geronimo

sabato 4 dicembre 2010

ORIGINI DEI POPOLI AMERICANI

INDIANI    D’AMERICA
(Origini dei popoli americani)

Centomila aani fa la terra attraversava l’ultima fase dell’ Era glaciale: grandi strati di ghiaccio coprivano buona parte dell’America settentrionale e il livello del mare era sceso in modo drammatico, portando allo scoperto ampi corridoi terrestri. In questo periodo l’uomo di Neanderthal  scoprì l’uso del fuoco per riscaldarsi e cuocere il cibo.
L’Homo Sapiens sapiens comparve circa 35.000 anni fa, e fu cacciatore di grossa selvaggina, dotato di strumenti sofisticati e di notevoli capacità intellettuali. Sebbene fosse meno robusto dell’uomo di Neanderthal, era più adattabile alle variazioni climatiche. Le famiglie vivevano in dimore solide e seppellivano i morti con offerte  funebri. Secondo ogni evidenza, l’Homo Sapiens sapiens  si sviluppò inizialmente in Africa , in Asia e nel vicino Oriente, dove assorbì e sostituì le popolazioni  Neanderthal . Diversi millenni dopo , raggiunse l’Australia e la Siberia. Nel periodo in cui l’Europa si trovava in piena glaciazione , i territori dell’Asia settentrionali erano freddi , asciutti e liberi dai ghiacci.
La data dell’arrivo dell’uomo in America è tutt’ora oggetto di discussioni , sebbene le prove archeologiche  dei siti suggeriscano  una datazione posteriore  a 14.000 anni fa. L’Homo sapiens sapiens (ossia l’uomo moderno) fu quindi il primo a popolare  le Americhe nel corso dell’ultima parte dell’Era Glaciale . In effetti, per abitare nella regione occorrevano tecnologia adeguata, abiti caldi e rifugi, tecniche di conservazione dei cibi, mezzi per spostarsi sulla neve e sul ghiaccio e un sistema mobile di vita.
I geologi concordano sul fatto che per due lunghi periodi, compresi fra il 75.000 e 45.000 e 25.000 e 14.000 anni fa, il ponte terrestre dello Stretto di Bering era scoperto ; lungo questo ponte , dalla Siberia giunsero i primi Americani . Le ricerche hanno dimostrato  che tradizioni linguistiche  e culturali comini sopravvivono ancora oggi su entrambi i lati dello Stretto di Bering e che flora e fauna sono quasi identiche .
La Beringia centrale fu un territorio asciutto per diverse migliaia di anni; era un luogo freddo, con venti forti e una sottile copertura di neve, privo di alberi, ma con vegetazione e zone erbose sufficienti a mantenere i mammiferi della tarda Era glaciale (mammuth, bisonti, cavali selvatici e caribù) Lo studio dei granelli di polline rivela che la regione era costituita da aree di steppa o tundra , dove vagavano le renne . La Beringia  costituì probabilmente una zona di rifugio per animali ed uomini nel corso degli intervalli freddi dell’ultima glaciazione , e quando le condizioni climatiche mutarono gli animali si spinsero avanti, seguiti dagli uomini. Undicimila anni fa gli abitanti della Beringia dovevano essersi adattati a una notevole varietà di ambienti: marittimo, tundra, vallate di fiumi e montagne. Dunque, durante l’Era glaciale esistevano in Asia nordorientale numerosi gruppi culturali con sistemi di vita diversi, in differenti condizioni ambientali . Alcuni scienziati sostengono che di questi gruppi solo i cacciatori di grossa selvaggina utilizzarono il ponte fra le due masse di ghiacciate , seguendo gli animali verso sud, in America. In seguito, si svilupparono secondo le caratteristiche dell’ambiente, del clima e delle risorse.
Il livello del mare tornò a innalzarsi circa 14.000 anni fa e 9000 anni fa il ponte terrestre era stato sommerso. L’ipotesi che gli Indiani americani siano giunti  dalla Siberia viene generalmente accettata.
Nei siti paleolitici, presso lo Yukon e in Alaska, esistono prove di un popolamento umano postglaciale risalente a circa 11.000-12.000 anni fa: vi sono stati trovati infatti manufatti simili a quelli rinvenuti presso il lago Baikal in Siberia. In tali stanziamenti la popolazione dimorava in abitazioni a forma di tenda e viveva di caccia, di pesca e di raccolta di frutti selvaggi.
