geronimo

giovedì 4 aprile 2013

SANTUARIO DI SAN ROMEDIO (Trentino Alto Adige)


N° 8)  Itinerari, luoghi della Fede
SANTUARIO DI SAN ROMEDIO
Quel Santuario proteso verso il cielo. Un complesso architettonico dedicato a San Romedio, in Val di Non: si sviluppa in verticale ed è formato da cinque chiese sovrapposte.

Al centro di una forza profonda e selvaggia, in cima a un picco roccioso, si erge il santuario di San Romedio. Avvolto in un aura di solennità e mistero, il complesso si colloca nello splendido scenario naturale della Valle di Non, a Sanzeno nel comune trentino di Coredo . Ardito e somigliante a un monastero buddista, è formato da cinque chiese costruite nell’arco di circa novecento anni, fra l’anno mille e il 1918, a ridosso di una ripida parete di roccia e collegate fra loro dai 130 gradini di una spettacolare scalinata. La chiesa più antica si trova laddove, in una tomba di roccia , è seppellito l’eremita Romedio.
Nascosto nella valle: Appartenente ad una nobile famiglia dell’alta Baviera, signore di un castello nei dintorni di Innsbbruk, Romedio visse tra il IV e il V secolo. Dopo un pellegrinaggio a Roma donò tutti i suoi beni alla chiesa e si ritirò in eremitaggio nella Val di Non, all’interno di alcune grotte esistenti ancora oggi nei pressi del santuario, con i compagni Abramo e Davide. Secondo la leggenda, un giorno Romedio doveva andare a Trento per salutare il vescovo Vigilio in punto di morte e chiese a Davide di preparagli il cavallo per il viaggio. Quando questi gli comunicò che un orso aveva sbranato il cavallo, Romedio non si scompose e gli ordinò di sellare un orso, che reagì docilmente e con tranquillità lo condusse a Trento e divenendo poi compagno inseparabile.
Romedio rappresenta il capofila di un movimento eremitico che nel Trentino ebbe lunga diffusione e durò fino ai tempi recenti. Il culto in suo onore è testimoniato già alla fine del secolo XI e si estese, con la donazione di reliquie, anche al di là dello spartiacque alpino, soprattutto nei luoghi che si ricollegano con le sue origini familiari.
Una matrioska di chiese: Oggi il santuario è una piramide di chiesette sovrapposte, ma quella originaria, intitolata al santo eremita del quale sono conservate le reliquie, sorse nel XI secolo sulla tomba del santo, con le pietre portate fin lassù dagli antichi pellegrini: Si accede attraverso un portale romanico. Per i primi 500 anni la roccia che ospitava il santuario antico rimase nuda, con una scalinata scoperta e qualche edicola che ora non c’è più. In basso si trovano i rifugi per i pellegrini , l’abitazione del custode  e le stalle. Gli altri edifici di culto furono costruiti, dall’alto verso il basso, nel corso dei secoli. La costruzione della seconda delle cinque chiese, dedicate a San Giorgio, ebbe inizio nel 1489. Al 1514 risale la chiesa di San Michele e nel 1536 nacque quella maggiore di San Romedio, che ospita una tela della Deposizione di scuola veronese. Per ultima fu eretta, nel 1918, la chiesa dell’Addolorata , in segno di ringraziamento  alla Madonna per la pace ritrovata dopo la prima guerra mondiale. Alla stessa epoca risale il campanile, in stile gotico-clesiano.
La facciata esterna dell’intero complesso è un esempio tipico dell’architettura della Val di Non del XVIII secolo. Mediante un cortile rinascimentale, è collegata all’edificio che, dal 1948, ospita un convento francescano.
I capolavori d’arte: Non mancano, all’interno della piramide di chiesette , affreschi suggestivi, come quelli della chiesa antica raffiguranti la Madonna con bambino, l’Ultima cena e una serie di angeli e santi o, nella chiesa di San Giorgio, i dottori della chiesa e i simboli degli evangelisti . Ancora, sopra l’altare della chiesa di San Michele si trova una pala  del XVI secolo che ritrae l’arcangelo Michele che ricaccia Lucifero all’inferno.
Infine, nella chiesa maggiore di San Romedio la pala dell’altare raffigura il santo eremita con l’orso al guinzaglio , mentre gli affreschi delle pareti riportano i 12  apostoli, l’annunciazione e l’assunzione della Vergine. Nel corso del secolo XVIII il santuario venne rinnovato mediante la ricostruzione degli edifici al piano terra adibiti all’accoglienza dei pellegrini, alle stalle ed ai fienili, della sacrestia e della biblioteca in alto. La seconda parte della scalinata è stata coperta e poi ravvivata con le edicole dei misteri della passione di Cristo. Sopra la cappella di San Giorgio sono state innalzate due stanza adibite ad abitazione. Infine, nel 1770 è stato eretto l’arco d’ingresso a luogo sacro.
San Romedio e gli orsi: Il celebre episodio che riguarda l’addomesticamento dell’orso da parte di San Romedio è ricordato da una statua lignea posta accanto a un arco trionfale all’ingresso del Santuario. E’ all’orso di San Romedio che papa Albino Luciani indirizza una delle sue lettere  di Illustrissimi. Ed è rievocato questa leggenda che nel 1958 il senatore conte Gian Giacomo Gallarati Scotti, membro d’onore del comitato di fondazione del Wwf in Italia, comprò Charlie, un orso destinato a morire perché la sua pelle fosse venduta, e lo donò al santuario di San Romedio. Da allora, la tradizione è proseguita, ma da due anni il recinto è disabitato. Proprio in questi giorni ( febbraio-marzo 2013) dovrebbe arrivare un nuovo ospite: un orso nato in cattività in Abruzzo, che a San Romedio troverà silenzio e pace.

