PUGLIA
Preistoria:
Tra le regioni italiane la
Puglia è forse una tra le più note, per
varietà di ambienti e per intensità di ricerche , per quanto riguarda la
preistoria del suo popolamento. I più
antichi complessi litici , riferibili a una fase arcaica del Paleolitico
inferiore italiano, si concentrano per lo più nel Gargano, dove sono state
rinvenute industrie attribuite all’Acheuleano antico (Forchione A e Masseria
Tiberio, A) , alla foce del torrente Romandato e nella foresta Umbra, dove
manufatti su ciottoli si trovano in associazione con materiali di aspetto clactoniano e
industrie definite Protolevallois. Una facies più evoluta dell’Acheuleano è
nota in diversi siti del Gargano, tra cui citiamo la serie di Forchione B e C.
Particolare importanza rivestono i livelli inferiori del riparo esterno di Grotta Paglicci in cui è stato rinvenuto
un Acheuleano superiore o finale.. Ancora di incerta attribuzione sono le
industrie su scheggia con caratteri arcaici, forse di età rissiana, nella
grotta dell’Alto e quelle rinvenute nei livelli inferiori di Grotta Romanelli
(Otranto), che potrebbero essere riferite alla fase più antica del Musteriano
pugliese, con strumenti spessi, elementi Quison e punte di Tayac; se non una
fase finale dell’Acheuleano, come
potrebbe indicare, tra l’altro, la presenza in questo complesso su calcare, di
un bifacciale. Alla stessa fase sono riferite
anche le industrie della Grotta del Cavallo (liv. M). di Uluzzo © e
dello strato 2 di Paglicci.
Industrie generalmente più piatte
e di tecnica Levallois, attribuibili a un Musteriano di fase più recente, sono
quelle provenienti dal Cavallo, da Grotta Bernardini, da Grotta Spagnoli e
dagli strati soprastanti lo strato 2 di Paglicci. Un aspetto particolare del
Musteriano pugliese e dato dall’utilizzazione
Cavallo (L), Bernardini (D), Uluzzo C (G) e Serra Cicora (F-B) vicino
Lecce, delle valve di una conchiglia, la Callista Chione, per la preparazione
di strumenti, analogamente a quanto avviene
altrove in Italia: alla grotta dei Moscerini (lazio) e ai Balzi Rossi di
Grimaldi (Liguria). Di particolare interesse è un femore umano neandertaliano
rinvenuto nei depositi Musteriani nella grotta di Santa Croce (Bari) . Le fasi
arcaiche del paleolitico superiore
(Uluzianoe Protoaurignaziano<9 sono bene attestate, in particolare la
prima, con datazione comprese tra oltre 32.000
e 29.000 a.C. circa : Cavallo, Uluzzo C, Bernardini, Parabita, serra
Cicora, Torre testa (Brindisi), Foresta Umbra, San pietro in Maida, Falce del
Viaggipo (Bari) . La lunga sequenza del Paleolitico superiore di Grotta
paglicci inizia con livelli Aurignaziani , recentemente individuati. Seguono
diverse fasi del Gravettiano, con datazioni C14 comprese fra 22.770 a.C. e
18.210 a.C., dell’Epigravettiano antico, presente, oltre a paglicci con
datazioni comprese tra 17.650 a.C. e
15.150 a.C., in diverse altre grotte e ripari come per esempio nella Grotta
delle Veneri di Parabita, a Taurisano (c14; 14.50//150 a.C. -13650//300 a.C.)
Grotta delle Mura , Cipolliane Bocca
cesira; nell’Epigravettiano evoluto noto
per esempio alle Cipolliane , alla Zinzolusa
e a Paglicci (con datazioni C14 13.320//220 – 13.510//220 a.C.) e
dell’Epigravettiano finale presente oltre che a Paglicci (con datazione C14 tra
12870//210 e 9490//220 a.C.), in numerose altre grotte, tra le quali si
ricordano la Grotta delle Mura e di Santa Croce (Bari), le Cipolliane,
Taurisano, Ugento e Grotta Romanelli, quest’ultima con datazione C14 comprese tra 9980//520 e 7100//100 a.C..
Alcune sepolture sono state rinvenute
negli strati gravettiani e dell’Epigravettiano finale, importanti
manifestazione di arte parietale
(raffigurazioni di cavalli e di mani in positivo e in negativo) sono state
riferite al Gravettiano o all’Epigravettiano antico, mentre l’arte mobiliare di Grotta Paglicci è presente in diversi
livelli compresi tra il Gravettiano evoluto e l’Epigravettiano finale.
