mercoledì 26 maggio 2010
Gita a TORINO
VIAGGIO A TORINO
(Periodo dal 18.05.2010 al 20.05.2010)
Partenza in treno (Frecciarossa) dalla stazione S. M. Novella alle ore 08,00 del giorno 18.05. ed arrivati a Torino, in perfetto orario, alle ore 11.00. In tre ore nette siamo arrivati a Torino facendo fermata a Bologna e a Milano. Viaggio comodo in un treno super veloce con possibilità di accedere al Bar situato in un vagone al centro del treno. Spesa Euro 64.00 andata e Euro 64.00 per il ritorno; il tutto con prenotazione circa 20 giorni prima del viaggio. La prenotazione è possibile effettuarla anche con Internet e carta di credito per il pagamento. La prenotazione , stampata, vale come biglietto per il treno. Finalmente un buon servizio, anche se caruccio, dato da Trenitalia che permette di lasciare l’auto a casa e rilassarsi all’interno del treno con le comode poltrone ed i tavolini sui quali puoi inserire il computer personale, nelle apposite spine, e navigare tranquillamente per le tre ore di viaggio.
Arrivo a Torino ore 11.00 alla stazione Porta Nuova e dopo circa 5 minuti a piedi siamo giunti all’Hotel Montevecchio, posto nella via Montevecchio 13, situato nel centro di Torino.
Alle ore 12,00 siamo saliti sul tram numero 15 con direzione stazione Sassi e da lì abbiamo preso il Bus di linea 85 che ci ha portati in 15 minuti sulla collina di Superga.
Per raggiungere la sommità della collina è possibile avvalersi di un trenino a grimagliera (non in funzione il martedì) inaugurato il 26 aprile 1884 (linea Sassi-Superga) . Si tratta di una funicolare costruita secondo il sistema Agudio , una tecnica all’avanguardia per quell’epoca nella trasmissione a fune. Trasformata negli anni trenta in tranvia a dentiera, la Sassi Superga è tornata in funzione per offrire al visitatore un viaggio di altri tempi, ricco di emozioni e suggestione. Il convoglio , nella versione autentica del 1934, è costituito dalla motrice e da due vagoni: uno con finestrini abbassabili, l’altro con tendine per un viaggio pieno d’aria. Un tragitto con la “ Dentiera” che si inerpica sulla collina Torinese offrendo scorci della città.
I numeri sono: 425 metri di dislivello, 3100 metri di percorso, 18 minuti di viaggio, 21% di massima pendenza, 210 i passeggeri.
Arrivati sulla sommità della collina (mt. 669 ) si apre, agli occhi una stupenda basilica (Basilica di Superga) e dal piazzale antistante si può vedere un panorama mozza fiato su tutta Torino (è un bello spettacolo) .
La storia di questa basilica inizia nel lontano mese di settembre del 1706 dove Vittorio Amedeo II scrutava la disposizione delle truppe francesi che assediavano da mesi Torino. Proprio in quel punto fece voto di innalzare una chiesa alla Madonna, se le sorti della prossima battaglia avessero favorito i piemontesi. Così fu e undici anni dopo il re commissionò l’impresa all’architetto Filippo Juvarra. Ci vollero quindici anni per portare a termine l’opera, che aveva comportato un grande sbancamento del colle, abbassato di 40 metri, e il trasporto a dorso di mulo dei materiali costruttivi.
