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giovedì 8 novembre 2012

Puglia


PUGLIA

Preistoria:
Tra le regioni italiane la Puglia  è forse una tra le più note, per varietà di ambienti e per intensità di ricerche , per quanto riguarda la preistoria  del suo popolamento. I più antichi complessi litici , riferibili a una fase arcaica del Paleolitico inferiore italiano, si concentrano per lo più nel Gargano, dove sono state rinvenute industrie attribuite all’Acheuleano antico (Forchione A e Masseria Tiberio, A) , alla foce del torrente Romandato e nella foresta Umbra, dove manufatti su ciottoli si trovano in associazione  con materiali di aspetto clactoniano e industrie definite Protolevallois. Una facies più evoluta dell’Acheuleano è nota in diversi siti del Gargano, tra cui citiamo la serie di Forchione B e C. Particolare importanza rivestono i livelli inferiori del riparo esterno  di Grotta Paglicci in cui è stato rinvenuto un Acheuleano superiore o finale.. Ancora di incerta attribuzione sono le industrie su scheggia con caratteri arcaici, forse di età rissiana, nella grotta dell’Alto e quelle rinvenute nei livelli inferiori di Grotta Romanelli (Otranto), che potrebbero essere riferite alla fase più antica del Musteriano pugliese, con strumenti spessi, elementi Quison e punte di Tayac; se non una fase finale  dell’Acheuleano, come potrebbe indicare, tra l’altro, la presenza in questo complesso su calcare, di un bifacciale. Alla stessa fase sono riferite  anche le industrie della Grotta del Cavallo (liv. M). di Uluzzo © e dello strato 2 di Paglicci.
Industrie generalmente più piatte e di tecnica Levallois, attribuibili a un Musteriano di fase più recente, sono quelle provenienti dal Cavallo, da Grotta Bernardini, da Grotta Spagnoli e dagli strati soprastanti lo strato 2 di Paglicci. Un aspetto particolare del Musteriano pugliese e dato dall’utilizzazione  Cavallo (L), Bernardini (D), Uluzzo C (G) e Serra Cicora (F-B) vicino Lecce, delle valve di una conchiglia, la Callista Chione, per la preparazione di strumenti, analogamente a quanto avviene  altrove in Italia: alla grotta dei Moscerini (lazio) e ai Balzi Rossi di Grimaldi (Liguria). Di particolare interesse è un femore umano neandertaliano rinvenuto nei depositi Musteriani nella grotta di Santa Croce (Bari) . Le fasi arcaiche del paleolitico superiore  (Uluzianoe Protoaurignaziano<9 sono bene attestate, in particolare la prima, con datazione comprese tra oltre 32.000 e 29.000 a.C. circa : Cavallo, Uluzzo C, Bernardini, Parabita, serra Cicora, Torre testa (Brindisi), Foresta Umbra, San pietro in Maida, Falce del Viaggipo (Bari) . La lunga sequenza del Paleolitico superiore di Grotta paglicci inizia con livelli Aurignaziani , recentemente individuati. Seguono diverse fasi del Gravettiano, con datazioni C14 comprese fra 22.770 a.C. e 18.210 a.C., dell’Epigravettiano antico, presente, oltre a paglicci con datazioni comprese  tra 17.650 a.C. e 15.150 a.C., in diverse altre grotte e ripari come per esempio nella Grotta delle Veneri di Parabita, a Taurisano (c14; 14.50//150 a.C. -13650//300 a.C.) Grotta delle Mura , Cipolliane  Bocca cesira; nell’Epigravettiano  evoluto noto per esempio alle Cipolliane , alla Zinzolusa  e a Paglicci (con datazioni C14 13.320//220 – 13.510//220 a.C.) e dell’Epigravettiano finale presente oltre che a Paglicci (con datazione C14 tra 12870//210 e 9490//220 a.C.), in numerose altre grotte, tra le quali si ricordano la Grotta delle Mura e di Santa Croce (Bari), le Cipolliane, Taurisano, Ugento e Grotta Romanelli, quest’ultima con datazione  C14 comprese tra 9980//520 e 7100//100 a.C.. Alcune sepolture  sono state rinvenute negli strati gravettiani e dell’Epigravettiano finale, importanti manifestazione di arte  parietale (raffigurazioni di cavalli e di mani in positivo e in negativo) sono state riferite al Gravettiano o all’Epigravettiano antico, mentre l’arte mobiliare  di Grotta Paglicci è presente in diversi livelli compresi tra il Gravettiano evoluto e l’Epigravettiano  finale.
La Puglia ètra le poche regioni italiane che presentano inoltre reperti del Neolitico antico della cultura della ceramica impressa, presenti in varie stazioni preistoriche, quali Coppa Nevigata, Francavilla Fontana, Pulo di Molfetta, Isole Tremiti e altri centri. Ai successivi stadi del neolitico appartengono i ritrovamenti di Grotta scaloria, Ostuni, Molfetta, Masseria La Quercia, la Grotta Zinzolusa, Marina di Novaglie, Scoglio del Tonno e quelli della grotta di Porto Badisco, di eccezionale interesse per le pitture parietali neolitiche conservate nel suo interno. Coi tempi eneolitico le maggiori novità culturali sono date dalla presenza di sepolture in tombe a grotti cella, come quelle rinvenute a Cellino San marco, Laterza e in altre località. Oltre che alla diffusione del megalitismo, di cui testimoniano le numerose pietre fitte e vari dolmen.
A quest’epoca appartengono molti ritrovamenti che dimostrano l’esistenza di rapporti col mondo egeo, i quali proseguono nella media e tarda età del Bronzo, epoca cui si datano  alcuni importanti abitati costieri (come la stessa Coppa Nevigata), Scoglio del Tonno e Torre Castelluccia) con resti di fortificazioni, che hanno restituito copiose quantità di ceramiche micenee o di imitazioni. All’età finale del Bronzo sono inoltre datati numerosi ripostigli.

