RELIGIONE EBRAICA
Il termine ebraismo indica sia la
religione biblica del popolo d’Israele , sia le diverse manifestazioni
religiose e storico-culturali ebraiche successive all’epoca biblica.
L’Ebraismo Biblico:
La memoria delle vicende del
popolo di Israele tramandata dapprima nell’Antico Testamento. Abramo, padre dei credenti nel Dio
unico , apparteneva ad uno dei tanti clan seminomadi segnalati in Mesopotamia
nel XIX o XVIII secolo avanti Cristo ; la sua migrazione nella terra di Canaan
avvenne in risposta all’appello di Dio che gli prometteva una discendenza ed
una terra. La presenza di Ebrei in Egitto è attestata al tempo della
dominazione degli Hyksos (tra il 1720 e il 1552 a .C.) ; verso il 1250 a .C. , forse al tempo
del faraone Ramses II, ebbe luogo l’esodo sotto la guida di Mosè, al quale Dio aveva rivelato il
suo nome . Dopo un lungo cammino nel deserto il popolo di Israele giunse al
Sinai , dove Dio stipulò con lui l’alleanza : Dio vuole essere il Dio di
Israele per fare d’Israele il popolo di Dio. Le clausole di questo patto sono
costituite dal decalogo , le dieci parole donate da Dio al suo popolo perché
abbia vita . L’ingresso nella terra di Canaan avvenne con Giosué (ca 1200 a .C.)
. Dopo il tempo dei giudici , capi carismatici che guidavano le tribù ebraiche
in momenti di difficoltà, venne istituita in Israele la monarchia . Davidé conquistò Gerusalemme e ne fece la capitale del regno (ca 1010-970)
. Il regno conobbe il massimo splendore con Salomone , che costruì il Tempio . Alla morte di Salomone il regno
si divise : a nord il regno d’Israele , con capitale Samaria che scomparve
definitivamente dopo la conquista Assira del 722 a .C. ; a sud il regno di
Giuda con capitale Gerusalemme .
Nel 587 l’esercito Babilonese di
Nabucodonosor distrusse Gerusalemme e il Tempio e pose fine al regno di Giuda .
In ambedue i regni era risuonata la voce dei profeti , che richiamavano il
popolo alla fedeltà all’alleanza e gli ricordavano l’amore fedele di Dio.
Il sorgere del giudaismo:
Nell’esilio a Babilonia gli Ebrei,
privati della loro terra e del Tempio , impossibilitati ad offrire sacrifici
salvaguardarono la loro identità etnico-religiosa mediante lo studio della
parola di Dio , l’osservanza della circoncisione e del sabato , la celebrazione
della Pasqua . Iniziò una nuova fase dell’ebraismo, che ha preso il nome di
giudaismo.
Nel 538 a .C. un editto del re
persiano Dario consentì agli ebrei esuli a Babilonia di ritornare in patria. Il
popolo d’Israele che da questo momento fino al 1948 non ebbe più l’indipendenza
politica, si dedicò alla ricostruzione della propria identità religiosa.
Sotto la guida di Esdra e di Neemia (libro di Israele
orientò la sua fede in un movimento di ritorno al Signore : venne ricostruito
il Tempio e si diede redazione definitiva al Pentateuco , la parte
fondamentale della rivelazione biblica.
In epoca ellenistica (dal 323 al 31 a .C.) la terra d’Israele ebbe il nome di Palestina
e fu sottoposta ai sovrani di Siria . Nel secolo II a.C. Antioco IV Epifane con
l’appoggio di numerosi membri della classe sacerdotale ed una parte del popolo
introdusse in Palestina usanze e
istituzioni tipiche della civiltà ellenica , iniziò a perseguitare gli ebrei
che difendevano l’integrità della loro fede , fece assassinare il sommo
sacerdote Onia III e collocò nel
Tempio una statua di Zeus Olimpio . Contro questo stato di cose insorsero i Maccabei . Gli Esseni si ritirarono nel deserto, sulle rive del mar morto, per
attendere la venuta del Messia nel vero Tempio , cioè la comunità di quanti
sono rimasti fedeli al Dio unico . E’ questa l’epoca della fioritura
dell’apocalittica , dominata dall’annuncio dell’imminente fine dei tempi. Dal 63 a .C. la Palestina passò sotto il
dominio romano . Erode il grande (73-4 a .C.) , insediato dai romani , ampliò il
Tempio e arricchì Gerusalemme di nuovi palazzi . Durante il suo regno nacque Gesù .
