La verità non si trova né nel Marxismo né nel capitalismo tradizionale
Durante le vacanze di Natale del1949 decisi di dedicare il tempo libero alla lettura di Karl Marx,per cercare di comprendere come mai il comunismo attirasse tante persone. Per la prima volta lessi con attenzione Das Kapital e il manifesto comunista; lessi anche alcune opere interpretative sul pensiero di Marx e di Lenin. Dall’aver letto questi scritti comunisti ricavai alcune conclusioni di cui sono convinto tuttora.
In primo luogo, rifiutavo la loro interpretazione materialista della storia. Il comunismo, dichiaratamente laico e materialista, non riconosce un posto a Dio. Questo non avrei mai potuto accettarlo perche da cristiano credo che in questo universo esista una potenza creativa personale, che è il fondamento e l’essenza di tutta la realtà: una potenza che non può essere spiegata in termini materialistici . In ultima analisi la storia è guidata dallo spirito e non dalla materia.
In secondo luogo, ero in forte dissenso con il relativismo etico del comunismo. Dato che per i comunisti non esiste un potere divino, non c’è ordine morale assoluto, non vi sono principi fissi e immutabili, ne consegue che praticamente qualsiasi cosa, la forza, la violenza, l’assassinio, la menzogna , diventa un mezzo giustificabile per raggiungere un fine “millenaristico”.
Io aborrivo un simile relativismo morale. Un fine costruttivo non può costituire una giustificazione morale assoluta per un mezzo distruttivo, perché, in ultima analisi, nel mezzo stesso preesiste il fine.
In terzo luogo, ero contrario al totalitarismo politico del comunismo. Nel comunismo l’individuo finisce con l’essere soggetto allo stato. I Marxisti obbietterebbero che lo stato è una realtà “ vicaria”, destinata a essere eliminata quando nascerà la società senza classi; ma finché esiste, lo stato è il fine, e l’uomo è solo il mezzo per raggiungere il fine. E se i cosiddetti diritti o libertà di un uomo entrano in collisione con quel fine, sono semplicemente spazzati via.
La libertà di espressione, la libertà di votare, la libertà di ascoltare i notiziari che preferisce o di scegliere i propri libri vengono tutte sottoposte a restrizione. Nel comunismo l’uomo, spersonalizzato, diventa poco più di una rotella nell’ingranaggio che fa muovere lo stato.
Questa visione negativa della libertà individuale mi appariva discutibile. Sono convinto oggi, come lo ero allora, che l’uomo è un fine perché è figlio di Dio: l’uomo non è fatto per lo stato; lo stato è fatto per l’uomo. Privare l’uomo della libertà significa confinarlo nella condizione di cosa, invece di innalzarlo al rango di persona.
L’uomo non deve mai essere trattato come un mezzo per i fini dello stato, ma sempre come un fine in se. Tuttavia, sebbene la mia reazione al comunismo fosse allora, com’è oggi, negativa, sebbene io lo considerassi fondamentalmente un male, per certi aspetti lo trovavo stimolante. Nonostante le sue false promesse e i metodi malvagi, il comunismo era nato come protesta contro le privazioni subite dai diseredati. In teoria il comunismo esaltava la società senza classi e la giustizia sociale, sebbene il mondo avesse amaramente constatato che in pratica aveva dato origini a nuove classi e a un nuovo lessico dell’ingiustizia. Ma il cristiano deve sempre sentirsi chiamato in causa da chi protesta contro il trattamento ingiusto subito dai poveri.
Ho anche ricercato risposte sistematiche alla critica cui Marx sottopone la cultura borghese moderna. Secondo Marx, il capitalismo era in sostanza una lotta fra i proprietari delle risorse produttive e i lavoratori, considerati da Marx i veri produttori. Marx interpetra le forze economiche come il processo dialettico attraverso il quale la società passa dal feudalesimo al capitalismo e infine al socialismo; il motore primario di tale movimento della storia è, secondo il suo pensiero, la lotta fra classi economiche aventi interessi inconciliabili. Era evidente che la sua teoria non teneva conto delle numerose e significative complessità, di ordine politico, economico, morale, religioso e psicologico, che avevano avuto un ruolo cruciale nel plasmare la costellazione di istituzioni e di idee oggi definibile come civiltà occidentale. Inoltre era una teoria datata, nel senso che il capitalismo descritto da Marx somigliava soltanto in parte al capitalismo quale lo conosciamo in questo paese. Nonostante le carenze della sua analisi, tuttavia , Marx solleva alcune questioni fondamentali. Fin dall’infanzia io ero stato profondamente colpito dall’abissale distanza che separava la ricchezza superflua dall’abbietta miseria: la lettura di Marx mi rese ancor più consapevole dell’esistenza di questo abisso. Sebbene il capitalismo americano moderno avesse diminuito tali distanze introducendo le riforme sociali, persisteva ancora la necessità di attuare una migliore distribuzione della ricchezza. Inoltre, Marx rivelava quanto fosse pericoloso vedere nel movente del profitto l’esclusivo fondamento di un sistema economico: il capitalismo corre sempre il rischio di indurre gli uomini a preoccuparsi di guadagnarsi da vivere più che di costruirsi una vita. Siamo propensi a giudicare il successo in base alla scala dei nostri stipendi o alla dimensione delle nostre automobili, piuttosto che in base alla qualità del servizio che rendiamo all’umanità e del tipo di rapporto che sappiamo instaurare. Così il capitalismo può indurre a un materialismo pratico altrettanto pernicioso quanto il materialismo propugnato in teoria dal comunismo.
