LE CROCIATE
Per liberare Gerusalemme e i luoghi Santi dal dominio Turco partono verso il medio oriente , al seguito delle otto crociate indette da Papi e Imperatori fra il 1095 e il 1270, centinaia di migliaia di persone, molte delle quali non riusciranno a raggiungere la meta prevista. Lo spirito che motiva questi soldati-pellegrini, spesso provenienti dalle classi più povere della popolazione, non di rado si corrompe lungo il cammino, dando origine a episodi di violenza e di saccheggi il cui ricordo renderà per lungo tempo pessimi i rapporti fra europei e mediorientali. Nel contempo le crociate si rivelano occasione di fitti traffici commerciali e di ardite manovre finanziarie per spregiudicati mercanti delle città marinare italiane, che riescono a conquistare il monopolio delle esportazioni di ogni genere di prodotti fra l’Occidente e l’Oriente.
Si pensa in genere che la prima crociata sia scaturita all’improvviso da un appello di Papa urbano II e dalla propaganda di accesi predicatori itineranti, che incitavano a stroncare la persecuzione anticristiana in Terrasanta e a salvare l’Impero di Costantinopoli.
Ma non è andata proprio così. Intanto non c’era persecuzione di cristiani. I pellegrini, arrivavano in Terrasanta, pagavano tributi ai signorotti musulmani locali, dipendenti nominalmente dal Califfo di Bagdad (la cui autorità, tuttavia, era contestata dal califfo del Cairo). Pagavano, e poi venivano lasciati tranquilli. E avevano anche i loro ospizi, come quelli creati a Gerusalemme nel 1020 da mercanti di Amalfi e gestiti da cristiani.
Quando l’impero Bizantino, aveva corso davvero tremendi pericoli, quando l’Asia Minore fu invasa da una popolazione guerriera che avrebbe poi dato il nome alla regione: i Turchi, originari delle steppe asiatiche, convertiti all’Islam e divenuti rapidamente padroni anche dell’Armenia, della Siria e, nel 1077, di Gerusalemme. Nel 1090-91 la stessa Costantinopoli era stata assediata da altri nemici, anch’essi di origine asiatica, i Peceneghi. Ma, al tempo dell’appello di papa Urbano II, la situazione era già assai mutata. Sventato l’attacco alla capitale, l’imperatore Alessio I Comneno aveva stabilizzato i rapporti con i Califfi di Bagdad e del Cairo per mezzo di una sorta di Modus vivendi . Il suo problema era quello dei Turchi, di cui certo egli avrebbe voluto liberarsi: casomai, una guerra locale, senza scontrarsi con l’insieme dell’Islam.
Dunque gli appelli per una spedizione in oriente (il nome “ crociata” non si usava ancora) presentavano una visione assai distorta dei fatti. E, inoltre, non furono questi appelli, da soli, a far nascere l’idea dell’impresa, da un giorno all’altro.
Da secoli ormai, i cristiani erano abituati ai pellegrinaggi in Terrasanta. E da secoli, anche, avevano cominciato a pensare che una certa specie di guerra contro gli “ infedeli “ fosse legittima. Le radici ideologiche di questo atteggiamento stanno già nella cristianità costantiniana e in Agostino; Carlo Magno e Ottone I, poi ne hanno sviluppata la pratica, con le loro conversioni forzate di Sassoni e di popoli slavi.
Come si era formato il clima antiislamico
C’è poi da tener presente che per i cristiani d’Europa i musulmani non erano soltanto nemici della fede, ma anche invasori e predoni .Avevano occupato gran parte della Spagna, per esempio: e contro di essi, gli spagnoli facevano una guerra anche nazionale, di liberazione, non semplicemente di religione. Avevano occupato la Sicilia , governandola anche bene (rispetto ai bizantini ladri e corrotti); ma nei siciliani durava il ricordo dei massacri al momento dell’invasione; e il meridione fu lungamente terrorizzato dalle loro spedizioni di saccheggio, definite ufficialmente come operazioni di “ guerra santa” . Erano musulmani i predoni installati alla foce del Garigliano e a Fraxinetum, in Francia, nel X secolo; e i pirati che avevano attaccato Genova e Pisa, e saccheggiato la Sardegna . Anche questa lunga storia contribuiva al clima antimusulmano del tempo, fondendosi con le motivazioni propriamente religiose.
Per queste ragioni di varia origine andò pure formandosi la leggenda di Rolando, ucciso a Roncisvalle al tempo di Carlo Magno e trasformato nel prototipo del cavaliere cristiano. Così, infine, quando i Normanni iniziarono la conquista della Sicilia contro i mussulmani, si ripeterono le scene di entusiasmo religioso-guerriero. Questo è il lungo e complesso antefatto.
