LE RELIGIONI ANTICO EUROPEE E INDOEUROPEE
La cultura Indoeuropea, con la
sua struttura sociale basata su diverse classi e la sua religione fondata su
guerrieri, si impose in Europa in molteplici fasi: giunse dapprima in Europa
centrale, nel 4500-3000 a .C.
, poi si diffuse a nord e a sud nella prima metà del III millennio a.C.
arrivando successivamente alle isole dell’Egeo e del Mediterraneo. Dal III
millennio a.C. in poi, comparvero culture e mitologie ibride.
La civiltà in cui si insediò la
cultura indoeuropea, l’Europa Antica, con le sue decine di migliaia di
statuette, la sua ceramica mirabilmente dipinta , i suoi templi affrescati e le
sue città ordinate, scompare. Al suo posto si costruiscono castri, si diffonde
l’uso delle armi e fa la comparsa un sistema simbolico completamente diverso.
Il riconoscimento della
collisione di due ideologie, quella
Antico Europea e quella Indoeuropea, come presentato sopra, si basa sui
quasi trent’anni di ricerche di Marja Gimbutas, (studiosa del Neolitico
Europeo) riassumibile nei seguenti punti centrali: 1) la definizione
dell’Europa neolitica e dell’età del rame, dal 6500 al 3500 a .C. circa, come Europa
Antica, in contrasto con quanto si suole chiamare indoeuropeo; 2) la
ricostruzione del complesso sistema religioso e filosofico del culto della Dea,
che era al centro della cultura antico-europea; 3) la ricostruzione dello
scontro tra l’Europa Antica e la Cultura
Kurgan proto-indoeuropea, di cui si hanno le prime tracce
nella zona del Volga durante il neolitico, e delle successive invasioni di
cavalieri Kurgan in Europa centro orientale nel periodo tra il 4500 e il 3000 a .C., che condusse alla
trasformazione dell’Europa antica: il mutamento della struttura sociale, la
transizione dell’ordine matrilineare a quello patrilineare, da un avanzata
teocrazia a un patriarcato militare, dall’eguaglianza sociale alla
disuguaglianza, dalla religione della dea ctonia al pantheon indoeuropeo
dominato da divinità maschili e celesti; 4) la formazione di una seconda
patria, europea, in Europa centrale, composta da elementi indigeni ed elementi
Kurgan.
La cultura europea, ma anche
quella dell’Anatolia e dell’Asia meridionale, ha due ingredienti costitutivi
principali: un substrato (antico-europeo) e uno strato superiore (indoeuropeo)
, entrambi ancora esistenti oggi nella
lingua , nel mito, nei simboli . I sistemi di credenza antico-europei e
indoeuropeo sono diametralmente opposti. Anche solo questo fatto testimonia
della collisione, ovvero del carattere invasivo degli Indoeuropei rispetto
all’Europa . Non è possibile che il sistema di credenze indoeuropeo si sia
sviluppato linearmente da quello antico-europeo . Così come non è possibile che
la società indoeuropea, esogamica,
patriarcale, patrilineare e patrilocale, con forte organizzazione clanica e
gerarchizzazione sociale, si sia sviluppata dalla società antico-europea,
centrata sull’interazione armoniosa
degli uomini con la natura e sulla complementarietà dei rapporti tra uomini e
donne .
I simboli antico-europei sono
intimamente collegati alla terra umida, alle sue acque generative, agli organi
procreativi femminili; sono simboli ciclici come la luna e il corpo femminile.
La filosofia che produsse queste immagini non ha assolutamente nulla a che vedere con l’ideologia
indoeuropea orientata sul cielo, con i suoi dei guerrieri armati a cavallo,
signori del tuono e del fulmine, o le sue divinità degli inferi acquitrinosi,
la sua strutturazione polare del mondo (giorno notte, splendente buio,maschio
femmina), la sua ideologia in cui le divinità femminili non sono più creatrici,
ma ridotte a mere bellezze, “ Veneri” spose degli Dei del cielo.