La Puglia ètra le poche
regioni italiane che presentano inoltre reperti del Neolitico antico della
cultura della ceramica impressa, presenti in varie stazioni preistoriche, quali
Coppa Nevigata, Francavilla Fontana, Pulo di Molfetta, Isole Tremiti e altri
centri. Ai successivi stadi del neolitico appartengono i ritrovamenti di Grotta
scaloria, Ostuni, Molfetta, Masseria La Quercia, la Grotta Zinzolusa, Marina di
Novaglie, Scoglio del Tonno e quelli della grotta di Porto Badisco, di
eccezionale interesse per le pitture parietali neolitiche conservate nel suo
interno. Coi tempi eneolitico le maggiori novità culturali sono date dalla
presenza di sepolture in tombe a grotti cella, come quelle rinvenute a Cellino
San marco, Laterza e in altre località. Oltre che alla diffusione del
megalitismo, di cui testimoniano le numerose pietre fitte e vari dolmen.
A quest’epoca appartengono
molti ritrovamenti che dimostrano l’esistenza di rapporti col mondo egeo, i
quali proseguono nella media e tarda età del Bronzo, epoca cui si datano alcuni importanti abitati costieri (come la
stessa Coppa Nevigata), Scoglio del Tonno e Torre Castelluccia) con resti di fortificazioni,
che hanno restituito copiose quantità di ceramiche micenee o di imitazioni.
All’età finale del Bronzo sono inoltre datati numerosi ripostigli.
Storia:
In epoca storica la Puglia fu
abitata da genti illiriche e, sulle
coste, da coloni greci. Le guerre
sannitiche aprirono a Roma la
conquista totale dell’Apulia. Alcune città guidate da Taranto approfittarono
del successo di Annibale a Canne per
ribellarsi, ma le armi romane schiacciarono l’insurrezione. Con la divisione
Augustea Apulia e Calabria costituirono la II regione comprendente anche il
Vulture e parte del Molise.
Per la sua posizione
geografica invidiabile, in comunicazione con le provincie orientali
dell’impero, la Puglia romanizzata ebbe
un notevole sviluppo economico e il benessere e la pace sociale furono
mantenuti fino alla caduta dell’impero romano d’Oriente (476), allorché
subentrò la giurisdizione bizantina esercitata
da un catapano. Il dominio bizantino fu contrastato dai Longobardi a cui seguirono i Franchi,
i Saraceni, i Veneziani. Guerre, assedi, devastazioni, regimi fiscali
oppressivi e corrotti si avvicendarono con effetti rovinosi per la popolazione,
che più volte tentò di liberarsene ribellandosi. La più nota ribellione fu
quella promossa da Melo da Bari, che assoldò mercenari normanni (1016) e tentò,
ma inutilmente, di scacciare i
Bizantini. L’impresa riuscì invece ai Normanni d’Altavilla, che crearono nella
regione la contea di Melfi o di Puglia, affidata da un’assemblea di guerrieri a
Guglielmo Braccio di ferro (1043). Nel 1059 Roberto il Guiscardo ottenne da
papa Niccolò II, con l’accordo di Melfi, l’investitura e il titolo di duca di
Calabria e di Puglia in cambio di un atto di vassallaggio e di eventuali aiuti
militari. Il destino della regione ormai era legato a quello dell’Italia
meridionale avviata a unità politica, quantunque i Venziani tentassero di
impedire la formazione di uno stato
forte affacciato sul basso adriatico. Sotto gli Altavilla e gli Svevi (dal 1194) la Puglia godette di speciali
privilegi e di una certa autonomia amministrativa: Bari era un porto attivo per
i traffici con l’Oriente; Melfi era tanto importante e sicura che i papi la
scelsero come sede per solenni concili e qui fu emanata la raccolta di leggi di
Federico II per il regno di Sicilia, detta appunto Costituzione di Melfi
(1231). Il grande imperatore Svevo soggiornò spesso nella regione e, non
sfuggendogliene l’importanza strategica, la fortificò.
Dalla metà del secolo XIII la
Puglia, divisa nei tre giustizierati di Capitanata, terra di bari e
Terrad’Otranto decadde e subì passivamente l’alternarsi dei dominatori: gli Angioini dal 1266, gli Aragonesi dal
1442, gli Spagnoli dal 1504 e, dopo il breve periodo degli Asburgo (1714-38), i
Borbone.
La rigida struttura feudale
imposta dagli Angioini e mantenuta in seguito, la prevalenza dei latifondi e la
correlativa povertà dell’agricoltura, la scarsità di centri cittadini
economicamente e culturalmente aperti determinarono una struttura sociale
anomala, caratterizzata dalla divisione delle classi estreme: l’aristocrazia
baronale e la plebe (nell’assoluta maggioranza rurale) povera e ignorante.
L’assenza del ceto medio spense l’apporto della Puglia alla vita del regno fino
a tutto il Risorgimento. Dopo l’unità anche in quelle terre povere si sviluppò
il fenomeno del brigantaggio, nato soprattutto dalla delusione delle
popolazioni agricole che avevano sperato in un immediato sollievo dagli stenti
secolari.
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