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lunedì 12 marzo 2018

L'idea della Giustizia 4


La promozione della giustizia e l’eliminazione dell’ingiustizia richiedono un impegno su più fronti: la scelta delle istituzioni, la rettifica dei comportamenti e le procedure per correggere gli assetti sociali in base a una  discussione pubblica sulle promesse fatte, sull’effettivo funzionamento delle istituzioni e sulle eventuali strategie di miglioramento.
Tagliare fuori la riflessione pubblica per affidarsi alle presunte virtù di un quadro istituzionale fondato sul mercato è sbagliato.


La libertà in generale e la libertà d’azione in particolare fanno parte dell’effettivo potere di cui una persona dispone, e sarebbe un errore ridurre le capacità, connesse con questi concetti di libertà, a una mera questione di vantaggio: essa è anche un fattore centrale per la comprensione dei nostri obblighi.


In un saggio dell’economista Richard Easterlin, questi asseriva che : “ Aumentare il reddito di tutti farà aumentare la felicità di tutti”. Questa rimane comunque una mezza verità.


Al centro delle nostre vite c’è un paradosso. La maggior parte delle persone vuole guadagnare di più e si affanna per riuscirvi. Eppure, se le società occidentali sono diventate più ricche, i loro membri non sono diventati più felici.
Ogni interrogativo in proposito può porsi solo allorché sia stata pienamente riconosciuta l’importanza delle felicità per la vita umana, con le sue notevoli ripercussioni sugli stili di vita e il conseguente riconoscimento del fatto che la realizzazione tra reddito e felicità è ben più complessa di quanto i teorici concentrati unicamente sul reddito abbiano in genere presupposto.
Una persona che vive in una comunità segnata dal proliferare di malattie e dalla scarsità di ausili medici può essere incline a ritenere “normali” certe affezioni a cui può invece ovviare la medicina. Come nel caso dei desideri e dei piaceri, che possono essere ridimensionati a seconda delle condizioni di vita, anche qui si pone una questione di adattamento alle circostanze sociali, con conseguenze piuttosto oscure.


L’uguaglianza come ideale morale.
La dottrina dell’egualitarismo economico per cui tutti desiderano possedere un’identica quantità in termini di salario e di patrimonio (cioè di soldi) potrebbe essere anche definita la dottrina secondo cui nella distribuzione del denaro non dovrebbe sussistere disuguaglianze.
Si potrebbe obbiettare che l’egualitarismo contrasta con le capacità individuali dell’uomo. Ma un ingegnare, un dottore , un architetto sono più importanti di un operaio, di un artigiano, di uno spazzino? Certamente l’approccio per cui si arriva ad imparare i vari mestieri è diverso, compreso anche l’impegno per arrivarci. Questo impegno può essere premiato con un salario maggiore per un impegno maggiore, ma si deve tenere conto che viviamo in una comunità, la quale ,per esistere, ha bisogno dell’apporto costante di tutti. Quindi può andare bene un salario diverso per le varie professioni, ma sicuramente deve essere concesso, da parte della comunità, un salario minimo sufficiente che permetta di vivere dignitosamente. Questi ultimi cittadini devono poter accedere allo stato sociale gratuitamente per compensare lo svantaggio del salario minimo.
Una comunità, in caso di grave crisi economica, deve saper rinunciare ai privilegi personali per occuparsi di chi rimane in difficoltà. Quindi devono essere ridiscussi i cosiddetti diritti acquisiti? A mio parere entro certi limiti si, perché è impensabile che ci siano persone che guadagnano un salario altissimo ed altre che a malapena sopravvivono.
La forbice fra salario minimo e salario massimo deve essere rivista perché tutti hanno diritto ad una vita dignitosa nella consapevolezza che nessun individuo può vivere da solo.



Sulla questione della democrazia si è creata molta confusione a causa della retorica in cui è stata immersa. Non si può pretendere di concepire la Democrazia come imposizione da parte dei paesi occidentali nei confronti dei paesi che avversano tale imposizione. La Democrazia deve essere ricercata non imposta.
Un noto politico inglese asseriva che : “ la democrazia è il governo per mezzo della discussione, ma funziona solo se si riesce a far smettere la gente di discutere”.
Ecco come vogliono imporre la Democrazia, senza sapere il vero significato della parola.



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