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sabato 3 maggio 2014

MANICHEISMO

MANICHEISMO

(Secolo XIX; da manicheo) Religione fondata dal persiano Mani ; per estensione, tendenza a vedere nella realtà in genere , o in una particolare situazione, tutto il male solo da una parte, tutto il bene solo dall’altra.
La predicazione di Mani trovò subito una grande rispondenza  nella regione mesopotamica del secolo III, dove il popolo era particolarmente disposto all’accoglimento d’ogni messaggio religioso: mazdeo,cristiano,ebraico,induista e buddhista.
In tale ambiente multiforme dal punto di vista sia etnico sia religioso, si doveva avvertire l’esigenza di una sintesi unificatrice, e forse il manicheismo, con  la sua enunciazione sincretistica, rispose a questa esigenza. Il sincretismo manicheo  è orientato in senso gnostico o dalla conflittualità tra Bene e Male, idea centrale di evidente derivazione mazdea. Le fonti della nostra conoscenza  del manicheismo sono, oltre a quelle indirette (citazioni contenute nella polemica antimanichea della patristica cristiana e poi di autori islamici) , gli scritti manichei pervenuteci in versione copte, in dialetti iranici dal Turkestan, e in lingua cinese dalla Cina . Sono scritti frammentari , ne ancora completamente pubblicati che ci danno del manicheismo soltanto un idea parziale. Gli elementi dottrinari vengono espressi sotto forma di un mito cosmogonico formulato dallo stesso Mani, comprensivo di tutta la realtà, base e giustificazione del comportamento religioso manicheo.. Perciò Mani mise tale formulazione per iscritto, e a questo scopo inventò una scrittura nuova, più pratica, derivata dalla preesistente scrittura iranica. In proposito Mani  avrebbe detto: “ Questa sapienza l’ho descritta nei sacri libri… affinché non fosse cambiata in seguito” La “sapienza” è sostanzialmente un mito cosmologico, per il quale alle origini  il Bene (luce,spirito ecc.) era separato e contrapposto al Male (tenebra,materia ecc.) La mescolanza, che caratterizza la realtà attuale,è derivata dal divoramento dell’anima dell’”uomo primordiale” da parte delle forze del male: il Dio del Bene, localizzato nel Nord (il regno della Luce), si manifesta in cinque qualità intese come “membri” o “mondi” (ragione, pensiero, discernimento, meditazione, riflessione: tutte attività spirituali distaccate dalla realtà materiale). Il Dio del Male, detto anche “Materia” (Hyle, con un termine greco) , si manifesta ugualmente in cinque “mondi” (fumo, fuoco, vento, acqua, oscurità: tutti elementi materiali della “natura”, contrapposti alle qualità spirituali della “cultura”) ed è localizzato nel Sud. Il Dio del Male ingaggia una battaglia contro il mondo della Luce. Il Dio del Bene si difende con una serie di emanazioni tra cui “l’uomo primordiale” che soccombe al Male e ne rimane prigioniero. La sua liberazione comporta da parte del Dio del Bene l’invio di una seconda serie di emanazioni, e la creazione del mondo a opera di una di queste, detta “spirito vivente”, che crea il mondo servendosi  degli elementi stessi del Dio del Male , ma compenetrati in parte  dalla “luce” e a lei asserviti, in contrapposizione all’asservimento  dell’”uomo primordiale” alle “tenebre” . In questa condizione di estrema mescolanza  tra Bene e Male  un’ulteriore emanazione del Dio del Bene s’installa nel Sole per recuperare e dissociare dalla Tenebre le parti della Luce. Come contromisura, il Dio del Male crea gli uomini (Adamo ed Eva) perché vivendo e mangiando incorporino più “luce” possibile, agganciandola alla “materia” tenebrosa . Ma una serie di inviati dell’ultima emanazione del Dio del bene rivelano all’uomo la funzione negativa  