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domenica 8 dicembre 2013

RELIGIONE EBRAICA

RELIGIONE  EBRAICA

Il termine ebraismo indica sia la religione biblica del popolo d’Israele , sia le diverse manifestazioni religiose e storico-culturali ebraiche successive all’epoca biblica.
L’Ebraismo Biblico:
La memoria delle vicende del popolo di Israele tramandata dapprima nell’Antico Testamento. Abramo, padre dei credenti nel Dio unico , apparteneva ad uno dei tanti clan seminomadi segnalati in Mesopotamia nel XIX o XVIII secolo avanti Cristo ; la sua migrazione nella terra di Canaan avvenne in risposta all’appello di Dio che gli prometteva una discendenza ed una terra. La presenza di Ebrei in Egitto è attestata al tempo della dominazione degli Hyksos (tra il 1720 e il 1552 a.C.) ; verso il 1250 a.C. , forse al tempo del faraone Ramses II, ebbe luogo l’esodo sotto la guida di Mosè, al quale Dio aveva rivelato il suo nome . Dopo un lungo cammino nel deserto il popolo di Israele giunse al Sinai , dove Dio stipulò con lui l’alleanza : Dio vuole essere il Dio di Israele per fare d’Israele il popolo di Dio. Le clausole di questo patto sono costituite dal decalogo , le dieci parole donate da Dio al suo popolo perché abbia vita . L’ingresso nella terra di Canaan avvenne con Giosué (ca 1200 a.C.) . Dopo il tempo dei giudici , capi carismatici che guidavano le tribù ebraiche in momenti di difficoltà, venne istituita in Israele la monarchia . Davidé conquistò Gerusalemme  e ne fece la capitale del regno (ca 1010-970) . Il regno conobbe il massimo splendore con Salomone , che costruì il Tempio . Alla morte di Salomone il regno si divise : a nord il regno d’Israele , con capitale Samaria che scomparve definitivamente dopo la conquista Assira del 722 a.C. ; a sud il regno di Giuda con capitale Gerusalemme .
Nel 587 l’esercito Babilonese di Nabucodonosor distrusse Gerusalemme e il Tempio e pose fine al regno di Giuda . In ambedue i regni era risuonata la voce dei profeti , che richiamavano il popolo alla fedeltà all’alleanza e gli ricordavano l’amore fedele di Dio.
Il sorgere del giudaismo:
Nell’esilio a Babilonia gli Ebrei, privati della loro terra e del Tempio , impossibilitati ad offrire sacrifici salvaguardarono la loro identità etnico-religiosa mediante lo studio della parola di Dio , l’osservanza della circoncisione e del sabato , la celebrazione della Pasqua . Iniziò una nuova fase dell’ebraismo, che ha preso il nome di giudaismo.
Nel 538 a.C. un editto del re persiano Dario consentì agli ebrei esuli a Babilonia di ritornare in patria. Il popolo d’Israele che da questo momento fino al 1948 non ebbe più l’indipendenza politica, si dedicò alla ricostruzione della propria identità religiosa.
Sotto la guida di Esdra e di Neemia (libro di Israele orientò la sua fede in un movimento di ritorno al Signore : venne ricostruito il Tempio e si diede redazione definitiva al Pentateuco , la parte fondamentale della rivelazione biblica.
In epoca ellenistica (dal 323 al 31 a.C.)  la terra d’Israele ebbe il nome di Palestina e fu sottoposta ai sovrani di Siria . Nel secolo II a.C. Antioco IV Epifane con l’appoggio di numerosi membri della classe sacerdotale ed una parte del popolo introdusse  in Palestina usanze e istituzioni tipiche della civiltà ellenica , iniziò a perseguitare gli ebrei che difendevano l’integrità della loro fede , fece assassinare il sommo sacerdote Onia III e collocò nel Tempio una statua di Zeus Olimpio . Contro questo stato di cose insorsero i Maccabei . Gli Esseni si ritirarono nel deserto, sulle rive del mar morto, per attendere la venuta del Messia nel vero Tempio , cioè la comunità di quanti sono rimasti fedeli al Dio unico . E’ questa l’epoca della fioritura dell’apocalittica , dominata dall’annuncio dell’imminente fine dei tempi. Dal 63 a.C. la Palestina passò sotto il dominio romano . Erode il grande (73-4 a.C.) , insediato dai romani , ampliò il Tempio e arricchì Gerusalemme di nuovi palazzi . Durante il suo regno nacque Gesù .
La Palestina, alla morte di Agrippa I  (41-44 a.C.) passò sotto il diretto controllo di Roma . Nel 66 esplose la prima rivolta giudaica contro i romani . La distruzione del Tempio (70) e la conquista dell’ultimo baluardo  in mano agli ebrei, la fortezza di Masada (73) , sedarono momentaneamente la resistenza ebraica. Nel corso dell’assedio di Gerusalemme un Fariseo , rabbi Jochanan ben Zacchaj, ottenne dai romani il permesso di uscire  e organizzare a Javne un’accademia rabbinica e un sinedrio accademico il cui presidente divenne il rappresentante ufficiale dell’ebraismo.
Il giudaismo rabbinico
