RELIGIONE DEGLI AZTECHI
E’ la religione della
popolazione amerindia degli Aztechi, gli ultimi e più noti dominatori
dell’altopiano del Messico, prima della conquista spagnola del 1519-1521.
La religione azteca rientra
nel novero delle religioni messicane e delle religioni indiane d’America. Le
tribù degli Aztechi, in origine nomadi e cacciatori, nel corso del XIII secolo
si stabilirono, assieme ad altre tribù Nahua, alle quali appartenevano, sull’altopiano
messicano, trasferendosi dalla mitica regione
di Aztlàn (da cui il nome della popolazione), situabile nel Messico
Nordoccidentale.
Tra il XIV e il XV secolo essi
diedero vita a un potente regno con capitale Mexica-Tenochtitlan, fondata nella
prima metà del XIV secolo sulle isole del lago Texcoco (oggi prosciugato), la
dove ora sorge Città del Messico.
Intorno al 1430, la tribù
principale, sotto la guida del loro quarto sovrano, Itzcoatl (1428-1440), rese tributarie le altre tribù e fondò una
lega imperniata sulle tre città di Tenochtitlàn, Texcoco e Tlacopàn. In seguito
Montezuma II (1502-1520) ampliò ulteriormente il territorio del regno, finché,
nel 1519, sbarcarono i conquistadores spagnoli, guidati da Herman Cortes, in
cui gli Aztechi cedettero di identificare il re divinizzato Quetzalcoatl. La tradizione del culto
di questa figura si basava su precedenti miti tolte chi (messicane, religioni),
in base ai quali gli aztechi veneravano Quetzalcoatl (serpente dalle piume
preziose).
La parola Teotl (in cui teo –
era la radice e –tl il suffisso che formava il sostantivo), in atzeco significava
duraturo, potente, di pietra, e indicava generalmente la divinità.
Nella teologia atzeca , un
posto preminente era certamente occupato dagli Dei solari , della pioggia e del
vento.
Huitzilopochtli (colibrì di sinistra ossia colibrì del sud, dato
che il sud si trovava a sinistra del sole, quando sorge) era il Dio del Sole che
proteggeva la tribù e la spingeva alla guerra per procurare vittime umane da
sacrificare . Gli Aztechi erano convinti che questo dio li avesse assistiti
nella loro migrazione da Aztlàn verso Messico. Da allora egli divenne il
protettore del regno, e nella consacrazione del suo tempio principale,
nell’anno 1486, gli vennero sacrificati 70.000 prigionieri di guerra.
Tezcatlipoca (specchio fumante), dio dell’Orsa maggiore,
era anche signore dell’inverno, dei freddi del nord e della morte. Egli era
detto anche Titlacahuan (noi siamo i
suoi schiavi) , perché veniva onorato soprattutto dagli schiavi che solo dalla
sua onnipotenza potevano aspettarsi un cambiamento della loro condizione.
Nell’iconografia veniva generalmente rappresentato con una gamba sola. Egli era
inoltre patrono dell’educazione impartita
ai ragazzi delle classi inferiori nelle telpochalli (case dei
giovani), e in suo onore si celebrava la festa di Toxcate.
Altre divinità astrali erano
invece il Dio solare Tonatiuh (vai
per illuminare e per scaldare), detto anche Pilzintecutli, e le divinità delle stelle e del cielo del sud, i Centzon Uitznahua ( i quattrocento
del sud), nemici di Huitzilopochtli
.
Divinità del cielo più alto
era la coppia di genitori divini composta da Tota (padre nostro) e Totan (madre
nostra), chiamati anche Ometecutli e
Omecihualt (rispettivamente signore e signora dell’aldilà), oppure Tonacatecutli e Tenacacihuatli (rispettivamente signore e signora della
nostra carne) La madre degli dei era invece Teteo Innàn (madre degli dei, chiamata anche Tonantzin (nostra piccola madre). Sul luogo del suo tempio principale,
a Tapeyacac (cima della montagna) sorge oggi il santuario cristiano della
Madonna di Guadalupe.
