MAZDEISMO O MAZDAISMO
Dal nome della divinità Ahura Mazda .
Religione dell’Iran antico che prende nome dal
suo Dio unico , Ahura Mazda , ma che è detta anche zoroastrismo , da Zoroastro , forma grecizzata di Zarathustra, che ne sarebbe stato il fondatore
, o il profeta, o il più importante teologo.
E’ una “religione del libro” , in
quanto si fonda su un testo sacro, l’Avestà
, giunto a noi in forma ridottissima e solo parzialmente originaria (soltanto le 5 Gathà, capitoli della parte liturgica, detta Yasna, sono scritte in un dialetto di
sicura arcaicità. E vengono dalla tradizione attribuite allo stesso
Zarathustra) . E’ inoltre una religione monoteistica, in quanto vi si afferma
l’unicità di Ahura Mazdà, creatore e signore di ogni cosa .
Questo monoteismo non lascia
dubbi nella testimonianza delle Gathà, anche se accanto ad Ahura Mazdà
compaiono altri esseri sovrumani, comunque sue creature, detti Amesà Spenta. Meno chiara al riguardo è la restante
documentazione avestica che presente altri esseri, detti yazata (venerabili) , tra cui si trovano nomi di divinità vediche:
Mitra, Vayu, Tishtrya, Verethragna (corrispondente al vedico Vrtrahan, attributo del dio Idra) ,
ecc. Ancora in contrasto con l’idea monoteistica possono apparire le iscrizioni
degli Achemenidi, tra cui importante
quella di Dario I dove si parla di “ Ahura Mazdà e gli altri dei”. Se poi si
accetta per buona la testimonianza di
Erodoto, ovvero non se ne scorgono i limiti dovuti ad una sua interpretazione dei
fatti iranici in chiave greca (politeistica) , l’antica religione persiana
appare addirittura un politeismo. Tutte
queste discordanze sulla qualità monoteistica dell’antica religione iranica
però, vanno correttamente intese soltanto come indizio di una religione, senza
dubbio monoteista, e tuttavia non costretta all’affermazione del suo monoteismo
per realizzarsi storicamente , al modo, per esempio, della religione ebraica.
L’esigenza primaria del Mazdeismo
, quello che lo qualifica coerentemente
in tutto il suo sviluppo storico , non si scorge nelle
contrapposizioni tra monoteismo e
politeismo , ma appare in tutta evidenza nella
contrapposizione fra un principio positivo (che convenzionalmente diremmo “ del bene”)
e un principio negativo (“del
Male”). In altri termini il mazdeismo è
tipologicamente un monoteismo, ma si è storicamente espresso come un dualismo. Le radici del dualismo
mazdeo sono già nella religione etica indoiranica: in India ha prodottola
distinzione degli dei in asura e deva;
in Persia ha prodotto la distinzione di un solo ahura (asura) , Ahura Mazdà,
contrapposto a tutti i daeva (deva)
considerati alla stregua di “demoni”. Ora, mentre in India il dualismo si
esprime come lotta mistica tra asura e deva, conchiusa, perciò, e
inattuale (onde i due termini servono soltanto a qualificare), in Persia il
mazdeismo si realizza ponendo come attuale la lotta Ahura Mazdà e i daeva,
e la contrapposizione non serve per
qualificare, ma serve per impostare una soteriologia: l’uomo sarà salvo se
combatterà dalla parte di Ahura Mazda contro i daeva.
