LE ORIGINI DELLE RELIGIONI NELLA
PREISTORIA
La trasmissione della cultura ha
segnato la supremazia dell’uomo moderno su tutti gli altri ominidi. E la
religione ha dato vita alla storia.
Eravamo neri,longilinei , con le
teste “rotonde”. Rispetto agli altri ominidi dell’epoca avevamo un aspetto da
bambini “cresciuti un po’ troppo “. Ma eravamo svegli, organizzati, e forse
crudeli. La pelle dei primi Homo sapiens
era certamente nera , perché la nostra specie è nata in Africa: il colore scuro
è necessario per proteggersi dalle radiazioni ultraviolette dei Tropici, e
abbiamo sviluppato anche braccia e gambe allungate per poter meglio disperdere
il calore, proprio come le popolazioni che ancora oggi vivono nella regione.
Altri ominidi avevano un aspetto
diverso: per esempio i Neanderthal, che incontrammo in Europa e nel vicino
Oriente circa 40 mila anni fa, avevano testa piatta e viso angolato ( una
sagoma simile a quella di un incudine) Erano di carnagione bianca , il corpo
era tozzo con arti corti, per meglio conservare il calore nelle fredde regioni
che abitavano, proprio come accadde tra le moderne popolazioni antiche.
I dati della biologia molecolare
e quelli paleontologici convergono nell’indicare che la nostra specie, Homo Sapiens, nacque in Africa orientale
200 mila anni fa (all’incirca quando in Europa si svilupparono i Neanderthal
che si estinsero 30 mila anni or sono) osserva il paleoantropologo Giorgio
Manzi. I biologi, misurando le differenze genetiche fra le popolazioni umane attuali, hanno visto infatti che queste
sono talmente minime da rendere ingiustificata ogni divisione in “razze”
datando a soli 200 mila anni fa gli antenati comuni a tutti gli uomini moderni,
cioè della specie Homo sapiens. Considerato poi che le differenze maggiori si
riscontrano fra gli stessi Africani, ne hanno dedotto che la nostra specie è
nata in Africa.
“La paleontologia conferma” continua Manzi. “ Nel medio corso
dell’Awash, a Herto, in Etiopia, è stato trovato un cranio di 150 mila anni di
età, attribuito a un uomo di forma moderna. Nella valle dell’Omo, sempre in
Etiopia, ne è stato trovato uno analogo di 190 mila anna. Questo significa che
mentre in Europa si sviluppava l’Uomo di Neanderthal e in oriente l’Homo
erectus, in Africa esistevano già individui
di forma moderna” I reperti fossili di Qafzeh e di Skhul, in
Israele, di età compresa fra 120 e 90 mila anni, indicano il
periodo in cui l’Homo sapiens uscì
dall’Africa, diffondendosi prima verso Oriente e poi in Europa.
I Sapiens avevano un vantaggio in
più sugli ominidi contemporanei: un cervello progettato per pensare.
Sapiens aveva alcune marce in più
rispetto agli altri ominidi. Di quali vantaggi si trattava? “ Mentre nei Neanderthal, o negli erectus, continuava
l’espansione celebrale con l’allungamento della scatola cranica” spiega Manzi
“nel sapiens questa avveniva con una nuova architettura scheletrica: il cranio
si sviluppò infatti in altezza, dando spazio a una fronte alta. Inoltre, la
faccia del sapiens non era sfuggente come nelle altre specie, ma verticale, conferendogli
un aspetto da “cucciolo” cresciuto. Soltanto una mutazione dei geni cosiddetti
“ regolatori “, quelli che governano altri geni, oltre a modificare nelle
regolazioni ormonali hanno potuto provocare questo cambiamento”. Si è arrivati
così ad un cervello di 1500
cm cubici, che contiene strutture specializzate,
compresa quella che presiede al linguaggio complesso. Era necessario, però, che
questo tipo di crescita avvenisse in gran parte fuori dall’utero materno: il
bacino umano, adatto alla deambulazione bipede, pone dei limiti all’uscita di
una testa “progettata” soprattutto per pensare. A questo limite l’evoluzione ha
risposto con un meccanismo molto raro in natura (peché molto rischioso): la
nascita prematura dei piccoli in modo che le teste, con le sature craniche
ancora da saldarsi, potessero passare per il canale del parto. I neonati umani,
infatti, sono del tutto dipendenti dalla madre e totalmente indifesi,
soprattutto se confrontati con quelli delle nostre cugine, le scimmie
antropomorfe.
Uniti nella religione:
Questo adattamento era gia
presente negli ominidi del genere Homo, più di un milione di anni fa, ma nel
sapiens si verificò un netto prolungamento dell’infanzia e dell’adolescenza.
