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venerdì 14 gennaio 2011

TORQUEMADA Il grande inquisitore

TOMMASO   DI   TORQUEMADA
Il Grande Inquisitore

E’ abbastanza difficile, tra le ombre che circondano questo personaggio del XV secolo, riusire a scorgere la sua reale dimensione umana. Forse ha ragione uno storico che a proposito di Torquemada ha scritto: < La storia di questo Domenicano è la storia dell’istituzione dell’Inquisizione spagnola, non tanto di un uomo , quanto di un genio astratto che anima una macchina gigantesca e crudele. I documenti dell’epoca ci consentono di osservare il movimento scorrevole e calcolato di questa macchina e di individuarvi l’intelligenza terribile del suo costruttore. Tuttavia non lo potremo scorgere che occasionalmente e di sfuggita; solo in rarissimi ed assai brevi momenti lo vedremo chiaramente  e come uomo in carne ed ossa. Egli ci appare ore esortando con ardore una regina a vincere il proprio ritegno e a compiere, traendo dal fodero la spada della persecuzione, il proprio dovere verso quel dio che ellaserve, ora minacciando duramente il castigo divino ai sovrani suoi signori, ove brandiscono quell’arma con scarso vigore. Privo di ambizioni mondane, egli sembra insieme al di sopra e al di sotto del genere umano. Insensibile all’odio come al consenso; sublimante sdegnoso della felicità terrena, in nulla bisogna ammirarlo più che all’abnegazione instancabile con cui si consacra al servizio del suo Dio ed in nulla egli si dimostra così terribilmente e tragicamente deplorevole quanto nell’azione effettiva svolta per Lui>
Tommaso de Torquemada nacque nel 1420 non si sa se a Valladolid o a Ttorrecremata. Domenicano come lo zio, il grande teologo cardinale Giovanni, fu per ventidue anni priore del convento di Santa Croce a Segovia, rifiutando cariche ben più rilevanti, tutto teso a costruire, mediante il Tribunale dell’Inquisizione, una Spagna totalmente e compattamente cristiana, dove non vi fosse spazio per nessun infedele.
Dal 1483 grande inquisitore generale del regno di Pastiglia e di Leon, il suo potere si estese rapidamente a tutte le altre regioni spagnole, determinando così la nascita di una struttura pubblica di dimensioni nazionali, che risulterà elemento non indifferente per l’unificazione della Spagna.
L’inquisizione si rivolse prima e soprattutto nei confronti di quegli ebrei che si erano convertiti al cristianesimo, ma poi sembrava fossero segretamente ritornati alle pratiche giudaiche, noti come criptogiudei o “Marrani”.  Un analoga categoria contro la quale si esercitò la severa, spesso crudele, inquisizione spagnola fu quella dei mori convertiti, ma poi apostati, denominati moriscos . In realtà l’odio del grande inquisitore contro i mori e gli ebrei non si accontentò di colpire colore che in qualche modo potevano rientrare nell’ambito di competenza di un tribunale ecclesiastico, ma cercò di rendere la vita impossibile a queste minoranze.
Tra il 1488 e il 1490 alcuni episodi di reazione ebraica alle angherie dei cristiani, debitamente allargati o addirittura provocati, consentirono a Torquemada di superare le non piccole resistenze del sovrano, assai contrario a privarsi di gruppi sociali così attivi . Si realizzò cioè un imponente esodo forzoso di questo gruppi etnici che cercarono in un “volontario” esilio la salvezza  della vita La critica storica indica in tale esodo la causa originaria della decadenza economica della Spagna, unificata alla fine del XV secolo, ma incapace di assicurare pacifica convivenza a fedi e razze diverse. Eppure Torquemada era un frate fedele alla durezza della vita conventuale: dormiva sul legno e vestiva la rozza lana domenicana. Niente delle immense ricchezze che finivano nelle mani del grande inquisitore grazie alle confische dei beni degli inquisiti gli restò nelle mani. Esse si trasformarono  in grandi costruzioni in onore di Dio, come la chiesa di Torrecremata e, soprattutto, il grande convento di San Tommaso dì Avila, che fu insieme sua residenza, tribunale e prigione. Nessuno, neppure la Curia romana,  che pure cercò di interferire concedendo assoluzioni ai criptogiudei , che tentavano di sottrarsi all’Inquisizione ricorrendo a Roma , riuscì a modificare il suo modo di procedere, eccessivo anche per la sensibilità dei suoi contemporanei. Anche quando Alessandro VI nel 1494 lo obbligò praticamente a ritirarsi, egli continuò in realtà a controllare il funzionamento dell’Inquisizione fino alla sua morte , avvenuta ad Avila il 16 settembre 1498.
Ancorché possano essere discusse le cifre delle esecuzioni capitali da lui ordinate (2000) e dei procedimenti giudiziari da lui condotti (90.000) , egli resta la personificazione di un intolleranza religiosa certamente ispirata più dall’orgoglio e dall’odio che dall’amore di Dio e dei fratelli.

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