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martedì 2 ottobre 2012

Lazio


LAZIO
Preistoria:
Per quantità e importanza di rinvenimenti relativi alle diverse epoche del Paleolitico, soprattutto arcaico, il Lazio è una delle regioni italiane meglio documentate. Alle fasi più antiche del Paleolitico risalgono i ritrovamenti di manufatti su ciottolo e su schegge effettuati da I. Bidittu e A.G. Segre in diverse località in provincia di Frosinone (  Arce, Fontana Liri, Castro dei Volsci) con un’età compresa tra 700.000 e 500.000 anni. Al Paleolitico inferiore sono anche riferibili diversi siti dell’Acheuleano, come Fontana Ranuccio vicino ad Anagni, con datazione assoluta a 458.000 anni fa e il vicino giacimenti di cava Pompi a Pofi, con industrie con scheggia priva di bifacciali. All’Acheuleano superiore sono attribuiti diversi siti in prossimità della costa, pochi chilometri a nord di Roma, come Torre in Pietra, Malagrotta, Castel di Guido e la Polledrara, oltre a segnalazioni isolate; riferibili a un periodo compreso tra 300.000 e 200.000 anni fa: si tratta per lo più di giacimenti in stratigrafia, con associazioni di resti faunistici e industrie bifacciali. A Castel Guido, A.M. Radmilli ha rinvenuto numerose testimonianze di un intensa utilizzazione dell’osso di grossi mammiferi (bue, elefante); da questa materia prima, che sostituisce la scarsa selce localmente disponibile, sono stati ricavati numerosi  bifacciali (alcuni sono noti anche a Fontana Ranuccio) e altri manufatti. Dallo stesso giacimento provengono resti cranici e due femori frammentari attribuibili a Homo erectus. Numerosi altri giacimenti di acheuleani sono conosciuti in provincia di Frosinone ( Ceprano, Pontecorvo, Lademagne) Diversi giacimenti riveriti al Riss sono caratterizzati da industrie su scheggia prive di bifacciali (Monte delle Gioie, Sedia del Diavolo  a Roma) oltre ad alcuni nuovi ritrovamenti segnalati nei pressi di Nettuno. Al paleolitico medio risalgono diverse facies musteriane, localizzate in varie località della regione, come  quelle segnalate  a Poggio Mirteto o i numerosi siti all’aperto  della Pianura Pontina (tra cui ricordiamo il canale delle acque alte) , in particolare le grotte del Monte Circeo , note soprattutto per le ricerche di A.C. Blanc ( Guttari da cui provengono , fra l’altro il famoso cranio Circeo 1e le due mandibole Circeo 2 e 3 attribuiti ad un rappresentante dei neandertaliani classici dell’Europa occidentale ; Fossellone , Barbara, Breuil) e in provincia di Gaeta  (Moscerini, Sant’Agostino) ; in quest’area è nota una facies  chiamata “Pontiniana” , che si caratterizza per l’utilizzazione di ciottoli silicei di piccole dimensioni . Si tratta di un musteriano charentiano di facies Quina, con debole frequenza della tecnica Levallois e con datazioni assolute  intorno ai 50.000 anni dal presente. Aspetti più evoluti mostrano le industrie del musteriano a denticolati di alcuni livelli del Fossellone e di grotta Barbara.
Nel Lazio interno, in provincia di Frosinone , è noto un musteriano di tecnica Levallois nel sito di Valle Radice vicino a Sora. Ben documentata è anche  la sequenza del paleolitico superiore, che inizia con i livelli aurignaziani  del Fossellone  e prosegue, in diversi giacimenti all’aperto o in grotta, fino al Mesolitico (Riparo Blanc al monte Circeo) , per citarne solo alcuni tra i più importanti. Numerose manifestazioni di arte mobiliare sono conosciute nei livelli di Grotta Polesini, scavati da Radmilli (1952-1956). Il territorio laziale fu frequentato nei tempi neo eneolitici nonché nellEtà del Bronzo, da genti dedite all’agricoltura e all’allevamento: lo testimoniano i ritrovamenti a Sasso di Furbara, alle Isole Ponziane, da cui veniva importata l’ossidiana, nella valle del Fiora, nota per la cultura di Rinaldone nella conca reatina , a Pian Sultano a nord di Roma , nell’Agro Romano e altrove. Dalla fine dell’età del Bronzo è possibile cogliere una netta diversificazione culturale tra l’area a nord e quella a sud del Tevere, successivamente occupate dalla civiltà etrusca e da quella latina . Dalla prima età del ferro si ha evidenza della formazione di grandi centri proto urbani; particolarmente importante è il caso di Roma.
Storia:
Il nome, documentato a cominciare dal secolo VI a.C. indicò in un primo tempo l’area compresa tra il corso terminale del Tevere e il promontorio del Circeo con a est le pendici degli Appennini e il corso del Trero (odierno Sacco). Gli antichi chiamavano tale area Latium vetus per distinguerla dal Latium adjectum, comprendente anche i territori, a sud est della precedente zona, via via conquistati dai Romani fino a Liri. Nella divisione che Augusto fece dell’Italia in 11 regioni, il Lazio venne incluso nella prima regione assieme alla Campania, nome quest’ultimo che venne a prevalere dalla fine del secolo III d.C. e perciò il Lazio è tuttora chiamato Campagna Romana. Verso il 1000 a.C. all’avvento dell’Età del ferro, comparve  nel Lazio una nuova popolazione documentata dai sepolcreti a incinerazione scavati in gran numero sui Colli Albani : si tratta dei Latini i quali ebbero peso determinante nelle vicende del Lazio prima e dopo l’ avvento di Roma. Lo sviluppo di tali gruppi etnici fu favorito dai ricchi pascoli della pianura ondulata dai Colli Albani alle ex Paludi Pontine, in cui anche l’agricoltura progredì rapidamente grazie ai canali di drenaggio sotterraneo scavati in epoca preromana .Lungo la fascia costiera nacquero centri notevoli, Lavinio, Ardea , Anzio, che intrecciarono rapporti con la più evoluta civiltà del mondo egeo-anatolico grazie alle imbarcazioni che vi approdavano.
