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giovedì 23 settembre 2010

I VICHINGHI

I   VICHINGHI

Chi erano i Vichinghi? Con questo termine che nell’antico norvegese vuol dire Pirata , indichiamo oggi i popoli scandinavi vissuti fra l’800 e il 1050, ma le fonti dell’epoca se ne valgono raramente, preferendone altri più lusinghieri : re del mare, corsieri delle onde, Normanni, cioè uomini del nord.
Questi popoli, stanziati lungo i fiordi  della Norvegia , le inospitali coste baltiche e danesi, cercarono la loro ragione di vita sul mare già all’epoca del bronzo . La loro affermazione va di pari passo  con il decadere dell’ importanza commerciale del Mediterraneo, dopo la caduta dell’impero romano, ma già Tacito parla delle navi Vichinghe a due prore. La loro epopea durò 250 anni e, a dare ascolto soltanto alle affermazioni di chi professava la fede cristiana, su questi “ pagani” pesa una condanna schiacciante. Ma saccheggi e distruzioni furono la conseguenza inevitabile della lotta per il predominio commerciale  contro avversari che, per quanto cristiani, non usavano certo sistemi migliori.
I popoli scandinavi fecero il loro ingresso ufficiale nella storia europea nel VIII secolo, all’epoca di Carlo Magno . In questo periodo la piaga della pirateria nel Mediterraneo era tale da impedire i traffici europei con l’Asia e l’Egitto.
Scandinavi e danesi , abili compratori e fornitori  di oggetti pregiati  come pellicce, miele e schiavi , divennero il fulcro del commercio con l’Asia. Con i loro “draghi” giunsero alle coste d’Inghilterra e d’Islanda, risalirono l’Elba, la Senna, la Schelda, la Mosa , la Loira. Riuscirono a competere con le più ricche città della Francia e della Spagna, con i più fiorenti empori d’Italia. Nell’estremo nord toccarono  l’Islanda e la Groenlandia; verso il 1000 qualcuno sostiene che approdarono  al Labrador e alle coste del Nord America. A est giunsero fino a Bisanzio; si irradiarono per tutta la Russia a cui diede il nome Rurik, che vi si stanziò con la sua tribù. I Rrusij.
Il libro sacro dei Normanni, l’Havamal , ci fa conoscere la loro filosofia dell’esistenza, improntata a profondo pessimismo. La vita è difficile ma vale la pena viverla, a patto di non perdere la propria libertà o la capacità di provvedere a se stessi. Per quanto faticosa l’esistenza offre a ciascuno di noi delle circostanze favorevoli: bisogna imparare a sfruttarle per raggiungere il successo  e dare un contributo alla società di cui facciamo parte.
Essere liberi è soprattutto questo : usare le facoltà intellettuali  per dominare le avversità, e fare della nostra vita qualcosa di degno nel ricordo. Per questo il bene più grande sono i figli , che più validamente perpetuano la memoria dei padri. Gli uomini del nord avevano molti poeti di corte e li tenevano in grandissima considerazione. Gli aedi cantavano la morte e le gesta di grandi uomini in canzoni dallo schema rigido, che interpretavano essi stessi rallegrando i banchetti. Nessun principe degno di rispetto  s’avventurava in guerra senza il suo bravo seguito di poeti, pronti a tramandare la sua gloria.. In quanto agli aedi , non facevano mistero di scrivere per danaro. Nel X secolo ci fu un poeta, Egil, che compose un poema addirittura per salvarsi la pelle : caduto nelle mani del suo peggior nemico, Erik Blodax, e condannato a morte, in una sola notte scrisse venti deliziose stanze in onore del re. Erik, fatto il bilancio tra sete di vendetta e immortalità, accordò la grazia a Egil.
