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martedì 5 marzo 2013

ABBAZIA DI PIONA


N 1) Itinerari, luoghi della fede
ABBAZIA DI PIONA

Tesoro di arte romanica. Racchiusa tra i monti e il lago di Como, da secoli è metà di chi cerca pace e spiritualità

Come una gemma incastonata tra il verde delle montagne e l’azzurro del cielo, l’Abbazia di Piona si adagia sulla sponda lecchese del lago di Como, nel territorio del comune di Colico, frazione di Olgiasca, sul promontorio roccioso che degrada verso il laghetto semichiuso formato da una strozzatura naturale.
Noto anche come “ priorato di San Nicola”, l’importante e massiccio complesso religioso è considerato un gioello del romanico lombardo. Fondata dai monaci cluniacensi attorno alla chiesa di San Nicola, costruita sui resti di un oratorio edificato dal vescovo di Como Agrippino nel VII secolo, la struttura fu trasformata in commenda secolare prima di venire soppressa nel 1798 e poi restaurata all’inizio del nostro secolo. La prima documentazione storica di questa terra è costituita dal “Cippo di Agrippino”, su cui è stato scolpito che il Vescovo, nel decimo anno del suo mandato, fece erigere un oratorio dedicato a Santa Giustina martire, lo completò in ogni sua parte, ne fece sistemare le sepolture e ne celebrò la dedicazione.
L’Abbazia è oggi di proprietà dei monaci cistercensi della congregazione di Casamari, ai quali fu donata nel 1938 dalla locale famiglia Rocca, che intendeva così onorare una coppia di parenti morti due anni prima in un cantiere vicino a Mai Lahla, in Etiopia.
La chiesa di San Nicola: Le statue solenni di San Benedetto e San Bernardo accolgono il visitatore del complesso, che attualmente è formato dalla chiesa, al cui fianco sorge un campanile ricostruito nel settecento, e dai resti di una porzione di abside attribuito all’oratorium voluto da Agrippino.
Due leoni di marmo sono posti a guardia dell’ingresso della chiesa a pianta irregolare, che risale al XI secolo e costituisce un tipico esempio di edificio comacino in pietra squadrata.
Gli affreschi dell’abside, parzialmente ricoperti da stucco, raffigurano Gesù inscritto in una mandorla che, dall’esteroascendendo al cielo, giudica l’umanità con il libro della verità aperto. Frammenti di affreschi del duecento legati alla tradizione bizantina sono visibili sulle pareti, che culminano nel soffitto ligneo.
La tela in rilievo: Sulla parete a sinistra dell’unica navata è collocata una tela molto venerata di telemaco Pergola (Roma, 1869-1953): la Regina Pacis, che offre al mondo il bambino dal corpo allungato e con le braccia allargate in una postura che richiama la croce. Ai piedi del trono semicircolare, due personaggi in ginocchio, rivestiti di armature, depongono le armi ai lati di un volume spalancato dal quale si possono leggere le parole di cristo: “ Egoautem dico vobis: diligite inimicos vestros” (Ma io vi dico: amate i vostri nemici).
La particolarità della tela, che fu dipinta in occasione di un concorso bandito a Roma dalla Santa Sede al termine della prima guerra mondiale, è che l’elsa della spada  e il mantello sono in rilievo.
Una comunità stanziale: La comunità monastica di Piona è formata da diciotto uomini che, data l’appartenenza a un ordine che è una diramazione di quello benedettino, seguono la regola dell’ora et labora. La liturgia viene svolta con la sobrietà e la solennità tipiche della tradizione cistercense accompagnata dal canto gregoriano. “ I momenti di preghiera, dal mattino fino al compieta, sono sempre aperti a chi vuole condividere con noi l’ora liturgica”, spiega il priore dell’abbazia, padre Ludovico Valenti, originario della provincia di Brescia, che a Piona viene ininterrottamente dal 1967.
La zona molto silenziosa e tranquilla, favorisce la preghiera e la riflessione. Ogni anno accogliamo circa ventimila visitatori, che nei mesi estivi provengono soprattutto dall’estero”. Inoltre, è possibile organizzare ritiri spirituali per piccoli gruppi: “ Il semplice turista viene attratto dall’amenità del luogo, ma, sottolinea, c’è chi viene alla ricerca di un consiglio da parte dei monaci o per incontrare Gesù. E poi riparte con qualcosa in più nell’anima.
Un chiostro ricco di simboli: Oltre a raccogliere degli affreschi in stile gotico raffiguranti scene di draghi e martiri, e un calendario figurato da contadini e scene campestri legati ai mesi dell’anno, il chiostro di Piona, che risale al 1252, è il punto di riferimento della vita dei monaci e ha una sua originalità: nonostante la forma quadrangolare, presenta una pianta irregolare. Infatti, se a disegnare il perimetro vi sono, complessivamente, quaranta colonnine, il numero di queste varia su ogni lato: undici a ovest, dieci a nord, dodici a est e otto sul versante sud. Così come richiesto dalla tradizione, anche a Piona, per il monaco benedettino, il chiostro è porta coeli , disseminato dei simboli che servono da ammonimento ed edificazione per la vita spirituale. Se le decorazioni dei capitelli sono tutte diverse, ricorrente è la raffigurazione dell’aquila, l’unico animale in grado di guardare il sole, e di conseguenza il volto di Dio. Quanto alle immagini che affrescano il chiostro, alcuni serpenti con testa di donna rivolgono ai monaci un monito a guardarsi dal peccato carnale, e alla purificazione della terra verso un mondo nuovo allude la raffigurazione del diluvio universale, con l’acqua come simbolo di distruzione del male.
Più gioiosi gli affreschi del calendario, che fanno riferimento ai ritmi della natura: a Luglio la preparazione delle spighe, a giugno la mietitura, ad aprile una donna che stringe dei fiori a se, a febbraio la potatura degli alberi e a gennaio il sacrificio del maiale.
Infine, un’immagine di San benedetto che fugge da una donna, l’ultima sua vera tentazione, alla quale riuscì a sottrarsi solo gettandosi nudo tra i rovi e le ortiche.
La sala capitolare: Sul lato orientale del chiostro, secondo la pianta tipica dei monasteri benedettini, si sviluppa la sala capitolare, il luogo in cui la comunità si raduna per la lectio divina, le conferenze spirituali, l’elezione del superiore, l’ammissione dei postulanti al noviziato e la discussione dei problemi della vita comunitaria. Qui, più che altrove, la comunità monastica percepisce con chiarezza di formare una famiglia e di compiere un cammino insieme. L’aula, ampia e luminosa, è arredata con stalli e spalliere in legno di scuola veneziana del XVIII secolo, provenienti dalla sacrestia della Basilica di San zeno a Verona. Alcuni pannelli sono impreziositi da figure intarziate, e particolare attenzione meritano, sullo stallo centrale, il sole che irradia luce sulla terra e le figure di Adamo ed Eva cacciati dal paradiso.
La distilleria: L’opera dei monaci, benché immersa nel silenzio necessario al dialogo con Dio, non è mai oziosa e inoperosa, bensì sempre protesa a quel salutare equilibrio tra corpo e mente assicurato dal lavoro creativo. I monaci cistercensi di Piona, in osservanza alla regola, coltivando una superficie di circa tredici ettari, procacciano il necessario per se, per la parrocchia di Olgiasca e per la missione in Africa e Brasile. Tra i prodotti, pregiati liquori ricavati da erbe aromatiche secondo ricette tramandate dai primi monaci, e alcune tisane.

