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giovedì 21 marzo 2013

SANTUARIO DELLA SANTISSIMA TRINITA'


N°6) Itinerari, luoghi della Fede

MONTAGNA SPACCATA ,SANTUARIO DELLA SANTISSIMA TRINITA’
Quel suggestivo santuario a strapiombo sul mare.
Antiche leggende di pirati si mescolano alla storia della crocifissione di Cristo in un contesto naturale di eccezionale bellezza. A Gaeta, ai confini tra Lazio e Campania

Laddove gli Appennini si affacciano sul mare e si vedono riflessi nell’acqua, tra due lembi di una montagna spaccata in tre parti, sorge il santuario della Santissima Trinità . Il complesso della Montagna Spaccata  si trova a Gaeta, tra il Lazio e la Campania, incastonato tra le falesie dell’estremità del promontorio, oggi appartenente al Parco naturale urbano di Monte Orlando.
Dedicato alla Santissima Trinità: Secondo la tradizione , la montagna fu una di quelle che si spaccarono quando Gesù fu crocifisso, così come racconta Matteo nel suo Vangelo: “Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono”. Lambita dai bastioni fatti costruire al tempo dell’imperatore Carlo V, il santuario della Santissima Trinità si trova sul pendio del Monte Orlando, risale all’XI secolo, e fu fondato dai benedettini, ma il suo aspetto  attuale e quello donatole da un restauro del XIX secolo operato dei padri francescani.
Vi si giunge mediante una strada che sovrasta la spiaggia di Serapo, da dove si possono ammirare scorci mediterranei che rievocano la storia di un mare antico e dominato dai pirati . All’interno della chiesa  a navata unica coperta da volta a botte, una pala d’altare raffigura la Santissima Trinità , la Madonna  e sant’Erasmo. L’abside rettangolare è più basso e di sezione minore rispetto alla navata, dalla quale si dipartono le cappelle con un gruppo della Pietà di Giovanni Duprè, la statua di San benedetto che ricorda l’origine benedettina e i santi Francesco e Antonio a rievocare influenze francescane.
La Grotta del turco: Dal lato sinistro della chiesa, mediante una ripida scalinata di trecento gradini, si raggiunge la fenditura della Grotta del turco, un grande teatro a livello del mare con le quinte in roccia  e il pavimento di acqua. Si chiama così, piega il rettore del santuario padre bernardino Rossi, 2perché durante il giorno dei turchi facevano razzie lungo le coste e la notte venivano in questa grotta a rifugiarsi”.
Lungo la scalinata che porta nelle viscere della montagna , l’impronta di una mano infilata nella parete rocciosa ricorda il miracoloso segno impresso da un marinaio turco miscredente, che, dubitando della nascita della spaccatura delle rocce al momento della morte del Signore, poggiò una mano sulla parete che subito, miracolosamente, si rammollì come cera tra le sue dita, diventando morbida per accoglierne l’orma, provocando così la sua conversione al cristianesimo.
Il corridoio della via Crucis: Alla destra del santuario si può percorrere un corridoio detto “ della via Crucis” per le pareti ricoperte dalle stazioni di riquadri maiolicati opera di Raimondo Bruno del 1849, con commenti in versi, nella parte inferiore di ciascuna formella, attribuiti al drammaturgo Pietro Metastasio. Al termine del corridoio è visibile il mosaico della via Crucis, una grande crocifissione dello stesso Bruno. Superandolo si accede alla stretta scalinata di circa trenta gradini che, fra le pareti a strapiombo della fenditura centrale della montagna, scende fino alla cappella del Crocifisso.
La Cappella sospesa sul mare: Da uno dei costoni di roccia perfettamente combacianti della falesia si staccò, intorno al 1400, un masso, che cadendo si posizionò incastrandosi sulla fenditura centrale: lì venne edificata dai gesuiti una cappella dedicata al Crocifisso, risalente al 1400. Il pavimento è oggi ricoperto da marmi, ma al di sotto vi è la pietra a sorreggerla per un’altezza di ben trenta metri sul livello del mare.