Nel 1731 la basilica venne solennemente consacrata, la forma del tempio, secondo il progetto dell’architetto , pare continuare l’armonioso profilo della collina . Oltre il profondo pranao a otto colonne corinzie, si innalza il corpo cilindrico della chiesa, coronato da una cupola con alto tamburo, affiancata da due campanili simmetrici, che si innestano sulle ali dell’annesso convento. Nell’interno, a pianta circolare si aprono due cappelle principali e quattro secondarie con opere di Sebastiano Ricci( S. Maurizio, S. Luigi di Francia), Claudio Francesco Beamont ( Beata margherita di Savoia, S. Carlo) , Bernardino Cametti (altorilievo in marmo che illustra la battaglia di Torino del 1706). Sulla sinistra dell’altare è la Cappella del Voto, con la statua della Madonna davanti al quale pregò il re prima della battaglia. Dall’ingresso a sinistra della basilica si scende nei sotterranei dove sono collocate le tombe dei re, da Vittorio Amedeo II a Carlo Alberto, e dei principi, sepolti dal 1731 in poi.
Una galleria conduce alla cappella centrale (1773-78 )ornata di marmi e stucchi; le statue della Fede, della Carità, della Speranza, del genio delle Arti spettano a Ignazio e Filippo Collino (1778), la pietà dell’altare ad Agostino Cornacchini.
Dal coschio si accede alla sala dei papi , dove alle pareti sono allineati, in ordine cronologico, i ritratti di tutti i papi ascesi al soglio pontificio , da San Pietro in poi. Si tratta dell’unica raccolta al mondo di immagini su tela di tutti i pontefici della storia. Inerpicandosi sui 131 scalini di una scala a chiocciola è possibile salire alla prima balaustra esterna della cupola, da cui si gode un panorama mozza fiato. Visibili sono gli appartamenti reali al primo piano del convento.
Una lapide, incastonata nella collina, sul lato posteriore della basilica, ricorda l’incidente aereo del 4 maggio 1949, in cui morirono tutti i componenti del grande Torino e, con la squadra di calcio, la delegazione al seguito.
“ Bacigalupo,Ballarin, Maroso, Grezar, Rigamonti, Casigliano, Ossola, Loik, Gambetto, Mazzola, Ferrarsi: recitata come un rosario nei bar, nelle osterie, nelle case di tutta Italia, questa era la formazione titolare del GRANDE TORINO , forse la squadra più forte della storia del calcio italiano , senz’altro la più amata. Voluto e creato dal presidente Ferruccio Novo, il Toro di capitan Valentino Mazzola non solo ottenne grandi risultati sportivi (vinsero 5 scudetti, il primo nel 1943 l’ultimo nel 1949, ed arrivò ad avere ben dieci titolari in campo con la maglia della nazionale italiana), ma soprattutto si impose nell’immaginario popolare di tutto il mondo come il volto nuovo, fresco e vincente, dell’Italia uscita distrutta e umiliata dalla seconda guerra mondiale.
Il 4 maggio 1949, di ritorno da una trasferta in Portogallo, l’aereo della squadra si schiantò contro la collina di Superga: il custode della basilica, sentito il colpo, corse a vedere, e tra le lamiere trovò borse sportive, scarpe da calcio, brandelli di stoffa granata. La notizia percorse Torino come un lampo, e subito una nera processione di gente, cominciò a salire verso la colina.
Morirono 18 giocatori, lo staff tecnico, i giornalisti al seguito. Ai funerali partecipò mezzo milione di persone, mentre il silenzio spazzava Torino, e rimbombava fra i gradoni del mitico stadio Filadelfia. La leggenda era già cominciata” .
Basilica stupenda per architettura ed opere interne e naturalmente un doveroso omaggio ai giocatori della squadra del grande Torino era dovuta. Alle ore 16,30 abbiamo ripreso il nostro autobus che ci ha ricondotto alla stazione di Sassi e da lì siamo saliti sul tram 15 che ci ha riportato, dopo circa 30 minuti, all’albergo. Il primo giorno termina con una cena nel centro di Torino al prezzo di euro 22.00 .
Il giorno 19.05.2010 (mercoledì) partenza dall’Albergo ore 8,30 per immergersi , nel pieno centro di Torino, alla visita del museo Egizio posto via Accademia delle Scienze 6. Grande museo con opere e reperti artistici di notevole valore storico. Deve essere assolutamente visitato.