per cui il Dio del Male l’ha creato, e ora l’uomo, forte di questa conoscenza (gnosis) , può scegliere di agire ai fini  di una liberazione della  “luce”, operando per la sua autoredenzione: egli salverà se stesso , salvando la “luce” . Il che otterrà rifiutando di vivere, ossia di perpetuarsi prolungando la prigionia  nella materia dei suoi elementi  luminosi (sia quelli ingeriti da Adamo ed Eva, sia quelli incorporati alimentandosi da una “natura” compenetrata di “Luce”) Come si può desumere  da questi cenni, si tratta di un sincretismo che rende l’uomo arbitro e artefice della sua salvezza e di tutto un processo cosmico; un sincretismo che tutto accoglie di quanto è stato espresso dalla spiritualità di culture diverse, di tutto si serve per esprimere  il suo dualismo di base , e tutto riduce infine (anche lo stesso dualismo) a una dimensione squisitamente  umana. L’organizzazione ecclesiastica, che è l’espressione pratica  di tale dimensione, distinse gli “eletti” , cioè quelli che sono capaci di rinunciare alla “vita” mediante una condizione ascetica o monastica, dagli “uditori” , incapaci di opporsi alla perpetuazione della specie, ma destinati a tramandare la conoscenza (gnosis) alle future generazioni, dalle quali uscirono nuovi “eletti”.
Quando tutti saranno “eletti” il mondo finirà, la “luce” sarà definitivamente liberata dalle “tenebre” e il mondo del Male sarà ristretto e imprigionato per sempre nei suoi confini. Per il momento solo gli “eletti” costituiscono la gerarchia ecclesiastica: un capo della Chiesa (Archegos o Princeps) 12 “maestri”, 72 vescovi e 360 anziani (presbyteroi, preti) . A occidente il manicheismo raggiunse la Siria, l’Arabia settentrionale, l’Egitto, l’Africa settentrionale, e poi l’Asia Minore, l’Armenia e varie regioni dell’impero romano (si hanno testimonianze per il secolo IV in Roma, in Dalmazia, in Gallia e in Spagna) Nel secolo VI il manicheismo si disperse in vari movimenti settari, perseguitate dalle autorità (Pauliciani, Bogomili, Catari).
Durò più a lungo in Oriente doce, nella Cina del 694 si trovano preti manichei alla corte dell’imperatore. Il Turkestan fu la sede più importante del manicheismo: qui divenne nel 763 la religione di Stato del regno degli Uiguri; sopravvisse alla caduta di questo regno, finché in seguito alla conquista mongola (secolo XIII) scomparve completamente. A testimonianza della vastità geografica su cui si estese il pensiero manicheo vanno citate le scoperte di testi manichei a partire dal primo novecento: nell’oasidi Turfan, nel 1904, furono trovati testi nelle lingue e scritture più varie; a Medinet, Madi (Egitto) nel 1930 fu portato alla luce un’intera biblioteca, tutta di testi manichei; nell’Asia centrale i ritrovamenti sorpassarono ogni aspettativa: un gran numero di manoscritti, nelle lingue partica, sogdiana, tocarica, pahlavi, turca, cinese, che contengono i primi testi manichei giunti a noi, inni liturgici, preghiere, aneddoti biografici su Mani. In lingua iraniana è importante il Sàhburagàn, attribuito a Mani stesso; in lingua figura il Xustanift, catalogo di peccati , oggetto dell’eterna lotta fra il Bene e il Male ; fra i testi di Medinet Madi i Capitoli e i Salmi manichei in lingua copta.

MANI
Fondatore del Manicheismo (Mardinu o Afrunya, Mesopotamia 216 o 217 –Gundeshapur 276) Persiano d’origine aristocratica, all’inizio della sua attività fu favorito dal re  Sapore I, ma quando i re Sassanidi cominciarono, con Bahran I (verso il 272), a fare del Mazdeismo la religione di stato , la sua predicazione venne  ostacolata e Mani finì in prigione dove morìper maltrattamenti o fu ucciso.


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