La nascita dell’accademia di Javnè segna un ulteriore fase del giudaismo. Verso la fine del secolo I venne fissato il canone ebraico della Bibbia e furono stabilite le regole della liturgia sinagogale. Dopo la seconda guerra giudaica (132-135) fu vietato agli ebrei di risiedere a Gerusalemme, trasformata in colonia romana. Da allora il centro della vita ebraica si spostò fuori dalla terra di Israele. L’attaccamento alla Torà , unica via per preservare la propria identità in un mondo pagano ed ostile, condusse alla redazione per opera delle accademie rabbiniche della Mishnà, raccolta di norme giuridico religiose tramandate oralmente, che costituivano un’interpretazione della Torà ed erano considerate dai farisei, ma non dai sadducei , parte integrante della rivelazione del Sinai. I commenti e le interpretazioni della Mishnà diedero vita al Talmud Palestinese  nel IV secolo, e al Talmud babilonese, completato nel V secolo e definitivamente redatto nel VI-VII secolo.
Quando, nel 380, il cristianesimo, ben presto staccatosi dal giudaismo, con attacchi e rivalità reciproche, divenne la religione ufficiale dell’impero, gli ebrei vennero progressivamente emarginati e perseguitati e furono emanate una serie di leggi discriminanti nei loro confronti entrate a far parte del Corpus iuris di Giustiniano (secolo VI) . Molti padri della chiesa con la loro predicazione e i loro scritti favorirono la crescente ostilità dei cristiani nei confronti degli ebrei accusati  di essere “ assassini del Signore, nemici di Dio, avvocati del diavolo, demoni” (Gregorio di Nissa) o “ serpenti, la cui immagine è Giuda e la cui preghiera è un raglio d’asino “ (Gerolamo) .
Ambrogio, vescovo di Milano, si oppose all’imperatore Teodosio che ordinava ai cristiani di ricostruire la sinagoga che avevano incendiato sotto la guida del loro vescovo a Callinico, in Mesopotamia.
Medioevo ed età moderna:
L’influsso ebraico sull’islam inizialmente fu importantissimo. Le “genti del Libro”, come il Corano chiama gli ebrei e i cristiani , potevano vivere all’interno dell’Islam nella fedeltà alla propria religione, a condizione di riconoscere l’autorità musulmana. L’ebraismo sefardita (da Se farad:Spagna) fu in stretto contatto con il mondo arabo-islamico e produsse eminenti figure di studiosi, filosofi , poeti e scienziati.
Dalla Spagna proviene anche il Sefer ha-Zohar (Libro dello Splendore) , massima opera della mistica ebraica (la qabbalà: ricezione, tradizione) , attribuita oggi a Moshé de Leon (m 1305)
Le crociate furono occasione di violente persecuzioni nei confronti degli ebrei. Anche la diffusione della peste nera verso la metà del XV secolo fu accompagnata da violenze contro gli ebrei, accusati di diffondere l’epidemia. Nel 1492 l’espulsione degli ebrei dalla Spagna riconquistata dai re “cattolici” diede inizio alla diaspora sefardita. Dal 1516 a Venezia il quartiere ebraico della città, sorto spontaneamente come luogo di protezione , fu trasformato in una residenza chiusa  imposta a tutti gli ebrei (ghetto) .
Il gheto di Roma, istituito da Papa Paolo IV nel 1555, fu quello che durò più a lungo  nel tempo; fu abolito solo nel 1870, con l’annessione di Roma all’Italia. Nel corso del XVI secolo il mistico Izchaq Luria diede vita a Safed, in Palestina, a un centro di studio che rinnovò la qabbalà, in cui si fondevano dottrine tradizionali del giudaismo con dottrine neoplatoniche e popolari. Il 600 vide il sorgere del sabbatianesimo, movimento che riconosceva la venuta del Messia nel predicatore Shabbataj Zevì (1626-1676) che però fu arrestato dalle autorità ottomane e si convertì all’Islam pur di avere salva la vita.
Nel 700 l’illuminismo ebraico (o haskalà) tentò di avvicinare  l’ebraismo al mondo moderno, mostrandone la conciliabilità con la ragione. Il principale rappresentante dell’haskalà fu Moses Mendelssohn (1729-1786) All’illuminismo ebraico si contrappose il chassidismo (da chasid: pio), corrente mistica a carattere popolare, iniziata da Israel ben Eliezer, detto il Baal Shem Tov (Signore del Nome buono), intorno al 1740 e diffusasi rapidamente nell’Europa orientale.
Il processo di emancipazione degli ebrei dall’emarginazione a cui erano stati condannati nei secoli precedenti si diffuse in Europa nel corso del secolo XVIII e si accompagnò spesso ad una forte spinta di secolarizzazione. Il giudaismo riformato, sorto in Germania, tentò di ritradurre l’ebraismo nella moderna civiltà occidentale attraverso una forte riduzione e relativizzazione delle osservanze rituali, l’abbandono dell’ebraico nella liturgia, la presa di distanza da una identità nazionale ebraica. In Russia le misure adottate dagli zar contro gli ebrei e i frequentissimi e sanguinosi pogrom (in russo, distruzione) aizzati contro di essi provocarono un ingente migrazione ebraica prevalentemente verso gli Stati Uniti, divenuti sede del più numeroso insediamento ebraico.