Qui sotto viene redatta una breve storia sulla nascita di questo museo :
Il museo Egizio di Torino è il più antico del mondo, venne fondato nel 1824 con l’acquisizione , da parte di Carlo Felice di Savoia, di un’ampia collezione riunita da Bernardino Drovetti che, prestando servizio sotto Napoleone Bonaparte, andò in Egitto in qualità di console di Francia. La “ collezione Drovetti” comprendeva 5268 reperti di notevole qualità e fu depositata, insieme ad altre antichità egizie raccolte in precedenza, presso il seicentesco palazzo che ancora oggi è sede del museo. Agli inizi del 900 nuove spedizioni archeologiche guidate da Ernesto Schiapparelli consentirono l’acquisizione di oltre 25000 reperti.
Il Museo Egizio di Torino è considerato il più importante al mondo dopo quello del Cairo: al di fuori dell’Egitto, è l’unico museo ad essere dedicato esclusivamente all’arte e alla cultura egizia. Le collezioni torinesi, considerate di straordinaria qualità , documentano un arco temporale di oltre 4000 anni e rendono accessibili a tutti la conoscenza di una delle più affascinanti civiltà del passato.
Nel 2009 il Museo Egizio ha iniziato un importante progetto finalizzato all’ampliamento degli spazi e alla valorizzazione delle sue collezioni secondo criteri museologici e museografici moderni.
L’inaugurazione del Nuovo Museo Egizio è prevista per il 2013, una data storica che rinnoverà il significato di una celebre frase di Jean Francois Champollin il decifratore di geroglifici “ La strada per Menfi e per Tebe passa per Torino.
La scrittura Geroglifica è stata tradotta grazie al ritrovamento della “ Stele di Rosetta”che consisteva in una lastra di pietra con iscritto un editto del Faraone, riportato in tre diverse scritture: geroglifico, egizio demotico e greco. La stele ha fornito la chiave decisiva per decifrare la scrittura geroglifica.
L’ARTE E L’ARCHITETTURA egizia attraversano secoli, ambiti geografici, tecniche e materiali raccontando le vicende di una civiltà e di singoli uomini. Il talento creativo e artistico degli antichi egizi apre una prospettiva su una dimensioneumana più alta, un orizzonte che appartiene a tutti, al di la delle barriere dello spazio e del tempo. IlMuseo Egizio offre un percorso nell’arte che rappresenta una vita privilegiata per comprendere le nostre radici e per coltivare un dialogo consapevole fra le civiltà:
RELIGIONE, SPIRITUALITA’ E CULTO DELL’ALDILA’ rappresentano alcuni dei temi che più affascinano e incuriosiscono poiché raccontano uno degli aspetti peculiari della cultura faraonica. Il percorso mussale offre una ricca panoramica sui rituali sacri, oggetti dedicati al culto, mummificazione, imbalsamazione e soprattutto sulle divinità: Amon-Ra, Anubi, Bastet, Bes, Hathor, Iside, Maat, Osiride, Ptha e Sekhmet sono le più note sebbene il “ pantheon egizio” ne comprende più di 400.
Le collezioni torinesi non raccontano solo di faraoni e divinità ma anche di costruttori di piramidi, di chirurghi e astronomi: La civiltà Egizia si distinse per capacità e ingegno, diventando un punto di riferimento per “ la scienza e la tecnologia” del tempo. Il percorso mussale offre importanti testimonianze su temi quali astronomia, matematica, medicina e chirurgia creando così un ponte tra le antiche conoscenze e le più moderne tecnologie.
Statue monumentali, papiri, stele, sarcofagi, mummie , bronzi, amuleti ma soprattutto numerosissimi oggetti di “ Vita quotidiana” consentono di conoscere una delle più affascinanti civiltà del passato. Piccoli e grandi utensili, cibi e bevande, abiti e accessori di uso comune caratterizzano le collezioni del Museo Egizio di Torino offrendo un viaggio nel tempo che pone in collegamento l’attualità con usi e costumi antichissimi e rivela aspetti inconsueti di una civiltà che per tutti rappresenta ancora un modello insuperato.
