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domenica 19 settembre 2010

GLI AZTECHI

La seconta grande civiltà che si sviluppò nel Messico fu quella Atzeca. Le notizie sulle origini di questo popolo sono incerte: probabilmente esso prveniva da una regione leggendaria, l'Aztlan o terra dell'airone che gli storici suppongono  sia stata la California settentrionale.
La migrazione degli Atzechi ebbe forse inizio nel XI secolo dopo cristo , e attraverso infinite peripezie si concluse nelle paludi di Tlacomocco nel 1325.
Intorno a questo periodo venne fondata la città di Tenochtitlan , l'attuale Città del Messico, il primo rilevante agglomerato dell'intera regione. A guidarli era il loro dio Maxtli , da cui forse deriva il nome di Messicani .
La forza sulla quale si basava tutta la società azteca era quella delle armi.
Era naturale che i guerrieri occupassero il sommo della gerarchia e avessero poteri quasi assoluti. Subito dopo i guerrieri , nella scala sociale venivano  i mercanti , quindi gli agricltori ed i pastori ; da ultimi gli artigiani. Una categoria a parte era costituita dai sacerdoti , che qualche volta avevano  il sopravvento perfino sulla casta guerriera.
 verso la fine del 1300 gli Aztechi passarono da una organizzazione tribale alla costituzione  di un vero e proprio stato , al cui vertice vi era un Re.Nel secolo XV poi essi poterono movere guerra ai loro vicini, riportando numerose vittorie. La loro concezione guerriera era tale per cui i vinti venivano quasi senpre massacrati  o immolati alle divinità.
In poco tempo l'espansione Azteca si dilatò in quasi tutto  il territorio meriodionale dell'attuale Messico. Il difetto fondamentale di questa espansione fu però l'incapacità  del popolo Azteco di assimilae i vinti.
Quando, verso l'inizio del 1500 , questo popolo ebbe  i  primi contatti con gli Spagnoli , dello spirito guerriero atzeco  era sopravvissuto ben poco : i traffici incrementati dall'artigianato , avevano lentamente trasformato la bellicosità  in un attivo ed intelligente senso del commercio.  Le arti maggiormente praticate erano quelle della tessitura , della costruzione e decorazione di vasi, dell'intaglio della pietra e della lavorazione dell'oro e dell'argento ,  di cui il sottosuolo era ricco.
Caratteristica comune a tutte le religioni primitive è quella di interpretare le forze naturali. Anche presso gli Aztechi , attirare le forze buone e respingere quelle cattive  era compito dei sacerdoti , intermediari fra l'uomo e la natura-dio . Il sole , tra tutte le divinità Azteche , ebbe un posto particolare: esso infatti , secondo la mitologia azteca, era stato ravvivato dal sangue di tutti gli Dei . Il sacrificio divino doveva essere di esempio agli uomini . I sacrifici umani di conseguenza  rappresentavano un elemento caratteristico  dell'antica religione azteca : con la morte si perpetuava la vita.
Gli dei erano però insaziabili e spesso i sacrifici si trasformavano  in orrende stragi. Per l'innaugurazione del tempio di Tenochtitlan , per esempio, furono immolati ben ventimila prigionieri di guerra. La suprema divinità azteca  aveva un nome assai complicato, Huitzilopochtli . Questo eser soprannaturale (mago-uccello-mosca) risaliva ai tempi delle prime migrazioni  ed era quindi ritenuto quasi  il creatore di tutto il popolo azteco.
Gli Aztechi non solo credevano  in una vita futura , ma favoleggiavano volentieri su di essa,  strutturandola spesso  a immagine della loro società terrena  divisa in classi. I guerrieri, per esempio, appena morti venivano collocati  in una zona rivolta ad oriente , in mode che il sole potesse nutrirsi  del loro sangue forte e vigoroso. Le donne che erano morte mettendo al mondo un figlio , e che quindi avevano dato la loro vita  nel tentativo di generare altri guerrieri , erano collocate invece ad occidente. Tutti gli altri quando morivano , scendevano nel Mictlan , luogo misterioso e assai difficile  da raggiungere. A tale scopo ogni catavere veniva rifornito di doni , indispensabili per ingraziarsi le divinità  infere che essi avrebbero incontrato durante il loro lungo viaggio nell'oltretomba. Senza il loro aiuto infatti essi non avrebbero mai potuto raggiungere il Mictlan , perchè tropo difficili erano le prove da superare: passare in mezzo a montagne che a ogni momento potevano crollare; vincere due animali orrendi , un alligatore e un serpente ; attraverso otto deserti  e valicare otto colli  superando la forza del vento freddo che faceva continuamente  turbinare intorno pietre appuntite ; infine passare un fiume  sconfinato a cavallo di un cane rosso. Quattro giorni durava il terribile cammino , ma non era che l'inizio di un lungo periodo di prova : solo dopo quattro anni il morto poteva avere pace in una delle nove regioni  in cui era diviso il Mictlan.
Componente essenziale dei riti religiosi era l'accompagnamento musicale .  Ogni festa, ogni cerimonia sacra o militare veniva arricchita  da danze e musiche appropriate . Dai reperti archeologici sembra possibile ricavare  che si trattava spesso  di vere e proprie orchestre , con strumenti a fiato  e a percussione : tamburi di legno , flauti d'argilla , di osso o di canna, fischieti, conchiglie , zucche essiccate   sonaglierie di ogni genere : di osso, di legno, con piastre di metallo . Venivano perfino usate ossa umane  artisticamente lavorate. I tamburi avevano forme cilindriche  e venivano usati sia in posizione verticale sia orizzontale ; anche essi erano riccamente decorati.