L’orso nello stemma papale di Benedetto XVI
E’ tradizione antica che anche i papi abbiano un proprio stemma personale. In quello voluto da Benedetto XVI compare, in alto a destra per chi lo guarda, un orso di colore bruno che porta un fardello sul dorso. Tutto discende da una sacra leggenda che racconta come San Corbiniano (nato verso il 680 in Francia, a Chatres, e morto l’8 settembre 730) illustre predecessore di Papa Ratzinger, quale primo vescovo della diocesi di Frisinga (e Monaco) messosi in viaggio per recarsi a Roma a cavallo, mentre attraversava una foresta fu assalito da un orso che gli sbranò il cavallo. Egli, però, riuscì non solo ad ammansire l’animale ma a caricarlo dei suoi bagagli, facendosi accompagnare dal plantigrade fino a Roma.
Per cui l’orso è rappresentato con un fardello sul dorso, a mo’ di cavalcatura. La facile interpretazione della simbologia vede nell’orso addomesticato dalla grazia di Dio lo stesso vescovo di Frisinga e suole vedere nel fardello il peso dell’episcopato da lui portato.

CHI SONO I MARTIRI ANAUNIESI
Nati nel IV secolo in Cappadocia, l’odierna Turchia, ancora giovinetti, Sisinio, Martirio e Alessandro vennero mandati a Milano per essere istruiti nella fede dal Vescovo Sant’Ambrogio. Attratti dall’ideale missionario furono inviati al Vescovo di Trento Virgilio, che nel 387 li destinò a una missione evangelizzatrice nell’antica regione dell’Anaunia, che oggi corrisponde alla Val di Non. Dopo dieci anni di servizio nella valle, il 29 maggio del 397 i tre missionari furono trucidati in un rito, detto degli Ambarvali, durante una festa pagana di carattere agreste nella località di Mecla, la moderna Sanzeno.
Dove è stata eretta una basilica a loro dedicata, mentre le reliquie furono trasferite in un secondo momento a Milano e custodite nella chiesa di San Simpliciano . Ai tre martiri è legata una leggenda popolare, nata anche dalla coincidenza della loro morte con la battaglia di legnano nel 1176, la cui vittoria viene tradizionalmente attribuita dalle genti lombarde alla loro intercessione. Il racconto vuole che, nel giorno dello scontro tra le milizie milanesi e quelle del Barbarossa, tre colombe volarono via dalla chiesa di San Simplicianoi, dove erano custodite le loro reliquie, per posarsi sulla croce del carroccio e rimanervi fino al termine della battaglia e della vittoria.

Come raggiungere il Santuario:
In auto percorrere la strada statale 43 entrando nella Val di Non e proseguire sino alla località Sanzeno
Per chi viene da sud prendere l’autostrada per il Brennero ed uscire a Trento.

1 commento:

  1. San Romedio NON visse affatto tra il IV e il V secolo (come riportato ancora da wikipedia e che tutti copiano-incollano), bensì nell'XI secolo, come ormai si sono accordati tutti gli storici in questi ultimi 30 anni!

    RispondiElimina