Il 27 novembre dell’anno 1095, poi, si conclude a Clemont, in Alvernia, un concilio presieduto dal papa Urbano II . Vi sono state discusse, principalmente, questioni relative alla concreta applicazione dei principi informatori nella Chiesa. Ma , al termine dei lavori, il pontefice ha poi lanciato l’appello ai cavalieri dell’occidente, per una spedizione militare e religiosa che portasse alla liberazione di Gerusalemme e dei Luoghi Santi dal dominio turco.
E’ importante però, la motivazione dell’appello di Urbano II, rivolgendosi ai nobili, ha detto loro, in sostanza: finora voi siete stati dei tiranni per i vostri fratelli in Cristo<, è giunto per voi il momento di dare pace all’Occidente liberandolo dalla vostra presenza violenta, e di pacificare l’Oriente strappandolo ai musulmani.
Per capire la crociata , e prima di abbandonarsi a frettolosi giudizi morali, bisogna innanzitutto tener presente questo: che essa, in Occidente, coincise con un opera di pace. Almeno in linea di principio, essa fu non già guerra, bensì anteguerra. I partecipanti all’impresa cucivano una croce sulla loro veste: e quel segno, secondo il diritto canonico e la pratica del tempo, indicava che il crociato era un penitente e un pellegrino al quale, unica deroga rispetto ai canoni, era consentito di portare le armi contro gli infedeli. Era al martirio e alla Gerusalemme celeste che i primi crociati si sentivano diretti. Ma non furono i cavalieri a partire per primi verso il Santo Sepolcro. L’appello di Clermont diede vita in Occidente a un movimento che poi si concretizzò nella spedizione armata.Ma a muoversi subito, precedendo i feudatari, furono le folle dei poveri, i paupers , contadini in cerca di nuove terre da dissodare, mendicanti abituati a battere gli ospizi, che immediatamente risposero alla predicazione di un numero crescente di “ profeti” (spesso monaci irregolari, anacoreti visionari) sempre in viaggio di mercato in mercato e di villaggio in villaggio predicando un altro tipo di crociata, che in realtà era piuttosto un ritorno finale alla Casa del Padre, un nuovo Esodo, il viaggio verso un futuro di giustizia e di eguaglianza.
Pietro di Amiens, detto “ L’Eremita “ è rimasto l’esempio tipico di questi predicatori: ma il suo nome rappresenta in realtà una folla di anonimi, che spesso predicavano quella crociata all’insaputa o a dispetto dei vescovi e degli abati ai quali avrebbero dovuto gerarchicamente rispondere.
Quelle masse di poveri male armati ( o per niente armati) e peggio guidati, si posero in cammino nella primavera del 1096 dal nord della Francia e dal bacino del reno, spesso dietro ai cavalieri impoveriti, o emarginati dal sistema feudale ( come Gualtieri Senza Averi” o il conte Enicho di Leningen ) . In genere si dispersero lungo la strada, dopo essersi abbandonati a saccheggi e a violenze contro gli ebrei nelle città del Reno e del Danubio; pochi di loro giunsero stremati in Asia, e furono massacrati dai Turchi; alcuni sopravvissuti, infine, si riunirono alle schiere dei cavalieri, giunte per la Crociata propriamente detta.
Le truppe crociate si erano organizzate con maggiore calma, mettendosi in moto a partire dall’estate autunno del 1096. L’appuntamento per tutti era a Costantinopoli ma la marcia avvenne in tre scaglioni, con tre diversi itinerari. Roberto figlio di Guglielmo il Conquistatore e duca di Normandia, e Roberto conte di Fiandra, partirono da Lione e attraversarono poi con le loro truppe la penisola italiana fino a Bari, dove si imbarcarono per durazzo ( e dopo lo sbarco furono raggiunti dai crociati di Boemondo di taranto, figlio di Roberto il Guiscardo imbarcatosi a Brindisi) . Sempre da Lione partì la colonna guidata da Ademaro di Monteil, vescovo di Le Puy e capo religioso dell’impresa, e da Raimondo di Tolosa: essa marciò verso Costantinopoli per via terra, lungo il litorale balcanico. Infine le truppe guidate dal Duca della Bassa Lotaringia, Goffredo di Buglione, partirono da Ratisbona, passarono per Vienna e giunsero a Costantinopoli marciando attraverso le attuali Ungheria , Romania e Bulgaria. A Costantinopoli, l’incontro con l’imperatore fu tutt’altro che idilliaco. I Crociati si consideravano i salvatori dell’Impero cristiano. Il sovrano, invece, avrebbe volentieri preso come mercenari i guerrieri “ franchi” , ma non capiva a cosa servisse la folla di pellegrini che seguiva le truppe . E poi non voleva trovarsi coinvolto in una guerra generale contro l’Islam.
