N 1) Itinerari, luoghi della fede
ABBAZIA DI PIONA
Tesoro
di arte romanica. Racchiusa tra i monti e il lago di Como, da secoli è metà di
chi cerca pace e spiritualità
Come
una gemma incastonata tra il verde delle montagne e l’azzurro del cielo,
l’Abbazia di Piona si adagia sulla sponda lecchese del lago di Como, nel
territorio del comune di Colico, frazione di Olgiasca, sul promontorio roccioso
che degrada verso il laghetto semichiuso formato da una strozzatura naturale.
Noto
anche come “ priorato di San Nicola”, l’importante e massiccio complesso
religioso è considerato un gioello del romanico lombardo. Fondata dai monaci
cluniacensi attorno alla chiesa di San Nicola, costruita sui resti di un
oratorio edificato dal vescovo di Como Agrippino nel VII secolo, la struttura
fu trasformata in commenda secolare prima di venire soppressa nel 1798 e poi
restaurata all’inizio del nostro secolo. La prima documentazione storica di questa
terra è costituita dal “Cippo di Agrippino”, su cui è stato scolpito che il
Vescovo, nel decimo anno del suo mandato, fece erigere un oratorio dedicato a
Santa Giustina martire, lo completò in ogni sua parte, ne fece sistemare le
sepolture e ne celebrò la dedicazione.
L’Abbazia
è oggi di proprietà dei monaci cistercensi della congregazione di Casamari,
ai quali fu donata nel 1938 dalla locale famiglia Rocca, che intendeva così
onorare una coppia di parenti morti due anni prima in un cantiere vicino a Mai
Lahla, in Etiopia.
La chiesa di San
Nicola: Le
statue solenni di San Benedetto e San Bernardo accolgono il visitatore del
complesso, che attualmente è formato dalla chiesa, al cui fianco sorge un
campanile ricostruito nel settecento, e dai resti di una porzione di abside
attribuito all’oratorium voluto da Agrippino.
Due
leoni di marmo sono posti a guardia dell’ingresso della chiesa a pianta
irregolare, che risale al XI secolo e costituisce un tipico esempio di edificio
comacino in pietra squadrata.
Gli
affreschi dell’abside, parzialmente ricoperti da stucco, raffigurano Gesù
inscritto in una mandorla che, dall’esteroascendendo al cielo, giudica
l’umanità con il libro della verità aperto. Frammenti di affreschi del duecento
legati alla tradizione bizantina sono visibili sulle pareti, che culminano nel
soffitto ligneo.
La tela in rilievo:
Sulla parete a
sinistra dell’unica navata è collocata una tela molto venerata di telemaco
Pergola (Roma, 1869-1953): la Regina Pacis, che offre al mondo il bambino dal
corpo allungato e con le braccia allargate in una postura che richiama la
croce. Ai piedi del trono semicircolare, due personaggi in ginocchio, rivestiti
di armature, depongono le armi ai lati di un volume spalancato dal quale si
possono leggere le parole di cristo: “ Egoautem dico vobis: diligite
inimicos vestros” (Ma io vi dico: amate i vostri nemici).
La
particolarità della tela, che fu dipinta in occasione di un concorso bandito a
Roma dalla Santa Sede al termine della prima guerra mondiale, è che l’elsa
della spada e il mantello sono in
rilievo.
Una comunità
stanziale: La
comunità monastica di Piona è formata da diciotto uomini che, data
l’appartenenza a un ordine che è una diramazione di quello benedettino, seguono
la regola dell’ora et labora. La liturgia viene svolta con la sobrietà e la
solennità tipiche della tradizione cistercense accompagnata dal canto
gregoriano. “ I momenti di preghiera, dal mattino fino al compieta, sono sempre
aperti a chi vuole condividere con noi l’ora liturgica”, spiega il priore
dell’abbazia, padre Ludovico Valenti, originario della provincia di Brescia,
che a Piona viene ininterrottamente dal 1967.
La
zona molto silenziosa e tranquilla, favorisce la preghiera e la riflessione.
Ogni anno accogliamo circa ventimila visitatori, che nei mesi estivi provengono
soprattutto dall’estero”. Inoltre, è possibile organizzare ritiri spirituali
per piccoli gruppi: “ Il semplice turista viene attratto dall’amenità del
luogo, ma, sottolinea, c’è chi viene alla ricerca di un consiglio da parte dei
monaci o per incontrare Gesù. E poi riparte con qualcosa in più nell’anima.