Alcuni anni fa alcuni crani di indiani trovati presso i grandi tumuli vennero esaminati  e paragonati con quelli indiani e di mongoli moderni: se ne dedusse che si trattava dello stesso popolo e che i primio americani erano di origini asiatica. I biologi , inoltre, hanno scoperto che esiste un rapporto diretto fra i denti delle popolazioni cinesi settentrionali e quelli degli indiani  dell’America settentrionale. Si ritiene che ci fu una prima migrazione di cacciatori-raccoglitori, distintisi in seguito per diverse evoluzioni culturali, e che poi si verificarono altre due migrazioni, che dettero origine agli Athapaskan e alle popolazioni eschimo-aleute.
Secondo  Christy Turner (1984), un aspetto della  dentatura dell’uopmo preistorico , la prima penetrazione in Alaska di popolazioni Asiatiche  si verificò assai prima di 14.000 anni fa; questi antichi invasori furono seguiti, alcune migliaia di anni dopo, da altre due ondate migratorie provenienti dalla Siberia: erano i predecessori dei moderi indiani Athapaskan e delle popolazioni della costa nordoccidentale, nonché degli Eschimo-Aleuti.
Alcuni gruppi di ricerca hanno suddiviso le popolazioni americane in tre gruppi pre-europei ben distinti: i paleoindiani (Pueblo,Pima,Pai); la famiglia linguistica athapaskan (Apache e Navajo); gli Eschimo-Aleuti. Né gli Athapaskan, né gli Eschimo-Aleuti penetrarono a fondo nelle Americhe: gli indiani dell’America centrale  e meridionale erano paleoindiani (Fagan, 1987) . Tutte queste popolazioni erano giunte dalla Siberia nordorientale, ma le famiglie linguistiche erano tre: gli Amerindiani (la maggior parte delle lingue parlate in America settentrionale e tutte quelle usate nell’America meridionale appartenevano alla famiglia Amerinda) ; i Na-Dene; gli Eschimo-Aleuti.
Il gruppo di Amerindiani giunse in America prima di 11.000 anni fa, i Na-Dene circa 9.000 anni fa e gli Eschimo-Aleuti circa 4.000 anni fa.
Diversità linguistiche più notevoli si verificarono nell’estremo Nordovest dell’America, dove maggiori sono le differenze ambientali, mentre minori sono quelle del Nordest, dal quale i ghiacci sono scomparsi in epoca relativamente recente. E’ stata avanzata l’ipotesi che le lingue eschimo-aleuta, na-dene e algonguian si siano diffuse dalla periferia delle zone coperte di ghiaccio fino ai territori disgelati di recente. Le ultime due migrazioni limitarono i propri stanziamenti alla costa settentrionale e nordoccidentale senza spingersi oltre.
Il periodo che intercorre fra la presunta prima traversata di circa 14000 anni fa e l’arrivo dei cosiddetti popoli Clovis è oggetto di aspre discussioni fra gli archeologi . Sta di fatto che in tutte le Americhe , a partire da 11.500 anni fa, esistono date precise e accettate per i siti di manufatti Clovis.
Negli Stati Uniti occidentali devono esserci stati stanziamenti lungo la costa del Pacifico e nelle regioni interne sin dall’inizio del periodo postglaciale, 14-13.000 anni fa , poiché in California sono stati trovati frammenti di pietra di origine indubbiamente umana. In California, sulla Santa Rosa Island, sorsero accampamenti temporanei, dove i cacciatori raccoglitori macellavano i mammuth e si fermavano per qualche giorno durante le migrazioni stagionali. Questo sito è datato con certezza a circa 7500 anni fa, sebbene alcuni etnologi gli attribuiscano una data molto precedente. L’uomo pre Clovis forse occupò i siti del China Lake in California , ma la stratigrafia è messa in discussione dagli  scienziati. Altri siti sulle alte pianure del Colorado e nel Texas possono essere stati visitati dall’uomo pre-Clavis, ma gli specialisti hanno avanzato numerosi argomenti contro questa ipotesi.
Maedowcroft Rockshelter (rifugio di roccia) sul Cross Creek presso il fiume Ohio fu certamente uno dei siti dell’America orientale  occupati per primi : vi sono infatti stati trovati  i resti di 45 specie di mammiferi, di 68 uccelli e 3000.000 frammenti di vegetali. In questo luogo l’ambiente rimase stabile per 11.000 anni ed è noto che il rifugio roccioso è stato abitato da 12.000 a 700 anni fa, sebbene gli archeologi sostengano un uso molto precedente.