I “ franchi” , così gli Arabi e i Bizantini chiamavano i crociati, arrivarono davanti a Gerusalemme nell’estate del 1099, ridotti a 10-15 mila mentre alla partenza si calcola che fossero circa cento mila .Al vedere finalmente la città Santa , molti scoppiarono a piangere . Si organizzò l’assedio di Gerusalemme e si fecero processioni di penitenza a piedi nudi. L’assalto finale fu tremendo, si prolungò per tre giorni e si concluse il 15 luglio con la presa della città.
E allora quegli stessi guerrieri che avevano pianto e pregato si abbandonarono a un feroce massacro, uccidendo alla rinfusa musulmani, ebrei e anche cristiani orientali, che a causa dell’abbigliamento e della lingua erano scambiati per nemici. La più commossa e ingenua devozione e la più sanguinaria ferocia si confusero presso le mura della basilica del Santo Sepolcro.
Per quanto disorganizzati e privi di cognizioni sul teatro di guerra e sul nemico, i crociati vinsero per merito della sorpresa: nessun emiro arabo e nessun capo turco li aveva dapprima presi sul serio. Seconda causa della vittoria: la discordia interna fra i vari signori musulmani del territorio, la mancanza di un’unica effettiva autorità politica e militare. Senza saperlo, i crociati si inserirono in quella situazione e la sfruttarono. Ma non c’erano piani per il dopo. Si era parlato nebulosamente di liberare i cristiani di Oriente , di andare a Gerusalemme , senza un idea precisa di come ci si sarebbe comportati a impresa conclusa. E ci si accorse allora che l’impresa era appena cominciata: occorreva difendere la conquista, consolidarla. Perciò i crociati dovettero sin da allora rivolgersi all’occidente , sollecitando sempre nuove spedizioni. E così il movimento crociato durò due interi secoli. In un primo tempo nessuno dei principi crociati avrebbe accettato di lasciare ad altri il primato a Gerusalemme. Fu affermato così che a nessuno era lecito portare la corona d’oro là dove Cristo aveva portato la corona di spine , a capo del regno latino di Gerusalemme si pose il principe di minor rilievo tra i grandi: Goffredo di Buglione,uomo già fisicamente finito, sebbene appena quarantenne ; e gli si diede il titolo dire, ma di “ difensore” del Santo Sepolcro. Ma Goffreso morì gia nel 1100: e suo fratello Baldovino, che gli succedette, piegò la volontà degli altri feudatari, dei cavalieri e dei prelati della nuova chiesa latina di Gerusalemme, facendosi incoronare re.
-Sulla via della seta (gli interessi economici delle crociate) –
Dopo la prima Crociata, i libri di storia ne elencano di solito altre sette. In realtà, le spedizioni in Terrasanta dopo la presa di Gerusalemme furono assai più numerose. Anzi, si potrebbe anche parlare di un’unica crociata, personalmente, incominciata con l’appello di Urbano II e via, via alimentata dall’affluire di altre forze, per allargare e per difendere i territori conquistati.
Del resto, gia durante la prima spedizione partirono dalla Terrasanta richieste di aiuto, di rinforzi. E i primi ad accoglierle furono i genovesi, già nel 1097, con dodici galee allestite per iniziativa privata. Raggiunsero l’esercito crociato che stava assediando Antiochia, lo rifornirono di viveri e presero parte alle operazioni militari. Una seconda spedizione genovese, sempre privata, arrivò a Giaffa nel 1099, guidata da Guglielmo Embriaco, il quale, con legname e materiali di alcune navi demolite, costruì macchine da guerra per l’attacco a Gerusalemme. Una terza spedizione, questa volta speciale, statale, partì da Genova nel 1100 e contribuì alla presa di Arsuf e di Cesarea nel 1101; a quella di Tortosa nel 1102; più tardi ancora, genovesi parteciparono alla presa di Jebail e di Acri (1104); di Tripoli di Siria e di Gabala (1109), mandarono 120 galee guidate dall’arcivescovo Daimberto, che sarebbe poi diventato il primo patriarca latino di Gerusalemme. Successivamente , i pisani si installarono nel porto di Laodicea.
Nel 1110, poi, una squadra veneziana fu determinante nella presa di Sidone; infine, nel 1124, con la caduta di Tiro, la conquista del litorale fu conclusa. I veneziani arrivarono tardi, rispetto a Genova e a Pisa, perché all’inizio la crociata li rendeva perplessi. Fin dal IX secolo essi frequentavano i mercati di Siria e d’Egitto, ma il grosso dei loro interessi gravitava su Bisanzio, dove godevano di larghi privilegi, e l’orientamento antibizzantino dei crociati li preoccupava.