Questa impostazione soteriologia è
enucleata sin dalla Gathà, dove le schiere di Ahura Mazdà appaiano guidate da uno degli
Amesa Spenta, Asa (verità, ma anche
ordine; concetto e termine corrispondono al vedico rta),contro le schiere ostili guidate da Druj (menzogna, caos) . E
trapela anche dalle iscrizionidegli
Achemenidi: Serse si vanta di aver
distrutto il culto dei daeva (sembra
in Babilonia) sostituendolo con quello di Ahura Mazdà; quanto all’iscrizione di
Dario I ricordata sopra, vediamo che per indicare gli dei compagni di Ahura
Mazdà non usa il termine daeva, bensì
il termine baga. Il dualismo mazdeo
appare in tutta la sua ampiezza nella letteratura in lingua pahlavi, posteriore
di almeno mille anni alla redazione della Gathà. Tale letteratura non documenta
una nuova religione mazdeà, come a volte
è stato sostenuto, ma rende in forma esplicita
e discorsiva ciò che in nuce è
già contenuto nella Gathà. Nei testi
pahlavi , si può dire, la teologia si fa mitologica o, forse, vengono redatti
per iscritto e sistemati in funzione
dell’escatologia soteriologia mazdea i miti prodotti dalla precedente
tradizione. I due principi contrapposti
si esplicitano nel dio Ohrmazd
(corruzione di Ahura Mazdà) e nell’anti
dio Ahriman (corruzione di Angra Mainyu, spirito ostile, che nelle
Gàthà appare come avversario del gemello Spenta Mainyu, spirito santo) . La cosmogonia si fa derivare dalla lotta tra Ohrmazd e Ahriman. Ohrmazd
crea il mondo spirituale (menok) , atemporale. Di esso fa parte anche Ahriman ;
quando questi si pone in opposizione al
creatore, la sua ostilità, essendo “atemporale” come il menok in cui si
manifesta non può essere debellata . Allora Ohrmazd paralizza Ahriman per
tremila anni , e nel frattempo crea il mondo materiale o temporale, il gete ,
nel quale Ahriman si risveglia. In questo mondo, che si svolge nel tempo, potrà
realizzarsi la vicenda che distruggerà definitivamente Ahriman. A questa
vicenda parteciperà anche l’uomo, creato
da Ohrmazd nel gete ma destinato al menok quando il gete finirà (dopo la
sconfitta di Ahriman); e parteciperanno le
Fravashi, enti spirituali facenti parte del menok, ma che possono scegliere
di scendere, incarnandosi come “anime” , nel gete, per combattere Ahriman.
Quando il gete ha tremila anni, nasce Zarathustra che inaugura il terzo e
ultimo trimillennio rivelando agli uomini la vera religione (den).
Dopo di che l’uomo può scegliere,
in quanto a conoscenza dei termini della lotta, se lottare per il bene o per il
male.
Se avrà lottato ed agito per il
male , alla fine del mondo, gete,
sarrà ammesso al mondo menok soltanto
dopo una purificazione consistente in una pena
di 3 giorni , ma qualitativamente
uguale a 9000 anni di sofferenze .
Nel mezdeismo i termini “bene” e
“male” si contrappongono come la vita si
contrappone alla morte. Il bene è dunque tutto ciò che si esplica in senso “vitalistico” in un “ordine etico” adeguato “all’ordine cosmologico” : Asa, come
si è visto, è “verità”, ma è anche “Ordine” ; degli altri Amesà Spenta ricorderemo
che i meglio identificati indicano
“beni” non facilmente circoscrivibili nella sfera morale (per esempio Xshathra, potenza; Hurvatàt,
salute; Ameretat, immortalità).