Dea della fertilità era invece
Tlazolteotl (dea dell’immondizia),
chiamata anche Tlaelquani (divoratrice
dello sporco): ai suoi sacerdoti si poteva confessare i peccati di adulterio. Anche Xipe Totec (nostro signore lo
scorticato) era un dio della fertilità. Per celebrare la primavera e il
germogliare della semina, venivano offerti a questa divinità sacrifici umani,
durante i quali alla vittima veniva strappata la pelle, indossata poi dal
sacerdote.
L’alimento principale
nell’America Centrale precolombiana era indubbiamente costituito dal Mais, e Centeotl (dio del mais) era appunto la
divinità di questo cereale, così come Chicomecoatl
(sette serpenti).
Xechiquezatl (fiore che sta eretto) era invece dio dei fiori, dei
giochi e dell’amore, mentre Xochipilli
( principe dei fiori) era dio, oltre che dei fiori, anche delle feste, della
gioia e della musica.
Diversamente Coatlicue (colei che ha una veste di
serpenti) era una dea della terra, madre di Huitzilopochtli. Essa veniva raffigurata appunto come una madre con
un bambino in braccio.
Chihucoatl (signora serpente) era invece dea della terra e della
nascita, mentre Xolotl (gemello
deforme) era ritenuto il fratello gemello di Quetzalcoatl e, come dio dei neonati deformi, veniva raffigurato
con una testa di cane. Agli dei della pioggia apparteneva invece Tlaloc (colui che fa germogliare), che
era anche signore dell’aldilà, e aveva per simbolo l’albero della vita.
Sorella e compagna di Tlaloc era la dea dell’acqua corrente,
dei fiumi dei laghi , nota come Chalchiutlicue
(colei che porta il perizoma di giada). Essa era sposa di Xiuhtecutli (signore del
fuoco), il quale, oltre che dio del fuoco e della pioggia, era anche la più
importante divinità rituale del calendario. Egli era chiamato anche Ueueteotl (dio vecchio) e i suoi
minuscoli aiutanti erano noti come Tlaloque.
Mitlontecutli (signore del luogo dei morti) e la sua sposa Mictlancihuatl (signora del luogo dei
morti) dominavano invece sul mondo sotterraneo, mentre Yacatecutli (signore e capo) era il patrono dei commercianti e dei
diplomatici che viaggiavano in luoghi lontani, e che egli proteggeva
precedendoli nei loro viaggi. Secondo gli
Aztechi il cielo era articolato in 13 parti, ognuna sede di una divinità, e gli
inferi in 9. Il cielo più alto detto Omeyocan
(luogo della dualità), era abitato dalle già citate divinità genitrici Ometecutli e Omecihualt.
In base alla loro visione del
mondo, il cielo e gli inferi costituivano due enormi e altissime piramidi, i
cui vertici erano agli antipodi, e in cui la superficie di contatto delle
rispettive basi veniva a coincidere con la superficie terrestre, che altro non
era se non un disco piatto, circondato dalle acque.
Per quanto riguarda il mondo
dell’aldilà, gli Aztechi credevano nell’esistenza di tre differenti
regni dei morti Nel primo, chiamato
ichan tonatiuh ilhuicac (casa del sole nel cielo) , dimoravano tutti
coloro che venivano uccisi nei
sacrifici, così come i caduti in battaglia e le donne morte di parto.
Nel secondo regno, noto come tlalocan , e corrispondente al regno del dio della pioggia Tlaloc, trovavano
eterno riposo tutti gli annegati e
coloro che erano stati colpiti da fulmini
, nonché i lebbrosi e i paralitici.
Infine, tutti gli altri morti finivano nel
terzo regno , detto mictlan (luogo dei morti) , e corrispondente al regno
sotterraneo del dio Mictlantecutli.
Tra i valori etici, gli Aztechi
attribuivano importanza primaria all’amore per la verità, all’onestà, alla
fedeltà alla monogamia , e alla parità di diritti tra i due sessi.
