geronimo

mercoledì 2 febbraio 2011

L'IMPERO CAROLINGIO

L’IMPERO CAROLINGIO
(580-1012)


Carolingio: dal fr. Carolingen, deriva dal latino Carolus, Carlo. Proprio dei carolingi e della loro epoca, seguace o discendente di Carlo magno.

Dinastia franca , succeduta nel 752 a quella dei Merovingi. La sua origine risale all’inizio del secolo VII, quando Ansegiso (m.685), figlio di Arnolfo di Metz (580-641), sposò Begga, figlia di Pipino I di Landen il vecchio, maggiordomo d’Austrasia (m.639). Dal loro matrimonio nacque Pipino II di Heristal (Herstal) che, essendo maggiordomo d’Austrasia, riuscì con la vittoria di Tertry (687) ad annettersi anche la Neustria, assumendo il titolo di dux Francorum. Morendo lasciò, la carica di maestro di palazzo al figlio Grimoaldo, ma Carlo martello , un altro suo figlio (naturale) , riuscì con la forza,  a ottenerne l’eredità, imponendo la sua autorità sia sull’Austrasia ( denominazione di quella parte d’Italia medioevale che comprendeva territori longobardi situati ad oriente dell’Adda e a Nord del Po)  sia sulla Neustria (regno occidentale Merovingeo comprendeva la Gallia nord occidentale; attuale Francia) .
Carlo Martello ebbe tre figli: Carlomanno, Grifone e Pipino il breve. Quest’ultimo gli succedette nella Neustria (741), mentre Carlomanno resse l’Austrasia. I franchi fecero allora spedizioni contro Acquitani, Bavari,Sassoni e Svevi, che vennero assoggettati. Pipino, essendosi ritirato Carlomanno amontecassino, depose, con l’approvazione di papa Zaccaria, Childerico III, ultimo sovrano Merovingio, e della Dieta di Soissons (751) fu riconosciuto re dei Franchi e incoronato da stefano II nel gennaio 754. Gli succedettero nel 768 i due figli Carlo e Carlomanno e, alla morte di quest’ultimo (771), Carlo che sarà detto Magno, unificò il regno impadronendosi dei domini del fratello e lo divise tra i suoi figli: Carlo, Pipino e Ludovico (una figlia, Gisella, sposò Everardo, duca del Friuli da cui ebbe un figlio, Berengario, futuro imperatore). Essendogli premorti i fratelli, Ludovico I, detto il Pio o il Bonario, ereditò l’impero (814) mentre l’Italia rimaneva a Bernardo, figlio di Pipino. Con l’Ordinatio Imperii (817) , Ludovico I divise i domini fra i figli suoi e di Ermengarda, assegnando a Lotario il primogenito, l’Italia con la corona imperiale, e ai figli minori, Pipino e Ludovico, rispettivamente l’Acquitania e la Baviera. Questa divisione provocherà la ribellione di Bernardo, privato dei suoi diritti sull’Italia (818) . Nell’829, però, Ludovico I  , che aveva avuto un altro figlio, Carlo II detto il Calvo, dalla seconda moglie, Giuditta di Baviera, creò per lui un nuovo regno, quello dell’Alamannia (829), suscitando la ribellione dei figli di primo letto. Seguì una lunga lotta dinastica, durante la quale morirono Pipino (838) e Ludovico il Pio (840). Contro Lotario si schierarono i fratelli Carlo il Calvo e Ludovico che si legarono con il giuramento di Strasburgo (842; primo documento in francese e tedesco) . L’anno seguente, con il trattato di Verdun, si giunse a un accordo che segnò la fine dell’unità dell’impero e l’inizio della formazione degli stati nazionali ( Germania, Francia e Italia). Lotario ebbe il titolo imperiale, l’Italia e la Lotaringia (Lorena), Carlo il Calvo  la Francia a est della Scheda, della Mosa, della Saona e del Rodano; Ludovico il germanico le terre oltre il Reno. Da Lotario in poi la corona d’Italia  sarà unita a quella imperiale e l’ottenere tale corona costituirà la premessa necessaria per conseguire la più alta dignità. Nell’855 Lotario I abdicò e gli succedette il figlio Ludovico II, gia re d’Italia; gli altri due figli, Lotario (m.869) e Carlo (m. 863)  ebbero rispettivamente le corone di Lotaringia e di Borgognona.  A Ludovico II (m.875) succedette lo zio Carlo il Calvo (823-877) che col Capitolare di Kiersy (877) riconobbe la ereditarietà dei feudi maggiori, consolidando così il regime feudale in pieno sviluppo. Carlo il Calvo morì lasciando un solo figlio, Luigi il Balbo (il Balbuziente), essendogli premorto l’altro figlio, Carlo, re d’Acquitania (866). L’impero passò a carlo III detto il Grosso, figlio di Ludovico II il Germanico.
