credo  non può rinunciare  e non rinuncia a dirsi cattolica, nel linguaggio corrente, tuttavia, questa denominazione distingue dalle altre  la Chiesa cattolica “romana”, cioè quel corpo ecclesiale che riconosce come proprio carattere distintivo l’unità con il Papa di Roma.  Come chiesa cattolica ( romana) , essa si distingue dalle chiese dette ortodosse, evangeliche, riformate, libere e così via. Ancor più marcato in questo senso è il termine cattolicesimo, che indica il fenomeno storico religioso, ma anche sociale e culturale, costruito appunto attorno alla Chiesa cattolica romana. E’ interessante notare come non solo la chiesa romana , ma ciascuno dei gruppi ecclesiali  più consistenti, denomini se stesso attraverso una caratteristica alla quale nessuna chiesa potrebbe rinunciare . Ogni chiesa infatti deve essere cattolica ( universale, completa) , ma anche ortodossa (cioè retta nella dottrina) , evangelica (cioè discepola del Vangelo ). Se uno di questi titoli viene accettato come nome proprio di una chiesa, significa che è ritenuto capace di indicare un aspetto rilevante del suo volto e del suo stile.
Il fondamento storico di una distinzione: in quanto cattolicesimo è termine distintivo di una chiesa rispetto ad altre, di cattolicesimo si potrebbe parlare solo in riferimento all’età moderna, in cui il cristianesimo si è diviso in una pluralità di confessioni. A proposito del Medioevo, per esprimere la consistenza anche sociale del fenomeno religioso cristiano, si dovrebbe parlare senz’altro di cristianità. Ma già all’inizio del secondo millennio trovava la situazione tra l’oriente cristiano e Roma e l’occidente al limite della rottura. Ma la questione ha radici più antiche, senza le quali sarebbe storicamente incomprensibile..
In qualche misura si potrebbe parlare di cattolicesimo (e non solo di cattolicità) anche per i secoli precedenti, senza superare i limiti tollerabili dell’anacronismo ? In che senso?
Sullo sfondo di questa storia sta, sin dal IV-V secolo (editto di Teodosio, che faceva del cristianesimo la religione dell’Impero; s. Agostino) l’uso del termine cattolicità per intendere la concordia universale delle Chiese. Il criterio della fedeltà al Vangelo e quindi della verità della dottrina. Ciò che l’insieme delle chiese crede, ciò che la loro universale testimonianza afferma, è in grado di opporsi autorevolmente a dottrine particolari di alcuni, che proprio a motivo di questa contrapposizione risultano come eretiche.
La chiesa romana fu caratterizzata in modo specifico come cattolica dalla sua  ecclesiologia universalista e dalla sua compattezza  attorno all’autorità pastorale  del papa di Roma. Questa è una delle possibili concezioni della cattolicità e certamente le da enfasi e la rende criterio semplice di riconoscimento. Ma non sempre  è stata così monolitica neppure la concezione delle Chiese in comunione con Roma : l’identificazione tra cattolico e romano, maturata nel papato medioevale (Gregorio VII) e poi radicalizzata nella visione uscita dal Concilio Vaticano I (1869-70) , si è continuamente misurata con idee più complesse e sfumate della comunione delle Chiese.
Le chiese di oriente , che risultano  ufficialmente separate da Roma  dal 1054, e che rivendicano  per se la qualifica di “ Ortodosse”, nella propria stessa concezione di  Chiesa danno (da assai prima delle divisioni)  rilievo primario alla consistenza locale delle comunità diocesane. La sensibilità  delle chiese orientali per il criterio dell’ortodossia  ha tradizionalmente in esse un significato speciale, confrontabile con la  sensibilità della chiesa occidentale per il criterio della cattolicità e  comunione con Roma . Ortodossia per tali chiese, e in  specie per quella bizantina, è la corrispondenza ai canoni della fede,definiti dagli antichi concili ecumenici precisamente per stabilire confini rigorosi contro le eresie.
 Tali concili erano stati voluti  dalla Chiesa, ma non meno che da  essa dall’impero Bizantino, che  sull’unità della dottrina scommetteva dei popoli che a esso appartenevano. Questa concezione di cattolicità e questa concezione di ortodossia, tra mille malintesi e dialoghi interrotti, ripresi, difficili, stabilirono i termini della controversia tra Occidente ed Oriente nel secondo millennio.
Quando poi la chiesa romana ebbe a confrontarsi con le forme ecclesiastiche del primo protestantesimo , non le fu difficile rivendicare per se la caratteristica essenziale e distintiva della cattolicità. Il carattere nazionale assunto di fatto dal protestantesimo, anche a motivo del sostegno che gli veniva dai principi tedeschi, non poteva evitare il confronto con l’universalità del cattolicesimo romano. Lo stesso poteva e può dirsi a maggior ragione della chiesa anglicana. In verità i riformatori non riconoscevano i propri antagonisti come cattolici, poiché in questo modo avrebbero sconfessato se stessi. Li intendevano come una setta, qualificandoli come “ papisti” .
