MANICHEISMO
(Secolo XIX; da manicheo)
Religione fondata dal persiano Mani ;
per estensione, tendenza a vedere nella realtà in genere , o in una particolare
situazione, tutto il male solo da una parte, tutto il bene solo dall’altra.
La predicazione di Mani trovò
subito una grande rispondenza nella
regione mesopotamica del secolo III, dove il popolo era particolarmente
disposto all’accoglimento d’ogni messaggio religioso:
mazdeo,cristiano,ebraico,induista e buddhista.
In tale ambiente multiforme dal
punto di vista sia etnico sia religioso, si doveva avvertire l’esigenza di una
sintesi unificatrice, e forse il manicheismo, con la sua enunciazione sincretistica, rispose a
questa esigenza. Il sincretismo manicheo
è orientato in senso gnostico o dalla conflittualità tra Bene e Male,
idea centrale di evidente derivazione mazdea. Le fonti della nostra
conoscenza del manicheismo sono, oltre a
quelle indirette (citazioni contenute nella polemica antimanichea della
patristica cristiana e poi di autori islamici) , gli scritti manichei
pervenuteci in versione copte, in dialetti iranici dal Turkestan, e in lingua
cinese dalla Cina . Sono scritti frammentari , ne ancora completamente
pubblicati che ci danno del manicheismo soltanto un idea parziale. Gli elementi
dottrinari vengono espressi sotto forma di un mito cosmogonico formulato dallo
stesso Mani, comprensivo di tutta la realtà, base e giustificazione del
comportamento religioso manicheo.. Perciò Mani mise tale formulazione per
iscritto, e a questo scopo inventò una scrittura nuova, più pratica, derivata
dalla preesistente scrittura iranica. In proposito Mani avrebbe detto: “ Questa sapienza l’ho
descritta nei sacri libri… affinché non fosse cambiata in seguito” La
“sapienza” è sostanzialmente un mito cosmologico, per il quale alle
origini il Bene (luce,spirito ecc.) era
separato e contrapposto al Male (tenebra,materia ecc.) La mescolanza, che
caratterizza la realtà attuale,è derivata dal divoramento dell’anima dell’”uomo
primordiale” da parte delle forze del male: il Dio del Bene, localizzato nel
Nord (il regno della Luce), si manifesta in cinque qualità intese come “membri”
o “mondi” (ragione, pensiero, discernimento, meditazione, riflessione: tutte
attività spirituali distaccate dalla realtà materiale). Il Dio del Male, detto
anche “Materia” (Hyle, con un termine greco) , si manifesta ugualmente in
cinque “mondi” (fumo, fuoco, vento, acqua, oscurità: tutti elementi materiali
della “natura”, contrapposti alle qualità spirituali della “cultura”) ed è
localizzato nel Sud. Il Dio del Male ingaggia una battaglia contro il mondo
della Luce. Il Dio del Bene si difende con una serie di emanazioni tra cui
“l’uomo primordiale” che soccombe al Male e ne rimane prigioniero. La sua
liberazione comporta da parte del Dio del Bene l’invio di una seconda serie di
emanazioni, e la creazione del mondo a opera di una di queste, detta “spirito
vivente”, che crea il mondo servendosi
degli elementi stessi del Dio del Male , ma compenetrati in parte dalla “luce” e a lei asserviti, in contrapposizione
all’asservimento dell’”uomo primordiale”
alle “tenebre” . In questa condizione di estrema mescolanza tra Bene e Male un’ulteriore emanazione del Dio del Bene
s’installa nel Sole per recuperare e dissociare dalla Tenebre le parti della
Luce. Come contromisura, il Dio del Male crea gli uomini (Adamo ed Eva) perché
vivendo e mangiando incorporino più “luce” possibile, agganciandola alla
“materia” tenebrosa . Ma una serie di inviati dell’ultima emanazione del Dio
del bene rivelano all’uomo la funzione negativa
per cui il Dio del Male l’ha creato, e ora l’uomo, forte di questa