Il periodo storico di riferimento è riconducibile nelle seguenti epoche:
PREDINASTIACO (Naquada I 4000-3500 a. C. ,Naquada II 3500-3200 a. C., Naquada III 3200-3000 a.C.) ; PROTODINASTICO (I e II dinastia ,3000-2650 a.C.); ANTICO REGNO (III-IV dinastia, 2650-2150 a.C.); 1° PERIODO INTERMEDIO (VII-XI dinastia ,2150-1955 a.C.); MEDIO REGNO (XII dinastia 1955-1750 a.C.); 2°PERIODO INTERMEDIO (XIII-XVII dinastia 1750-1540) ; NUOVO REGNO (XVIII-XX dinastia a.C.) ; 3° PERIODO INTERMEDIO (XXI-XXIV dinastia a.C.); ETA’ TARDA (XXV-XXX dinastia 664-332 a.C.) ETA’ GRECA O TOLEMAICA (332-31 A.c.) ; eta’ romana e bizantina ( 31 A.c.- 640 D. c.).
Terminata la visita al museo Egizio, alle ore 12, 00 circa, ci spostiamo alla Mole Antonelliana, e dopo due ore circa di coda riusciamo a prendere l’ascensore panoramico che ci porta alla vetta , metri 85,24, da dove è visibile il panorama di Torino. Al secondo ingresso della Mole Antonelliana è visibile il museo del cinema. E’ la storia delle riprese cinematografiche dall’inizio de cinema ( tardo1800) fino ai giorni nostri. Risulta una mosta molto interessante per gli appassionati del cinema e degli effetti speciali. La visita termina alle ore 16.00:
CENNI STORICI DELLA MOLE ANTONELLIANA:
La Mole Antonelliana è il simbolo storico della città di Torino, il suo nome ricorda il progettista , l’architetto Alessandro Antonelli. Attualmente ospita il museo Nazionale del Cinema e l’ascensore panoramico.
La Mole nasce come sinagoga: la comunità israelitica della città decise, nel 1860, di acquisire la ristretta area nel borgo Vanchiglia, allora contrada del Cannon d’oro, per edificare un monumento per celebrare la libertà di cultoalle religioni non cattoliche concessa dal re Carlo Alberto. La comunità israelitica si rivolse all’architetto dell’accademia Albertina , Alessandro Antonelli (1836-1857). Nel 1863 iniziarono i lavori che furono sospesi nel 1869 per l’aumento considerevole dei costi. L’ Antonelli deciso a terminare la sua opera nel 1873 convinse il comune di Torino a rilevare il cantiere, per dedicare l’edificio al Re Vittorio Emanuele II e successivamente ad approvare, nel 1880, le variazioni che porteranno l’edificio prima a quota 146 metri , poi a 163,35 metri e quindi ai definitivi 167,5 metri , con l’aggiunta in cima alla guglia della statua del genio alato (l’angelo per i Torinesi) alta più di 4 metri e pesante 300 chilogrammi.
La Mole fu inaugurata nel 1889, un anno dopo la morte del suo progettista, come sede del Museo del Risorgimento. Il suo completamento seguitò sotto la guida del figlio dell’Antonelli, Costanzo; nel 1908 l’architetto Annibale Rigotti ultimò le decorazioni all’interno.
Il museo risorgimentale fu trasferito dalla Mole a Palazzo Carignano e dal 1987 fu sede di numerose mostre. Dal 20 luglio 200 fu inaugurato il museo del cinema.
