N° 8) Itinerari,
luoghi della Fede
SANTUARIO DI SAN
ROMEDIO
Quel Santuario proteso verso il cielo. Un complesso
architettonico dedicato a San Romedio,
in Val di Non: si sviluppa in verticale ed è formato da cinque chiese
sovrapposte.
Al
centro di una forza profonda e selvaggia, in cima a un picco roccioso, si erge
il santuario di San Romedio. Avvolto in un aura di solennità e mistero, il
complesso si colloca nello splendido scenario naturale della Valle di Non, a Sanzeno nel comune trentino di Coredo . Ardito e somigliante a un monastero buddista, è formato da cinque chiese
costruite nell’arco di circa novecento anni, fra l’anno mille e il 1918, a
ridosso di una ripida parete di roccia e collegate fra loro dai 130 gradini di
una spettacolare scalinata. La chiesa più antica si trova laddove, in una tomba
di roccia , è seppellito l’eremita Romedio.
Nascosto nella valle: Appartenente ad una nobile famiglia dell’alta
Baviera, signore di un castello nei dintorni di Innsbbruk, Romedio visse tra il
IV e il V secolo. Dopo un pellegrinaggio a Roma donò tutti i suoi beni alla
chiesa e si ritirò in eremitaggio nella Val di Non, all’interno di alcune
grotte esistenti ancora oggi nei pressi del santuario, con i compagni Abramo e
Davide. Secondo la leggenda, un giorno
Romedio doveva andare a Trento per salutare il vescovo Vigilio in punto di
morte e chiese a Davide di preparagli il cavallo per il viaggio. Quando questi
gli comunicò che un orso aveva sbranato il cavallo, Romedio non si scompose e
gli ordinò di sellare un orso, che reagì docilmente e con tranquillità lo
condusse a Trento e divenendo poi compagno inseparabile.
Romedio rappresenta il
capofila di un movimento eremitico che nel Trentino ebbe lunga diffusione e
durò fino ai tempi recenti. Il culto in suo onore è testimoniato già alla fine
del secolo XI e si estese, con la donazione di reliquie, anche al di là dello
spartiacque alpino, soprattutto nei luoghi che si ricollegano con le sue
origini familiari.
Una matrioska di chiese: Oggi il santuario è una piramide di
chiesette sovrapposte, ma quella originaria, intitolata al santo eremita del
quale sono conservate le reliquie, sorse nel XI secolo sulla tomba del santo,
con le pietre portate fin lassù dagli antichi pellegrini: Si accede attraverso
un portale romanico. Per i primi 500 anni la roccia che ospitava il santuario
antico rimase nuda, con una scalinata scoperta e qualche edicola che ora non
c’è più. In basso si trovano i rifugi per i pellegrini , l’abitazione del
custode e le stalle. Gli altri edifici
di culto furono costruiti, dall’alto verso il basso, nel corso dei secoli. La
costruzione della seconda delle cinque chiese, dedicate a San Giorgio, ebbe inizio nel 1489. Al 1514 risale la chiesa di San Michele e nel 1536 nacque quella maggiore di San Romedio,
che ospita una tela della Deposizione di scuola veronese. Per ultima fu eretta,
nel 1918, la chiesa dell’Addolorata , in
segno di ringraziamento alla Madonna per
la pace ritrovata dopo la prima guerra mondiale. Alla stessa epoca risale il
campanile, in stile gotico-clesiano.
La facciata esterna
dell’intero complesso è un esempio tipico dell’architettura della Val di Non
del XVIII secolo. Mediante un cortile rinascimentale, è collegata all’edificio
che, dal 1948, ospita un convento francescano.
I capolavori d’arte: Non mancano, all’interno della piramide di
chiesette , affreschi suggestivi, come quelli della chiesa antica raffiguranti la Madonna con bambino, l’Ultima cena e
una serie di angeli e santi o, nella chiesa di San Giorgio, i dottori della
chiesa e i simboli degli evangelisti . Ancora, sopra l’altare della chiesa di
San Michele si trova una pala del XVI
secolo che ritrae l’arcangelo Michele che ricaccia Lucifero all’inferno.