In Florida meridionale l’area era più fredda e asciutta di quanto sia oggi; i siti paleoindiani  nelle doline sono oggi sommersi dal mare, ma è possibile datarli a prima di 11.000 anni fa . Là le popolazioni probabilmente, sostavano per breve tempo,cacciando la selvaggina, e possono avere sfruttato vasti territori , impiegando manufatti pre-Clovis.
Sebbene non siano molto rilevanti per l’argomento trattato in questo libro, è interessante esaminare anche le prove archeologiche dell’occupazione umana dell’America centrale e meridionale. Per quello che riguarda l’America centrale, archeologi come MacNeish (1986) sono sicuri che l’occupazione del Messico può essere fatta risalire fino a 20.000 anni fa, quantunque le prove più affidabili inizino solo 11.000 anni fa , quando gruppi di cacciatori si spinsero a sud del Rio Grande, usando punte di freccia e di lancia di tipo Clovis.
In America meridionale la dimostrazione che i primi stanziamenti umani risalgono a 14.000 anni fa si trova in Perù, nella Grotta di Pikimachay, ma si tratta comunque di un fatto controverso. In Brasile sono state rinvenute caverne magnificamente dipinte e databili in gran parte da 7000 a 8000 anni fa . Verificare attraverso i manufatti il popolamento delle Americhe, a epoche precedenti 14.000 anni fa è soltanto un ipotesi teorica e aperta alla discussione . Infatti , alcuni studiosi affermano che i manufatti “primi” costituiscono intrusioni successive, che gli accumuli sono naturali, che l’associazione fra ossa  di mammuth e lamine è tenue, o che i materiali per la datazione sono stati estratti da livelli precedenti, e che i dati forniti dal radiocarbonio sono imprecisi. Tutti sono invece d’accordo che in epoche successive a 12.000 anni fa i paleoindiani si stabilirono in America meridionale, portando dal nord  le tecniche per la lavorazione della pietra.
Le popolazioni Clovis erano costituite da cacciatori che seguivano le vie migratorie dei grandi mammiferi. Si accampavano lungo le rive dei fiumi e torrenti dove la grossa selvaggina andava ad abbeverarsi e in inverno viveva nelle caverne. Per migliorare la propria alimentazione raccoglievano cibi naturali, come frutti, bacche vegetali e noci. Tuttavia il loro cibo principale era costituito dalla carne di grandi e piccoli mammiferi, come è dimostrato dalla scoperta di ossa degli uni e degli altri nei siti occupati. Erano anche abili artigiani e capaci lavoratori della pietra , rinomati per le belle punte di pietra  traslucida , munita di due facce scanalate , chiamate “ punte Clovis”.
Questi paleoindiani giunsero circa 11.500 anni fa e in poche centinaia di anni si diffusero fino alle coste dell’America settentrionale, spingendosi verso sud fino al Messico. Manufatti appartenenti alla cultura della pietra Clovi  sono stati rinvenuti nelle Grandi Pianure dell’America settentrionale, in associazione con ossa di grossi mammiferi dell’Era glaciale.
E’ generalmente accettato che le popolazioni Clovis giunsero dal nord muovendosi sul terreno ghiacciato e spostandosi a sud quando i ghiacci si sciolsero, ma il vero problema per gli archeologi è rintracciare le loro origini. Il mistero sta tutto nel fatto che esse comparvero nei siti con strumenti di pietra già altamente sviluppati, dei quali, per quanto ne sappiamo, non vi erano precedenti. Gli etnologi ritengono che la punta Clovis sia stata inventata nelle Pianure e non nell’Artico (infatti, le punte dell’Artico sono diverse) . Comunque, punte Clovis sono state rinvenute nelle province canadesi, nelle Grandi Pianure, in Messico e nell’America Meridionale.
Le popolazioni Clovis (cacciatori di grandi mammiferi)  fiorirono nelle grandi pianure per 500 anni, poi circa 11.000 anni fa scomparvero improvvisamente . Furono sostituiti da una moltitudine di popoli cacciatori e raccoglitori. Sulla repentina scomparsa  dei Clovis sono state avanzate varie ipotesi. Alcuni studiosi hanno ritenuto che un improvviso mutamento di clima  avesse ridotto le disponibilità di acqua , e di conseguenza gli animali si sarebbero radunati presso le ormai scarse sorgenti,, dove erano facili prede di cacciatori insaziabili. In tal modo, la selvaggina sarebbe drammaticamente diminuita , privando i Clovis del cibo. Secondo Paul Martin (1974) , invece, i primi americani si trovarono all’inizio un ambiente  estremamente favorevole, abitato da grandi mandrie. La disponibilità di cibo avrebbe condotto ad un aumento  demografico vertiginoso , provocando la rapida diminuzione  della selvaggina. Via via che la grossa selvaggina diminuiva, i cacciatori sarebbero discesi lungo l’America ; quando poi gli animali si estinsero , si ebbe un crollo della popolazione.