All’interno della Mole è in funzione una cabina ascensore panoramico realizzata in cristallo di sicurezza e guidata da 4 funi di acciaio tesate. Si parte dal piano di imbarco, piano terra, al piano di sbarco “ del Tempietto” a quota 85,24 metri. La cabina si muove, a regime, a una velocità di 1,5 m/s (poco più di 5 Chilometri orari)
Alle ore 17,00 partenza ,con il bus turistico scoperto da piazza Castello, per un giro turistico nelle parti più belle della città; durata circa un ora. Poi una bella doccia in albergo e cena vicino la stazione Porta Nuova al Self Service alla modica spesa di euro 15,00.
Il giorno 20.05.2010 ( giovedì) sveglia alle ore 8.00 e dopo abbondante colazione siamo alla fermata del tram n° 4 alle ore 8,30; dopo circa tre minuti arriva il tram che ci porta al duomo di Torino per la visita alla Sacra Sindone. Avendo preso la prenotazione tramite internet ci incanalano in un percorso fra transenne all’interno dei giardini reali, dietro il Duomo, che è di svariate centinaia di metri; dopodichè si entra nel percorso all’interno del Duomo che ci porterà , dopo la coda di circa 40 minuti, davanti alla Sacra “ Sindone” . In questo percorso silenzioso con migliaia di persone ci pervade una sensazione di tranquillità e benessere che ci porta alla commozione davanti a questo telo nel quale è impressa la figura di un uomo che ha sofferto le pene dell’inferno, prima di essere ucciso. Ad ognuno di noi credere o meno che in quel lenzuolo sia stato avvolto Gesù , ma è indicativo vedere che durante tale percorso di avvicinamento c’erano tante persone in lacrime ed altre in carrozzina che , forse, nei loro cuori speravano in una grazia da Gesù stesso. Qui mi fermo in quanto le sensazioni che ogni persona prova davanti a tali eventi rimane sempre soggettiva.
BREVE STORIA DELLA SACRA SINDONE:
La più celebre e fragile reliquia della storia viene esposta nel Duomo di Torino dal 10 Aprile al 23 maggio 2010, oltre un milione di prenotazioni per avvicinarsi al sacro lenzuolo.
Un lenzuolo di lino lungo4,40 metri e largo 1,13 con impressa l’immagine dell’uomo torturato e morto in croce. Secondo una tradizione secolare è il lenzuolo che avvolse il corpo di Gesù nel sepolcro. I vangeli raccontano infatti della tomba vuota e di un sudario ripiegato.
La Sindone è un telo molto antico e, come qualunque altro oggetto altrettanto antico, non è affatto facile ricostruirne la storia, anche se esiste una tradizione secolare che la identifica con il telo funerario in cui è stato avvolto il corpo di Gesù dopo la sua morte.
Le ipotesi storiche prima del XIV secolo:
I primi documenti che parlano della Sindone sono le descrizioni della sepoltura di Gesù nei vangeli. La domenica mattina quando Pietro e Giovanni , avvisati dalle donne, giungono al sepolcro non vi trovano più il corpo di Gesù che è risorto, ma trovano solo la Sindone e gli altri teli sepolcrali. Cosa accadde successivamente non è possibile saperlo con precisione. Esistono però molte testimonianze che raccontano che già nei primissimi secoli dopo la resurrezione di Gesù i suoi teli funebri, compresa la Sindone, erano gelosamente conservati e venerati dai cristiani. Nel V-VI secolo si possono leggere testi che affermano che nella città di Emessa (oggi Urfa, in Turchia sul confine con la Siria) era conservato un ritratto di Gesù (chiamato con la parola greca Mandylion che significa asciugamano) non fatto da mano umana, impresso su una tela. Secondo una leggenda era stato inviato al re di Emessa, Abgar, da gesù stessoche vi aveva impresso miracolosamente il suo volto. Alcuni studiosi ritengono che possa essere proprio la Sindone conservata oggi a Torino, che a quei tempi veniva esposta al pubblico ripiegata in otto partiin modo da mostrare solo il volto e nascondere il resto del corpo.