I Vichinghi praticavano sia l’inumazione, sia la cremazione.  Generalmente sulle sepolture venivano drizzati tumuli , sulla cui sommità si disponevano delle pietre a formare la pianta di una nave. Ma uomini e donne d’alto lignaggio avevano talvolta come sepolcro una nave, con ricchissimo corredo funebre. Quando moriva un capo, amici e parenti decretavano  dieci giorni di feste funebri. Mentre si svolgevano giochi e banchetti, si preparava la cerimonia della cremazione. Ecco come uno storico arabo descrive il funerale di un principe dei Rusij: “ Sulla nave tirata in secco, drizzavano una tendae là deposero il morto, vestito delle sue più ricche vesti e la riempirono delle offerte votive. Secondo il loro rituale sacrificarono due cavalli, due mucche e il cane. Poi salì  sulla nave la fanciulla che voleva seguire nella tomba il suo padrone. Cantava , levando la tazza colma d’idromele… Una vecchia, l’Angelo della Morte, la portò nella tenda , l’uccise e l’adagiò accanto al re. Allora il parente più stretto del morto appiccò il fuoco; tutti gli uomini avvicinarono le torce e così diedero inizio all’ultimo viaggio del loro re “.
A Gamla Uppsala vi è un paesaggio di strane colline, costruite dall’uomo; sono più di mille sepolture . Dove ora sorge un’antica chiesa, si levava l massimo tempio pagano dei Vichinghi. Adamo di Brema uno storico dell’XI secolo, ce lo descrive interamente rivestito d’oro . A Uppsala venivano adorati Freja, dea dell’amore e Odino.  Thor, altrove dio della guerra, era qui considerato  il padre degli dei.  In suo onore, ogni nove anni si celebravano a Uppsala feste grandiose. I Vichinghi giungevano al tempio da ogni parte della Svezia e per implorare il favore del dio gli ofrivano tutto ciò che avevano di più caro : bestiame, cani, cavalli, e persino vittime umane.
A Thor , dio del tuono e della guerra, erano particolarmente devoti i guerrieri che portavano amuleti d’oro col suo simbolo perché concedesse loro di morire sul campo. Chi moriva in battaglia era condotto dalle Walchirie ( mitiche fanciulle della religione degli antichi germani al servizio di Odino: raccolgono i morti in battaglia e li portano nel Walhalla) al Walhalla e sedeva al banchetto degli dei.
Le case dei Vichinghi erano solidamente piantate al suolo , con muri bassi e spessi; erano studiate in ogni particolare  per resistere ai rigori di un clima inclemente. Ben difese dalle raffiche di vento, con poche e piccole finestre che si aprivano dove cominciava il tetto, rivolte verso il cielo per sfruttarne più a lungo la luce. Il tetto era simile ad uno scafo rovesciato ; il vento vi soffiava senza trovare resistenza, come l’acqua sotto la chiglia della nave vichinga. Il vivissimo senso dell’ospitalità di questo popolo è documentato dalle opinioni dei contemporanei  e dalle norme del saper vivere che i vichinghi ci hanno lasciato: un perfetto codice di onestà . L’ospite era sacro ed il padrone di casa si adoprava in ogni modo perché si sentisse a suo agio ; gli riservava la parte migliore della casa e lo allietava con conversazioni interessanti e con lieti banchetti, in cui raramente il senso della misura veniva dimenticato.
In un epoca in cui le norme igieniche più elementari non erano  tenute in eccessiva considerazione , i vichinghi ritenevano  indispensabile offrire all’ospite la possibilità di prendersi  un confortevole bagno . Resti di stabilimenti termali  sono stati ritrovati nelle fattorie più isolate e più antiche della Danimarca . I contemporanei anglosassoni annotavano con stupore  nelle loro cronache il piacere evidente degli uomini del nord per i bagni caldi e freddi, un’abitudine che spiega  la diffusione della sauna attuale anche fra gente di modesta condizione.