Il giudaismo rabbinico
La nascita dell’accademia di
Javnè segna un ulteriore fase del giudaismo. Verso la fine del secolo I venne
fissato il canone ebraico della Bibbia e furono stabilite le regole della
liturgia sinagogale. Dopo la seconda guerra giudaica (132-135) fu vietato agli
ebrei di risiedere a Gerusalemme, trasformata in colonia romana. Da allora il
centro della vita ebraica si spostò fuori dalla terra di Israele.
L’attaccamento alla Torà , unica via
per preservare la propria identità in un mondo pagano ed ostile, condusse alla
redazione per opera delle accademie rabbiniche della Mishnà, raccolta di norme giuridico religiose tramandate oralmente,
che costituivano un’interpretazione della Torà ed erano considerate dai farisei, ma non dai sadducei , parte integrante della
rivelazione del Sinai. I commenti e le
interpretazioni della Mishnà diedero
vita al Talmud Palestinese nel IV
secolo, e al Talmud babilonese, completato nel V secolo e definitivamente
redatto nel VI-VII secolo.
Quando, nel 380, il
cristianesimo, ben presto staccatosi dal giudaismo, con attacchi e rivalità
reciproche, divenne la religione ufficiale dell’impero, gli ebrei vennero
progressivamente emarginati e perseguitati e furono emanate una serie di leggi
discriminanti nei loro confronti entrate a far parte del Corpus iuris di Giustiniano (secolo VI) . Molti padri della chiesa
con la loro predicazione e i loro scritti favorirono la crescente ostilità dei
cristiani nei confronti degli ebrei accusati
di essere “ assassini del Signore, nemici di Dio, avvocati del diavolo,
demoni” (Gregorio di Nissa) o “ serpenti, la cui immagine è Giuda e la cui preghiera
è un raglio d’asino “ (Gerolamo) .
Ambrogio, vescovo di Milano, si
oppose all’imperatore Teodosio che ordinava ai cristiani di ricostruire la
sinagoga che avevano incendiato sotto la guida del loro vescovo a Callinico, in
Mesopotamia.
Medioevo ed età moderna:
L’influsso ebraico sull’islam
inizialmente fu importantissimo. Le “genti del Libro”, come il Corano chiama
gli ebrei e i cristiani , potevano vivere all’interno dell’Islam nella fedeltà
alla propria religione, a condizione di riconoscere l’autorità musulmana.
L’ebraismo sefardita (da Se
farad:Spagna) fu in stretto contatto con il mondo arabo-islamico e produsse
eminenti figure di studiosi, filosofi , poeti e scienziati.
Dalla Spagna proviene anche il Sefer
ha-Zohar (Libro dello Splendore) , massima opera della mistica ebraica (la
qabbalà: ricezione, tradizione) , attribuita oggi a Moshé de Leon (m 1305)
Le crociate furono occasione di
violente persecuzioni nei confronti degli ebrei. Anche la diffusione della
peste nera verso la metà del XV secolo fu accompagnata da violenze contro gli
ebrei, accusati di diffondere l’epidemia. Nel 1492 l’espulsione degli ebrei
dalla Spagna riconquistata dai re “cattolici” diede inizio alla diaspora
sefardita. Dal 1516 a
Venezia il quartiere ebraico della città, sorto spontaneamente come luogo di
protezione , fu trasformato in una residenza chiusa imposta a tutti gli ebrei (ghetto) .
Il gheto di Roma, istituito da
Papa Paolo IV nel 1555, fu quello che durò più a lungo nel tempo; fu abolito solo nel 1870, con l’annessione
di Roma all’Italia. Nel corso del XVI secolo il mistico Izchaq Luria diede vita
a Safed, in Palestina, a un centro di studio che rinnovò la qabbalà, in cui si
fondevano dottrine tradizionali del giudaismo con dottrine neoplatoniche e
popolari. Il 600 vide il sorgere del sabbatianesimo,
movimento che riconosceva la venuta del Messia nel predicatore Shabbataj Zevì
(1626-1676) che però fu arrestato dalle autorità ottomane e si convertì
all’Islam pur di avere salva la vita.
