Tabernacolo via Cammori via S. Piero a Quaracchi
Tabernacolo via S. Piero a Quaracchi
Tabernacolo via Brozzi via Pistoiese
Tabernacolo via Cammori via S. Piero a Quaracchi
(Cupolina ) via Pratese
Capella Madonna del Terrazzo via Treccia
Cappella Madonna del Pozzo via Brozzi
Cappela di S. Anna via Pratese via Baracca via Martucci
Cappella Bargiacchi (via Brozzi-via Pistoiese)
Chiesa di Santa Maria a Peretola
Chiesa di San Pietro a Quaracchi
Chiesa di Santa Lucia alla Sala
MONUMENTI NEL CONUNE DI BROZZI
CHIESA DI SAN MARTINO A BROZZI (via di S.Martino a Brozzi 87)
Antica Pieve romanica gia citata in un documento del 1046, di patronato dei Cattani, dei Filitieri e dei Pilli, fu più volte ristrutturata, specialmente fra il 1880 ed il 1894 e dopo l’alluvione nel 1996. Quando è stato recuperato il vecchio chiostro aprendolo verso la chiesa.
Sulla facciata sono ancora conservati i bei portali del 1500. All’interno si trovano il fonte battesimale, ricomposto nel 1474 utilizzando lastre marmoree di quello più antico del XII secolo.
Due tavole del 1400 recentemente restaurate , una tela ad olio di Lorenzo Lippi raffigurante la santa Maddalena e San Pio V in adorazione della eucaristia (1640).
Un crocefisso ligneo della metà del 1500 collocato dietro l’altare maggiore.
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CHIESA DI SANTA LUCIA ALLA SALA (via della Sala 87)
Il toponimo era usato in epoca longobarda con riferimento ad un casale o borgo fortificato e si trova menzionato in varie località.
L’antica chiesa, risalente al XI secolo, fu rifatta nel XII secolo ed ebbe il patronato dei Tornaquinci, Corbinelli,Ricciardi e Piccolini, ma venne distrutta dalle mine tedesche nell’agosto del 1944. Ricostruita nel dopoguerra dall’architetto Primo Saccardi con copertura a capriate lignee, fu consacrata nel 1950.
Delle opere d’arte che possedeva restarono soli il Ciborio ed un tabernacolo di piccole dimensioni della scuola di Giuliano da Maiano. Vi è stata ricomposta la lastra tombale di Bartolomeo Corbinelli morto nel 1408 e primo proprietario della vicina villa monumentale.
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CHIESA DI SAN PIERO A QUARACCHI: (via San piero a Quaracchi 9-11)
Documentata nell’anno 866 (è dunque la chiesa più antica della zona) ha subito nel tempo profonde trasformazioni (nel 1750 e nel 1935) conservando esigue tracce dell’originaria struttura. Ne ebbe il patronato numerose ed importanti famiglie fiorentine come i Da Castiglione, i Pilli, i Corsini, i Capponi; nel 1500 fu anche commenda dell’ordine di Malta. Subì gravi danni durante la seconda guerra mondiale e venne restaurata, riportandola alle sue originarie linee , nel 1962 dall’architetto Marcello peruzzi. Preceduta da un portico cinquecentesco, ha all’interno una navata con volta a Botte affrescata, sulla parete di sinistra un affresco con Sant’Antonio Abate in trono e santi, datato 1428 e riferibile a Bicci di Lorenzo.
Questa chiesa è stata restaurata , anche negli affreschi presenti nella volta, nell’anno 2009.
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CHIESA DI SAN BIAGIO A PETRIOLO: (via S. Biagio a Petriolo 18)
Ebbe origine nel XI secolo ed è preceduta da un loggiato del 1400. Sul portale romanico stemmi della famiglia Pilli e nella lunetta la Madonna con il bambino e santi, affresco trecentesco danneggiato. All’interno , ampliato nel 1800, si trovano pregevoli arredi liturgici scolpiti; il fronte battesimale, il sedile presbiteriale ed il ciborio, questo ultimo attribuito a Mino da Fiesole.
Nella canonica paliotto con il Santo Biagio di Giovanni di Francesco (1454) e due tavole del 1400.
Nell’attigua compagnia di san Sebastiano, con la volta dipinta nel 1700 il martirio di San Sebastiano. Sull’altare , affreschi del 1300-1400 staccati dalla facciata ed un crocifisso ligneo del 1500 della bottega di Antonio da Sangallo.
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CHIESA DI SANTA MARIA A PERETOLA ( piazza Garibaldi 9)
La testimonianza cristiana più antica del borgo di Peretola è costituita dalla chiesa parrocchiale.