I due fratelli del nuovo imperatore, Carlomanno (m.880)  e Ludovico III, ebbero rispettivamente la Baviera e la Germania . Carlo il Grosso (881-887) succedendo ai fratelli, riunì per l’ultima volta tutti i domini dell’impero.
La sua inettitudine, la prepotenza feudale e l’invasione normanna, che nell’886 egli fermò non con le armi ma col denaro, segnarono la sua fine. In Germania fu proclamato re un suo nipote, Arnolfo di corinzia, figlio illegittimo di Carlomanno; infine, a Treviri, presso Magonza, la dieta dei grandi depose (novembre 887) Carlo il Grossocce, due mesi più tardi morì di morte violenta. Con lui cessò di esistere l’impero Caroligio e i suoi domini  si suddivisero nuovamente dando luogo ai regni di Francia (con Oddone conte di Parigi), d’Italia (con Berengario marchese del Friuli nipote di Ludovico il Pio incoronato anche imperatore nel 915da papa Giovanni X), di Germania (con Arnolfo di Corinzia pure fatto imperatore da papa Formoso nell’896), di Lorena, di Borgogna, di Acquitania.
Alla morte del conte di Parigi un carolingio riuscì a ottenere la corona di Francia: Carlo III il Semplice, figlio di Luigi il balbo e nipote di Carlo il Calvo, che nell’898 fu riconosciuto re. Durante il suo regno i Normanni, guidati da Rollone , si stanziarono in Normandia; inoltre scoppiarono violente rivolte, fomentate dai familiari di Oddone, finché Carlo, vinto, fu deposto nella Dieta di Soissons (923) e morì in prigionia (929) . Suo figlio che era fuggito in Inghilterra e perciò fu detto Luigi IV d’Oltremare o il Transtamare , riuscì, con l’aiuto di Ugo il Grande nipote di Oddone, a farsi riconoscere re di francia, ma non a far cessare le lotte feudali, Luigi d’Oltremare ebbe due figli: Carlo, duca di Lorena (m. ca.993) , e Lotario (m. 986) cinse per breve tempo la corona suo figlio Luigi V l’Ignavo, che nel 987 morì senza lasciare eredi. Estintasi con lui la dinastia dei Carolingi, gli succedette sul trono di Francia Ugo Capeto, figlio di Ugo il Grande, con cui ebbe inizio la dinastia dei Capetingi, che regnerà in Francia ininterrottamente fino alla rivoluzione Francese.


DINASTIA   CAPETINGIA

Dinastia che regnò in Francia dal 987al 1328, in linea diretta, e con i rami cadetti (Borgogna, Vermandois, Courtenay, Artois, Angioini, Borbone, Valois, Evreux) fino al 1792 e, dopo il periodo rivoluzionario e napoleonico, dal 1814 (con la parentese dei cento giorni) al 1848.