Le danze non erano riservate a poche persone ma a tutto il popolo, il quale in massa  si lasciava trasportare dal ritmo della musica in mode corale.
La divinità della musica e della danza era Macuilxochitl , detto anche " cinque fiori" . La festa che si celebra in suo onore  era la festa dei cinque fiori.
Elemento di notevole importanza rituale  era il "pulque" , una bevanda ricavata dal succo dell'agave. Nelle cerimonie religiose , come del resto in ogni occasione propizia, il pulque veniva bevuto in notevole quantità  da tutti, uomini e donne. Gli unici che non potevano bere erano i giovani , ai quali in caso di trasgressione al divieto, veniva perfino comminata la pena di morte. Tanto importante era questa bevanda per gli aztechi  che essa aveva perfino una sua divinità tutelare , Mayauel ; il nome significa agave il nome della paianta dal quale  la bevanda veniva ricavata. Una via di mezzo fra il rito religioso  e quindi propiziatorio, e il divertimento  erano certi giochi molto in voga presso gli Aztechi.  I più praticati erano tre: il "tlachtli" il "patolli" e il gioco dei "voladores".
Il primo si svolgeva  in ampi spazi , comunemente adiacenti  ai templi. Il campo di gioco aveva grosso modo la forma  di una H maiuscola  (H) . I membri delle due squadre  contrapposte dovevano scagliare  una pesante palla di gomma  da una parte all'altra del campo , senza però lasciarla rimbalzare  più di una volta. Vinceva la partita la squadra  che per prima riusciva a far passare  la palla attraverso due anelli  di pietra posti ai lati  della linea mediana del campo. La cosa straordinaria  di questa specie di antichissimo tennes  consisteva nel fatto  che i colpi alla palla venivano  dati dai giocatori  non con le mani  o con i piedi  ma con i gomiti, le anche o le cosce .
Il campo di gioco del "patolli"  era invece una tavola a forma  di croce greca : su ogni braccio erano segnate  delle caselle in doppia fila. Si giocava molto simile al nostro gioco dell'oca. I dadi erano semplici fagioli, da cui il nome dello stesso  gioco poichè in linguaggio Azteco "patolli" significava fagiolo. Vinceva chi per primo riusciva a percorrere 52 caselle dei quattro bracci della croce . Data la corrispondenza  di questo numero  con il ciclo celeste degli Aztechi, che durava 52 anni, si ritiene che il gioco fosse anche un rito di significato astronomico.
Il gioco dei "valadores" era prevalentemente una danza acrobatica alla quale partecipavano  i migliori ballerini , dei veri virtuosi  nel'arte di piroettare..
La potene carica artistica  insita nell'animo degli Aztechi trovò modo di esprimersi  in forme suggestive e grandiose. Sia l'architettura che la scultura divennero forme d'arte quasi esclusivamente al servizio della religione. I templi i luoghi di culto , le tombe sono i monumenti  che ancora oggi testimoniano  di un arte fra le più affascinanti  di tutti i tempi. L'altezza delle costruzioni religiose erano ispirate da precise esigenze di culto : il tempio doveva infatti , con la sua mole imponente  superare in altezza tutte le altre costruzioni , anche quelle destinate a funzioni di caratter civile.
Gli architetti aztechi attuarono anche opere civiche di norme interesse, come i ponti , acquedotti, canali e fortezze. Città tra le più belle di tutta la civiltà precolombiana in America era senza dubbioTenochtitlan, il cui nome significa  "fra i cactus che crescono sulle pietre" . L'imponenza delle sue costruzioni , la suggestione dei luoghi, la ricchezza e il fasto delle decorazioni monumentali facevano di questa città la vera capitale di un impero.
I templi comunque non erano le sole costruzioni in muratura; anche le case di abitazione,copletamente intonacate  di bianco , avevano una loro bellezza e leggiadria. Ornate di terrazze e di giardini  lussureggianti, divise in quartieri attraversati da grandi canali  navigabili e da minuscole strade , pur essendo dominate  dalle massiccie moli dei templi, le abtazioni costituivano il tessuto dell'intera città.
Quasi interamente edificata su un isola ovale, Tenochtitlan possedeva due grandi spazi  liberi da costruzioni  le due grandi piazze della città : quella del tempio di Tlatelolco e quella riservata alle cerimonie religiose, che era per così dire il cuore dell'intera città.
Sembra impossibile che tanta grandiosità e tanto splendore siano stati spenti dai "civilissimi" Europei. Gli Aztechi, come già abbiamo detto, da terribili guerrieri si erano trasformati  in popolo pacifico. A tal punto la loro bellicosità si era spenta  che quando gli Spagnoli, all'inizio del 1500, entrarono in contatto  con loro, non solo non si opposero alla conquista, ma erano disposti ad accogliere i bianchi da amici.
Pultroppo la prepotenza , e il fanatismo dei comquistatori fecero precipitare gli eventi. La cupidigia degli Spagnoli verso l'oro che arricchiva i templi e di cui gli Aztechi nonconoscevano il valore, dapprima suggerì mille inganni e si trasformò poi in vera tragedia. Il mite re Montezuma che aveva seguito una politica pacificatrice, venne deposto e sostituito  dal fratello Cuitlahuac. Il poplo azteco  in un impeto di fierezza guerriera, nella notte del 30 giugno 1520, scacciò e sterminò  gli Spagnoli conquistatori.
Esattamente un anno dopo però, questi operarono la loro definitiva vendetta distruggendo lo splendido impero azteco. Era il trionfo del conquistatore Cortez.

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