Questa può essere collocata, attraverso la lettura architettonica dell’edificio, grazie alle evidenti tracce strutturali sopravvissute alle varie trasformazioni, intorno al X secolo.
Nel territorio il cristianesimo trovò una certa resistenza ad essere accettato dalla popolazione che, culturalmente sottosviluppata, nel sopravvivere tramite una misera agricoltura, era preda degli eventi storico-meteorologici e di culti pagani degenerati nella trita superstizione.
Sappiamo per cero che nell’anno 866 (Carocci, Dintorni di Firenze) la chiesa di San Piero a Quaracchi esisteva già.
Un’architrave scoperta alcuni anni fa, di gusto Bizantino, secolo VIII, graffita a pavoni simbolo dell’immortalità, documenta l’ingresso del primitivo edificio religioso esprimendo così la diffusione del culto cristiano nel territorio.
La testimonianza di Quaracchi suffraga l’ipotesi che del periodo siano tutta una serie di chiesette e piccoli oratori edificati dalle comunità gravitanti sull’antico tracciato etrusco.
Per tale ragione, per la scelta del sito, per un frammento di marmo incastonato nell’arco del portale, avanziamo l’ipotesi che la chiesa di S. Maria a Peretola possa essere per fondazione antecedente di alcuni secoli al mille.
Nella seconda metà del primo millennio con il consolidamento della civiltà cristiana,compaiono lungo le strade consolari romane le Pievi.
La loro funzione primaria era quella di creare sulla rete viaria una serie di strutture assistenziali che tendessero al soddisfacimento dei bisogni spirituali e materiali.
Inoltre esse curavano, attraverso le parrocchie, l’organizzazione complessiva delle funzioni amministrative sul piviere, quali: le tasse, la giustizia, le mansioni difensive, etc.
L’insieme dei pivieri costituiva la diocesi, con a capo il vescovo.
La chiesa di S. Maria deve la localizzazione del sito a due fattori: la possibile preesistenza di un cimitero pagano, documentata da una stele etrusca rinvenuta presso la chiesa nel 1889, e quindi la riconsacrazione di un luogo già fortemente caratterizzato da un culto; l’importanza del bivio costituito dalle antiche strade Pratese e Pistoiese che nella viabilità, fin dall’alto Medioevo, collegavano primariamente Firenze alla costa.
L’edificio presenta tutti i canoni dell’architettura Romanica; la sua posizione decentrata rispetto all’area antistante ed alle strade che vi confluiscono, dà all’osservatore una visione di “spigolo”, ove il campanile tende a frenare e compensare l’approfondirsi del fianco.
Allo stesso fine serviva il robusto coronamento in pietra, costituito da beccatelli architravati in piano, che originariamente correva anche in facciata e la cui parziale demolizione risale alla sopraelevazione del XIV sec.
Architettonicamente insolita (nelle chiese del periodo, tale funzione viene assolta da un susseguirsi di piccoli archi), deve la forma squadrata alla scarsa reperibilità nella zona (X sec) del mattone.
Per il campanile l’impostazione dell’attuale torre quattrocentesca fa presupporre che sia stato edificato su una preesistenza.
Tale ipotesi viene avvalorata dal rilievo planimetrico in cui è evidente un mura di spessore eccessivo eretto con differente tecnica.
La facciata composta da blocchi d’alberese squadrati: i fedeli saldati con il cemento della carità, era in origine priva di loggiato ed aveva un solo portale centrale sormontato da un arco a tutto sesto con piedritto, costituito da conci di pietra alternati a tre di marmo, simboleggianti la Trinità.
Di particolare interesse, agli effetti della datazione della primitiva struttura, risulta un quarto concio di marmo bianco in posizione asimmetrica rispetto alla composizione della Trinità su cui è incisa un’uva stilizzabile databile al periodo Bizantino.
Questo concio, simbolo dell’unione dei fedeli nel sacrificio di Cristo, immesso in un elemento importante, come l’arco del portale, deve avere avuto un’importanza particolare; si può ipotizzare quale frammento di un edificio religioso preesistente e lì posto a ricordo.
La composizione originaria della facciata veniva completata da un oculo, più basso dell’attuale, il cui valore semantico esprimeva ed esprime l’occhio del Signore.
L’edificio si completava di una piccola canonica posta sul lato sinistro e notevolmente arretrata rispetto al filo facciata.
Dell’esterno bisogna citare anche il valore simbolico degli elementi in marmo ed in pietra che esprimono il concetto dell’eternità contrapposto alla temporalità della vita umana.
