EMILIA ROMAGNA
Preistoria:
Il territorio Emiliano fu
certamente abitato fin dai tempi preistorici più remoti. Tracce sicure del
Paleolitico inferiore sono localizzate sui terrazzi costieri o in quelli di
talune valli appenniniche, tra cui quelle del fiume Correcchio. Dalle pianure
pedomontane provengono invece i numerosi reperti litici del Paleolitico medio mentre del paleolitico
superiore le sole testimonianze
sarebbero rappresentate da alcune statuette litiche muliebri, le cosiddette
Veneri di Svignano e di Chiazza. La fase più antica del neolitico è
caratterizzata dalla facies culturale di Fiorano, in cui compare la tipica
ceramica incisa che presenta evidenti confronti con la coeva facies culturale
dell’Italia centrale del Sasso. Il neolitico medio e gran parte del neolitico
superiore vedono la diffusione della facies culturale di vasi a bocca quadrata;
alla fine di questo periodo, negli ultimi secoli del IV millennio a.C. ,
l’Emilia presenta aspetti culturali di tipo Lagozza, mentre in Romagna compaiono
ceramiche collegate alla facies peninsulare di Diana. Ancora poco chiara è la situazione di questa
regione nel corso dell’ Eneolitico; i
recenti scavi effettuati a Spilamberto
hanno comunque consentito di attribuire a questa fase la tipica ceramica a
squame. Ben attestata è la presenza tra la fine del Neolitico e l’antica Età del Bronzo , di ceramiche , in
contesti abitativi e sepolcrali , decorate con lo stile del bicchiere
campaniforme. La media età del Bronzo è
contraddistinta dall’esplosione delle fiorenti comunità di villaggio
terramaricole; nel secolo XIII a. C. si
ha di nuovo, nell’area romagnola un evidente influsso delle facies
subappenniniche dell’Italia centrale . Dopo l’abbandono generalizzato delle
terremare , si afferma, tra il secolo XII e il secolo X a. C. una facies culturale protovillanoviana ,
comune a gran parte della penisola e caratterizzata dal rituale funebre
dell’incinerazione . Appartengono alla prima età del ferro i sepolcreti di tipo villanoviano di Bologna
e quelli di facies differente, di Verrucchio, presso Rimini.
E’ in questo periodo che Bologna
assume le dimensioni di un vero e proprio centro protourbano, in contatto sia
con l’Etruria che con l’Europa centrale.
Le manifestazioni protostoriche
hanno termine con l’avvento della civiltà felsinea, fortemente etruschizzata,
nel secolo VI a. C.
Storia:
Entrata nell’orbita Etrusca, la
regione, dove erano sorti numerosi centri ( Cesena, Modena, Parma, Piacenza,
tutti gravitanti intorno a Felsina e al
porto di Spina), fino all’invasione dei Galli Boi (secolo IV a. C. ) godette di
grande splendore.
Contro le nuove tribù galliche
furono costruite (268 a .
C.) Arminum (Rimini), la prima colonia di diritto latino in territorio
emiliano, e la roccaforte di Sarsina. Nel 187 a .C. il console M. Emilio Lepido diede il
proprio nome alla colonia e vi fece
costruire la via Emilia; Augusto la inserì nel proprio ordinamento come VIII regione .
Durante la dominazione romana,
Bologna fu il principale centro della regione, ma a partire dal secolo V d. C.
, il predominio passò a Ravenna che era stata scelta da Onorio come dimora
imperiale e sede dell’esarcato ed era
stata teatro della vittoria di Teodorico
su Onorio.
Con la discesa dei Longobardi in
Italia (568) la regione fu divisa in Emilia propriamente detta (Modena, Parma, Piacenza e Reggio) , dove si
stabilirono i Longobardi, e in Romagna ,cioè in quell’area compresa tra Ravenna
e Bologna che rimase romano bizantina.
Nel 751 i Longobardi
conquistarono anche Ravenna e l’Esarcato: i papi chiesero allora l’intervento
dei Franchi (754-756) e Pipino, dopo avere conquistato la Romagna , ne fece donazione
al pontefice.
L’autorità papale fu riconosciuta
dagli imperatori medioevali solo nel secolo XIII con le rinuncie di Ottone IV
(1201) e di Federico II (1213).
L’età comunale vide le città in
lotta fra di loro, alcune guelfe, altre ghibelline, alcune unite alla Lega
Lombarda altre strette all’impero e ciò favorì l’avvento delle Signorie: nel
secolo XIII a ferrara presero il potere i Salinguerra prima e gli Estensi poi,
a Forlì si affermarono gli Ordelaffi, a Parma i da gente, a Piacenza i
Pallavicino e solo Bologna restò ancora a lungo legata agli istituti comunali.
Nel 1278 Rodolfo I d’Asburgo,
imperatore del sacro romano impero, riconobbe la sovranità papale sulla Romagna
e i signori locali ebbero il titolo di vicari pontifici.
Gli anni seguenti furono
caratterizzati fra continue lotte tra i papi e i signori e dai tentativi
espansionistici di Firenze e Venezia (contro la quale nel 1509 fu stretta la Lega di Cambrai) in Romagna.
Con la pace di Caveau Cambresis (1559) la
regione fu divisa tra i Farnese,
duchi di Parma e Piacenza, gli Estensi,
duchi di Ferrara, Modena e Reggio e lo
stato Pontificio che occupò saldamente la Romagna.
La situazione parve
cristallizzarsi fino al 1731, quando il ducato di Parma passò per eredità a Don
Carlos di Borbone, che nel 1738 lo cedette all’Austria; Parma ridivenne
indipendente nel 1748 con Filippo di Borbone, genero di Luigi XV di Francia. A
Modena invece nel 1751 Francesco III d’Este diede in sposa a un figlio di Maria
Teresa d’Austria la propria figlia ed erede.
Nel periodo napoleonico, Modena ,
Reggio, Bologna e Ferrara furono annesse alla repubblica Cispadana e poi a
quella Cisalpina, mentre Parma e Piacenza
vennero unite alla Francia (1802).
Il congresso di Vienna restaurò
il governo pontificio a Bologna, Ravenna e ferrara, diede a Francesco IV di
Lorena Este il ducato di Modena e a Maria Luigia d’Austria quello di Parma.
Dopo il 1821 e soprattutto nei territori papali, la
regione fu teatro di numerosi moti insurrezionali; basti ricordare quelli di
Ciro Menotti (1831), di Pasquale Muratori (1843), del Renzi e dei Pasi (1844),
la rivolta di Rimini (1845), l’uccisione del duca Carlo III di Borbone a Parma
(1854).
Il 18 marzo 1860 l’Emilia e la Romagna entrano a far
parte del Regno d’Italia. Le pesanti condizioni del lavoro agricolo e la
diffusione delle idee socialiste propagandate da Andrea Costa portarono nel
1890 alle prime agitazioni contadine e al moltiplicarsi delle leghe e delle
coperative e nel 1907-08 al grande sciopero agrario nel Ferrarese, nel
Bolognese e nel Parmense.
Tenace fu l’opposizione della
regione al fascismo specie dopo il 1943.
I partigiani emiliani a fianco delle truppe alleate superarono le difese
nemiche presso Arguenta e liberarono Bologna, Modena e Ferrara, contribuendo ad
imporre ai Tedeschi la resa definitiva sul fronte italiano nella primavera del
1945.
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