Storia:

In epoca storica la Puglia fu abitata da genti illiriche e, sulle coste, da coloni greci. Le guerre sannitiche aprirono a Roma la conquista totale dell’Apulia. Alcune città guidate da Taranto approfittarono del successo di Annibale  a Canne per ribellarsi, ma le armi romane schiacciarono l’insurrezione. Con la divisione Augustea Apulia e Calabria costituirono la II regione comprendente anche il Vulture e parte del Molise.
Per la sua posizione geografica invidiabile, in comunicazione con le provincie orientali dell’impero, la Puglia  romanizzata ebbe un notevole sviluppo economico e il benessere e la pace sociale furono mantenuti fino alla caduta dell’impero romano d’Oriente (476), allorché subentrò la giurisdizione bizantina esercitata da un catapano. Il dominio bizantino fu contrastato dai Longobardi a cui seguirono i Franchi, i Saraceni, i Veneziani. Guerre, assedi, devastazioni, regimi fiscali oppressivi e corrotti si avvicendarono con effetti rovinosi per la popolazione, che più volte tentò di liberarsene ribellandosi. La più nota ribellione fu quella promossa da Melo da Bari, che assoldò mercenari normanni (1016) e tentò, ma inutilmente, di scacciare  i Bizantini. L’impresa riuscì invece ai Normanni d’Altavilla, che crearono nella regione la contea di Melfi o di Puglia, affidata da un’assemblea di guerrieri a Guglielmo Braccio di ferro (1043). Nel 1059 Roberto il Guiscardo ottenne da papa Niccolò II, con l’accordo di Melfi, l’investitura e il titolo di duca di Calabria e di Puglia in cambio di un atto di vassallaggio e di eventuali aiuti militari. Il destino della regione ormai era legato a quello dell’Italia meridionale avviata a unità politica, quantunque i Venziani tentassero di impedire la formazione  di uno stato forte affacciato sul basso adriatico. Sotto gli Altavilla e gli Svevi (dal 1194) la Puglia godette di speciali privilegi e di una certa autonomia amministrativa: Bari era un porto attivo per i traffici con l’Oriente; Melfi era tanto importante e sicura che i papi la scelsero come sede per solenni concili e qui fu emanata la raccolta  di leggi di Federico II per il regno di Sicilia, detta appunto Costituzione di Melfi (1231). Il grande imperatore Svevo soggiornò spesso nella regione e, non sfuggendogliene l’importanza strategica, la fortificò.
Dalla metà del secolo XIII la Puglia, divisa nei tre giustizierati di Capitanata, terra di bari e Terrad’Otranto decadde e subì passivamente l’alternarsi dei dominatori: gli Angioini dal 1266, gli Aragonesi dal 1442, gli Spagnoli dal 1504 e, dopo il breve periodo degli Asburgo (1714-38), i Borbone.
La rigida struttura feudale imposta dagli Angioini e mantenuta in seguito, la prevalenza dei latifondi e la correlativa povertà dell’agricoltura, la scarsità di centri cittadini economicamente e culturalmente aperti determinarono una struttura sociale anomala, caratterizzata dalla divisione delle classi estreme: l’aristocrazia baronale e la plebe (nell’assoluta maggioranza rurale) povera e ignorante. L’assenza del ceto medio spense l’apporto della Puglia alla vita del regno fino a tutto il Risorgimento. Dopo l’unità anche in quelle terre povere si sviluppò il fenomeno del brigantaggio, nato soprattutto dalla delusione delle popolazioni agricole che avevano sperato in un immediato sollievo dagli stenti secolari.



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