L’aspirazione ebraica a un ritorno nella Terra di Israele si concretizzò nel movimento sionista fondato da Theodor Herzl (1860-1904) . Dalla fine dell’800 iniziò l’emigrazione ebraica in Palestina, intensificatasi nel primo dopoguerra. Nel 1925 fu fondata a Gerusalemme la prima università ebraica ; il fatto consacrava ufficialmente la rinascita della lingua ebraica come lingua quotidiana e non solo liturgica.
L’antisemitismo razzista teorizzato nel secolo XIX culminò nel 900, durante la seconda guerra mondiale con la Shoà (in ebraico: catastrofe) : gli ebrei vittime dello sterminio nazista furono circa 6 milioni. La tragedia della Shoà ha segnato profondamente la memoria ebraica e la coscienza cristiana che l’ha permessa. Il 14.5.1948 segna ufficialmente la nascita dello stato ebraico; secondo la legge del ritorno (1950) ogni ebreo del mondo ha diritto di trasferirsi in Israele e diventarne cittadino . Gli ebrei residenti in Israele assommano a poco più di un terzo della totalità della popolazione ebraica mondiale (dati del 1991).
La fede ebraica:
L’ebraismo definisce la propria esperienza di fede attraverso il termine “emunà”, il quale va compreso soprattutto nella sua eccezione di “fiducia di Dio” in riferimento non tanto a ciò che egli è, ma soprattutto a ciò che egli opera nella storia e, in particolare, in quella del popolo d’Israele. Dalla stessa radice di “emunà” deriva il termine ‘amen, col quale si esprime l’atteggiamento di chi ha fede nel Signore e per questo rimane saldo” in lui e nei suoi insegnamenti.
La Bibbia ci testimonia che tale atteggiamento nasce e si sviluppa come fede storica nell’orizzonte della rivelazione di Dio verso l’umanità: è JHWH che per primo si rivolge ad Abramo, impegnandosi con un patto in nome del quale successivamente libera il popolo di Israele dalla schiavitù dell’Egitto e lo conduce verso la terra promessa. Israele risponde all’azione divina nei suoi confronti accogliendo gli insegnamenti rivelati sul Monte Sinai attraverso la Torà, ricevuta per mano di Mosé e poi trasmessa dalla Tradizione.
L’ebreo si riconosce quindi nella storia  di fede del popolo di Israele che da Abramo conduce ai giorni nostri e si lascia plasmare dalla memoria di questa storia attraverso azioni che coinvolgono i diversi momenti della vita quotidiana esprimendo concretamente la sua appartenenza al popolo della promessa.
Tale fede non è frutto di una elaborazione filosofica, ma piuttosto di una disposizione all’ascolto della parola rivelata: lo Shemà, la professione di fede ebraica, sottolinea questa disposizione nelle parole iniziali : “ Ascolta Israele, il Signore è il nostro Dio, Il Signore è uno…” Lo Shemà impegna l’ebreo a osservare gli insegnamenti divini indicati dai precetti e a trasmetterli di generazione in generazione: “ Porrete dunque nel cuore e nell’anima queste mie parole; le insegnerete ai vostri figli.., e gli ricorda che la sua adesione deve coincidere con una scelta di vita orientata dalla torà, in quanto segno di un impegno concreto di fronte alla fedeltà del Signore.
Fare la volontà del Signore:
Tutto ciò è espresso in maniera significativa in un passo biblico caro alla Tradizione ebraica: dopo che Mosè ebbe letto il libro dell’alleanza alla presenza di tutto il popolo, questo rispose: “ Tutto quello che il Signore ha detto noi lo faremo e lo ascolteremo. L’antecedenza del verbo “fare” rispetto al verbo “ascoltare” viene spiegata nei commenti rabbinici sottolineando il fatto che a chiedere l’osservanza dei precetti è il Signore che ha liberato dalla schiavitù d’Egitto, pertanto i precetti vanno accolti come una via indicata da un Dio che desidera la salvezza dell’uomo e quindi, prima di tutto, nella logica di una prassi animata dalla fede La fede tuttavia non sminuisce la necessità di un approfondimento anche di tipo intellettuale, necessario per comprendere progressivamente i molteplici sensi della parola rivelata e per adeguare i precetti alle sempre nuove situazioni storiche. Studio e preghiera sono compresi e vissuti come atti religiosi fondamentali che ogni ebreo deve impegnarsi a compiere: in ogni epoca la Torà è stata letta, studiata, commentata, attualizzata attraverso il metodo della discussione, con cui i maestri di tutti i tempi hanno esposte le loro interpretazioni, non necessariamente concordi, secondo criteri stabiliti  dalla Tradizione..
Quando un’interpretazione è accolta dalla maggioranza viene considerata rivelazione di Dio sul Monte Sinai portata alla luce del dibattito tra quanti cercano Dio nella sua parola. Per questa ragione la fede ebraica non si presenta come una dottrina monolitica, ma come una continua ricerca e comprensione di ciò che Dio ha rivelato: non si mette mai in dubbio il fatto che egli abbia parlato, ma si discute sul significato di ciò che egli ha detto, e la scrittura è considerata, più che una fonte di risposte, un ambito che suscita e orienta nuove domande, affinché gli uomini continuino a ricercare tutti i suoi significati possibili.