Dopo la scomparsa dei mammiferi dell’Era glaciale , le popolazioni di cacciatori si dedicarono al bisonte per oltre diecimila anni i successori della cultura Clovis  cacciarono bisonti nelle pianure. Circa 10.500 anni fa  il bisonte era la specie dominante , rinvenuta in tutti i siti archeologici della regione e sopravvisse  perché si adattò a nutrirsi di erba quando i ghiacci scomparvero e il clima mutò.Prese piede la caccia in massa ai bisonti: il sito Olsen-Chubbock conteneva 142 carcasse, in un canyon nel quale i bisonti erano stati fatti precipitare  circa 8500 anni fa . Tali battute al bisonte erano imprese comunitarie, portate a termine solo una volta all’anno. Quando nel 500 d.C.l’arco e le frecce raggiunsero le pianure , la caccia comunitaria al bisonte era nel periodo di massima  intensità dell’epoca preistorica.Poi, nel 1547, si diffusero i cavalli portati dagli spagnoli e il loro impiego determinò grandissime modificazioni: le mandrie di bisonti vennero ridotte ulteriormente, la popolazione nomade crebbe e attribuì maggiore importanza ai prodotti agricoli ottenibili dai popoli sedentari. Si determinarono così stati di tensione , con un costante scontro di valori culturali diversi e le incursioni divennero prevalenti. Nel corso del XIX secolo anche gli europei si diedero alla caccia al bisonte con i loro fucili e le mandrie furono decimate.. Nel nostro secolo sono stati compiuti grandi sforzi per salvare il bisonte dal’estinzione: tali sforzi hanno ottenuto un notevole successo e oggi nelle pianure pascolano nuovamente mandrie di bisonti, sebbene non numerose come un tempo.
Nell’estremo nord, l’ambiente riusciva a garantire la vita solo a popolazioni di modesta entità e pertanto i gruppi si spostavano regolarmente a seconda delle stagioni. I primi ad arrivare furono i Na-Dene , si trattava di cacciatori-raccoglitori forestali, che si diffusero a sud, a ovest e nell’interno, dove divennero noti come Athapaskan.  Più tardi subirono alcune divisioni e avanzarono ancor più a sud, dove diedero origine ai Navajo e agli Apache moderni . Gli Eschimo-Aleuti giunsero dopo i paleoindiani, prima che il ponte di terra scomparisse , stretto di Bering (anche se qualcuno sostiene che usarono barche per la traversata). Essi sono rimasti i più asiatici degli indiani dell’America settentrionale e la loro lingua presenta radici siberiane.
Gli Eschimesi si diffusero per migliaia di miglia sulla terraferma e probabilmente si divisero dagli Aleuti circa 4.000 anni fa. I legami si allentarono via via che ciascun gruppo si adattava  a condizioni ambientali  diverse. Gli Eschimesi cacciavano usando Kayak di pelle, si muovevano su slitte trainate da cani e fra il decimo e l’undicesimo secolo d.C. occupavano un’estensione di terra che andava dallo stretto di Bering alla Groenlandia. I loro predecessori cacciavano caribù e i buoi muschiati sulla terra e trichechi e balene in mare. Per proteggersi dall’inverno artico, scavavano abitazioni nel terreno munite di porte a botola per difendersi dal freddo. Gli Aleuti erano cacciatori e pescatori marittimi ed eccellenti barcaioli.
La prima ondata di stanziamenti nelle regioni costiere, da poco libere dal ghiaccio, fu costituita da cacciatori-raccoglitori giunti dall’Alaska e diversi dagli Eschimo-Aleuti. Circa 5000 anni fa il clima e il livello del mare si stabilizzarono: vi era dunque una prevedibile scorta di cibo dal mare, di conseguenza si svilupparono società di cacciatori e di raccoglitori in cui la ricchezza e le condizioni sociali assunsero importanza vitale. Si fecero avanti personaggi potenti e furono loro a regolare  la vita cerimoniale e controllare i beni di consumo.