Come vestivano i Vichinghi? I ritrovamenti delle tombe ci parlano di una moda pratica  e raffinata a un tempo . Gli uomini indossavano pantaloni e casacca di lana o di seta, su cui portavano spesso un mantello, più o meno pesante. A seconda della stagione avevano in testa un berretto di tela o di pelliccia. Gli uomini portavano la spada infilata alla cintura e usavano il cavallo press’a poco come ai nostri giorni  s’usa l’automobile. Più il padrone era ricco , più erano suntuosi i finimenti della sua cavalcatura , incrostati d’argento  e con boccole di bronzo dorato.
Gi abiti femminili , di lana, di seta o di lino non erano da meno di quelli maschili. Collari a maglia d’oro , fibule d’argento  di ricercata cesellatura , bracciali e pendenti di pietre dure, d’argento o di vetro, costituivano l’indispensabile corredo di ogni dama.
Per i Vichinghi la nave era la ragione  stessa della vita e perciò era oggetto di ogni cura. Lungo i secoli , l’arte della costruzione navale  perfezionò un tipo d’imbarcazione dalle caratteristiche costanti variandone solamente dimensioni e particolari.
Progettata per correre i mari in condizioni abitualmente avverse, la nave vichinga differiva profondamente  da quella dei popoli mediterranei. Ai remi , per quanto numerosi , era affidata una funzione secondaria : la principale fonte di trazione era il vento. I Vichinghi furono forse i primi  a sfruttare l’arte della navigazione  a vela, che permise loro  le straordinarie imprese in mare aperto al tempo in cui anche i popoli più progrediti , come Cinesi e Arabi , praticavano quasi esclusivamente la navigazione costiera.
Per offrire la minima resistenza alle onde , lo scafo, simile a quello di una canoa, non si immergeva che pchissimo nell’acqua. Le prue, alte e ricurve, terminavano con una fantasiosa testa d’animale, dalla quale prendeva nome la nave stessa.
Come si orientavano i Vichinghi nei loro viaggi? Un archeologo afferma che essi conoscevano una speciale pietra, capace di determinare la posizione del sole mediante la rifrazione  dei raggi solari ; infatti le saghe  parlano della pietra solare. Un antico abitante dell’Islanda , Star-Oddi, ha lasciato una mappa delle posizioni assunte dal sole  nel corso dell’anno , dal’alba a mezzogiorno ; un disco di legno, ritrovato in Groenlandia , veniva certamente usato in antico per determinare la rotta.
Dopo la pubblicazione del suo studio , l’archeologo venne a sapere da un capitano danese che uno strumento  simile alla pietra solare  guida attualmente i “Jets” che sorvolano le regioni polari, dove il magnetismo terrestre  rende inservibile la bussola. Questo strumento (la bussola celeste) permette di segnare la rotta attraverso una speciale polarizzazione della luce. Alcuni cristalli, rinvenuti in Scandinavia e in Islanda , possedevano tale proprietà. Lo scienziato , costruita una pietra slare, la mise a confronto con una bussola celeste . La pietra solare  segnava la posizione del sole  con un errore di appena 2,5 gradi , seguendolo fino a 7 gradi  sotto l’orizzonte. L’antica rotta dei Vichinghi , dalla Norvegia alla Groenlandia, era parallela a quella dei “ jets”.
La Danimarca, all’incrocio fra le vie commerciali fra Oriente e Occidente , divenne una potenza economica  con Re Goffredo . Nell’808 egli intraprese una spedizione  contro la città baltica di Reric, alleata di Carlo Magno e temibile concorrente. Dopo averla distrutta, re Goffredo deportò i mercanti nella maggiore località commerciale del suo regno : Hedeby. Per proteggere il trasporto delle merci dai piccoli  porti ai grandi empori, il re costruì una serie di imponenti  fortificazioni , ancora oggi visibili lungo l’antico impero dei Franchi.
Consolidate le relazioni commerciali  con le grandi città dell’Europa occidentale, Goffredo si assicurò praticamente il monopolio  dei commerci. Attraverso le colonie, da tempo fondate  alle foci dei grandi fiumi, e una serie di agenzie impiantate lungo le vie d’acqua , gli uomini del nord giunsero a Costantinopoli e a Bagdad, barattando sete e metalli preziosi, pellicce e schiavi.
