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venerdì 3 agosto 2012

Storia del Piemonte


STORIA DEL PIEMONTE


Preistoria

Mentre è ancora discusso l’effettivo significato  di alcuni materiali litici attribuibili al Paleolitico inferiore rinvenuti a Cuorgné, il popolamento di questa regione inizia certamente con il paleolitico medio. Industrie musteriane  sono state rinvenute nel Piemonte settentrionale sul Monferrato ( bassa Valsesia Novara)  ed in particolare nella grotta Ciota Ciara, nella grotta Ciutarun e nel riparo Belvedere. Scarsi elementi del paleolitico superiore, riferiti all’Epigravettiano evoluto, sono stati rinvenuti in strato soprattutto in quest’ultimo riparo. Industrie epipaleolitiche   sono state segnalate nella grotta di Bòira Fusca (Alto Canadese) . All’Età eneolitica e a qu sono attribuite le palafitte di Mercurago, di Trana e quella recentemente esplorata di Viverne, che hanno dato anche ruote di carro  e canoe lignee. In base ad attenti studi  tipologici è stato possibile attribuire all’età del bronzo  un gruppo di incisioni rupestri di Monte Bego  (geograficamente  piemontese, passato alla Francia  dopo l’ultima guerra) che costituiscono un grandioso santuario rupestre  è in cui è gia presente la figura umana. Nella prima età del ferro la regione orientale verso la Lombardia  è caratterizzata dalla cultura  di Golasecca (necropoli di Castelletto Ticino, Ameno, San Bernardino  di Briona) con caratteristiche urne cinerarie  a stralucido  nella fase più tarda. Della seguente cultura  celtica  caratteristica della seconda Età del ferro sino alla conquista romana restano tracce in diverse località (sepolcreto  di Ornavasso nella provincia del Verbano Cusio Ossola, insediamento al colle della Burcina presso Biella).