La famiglia dei Capetigi che prese il nome da Ugo Capeto, entrò nella storia francese  fin dal secolo IX con Roberto il Forte, rinomato per potenza militare e amicizie politiche; suo figlio Oddone, morto Carlo il Grosso, fu eletto re (888)  ma il suo potere fu diviso con Carlo il Semplice (897) , poi unico re alla morte  del rivale. Nelle successive lotte, eccellendo per doti di valore e di abilità, Ugo Capeto divenne vincitore  di più fazioni e unico sovrano (987) . Alla morte di lui (996) regnò Roberto (996-1031) , a cui succedettero  Enrico I (1031-60) e Filippo I (1060-1108).
I Capetingi riuscirono a fare eleggere re i loro figli, fortificando la loro preminenza con una continuità di azioni politiche e militari. L’Ile-De-France fu il centro della loro intraprendenza; la loro espansione per l’ingrandimento del dominio da loro amministrato, fermò l’avanzata anglo-normanna e la ribellione dei Vassalli, oltre che invasioni di potenti vicini.
LLLuigi  VI (1108-37) combatté contro  Enrico I d’Inghilterra e l’imperatore; si appoggiò alla chiesa e potenziò Parigi anche come sede della corte. Luigi VII (1137-80) , con il ripudio della moglie Eleonora, duchessa d’Aquitania , diede inizio alla lotta con l’Inghilterra durata tre secoli: Eleonora, portando come dote il ducato, sposò infatti successivamente Enrico II Plantageneto, conte d’Angiò e duca di Normandia, dal 1154 re d’Inghilterra.
Le rivendicazioni inglesi si acuiranno nella guerra dei Cent’anni. Con Filippo II Augusto (1180-1223) , ancheper nuove lotte con l’Impero e l’Inghilterra, la monarchia fu favorita dalla borghesia e combatté gli Inglesi in Provenza. Con Luigi VIII (1223-26) e con Luigi IX il Santo (1226-70) aumentò l’organizzazione amministrativa e la potenza militare si espanse anche in territori d’Asia e d’Africa (con le crociate) . Il fratello di Luigi IX, Carlo d’Angiò, operò in Italia confermando l’influenza francese. L’istituto monarchico si fortificò con Filippo III l’Ardito (1270-85) e specialmente con Filippo IV il Bello (1285-1314) e con i figli di quest’ultimo (Luigi X, Filippo V, e Carlo IV) , con cui terminò il ramo primogenito dei Capetingi. Contributi notevoli alla monarchia furono nel secolo XIV il Parlamento come organo antifeudale, gli Stati Generali per l’unità della nazione francese e la lotta col papato (fino all’abolizione dei Templari e al passaggio della Santa Sede in Avignone.


IMPERO GERMANICO NEL MEDIOEVO
(Dal Sacro Romano Impero al Medioevo)

Fu nel corso delle guerre combattute fra i successori di Carlo Magno che si delineò per la prima volta uno stato tedesco, autonomo e comprendente  in un organismo politico  unitario tutte le popolazioni germaniche  a oriente del  Reno: il Regno detto dei Franchi Orientali (poi anche regnom Theutonicum, o Saxonorum) , riconosciuto dal trattato di Verdum (843) a Ludovico il Germanico , nipote di Carlo magno, l’anno successivo a quel giuramento di Strasburgo che, per la sua redazione bilingue ( antico francese e antico alto tedesco) costituisce la prova dell’esistenza di una nazionalità tedesca autonoma e distinta all’interno del mondo franco, pur attraverso le interne differenze di costumi, consuetudini  e in parte anche di lingua che ancora si riscontravano  fra le antiche popolazioni. La nazione tedesca confermò e consolidò nei secoli successivi la sua raggiunta unità con una propria civiltà che fece sentire la propria influenza su tutta l’Europa; assai più difficile si rivelò la costruzione di uno Stato Nazionale. Sotto il regno degli ultimi Carolingi la compattezza della formazione politica che si era creata  fu messa a dura prova  sia dai contrasti (e dalle suddivisioni) fra i successori di Ludovico, sia dalle ricorrenti aspirazioni a una riunificazione dell’Impero di Carlo Magno.