Con uno scopo: permettere il trasferimento d’informazioni da una generazione
all’altra. Non solo quelle tecniche, sulla costruzione di utensili, sulla
caccia e la raccolta di vegetali spontanei, ambientali e comportamentali, come
del resto faceva anche Neanderthal. “ Soltanto il trasferimento di una complessa cultura, comprendente miti,
rituali, credenze e prescrizioni religiose poteva richiedere un periodo di
apprendimento cosi lungo “ spiega il paleoantropologo. In altre parole, miti, religione
e abitudini tribali diedero regole ai gruppi di Homo sapiens, che divennero
così più compatti ed efficienti di quelli degli altri ominidi ,
la cui intelligenza, probabilmente, era soprattutto pratica.
Per svolgere un compito (o farlo
svolgere a qualcun altro) ci possono essere motivazioni di vario tipo:
interesse personale, rispetto degli altri o perché l’ordine arriva da uno spirito potente, magari
attraverso uno stregone L’uomo ha
scelto la terza possibilità perché, secondo alcuni studiosi, determinava più
ordine ed efficienza . La religione, insomma, compattava il gruppo come un
partito politico del quale lo stregone era il capo. Un ruolo fu dato anche agli
antenati: diventarono i padri fondatori di tante “nazioni tribali”.
I primi capi, gli Sciamani.
I cambiamenti nel cranio e nello
sviluppo della crescita non furono gli unici motivi del successo di Homo sapiens. La vera ragione
dell’affermazione di sapiens sapiens
sta infatti nella trasmissione culturale
. Che avvenne anche grazie alle migrazioni. Oltre a diffondersi in Euroasia,
l’Homo sapiens raggiunse , 60 mila anni fa,
l’Australia . Poi attraverso un ponte naturale sullo Stretto di Bering , le Americhe . Fu
una diffusione planetaria caratterizzata
dall’uso di strumenti di “modo 4” (o del Paleolitico superiore)
di forma allungata, a lama o a foglia di lauro, oltre che da manufatti
realizzati in osso e avorio. E dalla comparsa di oggetti ornamentali, come
collane e pendagli fatti con conchiglie e denti forati, che spesso
rappresentavano l’appartenenza etnica di chi le portava. Inoltre, dalla
diffusione dell’uso della sepoltura e
più tardi della pittura e della scultura di statuine femminili, le cosiddette “
Veneri”.
Le caverne divennero infatti per
l’Homo sapiens le cattedrali di una religione in cui gli animali rappresentati,
come uri, cavalli selvatici, mammut, bisonti e rinoceronti, leoni e iene, erano
“ divinità”
Secondo alcune ricostruzioni, gli
stregoni della preistoria praticavano nelle caverne riti d’iniziazione . Per
Jean Culottes, presidente del Comité International d’Art Rupestre, gli sciamani
andavano in trance e nelle loro
visioni passavano dalle pareti delle grotte per entrare nel mondo sotterraneo
degli spiriti, dove si davano molto da fare per il bene della propria comunità.
Al ritorno del viaggio sciamanico , disegnava sulle pareti della grotta gli
spiriti animali incontrati, quelli con cui si erano alleati, dando origine
all’iconografia religiosa di quei tempi . Fu questa umanità a scoprire, circa
10 mila anni fa , l’agricoltura, dando di fatto inizio al mondo che conosciamo
oggi.
Le prime religioni: preghiere alla natura.
Come erano le prime religioni?
Difficile dare una risposta. Anche se, come scrisse l’archeologo francese André Leroi Gourhan,
“non c’è nessuna valida ragione per negare ai paleolitici inquietudini di
carattere misterioso , non foss’altro perché la loro intelligenza, della stessa
natura (se non dello stesso livello) di quella dell’Homo sapiens, implica la
stessa reazione di fronte all’anormale, all’inesplicato”.
Oggi per noi è difficile capire
la mentalità di uomini che non erano sicuri nemmeno che il sole spuntasse di nuovo il giorno dopo : nel
paleolitico l’”inesplicato” era nella natura stessa, in un temporale o
nell’esplosione di un vulcano.
Qualunque evento naturale poteva
essere interpretato come il manifestarsi di un essere superiore e proprio il
timore di queste forze sconosciute potrebbe
aver generato, circa 100 mila anni fa , le prime forme di religiosità.
Molto prima delle pitture rupestri e
delle statuette femminili .
Si sarebbe quindi trattato da una
religione caratterizzata dall’animazione divina
dei fenomeni naturali che,
secondo alcuni studiosi , affiancò una fase in cui il clan venerava come totem un animale cui era particolarmente
legato. C’è poi chi ipotizza l’esistenza tra i paleolitici di un culto dell’orso.
Nelle stesse grotte che ospitavano sepolture, infatti, a volte gli archeologi
hanno ritrovato ossa di orso.
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