N°6) Itinerari, luoghi della Fede
MONTAGNA SPACCATA
,SANTUARIO DELLA SANTISSIMA TRINITA’
Quel suggestivo santuario a
strapiombo sul mare.
Antiche leggende di pirati si
mescolano alla storia della crocifissione di Cristo in un contesto naturale di
eccezionale bellezza. A Gaeta, ai
confini tra Lazio e Campania
Laddove gli Appennini si
affacciano sul mare e si vedono riflessi nell’acqua, tra due lembi di una
montagna spaccata in tre parti, sorge il santuario della Santissima Trinità .
Il complesso della Montagna Spaccata si
trova a Gaeta, tra il Lazio e la Campania, incastonato tra le falesie
dell’estremità del promontorio, oggi appartenente al Parco naturale urbano di
Monte Orlando.
Dedicato alla Santissima Trinità: Secondo la tradizione , la
montagna fu una di quelle che si spaccarono quando Gesù fu crocifisso, così
come racconta Matteo nel suo Vangelo: “Ed ecco il velo del tempio si squarciò
in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono”. Lambita
dai bastioni fatti costruire al tempo dell’imperatore Carlo V, il santuario
della Santissima Trinità si trova sul pendio del Monte Orlando, risale all’XI
secolo, e fu fondato dai benedettini, ma il suo aspetto attuale e quello donatole da un restauro del
XIX secolo operato dei padri francescani.
Vi si giunge mediante una
strada che sovrasta la spiaggia di Serapo, da dove si possono ammirare scorci
mediterranei che rievocano la storia di un mare antico e dominato dai pirati .
All’interno della chiesa a navata unica
coperta da volta a botte, una pala d’altare raffigura la Santissima Trinità ,
la Madonna e sant’Erasmo. L’abside
rettangolare è più basso e di sezione minore rispetto alla navata, dalla quale
si dipartono le cappelle con un gruppo della Pietà di Giovanni Duprè, la statua
di San benedetto che ricorda l’origine benedettina e i santi Francesco e
Antonio a rievocare influenze francescane.
La Grotta del turco: Dal lato
sinistro della chiesa, mediante una ripida scalinata di trecento gradini, si
raggiunge la fenditura della Grotta del turco, un grande teatro a livello del
mare con le quinte in roccia e il
pavimento di acqua. Si chiama così, piega
il rettore del santuario padre bernardino Rossi, 2perché durante il giorno dei
turchi facevano razzie lungo le coste e la notte venivano in questa grotta a
rifugiarsi”.
Lungo la scalinata che porta
nelle viscere della montagna , l’impronta di una mano infilata nella parete
rocciosa ricorda il miracoloso segno impresso da un marinaio turco miscredente,
che, dubitando della nascita della spaccatura delle rocce al momento della
morte del Signore, poggiò una mano sulla parete che subito, miracolosamente, si
rammollì come cera tra le sue dita, diventando morbida per accoglierne l’orma,
provocando così la sua conversione al cristianesimo.
Il corridoio della via Crucis: Alla destra del santuario si può
percorrere un corridoio detto “ della via Crucis” per le pareti ricoperte dalle
stazioni di riquadri maiolicati opera di Raimondo Bruno del 1849, con commenti
in versi, nella parte inferiore di ciascuna formella, attribuiti al drammaturgo
Pietro Metastasio. Al termine del corridoio è visibile il mosaico della via
Crucis, una grande crocifissione dello stesso Bruno. Superandolo si accede alla
stretta scalinata di circa trenta gradini che, fra le pareti a strapiombo della
fenditura centrale della montagna, scende fino alla cappella del Crocifisso.
La Cappella sospesa sul mare: Da uno dei costoni di roccia
perfettamente combacianti della falesia si staccò, intorno al 1400, un masso,
che cadendo si posizionò incastrandosi sulla fenditura centrale: lì venne
edificata dai gesuiti una cappella dedicata al Crocifisso, risalente al 1400. Il pavimento è oggi ricoperto da marmi, ma
al di sotto vi è la pietra a sorreggerla per un’altezza di ben trenta metri sul
livello del mare.
L’ambiente ha forma circolare,
e il crocifisso che le da il nome è di legno. Dall’interno è visibile lo
strapiombo sul mare e all’esterno una scala scavata nella roccia conduce sopra
la cupola. La storia di devozione legata alla cappella del Crocifisso è antica:
in passato, vi erano talmente tanti lumini accesi che di notte le barche dal
mare, vedendola illuminata, la chiamavano “ il faro”, si fermavano sparavano un
colpo in segno di rispetto e poi ripartivano.