Nel 700 l’illuminismo ebraico (o haskalà) tentò di avvicinare l’ebraismo al mondo moderno, mostrandone la
conciliabilità con la ragione. Il principale rappresentante dell’haskalà fu
Moses Mendelssohn (1729-1786) All’illuminismo ebraico si contrappose il chassidismo (da chasid: pio), corrente
mistica a carattere popolare, iniziata da Israel ben Eliezer, detto il Baal
Shem Tov (Signore del Nome buono), intorno al 1740 e diffusasi rapidamente
nell’Europa orientale.
Il processo di emancipazione
degli ebrei dall’emarginazione a cui erano stati condannati nei secoli
precedenti si diffuse in Europa nel corso del secolo XVIII e si accompagnò
spesso ad una forte spinta di secolarizzazione. Il giudaismo riformato, sorto
in Germania, tentò di ritradurre l’ebraismo nella moderna civiltà occidentale
attraverso una forte riduzione e relativizzazione delle osservanze rituali,
l’abbandono dell’ebraico nella liturgia, la presa di distanza da una identità
nazionale ebraica. In Russia le misure adottate dagli zar contro gli ebrei e i
frequentissimi e sanguinosi pogrom (in russo, distruzione) aizzati contro di
essi provocarono un ingente migrazione ebraica prevalentemente verso gli Stati
Uniti, divenuti sede del più numeroso insediamento ebraico.
L’aspirazione ebraica a un
ritorno nella Terra di Israele si concretizzò nel movimento sionista fondato da Theodor Herzl (1860-1904) . Dalla
fine dell’800 iniziò l’emigrazione ebraica in Palestina, intensificatasi nel
primo dopoguerra. Nel 1925 fu fondata a Gerusalemme la prima università ebraica
; il fatto consacrava ufficialmente la rinascita della lingua ebraica come
lingua quotidiana e non solo liturgica.
L’antisemitismo razzista
teorizzato nel secolo XIX culminò nel 900, durante la seconda guerra mondiale
con la Shoà (in
ebraico: catastrofe) : gli ebrei vittime dello sterminio nazista furono
circa 6 milioni. La tragedia della Shoà ha segnato profondamente la memoria
ebraica e la coscienza cristiana che l’ha permessa. Il 14.5.1948 segna
ufficialmente la nascita dello stato ebraico; secondo la legge del ritorno (1950)
ogni ebreo del mondo ha diritto di trasferirsi in Israele e diventarne
cittadino . Gli ebrei residenti in Israele assommano a poco più di un terzo
della totalità della popolazione ebraica mondiale (dati del 1991).
La fede ebraica:
L’ebraismo definisce la propria
esperienza di fede attraverso il termine “emunà”, il quale va compreso
soprattutto nella sua eccezione di “fiducia di Dio” in riferimento non tanto a
ciò che egli è, ma soprattutto a ciò che egli opera nella storia e, in
particolare, in quella del popolo d’Israele. Dalla stessa radice di “emunà”
deriva il termine ‘amen, col quale si esprime l’atteggiamento di chi ha fede
nel Signore e per questo rimane saldo” in lui e nei suoi insegnamenti.
L’ebreo si riconosce quindi nella
storia di fede del popolo di Israele che
da Abramo conduce ai giorni nostri e si lascia plasmare dalla memoria di questa
storia attraverso azioni che coinvolgono i diversi momenti della vita
quotidiana esprimendo concretamente la sua appartenenza al popolo della
promessa.
Tale fede non è frutto di una
elaborazione filosofica, ma piuttosto di una disposizione all’ascolto della
parola rivelata: lo Shemà, la professione di fede ebraica, sottolinea questa
disposizione nelle parole iniziali : “ Ascolta Israele, il Signore è il nostro
Dio, Il Signore è uno…” Lo Shemà impegna l’ebreo a osservare gli insegnamenti
divini indicati dai precetti e a trasmetterli di generazione in generazione: “
Porrete dunque nel cuore e nell’anima queste mie parole; le insegnerete ai vostri
figli.., e gli ricorda che la sua adesione deve coincidere con una scelta di
vita orientata dalla torà, in quanto segno di un impegno concreto di fronte
alla fedeltà del Signore.
