“Alcuni
filosofi ed in particolare Hegel, sono molto colpiti dal fatto che lo stato è
qualcosa di ben diverso dagli individui che ne fanno parte. Per dirne una,
Hegel notò che possiamo definire uno stato “popoloso” ma sarebbe insensato
ascrivere questa proprietà al singolo cittadino, Dal fatto, che lo stato vanti
delle caratteristiche non condivisibili dagli individui.
“ Hegel inferì che lo stato era un
ente separato e distinto, con un’esistenza, per così dire, sua propria. Ne
dedusse inoltre, che lo stato era più importante dei singoli cittadini, non solo perché li univa tutti in una
particolare cultura, ma anche perché la sua permanenza garantiva la continuità
di tale cultura nonostante i singoli cittadini morissero. Di qui alla
glorificazione dello stato il passo fu naturale. Questa glorificazione produsse
una filosofia politica i cui effetti pratici sono arrivati sino a noi sotto
forma di massime come “ Deutschland Uber Alles”.
Riprendendo
la teoria di Locke nella quale la democrazia è il governo della maggioranza,
J.S. Mill concepì la sua teoria democratica nel porre dei limiti al potere del
governante sui cittadini. Ciò andava fatto in due modi: (a) con una dottrina
dei diritti (se il sovrano la violava, la ribellione era giustificata) e (b)
con una serie di controlli costituzionali sul sovrano steso , in alcune sfere
importanti.
Mill
si pose il seguente quesito, come altri filosofi,:. “ Chi dovrebbe governare?
Suggerisce un utile modo di studiare la storia della filosofia politica.
Platone, Hobbes, e, di fatto Locke , hanno sostenuto che dovevano governare
individui o gruppi speciali. D’altro lato Locke fornisce argomenti molto
potenti a favore del governo del
“popolo”, interpretato come governo della maggioranza.
Come Lucke, Mill crede che la maggioranza
debba governare perché nel complesso essa minaccia la libertà dell’umanità meno
pesantemente di quanto farebbe qualsiasi governante singolo o qualsiasi gruppo.
Ma anche all’interno della democrazia il governo della maggioranza va
limitato , allo scopo di salvaguardare la libertà personale e delle minoranze.
Il contratto sociale:
“ L’uomo è nato libero, e
dovunque è in catene”; occorre dunque “ trovare una forma di associazione che
difenda e protegga con tutta la forza comune la persona e i beni di ogni
associato; per la quale ognuno, unendosi a tutti, non obbedisca tuttavia che a se stesso e resti altrettanto libero
quanto prima”.
L’unico regime atto ad
operare una sintesi fra queste opposte esigenze è secondo Rousseau, la Democrazia Diretta, nella quale il popolo è sovrano e non delega
a nessuno la propria irrinunciabile sovranità. I deputati del popolo non sono i
suoi rappresentanti ma solo i suoi portavoce, sempre revocabili; e le loro
decisioni non hanno alcun valore se non sono ratificate dal popolo.
Unico sovrano è la volontà
che promana dal corpo sociale nel suo insieme: la volontà generale, che supera
gli egoismi unisce e accomuna gli
uomini, perché esprime quanto nei singoli vi è di essenziale ed universale.
Ottemperando alle clausole
del contratto sociale, non più inteso come patto fra sovrano e sudditi, ma come
impegno fra cittadini che si costituiscono tutti egualmente sovrani,
l’individuo non subisce alcuna limitazione della propria libertà, perché
obbedisce solo a quella volontà generale che corrisponde alle sue stesse
esigenze più profonde.
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