L’ambiente ha forma circolare, e il crocifisso che le da il nome è di legno. Dall’interno è visibile lo strapiombo sul mare e all’esterno una scala scavata nella roccia conduce sopra la cupola. La storia di devozione legata alla cappella del Crocifisso è antica: in passato, vi erano talmente tanti lumini accesi che di notte le barche dal mare, vedendola illuminata, la chiamavano “ il faro”, si fermavano sparavano un colpo in segno di rispetto e poi ripartivano.
Una devozione antica: Il fascino di questa montagna santa non ha colpito solo i marinai: all’interno della Montagna Spaccata, si trova il giaciglio in pietra dove San Filippo Neri dormiva quando visitava il Santuario per pregare.
E’ stato uno dei santi che ha maggiormente frequentato questo luogo, spiega il rettore. Veniva qui da Cassino, passava giorno e notte a pregare davanti al Crocifisso. La tratta Cassino-Gaeta non si poteva affrontare in giornata, quindi spesso rimaneva a dormire, stendendosi sulla nuda roccia.
Ma qui si raccolsero in preghiera anche numerosi pontefici, tra cui Pio IX, sovrani, vescovi e altri santi tra cui Bernardino da Siena, Ignazio di Loyola, Leonardo da Porto Maurizio.
Il santuario dell’Annunziata: Risalente al 1321, la chiesa di origine angioina è a pianta rettangolare, con una sola navata ripartita da crociere ogivali e robusti costoloni.
Si trova all’interno della città di Gaeta, a trecento anni dopo la fondazione è stata ristrutturata fino ad assumere il barocco aspetto odierno. Inizialmente concepita come chiesa-corsia legata a uno stabilimento ospedaliero, dai restauri del Seicento è stata semplicemente un santuario, oggi gemellato a Lourdes.
All’interno, nella parete absidale piatta vi è un trittico cinquecentesco, mentre sulle pareti laterali vi sono due altari di marmo del seicento con tele di Luca Giordano e Sebastiano Conca. Nella chiesa dell’Annunziata si conservano codici preziosi contenenti musica sacra ricopiati a mano dai monaci amanuensi.
La Cappella dell’Immacolata: Detta “Grotta d’oro dopo la ristrutturazione cinquecentesca per l’oro zecchino che la ricopre interamente, risale al XIV secolo e si trova all’interno del Santuario dell’Annunziata.
La cappella è ricoperta da una volta a botte con cassettoni di legno intagliati e dorati e le pareti sono adornate da ventidue quadri dedicati a episodi  della nascita e dell’infanzia  di Gesù. Qui ha pregato anche Giovanni Paolo II, ed è proprio qui che Pio IX si è raccolto in preghiera spesso, nei mesi del suo esilio per via dei moti che portarono alla Repubblica romana, davanti all’immagine di Maria dipinta del Gaetano Scipione Pulzone maturando la convinzione del dogma dell’Immacolata Concezione, proclamato nel dicembre del 1854.
Non solo fede: Il complesso della Montagna Spaccata non attrae solo fedeli, ma anche amanti  della cultura e dello sport. Nei pressi della Grotta del turco, infatti, si trovano le grandi cisterne d’acqua e i manufatti che costituiscono i resti della villa appartenuta al console romano, generale di Giulio Cesare, Cesare Munanzio Planco.
Sui fianchi della montagna, alta circa 130 metri, sono state aperte inoltre una decina di vie attrezzate per consentire agli amanti dell’arrampicata di cimentarsi nella “ via dei camini” , che permette di raggiungere il mare dopo una vertiginosa discesa di 110 metri.

Tre parole per definire questo luogo? Ne dico quattro: natura, impressione, meraviglia, grandiosa.


Come raggiungere la Montagna Spaccata: In auto, provenendo da nord, prendere l’autostrada A1 e uscire a Roma sud sul grande raccordo anulare in direzione Sud-Napoli. Imboccare poi la Strada Statale 148 Pontina. Superata Terracina si può scegliere la litoranea statale 213 Flacca per raggiungere Gaeta, o la statale 7 Appia per inoltrarsi nell’entroterra e raggiungere Itri per poi proseguire in direzione Gaeta. Provenendo da sud è anche possibile percorrere  la statale Domiziana da Napoli. In treno, i collegamenti da Roma e Napoli sono frequenti, mediante lo scalo di Formia, dal quale è poi possibile raggiungere Gaeta con gli autobus di linea. Gli aeroporti più vicini sono Roma Fiumicino/Ciampino e Napoli.

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