Infine, nella chiesa maggiore
di San Romedio la pala dell’altare raffigura il santo eremita con l’orso al
guinzaglio , mentre gli affreschi delle pareti riportano i 12 apostoli, l’annunciazione e l’assunzione
della Vergine. Nel corso del secolo XVIII il santuario venne rinnovato mediante
la ricostruzione degli edifici al piano terra adibiti all’accoglienza dei
pellegrini, alle stalle ed ai fienili, della sacrestia e della biblioteca in
alto. La seconda parte della scalinata è stata coperta e poi ravvivata con le
edicole dei misteri della passione di Cristo. Sopra la cappella di San Giorgio
sono state innalzate due stanza adibite ad abitazione. Infine, nel 1770 è stato
eretto l’arco d’ingresso a luogo sacro.
San Romedio e gli orsi: Il celebre episodio che riguarda
l’addomesticamento dell’orso da parte di San Romedio è ricordato da una statua
lignea posta accanto a un arco trionfale all’ingresso del Santuario. E’
all’orso di San Romedio che papa Albino Luciani indirizza una delle sue
lettere di Illustrissimi. Ed è rievocato
questa leggenda che nel 1958 il senatore conte Gian Giacomo Gallarati Scotti,
membro d’onore del comitato di fondazione del Wwf in Italia, comprò Charlie, un
orso destinato a morire perché la sua pelle fosse venduta, e lo donò al
santuario di San Romedio. Da allora, la tradizione è proseguita, ma da due anni
il recinto è disabitato. Proprio in questi giorni ( febbraio-marzo 2013)
dovrebbe arrivare un nuovo ospite: un orso nato in cattività in Abruzzo, che a
San Romedio troverà silenzio e pace.
L’orso
nello stemma papale di Benedetto XVI
E’ tradizione antica che anche i papi abbiano un proprio stemma
personale. In quello voluto da Benedetto XVI compare, in alto a destra per chi
lo guarda, un orso di colore bruno che porta un fardello sul dorso. Tutto
discende da una sacra leggenda che racconta come San Corbiniano (nato verso il
680 in Francia, a Chatres, e morto l’8 settembre 730) illustre predecessore di
Papa Ratzinger, quale primo vescovo della diocesi di Frisinga (e Monaco) messosi
in viaggio per recarsi a Roma a cavallo, mentre attraversava una foresta fu
assalito da un orso che gli sbranò il cavallo. Egli, però, riuscì non solo ad
ammansire l’animale ma a caricarlo dei suoi bagagli, facendosi accompagnare dal
plantigrade fino a Roma.
Per cui l’orso è rappresentato con un fardello sul dorso, a mo’ di
cavalcatura. La facile interpretazione della simbologia vede nell’orso
addomesticato dalla grazia di Dio lo stesso vescovo di Frisinga e suole vedere
nel fardello il peso dell’episcopato da lui portato.
CHI SONO I MARTIRI ANAUNIESI
Nati nel IV secolo in Cappadocia, l’odierna Turchia, ancora giovinetti,
Sisinio, Martirio e Alessandro vennero mandati a Milano per essere istruiti
nella fede dal Vescovo Sant’Ambrogio. Attratti dall’ideale missionario furono
inviati al Vescovo di Trento Virgilio, che nel 387 li destinò a una missione
evangelizzatrice nell’antica regione dell’Anaunia, che oggi corrisponde alla
Val di Non. Dopo dieci anni di servizio nella valle, il 29 maggio del 397 i tre
missionari furono trucidati in un rito, detto degli Ambarvali, durante una
festa pagana di carattere agreste nella località di Mecla, la moderna Sanzeno.
Dove è stata eretta una basilica a loro dedicata, mentre le reliquie
furono trasferite in un secondo momento a Milano e custodite nella chiesa di
San Simpliciano . Ai tre martiri è legata una leggenda popolare, nata anche
dalla coincidenza della loro morte con la battaglia di legnano nel 1176, la cui
vittoria viene tradizionalmente attribuita dalle genti lombarde alla loro
intercessione. Il racconto vuole che, nel giorno dello scontro tra le milizie
milanesi e quelle del Barbarossa, tre colombe volarono via dalla chiesa di San
Simplicianoi, dove erano custodite le loro reliquie, per posarsi sulla croce del
carroccio e rimanervi fino al termine della battaglia e della vittoria.
Come raggiungere il Santuario:
In auto percorrere la strada statale 43 entrando nella Val di Non e
proseguire sino alla località Sanzeno
Per chi viene da sud prendere l’autostrada per il Brennero ed uscire a
Trento.
San Romedio NON visse affatto tra il IV e il V secolo (come riportato ancora da wikipedia e che tutti copiano-incollano), bensì nell'XI secolo, come ormai si sono accordati tutti gli storici in questi ultimi 30 anni!
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