conoscenza (gnosis) , può scegliere di agire ai fini di una liberazione della “luce”, operando per la sua autoredenzione:
egli salverà se stesso , salvando la “luce” . Il che otterrà rifiutando di
vivere, ossia di perpetuarsi prolungando la prigionia nella materia dei suoi elementi luminosi (sia quelli ingeriti da Adamo ed
Eva, sia quelli incorporati alimentandosi da una “natura” compenetrata di
“Luce”) Come si può desumere da questi
cenni, si tratta di un sincretismo che rende l’uomo arbitro e artefice della
sua salvezza e di tutto un processo cosmico; un sincretismo che tutto accoglie
di quanto è stato espresso dalla spiritualità di culture diverse, di tutto si
serve per esprimere il suo dualismo di
base , e tutto riduce infine (anche lo stesso dualismo) a una dimensione
squisitamente umana. L’organizzazione
ecclesiastica, che è l’espressione pratica
di tale dimensione, distinse gli “eletti” , cioè quelli che sono capaci
di rinunciare alla “vita” mediante una condizione ascetica o monastica, dagli
“uditori” , incapaci di opporsi alla perpetuazione della specie, ma destinati a
tramandare la conoscenza (gnosis) alle future generazioni, dalle quali uscirono
nuovi “eletti”.
Quando tutti saranno “eletti” il
mondo finirà, la “luce” sarà definitivamente liberata dalle “tenebre” e il
mondo del Male sarà ristretto e imprigionato per sempre nei suoi confini. Per
il momento solo gli “eletti” costituiscono la gerarchia ecclesiastica: un capo
della Chiesa (Archegos o Princeps) 12 “maestri”, 72 vescovi e 360 anziani
(presbyteroi, preti) . A occidente il manicheismo raggiunse la Siria , l’Arabia
settentrionale, l’Egitto, l’Africa settentrionale, e poi l’Asia Minore,
l’Armenia e varie regioni dell’impero romano (si hanno testimonianze per il
secolo IV in Roma, in Dalmazia, in Gallia e in Spagna) Nel secolo VI il
manicheismo si disperse in vari movimenti settari, perseguitate dalle autorità
(Pauliciani, Bogomili, Catari).
Durò più a lungo in Oriente doce,
nella Cina del 694 si trovano preti manichei alla corte dell’imperatore. Il
Turkestan fu la sede più importante del manicheismo: qui divenne nel 763 la
religione di Stato del regno degli Uiguri; sopravvisse alla caduta di questo
regno, finché in seguito alla conquista mongola (secolo XIII) scomparve
completamente. A testimonianza della vastità geografica su cui si estese il
pensiero manicheo vanno citate le scoperte di testi manichei a partire dal
primo novecento: nell’oasidi Turfan, nel 1904, furono trovati testi nelle
lingue e scritture più varie; a Medinet, Madi (Egitto) nel 1930 fu portato alla
luce un’intera biblioteca, tutta di testi manichei; nell’Asia centrale i
ritrovamenti sorpassarono ogni aspettativa: un gran numero di manoscritti,
nelle lingue partica, sogdiana, tocarica, pahlavi, turca, cinese, che
contengono i primi testi manichei giunti a noi, inni liturgici, preghiere,
aneddoti biografici su Mani. In lingua iraniana è importante il Sàhburagàn, attribuito a Mani
stesso; in lingua figura il Xustanift,
catalogo di peccati , oggetto dell’eterna lotta fra il Bene e il Male ; fra i
testi di Medinet Madi i Capitoli e i
Salmi manichei in lingua copta.
MANI
Fondatore del Manicheismo
(Mardinu o Afrunya, Mesopotamia 216 o 217 –Gundeshapur 276) Persiano d’origine
aristocratica, all’inizio della sua attività fu favorito dal re Sapore I, ma quando i re Sassanidi
cominciarono, con Bahran I (verso il 272), a fare del Mazdeismo la religione di
stato , la sua predicazione venne
ostacolata e Mani finì in prigione dove morìper maltrattamenti o fu
ucciso.
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