Storia

Le condizioni ambientali non dovettero favorire l’insediamento umano nella regione ancorché risultino stanziamenti di Liguri (Primi abitanti dell’odierna Liguria, erano stanziati in un vasto territorio che andava dal Rodano e l’Arno) e Galli Cisalpini ( nome dato dai Romani agli abitanti che stanziavano oltre le Alpi (transalpini), attualmente territorio di Francia e Belgio) nella preistoria.  Il primo contatto con il territorio piemontese i Romani lo ebbero nel 218 a. C. ; allo scoppio della seconda guerra punica, quando tentarono , senza successo di sbarrare la strada ad Annibale che, sceso dalle Alpi , si era presentato nella valle Padana . In Piemonte i Romani penetrarono poi solo dopo la sottomissione dei Liguri: vinti  nel 173 a.C. , gli Statielli , che occupavano con i Bagienni (antico popolo di stirpe Ligure che aveva sede in Piemonte, a sud delle alpi fino al Po e alle Langhe) la regione a sud del Po’, vi installarono guarnigioni a Industria, alla confluenza del po  con la Dora Baltea, a Potentia e Polentia sul Tanaro; nel 120 fondarono la colonia di Dertona (Tortona) . Altri centri tribali con l’influsso romano si trasformarono in città , Alba Pompeia (Alba) Aquae Statiellae ( Acqui) , Caburum (Cavour)  che ricevettero prima i diritti latini  e poi la cittadinanza romana . A nord del Po , i Romani si spinsero  sulla fine del I secolo a. C.  per fondare un'altra colonia  a Eporedia ( Ivrea) , all’ingresso della Val d’Aosta ricca di minerali: la occupavano i Salassi, tribù celtiche ( antico popolo stanziato nel Canadese e nella valle della Dora Baltea)  che solo con Augusto, nel 25 a. C. , furono sottomesse definitivamente  e sul loro territorio  dedotta la colonia  di Augusta Praetoria (Aosta) . In questo tempo i romani rinforzarono anche  nel territorio dei Taurini ( antico popolo, ramo dei Taurisci, stanziata alle falde delle Alpi occidentali della Dora Riparia, centro principale fu Taurasia ,attuale Torino) la guarnigione che vi aveva installata Cesare, trasformandola in colonia denominata Augusta Taurinorum ( Torino) . Poiché tenevano buoni rapporti  con i Cotii occupanti la valle di Susa, tutti passi alpini erano ormai saldamente  controllati così che il territorio piemontese entrò a fare parte, fino ai piedi delle Alpi  dell’Italia romana. Augusto nella divisione regionale dell’Italia  attribuì il territorio a sud del Po alla Regione IX Liguria, e a quello a nord alla Regione XI Transpadana. Le zone alpine vennero invece organizzate in più province procuratorie , Alpes Maritimae, Cottiae, Graiae, Poeninae. . Nell’età imperiale, la regione conobbe una notevole prosperità con sviluppo di nuovi municipi e con costruzione di strade; vi progredirono l’agricoltura e l’artigianato ed il commercio si fece intenso specialmente con la Gallia Transalpina. Quando Diocleziano, sul finire  del secolo III d. C. , divise l’impero romano in dodici diocesi e ognuna di queste in province, il territorio piemontese, ormai esteso fino al crinale alpino, fu in gran parte incluso nella provincia  della Liguria ed Emilia, mentre la restante parte formò quella delle Alpi Cottiae: l’una e l’altra provincia erano incluse nella diocesi dell’Italia  Annonaria, tenuta a provvedere al mantenimento di una delle corti imperiali, quella insediata a Milano dove aveva stanza un Vicarius Italiane. Nel 402 , presso Pollentia, Silicone vinse in battaglia i Goti. Dopo il 488 il territorio passò da Odoacre a Teodorico e dal 526 ai Bizantini. Dal 568 cominciò la dominazione Longobarda. Si ricordano Ariperto I (653-671), duca d’Asti, e Ragimperto (700-701) e Ariperto II (701-712)  duchi di Torino.
Sotto il dominio franco (774-887) e sotto il regno Italico indipendente (888-951)  si diffuse in Piemonte  il feudalesimo: Berengario II d’Ivrea prevalse per un certo tempo sugli altri feudatari e creò le tre Marche: Arduinica (Torino,Alba, Ventimiglia) , Aleramica (Monferrato, Acqui, Savona) e Orbetenga (Genova, Tortona,, Pavia, Milano).
Nel 963 Berengario II fu sconfitto da Ottone di Sassonia e successivamente, dopo le lotte che opposero i marchesi piemontesi a Enrico II e a Corrado II, Adelaide, marchesa di Torino figlia di Olderigo Manfredi, unì i propri domini a quelli dei Savoia andando in sposa a Oddone, figlio di Umberto Biancamano, primo conte di Savoia . Sotto Adelaide la regione piemontese raggiunse l’attuale estensione. Nel secolo XIII si svilupparono anche i marchesati di Saluzzo e del Monferrato, cui Federico Barbarossa aveva concesso  ampliamenti territoriali per contrastare il diffondersi delle istituzioni comunali. Le lotte comunali favorirono poi Carlo d’Angiò, sotto il cui dominio andarono spontaneamente alcune città ( Cuneo,Savigliano, Mondovì, Alba, Alessandria, Tortona, Chieri, Bra)  che volevano contrastare l’egemonia di Asti: ma la lega Ghibellina di Asti e Genova sconfisse Carlo d’Angiò; la contea angioina del Piemonte venne ricostituita da Carlo II d’Angiò e da Roberto d’Angiò che sottomisero il marchesato di Saluzzo, Alessandria e Alba. Mentre il marchesato del Monferrato passava (1305) alla dinastia dei Paleologhi, i Visconti e in particolareLuchino riuscirono ad insediarsi a Vercelli, Tortona, Bra, Alessandria e Alba, ma la loro espansione fu frenata da Amedeo VI di Savoia. A quest’ultimo succedette nel 1383 il figlio Amedeo VII, che nel 1388 assicurò ai propri domini uno sbocco al mare con l’occupazione di Nizza. Questa politica espansionistica fu continuata da Amedeo VIII, suo figlio e successore, che tra il 1426 e il 1434 fu impegnato in una continua contesa con i Visconti, i quali nel  1427 gli cedettero Vercelli. Risoltasi di tentare di accentuare la propria penetrazione  in Piemonte  anziché in direzione  della Francia, la casa Savoia  estese nel secolo XV a tal punto  la propria influenza nella regione da inglobare vasti territori tranne i marchesati di Saluzzo e del Monferrato, Alessandria e Asti. Quest’ultima, lungamente dominata dai duchi d’Orleans, fu nel 1529 concessa da Carlo V a Beatrice del Portogallo, il che, essendo questa moglie di Carlo III di Savoia, ne consentì l’annessione da parte del casato sabaudo, che nel 1601 ottenne anche Saluzzo e nel 1631 poté grazie alla pace di Cherasco, prendere possesso di numerose località del Monferrato. Ulteriori tappe del processo di unificazione del Piemonte nelle mani dei Savoia furono il trattato di Utrecht (1713), il trattato di Vienna (1738), con cui venne annessa Novara, e il trattato di Acquisgrana (1748), che consentì ai sovrani del Piemonte di estendere i propri possedimenti anche nell’attuale territorio lombardo. Tornato ai Savoia dopo la parentesi Napoleonica , il Piemonte espresse alla metà del secolo XIX da un lato un’esperienza di vita politica liberale quasi unica nell’Italia di quel tempo e dall’altro riuscì, incentivando il proprio sviluppo in campo agricolo e industriale, a porre le basi per divenire una delle principali aree produttive dell’Italia unita.



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