Nelle città conquistate, i mercanti marinai si facevano assegnare un “quartiere” cinto spesso da mura e autosufficiente, perché provvisto di chiesa, forno, cisterna, fondachi, case di abitazioni. I quartieri genovesi, pisani e veneziani erano vere città nelle città, governate da consoli mandati dalla madrepatria e assistiti da consigli elettivi locali.
Questi centri commerciali giunsero a monopolizzare l’esportazione dei prodotti orientali verso l’Europa, e quella dei prodotti europei verso l’Oriente. Le sete, le vetrerie, i metalli lavorati, le spezie, i tessuti pregiati che arrivavano dall’Asia orientale attraverso la lunghissima “via della seta”, o dal fondo dell’Arabia lungo la “ via dell’incenso” , passavano per le loro mani, e lo stesso avveniva per certi generi alimentari e certe stoffe di produzione europea, che prendevano la via dell’Asia. Accanto a queste attività, economicamente rendeva molto il trasporto dei pellegrini. Più tardi, intere spedizioni militari avrebbero raggiunto l’Oriente per mare su navi pisane, genovesi e veneziane, con altri forti guadagni per gli armatori, e a queste attività avrebbero poi partecipato anche mercanti provenzali e catalani. Fin qui le transazioni lecite: ma alcuni di quei mercanti non rinunciavano neppure ad azioni corsare, al traffico di schiavi e a quello di una grande quantità di reliquie, autentiche e false.
Le fila dei conquistatori di Gerusalemme si assottigliavano, perché molti soccombevano alle malattie al clima, e altri preferivano ritornare in patria. Così, gli appelli per ottenere rinforzi si moltiplicavano. La crociata, per sopravvivere , doveva essere continuamente alimentata. Ed ecco arrivare, soli o a gruppetti, altri cavalieri occidentali. Alcuni di essi venivano volontariamente, chiamati da amici e da parenti installatisi precedentemente il Terrasanta . Altri facevano il pellegrinaggio per penitenza allo scopo di ottenere il perdono di gravi peccati. Di solito, essi si stabilivano presso chiese e ospizi, e con voto solenne si assumevano l’obbligo di curare gli ammalati, di proteggere i pellegrini dai predoni saraceni, di combattere e presidiare le fortezze crociate.
Fu questa l’origine di vari ordini religiosi di tipo nuovo. Si occupavano dei malati i Cavalieri di San Giovanni (detti poi Rodi e infine di Malta); i cavalieri di San Lazzaro; e quelli di Santa Maria, detti anche Cavalieri Teutonici perché in gran parte originari dalla Germania.
Le necessità difensive costrinsero poi gli ordini ospitalieri a prendere anche le armi. E fecero infine nascere un ordine religioso di tipo nuovo e discusso, quello dei monaci combattenti , i cavalieri del tempio o Templari, i quali avevano anche i compiti di assistenza a pellegrini, malati e poveri, ma principalmente s’impegnavano alla difesa militare dei Luoghi Santi.
La controffensiva musulmana, facilitata dalle discordie interne del regno latino di Gerusalemme, si dispiegò a partire dal secondo quarto del XII secolo e culminò, il 2 ottobre 1187, con la riconquista saracena di Gerusalemme. Cominciava l’impresa di uno dei più prestigiosi capi politici e militari che l’Islam abbia mai avuto: SALAH AD-DIN YUSUF, che noi occidentali conosciamo come SALADINO.
Il duecento, poi, fu segnato dalla lenta erosione di quanto rimaneva dei principati franchi, arroccati attorno alle città della costa come Acri e Tiro, all’isola di Cipro ai castelli dei Templari e degli ospedalieri di San Giovanni: finché nel 1291, le truppe dei sultani mamelucchi d’Egitto non ebbero ragione anche di queste ultime resistenze. Soltanto Cipro restò crociata. Erano state vane, perciò, le numerose spedizioni crociate in soccorso della Terrasanta , nei secoli XII e XIII. Alcune di esse avevano avuto per capi i sovrani più illustri della cristianità: Federico barbarossa, Riccardo Cuor di Leone, Federico II, Luigi IX di Francia. Ma tutte erano fallite. Perché?
Le cause di tanti fallimenti sono complesse. Ma non bisogna dimenticare che i fronti crociati si erano ben presto moltiplicati. Non si andava a combattere “ per la croce” solo in Terrasanta. Vi erano le crociate contro i “mori” di Spagna e quelle contro i Pagani dell’area baltica, affidata ai Cavalieri Teutonici.