La gente viveva per tutto l’anno in solide case di tronchi, usando canoe per spostarsi da uno stanziamento all’altro, come nei siti più antichi delle Queen Charlotte Island. Un altro sito costiero venne alla luce a Ozette nello stato di Washington: qui cinque secoli fa una slavina di fango seppellì un villaggio di balenieri e tutti i manufatti casalinghi si conservarono sotto il fango. Nelle lunghe case di cedro, divise in piccole camere per mezzo di basse mura e di stuoie appese, vennero rinvenuti canestri, reti, ami da pesca e telai.
Quando gli europei giunsero sulla scena , gli indiani occupavano l’intero continente americano, cioè le foreste pluviali, i deserti, le pianure e l’Artico. Nelle aree desertiche o boscose i primi abitanti erano costituiti da bande disperse che vivevano in campi stagionali, sebbene un agricoltura più intensiva si fosse sviluppata  gia da 9000 a 45000 anni fa , con le popolazioni che tornavano  negli stessi luoghi un anno dopo l’altro. La coltivazione del Mais iniziò circa 1500 anni fa : il ciclo della semina  e dei raccolti ridusse  la mobilità dei gruppi  e rese necessari depositi  maggiori. Si sviluppò anche una rete di scambi commerciali.
Fra il decimo e il tredicesimo secolo, mentre il clima si faceva più caldo, gli Eschimo-Aleuti si erano stanziati nelle isole e sulle coste dell’Artico canadese centrale. I Vichinghi commerciarono in quelle regioni verso il 1000 d.C. Poi scomparvero, finché nel XVI secolo vi penetrò una nuova ondata di occidentali.
Nei boschi orientali gli agricoltori di 4000 anni fa svilupparono una notevole sollecitudine per le sepolture: il popolo Adena costruì terrapieni e cinte cerimoniali. I tumuli  funerari Hopewell erano ancora più elaborati di quelli Adena e ne nacque una fiorente  tradizione artistica. La “ Cultura del Mississippi” si formò verso il 700 d.C. presso gli agricoltori, ma anche presso i cacciatori-raccoglitori. La popolazione salì fino a 10.000 persone e potenti capi cominciarono a dominare la valle. Nelle regioni costiere del pacifico , fino al contatto con gli europei , la maggior parte delle comunità  viveva di caccia  e di economia foraggera. Nel Mississippi  del diciassettesimo secolo  i Cherokee abitavano a nord, in circa 100 stanziamenti  di 60.000 persone. In California la popolazione traeva da vivere dalla terra e dal mare e con l’abbondanza di risorse sorsero grossi villaggi permanenti governati da capi locali.
Circa 2000 anni fa in Arizzona, situata nel Sudovest, il popolo Hohokam cominciò a seminare i campi nei periodi che coincidevano con i ritmi di caduta  della pioggia; inoltre, scavò terrazze, canali e dighe per controllare il flusso dell’acqua. Nel 900 d.C. gli Anasazi (progenitori degli Hopi, degli Zuni e di altri indiani Pueblo) erano agricoltori che vivevano nel New Mexico  in complesse strutture composte da molte stanze.
Oggi gli etnologi dividono generalmente gli indiani  dell’America settentrionale in nove gruppi, basati essenzialmente sulla posizione geografica perché le popolazioni antiche  dovevano adattare il loro modo  di vivere alle condizioni  ambientali ( Sudest, Sudovest, Pianure, Altopiano, e Bacino, California, Costa nordoccidentale, Subartico, Artico e Nordest) .
L’arrivo degli europei mutò irrimediabilmente il volto dell’intero continente e la vita delle popolazioni indigene. Vichinghi, Inglesi, Francesi e Spagnoli esplorarono le coste americane , quindi vi si stabilirono in modo permanente. Giunsero poi i coloni , missionari ed esploratori, diffondendo malattie, distruzioni, disordini , che sconvolsero la vita  tradizionale degli indiani.. nel giro di pochi secoli , l’antico modo di vivere  degli indiani d’America venne cancellato per sempre .
In seguito , le trasformazioni avvennero più lentamente. Dopo la seconda guerra mondiale si diffuse la consapevolezza della natura multiculturale della società americana. Nacque così un nuovo interesse  per i vari gruppi etnici  del paese, mentre aumentava il mercato  per gli oggetti d’arte e di artigianato indiano. Oggi i prodotti di questo artigianato e gli stessi indiani sono apprezzati in tutto il mondo , mentre i manufatti e l’importanza della loro funzione originaria nella società indiana sono considerati come non mai.

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