Fare la volontà del Signore:
Tutto ciò è espresso in maniera
significativa in un passo biblico caro alla Tradizione ebraica: dopo che Mosè
ebbe letto il libro dell’alleanza alla presenza di tutto il popolo, questo
rispose: “ Tutto quello che il Signore ha detto noi lo faremo e lo ascolteremo.
L’antecedenza del verbo “fare” rispetto al verbo “ascoltare” viene spiegata nei
commenti rabbinici sottolineando il fatto che a chiedere l’osservanza dei
precetti è il Signore che ha liberato dalla schiavitù d’Egitto, pertanto i
precetti vanno accolti come una via indicata da un Dio che desidera la salvezza
dell’uomo e quindi, prima di tutto, nella logica di una prassi animata dalla
fede La fede tuttavia non sminuisce la necessità di un approfondimento anche di
tipo intellettuale, necessario per comprendere progressivamente i molteplici
sensi della parola rivelata e per adeguare i precetti alle sempre nuove
situazioni storiche. Studio e preghiera sono compresi e vissuti come atti
religiosi fondamentali che ogni ebreo deve impegnarsi a compiere: in ogni epoca
la Torà è stata
letta, studiata, commentata, attualizzata attraverso il metodo della
discussione, con cui i maestri di tutti i tempi hanno esposte le loro
interpretazioni, non necessariamente concordi, secondo criteri stabiliti dalla Tradizione..
Quando un’interpretazione è
accolta dalla maggioranza viene considerata rivelazione di Dio sul Monte Sinai
portata alla luce del dibattito tra quanti cercano Dio nella sua parola. Per
questa ragione la fede ebraica non si presenta come una dottrina monolitica, ma
come una continua ricerca e comprensione di ciò che Dio ha rivelato: non si
mette mai in dubbio il fatto che egli abbia parlato, ma si discute sul
significato di ciò che egli ha detto, e la scrittura è considerata, più che una
fonte di risposte, un ambito che suscita e orienta nuove domande, affinché gli
uomini continuino a ricercare tutti i suoi significati possibili.
L’obbiettivo di tale indagine non
è una speculazione intellettuale fine a
se stressa , bensì l’esigenza di comprendere sempre meglio come vivere e
realizzare la vocazione particolare per
cui il Signore ha separato Israele dagli altri popoli, che è quello di
diventare “un regno di sacerdoti e una nazione santa”, nell’orizzonte di un
servizio di testimonianza animato dal precetto dell’amore verso Dio e verso il
prossimo che riassume in sé tutti gli altri. In questo modo l’ebraismo esprime
la consapevolezza di essere chiamato come primo Patriarca Abramo, a camminare
“davanti” al Signore, invito che viene interpretato nei commenti rabbinici in
relazione alla realizzazione della salvezza nella storia: perché Dio possa
agire nella storia è necessario che qualcuno gli indichi e gli prepari la
strada, e per i figli di Israele questo significa continuare a essere quel
popolo attraverso il quale la benedizione di
JHWH ( secondo la tradizione ebraica,
il tetagramma, parola di quattro consonanti, che rappresenta il nome proprio di
Dio) in Abramo si offre a tutte le famiglie della terra.
La benedizione e la
santificazione del tempo:
L’orientamento della spiritualità
ebraica e la radice di ogni sua forma liturgica sono ben espresse dalla
dinamica che la benedizione divina suscita: dal momento che JHWH crea nel
segnod ella benedizione, il mondo e la storia possono svelare la profondità del
loro senso ultimo solo a chi è capace di vivere in rapporto alla creazione
benedicendo Dio per ogni cosa e in ogni situazione, sia nel bene che nella
sventura. A questo proposito nella Tradizione ebraica esistono benedizioni per
ogni circostanza, le quali ricordano all’uomo che tutto proviene dal Signore e
solo in riferimento a lui e alla sua Totà acquista significato.