L’obbiettivo di tale indagine non è una speculazione intellettuale  fine a se stressa , bensì l’esigenza di comprendere sempre meglio come vivere e realizzare la vocazione particolare  per cui il Signore ha separato Israele dagli altri popoli, che è quello di diventare “un regno di sacerdoti e una nazione santa”, nell’orizzonte di un servizio di testimonianza animato dal precetto dell’amore verso Dio e verso il prossimo che riassume in sé tutti gli altri. In questo modo l’ebraismo esprime la consapevolezza di essere chiamato come primo Patriarca Abramo, a camminare “davanti” al Signore, invito che viene interpretato nei commenti rabbinici in relazione alla realizzazione della salvezza nella storia: perché Dio possa agire nella storia è necessario che qualcuno gli indichi e gli prepari la strada, e per i figli di Israele questo significa continuare a essere quel popolo attraverso il quale la benedizione di JHWH ( secondo la tradizione ebraica, il tetagramma, parola di quattro consonanti, che rappresenta il nome proprio di Dio) in Abramo si offre a tutte le famiglie della terra.
La benedizione e la santificazione del tempo:
L’orientamento della spiritualità ebraica e la radice di ogni sua forma liturgica sono ben espresse dalla dinamica che la benedizione divina suscita: dal momento che JHWH crea nel segnod ella benedizione, il mondo e la storia possono svelare la profondità del loro senso ultimo solo a chi è capace di vivere in rapporto alla creazione benedicendo Dio per ogni cosa e in ogni situazione, sia nel bene che nella sventura. A questo proposito nella Tradizione ebraica esistono benedizioni per ogni circostanza, le quali ricordano all’uomo che tutto proviene dal Signore e solo in riferimento a lui e alla sua Totà acquista significato.
Secondo tale prospettiva, il mondo è compreso innanzitutto come il mondo di Dio, nel quale il credente è chiamato a santificare il tempo attraverso la celebrazione delle feste che ripercorrono i momenti più significativi della rivelazione di Dio a Israele. Fra queste la celebrazione annuale della Pasqua costituisce un momento fondante e particolarmente importante per l’identità stessa del popolo ebraico: la sua struttura “memoriale” rende chi la celebra contemporaneo agli ebrei che con Mosè sono usciti dall’Egitto , per cui è considerata uno spazio privilegiato per la trasmissione della fede alle nuove generazioni. In senso analogo vengono vissute le altre liturgie familiari che caratterizzano le diverse feste religiose: attraverso esse i bambini, coinvolti attivamente fin dalla più tenera età, assimilano la Tradizione di cui fanno parte, facendo memoria della storia di fede  del loro popolo. Ricordare, infatti è per gli ebrei una dimensione fondamentale, un esplicito comando divino,in nome del quale i genitori hanno il dovere di raccontare  e spiegare ai figli ciò che il Signore  ha compiuto in Israele.
L’attesa messianica:
Fra le speranze e le attese dell’ebraismo si colloca anche quella dei tempi messianici, che, pur non essendo la prospettiva principale, ne rappresenta comunque uno degli orientamenti significativi. Questo evento non è atteso necessariamente legato ad un Messia particolare, bensì come svolta storica  nella quale i segni della salvezza saranno evidenti per tutti, cancellando definitivamente dal mondo ogni traccia di dolore. La Tradizione ebraica ha sviluppato al riguardo correnti fra loro diversificate, così come più volte  ha creduto di aver individuato figure messianiche che poi non si sono rivelate tali. Fra l’altro ha sottolineato, soprattutto nelle sue correnti mistiche, anche la possibilità che i tempi messianici non siano solo il frutto di un intervento divino, ma insieme il risultato di un impegno dell’uomo a favore del bene comune dell’umanità.
La fiducia ebraica di JHWH di intervenire con azioni di salvezza nei confronti del suo popolo si è misurata nel corso dei secoli con eventi particolarmente dolorosi come la distruzione del Tempio di Gerusalemme nel 70 d.C., la cacciata degli ebrei dalla Spagna nel 1492 e, nel 900, con la catastrofe nazista che ha prodotto l’orrore di Aushwitz. La Shoà rimane nella memoria degli ebrei come un esperienza di silenzio da leggersi su due versanti: silenzio di Dio ma anche silenzio dell’uomo, che non può non interpellare sia gli ebrei che l’hanno subito, sia tutti coloro che in qualche modo, lo hanno permesso. Diverse sono le riflessioni maturate all’interno del pensiero ebraico contemporaneo, che nelle sue forme più audaci è arrivato a rimettere in discussione il modo di comprendere l’onnipotenza divina. Tutto ciò comunque non impedisce alla Tradizione ebraica di continuare con coraggio a testimoniare fra i popoli l’unicità del Dio di Israele a cui rimane fedele..

