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lunedì 15 aprile 2013

ABBAZIA DI MONTE OLIVETO MAGGIORE


N° 10) Itinerari, Luoghi della Fede
ABBAZIA DI MONTE OLIVETO MAGGIORE
Ad Asciano, provincia di Siena. Tra le colline del silenzio , su un altura che domina le Crete senesi, in un bosco di cipressi, querce e pini, l’Abbazia è uno dei monumenti più importanti della Toscana.

Circondata dalle colline, immersa in una natura solitaria fatta di cipressi frammisti a pini, querce e olivi, si erge l’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore. Situata vicino ad Asciano, in provincia di Siena, l’abbazia, cui si accede mediante un ponte levatoio risalente al 1500, nasce da un sogno, quello di Giovanni Tolomei, un nobile senese che nel 1393 qui fondò un nuovo monastero e una nuova Congregazione benedettina , quella di Monte Oliveto, detta appunto, olivetana. Sull’arco d’ingresso del viale è posta una terracotta smaltata raffigurante una Madonna col bambino circondata da due angeli, attribuita ai fratelli Della Robbia. In fondo al viale costeggiato da cipressi, lungo il quale si trovano l’orto botanico della vecchia farmacia, andata distrutta nel 1896, e una pescheria risalente al XVI secolo, svetta il campanile romanico-gotico. La chiesa ha la facciata gotica e da una porta a destra dell’edificio di culto si accede al chiostro grande, nel cui centro c’è una statua di San Benedetto.
Il Chiostro Grande: E’ chiamato così in relazione al chiostro di mezzo e al chiostro piccolo. La sua particolarità, spiega il priore  padre Roberto Donghi (2013) , “ è la mancanza del giardino. Così era possibile raccogliere acqua piovana nella grande cisterna, ancora in uso, che è sotto al pozzo”  .
A pianta rettangolare, il chiostro venne realizzato nella prima metà del XV secolo ed è completamente dipinto, sotto le volte, con affreschi riguardanti la vita di San benedetto tratti dalla narrazione dei dialoghi di Gregorio Magno, iniziati da Luca Signorelli e completati da Antonio Bazzi detto “ il sodoma”.
Gli episodi, però non sono in ordine cronologico: anche se ha cominciato per primo, Signorelli è partito dalla via matura di San benedetto mentre il Sodoma, dieci anni più tardi, ha dipinto la fanciullezza del santo ricongiungendosi alla storia già narrata dal predecessore e superandola con altri episodi. Inclusi quelli meno conosciuti, degli attentati alla vita di Benedetto con il pane e il vino avvelenato e quello, curioso, che richiama un passo della regola in cui Benedetto vieta di mangiare fuori dal monastero senza permesso, scopre la bugia dei confratelli e dice loro con esattezza cosa hanno consumato.
Architettura e spiritualità: La chiesa, a una sola navata e a croce latina, è molto luminosa. Diversamente dalla consuetudine, che vuole l’edificio di culto a sud e a nord il refettorio, nell’abbazia di Monte Oliveto accade l’opposto.. La chiesa a nord e il refettorio a sud obbediscono, probabilmente, a criteri di funzionalità pratica: la chiesa a settentrione fa da barriera al freddo e il refettorio a mezzogiorno garantisce un pasto al caldo anche nel periodo invernale.
Costruita nel primo ventennio del 1400 su un disegno gotico-romanico, nel 1772 irrompe il barocco che ne modifica l’aspetto, ma non l’esterno. Dedicata alla novità di Maria, nel 1750 una monaca Clarissa di Todi, suor Isabella Fornari, regalò a un monaco di Monte Oliveto, suo direttore spirituale, una statuetta di cera fatta con le sue mani raffigurante la Madonna bambina e ancora oggi conservata in una teca. La maggiore opera d’arte presente è il coro ligneo intagliato e intarsiato da Fra Giovanni da Verona tra il 1503 e il 1505. Si tratta di uno dei più grandi esempi di opere d’intarsio al mondo. E’ composto da 125 stalli distribuiti in due ordini, 58 inferiori, e 67 superiori, dei quali 48 intarsiati con tanta grazia, originalità, verità e splendore di colori, da sembrare di essere davanti a un lavoro di pittura. In parte nascosto dal coro, vi è il dipinto raffigurante la visione che portò San Bernardo a edificare l’Abbazia: una scala d’argento che saliva verso il cielo con monaci biancovestiti accompagnati dagli angeli. Dal transetto si accede alla Cappella del sacramento che contiene un crocifisso in legno policromato che secondo la tradizione fu portato nel 1313 da Bernardo. Nella chiesa non ci sono banchi né sedie perché, spiega Don Roberto, “ è stata costruita solo per i monaci, che qui si radunano sei volte al giorno.
La biblioteca dell’Abbazia: Costruita sul disegno del monaco fra’ Giovanni da Verona, è accessibile mediante una rampa di scale di travertino affrescata dal Sodoma e da Antonio Muller di Danzica. In passato ha custodito manoscritti e incunaboli di raro valore, assieme ad una Divina Commedia tradotta in esametri latini dall’olivetano padre Matteo Ronto. Oggi contiene 40 mila volumi.
La farmacia: Dalla biblioteca si accede alla farmacia che raccoglie in vasi di ceramica bianca e azzurra del XVII secolo una ricca collezione di erbe medicinali. Fu fra? Barnaba Cevenini a volerne la costruzione per destinarla a infermeria, dotandola di posti per offrire cure sia ai monaci dell’abbazia che a chi ne avesse bisogno.
Proprio in quei pressi, inoltre, passava la via francigena, e quindi diversi viandanti in cerca di riparo, giaciglio, ma anche di cura e di medicinali.
Nel 1859, a causa della soppressione degli ordini religiosi operata dai Savoia anche in Toscana, la farmacia di Monte Oliveto fu costretta a chiudere, cessando ogni attività fino alla metà del 900.
L’azienda agricola: All’interno dell’Abbazia, raggiungibile mediante una galleria fatta di cordoli, c’è una cantina del 1300, dove per settecento anni i monaci hanno fatto il vino per ovviare alla mancanza di acqua potabile.
Due ambienti presenti: un tinaio per la vinificazione delle uve e un locale per lo stoccaggio del vino in botti di legno. Il numero e le dimensioni dei tini e delle botti testimoniano come l’Abbazia sia stata il punto di riferimento e di raccolta non solo delle proprie uve ma anche di quelle prodotte dai contadini della zona.
Anche se dal 2008 la vinificazione è stata trasferita nella cantina di Bollano, più grande e di accesso più agevole, in questa cantina si possono degustare i prodotti dell’azienda agricola di Monte Oliveto Maggiore.
L’azienda sorge sui terreni appartenuti originariamente a San Bernardo, che nel corso del tempo si sono ampliati fino a raggiungere gli 850 ettari odierni, di cui metà sono boschi, pascoli e terreni incolti e l’altra metà sono seminati, oliveti, vigneti e fabbricati.
I processi produttivi agricoli sono a basso impatto ambientale, secondo un modello di agricoltura, spiegano i monaci, rispettoso delle risorse naturali e della conservazione delle biodiversità. A rivestire già da alcuni secoli una grande importanza è la viticoltura, incrementata nel 2002 con un programma di rinnovo.

