GUELFI E GHIBELLINI
Partiti politici medioevali: Si formarono in Germania dove alla morte di Enrico V, ultimo degli imperatori della casa di Franconia (1125), si aprì una guerra per la successione tra Federico di Hohenstaufen, duca di Svevia, e Lotario di Supplimburgo, duca di Sassonia, che con l’appoggio della Chiesa prevalse sul rivale: Ma alla sua morte (1137), ancora con l’appoggio della chiesa ottenne la corona Corrado III, figlio di Federico I, contendendola ad Enrico il Superbo, duca di Baviera e di Sassonia e designato da Lotario come suo successore. I sostenitori di Corrado di Svevia si chiamarono ghibellini (dal castello di Weibling, nel Wuttemberg, che gli apparteneva) , guelfi (da Welf, capostipite della casa di Baviera) Sembra che queste denominazioni siano derivate dai gridi di guerra delle due parti in conflitto (Hie Weibibling ! Hie Welf !) in uno scontro al castello di Weinsberg nel Wurttemberg (1140). In Germania i due partiti ebbero interessi essenzialmente dinastici e si combatterono più o meno aspramente fino all’estinzione della casa di Svevia (1268) che tenne quasi ininterrottamente, dal 1138, il regno con Federico I Barbarossa, Enrico VI e Federico II anche l’impero. Un periodo particolarmente critico della lotta fu la competizione per il regno e l’impero tra il guelfo Ottone IV di Brunswick e i ghibellini Filippo, e poi Federico I di Svevia, rispettivamente fratello e figlio di Enrico VI, competizione che si concluse con la piena vittoria di Federico II (1214) Fu allora che la fama dei due partiti dinastici tedeschi si diffuse in Italia e due consorterie di nobili o assimilati di Firenze, venute a contrasto per ragioni private, ne assunsero i nomi (1215) . Da Firenze la divisione si estese poi al resto d’Italia e nella successiva grande lotta tra Federico II e i suoi successori e il papato il partito imperiale si chiamò ghibellino e quello papale guelfo , o della chiesa (Pars Ecclesiae) . Col tramonto e il crollo della potenza sveva prevalsero i guelfi, che ebbero i loro punti di forza nel papato, negli Angioini di Napoli e nel comune di Firenze; ma, nonostante l’eclissi dell’impero, un opposizione ghibellina continuò ad operare ed ebbe notevoli successi alla discesa in Italia di Enrico VII di Lussemburgo (1310-13) e negli anni immediatamente successivi. E’ comunque da notare che in Italia le qualificazioni di guelfi o ghibellini portate da signori, comuni, fazioni interne di comuni, famiglie corrisposero solo eccezionalmente a precise convinzioni politiche e a effettiva devozione alla causa del papato o a quella dell’Impero in vista della supremazia dell’uno o dell’altro . Espressero invece di regola interessi politici ed economici particolari che comportavano l’opportunità, caso per caso, di valersi dell’appoggio papale o imperiale o anche soltanto di assumerne le insegne come copertura.
Svuotati del significato originario sin dagli scorci del secolo XIV, guelfi e ghibellini continuarono a chiamarsi fazioni locali sino al secolo XVII.
Oggi con la parola ghibellino si indica un atteggiamento laico, contrario a qualsiasi interferenza dell’Autorità Religiosa nei rapporti sociali.
Nel medioevo era la posizione politica e gli atteggiamenti ideali dei sostenitori della supremazia laica nei confronti della Teocrazia ( forma di governo in cui il potere civile e politico è sottomesso al potere religioso) pontificia.
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