STORIA DEL PIEMONTE
Preistoria
Mentre è ancora discusso
l’effettivo significato di alcuni
materiali litici attribuibili al Paleolitico inferiore rinvenuti a Cuorgné, il
popolamento di questa regione inizia certamente con il paleolitico medio. Industrie
musteriane sono state rinvenute nel
Piemonte settentrionale sul Monferrato ( bassa Valsesia Novara) ed in particolare nella grotta Ciota Ciara,
nella grotta Ciutarun e nel riparo Belvedere. Scarsi elementi del paleolitico
superiore, riferiti all’Epigravettiano evoluto, sono stati rinvenuti in strato
soprattutto in quest’ultimo riparo. Industrie epipaleolitiche sono state segnalate nella grotta di Bòira
Fusca (Alto Canadese) . All’Età eneolitica e a qu sono attribuite le palafitte
di Mercurago, di Trana e quella recentemente esplorata di Viverne, che hanno
dato anche ruote di carro e canoe
lignee. In base ad attenti studi
tipologici è stato possibile attribuire all’età del bronzo un gruppo di incisioni rupestri di Monte
Bego (geograficamente piemontese, passato alla Francia dopo l’ultima guerra) che costituiscono un
grandioso santuario rupestre è in cui è
gia presente la figura umana. Nella prima età del ferro la regione orientale
verso la Lombardia è caratterizzata dalla cultura di Golasecca (necropoli di Castelletto
Ticino, Ameno, San Bernardino di Briona)
con caratteristiche urne cinerarie a
stralucido nella fase più tarda. Della
seguente cultura celtica caratteristica della seconda Età del ferro
sino alla conquista romana restano tracce in diverse località (sepolcreto di Ornavasso nella provincia del Verbano
Cusio Ossola, insediamento al colle della Burcina presso Biella).
Storia
Le condizioni ambientali non
dovettero favorire l’insediamento umano nella regione ancorché risultino stanziamenti
di Liguri (Primi abitanti dell’odierna
Liguria, erano stanziati in un vasto
territorio che andava dal Rodano e l’Arno) e Galli Cisalpini ( nome dato dai Romani agli abitanti che
stanziavano oltre le Alpi (transalpini), attualmente territorio di Francia e
Belgio) nella preistoria. Il
primo contatto con il territorio piemontese i Romani lo ebbero nel 218 a . C. ; allo scoppio
della seconda guerra punica, quando tentarono , senza successo di sbarrare la
strada ad Annibale che, sceso dalle Alpi , si era presentato nella valle Padana
. In Piemonte i Romani penetrarono poi solo dopo la sottomissione dei Liguri:
vinti nel 173 a .C. , gli Statielli , che occupavano con i Bagienni (antico popolo di stirpe Ligure che aveva sede in Piemonte, a sud delle alpi
fino al Po e alle Langhe) la regione a sud del Po’, vi installarono
guarnigioni a Industria, alla confluenza del po
con la Dora Baltea ,
a Potentia e Polentia sul Tanaro; nel 120 fondarono la colonia di Dertona
(Tortona) . Altri centri tribali con l’influsso romano si trasformarono in
città , Alba Pompeia (Alba) Aquae Statiellae ( Acqui) , Caburum (Cavour) che ricevettero prima i diritti latini e poi la cittadinanza romana . A nord del Po
, i Romani si spinsero sulla fine del I
secolo a. C. per fondare un'altra
colonia a Eporedia ( Ivrea) ,
all’ingresso della Val d’Aosta ricca di minerali: la occupavano i Salassi, tribù celtiche ( antico
popolo stanziato nel Canadese e nella valle della Dora Baltea) che solo con Augusto, nel 25 a . C. , furono sottomesse definitivamente e sul loro territorio dedotta la colonia di Augusta Praetoria (Aosta) . In questo
tempo i romani rinforzarono anche nel
territorio dei Taurini ( antico popolo,
ramo dei Taurisci, stanziata alle falde delle Alpi occidentali della Dora Riparia,
centro principale fu Taurasia ,attuale Torino) la guarnigione che vi aveva
installata Cesare, trasformandola in colonia denominata Augusta Taurinorum (
Torino) . Poiché tenevano buoni rapporti
con i Cotii occupanti la
valle di Susa, tutti passi alpini erano ormai saldamente controllati così che il territorio piemontese
entrò a fare parte, fino ai piedi delle Alpi
dell’Italia romana. Augusto nella divisione regionale dell’Italia attribuì il territorio a sud del Po alla
Regione IX Liguria, e a quello a nord alla Regione XI Transpadana. Le zone
alpine vennero invece organizzate in più province procuratorie , Alpes Maritimae, Cottiae, Graiae,
Poeninae. . Nell’età imperiale, la regione conobbe una notevole prosperità
con sviluppo di nuovi municipi e con costruzione di strade; vi progredirono
l’agricoltura e l’artigianato ed il commercio si fece intenso specialmente con la Gallia Transalpina.
