BEGHINE e BEGARDI
Nei secoli XII e XIII Beghine e Begardi ebbero una fioritura straordinaria, come gli altri movimenti spirituali, tra i quali non è fuori luogo ricordare gli Ordini mendicanti, soprattutto francescani e domenicani. Margherita Poréte era una beghina di grande levatura intellettuale e di vita esemplare. Di lei si conosce con certezza solo la morte, sul rogo , il 1 giugno 1310. Era nata nell’Hainault (diocesi di Cambrai) . Il vescovo Guido la denunciò all’Inquisizione di Parigi, che la condannò al rogo come eretica, recidiva e pertinace.
In realtà lei condivideva le dottrine del movimento, i cui punti fondamentali, condannati nel concilio di Vienne del 1311, erano l’annullamento dell’anima nell’amore di Dio, e la libertà incondizionata degli adepti, i quali raggiungono la perfezione totale e l’impeccabilità, in uno stato di felicità che anticipa in tutto quella della vita eterna. Altri errori riguardavano la costituzione della Chiesa: san Pietro non è mai stato il capo, il papa non è il suo Vicario, non ha senso la scomunica, e simili.
Un altro capo d’accusa era l’aver tradotto la Bibbia in lingua volgare. Fino ai tempi recenti infatti la lettura del Libro Sacro veniva sconsigliata al popolo, e la prima traduzione italiana risale al principio dell’Ottocento La poteva leggere solo il Clero, e nelle lingue antiche : ebraico, greco, latino. La Poréte ci ha lasciato un opera intitolata Lo specchio delle anime semplici annientate e che dimorano unicamente nella volontà e nel desiderio dell’amore: un capolavoro di ascetica e mistica. Essi riprende le tesi Beghine: l’annientamento della personalità nell’amore di Dio, lo spirito di libertà, con alcune esagerazioni circa l’inesistenza della legge morale, del dogma e della pratica religiosa. L’oera ebbe molto successo, ma gli organismi ecclesiastici la condannarono. I benedettini di Santa Giustina (Padova) la giudicarono eretica e san Bernardino da Siena la ritenne pericolosa.
L’origine del nome di questo gruppo spirituale femminile è incerta. Forse deriva dal colore bigio del vestito o da San Begga, al quale erroneamente alcuni fanno risalire la loro costituzione.Altri ne indicano l’istitutore in Lamberto il Balbuziente ( in francese bégue) .
Nella tradizione popolare il termine beghina ha preso un significato peggiorativo, con l’appellativo bigotta o pinzochera . Si trattava di un movimento spirituale che si iscrive nel pauperismo e riformismo radicale e in qualche caso fondamentalista, che si è collocato fuori dall’ortodossia cattolica. Gruppi analoghi, risalenti ai secoli XIII e XIV, sono i Patarini, gli Umiliati, i Fraticelli, gli Apostolici, i Gioachimiti e altri, oggi scomparsi. Lo stesso Francescanesimo ha una scaturigine non dissimile, soltanto che è rimasto ancorato all’autenticità ecclesiale e ha conosciuto un perfezionamento ricco di santità che lo porta fino al martirio. Fu il concilio di Vienne, sotto il pontificato di Clemente V, nella sessione del 6 maggio 1312 a condannare Beghine e Begardi come eretici.. Sostenevano che l’unica chiesa è composta di eletti predestinati, mentre la massa degli altri è condannata eternamente.
Dopo il secolo XVI sono rimasti in piedi solo alcuni beghinaggi femminili in Belgio e in Olanda, che attualmente ne contano rispettivamente 12 e 3, composti di un numero limitato di persone. Si ricordano quelli istituiti nel centro di Bruxelles, Gand, Bruges, che conservano il fascino dell’architettura originaria, con case basse. La superiora era indicata col nome di Grande Madre.
Attualmente le Beghine esercitano l’ospitalità, si occupano della preghiera, della contemplazione, dei lavori femminili e dell’assistenza ai malati e ai bisognosi. Ognuna di esse è libera di tornare alla vita laica quando lo desideri.
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