Secondo tale prospettiva, il
mondo è compreso innanzitutto come il mondo di Dio, nel quale il credente è
chiamato a santificare il tempo attraverso la celebrazione delle feste che
ripercorrono i momenti più significativi della rivelazione di Dio a Israele.
Fra queste la celebrazione annuale della Pasqua costituisce un momento fondante
e particolarmente importante per l’identità stessa del popolo ebraico: la sua
struttura “memoriale” rende chi la celebra contemporaneo agli ebrei che con
Mosè sono usciti dall’Egitto , per cui è considerata uno spazio privilegiato
per la trasmissione della fede alle nuove generazioni. In senso analogo vengono
vissute le altre liturgie familiari che caratterizzano le diverse feste
religiose: attraverso esse i bambini, coinvolti attivamente fin dalla più
tenera età, assimilano la
Tradizione di cui fanno parte, facendo memoria della storia
di fede del loro popolo. Ricordare,
infatti è per gli ebrei una dimensione fondamentale, un esplicito comando
divino,in nome del quale i genitori hanno il dovere di raccontare e spiegare ai figli ciò che il Signore ha compiuto in Israele.
L’attesa messianica:
Fra le speranze e le attese
dell’ebraismo si colloca anche quella dei tempi messianici, che, pur non
essendo la prospettiva principale, ne rappresenta comunque uno degli
orientamenti significativi. Questo evento non è atteso necessariamente legato
ad un Messia particolare, bensì come svolta storica nella quale i segni della salvezza saranno
evidenti per tutti, cancellando definitivamente dal mondo ogni traccia di
dolore. La Tradizione
ebraica ha sviluppato al riguardo correnti fra loro diversificate, così come
più volte ha creduto di aver individuato
figure messianiche che poi non si sono rivelate tali. Fra l’altro ha
sottolineato, soprattutto nelle sue correnti mistiche, anche la possibilità che
i tempi messianici non siano solo il frutto di un intervento divino, ma insieme
il risultato di un impegno dell’uomo a favore del bene comune dell’umanità.
La fiducia ebraica di JHWH di
intervenire con azioni di salvezza nei confronti del suo popolo si è misurata
nel corso dei secoli con eventi particolarmente dolorosi come la distruzione
del Tempio di Gerusalemme nel 70 d.C., la cacciata degli ebrei dalla Spagna nel
1492 e, nel 900, con la catastrofe nazista che ha prodotto l’orrore di
Aushwitz. La Shoà
rimane nella memoria degli ebrei come un esperienza di silenzio da leggersi su
due versanti: silenzio di Dio ma anche silenzio dell’uomo, che non può non
interpellare sia gli ebrei che l’hanno subito, sia tutti coloro che in qualche
modo, lo hanno permesso. Diverse sono le riflessioni maturate all’interno del
pensiero ebraico contemporaneo, che nelle sue forme più audaci è arrivato a
rimettere in discussione il modo di comprendere l’onnipotenza divina. Tutto ciò
comunque non impedisce alla Tradizione ebraica di continuare con coraggio a
testimoniare fra i popoli l’unicità del Dio di Israele a cui rimane fedele..
JHWH
Secondo la tradizione ebraica, il
tetragramma (parola di quattro consonanti) che rappresenta il nome di Dio. Esso non veniva e non viene pronunciato
in base al comandamento “Non pronunzierai invano il nome del Signore, tuo Dio.
Gli ebrei nella lettura liturgica della Bibbia lo leggono Adonaj (mio Signore) al di fuori del culto ha-Shem (il Nome) . Nella traduzione della Bibbia in greco dei Settanta JHWH è reso con Kyrios (Signore); nelle traduzioni
moderne viene tradotto Signore nelle versioni cattoliche ed Eterno in quelle
protestanti. L’esatta pronuncia di JHWH non è conosciuta. La sua lettura
vocalizzata con “a”ed “e” (Jahweh) è sconsigliata in quanto irrispettosa e,
comunque, offensiva per la fede ebraica. Del tutto infondata è la
vocalizzazione con “e”, “o”, “a”, da cui cui Jehowa o Geova.