La prosperità del Lazio tra i secoli VII e VI a.C. è ben testimoniata dalle tombe di Praeneste. In tale tempo si fece sentire nel Lazio la presenza degli Etruschi , che però durò poco perché sul finire del secolo VI a.C. una coalizione di città latine che avevano il loro centro sacrale nel culto reso a giove sulla vetta del Massiccio Albano li ricaccio a nord del Tevere . i Latini collaborarono successivamente, nel secolo V a.C. , con i Romani nella difesa del Lazio da attacchi di Sabini , Eqqui e Volsci . Quando nella prima metà del secolo IV  a.C. tali attacchi vennero meno, i Romani presero man mano il sopravvento nel Lazio: alla fine della guerra latina, nel 338 a.C., inglobarono nel proprio territorio le città dei Latini e da allora la storia del lazio si fuse con la storia di Roma. L’azione centripeta della città causò da allora un processo di graduale spopolamento del Lazio e il formarsi del latifondo con conseguente diffusione della malaria: molte delle antiche città scomparvero , altre sulle alture (Praeneste e Tivoli) o sulla costa (Anzio) divennero in età imperiale luoghi rinomati con ville lussuose. Nella pianura  la pastorizia finì con il prevalere del tutto dando al Lazio l’aspetto desolato rimasto tipico della Campagna Romana  fino ai tempi recenti. Con la caduta dell’Impero romano d’Occidente , teoricamente il lazio dipese dall’Imperatore d’oriente. In ealtà l’autorità del lontano governo era molto debole, cosicché la tutela degli abitanti non di rado fu assunta dalla Chiesa, che possedeva nella regione alcuni patrimoni. Allorché le “donazioni” o “restituzioni”  di Liutprando e di pipino il Breve (secolo VIII) instaurarono anche di diritto il potere temporale della Chiesa., il Lazio formò il territorio principale dello Stato e ne seguì le vicende; ma, specialmente nei primi secoli, fu turbato dalle contese tra alcune potenti famiglie che spadroneggiavano nelle città, la nuova aristocrazia agraria e più tardi i comuni. Su tutti il papa cercava di dominare, appoggiandosi ora agli uni ora agli altri, ma specialmente alla nobiltà terriera e, durante le lotte per le investiture, alle forze cittadine. Tuttavia non trovò sempre docili alleati. Tra le più gravi fu la rivolta di Roma del 1143 che con la renovatio senatus, creò un governo laico, sostenuto dalla calda oratoria di Arnaldo da brescia. Per circa un cinquantennio il comune romano rivendicò a se il diritto a reggere la città in nome del popolo, inserendosi e complicando le lotte tra i papi e gli imperatori. Più o meno in tutto il Lazio si risvegliarono forze autonome, rappresentate nelle campagne dai feudatari e nelle città dai comuni. Verso la fine del secolo XII Clemente III riuscì ad ottenere un accordo con il Senato romano che gli garantì la fedeltà del comune, ma solo Innocenzo III ristabilì la piena sovranità papale su tutto il territorio, imponendo il rispetto dei vincoli di sudditanza: i feudatari e le città laziali gli giurarono fedeltà e Roma rinunciò alla propria autonomia affidandogli la nomina della più alta autorità laica, il” Senatore di Roma” . Un tentativo di riprendere il terreno perduto e instaurare il potere comunale (1234), inserendosi nelle lotte tra Gregorio IX e Federico II, non riuscì. Più tardi Gregorio X divise la regione in provincie sottoposte ad un rettore sorvegliato dal Parlamento. Essendo riservato al papa il diritto di intervenire quale ultimo arbitro, l’autonomia degli organi laici andò spegnendosi sotto l’autorità della Chiesa, aiutata, in quest’opera di assoggettamento, dalle rivalità della provincia laziale nei riguardi di Roma. Se ancora restavano degli antagonisti al potere pontificio nelle grandi famiglie romane  (Colonna, Orsini, Frangipane, Savelli) il Lazio come forza autonoma , aveva ormai poco vigore .
Un grave colpo gli fu inferto dalla forte personalità  di Bonifacio VIII e dalla riorganizzazione che questi  impose alle terre dipendenti dalla curia.  Il periodo di cattività “babilonese”  ad Avignone (1309-77) si esaurì in lotte tra la nobiltà e il popolo (tribunato di Cola di Rienzo) , per cui Roma non riuscì a porsi a capo di uno stato autonomo , e il cardinale Albornoz, inviato da Innocenzo VI nel 1353, potè riassoggettare alla chiesa  il Lazio e gli altri possedimenti pontifici. Le riforme che seguirono  il ritorno dei papi , finirono col togliere alla regione carattere e funzioni specifiche nella vita politica. Anche nel secolo XIX durante il Risorgimento il suo apporto fu piuttosto limitato.

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