Nel X secolo il Madylion viene trasferito a Costantinopoli (che all’epoca era la più grande e ricca città d’Europa e del Medio Oriente essendo la capitale dell’Impero Bizantino.
Robert de Clari era un cavaliere francese che partecipò alla IV crociata. Siamo nel 1204. Nel suo diario, oggi conservato nella Biblioteca Reale di Copenaghen, riferisce di avere visto in una chiesa di Costantinopoli la Sindone di gesù e precisa che, quando veniva esposta ogni venerdi si poteva vedere bene tutto il suo corpo come se fosse in piedi. Robert De Clari aggiunse poi che pochi mesi dopo i crociati saccheggiarono Costantinopoli e rubarono tutti gli oggetti preziosi in essa conservati, compresa la Sindone.
E’ probabile che sia stato un francese a rubare la Sindone perché in una lettera scritta nel 1205 da un membro della famiglia imperiale al papa per richiederne la restituzione, lo scrivente dice di sapere che la Sindone era stata portata ad Atene che nel frattempo era stata conquistata dai francesi.
Le notizie storiche dopo il XIV secolo:
Passa oltre un secolo e finalmente abbiamo di nuovo notizie della Sindone: sappiamo che verso il 1350 il cavaliere francese Geoffroy de Charny fa costruire una chiesa a Lirey (una piccola città non lontana da Parigi) per custodire e mostrare ai fedeli la Sindone. Come ne sia entrato in possesso non lo sappiamo, ma si sa che un avo della sua seconda moglie partecipò alla IV crociata e questo è sicuramente un indizio molto interessante.
Nel 1453 Marguerite, ultima discendente degli Charny, dona o vende la Sindone ai Savoia. Rimarrà di proprietà della famiglia Savoia fino al 1983, quando l’ultimo re d’Italia, Umberto II, la donò al Papa prima di morire.
I Savoia fanno costruire a Chambery, la capitale del loro ducato, la Sainte Chapelle, per custodire la Sindone. Nel 1532 un incendio scoppiato proprio nella predetta cappella, danneggia la Sindone provocando danni visibili ancora oggi. Due anni dopo le suore clarisse di Chamberry la restaurano chiudendo i buchi provocati dall’incendio con delle toppe che verranno eliminate solo nel 2002.
Nel 1562 Emanuele Filiberto, duca di Savoia trasferisce la capitale del Ducato a Torino epochi anni dopo, nel 1578, fa altrettanto con la Sindone. La motivazione ufficiale è quella di abbreviare il viaggio dell’Arcivescovo di Milano, San carlo Borromeo, che intendeva recarsi a Chamerry a piedi per venerarla e scioglier un voto fatto in occasione di una grave pestilenza che colpì la città di Milano. Da allora salvo due brevi intervalli, la Sindone è rimasta sempre a Torino fino ad oggi.
Nel secolo successivo i Savoia incaricarono l’architetto Guarino Guarini di costruire tra la cattedrale ed il Palazzo Reale una cappella per conservare degnamente la Sindone. Il 1 giugno 1694 la Sindone fu trasferita nella Cappelladove è stata conservata fino al 1993.
Il 1898 è un anno di fondamentale importanza per la sindone. Accade un fatto a prima vista banale ma che si rivelerà di enorme importanza: il fotografo torinese Secondo Pia viene incaricato di fotografare per la prima volta nella storia la Sindone. Il 25 maggio scattò alcune fotografie di prova e il 28 maggio quelle ufficiali: l’esame delle lastre fotografiche (a quell’epoca erano passati solo cinquanta’anni dall’invenzione della fotografia e le fotografie venivano realizzate su lastre di vetro) rivelò che l’immagine ha le caratteristiche di un negativo fotografico con i chiari e gli scuri invertiti rispetto alla realtà. Inoltre il possedereun’immagine fotografica consentì agli studiosi di iniziare lo studio scientifico della Sindone. Tali studi non sono mai cessati e ancora oggi, nonostante i grandi progressi delle conoscenze scientifiche, vi sono molti aspetti oscuri che non è stato ancora possibile comprendere a fondo.