Il tetragramma ricorre nella
Bibbia 5372 volte ed è l’appellativo usato per Dio. Dal punto di vista
grammaticale corrispondeva alla terza persona singolare dell’imperfetto del
verbo essere: “egli c’è, “egli esiste”; secondo l’interpretazione più
accreditata “Dio che è con noi”
TORA’
Il complesso della Rivelazione
donata da Dio a Mosè sul Monte Sinai. Torà sono le dieci parole (il Decalogo)
del Sinai, ma Torà indica anche l’insieme dei primi cinque libri della Bibbia (
Genesi,Esodo, Levitino, Numeri, Deuteronomio) attribuiti tradizionalmente a
Mosè e chiamati con termine greco
Pentateuco; essi narrano la storia del popolo di Israele dalle origini
all’ingresso nella Terra promessa.
Il termine Torà in ebraico significa “insegnamento, dottrina”. La traduzione
greca nòmos: “Legge”, impiegata nel Nuovo testamento e successivamente
affermatasi, è deviante in quanto introduce una connotazione legalistica
assente nel termine ebraico.
TALMUD
Il termine Talmud (che significa
studio) indica la raccolta dei commenti (Ghemarà) alla Torà orale confluita
nella Mishnà. Si presenta sotto forma di discussioni fra maestri e discepoli
intorno ai più diversi argomenti e raccoglie materiale disparato: racconti,
sentenze, storie popolari, interpretazioni di passi biblici. Fu elaborato dalle
scuole rabbiniche della Palestina e di Babilonia, per cui esistono dueredazioni
del Talmud: il Talmud di Gerusalemme (fine del IV secolo d.C.) e il Talmud babilonese (fine del VI secolo
d.C.).
HALAKA’
Termine ebraico (via,comportamento)
che nell’interpretazione rabbinica della Bibbia e nel Tamud indica le parti
dirette a ricavare precise norme di condotta che concretizzando il rispetto
scrupoloso dei precetti contenuti nella Torà.
MACCABEI
Due libri storici della Bibbia:
deuterocanonici, sono ammessi nel canone delle Chiese cattoliche e ortodosse,
ma non sono entrati nel canone ebraico e
in quello delle chiese riformate. La traduzione greca dei Settanta ne riporta
altri due , considerati apocrifi anche dalla chiesa cattolica. Il titolo dei
libri proviene dal soprannome dato a Giuda, terzo figlio del sacerdote
Mattatia, detto il Maccabeo, in ebraico “il martello”, ed esteso poi ai suoi
fratelli. I libri narrano la riscossa giudaica contro la dominazione
ellenistica di Antioco IV Epifanie, re di Siria, guidata dai Maccabei.
La dominazione siriana appoggiava
in Palestina i fautori dell’ellenismo, quegli ebrei cioè che avevano, in
diversa misura, accolto la cultura greca. Sotto Antioco IV vennero introdotte
in Palestina le istituzioni pedagogiche greche; nel Tempio, accanto
all’altare degli olocausti, fu collocata
una statua di Zeus Olimpio; le pratiche giudaiche vennero proibite sotto pena
di gravi sanzioni. Il primo libro dei Maccabei venne redatto verso la fine del
II secolo a.C. e ci è pervenuto in un testo greco che costituisce probabilmente
la versione di un originale ebraico. Il racconto inizia con la descrizione
della Palestina dopo la profanazione del
Tempio del 167 a .C.
e prosegue presentando i capi della resistenza giudaica: Giuda, Gionata,
Simone, . Il libro, pur avvalendosi di documenti storici, manifesta il chiaro
intento di tessere lodi ai Maccabei, strumenti di cui Dio si serve per ottenere
la liberazione religiosa e politica del
suo popolo. Il secondo libro, compendio di un opera più vasta, fu redatto verso
il 100 a .C.
manifestando maggiore interesse per l’aspetto religioso rispetto al primo
Maccabei.
Alcune lettere indirizzate ai
giudei dell’Egitto per invitarli a venerare il Tempio aprono l’opera; e il tema
del Tempio appare in tutti i cinque quadri che compongono il testo. La
testimonianza della fede fino al martirio e la speranza nella resurrezione
renderanno particolarmente caro questo
testo alla Chiesa antica provata dalle persecuzioni.
