I poveri ridotti al lumicino
Nella piazzetta di San Martino, accanto alla porta dell'omonima cappella di San Martino del Vescovo (all'interno affreschi della scuola del Ghirlandaio) è visibile una cassetta in pietra serena, proprio sotto il tabernacolo, dove venivano raccolte le "limosine per li poveri verghognosi", come recita una scritta.
I poveri vergognosi erano tutte quelle persone che, per vari motivi, non avevano piacere di far conoscere la propria situazione e che, per questo motivo, si vergognavano a chiedere l'elemosina per le strade o davanti alle chiese.
Si trattava in prevalenza di vedove che dovevano mantenere i propri figli oppure di nobili decaduti, di politici in disgrazia o ancora di persone anziane che non riuscivano a sopravvivere con i propri mezzi di sostentamento.
Per tutte queste persone curava la raccolta delle offerte la Compagnia dei Buonuomini (ancora oggi si definisce "buonuomo" una persona sensibile ed altruista), fondata da Sant'Antonino Perozzi, Vescovo di Firenze, i cui confraterni provvedevano a raccogliere quanto era stato elemosinato e ad suddivederlo fra tutti i poveri vergognosi, il tutto nel massimo riserbo.
Quando la cassetta delle "limosine" era vuota, i Buonuomini avevano escogitato un singolare sistema per avvertire la popolazione che.... c'era bisogno di aiuto: accendevano un cero davanti all'immagine di San Martino.
Da questo episodio deriva il detto "essere ridotti al lumicino" per indicare una situazione di estrema indigenza.
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