JHWH
Secondo la tradizione ebraica, il tetragramma (parola di quattro consonanti) che rappresenta il nome di Dio. Esso non veniva e non viene pronunciato in base al comandamento “Non pronunzierai invano il nome del Signore, tuo Dio. Gli ebrei nella lettura liturgica della Bibbia lo leggono Adonaj (mio Signore) al di fuori del culto ha-Shem (il Nome) . Nella traduzione della Bibbia  in greco dei Settanta JHWH è reso con Kyrios (Signore); nelle traduzioni moderne viene tradotto Signore nelle versioni cattoliche ed Eterno in quelle protestanti. L’esatta pronuncia di JHWH non è conosciuta. La sua lettura vocalizzata con “a”ed “e” (Jahweh) è sconsigliata in quanto irrispettosa e, comunque, offensiva per la fede ebraica. Del tutto infondata è la vocalizzazione con “e”, “o”, “a”, da cui cui Jehowa o Geova.
Il tetragramma ricorre nella Bibbia 5372 volte ed è l’appellativo usato per Dio. Dal punto di vista grammaticale corrispondeva alla terza persona singolare dell’imperfetto del verbo essere: “egli c’è, “egli esiste”; secondo l’interpretazione più accreditata “Dio che è con noi”

TORA’
Il complesso della Rivelazione donata da Dio a Mosè sul Monte Sinai. Torà sono le dieci parole (il Decalogo) del Sinai, ma Torà indica anche l’insieme dei primi cinque libri della Bibbia ( Genesi,Esodo, Levitino, Numeri, Deuteronomio) attribuiti tradizionalmente a Mosè e chiamati con termine greco Pentateuco; essi narrano la storia del popolo di Israele dalle origini all’ingresso nella Terra promessa.
Il termine Torà in ebraico significa “insegnamento, dottrina”. La traduzione greca nòmos: “Legge”, impiegata nel Nuovo testamento e successivamente affermatasi, è deviante in quanto introduce una connotazione legalistica assente nel termine ebraico.