L’etica mazdea è tutta intesa a
determinare un corretto comportamento in
senso ritualistico. Il rito, il sacrificio come rito per eccellenza, è al
centro della religione mazdea : esso da inizio al mondo (che Ahura Mazdeà crea sacrificando il Bue
Primordiale) e ne suggella la fine con
il sacrificio con cui il “Salvatore”
(Saoshyant) determinerà la vittoria finale di Ahura Mazdà. Mediante il
rito l’uomo combatte durante tutta la sua vita
le forze del “male” . Dal che segue l’importanza degli operatori rituali
, ossia dei sacerdoti , distinti in varie categorie ; la più importante per
sviluppi storici propri e quella dei
Magi. E segue anche l’importanza del
fuoco (oggetto esso stesso di culto, onde i mazdei sono stati anche visti come
“adoratori del fuoco”) che è lo
strumento essenziale del sacrificio. Con la conquista della Persia da parte di
Alessandro Magno ha inizio uno scambio culturale tra iranici e mondo greco-romano. Alcuni
studiosi sostengono che la concezione
del menok e del gete sia dovuta a un influsso platonico (mondo delle idee e mondo
materiale) ; d’altro canto l’idea iranica di una “conoscenza” salvifica e del
dualismo bene-male fu alla base delle diverse manifestazioni gnostiche ; il dio
iranico Mitra fu al centro di culti mistici di ampia diffusione nell’impero
romano; e infine i Magi contribuirono alla formazione di un concetto di “magia”
(dal nome greco con cui si indicava la loro azione). Il mazdeismo divenne la
religione di stato sotto la dinastia dei Sassanidi (secolo III-VII). Con la
conquista araba il mazdeismo scomparve dalla Persia; ma fu continuato in India dai Parsi, i discendenti di comunità
mazdee che avevano abbandonato la
Persia per non sottomettersi all’islamismo e si erano
rifugiati in India.
AVESTA’
libro sacro del mazdeismo , il libro sacro del mezdeismo . Il nome
Avestà deriva dal pahlavico Apastak ( testo
fondamentale ) contrapposto allo Zand
(commento) che l’accompagna.
Quale ci è stato tramandato dalla tradizione zoroastriana .L’avestà non
costituisce un opera unitaria , ma un copleso di libri liturgici e rituale,
redatti in un dialetto iranico nord-orientale (avestico) , databili dal periodo
achemenide (secolo V-VI a.C.) all’inizio dell’era volgare. L’avestà completo
sarebbe stato composto , secondo la tradizione , di 21 libri, perduti in
seguito alla conquista di Alessandro Magno ; attualmente ci resta solo una
piccola parte , tramandata oralmente per molti secoli e messa per iscritto con un alfabeto di origine semitica nel secolo V d.C. . Essa consta di quattro
parti fondamentali: gli Yasna
(preghiera, celebrazione), comprendenti le preghiere che il sacerdote recitava
nella preparazione e nell’offerta dell’ Haoma, la bevanda sacrificale degli Irani; il loro nucleo più antico è
costituito dalle Gàthà, diciassette
inni sacri redatti in una lingua più arcaica
delle altre parti e contenenti la dottrina originale di Zarathustra ; il Visprat (tutti i giudici) , che
comprende il complesso di formule integrative
degli Yasna ; il Videvdat ( la legge contro i demoni) , che contiene le
regole della purificazione ; il Khwartak Apastak (piccolo avestà) , una sorta
di estratto dell’avestà per il servizio divino ordinario . Di esso fanno
parte gli Yast , inni dedicati a singole
divinità , che costituiscono una preziosa raccolta di miti prezoroastriani.
PARSI
Nome dei membri di una comunità
etnico-religiosa d’origine persiana (donde il nome , che in persiano indica
appunto il popolo omonimo), stanziatisi in India, nel secolo X . La comunità
conta tutt’oggi oltre 100.000 individui nella regione di Bombay e professa una
religione, detta carsismo, che è uno sviluppo locale del mazdeismo iranico.
Dopo la conquista araba della Persia e la sua islamizzazione, un folto gruppo
di fedeli volendo mantenere la propria fede si rifugiò in India.
Il mazdeismo dei Parsi, privato
della sua base sociale e nazionale, ha subito inevitabili trasformazioni
schematicamente riconducibili a un impoverimento dottrinale e a una
contaminazione con la tradizione religiosa indiana .