Sintesi delle funzioni e delle
immagini delle dee e degli dei dell’Europa Antica:
Il tema principale del simbolismo
della dea antico-europea è il mistero della nascita, della morte e del
rinnovamento della vita, mistero che riguarda non solo la vita umana ma tutta
la vita sulla terra.
I simboli e le immagini si
raggruppano attorno alla Dea
partenogenetica (che si genera da sé) . Essa era l’unica fonte di tutta la
vita che traeva forza dalle sorgenti e dai pozzi, dalla luna, dal sole, dalla
terra, dagli animali e dalle piante. Le sue funzioni fondamentali erano dare la
vita, governare la morte, rigenerare. Era anche la Dea della fertilità della
terra, che nasce e muore con la vita delle piante. C’erano anche divinità
maschili, ma non fungevano da creatori: erano i guardiani o i proprietari della
natura selvaggia, o erano metafore dell’energia vitale e dello spirito della
vegetazione.
Elargizione e protezione della vita
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Fertilità
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Donna/uccello, anatra, oca,
uccello acquatico, cuculo, altri uccelli primaverili.Vasellame. Menhir.
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Donna incinta/fertilità della
terra
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Donna/serpente, serpente
innocuo
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Metafore del grembo
gravido:collina, pietra, forno, tomba (tomba a forma di forno, di alveare, a
camera tonda).
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Partoriente (in posizione di
parto) antropomorfa e zoomorfa (orsa, cerva).
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Donna/scrofa, scrofa.
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Nutrice:donna mascherata da
orsa che porta una borsa.
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Giovane dea in piedi con le
braccia alzate e Vecchia strega, la natura morente.
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Madonna: antropomorfa o
zoomorfa (uccello, orsa, serpente)
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Dio della vegetazione che sorge
e che muore: uomo itifallico vecchio, sofferente, seduto su di un trono.
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Protettrice di animali e
piante: Se antropomorfa, affiancata da animali e piante
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Guardiano/proprietario
(maschio) degli animali selvatici e delle foreste, in sembianze umane porta
la barba. Seduto su un trono, regge un uncino.
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Governo della morte e rigenerazione
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Donna/uccello rapace,
avvoltoio, civetta, corvo, cornacchia, cane bianco, cinghiale.
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Nuda rigida (“la dama
bianca”) con maschere di civetta o
serpente
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Orso con occhi di civetta
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Triangolo rigenerativo, ascia,
clessidra.
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Utero in forma zoomorfa: pesce,
rospo, porcospino, tartaruga , bucranio, donna/pesce, donna/rana,
donna/porcospino.
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Colonna della vita: con
serpente avvolto in cima,albero, colonna d’acqua, fallo.
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Ape, farfalla. Donna/ape,
donna/farfalla.
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La suddetta tabella indica funzioni e immagini delle dee dell’Europa
antica (sulla base di materiali del neolitico e dell’età del Rame, VII-V
millennio a.C.
Sintesi delle funzioni e delle
immagini delle dee e degli dei indoeuropei
Il pantheon proto-indoeuropeo era
organizzato secondo un ideologia socialmente ed economicamente orientata: le classi dominanti, quella dei
sovrani, dei sacerdoti e dei guerrieri, erano adatte al ruolo predominante
della pastorizia in un economia ad allevamento misto, con particolare enfasi
sul cavallo. Le più importanti divinità maschili montavano a cavallo e
portavano armi. Le funzioni di creazione della vita e di dominio della morte
appartenevano alle principali divinità maschili. Le dee, come l’Alba o la Fanciulla Solare ,
non sono creatrici, ma sono spose o mogli degli dei . La religione era
orientata verso la rotazione del sole e altri fenomeni celesti , come il tuono
e il fulmine . I loro dei celesti splendevano
“ intensi come il cielo” . Nelle rappresentazioni dell’età del bronzo essi
portano armi splendenti , coltelli, dischi d’oro o di rame, ed erano adornati
con pettorali di rame o d’oro e cinture
di rame placcato .