TALMUD
Il termine Talmud (che significa studio) indica la raccolta dei commenti (Ghemarà) alla Torà orale confluita nella Mishnà. Si presenta sotto forma di discussioni fra maestri e discepoli intorno ai più diversi argomenti e raccoglie materiale disparato: racconti, sentenze, storie popolari, interpretazioni di passi biblici. Fu elaborato dalle scuole rabbiniche della Palestina e di Babilonia, per cui esistono dueredazioni del Talmud: il Talmud di Gerusalemme (fine del IV secolo d.C.)  e il Talmud babilonese (fine del VI secolo d.C.).

HALAKA’
Termine ebraico (via,comportamento) che nell’interpretazione rabbinica della Bibbia e nel Tamud indica le parti dirette a ricavare precise norme di condotta che concretizzando il rispetto scrupoloso dei precetti contenuti nella Torà.


MACCABEI
Due libri storici della Bibbia: deuterocanonici, sono ammessi nel canone delle Chiese cattoliche e ortodosse, ma  non sono entrati nel canone ebraico e in quello delle chiese riformate. La traduzione greca dei Settanta ne riporta altri due , considerati apocrifi anche dalla chiesa cattolica. Il titolo dei libri proviene dal soprannome dato a Giuda, terzo figlio del sacerdote Mattatia, detto il Maccabeo, in ebraico “il martello”, ed esteso poi ai suoi fratelli. I libri narrano la riscossa giudaica contro la dominazione ellenistica di Antioco IV Epifanie, re di Siria, guidata dai Maccabei.
La dominazione siriana appoggiava in Palestina i fautori dell’ellenismo, quegli ebrei cioè che avevano, in diversa misura, accolto la cultura greca. Sotto Antioco IV vennero introdotte in Palestina le istituzioni pedagogiche greche; nel Tempio, accanto all’altare  degli olocausti, fu collocata una statua di Zeus Olimpio; le pratiche giudaiche vennero proibite sotto pena di gravi sanzioni. Il primo libro dei Maccabei venne redatto verso la fine del II secolo a.C. e ci è pervenuto in un testo greco che costituisce probabilmente la versione di un originale ebraico. Il racconto inizia con la descrizione della Palestina dopo la profanazione  del Tempio del 167 a.C. e prosegue presentando i capi della resistenza giudaica: Giuda, Gionata, Simone, . Il libro, pur avvalendosi di documenti storici, manifesta il chiaro intento di tessere lodi ai Maccabei, strumenti di cui Dio si serve per ottenere la liberazione  religiosa e politica del suo popolo. Il secondo libro, compendio di un opera più vasta, fu redatto verso il 100 a.C. manifestando maggiore interesse per l’aspetto religioso rispetto al primo Maccabei.
Alcune lettere indirizzate ai giudei dell’Egitto per invitarli a venerare il Tempio aprono l’opera; e il tema del Tempio appare in tutti i cinque quadri che compongono il testo. La testimonianza della fede fino al martirio e la speranza nella resurrezione renderanno particolarmente caro questo  testo alla Chiesa antica provata dalle persecuzioni.