Fra la fine del secolo IX e l’inizio del X, inoltre, durante i regni di Arnolfo di corinzia e di Ludovico il Fanciullo, si succedettero continue invasioni da parte di Ungari, Slavi e Danesi. Tale situazione di grave debolezza del potere centrale ebbe come conseguenza il rafforzamento di quei particolarismi a base etnica che si riallacciavano alle tradizioni degli antichi popoli sottomessi dai Franchi e determinarono la formazione di unità politiche rette da capi che presero il nome di duchi, i Ducati nazionali di Sassonia, franconia, Svevia e Baviera, cui si aggiunse poi quello di Lorena, non corrispondente a un gruppo etnico, ma ai territori costituenti l’antica Lotaringia, incorporati definitivamente nel regno tedesco a partire dal 925. L’estinzione dei Carolingi di Germania (911) rese i duchi , i quali avevano riconosciuto in precedenza almeno nominalmente l’autorità dei sovrani e la loro monarchia ereditaria, arbitri della situazione<. Essi diedero vita a una monarchia nazionale, il cui principio elettivo era contemperato dalla tendenza a scioglier  il sovrano all’interno di un'unica stirpe (dinastie di Sassonia), dal 919 al 1024; di Franconia, dal 1024 al 1125; degli Hohenstaufen, dal 1138 al 1250).
Con Enrico l’Uccellatore, primo della casa di Sassonia, e soprattutto con il figlio , Ottone I, lo stato tedesco si rafforzò grazie alla creazione una seppur rudimentale struttura amministrativa (conti palatini, ministeriali), al sostegno dei vescovi, nominati dal re e incaricati di importanti funzioni politiche, e a quello della nobiltà minore, che venne favorita nei confronti dei grandi feudatari. Fu anche avviata una politica di fondazione di marche di frontiera lungo l’Elba (  dei Billunghi, del Nord, di Lusazia, di Merseburg, di Meissen; di Lusazia, di Merseburg, di Meissen; e, più a S. Orientale, di Carinzia,di Carniola) che non soltanto assicurarono la difesa del territorio tedesco contro gli invasori (gli Ungari erano stati battuti a Riade nel 933 e sulla Lech nel 955)  ma posero anche le premesse per l’espansione verso Oriente (Drang nach Osten)  dell’insediamento tedesco e per la cristianizzazione degli slavi, attraverso la creazione di una nuova serie di vescovati: Schleswig, Oldenburg, Brandeburgo, Meissen,Praga, Olmutz, sottoposti alle sedi metropolitane di Magdeburgo e di Magonza. Gia con Ottone I tuttavia affiorarono (o riaffiorarono, se si pensa alla matrice carolingia dello stato tedesco) quelle aspirazioni imperiali e universalistiche che condizionarono pio per secoli l’azione dei sovrani tedeschi.Nel 962 Ottone cingeva a Roma la corona Imperiale  e inauguravauna politica di costante  intervento nelle vicende politiche della penisola, che avrebbe richiesto ai suoi successori sempre un nuovo impegno ed energie. La politica Italiana di Ottone I  si fece con Ottone II e con Ottone III anche mediterranea e orientale suscitando addirittura l’utopistico programma di una renovatio imperii ; i sempre più stretti rapporti con la chiesa e con il papato coinvolsero l’impero nell’estenuante lotta delle investiture, dalla metà del secolo XI al 1122 (Concordato di Worms); lo stesso programma politico di federico I, imperniato sulla restaurazione del potere dello stato, fu concepito nel quadro di un impero universale, con Roma capitale e l’Italia come centro, e costrinse gli Hohenstaufen a scontrarsi con i comuni italiani e con il papato; e quando nel 1194 EnricoVI ereditò la corona del regno di Sicilia, balenò ancora una volta l’antico miraggio di un dominium mundii , esteso a Bisanzio e al levante. Tale politica richiese enormi impegni finanziari per il reclutamento degli eserciti, costrinse i sovrani a continue discese in Italia, a lunghe e frequenti assenze il Ggermania; soprattutto impedì loro di crearvi delle forti strutture di governo  e di contrastare lo sviluppo di forze