Quando Diocleziano, sul finire del
secolo III d. C. , divise l’impero romano in dodici diocesi e ognuna di queste
in province, il territorio piemontese, ormai esteso fino al crinale alpino, fu
in gran parte incluso nella provincia
della Liguria ed Emilia, mentre la restante parte formò quella delle
Alpi Cottiae: l’una e l’altra provincia erano incluse nella diocesi dell’Italia Annonaria, tenuta a provvedere al
mantenimento di una delle corti imperiali, quella insediata a Milano dove aveva
stanza un Vicarius Italiane. Nel 402 , presso Pollentia, Silicone vinse in
battaglia i Goti. Dopo il 488 il territorio passò da Odoacre a Teodorico e dal
526 ai Bizantini. Dal 568 cominciò la dominazione Longobarda. Si ricordano
Ariperto I (653-671), duca d’Asti, e Ragimperto (700-701) e Ariperto II
(701-712) duchi di Torino.
Sotto il dominio franco (774-887)
e sotto il regno Italico indipendente (888-951)
si diffuse in Piemonte il
feudalesimo: Berengario II d’Ivrea prevalse per un certo tempo sugli altri
feudatari e creò le tre Marche: Arduinica (Torino,Alba, Ventimiglia) ,
Aleramica (Monferrato, Acqui, Savona) e Orbetenga (Genova, Tortona,, Pavia,
Milano).
Nel 963 Berengario II fu
sconfitto da Ottone di Sassonia e successivamente, dopo le lotte che opposero i
marchesi piemontesi a Enrico II e a Corrado II, Adelaide, marchesa di Torino
figlia di Olderigo Manfredi, unì i propri domini a quelli dei Savoia andando in
sposa a Oddone, figlio di Umberto Biancamano, primo conte di Savoia . Sotto
Adelaide la regione piemontese raggiunse l’attuale estensione. Nel secolo XIII
si svilupparono anche i marchesati di Saluzzo e del Monferrato, cui Federico
Barbarossa aveva concesso ampliamenti
territoriali per contrastare il diffondersi delle istituzioni comunali. Le
lotte comunali favorirono poi Carlo d’Angiò, sotto il cui dominio andarono
spontaneamente alcune città ( Cuneo,Savigliano, Mondovì, Alba, Alessandria,
Tortona, Chieri, Bra) che volevano
contrastare l’egemonia di Asti: ma la lega Ghibellina di Asti e Genova
sconfisse Carlo d’Angiò; la contea angioina del Piemonte venne ricostituita da
Carlo II d’Angiò e da Roberto d’Angiò che sottomisero il marchesato di Saluzzo,
Alessandria e Alba. Mentre il marchesato del Monferrato passava (1305) alla
dinastia dei Paleologhi, i Visconti e in particolareLuchino riuscirono ad
insediarsi a Vercelli, Tortona, Bra, Alessandria e Alba, ma la loro espansione
fu frenata da Amedeo VI di Savoia. A quest’ultimo succedette nel 1383 il figlio
Amedeo VII, che nel 1388 assicurò ai propri domini uno sbocco al mare con
l’occupazione di Nizza. Questa politica espansionistica fu continuata da Amedeo
VIII, suo figlio e successore, che tra il 1426 e il 1434 fu impegnato in una
continua contesa con i Visconti, i quali nel
1427 gli cedettero Vercelli. Risoltasi di tentare di accentuare la
propria penetrazione in Piemonte anziché in direzione della Francia, la casa Savoia estese nel secolo XV a tal punto la propria influenza nella regione da
inglobare vasti territori tranne i marchesati di Saluzzo e del Monferrato,
Alessandria e Asti. Quest’ultima, lungamente dominata dai duchi d’Orleans, fu
nel 1529 concessa da Carlo V a Beatrice del Portogallo, il che, essendo questa
moglie di Carlo III di Savoia, ne consentì l’annessione da parte del casato
sabaudo, che nel 1601 ottenne anche Saluzzo e nel 1631 poté grazie alla pace di
Cherasco, prendere possesso di numerose località del Monferrato. Ulteriori
tappe del processo di unificazione del Piemonte nelle mani dei Savoia furono il
trattato di Utrecht (1713), il trattato di Vienna (1738), con cui venne annessa
Novara, e il trattato di Acquisgrana (1748), che consentì ai sovrani del
Piemonte di estendere i propri possedimenti anche nell’attuale territorio
lombardo. Tornato ai Savoia dopo la parentesi Napoleonica , il Piemonte
espresse alla metà del secolo XIX da un lato un’esperienza di vita politica
liberale quasi unica nell’Italia di quel tempo e dall’altro riuscì,
incentivando il proprio sviluppo in campo agricolo e industriale, a porre le
basi per divenire una delle principali aree produttive dell’Italia unita.
Nessun commento:
Posta un commento