Nei primi tempi della Riforma e corrispondentemente della Controriforma , però, le divisioni erano nitide solo in parte. Non tutti i cristiani risultavano schierati da una parte o dall’altra, per scelta personale o per adesione di gruppo. Gli avversari potevano essere immaginati come una setta, pensando ai pochi positivamente impegnati  nella controversia . Quando le chiese si consolidarono, i gruppi contrapposti presero nome. Ogni gruppo confessionale conservò la pretesa della cattolicità, della fedeltà al vangelo e dell’autenticità del proprio impegno di riforma; e mentre le chiese passate attraverso la riforma luterana preferirono identificarsi come evangeliche, e quelle di ispirazione calvinista come riformate, la chiesa di obbedienza romana si identificò come cattolica.
La storia del cattolicesimo è anche la storia della universalità della chiesa cattolica: essa è segnata nell’età moderna da una forte espansione missionaria. All’origine di questo slancio missionario non sta solo la compressione della chiesa romana da parte del protestantesimo, ma anche e soprattutto la scoperta di terre e popoli prima ignoti agli europei ( l’America, anzitutto, poi l’Oceania), o raggiungibili solo con estrema fatica ( l’Africa nera, in cui di antica evangelizzazione era solo l’Etiopia, e l’Estremo Oriente).
Ma l’identificazione del cattolicesimo attraverso la sua cattolicità non fu mai senza problemi. Da un lato l’espansione missionaria di molte chiese  riformate ha costretto continuamente il cattolicesimo  romano ad interrogarsi  sul senso specifico della propria universalità. Scommettendo peraltro sulla cattolicità culturale  e qualitativa  e non solo su quella geografica e quantitativa, la Chiesa  cattolica si è trovata incessantemente  chiamata ad imparare  a essere cattolica. L’attuale coscienza dell’impegno  con tutte le civiltà del mondo  e la sua stessa geografia non le permettono di identificarsi in modo ingenuo come chiesa occidentale, anzi latina. Dopo il concilio vaticano II la ricerca di un effettiva cattolicità va cercando le sue misure e i suoi strumenti, per esempio , attraverso i sinodi continentali convocati da Giovanni Paolo II .
Soprattutto il cattolicesimo non poté sfuggire la permanente tensione tra il proprio animo cattolico e il contesto polemico  nel quale si è in larga misura espresso come fenomeno confessionale. Mentre lo spirito della cattolicità continuava ad urgere il suo connaturale carattere inclusivo, espresso dalla formula “ e…e” ( grazia e natura, Scrittura e tradizione, fede e opere, predicazione e sacramenti ecc..)  gli aspetti tipici del cattolicesimo  come storicamente si presentava rimanevano esaltati per contrapposizione. La Chiesa cattolica appariva come Chiesa del diritto, in contrapposizione a una chiesa dell’amore con cui si identificava l’ortodossia; chiesa dei sacramenti, in contrapposizione a una chiesa della Parola di Dio con cui si identificava il protestantesimo, e così via. Suo compito continuo è quello di superare queste opposizioni fittizie.
Questo clima culturale dettato dall’idealismo ottocentesco impone di identificare i fenomeni storici attraverso le idee che li guidavano, il teologo di Tubinga J.A. Mohler identificò l’idea della chiesa cattolica  nella sintesi del tutto e dell’uno : né ogni singolo (il pensiero va al protestantesimo)  né uno solo  (il pensiero va al papismo  estremista, il cosiddetto  “ ultramontanismo”)  possono identificarsi con il tutto, ma questo è  dato da tutti insieme , come un insieme. Forse insuperata come sintesi ideale, questa formulazione chiede di essere continuamente tradotta nel concreto dal cattolicesimo, sia come fatto religeso, sia anche come fatto sociale e culturale. Continuamente impegnato a una presa storicamente rilevante  sulla società e sulla cultura , anche qui il cattolicesimo è portatore della propria identità religiosa. Ne come chiesa ne come movimento storico , esso non vuole essere irenismo, cioè accoglienza indifferenziata di ogno contraddizione che si trovi nell’umanità; ne sincretismo, cioè fusione senza logica di aspetti eterogenei; ma positiva instancabile  scommessa sulle possibilità di sintesi,  di comprensione, di reciproca correzione, di pace. Il principio petrino che lo caratterizza, cioè il riferimento singolare, attraverso il papa di Roma, al significato e all’autorità attribuiti da gesù a S. Pietro, conferma l’affermazione di Mohler: Pietro è pietra per la costruzione della Chiesa  (Mt 16,17-19) , è convertito da Gesù per confermare i fratelli ( Lc 22,32).
Esponendo la dottrina  sulla Chiesa, il concilio Vaticano II ha voluto evitare che la contrapposizione tra le Chiese oscurasse il significato compiuto della cattolicità, e lo ha fatto attraverso una formula raffinata: ha detto che “ l’unica Chiesa di Cristo sussistesse nella Chiesa cattolica ancorché fuori dal suo organismo visibile si trovino parecchi elementi di santificazione e di verità, che, quali doni propri della Chiesa di Cristo , spingono verso l’unità cattolica”. La cattolicità è stata così presentata non come esclusiva, ma come tipica della tradizione romana; non come contrapposta ad altri, ma come dono per crescere insieme.