La Sindone verrà fotografata ufficialmente altre sei volte: nel 1931,1969 (la prima fotografia a colori) , 1997, 2000,2002 e 2008.
A causa della seconda guerra mondiale , dal 1939 al 1946, la Sindone viene nascosta per motivi di sicurezza nell’Abbazia di Montevergine, presso Avellino. Nel 1993 la Sindone viene trasferita nel coro della Cattedrale di Torino per consentire il restauro della Cappella del Guarini. La sera del 11 aprile 1997, quando i lavori di restauro stavano per concludersi, nella Cappella scoppia un furioso incendio che la danneggia gravemente. La Sindone non subisce alcun danno anche perché, per precauzione, viene portata via dai Vigili del Fuoco.
Dal 1998 la Sindone è conservata in una nuova teca moderna, completamente distesa, in posizione orizzontale, protetta dalla luce e immersa in argon, un gas inerte.
Dal 2000 la Sindone ha trovato sistemazione definitiva in una cappella appositamente restaurata del Duomo di Torino, al di sotto del palco reale.
Nel 2002 la Sindone è stata sottoposta ad un importante operazione di restauro: sono state tolte le toppe cucite nel 1534 sui buchi provocati dall’incendio ed è stato sostituito il telo d’Olanda sul quale allora era stata cucita. In occasione del’estensione del 2010 sarà possibile vederla per la prima volta dopo il restauro.
Alle ore 11,30 usciamo dal Duomo di Torino per visitare il museo delle Armi antiche nella piazza San Carlo . Mostra interessante per la presenza di armature medioevali e di epoca romana e preistorica. Alle ore 12,30 ci portiamo a visitare la chiesa di San Lorenzo nella piazzetta reale. Bellissima chiesa secentesca di pregevole fattura , che vale la pena visitare per il suo stile particolare.
CHIESA DI SAN LORENZO:
La chiesa fu fatta costruire dal duca Emanuele Filiberto per adempiere al voto fatto in occasione della battaglia di San Quintino avvenuta il 10 agosto 1557 , giorno di San Lorenzo. In questa chiesa è stata custodita temporaneamente la Sindone dopo il suo trasferimento a Torino in occasione del pellegrinaggio dell’arcivescovo milanese San Carlo Borromeo (1578); vi venerò la Sindone anche Torquato Tasso.
L’8 febbraio 1634 i padri Teatini, ordine di canonici regolari fondato a Roma nel 1524 da Gaetano da Tiene, si insediarono nella struttura della preesistente cappella medioevale di Santa maria del Presepio, con il compito di erigere una chiesa dedicata a San Lorenzo accanto al palazzo ducale. Guarino Guarini (1624-1683), padre teatino e architetto, incominciò a lavorarvi nel 1668 e nel 1687 la costruzione era finita. La pianta centrale è a base ottagonale con gli otto lati convessi ricurvi verso lo spazio interno. Dietro le colonne di marmo rosso si aprono nicchie che ospitano statue di santi secondo un articolato programma iconografico e devozionale. Al di sopra dei pennacchi corre una galleria su cui si affacciano finestre ovali, intercalate da otto pilastri dai quali partono i costoni della volta. Questi incrociandosi formano una stella a otto punte e, sull’ottagono regolare che si forma, si erge la lanterna.
La chiesa fu inaugurata il 10 maggio 1680.