particolaristiche: i centri urbani , che rivendicavano sempre nuove autonomie, la nobiltà, avviata ormai a fondare su basi territoriali il suo potere, la feudalità, che, lungi da costituire quel sistema gerarchico di vincoli fra l’imperatore e i potentes  auspicato dal Barbarossa, si rivelava come il più grave elemento di disgregazione. Così, metre in occidente , e soprattutto in Francia e in Inghilterra, le monarchie nazionali, pur attraversando una lotta aspra elunga promuovevano la costruzione di un organismo statale sempre più accentrato e unitario, ordinando e disciplinando in esso città e signorie locali, grandi principati e provincie autonome, in quel lento processo che porta alla formazione dello Stato moderno, la monarchia tedesca logorava le proprie energie e la propria autorità inseguendo il sogno di un impero universale. E, quando, con la morte di Federico II (1250) , l’Italia si sottrasse definitivamente all’influenza tedesca e apparve evidente il carattere utopistico di ogni programma imperiale, apparve ugualmente evidente come gli Hohenstaufen avessero fallito nel compito di costruire uno stato Nazionale unitario e come le forme di organizzazione politica della società tedesca fossero ormai offerte da quegli organismi particolaristici che si erano venuti rafforzando a spese del potere centrale: una moltitudine di territori che a partire dal secolo XIII si disegnarono sempre più nettamente sulla carta politica della Germania con la fisionomia di altrettanti piccoli Stati e offrirono, nell’intrecciarsi delle loro frontiere e nel gioco delle enclaves , l’immagine di un intricatissimo mosaico. Si trattava delle numerose città, situate soprattutto sui mari Baltico  e del Nord (Amburgo, Brema,Lubecca), lungo la fascia renana (Colonia, Aquisgrana, Francoforte, Strasburgo, Magonza) o a Sud , sulla via dei valichi Alpini (Augusta, Ulma, Norimberga) , alcune dette “ città libere, eredi cioè delle prerogative  regali un tempo possedute dai loro vescovi, altre città imperiali, dipendenti cioè direttamente dal sovrano e praticamente autonome; le une e le altre partecipavano alla Dieta dell’Impero. Esse avevano conosciuto un rigoglioso sviluppo soprattutto a partire dal secolo XII e, se la loro espansione territoriale era stata in genere limitata e non era giunta a comprendere che per breve tratto il territorio circostante, avevano però rafforzato la loro influenza politica associandosi in Leghe e confederazioni, sia per difendere i loro interessi commerciali ( come le città anseatiche, situate sui mari settentrionali e lungo i fiumi principali che penetravano nell’interno) sia per difendersi dalle minacce degli stati principeschi che le circondavano  che le circondavano e dallo stesso imperatore  (lega delle città renane,1254; lega delle città Sveve, 1376, contro il conte Eberardo del Wuttemberg; lega delle città sud-tedesche, 1381)  Si tratta delle numerosissime Signorie ecclesiastiche che avevano ottenuto da federico II amplissimi privilegi (Confoederatio cum principibus ecclesiasticis, 1220) : da tre arcivescovati elettorali di Colonia , Treviri e Magonza, alle abbazie di Hirsau, Fulda, Corvey e San gallo, ai grandi principati vescovili di Utrecht , Salisburgo e Trento, al singolarissimo Stato dei cavalieri Tuutonici, sviluppatosi soprattutto nel corso del secolo XIV lungo la fascia Baltica, da Danzica a Reval, protagonista primario dell’espansione territoriale e commerciale in quelle regioni contro Polacchi, Danesi e Lituani. Si trattava dei principati laici, anch’essi largamente privilegiati da federico II con lo Statutum in favorem principum , del 1231: dalle infinite piccole e piccolissime signorie, numerose soprattutto nei frazionatissimi territori di Svevia e della Franconia ai grandi principati,vasti e compatti soprattutto lungo la fascia orientale, dove le antiche strutture