ESSENI
Corrente religiosa del giudaismo,
attiva dal II secolo a.C. alla prima guerra giudaica (66-70 d.C.) . Gli Esseni presentavano le
caratteristiche della “ setta” separata dall’insieme del popolo, con una
organizzazione di tipo cenobitico (che vivevano in comunità), secondo una regola
scoperta a Qumran, presso il Mar Morto, dove, secondo una tesi accreditata,
avevano stabilito il centro del loro movimento.
Gli Esseni si caratterizzavano
per la radicalità del rispetto della legge nell’attesa dell’evento messianico.
Sembra che la comunità essenza abbia conosciuto una riorganizzazione agli
inizidel secolo I a.C..
Ne fu promotore un personaggio il
cui nome non è ricordato, forse perché assurto nella sfera nell’ineffabile:
documenti successivi alla sua morte lo designano semplicemente come “maestro di
giustizia” e “sacerdote”. Poco prima del 63 a .C. subì insieme ai fratelli crudeli
persecuzioni da parte di un “sacerdote empio” identificabile nel somo sacerdote
Arcano II, che lo fece giustiziare.. La repressione non riuscì a disperdere gli
esseni, ma accentuò l’importanza da loro attribuita al tema del dolore dei
giusti, riproposto in chiave messianica.
Essi erano convinti di costituire il “vero Israele” e di poter
rappresentare, alla fine dei tempi, i “ Figli della luce” nella vittoriosa
battaglia contro i “ Figli delle Tenebre”. La loro comunità, retta da
sacerdoti, seguiva un calendario proprio, diverso da quello del Tempio di
Gerusalemme,,osservava una rigida purezza rituale (bagni lustrali, rinuncia al
matrimonio), praticava una partecipazione egualitaria dei beni, con la rinuncia
alla proprietà privata. Vi si era ammessi dopo una prova di due anni e il
giuramento di osservare le norme della purità e del pasto comune. La scoperta
dei rotoli di Qumran, che molti studiosi ritengono appartenuti agli esseni,
risulta di grande importanza per stabilire il testo della Bibbia e facilitarne
l’esegesi (interpretazione critica di un testo), oltre che per conoscere
aspetti importanti della società religiosa in cui si inserì la predicazione di
Gesù.
FARISEI
Corrente religiosa del giudaismo
sorta probabilmente al tempo dei Maccabei (secondo secolo a.C.). I farisei
venivano chiamati con questo nome (in ebraico ferushim:separati) perché
formavano un gruppo caratterizzato da una scrupolosa osservanza della Torà,
letta, meditata, amata quale espressione della volontà divina, e da una rigida
separazione da quanti non aderivano agli stessi principi. Mentre i sadducei,
classe sacerdotale legata al tempio e fortemente ellenizzata, si richiamava
unicamente all’autorità della Scrittura, i farisei accettavano accanto ad essa
l’interpretazione della legge data dalla tradizione orale (la Torà orale, ritenuta rivelata
direttamente a Mosè sul Sinai) , credevano all’immortalità dell’anima , alla
resurrezione dei corpi, all’esistenza degli angeli. Politicamente moderati, non
condividevano l’atteggiamento degli Zeloti, gruppo che si ribellava alla
dominazione romana e che prese parte attiva alle rivolte che ebbero luogo in Palestina a partire dal 66 d.C.. Dopo la distruzione del tempio
per mano dei romani (70) , scomparsa la classe sacerdotale, i farisei divennero
la guida spirituale del popolo ebraico. Gesù, che pure nella sua predicazione
fa propri alcuni temi cari ai farisei, critica severamente il legalismo e l’ipocrisia
di molti di loro. Va ricordato tuttavia, che questi testi rispecchiano la
situazione di forte tensione tra il nascente cristianesimo e il giudaismo e
tendono ad accentuare le differenze, le opposizioni, mettendo in guardia contro
la tentazione del fariseismo, inteso in accezione negativa, come ipocrita
legalismo, sempre incombente anche all’interno della comunità cristiana.