I Monaci Benedettini Olivetani
Nell’anno 1313 dalla natività del verbo incarnato, i suddetti uomini, amati da Dio, si recarono in tale luogo, con i loro arnesi e i loro libri, per offrire a Dio un sollecito servizio. Così il monaco Antonio da Barga racconta nella sua cronaca del 1450 l’inizio della storia degli Olivetani, che in origine portò Bernardo Tolomei, Patrizio Patrizi e Ambrogio Piccolomini nel deserto di Ancona che, con il documento di fondazione del 26 marzo 1319, divenne l’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore. Bernardo e i suoi amici aderirono alla regola di San Bernardo e diedero vita ad una nuova congregazione monastica, che Papa Clemente VI approvò il 21 gennaio 1344. Le giornate dei monaci benedettini sono ritmate secondo il tempo della preghiera alternata al lavoro. L’Abbazia, inoltre, è aperta all’ospitalità secondo la millenaria tradizione benedettina e offre un ristoro fisico e spirituale ai singoli pellegrini e gruppi che desiderano soggiornare in un luogo suggestivo e tranquillo, anche in tenda. E’ possibile per tutti partecipare alla liturgia insieme alla comunità monastica.

CANTO GREGORIANO
Fa vibrare l’inesprimibile, desta la nostalgia di Dio e dei valori dello spirito, pacifica e tonifica la mente e il cuore. Il canto gregoriano dei monaci, che oggi affascina più che mai, viene tradizionalmente attribuito al Papa Gregorio Magno. A Monte Oliveto viene usato integralmente nella messa conventuale, ai vespri, alla compieta e, in parte, alle lodi.

Chi era Giovanni Tolomei:
Nato a Siena nel 1272, Giovanni studiò giurisprudenza prima di decidere di ritirarsi con gli amici per condurre vita eremitica, vivendo in grotte naturali, e cambiò il suo nome in Bernardo, in onore del grande abate cistercense proveniente da Chiaravalle. Un giorno Giovanni ebbe una visione mentre pregava: vide una scala d’argento, in cima c’erano Gesù e Maria e moltissimi monaci tutti vestiti di bianco salivano lungo la scala.
Da questa visione, Bernardo fu incoraggiato a proseguire per la sua strada, e fondò in pochi anni molti monasteri, prima di morire di peste a Siena nel 1348.
Nel 1319 dette vita alla congregazione benedettina di Santa Maria in Monte Oliveto, di forte impronta mariana e con il richiamo al Monte degli ulivi di Gerusalemme, luogo della cattura di Gesù.
Tipico del nuovo ramo appartenente alla famiglia benedettina, la forte comunione fra i monasteri, che con la casa madre formarono un unico corpo. Giovanni Tolomei è stato canonizzato il 26 aprile del 2009 da papa Benedetto XVI.

Come raggiungere l’Abbazia:
Da Roma o Firenze percorrere la A1. Da Roma verso nord, da Firenze verso sud e uscire a Valdichiana.
Proseguire nella direzione di Siena e uscire a Serre di Rapolano.
Dopo aver attraversato Asciano, si giunge a Monte Oliveto Maggiore.


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