Insomma lessi Marx così come leggevo tutti i filosofi della storia che avevano avuto qualche influenza: in modo dialettico, coniugando un parziale si con un parziale no. Nella misura in cui Marx postulava il materialismo metafisico, il relativismo etico e un soffocante totalitarismo, lamia risposta era un deciso no; ma nella misura in cui metteva in luce le debolezze del capitalismo tradizionale, contribuiva alla formazione di una chiara autocoscienza delle masse, e gettava una sfida alla coscienza sociale delle chiese cristiane, io rispondevo un chiaro si.
Leggendo Marx mi convinsi inoltre che la verità non sta ne nel marxismo , ne nel capitalismo tradizionale: ciascuno dei due sistemi rappresenta una verità parziale . In una prospettiva storica il capitalismo non ha saputo vedere la verità dell’impresa collettiva e il marxismo non ha saputo vedere la verità dell’impresa individuale.
Il capitalismo ottocentesco non ha saputo vedere che la vita è sociale, il marxismo non ha saputo e tuttora non sa vedere che la vita è individuale e personale. Il regno di Dio non è la tesi dell’impresa individuale, né l’antitesi dell’impresa collettiva, ma una sintesi in cui conciliano le verità di entrambe.
Articolo tratto dall’autobiografia di MARTIN LUTHER KING
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Commento:
Nel leggere questa autobiografia del grande King viene da pensare anche ai giorni nostri che nulla sia cambiato . E’ vero che il comunismo è crollato come cartapesta anche se regge in poche altre realtà del mondo. Da questo crollo però non è che la nostra società sia migliorata in giustizia, umanità ed amore per il prossimo. Nel mondo ci sono ancora milioni di persone che muoiono di fame rispetto a pochi che hanno ricchezze esagerate. Nella nostra piccola Italia, dove impera una specie di capitalismo, si riesce in qualche modo ad avere una parvenza di giustizia camuffata da benessere strisciante. E’ bastato un anno di crisi internazionale per precipitare nella paura di non farcela e per migliaia di persone non sapere come arrivare alla fine del mese. Tanti hanno perso il posto di lavoro, altri che in famiglia lavoravano in due è potevano godere di un falso benessere, ora se uno ha perso il proprio posto di lavoro, con uno stipendio solo, non riesce ad andare avanti.
“ Vedi caro King, dalle tue parole profetiche nel lontano 1949, ad oggi poco è cambiato per fare trionfare la giustizia e la pace. Ma certamente tu ci hai insegnato come lottare per fare trionfare la giustizia, anche se credo che questa non sia fatta per l’uomo, e fare crescere la democrazia.
La democrazia è l’unica via di giustizia per l’uomo, ma per arrivare ad ottenerla bisogna lottare con sistemi pacifici e non violenti, in poche parole con la forza dell’amore.
E’ attraverso la forza dell’amore che si può ottenere rispetto da un nemico, certo non è facile attuarla ma quantomeno ci dobbiamo provare.
Dobbiamo arrivare ad una terza via che si sappia inserire nel mezzo fra il capitalismo ed il marxismo e sia soprattutto portatrice di amore, ripudiando l’odio” .
Come prima proposta facciamo rientrare i nostri soldati dall’Afganistan, ed offriamo ai musulmani il nostro ramoscello d’ulivo, per fargli capire il nostro amore per l’umanità. Certo non sarà sufficiente per arrestare il terrorismo, ma qualcuno deve cominciare a diffondere amore in alternativa all’odio.
“ Caro Martin Luther King io, pur essendo cattolico ,sto dalla tua parte in quanto i tuoi scritti ci hanno dato forte speranza per un mondo migliore” .
Evy
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