Comunità nei dintorni: IL GABBIANO E LA MALPENSATA.
A circa un chilometro e mezzo dall’abbazia si trova la Malpensata una villa cinquecentesca immersa nel verde e nel silenzio. Antico epicentro della vita economica e sociale del monastero e delle poche famiglie di Olgiasca, è concessa dalla comunità monastica alla onlus “ il Gabbiano”, che ne ha fatto un centro per il recupero dei giovani tossicodipendenti.
La comunità terapeutica attualmente (2013) ospita ventiquattro persone  con problematiche  legate all’abuso di sostanze stupefacenti e alcool , accolte attraverso segnalazioni da parte del servizio pubblico, provenienti dalla famiglia, dal carcere e dalla strada.
Qui viviamo il miracolo della vita che ricomincia mediante l’accoglienza, racconta Carola Molteni, responsabile della comunità per la sede di Piona: “ Con i nostri ospiti, giovani e adulti, uomini o donne che siano, costruiamo progetti basati sulla responsabilizzazione, occupandoli in attività legate alla gestione della struttura: i compiti vengono suddivisi quotidianamente dalla cura dell’orto e del giardino fino ai servizi interni. La riabilitazione, insomma, passa dal lavoro e dalla condivisione”.

Come arrivare all’ABBAZIA di Piona:
In auto, percorrere da Milano la statale 36 dello Spluga, uscire all’omonima uscita e dirigersi a sud, verso Dorio. Dopo poco più di 3 chilometri c’è la deviazione a destra e, passata Olgiasca, si scende verso l’abbazia.
Si può arrivare anche via lago prendendo il battello (due corse al giorno) a Como o Lecco, da cui dista 37 chilometri.

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