Una devozione antica: Il fascino di questa montagna santa non ha
colpito solo i marinai: all’interno della Montagna Spaccata, si trova il
giaciglio in pietra dove San Filippo Neri dormiva quando visitava il Santuario
per pregare.
E’ stato uno dei santi che ha
maggiormente frequentato questo luogo, spiega il rettore. Veniva qui da
Cassino, passava giorno e notte a pregare davanti al Crocifisso. La tratta
Cassino-Gaeta non si poteva affrontare in giornata, quindi spesso rimaneva a
dormire, stendendosi sulla nuda roccia.
Ma qui si raccolsero in
preghiera anche numerosi pontefici, tra cui Pio IX, sovrani, vescovi e altri
santi tra cui Bernardino da Siena, Ignazio di Loyola, Leonardo da Porto
Maurizio.
Il santuario dell’Annunziata: Risalente al 1321, la chiesa di
origine angioina è a pianta rettangolare, con una sola navata ripartita da
crociere ogivali e robusti costoloni.
Si trova all’interno della
città di Gaeta, a trecento anni dopo la fondazione è stata ristrutturata fino
ad assumere il barocco aspetto odierno. Inizialmente concepita come
chiesa-corsia legata a uno stabilimento ospedaliero, dai restauri del Seicento
è stata semplicemente un santuario, oggi gemellato a Lourdes.
All’interno, nella parete
absidale piatta vi è un trittico cinquecentesco, mentre sulle pareti laterali
vi sono due altari di marmo del seicento con tele di Luca Giordano e Sebastiano
Conca. Nella chiesa dell’Annunziata si conservano codici preziosi contenenti musica
sacra ricopiati a mano dai monaci amanuensi.
La Cappella dell’Immacolata: Detta “Grotta d’oro dopo la
ristrutturazione cinquecentesca per l’oro zecchino che la ricopre interamente,
risale al XIV secolo e si trova all’interno del Santuario dell’Annunziata.
La cappella è ricoperta da una
volta a botte con cassettoni di legno intagliati e dorati e le pareti sono
adornate da ventidue quadri dedicati a episodi
della nascita e dell’infanzia di
Gesù. Qui ha pregato anche Giovanni Paolo II, ed è proprio qui che Pio IX si è
raccolto in preghiera spesso, nei mesi del suo esilio per via dei moti che
portarono alla Repubblica romana, davanti all’immagine di Maria dipinta del
Gaetano Scipione Pulzone maturando la convinzione del dogma dell’Immacolata
Concezione, proclamato nel dicembre del 1854.
Non solo fede: Il complesso della Montagna Spaccata non attrae solo
fedeli, ma anche amanti della cultura e
dello sport. Nei pressi della Grotta del turco, infatti, si trovano le grandi
cisterne d’acqua e i manufatti che costituiscono i resti della villa
appartenuta al console romano, generale di Giulio Cesare, Cesare Munanzio
Planco.
Sui fianchi della montagna,
alta circa 130 metri, sono state aperte inoltre una decina di vie attrezzate
per consentire agli amanti dell’arrampicata di cimentarsi nella “ via dei camini” , che permette di
raggiungere il mare dopo una vertiginosa discesa di 110 metri.
Tre parole per definire questo luogo? Ne dico quattro: natura,
impressione, meraviglia, grandiosa.
Come raggiungere la Montagna Spaccata: In auto, provenendo da nord,
prendere l’autostrada A1 e uscire a Roma sud sul grande raccordo anulare in
direzione Sud-Napoli. Imboccare poi la Strada Statale 148 Pontina. Superata
Terracina si può scegliere la litoranea statale 213 Flacca per raggiungere
Gaeta, o la statale 7 Appia per inoltrarsi nell’entroterra e raggiungere Itri
per poi proseguire in direzione Gaeta. Provenendo da sud è anche possibile
percorrere la statale Domiziana da
Napoli. In treno, i collegamenti da Roma e Napoli sono frequenti, mediante lo
scalo di Formia, dal quale è poi possibile raggiungere Gaeta con gli autobus di
linea. Gli aeroporti più vicini sono Roma Fiumicino/Ciampino e Napoli.
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