Nel 1202 una crociata diretta in Palestina , la quarta, secondo l’elencazione tradizionale, si trasformò in una spedizione contro Costantinopoli per iniziativa dei veneziani. Partiti per riconquistare il Santo Sepolcro, quei guerrieri abatterono invece l’impero bizantino, creando un impero latino che durò fino al 1261, trasformato in una colonia veneziana, e derubando i privati e le chiese, profanando monasteri, in una colossale ruberia. Gli uomini della croce avevano dunque combattuto non più contro gli infedeli, ma contro i cristiani.
Tra il 1209 e il 1229 si era avuta la “ crociata degli Albigesi”, combattuta nel meridione della Francia contro i catari; infine alla crociata contro gli eretici si era aggiunta, nel corso del Duecento, la crociata contro gli scomunicati Ghibellini, i nemici politici del papato: contro federico II, contro Manfredi di Svevia, e ai tempi di Bonifacio VIII contro la famiglia Colonna e cosi via.
Si trattava di cristiani , anche se dichiarati “ peggiori dei musulmani” . Ma certo canonisti della Curia non avevano esitato a teorizzare in formule giuridiche quest’uso“ della croce contro i cristiani”.
I fatti erano gravi, poiché i crociati combattevano sulla base di un loro voto volontariamente espresso, che comportava anche il godimento di una serie di indulgenze spirituali. Mediante la dottrina della commutazione dei voti o del loro riscatto, anche pecuniario, chi avesse fatto voto di combattere contro gli infedeli poteva trovarsi comandato a combattere, sempre come crociato, altri cristiani. E così la crociata, nata come strumento di pace interna per la cristianità, diveniva ora strumento di divisione e di guerra. E questo non basta. La crociata costava, e il denaro per alimentarla veniva raccolto dalla Chiesa con tasse spesso sgraditissime (le cosiddette Decime) e con la richiesta di offerte in denaro sotto forma di elemosine, di acquisti di indulgenze, di lasciti testamentari. Un esercito di predicatori, di giuristi, di banchieri appaltatori del complesso sistema di riscossione di queste somme, provvedeva al funzionamento di quella grande macchina burocratico finanziaria che era divenuta ormai la crociata. E le somme raccolte, a loro volta,venivano spesso stornate a scopi diversi da quelli per iquali erano state versate dai fedeli.
Cosicché presto nacque tra icristiani il sentimento “ anticrociato” : “ Dio non lo vuole”, gridavano molte voci. Eranocontro la crociata i gruppi ereticali e pauperistici, in lotta contro la chiesa troppo ricca e mondana. C’era poi chi, come il calabrese Gioacchino da fiore (1130-1202) scorgeva si nei musulmani avanzanti una figura dell’Anticristo e un segno dei tempi, ma sosteneva nel contempo che il Signore era contrario alle crociate, tant’è vero che le faceva fallire. Secondo Gioacchino, e secondo autori di molti apocrifi che vanno sotto il suo nome, il papa avrebbe dovuto piuttosto piangere sulla perdita della sua Gerusalemme spirituale, la Chiesa , invece di preoccuparsi per la Gerusalemme terrena..
I Crociati visti dai Musulmani
Nel 1095 l’imperatore di Bisanzio Alessio Comneno, perduti i possedimenti asiatici invasi dai Turchi selgiukidi e temendo di dover perdere anche Costantinopoli, fece appello al papa Urbano II e tramite suo all’Europa. Il pontefice scorse l’occasione di poter riunire t le due chiese, quella occidentale e quella orientale, separatesi con lo scisma del 1504, per cui invitò alla guerra contro i musulmani diversi popoli europei, soprattutto i Franchi e i Normanni.
Nella primavera del 1097, circa 150000 uomini iniziarono la prima crociata, sulla via delle precedenti transazioni commerciali, dando così inizio ad un flusso di invasioni del medio Orientepressoché ininterrotto, divisibile, anziché in numero di crociate, in tre periodi: 1097-1144, periodo di conquista; 1144-1291,reazione musulmana; 1187.1291 riconquista musulmana. Tutto ciò ebbe luogo soprattutto a causa della situazione politica verificatasi a quei tempi, quando “ancora accadde che mentre il regno divino era a Bagdad e grande era la forza dell’Egitto, nel mezzo si trovassero i più piccoli signori che, dipendendo dal sultano o dal re, da oriente o da occidente, erano in lotta fra di loro e senza importanza. Di questo profittarono i re di Inghilterra, di Francia e di germania, per calarsi come predoni a fare scorrerie, e i Franchi soprattutto dilapidavano vite e fortune, fornicatori e bugiardi e massimamente ignoranti come sono. Così nelle zone di confine sprovvedute di forze, per non pochi anni, i Franchi saccheggiarono e uccisero e depredarono a loro piacimento, fino a che un re, Salah ad-Din Yusuf, munificò come Hatim e glorioso come Cosroe, non prese la spada in mano e, sceso nel territorio, li ricacciò fin laddove erano venuti, pulendo la sozzura del loro ingombro e quelle terre dalla notte dell’ignoranza:”Quando comincia a soffiare l’alba potente della verità i demoni prendono la fuga da ogni religione”. Quando poi i Franchi tornarono, ma non più in un paese sprovvisto e diviso, ma nello stesso Egitto, come per iniziare una vera guerra, subito ne vennero ricacciati e il loro re Luigi fu fatto prigioniero. Perché non si addice ai tafani usi a molestare animali disturbare un uomo senza averne la vita recisa.