ESSENI
Corrente religiosa del giudaismo, attiva dal II secolo a.C. alla prima guerra giudaica  (66-70 d.C.) . Gli Esseni presentavano le caratteristiche della “ setta” separata dall’insieme del popolo, con una organizzazione di tipo cenobitico (che vivevano in comunità), secondo una regola scoperta a Qumran, presso il Mar Morto, dove, secondo una tesi accreditata, avevano stabilito il centro del loro movimento.
Gli Esseni si caratterizzavano per la radicalità del rispetto della legge nell’attesa dell’evento messianico. Sembra che la comunità essenza abbia conosciuto una riorganizzazione agli inizidel secolo I a.C..
Ne fu promotore un personaggio il cui nome non è ricordato, forse perché assurto nella sfera nell’ineffabile: documenti successivi alla sua morte lo designano semplicemente come “maestro di giustizia” e “sacerdote”. Poco prima del 63 a.C. subì insieme ai fratelli crudeli persecuzioni da parte di un “sacerdote empio” identificabile nel somo sacerdote Arcano II, che lo fece giustiziare.. La repressione non riuscì a disperdere gli esseni, ma accentuò l’importanza da loro attribuita al tema del dolore dei giusti, riproposto in chiave messianica.  Essi erano convinti di costituire il “vero Israele” e di poter rappresentare, alla fine dei tempi, i “ Figli della luce” nella vittoriosa battaglia contro i “ Figli delle Tenebre”. La loro comunità, retta da sacerdoti, seguiva un calendario proprio, diverso da quello del Tempio di Gerusalemme,,osservava una rigida purezza rituale (bagni lustrali, rinuncia al matrimonio), praticava una partecipazione egualitaria dei beni, con la rinuncia alla proprietà privata. Vi si era ammessi dopo una prova di due anni e il giuramento di osservare le norme della purità e del pasto comune. La scoperta dei rotoli di Qumran, che molti studiosi ritengono appartenuti agli esseni, risulta di grande importanza per stabilire il testo della Bibbia e facilitarne l’esegesi (interpretazione critica di un testo), oltre che per conoscere aspetti importanti della società religiosa in cui si inserì la predicazione di Gesù.

FARISEI
Corrente religiosa del giudaismo sorta probabilmente al tempo dei Maccabei (secondo secolo a.C.). I farisei venivano chiamati con questo nome (in ebraico ferushim:separati) perché formavano un gruppo caratterizzato da una scrupolosa osservanza della Torà, letta, meditata, amata quale espressione della volontà divina, e da una rigida separazione da quanti non aderivano agli stessi principi. Mentre i sadducei, classe sacerdotale legata al tempio e fortemente ellenizzata, si richiamava unicamente all’autorità della Scrittura, i farisei accettavano accanto ad essa l’interpretazione della legge data dalla tradizione orale (la Torà orale, ritenuta rivelata direttamente a Mosè sul Sinai) , credevano all’immortalità dell’anima , alla resurrezione dei corpi, all’esistenza degli angeli. Politicamente moderati, non condividevano l’atteggiamento degli Zeloti, gruppo che si ribellava alla dominazione romana e che prese parte attiva alle rivolte  che ebbero luogo in Palestina a partire  dal 66 d.C.. Dopo la distruzione del tempio per mano dei romani (70) , scomparsa la classe sacerdotale, i farisei divennero la guida spirituale del popolo ebraico. Gesù, che pure nella sua predicazione fa propri alcuni temi cari ai farisei, critica severamente il legalismo e l’ipocrisia di molti di loro. Va ricordato tuttavia, che questi testi rispecchiano la situazione di forte tensione tra il nascente cristianesimo e il giudaismo e tendono ad accentuare le differenze, le opposizioni, mettendo in guardia contro la tentazione del fariseismo, inteso in accezione negativa, come ipocrita legalismo, sempre incombente anche all’interno della comunità cristiana.