CATTOLICESIMO DEMOCRATICO

Corrente di pensiero  e di azione politica che ha puntato ad inserire la fede religiosa nel vivo della lotta per la democrazia. Affacciatasi fin dai tempi della rivoluzione francese , nei piccoli gruppi  che ritenevano i principi dell’89 coerenti con il Vangelo , si sviluppò in modo sotterraneo  e nel secolo XIX  F. Ozanam e H.D. Lacordaire sostennero nel 1848 che per la Chiesa fosse giunto il momento di passare  ai nuovi barbari, le masse popolari in ascesa, abbandonando il vincolo tra trono ed altare.
In vari paesi il cattolicesimo democratico ispirò un rinnovamento delle forme di presenza politica  dei cattolici in senso democratico, al di là non solo dei rimpianti reazionari degli intransigenti vecchia maniera, ma anche dei compromessi moderati e conservatori di altre  componenti cattoliche , che cercavano in politica una semplice tutela degli interessi ecclesiastici .
In generale il cattolicesimo  democratico voleva dare contenuto  politico democratico alle tradizionali istanze del movimento cattolico, propugnando riforme politiche (suffragio universale, legislazione sociale, legge elettorale proporzionale) e riprendendo l’azione sociale attraverso l’iniziativa sindacale . Rilanciando nel primo dopoguerra in Italia il progetto popolare di L. Sturzo, il cattolicesimo  democratico rimase una componente significativa, non sempre di maggioranza, nella Democrazia Cristiana , ma ispirò anche altre esperienze di impegno politico.
Il cattolicesimo democratico trovò comunque, spazio nel filone cattolico intransigente (gli abbes democrates francesi, i primi democratici cristiani italiani) , ispirando un rinnovamento delle forme di presenza politica nei cattolici, al di la dei rimpianti reazionari degli intransigenti vecchia maniera, ma anche dei compromessi moderati e conservatori di quei cattolici che cercavano in politica una semplice tutela degli interessi ecclesiastici.



CATTOLICESIMO LIBERALE

Corrente di pensiero religioso e politico nata e sviluppatasi nel XIX secolo in vari paesi europei; sorse in antitesi alle posizioni fortemente conservatrici di quel cattolicesimo che, dopo il congresso di Vienna (1815) , sosteneva la necessità della più totale chiusura alle idee liberali.
I cattolici liberali si convinsero che era impossibile la restaurazione della società cristiana e che per difendere gli interessi della Chiesa  occorreva invece schierarsi dalla parte di chi combatteva per le moderne libertà. Tale apertura avrebbe favorito la Chiesa, conducendola a recuperare interiorità e spiritualità.
Queste idee furono condannate da Gregorio XVI nell’enciclica Mirari vos (1816)  che giudicò inaccettabili tutte le moderne libertà ( di coscienza, di associazione, di stampa).
Il cattolicesimo liberale ebbe il suo maggiore sviluppo in Francia grazie a F.R. de Lamennais (1782-1854).   Nonostante la condanna papale si affermò in Belgio e in vari paesi europei, perdendo poi molto terreno dopo le rivoluzioni  del 1948 . In Italia si manifestò come tentativo di rinnovamento della Chiesa, sostenuto solo in ristretti circoli intellettuali.
Tra i cattolici liberali italiani il filosofo A. Rosmini (1797-1855) , A. Manzoni (1785-1873), l’abate Lambruschini  (1788-1852).
Meno conflittuale nel mondo della Riforma (che fornì anzi la base ideale agli assetti economici sociali dell’età moderna), il rapporto con le Libertà Moderne (religiosa, di parola, di stampa, di insegnamento) e la laicizzazione  delle istituzioni  politico-economiche fu nel cattolicesimo a lungo improntato a un atteggiamento di assoluta chiusura (dottrina sociale della chiesa) , per l’avvertito pericolo che minasse il tradizionale ordine  e gerarchico cristiano . L’affermarsi del Marxismo e dei totalitarismi portò tuttavia successivamente al riconoscimento delle funzioni di tutela dell’individuo e del pluralismo sociale svolto storicamente dal liberalismo e dall’efficacia del sistema capitalista. Restarono tuttavia le riserve su una concezione dell’uomo e dei suoi rapporti sociali sostanzialmente economicistica e fu ribadita la necessità di inquadrare la garanzia  delle libertà  in un solido contesto giuridico ideale che, preservando anche le ragioni della giustizia e della solidarietà, le ponesse al servizio di una promozione integrale della persona umana e dei popoli.


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