D’altro canto, il dio della morte
era un dio infero oscuro e spaventoso. Gli indoeuropei glorificavano la
velocità della freccia e della lancia e l’affilatezza della lama. Il tocco della
lama dell’ascia risvegliava le potenze
della natura e trasmetteva la fecondità del dio ( il dio del tuono) ;
con il tocco della punta della sua lancia, il dio della morte e degli inferi
destinava l’eroe a una morte gloriosa. Il tempo era concepito come un movimento
progressivo inesorabile , come la traccia lanciata da una ruota. Il cavallo
tira la ruota delle quattro stagioni e quella del giorno, l’alba al tramonto.
Il cielo è visto come una collina: il sole sale e scende sulla collina, tirato
su un veicolo (che poi diverrà un cocchio) da cavalli instancabili. Il sole
nelle lingue indoeuropee è chiamato “ il corridore”, “l’instancabile” ,
“va-e-vieni”, o anche “il cavallo”.
C’erano tre divinità maschili
principali, nessuna delle quali era subordinata all’altra. Ciascuna era
intimamente associata ad animali domestici: il cavallo, il toro e il caprone.
Non c’era nessun Grande Dio corrispondente alla Grande Dea; tuttavia il dio del
Cielo Splendente in alcune mitologie indoeuropee compare come uno summus deus, il dio più importante . Le
immagini associate a questo dio sono le più numerose.
Il Dio del Cielo Splendente
Dio dell’anno, inseparabile dal
sole , neonato, giovane maturo, e dalle stagioni che mutano, compare in forme
differenti a seconda delle stagioni . In primavera e in estate si presenta
come un giovane bello e vestito come
un re . Creatore della vegetazione , degli uccelli e degli animali domestici
. Epifanie: cavallo bianco, betulla. Armi: stiletto, spada, alabarda.
Guardiano dei contratti . Dio della pace e dell’amicizia .
Il Dio del Tuono
In seminatore della terra . Dio
della giustizia . Avversario del dio della morte e degli inferi con cui combatte incensantemente con le sue frecce o asce. Immaginato come un uomo di mezza
età con la barba rossa.
Epifania : toro e capro ,
quercia, sorbo. Armi: ascia, arco e frecce.
Il Dio della Morte e degli Inferi
Crudele e furioso dio della
morte immaginato come un vecchio o un dio oscuro. Creatore degli animali
repellenti e degli uccelli rapaci , delle conifere e delle radici. Animali:
satallone e orso . La comune epifania in lotta con il dio del Tuono :
serpente mostruoso in acque torbide . Armi: lancia, cappio dio impiccato .
Dio dei contratti .
Satelliti:
Dio della luna
Aspetto notturno del Dio del
cielo . Splendente. Guerriero.
I gemelli:
Cavalli o antropomorfi.
Fanciulla Solare:
Dea dell’amore e della
bellezza. Epifanie : giumenta e vacca.
Il fratello o servitore dell’alba :
Il mandriano.
Il fabbro celeste:
Forgia il nuovo sole.
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Tabella: Funzioni e immagini
degli dei e delle dee proto-indoeuropei sulla base della mitologia comparata e
dei ritrovamenti archoeologici del IV-II millennio a.C.
Sintesi delle credenze
nell’aldilà:
I due sistemi mostrano due
tipologie diversissime di credenza nell’aldilà.
Europa Antica:
Una forte credenza nella
rigenerazione ciclica è riflessa nei riti funebri del neolitico. L’idea
dominante nell’architettura funebre è la tomba (Tomb) come grembo (Womb) . Le
tombe sono ovali, a forma di uovo, di forno , di utero, oppure antropomorfiche,
concepite come fossero il corpo della dea. Il triangolo generativo compare
anche nei profili delle tombe e altari e in altre strutture architettoniche. I
simboli sulla pietra delle tombe megalitiche sono simboli di rigenerazione, di
acqua vivificatrice e di energia vitale (cappelle, cerchi concentrici con un
punto centrale, archi concentrici, serpenti che si attorcigliano, spire, teste
di toro come uteri, triangoli, losanghe, forme a clessidra, zigzag , cicli
lunari ), o immagini della dea della rigenerazione con labirinti, vulve, seni)
.