La trasgressione di un
precetto veniva duramente punita presso i nobili, mentre da coloro che
appartenevano a livelli sociali più bassi veniva scontata in forma più mite. La
pena di morte era riservata ai colpevoli di alto tradimento, furto, truffa e
adulterio. Caratteristica degli Aztechi era poi la pratica di severe
mortificazioni della carne, come ad esempio perforarsi le orecchie, trafiggersi
le unghie.
I rituali del battesimo in
acqua dei bambini e della confessione, così come la pratica di banchetti sacri
e l’uso simbolico della croce, indussero i conquistatori spagnoli a ritenere
che gli Aztechi professassero una sorta di deformazione “diabolica” del
Cristianesimo. Il sospetto era accresciuto anche dal sistematico ricorso degli
Aztechi alla pratica dei sacrifici umani, che nulla aveva a che fare col
sacrificio di Cristo, ma si ricollegava invece alla loro concezione
dell’universo e del tempo.
Gli Aztechi infatti possedevano vari calendari. Ve ne era uno rituale,
detto tonalpohalli, di 260 giorni, suddiviso in 13 mesi di 20 giorni ciascuno,
ed uno solare (Xiutl) di 365
giorni.Questo secondo calendario, suddiviso in 18 mesi e di 20 giorni (i mesi
erano detti metztli, cioè lune) ,
con in più 5 giorni intercalari, detti nemontemi,
esigeva che ad ogni ventesimo giorno, e quindi 18 volte all’anno, venissero
celebrate grandi festività, ma soprattutto richiedeva che, per assicurare il
giro del sole nella sua orbita giornaliera, si offrisse durante tali cerimonie,
del sangue umano alle divinità solari.
Senza questi sacrifici, gli
Aztechi ritenevano che la vita sulla terra si sarebbe estinta. Al sacrificio
umano erano generalmente deputati i prigionieri di guerra, e di conseguenza,
per procurarsi sempre nuove vittime, gli Aztechi intraprendevano continue campagne
militari contro i loro vicini, imponendo loro regolari tributi umani,
attraverso la pratica dello xochiyaoyotl (guerra dei fiori).
Le forme di sacrificio del
corpo umano erano varie. In primo luogo figurava la cerimonia dell’offerta del
cuore, che veniva strappato dal corpo vivo della vittima. Vi erano poi
cerimonie di immolazione col fuoco, nonché sacrifici gladiatori. Infine vi
erano pratiche di scorticamento durante
le quali alle vittime veniva levata la
pelle mentre erano ancora in vita . Tra
i sacrifici incruenti erano molto apprezzate le offerte di fiori di incenso o
di frutti vari.
Un valore rituale aveva
anche il gioco della palla
Ollama, disputato nei pressi dei templi. A esso era attribuito un significato simbolico , in rapporto al
moto del sole. Nella gerarchia sociale , articolata in sacerdoti , nobili,
liberi, servi della gleba e schiavi , il
vertice era costituito , oltre che dal re, da due sacerdoti di maggiore dignità
, che si occupavano , rispettivamente, di
Huitzilopochtli e del tempio di Tlaloc, e che godevano entrambi del
titolo di Quetzalcoatl.
I centri culturali erano detti
teocalli (casa divina), e
comprendevano tutta l’area del tempio piramidale, il calmecatl (casa dei sacerdoti), le abitazioni dei giovani nobili, e
i luoghi destinati al gioco sacro della palla.
Il tempio piramidale, a
gradoni, si ergeva su un alto basamento. Sulla sua sommità si trovavano per lo
più due sacrari, generalmente con le facciate
rivolte verso occidente , nonché il cippo sacrificale . Spesso, due
scaloni paralleli, estremamente ripidi, conducevano alla sommità della
piramide. Nei sacrari vi erano due stanze: una anteriore, per i sacerdoti, e una
posteriore, che custodiva l’immagine della divinità.
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