I crociati giunsero il 15 luglio 1099 a conquistare Gerusalemme. La biblioteca pubblica (che conteneva 38.400 libri d’ogni specie, mentre la più ricca d’Europa, quella Vaticana , ne possedeva soltanto 1400) e i laboratori di ricerca dell’Università (istituzione che l’Europa cristiana non possedeva ancora) vennero distrutti. Secondo matteo da Emessa, 65000 musulmani furono radunati nella moschea di al.Asqua e, nonostante le promesse, finirono trucidati. Lo storico Agilles scrisse che “ file di teste, di mani e di piedi si potevano vedere nelle piazze e nelle vie cittadine . Donne e bambini musulmani venivano violentati e poi uccisi, giacendo dovunque”.
Quando Saladino riconquistò la città, fece 37000 prigionieri. Abu Shamah scrisse che il re musulmano lasciò liberi i mille prigionieri più poveri; poi su richiesta del fratello, lasciò libere le donne, e su richiesta del Patriarca ne lasciò liberi altri diecimila. Poi, considerando che suo fratello ed il patriarca avevano compiuto la loro opera di carità, volle fare la sua, e liberò tutti gli altri, trattenendo soltanto ottocento signori, cui fece pagare un riscatto.
Differentemente si comportò Riccardo I detto Cuor di Leone quando, conquistata Akka, durante la terza crociata, chiese per il riscatto dei 2700 prigionieri della guarnigione 200.000 pezzi d’oro. A quanto scrisse benedetto da Peterborough, quando il riscatto arrivò, Riccardo fece tagliare la testa a tutti i prigionieri. Uno dei tanti episodi che contribuirono all’allontanamento dei musulmani dalle corti europee in Medio Oriente, mentre i signori Franchi, ad esempio quelli insediati a Kerak di Giordania, compivano vere razzie e piraterie nella zona del e nel Mar Rosso.
Usama ibn Munqidh (1095-1188) scrisse in una sua biografia : “ Presso i Franchi, che allah li mandi in malora, non vi è virtù umana che apprezzino, se non il gusto delle armi, e nessuno a maggior valore e altro grado se non i cavalieri, le uniche persone che valgono presso di loro. Quanto più il cavaliere è alto e slanciato, tanto più lo ammirano. E pensare che non sanno nemmeno leggere e scrivere” . E in una lettera di Zahir al-Muktaby, semplice commerciante del tempo, si legge “ Ti avverto che i commercianti vecchi (i veneti) hanno interesse a comprare onestamente, ma non è così per i Franchi: mai pagheranno. Come nella nostra città tutti sanno scrivere (in arabo) e molti sanno il loro modo di scrivere, dei loro pochissimi sanno scrivere a loro modo, e nessuno al nostro. Non ne è venuto nessuno che abbia più di due libri, e sono libri religiosi, e non conoscono ancora la carta. Nessuno parla di filosofia, e pretendono di avere solo loro Dio; le scienze sono quasi ignorate, e dicono cose assurde su geografia e astronomia, come che la terra è piatta e la luna una palla di argento, vuota; al punto che per far di conto deve intervenire un arabo, o prendono lezioni da un maestro (arabo) per bambini.
Ma soprattutto non ti fidare per nulla della loro parola: giurano per Dio, e poi ti uccidono per toglierti la borsa, come se in Dio non credessero. Sono amici degli assassini Ismailiti, il che è tutto dire”.
- Federico II di Svevia –
Suo nonno era Federico Barbarossa. Suo padre l’imperatore tedesco Enrico VI e la madre era Costanza d’Altavilla, erede del regno normanno di Sicilia. Nato a Jesi il 26 dicembre 1194, perdette il padre a tre anni; la madre morta un anno dopo, lo lasciò alla tutela di papa Innocenzo III. Ma la politica dei pontefici tendeva costantemente ad impedire che un solo sovrano regnasse sulla Germania e sull’Italia .