Verso la fine del IX secolo i Vichinghi stabilitisi in Danimarca rivolsero le loro mire al’Inghilterra . Presero d’assalto  successivamente le più fiorenti città  e riuscirono ad insediarsi in un ampia zona all’estuario del Tamigi , dove oggi c’è Liverpool . Lingua e costumi danesi , ancora presenti , nel linguaggio e nelle foreste locali , prevalsero qui a tal punto che questo territorio è conosciuto come il Danelaw “ la terra dei Danesi” .
Il colpo che portò alla conquista del trono  nel 1066 fu inferto all’Inghilterra attraverso una vera e propria serie di spedizioni militari.
Le scorrerie dei Normanni furono particolarmente crudeli in Francia. Terrorizzati,  monaci abbandonavano i monasteri , le fattorie spopolate andavano in rovina . Nel secolo IX nelle città e nei villaggi lungo i fiumi rimaneva ben poco da depredare. Non per questo cessarono le incursioni .
Parigi venne saccheggiata 4 volte ed i re dovettero versare somme fortissime perché gli invasori lasciassero la capitale. Nel 911 Carlo il Semplice , il re francese d‘allora , in cambio della pace fu costretto a cedere come ducato il vasto territorio occupato  dal danese Horolf. Venuti a contatto con la civiltà di Francia , gli invasori si fusero completamente con la popolazione locale, cambiando il loro apro linguaggio  con quello della Francia del Nord  e adottando il costume di vita francese. Il loro nome passò alla terra dove si stanziarono , che oggi chiamano ancora Normandia, terra degli uomini del nord.
Nel 1016 giunsero nell’Italia meridionale i primi Normanni . Tornavano da un pellegrinaggio  a Gerusalemme e, sbarcati a Salerno , si misero al servizio del principe contro i Saraceni che minacciavano la città.
Il loro esempio fu seguito da numerosi capitani di ventura normanni. Fa questi Rainolfo Drengot che , a ricompensa del suo valore,  ebbe in dono il territorio di Aversa , una città della Campania. Valutata la facilità con cui ci si procurava terra e denaro , altri capi Normanni  scesero in Italia.
Nella contesa fra Bizantini , Arabi e Longobardi ebbe buon gioco uno dei fratelli Altavilla , Roberto il Guiscardo (l’astuto) , che estese il dominio a tutta l’Italia del sud , eccetto pochissime terre.
Nel 1091 , dopo vent’anni di lotta , un altro degli Altavilla , Ruggero I , cacciò gli Arabi dalla Sicilia e ne divenne conte. Con suo figlio, Ruggero II , l‘Italia meridionale e la Sicilia divennero un’unica grade monarchia. Grazie alla saggezza della dominazione Normanna , Arabi, Greci, Longobardi , popoli tanto diversi vissero in armonia , liberi di seguire la loro religione e le loro tradizioni . Le città si arricchirono di splendide opere architettoniche  in cu elementi arabi , bizantini e normanni diedero vita a un originale forma d’arte detta siculo-normanna.
Nel settembre del 1066 Guglielmo il Conquistatore , raccolto un esercito di avventurieri  dalla Normandia, dalla Francia, dai Paesi Bassi, con la promessa di una ricca preda, sbarcò sulle coste inglesi . Deciso ad impadronirsi del trono , invitò il re Aroldo a mantenere fede a un ingiusto patto  che lo obbligava a sostenere le sue pretese. Aroldo, benché indebolito  dalla dura vittoria contro Harald  Testa Dura  rifiutò e le sorti della monarchia inglese furono decise dalla battaglia  che divampò per nove presso Hastings.
L perdite furono gravissime da ambo le parti, Aroldo, con gli occhi trapassati da una freccia, fu atto letteralmente a pezzi dai cavalieri Normanni . Gli inglesi, che già avevano respinto fin sotto le navi gli invasori , si volsero allora n fuga. L’epica battaglia  e il valore dei baroni inglesi  furono cantati dai più grandi poeti, ma servirono a poco contro i Normanni.
