I Sumeri era un popolo molto
religioso e facevano a gara nell’innalzare costruzioni sempre più alte agli dei. Le divinità abitavano in cielo, e
adorarle in luoghi elevati significava
essere loro più vicini; naturale, conseguenza fu che i templi diventarono così
sempre più alti, a mano a mano che i Sumeri perfezionavano le loro tecniche
costruttive. Poco distante sorgeva la dimora del grande sacerdote, che
interpretava la volontà degli dei, e che
per un certo periodo fu il capo indiscusso della comunità. Al tempo delle città
stato, cioè del periodo più antico della storia dei Sumeri, ogni città era
autonoma e veniva governata da un piccolo monarca, che quasi sempre era insieme
re e sacerdote. Questi amministrava il tempio e lo stato, entrambi di proprietà
degli Dei. Aveva il compito di conservare e ampliare la rete di canalizzazione,
che permetteva di ottenere abbondanti prodotti dai campi e di evitare le piene
disastrose dei fiumi. Custodiva i beni della comunità, distribuiva la giusta
mercede ai lavoratori del tempio e in caso di guerra guidava i guerrieri in
battaglia. Era insomma un sovrano saggio e prudente, quasi il capo di una
grande famiglia, che si prendeva a cuore tutti i problemi dei suoi cittadini.
Dapprima la sua abitazione era
tutt’uno con il tempio, poi se ne andò a amano a amano distaccando, e diventò
un vero e proprio palazzo reale, ricco di scalinate, di sale, di portici. In
segno di distinzione nel palazzo del re, oltre ai mattoni, veniva impiegata
anche la pietra, proveniente dalle lontane montagne del nord, ma era questo
l’unico vero lusso, perché la ricchezza dello Stato veniva sempre equamente
distribuita fra tutti i cittadini. Oltre ad amministrare la giustizia, il re,
continuava a essere il Capo dei Sacerdoti, e come tale offriva i sacrifici agli
dei durante le feste solenni sull’altare
del tempio. Una delle più antiche città-stato dei Sumeri fu Uruk .le sue mura
avevano le fondamenta in blocchi di calcare provenienti dalle lontane montagne,
mentre tutto il resto delle costruzioni era formato da grossi mattoni
d’argilla.
I Sumeri abitavano in una
pianura, senza alcuna montagna nel raggio di centinaia di chilometri. Le pietre
perciò, erano una rarità nel loro territorio. Anche gli alberi di alto fusto
non erano abbondanti, perciò mancavano ai Sumeri le due materie prime
indispensabili per ogni tipo di costruzione. I mattoni nacquero proprio qui ,
nella terra fra i fiumi, per assoluta mancanza di pietre da costruzione.
Essi venivano usati cotti solo
per i rivestimenti esterni e per gli archi, mentre per ogni altra parte delle
costruzioni si usavano mattoni seccati al sole. Più tardi, nel periodo di
massimo splendore, le città dei Sumeri ebbero anche monumenti rivestiti di lastre di marmo, trasportato faticosamente
dai lontani monti del settentrione, ma il mattone rimase sempre alla base di
ogni costruzione. I sovrani usavano fare apporre su ogni mattone il loro
marchio, perché i posteri sapessero a chi dovevano attribuire la gloria dei
vari monumenti.
I Sumeri era un popolo molto
religioso, e immaginavano il cosmo organizzato a somiglianza delle loro
città-stato, con gli dei che si riunivano a consiglio, eleggevano i capi e
prendevano a maggioranza le varie decisioni. La loro era cioè una religione
antropomorfa.. Le divinità erano numerosissime, ma quattro erano quelle
maggiormente venerate: Anu, dio del
cielo, Enlil, dio delle tempeste, Ki (o Nintu), dea della terra che dona la vita e la fecondità, Enki, signore delle acque e delle forze
creative del mondo.
I Sumeri , che dalle piene dei fiumi
potevano vedere benedetti o compromessi irrimediabilmente i loro raccolti, attribuivano un’enorme
importanza al fato. Pensavano che il destino dell’uomo fosse decretato dal
potere terribile e inesorabile degli dei, che governavano dall’alto con poteri
immani. All’uomo, debole e impotente, non restava che sopportare con pazienza
le avversità della vita. Erano però convinti che si potessero propiziare gli
dei con le costruzioni di templi e col dono di generose offerte.
Oltre che accudire all’immagine
del dio, e a portare le offerte sacrificali, i sacerdoti erano addetti anche
agli oracoli. Interpretavano il futuro esaminando il fegato degli animali
sacrificati, oppure le linee dell’olio sacro versato nell’acqua.
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