amministrative ereditate dalle marche di confine avevano disciplinato fin dai tempi più antichi i nuovi insediamenti, contenendo il particolarismo. Si distinguevano fra essi i principati elettorali: Sassonia, Bradeburgo, e Palatinato (oltre al regno di Boemia), a cui la Bolla d’Oro  di Norimberga (1356) aveva riconosciuto la quasi totalità dei diritti regali e in particolare i privilegi de non evocando e de non appellando . L’istituto imperiale, dopo la parentesi del grande interregno (1254-73)  fu restaurato e mantenuto in vita: la Bolla d’Oro gli dava anzi forma definitiva, stabilendone le prerogative e le modalità di elezione e proclamandone la totale indipendenza dal papato. Fra Tre e Quattrocento tuttavia l’impero sopravvisse più nelle speculazioni  dei teorici del diritto e della politica (che ne mantennero viva l’idea e lo spirito universalistico) che nella forza della sua azione politica, o nella concretezza delle sue istituzioni. L’autorità imperiale fu semmai utilizzata per l’edificazione delle fortune familiari degli imperatori  (i Lussemburgo e soprattutto gli Asburgo): anzi , fu proprio grazie all’immensa potenza dinastica degli Asburgo che il titolo imperiale riebbe, alla fine del secolo XV, nuova dignità e autorità e permise a Massimiliano I di progettare, e in larga misura realizzare, una serie di riforme che preludono al grande tentativo di restaurazione compiuto poi da Carlo V. In questo quadro di estremo frazionamento politico si sviluppava, negli ultimi secoli del Medioevo, la società tedesca.
La popolazione era continuata ad aumentare, dal secolo X fin verso la metà del XIV, raggiungendo forse i 12 milioni. Il forte incremento demografico sostenne,attraverso l’emigrazione di centinaia di migliaia di contadini, il vastissimo insediamento tedesco nei territori dell’Est. Una grave battuta d’arresto fu rappresentata dalla peste nera, col suo seguito di carestie (1349-51) : nelle sole città anseatiche, p. es. la popolazione diminuì di almeno un quarto. Ancora più gravi si rivelarono le conseguenze nelle campagne dove, dopo l’immenso sforzo compiuto nei secoli precedenti per i disboscamenti, le colonizzazioni e la messa a coltura di terre nuove, numerosi villaggi dovettero essere abbandonati (Wustungen) e l’incolto si diffuse nuovamente  mentre l’autorità dei grandi proprietari e signori rurali sui contadini si rafforzava, provocando quasi dovunque un ritorno a forme di servitù della gleba. . Conobbero invece una nuova fioritura, soprattutto nel secolo XV, le attività manifatturiere e mercantili e con esse le città, che ne erano la naturale sede, tanto che al vecchio tessuto urbano, già assai consistente, si aggiunsero nuovi centri, come Friburgo, Monaco, Lipsia. La lavorazione dei metalli (sostenuta da uno sfruttamento minerario che applicava tecniche di avanguardia) e la produzione dei tessuti fecero la prosperità di città come Augusta, Norimberga, Ravensburg, che diventarono anche grandi centri bancari e finanziari, mentre la Hansa, continuava, fino a metà Quattrocento, a monopolizzare il commercio sul Baltico e sul mare del Nord, intervenendo talora  con l’autorità di una potenza egemone nella vita politica degli stati confinanti, e colonie di mercanti tedeschi si stabiliva in tutta Europa, a Venezia e a Milano come nelle aree slave e in Francia.
Agli inizi del Cinquecento si contavano in Germania una dozzina di università: alla più antica, l’università tedesca di Praga (1348) erano seguite quelle di Erfurt (1378) Heidelberg (1386) Colonia (1388), fino a quella di Wittemberg (1502), destinata presto a grande fama per l’insegnamento di Lutero. A partire dal 1455 si era diffusa inoltre da Magonza in tutta la Germania l’invenzione della stampa, dando origine nel giro di pochi decenni a decine di tipografie.




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