Nel natale dello stesso anno  Guglielmo detto il conquistatore  si fece incoronare re  nell’abbazia di Westminster.
L’avventura dei Vichinghi oltre oceano ebbe inizio intorno all’anno 1000 ed è narrata ampiamente nelle saghe medioevali nordiche.
Messo al bando per tre anni a causa di una sanguinosa faida , un uomo chiamato Erik il Rosso  partì dall’Islanda in cerca di una favolosa terra avvistata in distanza  circa cento anni prima , senza che però vi approdasse, da un certo Gunnbjorn. Fu così che Erik e i compagni misero piede sulle coste disabitate e invase dai ghiacci di quella che è la più grande isola della terra: la Groenlandia. Trascorsero l’inverno accampati alla meglio e ripresero la navigazione  verso sud ; doppiato capo Farawell , raggiunsero quindi la parte sudoccidentale dell’isola, che si presentava più accessibile e il cui clima era meno rigido.
Complessivamente i primi vichinghi soggiornarono per de anni nella nuova terra, dove decisero di trasferirsi con un seguito maggiore . Erik tornò infatti in Islanda e parlò di questa sua scoperta che battezzò “Gronland” ( terra verde).
La notizia mise in subbuglio l’Islanda e un migliaio di coloni, venduta la terra, fece vela verso la nuova colonia con un buon numero di navi cariche di bestiame. Scavi archeologici ci hanno dimostrato che le saghe nordiche raccontano il vero: sono venuti alla luce resti di abitazioni e di insediamenti che certamente appartennero ai Vichinghi. Qualche dubbio invece esiste sulla scoperta del continente nordamericano , mentre le stesse saghe la danno per certo ad opera del figlio di Erik il Rosso , Leif Eriksson, che dopo quell’impresa fu detto il Fortunato.Leif, con una nave e pochi compagni , si mise in mare della Groenlandia e approdò in una terra piena di foreste dove abbondava anche la vite  e che perciò fu chiamata “Vinland” (Terra del vino) . Tornata in patria con un considerevole carico di legname e soprattutto con la notizia di una terra dal clima mite , questa prima spedizione fu seguita subito da un’altra , comandata da Thorvald , fratello di Leif . Le saghe parlano anche di successive spedizioni  nel Vinland , che alcuni studiosi vogliono identificare  col nordamerica, sebbene in questi racconti, a metà tra la fantasia e la leggenda  manchino esatti riferimenti sia nautici che astronomici.
Ammesso pure che i Vichinghi approdarono in una qualche costa del continente nordamericano , non lo trovarono disabitato  e gli indigeni , visto anche il comportamento che di solito caratterizzava le incursioni di questi popoli del Nord , si opposero sicuramente . Le loro basi erano troppo lontane e perciò i Vichinghi dovettero rinunciare a stabilire nella nuova terra un insediamento permanente.
Dopo il fallimento della presunta colonizzazione sulle coste americane , il mondo dei Vichinghi  cominciò a decadere. Tagliata fuori dalla otta , la colonia in Groenlandia perse importanza , finhè , verso il 1500, morirono o se ne andarono gli ultimi coloni.
Lasciata alle sue risorse, l’Islanda sopravvisse e si può dire che quest’isola inospitale , poco al disotto del circolo polare artico , rappresenta una specie di relitto  dell’XI secolo. La lingua degli Islandesi sarebbe facilmente intesa da un Vichingo , tanto è simile a quella dei coloni che vi giunsero nell’870 . Neppure la struttura della società è cambiata molo. L’assemblea legislativa è ancora l’Alting, che nel 1000 adottò il cristianesimo come religione ufficiale , tollerando le cerimonie private dell’antico  culto, per scongiurare i conflitti. Lo spirito democratico d’un tempo anima gli Islandesi e le loro istituzioni.             

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