SADDUCEI
Partito religioso ebraico, costituito dall’aristocrazia sacerdotale, sorto nella seconda metà del secolo II a.C. in opposizione ai farisei. Ritenuto vincolante solo la Torà scritta della Bibbia e non la Torà orale tramandata dai farisei e negavano la resurrezione dei morti. Furono i principali nemici della predicazione di Gesù. Scomparvero nel 70 d.C., dopo la presa di Gerusalemme e la distruzione del Tempio da parte dei romani.

ZELOTI
Partito religioso giudaico (dal greco Zelotès: pieno di zelo, entusiasmo) . Secondo lo storicoGiuseppe Flavio, gli zelati erano vicini alle posizioni dottrinali dei farisei, ma “tenevano alla libertà con grande tenacia e riconoscevano come loro signore e re soltanto Dio”. Per questo non riconoscevano la signoria dell’imperatore romano né le imposte a lui dovute e si opponevano con la violenza al dominio romano, in vista di ricostruire il regno d’Israele, su cui solo Dio poteva regnare. I padroni di questo movimento si possono forse vedere nell’insurrezione di Giuda il Galileo contro Roma al tempo del censimento di Quirino (6 d.C.) .
Gli Zelati furono i più attivi protagonisti nella guerra giudaica (66-70 a.C.) . Secondo Luca e gli Atti degli Apostoli di Gesù c’era un aderente a questo movimento, Simone lo Zelota.

SHOA’
Shoà è il termine ebraico (letteralmente “annientamento, devastazione”) che designa la catastrofe consumatasi in Europa durante la seconda guerra mondiale perpetrata dai nazisti che sterminarono 6 milioni di ebrei di cui 1 milione e mezzo di bambini.
E’ errato indicare tale sciagura con il termine olocausto , in quanto gli olocausti erano i sacrifici “graditi al Signore” che venivano offerti al Tempio di Gerusalemme.
Questo tragico evento ha segnato profondamente la memoria del popolo ebraico che lo ha subito, sia quella della cultura europea di ispirazione cristiana che non ha saputo evitarlo. Per l’ebraismo la shoà (il suo nome-simbolo eè Auschwitz) rimane infatti il momento del silenzio di Dio nei confronti del suo popolo, silenzio delle vittime alle quali è stata tolta la possibilità di vivere, silenzio di coloro che potevano intervenire per evitarla o attenuarla e non l’hanno fatto. Di fronte a questo silenzio l’ebraismo stà ripensando la sua identità e sta sviluppando una nuova riflessione su Dio. Per la cultura europea cristiana la shoà è la cifra di un fallimento epocale che costringe i cristiani a interrogarsi sulle proprie responsabilità nell’alimentare l’antisemitismo: come ha sottolineato J.B. Metz, dopo Auschwitz la teologia cristiana non può più essere la stessa. Per questa ragione un comitato internazionale (comprendente anche ebrei sopravvissuti) riunitosi nel 1947 a Seelisberg, ha elaborato un documento in dieci punti che ha orientato le scelte di tutte le chiese, le quali, condannando più o meno esplicitamente l’antisemitismo come un peccato contro Dio e contro gli uomini, si sono incamminate sulla strada del dialogo cristiano-ebraico.

SIONISMO
Movimento politico-culturale ebraico, sorto alla fine del XIX secolo (Cogresso di Basilea del 1897, che diede forma organizzata alle proposte avanzate nel 1896 da Th. Herzel nel lIbro “Lo stato ebraico” : di fronte a quello che veniva valutato come fallimento della politica di assimilazione degli ebrei nelle comunità nazionali dell’Occidente , si proponeva la rinascita del popolo ebraico mediante la costituzione in Palestina di uno stato indipendente ispirato a valori intellettuali, scientifici, politici e sociali della moderna civiltà occidentale  (con una forte sottolineatura degli ideali socialisti) e, al tempo stesso, agli specifici valori nazionali-culturali del mondo ebriaco.
Il termine sionismo deriva dal colle (chiamato Sion)  su cui sorgeva la parte antica di Gerusalemm

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