Fino a quando essi poterono
mantenere i contatti con i nuclei mazdei rimasti in Persia, riuscirono a
mantenere intatta la propria fede , ma alla fine del secolo XVIII con la conquista di Kirman da parte degli
Afgani e la conseguente eliminazione di ogni residuo mazdeo in Persia, i Parsi rimasero completamente
isolati e divennero incapaci persino di comprendere la lingua dei loro
testi sacri che venivano recitati
meccanicamente , quasi con formule magiche , durante le azioni culturali .
Coinvolti inoltre nella politica religiosa di Akbar, che cercò di formulare un
sincretismo solare capace di riunire la fede islamica, e la tradizione induista
dei suoi sudditi, essi vi aderirono con entusiasmo per i molti elementi mazdei
che questa formulazione conteneva. In realtà però, più che una conversione
degli Indiani alla fede mazdea, si trattò della conversione di questi mazdei
trapiantati alle suggestioni del nuovo
ambiente culturale. Ciò che restò di una grande tradizione religiosa fu
soltanto un complesso ritualismo , in funzione del quale fu conservata, ancorché divenuta incomprensibile , quella
parte dell’Avestà che proprio per il suo uso liturgico viene detta Yasna ( persiano, celebrazione)
E’ la cerimonia più importante del Carsismo : viene compiuta da almeno una
coppia di sacerdoti , un “recitante” (zòt) e un assistente (ràspì) dopo varie azioni preliminari si passa alla
consacrazione dell’haoma, una bevanda ricavata dai rami pestati di un’efedracea, che costituisce la
materia del sacrificio ; la consacrazione è fatta sostanzialmente mediante la
recitazione dei 72 capitoli dell’Avesta
che vengono chiamati Yasna . Tutto il culto dei Parsi si muove nella
dialettica fra puro e impuro : il fine è sempre quello di evitare l’impurità
o di ristabilire la purità . In questa dialettica si spiega la nota e caratteristica usanza funeraria delle
cosiddette “torri del silenzio” , ossia
di quelle torri in cima alle quali vengono esposti i cadaveri perché siano
scarnificati dagli avvoltoi ; si evita così di contaminare il fuoco, la terra e l’acqua, rispettivamente
con la cremazione , l’inumazione o l’abbandono dei corpi nei fiumi , usanze
tutte note nell’ambiente indiano . Una ripresa del carsismo in senso dottrinario si è avuta dopo
l’esplosione di studi mazdei da parte degli occidentali in seguito alla
scoperta dell’Avestà a opera di Anquetil
Duperron (secolo XVIII) . In un certo senso i Parsi hanno accolto gli studi
occidentali come si accoglie una teologia ; hanno appreso da essi i fondamenti dottrinali della propria religione . Il che ha condotto
anche una specie di azione modernista del carsismo , realizzatasi in due
direzioni: l’insorgenza di formule teosofiche capaci d’inserirsi nella
religiosità occidentale , e una produzione di scritti apologetici per tener testa , nell’ambito di questa
religiosità , al cristianesimo. La politica nazionalista dell’Iran sotto i
Pahlavì portò al riconoscimento della cittadinanza iraniana per i Parsi
desiderosi di stabilirsi nella loro patria originaria.
ZOROASTRO
Forma grecizzata del persiano Zarathustra , colui a cui la
tradizione fa risalire la fondazione del
Mazdeismo perciò detto anche
zoroastrismo dal suo nome.
Di Zoroastro non si hanno reali
testimonianze storiche, tanto che gli
studi più recenti vedono in lui non un
uomo veramente vissuto bensì un personaggio mitico,
fenomenologicamente definibile come un
“eroe culturale” .
Nella lettura del suo mito , poi,
si potrà scorgere il senso di questa presenza
sia che essa significhi l’azione
liturgica o il sacerdozio prototipico (come è stato detto) sia che significhi altro . Sta di fatto che
Zoroastro risulta un essere preesistente
alla nascita materiale , inviato sulla Terra come un fuoco celeste (da cui resta
gravida la donna che lo partorirà) da
Ahura Mazdà per predicare agli uomini la vera religione.
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