La promozione della giustizia e
l’eliminazione dell’ingiustizia richiedono un impegno su più fronti: la scelta
delle istituzioni, la rettifica dei comportamenti e le procedure per correggere
gli assetti sociali in base a una
discussione pubblica sulle promesse fatte, sull’effettivo funzionamento
delle istituzioni e sulle eventuali strategie di miglioramento.
Tagliare fuori la riflessione pubblica
per affidarsi alle presunte virtù di un quadro istituzionale fondato sul
mercato è sbagliato.
La libertà in generale e la libertà
d’azione in particolare fanno parte dell’effettivo potere di cui una persona
dispone, e sarebbe un errore ridurre le capacità, connesse con questi concetti
di libertà, a una mera questione di vantaggio: essa è anche un fattore centrale
per la comprensione dei nostri obblighi.
In
un saggio dell’economista Richard Easterlin, questi asseriva che : “ Aumentare
il reddito di tutti farà aumentare la felicità di tutti”. Questa rimane
comunque una mezza verità.
Al
centro delle nostre vite c’è un paradosso. La maggior parte delle persone vuole
guadagnare di più e si affanna per riuscirvi. Eppure, se le società occidentali
sono diventate più ricche, i loro membri non sono diventati più felici.
Ogni
interrogativo in proposito può porsi solo allorché sia stata pienamente
riconosciuta l’importanza delle felicità per la vita umana, con le sue notevoli
ripercussioni sugli stili di vita e il conseguente riconoscimento del fatto che
la realizzazione tra reddito e felicità è ben più complessa di quanto i teorici
concentrati unicamente sul reddito abbiano in genere presupposto.
Una
persona che vive in una comunità segnata dal proliferare di malattie e dalla
scarsità di ausili medici può essere incline a ritenere “normali” certe
affezioni a cui può invece ovviare la medicina. Come nel caso dei desideri e dei
piaceri, che possono essere ridimensionati a seconda delle condizioni di vita,
anche qui si pone una questione di adattamento alle circostanze sociali, con
conseguenze piuttosto oscure.
L’uguaglianza come ideale morale.
La dottrina dell’egualitarismo economico
per cui tutti desiderano possedere un’identica quantità in termini di salario e
di patrimonio (cioè di soldi) potrebbe essere anche definita la dottrina
secondo cui nella distribuzione del denaro non dovrebbe sussistere
disuguaglianze.
Si potrebbe obbiettare che
l’egualitarismo contrasta con le capacità individuali dell’uomo. Ma un
ingegnare, un dottore , un architetto sono più importanti di un operaio, di un
artigiano, di uno spazzino? Certamente l’approccio per cui si arriva ad
imparare i vari mestieri è diverso, compreso anche l’impegno per arrivarci.
Questo impegno può essere premiato con un salario maggiore per un impegno
maggiore, ma si deve tenere conto che viviamo in una comunità, la quale ,per
esistere, ha bisogno dell’apporto costante di tutti. Quindi può andare bene un
salario diverso per le varie professioni, ma sicuramente deve essere concesso,
da parte della comunità, un salario minimo sufficiente che permetta di vivere
dignitosamente. Questi ultimi cittadini devono poter accedere allo stato
sociale gratuitamente per compensare lo svantaggio del salario minimo.
Una comunità, in caso di grave crisi
economica, deve saper rinunciare ai privilegi personali per occuparsi di chi
rimane in difficoltà. Quindi devono essere ridiscussi i cosiddetti diritti
acquisiti? A mio parere entro certi limiti si, perché è impensabile che ci
siano persone che guadagnano un salario altissimo ed altre che a malapena
sopravvivono.
La forbice fra salario minimo e salario
massimo deve essere rivista perché tutti hanno diritto ad una vita dignitosa
nella consapevolezza che nessun individuo può vivere da solo.
Sulla questione della democrazia si è
creata molta confusione a causa della retorica in cui è stata immersa. Non si
può pretendere di concepire la Democrazia come imposizione da parte dei paesi
occidentali nei confronti dei paesi che avversano tale imposizione. La
Democrazia deve essere ricercata non imposta.
Un noto politico inglese asseriva che :
“ la democrazia è il governo per mezzo della discussione, ma funziona solo se
si riesce a far smettere la gente di discutere”.
Ecco come vogliono imporre la
Democrazia, senza sapere il vero significato della parola.
Nessun commento:
Posta un commento