SADDUCEI
Partito religioso ebraico,
costituito dall’aristocrazia sacerdotale, sorto nella seconda metà del secolo
II a.C. in opposizione ai farisei. Ritenuto vincolante solo la Torà scritta della Bibbia e
non la Torà
orale tramandata dai farisei e negavano la resurrezione dei morti. Furono i
principali nemici della predicazione di Gesù. Scomparvero nel 70 d.C., dopo la
presa di Gerusalemme e la distruzione del Tempio da parte dei romani.
ZELOTI
Partito religioso giudaico (dal
greco Zelotès: pieno di zelo, entusiasmo) . Secondo lo storicoGiuseppe Flavio,
gli zelati erano vicini alle posizioni dottrinali dei farisei, ma “tenevano alla
libertà con grande tenacia e riconoscevano come loro signore e re soltanto
Dio”. Per questo non riconoscevano la signoria dell’imperatore romano né le
imposte a lui dovute e si opponevano con la violenza al dominio romano, in
vista di ricostruire il regno d’Israele, su cui solo Dio poteva regnare. I
padroni di questo movimento si possono forse vedere nell’insurrezione di Giuda
il Galileo contro Roma al tempo del censimento di Quirino (6 d.C.) .
Gli Zelati furono i più attivi
protagonisti nella guerra giudaica (66-70 a .C.) . Secondo Luca e gli Atti degli
Apostoli di Gesù c’era un aderente a questo movimento, Simone lo Zelota.
SHOA’
Shoà è il termine ebraico
(letteralmente “annientamento, devastazione”) che designa la catastrofe
consumatasi in Europa durante la seconda guerra mondiale perpetrata dai nazisti
che sterminarono 6 milioni di ebrei di cui 1 milione e mezzo di bambini.
E’ errato indicare tale sciagura
con il termine olocausto , in quanto
gli olocausti erano i sacrifici “graditi al Signore” che venivano offerti al
Tempio di Gerusalemme.
Questo tragico evento ha segnato
profondamente la memoria del popolo ebraico che lo ha subito, sia quella della
cultura europea di ispirazione cristiana che non ha saputo evitarlo. Per
l’ebraismo la shoà (il suo nome-simbolo eè Auschwitz) rimane infatti il momento
del silenzio di Dio nei confronti del suo popolo, silenzio delle vittime alle
quali è stata tolta la possibilità di vivere, silenzio di coloro che potevano
intervenire per evitarla o attenuarla e non l’hanno fatto. Di fronte a questo
silenzio l’ebraismo stà ripensando la sua identità e sta sviluppando una nuova
riflessione su Dio. Per la cultura europea cristiana la shoà è la cifra di un
fallimento epocale che costringe i cristiani a interrogarsi sulle proprie
responsabilità nell’alimentare l’antisemitismo: come ha sottolineato J.B. Metz,
dopo Auschwitz la teologia cristiana non può più essere la stessa. Per questa
ragione un comitato internazionale (comprendente anche ebrei sopravvissuti)
riunitosi nel 1947 a
Seelisberg, ha elaborato un documento in dieci punti che ha orientato le scelte
di tutte le chiese, le quali, condannando più o meno esplicitamente
l’antisemitismo come un peccato contro Dio e contro gli uomini, si sono
incamminate sulla strada del dialogo cristiano-ebraico.
SIONISMO
Movimento politico-culturale
ebraico, sorto alla fine del XIX secolo (Cogresso di Basilea del 1897, che
diede forma organizzata alle proposte avanzate nel 1896 da Th. Herzel nel lIbro
“Lo stato ebraico” : di fronte a quello che veniva valutato come fallimento
della politica di assimilazione degli ebrei nelle comunità nazionali
dell’Occidente , si proponeva la rinascita del popolo ebraico mediante la
costituzione in Palestina di uno stato indipendente ispirato a valori intellettuali,
scientifici, politici e sociali della moderna civiltà occidentale (con una forte sottolineatura degli ideali
socialisti) e, al tempo stesso, agli specifici valori nazionali-culturali del
mondo ebriaco.
Il termine sionismo deriva dal colle (chiamato Sion) su cui sorgeva la parte antica di Gerusalemm
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