Mentre Federico,invece aveva ereditato, insieme il regno tedesco e quello siciliano. La sua avventura di ultimo grande imperatore medioevale e di primo statista moderno si è svolta dunque quasi tutta all’insegna di questo contrasto. Con spregiudicata abilità e capacità amministrativa, e con una fredda valutazione dei suoi rapporti con i pontefici successivi (Innocenzo III, Gregorio IX, Innocenzo IV), Federico riuscì a regnare in Italia e in Germania, anche venendo meno spregiudicatamente alle promesse.
A 18 ani, nel 1212, fu proclamato re di Germania, garantendo al papa che re di Sicilia sarebbe stato suo figlio Enrico, e che mai le due corone sarebbero state unite in una sola persona. Ottenuto così l’appoggio pontificio, sconfisse il suo rivale tedesco Ottone di Brunswick e, nel 1218, diede al figlio Enrico, già re di Sicilia, anche il titolo di re di Germania. Due anni dopo promettendo di partire per la crociata, ottenne dal papa Onorio III l’incoronazione ad Imperatore.
In pratica , regnava lui dappertutto, ma si occupò principalmente del suo regno italiano, disunito e disorganizzato a causa dei feudatari e del clero, che avevano spogliato in governo centrale dei suoi poteri Egli diede allo stato un’amministrazione capillare e centralizzata, restaurando l’autorità della corona e facendo affluire nelle casse regie i redditi fiscali, indispensabili alla sua politica di potenza.
Strumento di quest’azione rinnovatrice furono le leggi (principalmente le costituzioni melfitane del 1231) l’abbattimento dei castelli feudali e la creazione di un istema militare regio, basato sulle fortezze dipendenti dalla corona , la più famosa delle quali è il bellissimo Castel del Monte.
Chiamarlo eretico, come fece anche Dante, è eccessivo. Certo era poco sensibile ai problemi religiosi. E la crociata, solennemente promessa, la fece solamente quando il papa Gregorio lo scomunicò, nel 1227. Crociata senza sangue, del resto : Federico, buon conoscitore della cultura araba e amico di potentati musulmani, ottenne a pagamento la consegna per dieci anni di Gerusalemme, Betlemme, Nazareth, Sidone e tre zone costiere.
Era un trattato provvisorio, ma rappresentò l’ultimo successo occidentale in Terrasanta.
Durante questa crociata egli si incoronò re di Gerusalemme, sebbene ancora scomunicato, e accusato anche di relazioni adulterine con donne musulmane.
Il papa dopo avere cercato di ostacolarne in Palestina il successo politico, fece attaccare militarmente il regno di Sicilia, ma poi dovette venire a patti con Federico, vittorioso sulle sue truppe.
Con papa Gregorio fu un’altalena di tregue e di lotte, mentre in Italia settentrionale si svolgeva la lunga guerra di Federico II contro i Comuni.
Egli voleva che le libere città continuassero a riconoscerlo come “ alto sovrano”, secondo la tradizione imperiale, e a versargli pesanti tributi.
Ma i comuni, ormai, non riconoscevano più all’impero alcuna autorità. Così si batterono duramente contro Federico II, che era appoggiata da alcune potenti famiglie signorili del settentrione d’Italia. Vittorioso contro i comuni a Cortenuova (1237), e in lotta nuovamente contro il papa che aveva convocato un concilio per scomunicarlo Federico puntava ad estendere alla maggior parte della penisola i sistemi di controllo amministrativo e fiscali già adottati nel suo regno del sud.
Voleva essere il padrone dell’Italia non meno che della Germania, e questa scelta gli fu fatale: non era più il tempo della sottomissione, per i comuni, i quali batterono due volte l’esercito imperiale: prima sotto le mura di Parma e poi a Fossalta (1249) dove suo figlio Enzo cadde prigioniero dei bolognesi, che lo tennero in carcere fino alla morte.
Dichiarato deposto dal trono già nel 1245 al Concilio di Lione, sotto Innocenzo IV, egli morì di dissenteria nel castello di Fiorentino, in Puglia, il 13 dicembre 1250, lasciando il potere imperiale estremamente indebolito in Germania. Ma è difficile dire se la sua morte sia stata il tramonto del vecchio sogno di restaurare l’impero, oppure il fallimento del prematuro tentativo di far nascere un moderno stato assoluto.
Certo, il suo stile di governo pone Federico II già fuori dal medioevo: la creazione di una sorte di Corte dei Conti, di rigidi monopoli sui prodotti essenziali, l’abolizione del diritto privato di bottino sulle navi trafugate, sono provvedimenti fortemente innovativi. E anche le sue inclinazioni culturali erano quello di un sovrano ormai “ diverso”.
