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martedì 18 giugno 2013

LE ORIGINI DELLE RELIGIONI NELLA PREISTORIA

LE ORIGINI DELLE  RELIGIONI NELLA PREISTORIA

La trasmissione della cultura ha segnato la supremazia dell’uomo moderno su tutti gli altri ominidi. E la religione ha dato vita alla storia.
Eravamo neri,longilinei , con le teste “rotonde”. Rispetto agli altri ominidi dell’epoca avevamo un aspetto da bambini “cresciuti un po’ troppo “. Ma eravamo svegli, organizzati, e forse crudeli. La pelle dei primi Homo sapiens era certamente nera , perché la nostra specie è nata in Africa: il colore scuro è necessario per proteggersi dalle radiazioni ultraviolette dei Tropici, e abbiamo sviluppato anche braccia e gambe allungate per poter meglio disperdere il calore, proprio come le popolazioni che ancora oggi vivono nella regione.
Altri ominidi avevano un aspetto diverso: per esempio i Neanderthal, che incontrammo in Europa e nel vicino Oriente circa 40 mila anni fa, avevano testa piatta e viso angolato ( una sagoma simile a quella di un incudine) Erano di carnagione bianca , il corpo era tozzo con arti corti, per meglio conservare il calore nelle fredde regioni che abitavano, proprio come accadde tra le moderne popolazioni antiche.
I dati della biologia molecolare e quelli paleontologici convergono nell’indicare che la nostra specie, Homo Sapiens, nacque in Africa orientale 200 mila anni fa (all’incirca quando in Europa si svilupparono i Neanderthal che si estinsero 30 mila anni or sono) osserva il paleoantropologo Giorgio Manzi. I biologi, misurando le differenze genetiche fra le popolazioni  umane attuali, hanno visto infatti che queste sono talmente minime da rendere ingiustificata ogni divisione in “razze” datando a soli 200 mila anni fa gli antenati comuni a tutti gli uomini moderni, cioè della specie Homo sapiens. Considerato poi che le differenze maggiori si riscontrano fra gli stessi Africani, ne hanno dedotto che la nostra specie è nata in Africa.
“La paleontologia conferma” continua Manzi. “ Nel medio corso dell’Awash, a Herto, in Etiopia, è stato trovato un cranio di 150 mila anni di età, attribuito a un uomo di forma moderna. Nella valle dell’Omo, sempre in Etiopia, ne è stato trovato uno analogo di 190 mila anna. Questo significa che mentre in Europa si sviluppava l’Uomo di Neanderthal e in oriente l’Homo erectus, in Africa esistevano già individui  di forma moderna” I reperti fossili di Qafzeh e di Skhul, in Israele, di età compresa  fra 120 e 90 mila anni, indicano il periodo in cui l’Homo sapiens uscì dall’Africa, diffondendosi prima verso Oriente e poi in Europa.
I Sapiens avevano un vantaggio in più sugli ominidi contemporanei: un cervello progettato per pensare.
Sapiens aveva alcune marce in più rispetto agli altri ominidi. Di quali vantaggi si trattava? “ Mentre nei Neanderthal, o negli erectus, continuava l’espansione celebrale con l’allungamento della scatola cranica” spiega Manzi “nel sapiens questa avveniva con una nuova architettura scheletrica: il cranio si sviluppò infatti in altezza, dando spazio a una fronte alta. Inoltre, la faccia del sapiens non era sfuggente come nelle altre specie, ma verticale, conferendogli un aspetto da “cucciolo” cresciuto. Soltanto una mutazione dei geni cosiddetti “ regolatori “, quelli che governano altri geni, oltre a modificare nelle regolazioni ormonali hanno potuto provocare questo cambiamento”. Si è arrivati così ad un cervello di 1500 cm cubici, che contiene strutture specializzate, compresa quella che presiede al linguaggio complesso. Era necessario, però, che questo tipo di crescita avvenisse in gran parte fuori dall’utero materno: il bacino umano, adatto alla deambulazione bipede, pone dei limiti all’uscita di una testa “progettata” soprattutto per pensare. A questo limite l’evoluzione ha risposto con un meccanismo molto raro in natura (peché molto rischioso): la nascita prematura dei piccoli in modo che le teste, con le sature craniche ancora da saldarsi, potessero passare per il canale del parto. I neonati umani, infatti, sono del tutto dipendenti dalla madre e totalmente indifesi, soprattutto se confrontati con quelli delle nostre cugine, le scimmie antropomorfe.
Uniti nella religione:
Questo adattamento era gia presente negli ominidi del genere Homo, più di un milione di anni fa, ma nel sapiens si verificò un netto prolungamento dell’infanzia e dell’adolescenza. Con uno scopo: permettere il trasferimento d’informazioni da una generazione all’altra. Non solo quelle tecniche, sulla costruzione di utensili, sulla caccia e la raccolta di vegetali spontanei, ambientali e comportamentali, come del resto faceva anche Neanderthal. “ Soltanto il trasferimento di una  complessa cultura, comprendente miti, rituali, credenze e prescrizioni religiose poteva richiedere un periodo di apprendimento cosi lungo “ spiega il paleoantropologo. In altre parole, miti, religione e abitudini tribali diedero regole ai gruppi di Homo sapiens, che divennero così più compatti ed efficienti di quelli degli altri ominidi , la cui intelligenza, probabilmente, era soprattutto pratica.
Per svolgere un compito (o farlo svolgere a qualcun altro) ci possono essere motivazioni di vario tipo: interesse personale, rispetto degli altri o perché l’ordine arriva da uno spirito potente, magari attraverso uno stregone L’uomo ha scelto la terza possibilità perché, secondo alcuni studiosi, determinava più ordine ed efficienza . La religione, insomma, compattava il gruppo come un partito politico del quale lo stregone era il capo. Un ruolo fu dato anche agli antenati: diventarono i padri fondatori di tante “nazioni tribali”.
I primi capi, gli Sciamani.
I cambiamenti nel cranio e nello sviluppo della crescita non furono gli unici motivi del successo di Homo sapiens. La vera ragione dell’affermazione di sapiens sapiens sta infatti  nella trasmissione culturale . Che avvenne anche grazie alle migrazioni. Oltre a diffondersi in Euroasia, l’Homo sapiens raggiunse , 60 mila anni fa,  l’Australia . Poi attraverso un ponte naturale  sullo Stretto di Bering , le Americhe . Fu una diffusione planetaria  caratterizzata dall’uso  di strumenti di “modo 4” (o del Paleolitico superiore) di forma allungata, a lama o a foglia di lauro, oltre che da manufatti realizzati in osso e avorio. E dalla comparsa di oggetti ornamentali, come collane e pendagli fatti con conchiglie e denti forati, che spesso rappresentavano l’appartenenza etnica di chi le portava. Inoltre, dalla diffusione  dell’uso della sepoltura e più tardi della pittura e della scultura di statuine femminili, le cosiddette “ Veneri”.
Le caverne divennero infatti per l’Homo sapiens le cattedrali di una religione in cui gli animali rappresentati, come uri, cavalli selvatici, mammut, bisonti e rinoceronti, leoni e iene, erano “ divinità”
Secondo alcune ricostruzioni, gli stregoni della preistoria praticavano nelle caverne riti d’iniziazione . Per Jean Culottes, presidente del Comité International d’Art Rupestre, gli sciamani andavano in trance e nelle loro visioni passavano dalle pareti delle grotte per entrare nel mondo sotterraneo degli spiriti, dove si davano molto da fare per il bene della propria comunità. Al ritorno del viaggio sciamanico , disegnava sulle pareti della grotta gli spiriti animali incontrati, quelli con cui si erano alleati, dando origine all’iconografia religiosa di quei tempi . Fu questa umanità a scoprire, circa 10 mila anni fa , l’agricoltura, dando di fatto inizio al mondo che conosciamo oggi.
Le prime religioni: preghiere alla natura.
Come erano le prime religioni? Difficile dare una risposta. Anche se, come scrisse  l’archeologo francese André Leroi Gourhan, “non c’è nessuna valida ragione per negare ai paleolitici inquietudini di carattere misterioso , non foss’altro perché la loro intelligenza, della stessa natura (se non dello stesso livello) di quella dell’Homo sapiens, implica la stessa reazione di fronte all’anormale, all’inesplicato”.
Oggi per noi è difficile capire la mentalità di uomini che non erano sicuri nemmeno che il sole  spuntasse di nuovo il giorno dopo : nel paleolitico l’”inesplicato” era nella natura stessa, in un temporale o nell’esplosione di un vulcano.
Qualunque evento naturale poteva essere interpretato come il manifestarsi di un essere superiore e proprio il timore di queste forze sconosciute potrebbe  aver generato, circa 1oo mila anni fa , le prime forme di religiosità. Molto prima delle pitture rupestri  e delle statuette femminili .

Si sarebbe quindi trattato da una religione caratterizzata dall’animazione divina  dei fenomeni naturali  che, secondo alcuni studiosi , affiancò una fase in cui il clan venerava  come totem un animale cui era particolarmente legato. C’è poi chi ipotizza l’esistenza tra i paleolitici di un culto dell’orso. Nelle stesse grotte che ospitavano sepolture, infatti, a volte gli archeologi hanno ritrovato ossa di orso.

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