C’è una barriera di acqua tra
questo mondo e l’aldilà, che è attraversata da barche, a loro volta simboli di
rigenerazione. La collocazione dell’altro mondo è a ovest. La vita dopo la
morte è piacevole, desiderabile.
Indoeuropei:
C’è una continuità lineare tra
questa vita e l’aldilà. Per questo si costruiscono case mortuarie e i morti
portano con se nell’altro mondo i propri beni, gli oggetti, le armi e gli
ornamenti a seconda del loro rango. I doni conferiscono ai morti il loro rango.
Le tombe regali e quelle di altri membri importanti della società sono sontuosamente
arredate . I re e i capi sono sepolti
con esseri umani (moglie, servi,
bambini) e animali ( cavalli , pariglie di buoi, cani) La morte in battaglia è
glorifica.
I doni del cibo continuano ad
essere fatti dopo il funerale: necessari al benessere delle ombre.
L’altro mondo è sotterraneo ,
paludoso, dominato da una divinità sovrana maschile. E’ cupo, freddo e sterile.
Il viaggio per l’altro mondo implica una
strada o un fiume e di solito un periodo di tre giorni di viaggio ( a piedi, a cavallo o su u cocchio) . Le
anime restano là e trascorrono al loro esistenza post
mortem in modo fiacco e passivo. Non c’è credenza nella rinascita o nella
continuità dell’energia vitale in altri esseri viventi come nell’Europa antica.
Per questo occorre ribadire che le credenze degli Indoeuropei non potevano
avere un terreno di cultura originario presso gli Antichi Europei. Con la
formazione della Cultura Baden-Ezero nell’Europa centro orientale e quella dell’anfora
globulare nell’Europa centro settentrionale
nella seconda metà del IV millennio a.C. il modo indoeuropeo di
seppellir e le annesse credenze nell’altro mondo mettono radice in Europa e
gradatamente sostituiscono al sepoltura comune di tipo antico-europeo.
Tradizione antico-europea
Serpente benevolo: simbolo dell’energia vitale del cosmo, degli
uomini, degli animali e delle piante. Stimola e protegge le potenze della
vita della famiglia e degli animali domestici. La spira di serpente è
intercambiabile con i sole, la luna e l’occhio.
Serpente velenoso: epifania
della Dea della Morte.
Tradizione indoeuropea
Simbolo del male. Epifania del
Dio della morte e degli inferi, avversario del Dio del Tuono
|
Tabella: il serpente.
Il contrasto degli
Antichi-Europei e Indoeuropei:
L’analisi dei simboli
antico-europei e indoeuropei mostra che le due religioni e mitologie avevano simbologie completamente diverse .
entrambe le simbologie sono ancora
esistenti oggi nelle mitologie e nel folcrore europeo. Nelle tabelle 1, 2, 3 ho
fatto solo qualche esempio , non certo l’intero glossario dei simboli . Gli
esempi sono presi dal mondo animale , dai corpi celesti e dai colori.
Conclusione:
Le sintesi delle funzioni e delle
immagini di dei, di credenze nell’aldilà e delle differenti simbologie,
dimostrano l’esistenza di due religioni
e di due mitologie, quelle antico-europee indigene, ereditate dal
paleolitico, e quelle degli invasori indoeuropei. La loro collisione in Europa
provocò l’ibridazione delle due strutture simboliche. Gli indoeuropei
prevalsero, ma gli Antichi-Europei sopravvissero come un fiume carsico. Senza
il discernimento delle due diverse strutture simboliche, le ideologie dei
popoli europei e la genesi e il significato dei simboli, credenze e miti, non
possono essere comprese.
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