Federico II, infatti, fu animatore della scuola poetica siciliana, sui modelli provenzali, e poeta egli stesso, sebbene di non grande levatura.
Protesse e aiutò filosofi e naturalisti come Michele Scoto, Aldobrandino da Siena, Leonardo da Pisa, Giovanni Ruffo, e promosse una politica culturale che favoriva principalmente le scienze sperimentali, l’astrologia e gli studi di diritto, che gli servivano per crearsi una classe dirigente tecnicamente preparata.
L’università di Napoli fu fondata da lui e la scuola medica di Salerno conobbe un periodo di rinascita per il suo interessamento.
GLI EVENTI:
Prima Crociata (1095-1099)
Promossa da Papa Urbano II e conclusa con la presa di Gerusalemme nell’estate del 1099 e la creazione di vari stati cristiani d’oriente.
Seconda Crociata (1147-1149)
Indetta da Papa Eugenio III e predicata da Bernardo da Bernardo di Chiaravalle dopo la riconquista musulmana di Emessa. Comandata dall’Imperatore Corrado III e dal re di Francia Luigi VII, si sciolse dopo il fallito attacco a Damasco. Quarant’anni dopo (1187) Saladino rioccupò Gerusalemme.
Terza Crociata (1189-1197)
Comandanti: l’imperatore Federico Barbarossa, il re di Francia Filippo II Augusto, il re d’Inghilterra Riccardo Cuor di leone. Scopo riconquistare Gerusalemme. Barbarossa annegò in un fiume dell’Asia minore nel 1190, gli altri due sovrani litigarono e Filippo Augusto tornò in Francia. Riccardo concluse con Saladino un accordo che consentiva ai pellegrini cristiani di visitare la città Santa.
Quarta Crociata (1202-1204)
Promossa da papa Inoccenzo III, fu monopolizzata da Venezia, che la deviò su Costantinopoli: i Crociati saccheggiarono la metropoli, abbattendo l’impero bizantino e creando “ Impero latino” con Baldovino di Fiandra come imperatore. Questo stato fu abbattuto nel 1261 dalla riscossa bizantina aiutata dai genovesi.
Quinta Crociata (1217-1221)
Bandita ancora da Innocenzo III e realizzata sotto il suo successore Onorio III, mirava ad attaccare prima l’Egitto, passando poi in Palestina. Occupata Damietta, i crociati dovettero poi sgomberarla per potersi ritirare, e la spedizione finì. Vi partecipò anche, disarmato, San Francesco d’Assisi .
Sesta Crociata (1228-1229)
Fu intrapresa, dopo lunghe esitazioni, dell’imperatore Federico II che allora era scomunicato. Federico II ottenne per mezzo di trattati Gerusalemme, Betlemme, Nazareth e altre località, e si auto incoronò re di Gerusalemme. Stipulò una treua di dieci anni, al termine della quale i Cristiani furono sconfitti a Gaza.
Settima Crociata (1248-1254)
Comandata da Luigi IX di Francia, cominciò con un attacco all’Egitto e con la presa di Damietta . Ma a Mansurah i crociati furono battuti e Luigi IX fatto prigioniero: poté rientrare in Francia soltanto restituendo Damietta e pagando un forte riscatto.
Ottava Crociata (1270)
Ancora Luigi IX cercò di aiutare il pericolante “regno latino” con una nuova spedizione. Egli sbarcò dapprima a Tunisi, dove sperava di trovare aiuti contro l’Egitto. Ma in questa città morì di peste e la sciolse.
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Commento:
Anche qui c’è poco da commentare, basta leggere i fatti e gli antefatti per esprimere un giudizio del tutto negativo sull’operato dei vari papi succedutisi nell’epoca delle otto crociate. Per tutto questo ci sarà chi dovrà giudicare e credo sarà un giudizio molto severo e pesante.
Certo il contesto nel quale è accaduto tutto ciò non possiamo giudicarlo con la mentalità dell’era moderna, non sarebbe obbiettivo, ma soprattutto non sarebbe reale.
Credo sinceramente che la chiesa avrà molto da farsi perdonare per tutto ciò, ma essa essendo fatta da uomini, soggetti a sbagliare , dovrà procedere nel futuro avendo ben presente gli Evangeli ed i loro contenuto. Li dentro non si parla di guerre, di sopraffazioni, di potere temporale.
Mi sembra che da qualche parte ci sia scritto “ Dai a Cesare quello che è di Cesare ed a Dio quello che è di Dio “.
Detto questo, e concludo, capisco che è difficile porgere l’altra guancia a chi ci offende, ma almeno proviamoci.
Evy
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