L’altare maggiore , disegnato da Guarino guarini è costruito quindici anni dopo l’inaugurazione della chiesa, è isolato nel presbiterio, fatto che rappresentò per l’epoca la principale innovazione. Nel paliotto d’altare in marmo di Carrara, opera di Carlo Antonio Tandardini, è raffigurato il Voto di Emanuele Filiberto. La pala di San Lorenzo, situata sopra l’altare, è di Marcantonio Franceschini. Ai lati dell’altare sono situate le tribune ducali, collegate direttamente al palazzo. Nel primo altare a destra, disegnato dal Guarini, si trova una crocefissione del fratello gesuita Andrea pozzo; sul paliotto è riprodotta in marmo la Sindone a ricordo del 15 settembre 1578, giorno in cui il lenzuolo fu portato nella vecchia chiesa di San Lorenzo. L’altare della Concezione di maria (terzo a destra) anch’esso progettato da Guarini, conserva la pala della Vergine Maria con beati sabaudi, eseguita dal pittore bolognese Domenico Maria Muratori. Il pulpito in noce d’India è finemente intagliato e scolpito da Stefano maria Clemente; era stato costruito per la chiesa del Corpus Domini ma, essendo troppo grande, fu collocato in San Lorenzo. Nell’altare della Natività (terzo a sinistra), costruito su disegno del luganese Antonio Bettini, viè un paliotto a tre pannelli raffiguranti al centro San Giuseppe tra gesù Cristo e la Madonna; il quadro sopra l’altare rappresenta la natività ed è opera di Paolo Dufour.
Nel 1779 il convento fu spogliato di arredi e documenti. Nel 1802 l’ordine dei Teatini fu soppresso e i religiosi costretti ad allontanarsi. La carenza di manutenzione indebolì la costruzione. Dopo la Restaurazione iniziarono i lavori di restauro : nel 1829 si decorarono la cupola e le cappelle. Nel 1838 i teatini furono sostituiti dalla collegiata della Santissima Trinità. Nel 1846 Antonio Dupuy, sul sito della primitiva cappella di Santa Maria del presepe, riplasmò l’oratorio dell’addolorata, vestibolo dell’aula della chiesa. L’altare, attribuito a Bernardo Antonio Vittone, è preceduto dalla scala santa: su di esso vi è una Pietà in legno di Giovanni Tamone. Alle pareti si possono osservare scene della passione attribuite al fiorentino Pietro Antonio Palloni.
La costruzione è priva di facciata; benché sia documentato un progetto di Guarino Guarini, il fronte monumentale verso la piazza non fu mai realizzato, poiché avrebbe modificato l’omogeneità delle costruzioni adiacenti e sarebbe entrato in competizione con i palazzi ducali: la chiesa mantenne un prospetto da edificio civile, che testimonia l’architettura originaria delle cortine sulla piazza prima delle sopraelevazioni e delle rimodellazioni tardo seicentesche e settecentesche.
Visitato anche il palazzo reale, le stanze poste al secondo piano,fatto edificare dai Savoia nel tardo cinquecento prima metà del seicento.
Termina la visita a Torino alle ore 18,00 ci aspetta alla stazione Porta Nuova il treno Frecciarossa che ci porta a Firenze in sole tre ore. Con precisione svizzera arriviamo alla stazione S. Maria Novella alle ore 21,00.
Devo rivedere il giudizio su Torino che davo come città anonima e non meritevole di visite turistiche. La città presenta una organizzazione di mezzi pubblici, Bus, Tram , Metropolitana, quasi perfetta. I mezzi pubblici, specialmente nel centro storico e per le colline adiacenti passano a frequenza accettabile, non oltre i cinque minuti, il centro storico presenta una serie di portici percorribili per circa 17 chilometri che li collega alla riva sinistra del Po’, in cui all’intero vi sono un’infinità di negozi vari, sia quelli di lusso,nella centralissima via Roma, che quelli più abbordabili nelle altre vie.
Gli alberghi, nel centro storico sono piuttosto cari, anche se i prezzi equivalgono quelli di Firenze.
Consiglio una gita turistica a Torino di almeno due o tre giorni, ne vale la pena.
Evy
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