Un chiostro ricco
di simboli: Oltre
a raccogliere degli affreschi in stile gotico raffiguranti scene di draghi e
martiri, e un calendario figurato da contadini e scene campestri legati ai mesi
dell’anno, il chiostro di Piona, che risale al 1252, è il punto di riferimento
della vita dei monaci e ha una sua originalità: nonostante la forma
quadrangolare, presenta una pianta irregolare. Infatti, se a disegnare il
perimetro vi sono, complessivamente, quaranta colonnine, il numero di queste
varia su ogni lato: undici a ovest, dieci a nord, dodici a est e otto sul
versante sud. Così come richiesto dalla tradizione, anche a Piona, per il
monaco benedettino, il chiostro è porta
coeli , disseminato dei simboli che servono da ammonimento ed edificazione
per la vita spirituale. Se le decorazioni dei capitelli sono tutte diverse,
ricorrente è la raffigurazione dell’aquila, l’unico animale in grado di
guardare il sole, e di conseguenza il volto di Dio. Quanto alle immagini che
affrescano il chiostro, alcuni serpenti con testa di donna rivolgono ai monaci
un monito a guardarsi dal peccato carnale, e alla purificazione della terra
verso un mondo nuovo allude la raffigurazione del diluvio universale, con
l’acqua come simbolo di distruzione del male.
Più
gioiosi gli affreschi del calendario, che fanno riferimento ai ritmi della
natura: a Luglio la preparazione delle spighe, a giugno la mietitura, ad aprile
una donna che stringe dei fiori a se, a febbraio la potatura degli alberi e a
gennaio il sacrificio del maiale.
Infine,
un’immagine di San benedetto che fugge da una donna, l’ultima sua vera
tentazione, alla quale riuscì a sottrarsi solo gettandosi nudo tra i rovi e le
ortiche.
La sala capitolare:
Sul lato
orientale del chiostro, secondo la pianta tipica dei monasteri benedettini, si
sviluppa la sala capitolare, il luogo in cui la comunità si raduna per la lectio divina, le conferenze spirituali,
l’elezione del superiore, l’ammissione dei postulanti al noviziato e la
discussione dei problemi della vita comunitaria. Qui, più che altrove, la
comunità monastica percepisce con chiarezza di formare una famiglia e di
compiere un cammino insieme. L’aula, ampia e luminosa, è arredata con stalli e
spalliere in legno di scuola veneziana del XVIII secolo, provenienti dalla
sacrestia della Basilica di San zeno a Verona. Alcuni pannelli sono
impreziositi da figure intarziate, e particolare attenzione meritano, sullo
stallo centrale, il sole che irradia luce sulla terra e le figure di Adamo ed
Eva cacciati dal paradiso.
La distilleria: L’opera dei monaci, benché
immersa nel silenzio necessario al dialogo con Dio, non è mai oziosa e
inoperosa, bensì sempre protesa a quel salutare equilibrio tra corpo e mente
assicurato dal lavoro creativo. I monaci cistercensi di Piona, in osservanza
alla regola, coltivando una superficie di circa tredici ettari, procacciano il
necessario per se, per la parrocchia di Olgiasca e per la missione in Africa e
Brasile. Tra i prodotti, pregiati liquori ricavati da erbe aromatiche secondo
ricette tramandate dai primi monaci, e alcune tisane.
Comunità nei
dintorni: IL GABBIANO E LA MALPENSATA.
A circa un
chilometro e mezzo dall’abbazia si trova la Malpensata una villa cinquecentesca
immersa nel verde e nel silenzio. Antico epicentro della vita economica e
sociale del monastero e delle poche famiglie di Olgiasca, è concessa dalla
comunità monastica alla onlus “ il Gabbiano”, che ne ha fatto un centro per il
recupero dei giovani tossicodipendenti.
La comunità
terapeutica attualmente (2013) ospita ventiquattro persone con problematiche legate all’abuso di sostanze stupefacenti e
alcool , accolte attraverso segnalazioni da parte del servizio pubblico,
provenienti dalla famiglia, dal carcere e dalla strada.
Qui viviamo il
miracolo della vita che ricomincia mediante l’accoglienza, racconta Carola
Molteni, responsabile della comunità per la sede di Piona: “ Con i nostri
ospiti, giovani e adulti, uomini o donne che siano, costruiamo progetti basati
sulla responsabilizzazione, occupandoli in attività legate alla gestione della
struttura: i compiti vengono suddivisi quotidianamente dalla cura dell’orto e
del giardino fino ai servizi interni. La riabilitazione, insomma, passa dal
lavoro e dalla condivisione”.
Come arrivare
all’ABBAZIA di Piona:
In auto, percorrere
da Milano la statale 36 dello Spluga, uscire all’omonima uscita e dirigersi a
sud, verso Dorio. Dopo poco più di 3 chilometri c’è la deviazione a destra e,
passata Olgiasca, si scende verso l’abbazia.
Si può arrivare
anche via lago prendendo il battello (due corse al giorno) a Como o Lecco, da
cui dista 37 chilometri.
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