Planimetricamente l’edificio presenta, oltre all’abside rivolta ad oriente, una deviazione dell’asse della pianta che sta significare l’inclinazione del Capo di Cristo.
Nel contesto edilizio di Peretola la chiesa di S. Maria costituisce l’immobile storicamente più interessante.
Le varie stratificazioni, la scelta del sito, il valore complessivo dell’opera, permettono infatti una lettura che va dagli eventi che hanno caratterizzato il Borgo, alla misura della fruizione artistica a livello popolare.
La prima notizia scritta riguardante la Chiesa e il Borgo risale a 1178, mentre altre notizie si hanno nel 1265 e in data 17 ottobre 1273 e riguardano Cambio da Peretola, canonico e vicario di Giovanni Mangiatori, vescovo di Firenze, divenuto successivamente vicario generale e priore della chiesa di S.Maria.
Peretola, borgo più importante della zona ovest fuori le mura, subisce continue invasioni degli eserciti in guerra con Firenze.
Poiché per ragioni strategiche non poteva essere fortificata, durante le scorribande che la mettevano a ferro e a fuoco, la chiesa costituiva l’unico riparo.
Particolarmente tragiche furono le guerre castrucciane, che si conclusero il 5 ottobre 1325 con la distruzione e l’incendio di tutti i borghi della pianura.
Dopo il fuoco, l’acqua.
Questa tragedia, connaturata da sempre con questo territorio, il 4 novembre 1333 si manifestò in modo repentino devastando completamente l’abitato e la chiesa, che rimase interrata di un metro circa.
Il Canonico Filippo, a documento degli interventi fatti al sacro edificio l’anno successivo l’alluvione, ci ha lasciato un’iscrizione in pietra murata sulla porta della sacrestia; purtroppo a noi è arrivata frammentaria, presentando difficoltà di lettura.
Da una notizia del 1335 sappiamo che, attraverso donazioni, la parrocchia di S. Maria a Peretola era divenuta ricchissima.
Pertanto, anche se la frammentarietà dell’iscrizione sovra citata impedisce una più precisa lettura atta a definire la nomenclatura dei restauri, in questo periodo può essere collocata quella serie di lavori che aggiornarono l’immobile.
Questo fu notevolmente rialzato, la facciata venne intonacata ed in parte dipinta secondo l’uso dell’epoca, di cui rimane tutt’ora un frammento fra la volta del portale e quella della loggia.
L’abside con il relativo arcone d’imposta pur conservando l’impianto romanico a scarselle, fu alzata in funzione della nuova volumetria interna.
Rispetto all’impostazione originaria il complesso edilizio risultò ampliato nella sacrestia e nella canonica.
Quest’ultima, arretrata rispetto al filo della facciata, subì l’inglobamento del portale di accesso, fino allora esterno.
L’insieme venne ingentilito, oltre che dalle decorazioni, da alcuni affreschi quali: La Madonna col Bambino fra due Santi (non identificabili perché logori) dipinti nella lunetta del portale di facciata e nell’architrave da un decorazione con tondi che racchiudono i Santi Domenico e Antonio Abate.
Sul portale dell’antica canonica, in una lunetta riquadrata ad intonaco, venne dipinto uno stilizzato S.Zanobi; sempre del secolo XIV è una piccola Pietà con i simboli della Passione.
Rispetto a quest’opera il Carocci nelle relazioni dei restauri del 1888 ci informa che:
Piccolo affresco di forma rettangolare nel quale è dipinto sopra fondo rosso Gesù Cristo Nudo, coronato da spine e la corona fra le mani legate.
Rozzo, ma caratteristico dipinto d’ignoto artista dei primi del XIV secolo, chiuso entro una specie di tabernacolo.
E’ incastrato nella parete della chiesa a sinistra entrando.
Era originariamente in un andito della canonica, dove a suggerimento dell’Ispettore ai Monumenti, fu tolto per essere quivi collocato.
E’ un lavoro assai duro di contorni e modellatura; ma non presenta dati che possano farne indovinare l’autore. Più che altro esso ha pregi di carattere e di antichità anzichè d’arte.
Al nostro secolo è arrivato, con il suo supporto originario concavo, murato ad una parte della chiesa.
Nel 1964 staccato dalla soprintendenza ai monumenti venne riportato su un nuovo supporto in “piano” dando luogo così ad una discutibilissima operazione di restauro.
Il 12 aprile 1384, Papa Urbano da Napoli, con una Bolla ingiunge all’abate di Vallombrosa di confermare Buonaiuto di Marco nel priorato della Collegiata, e poiché forse era un semplice cappellano, il Papa dichiara: “ purchè sappia leggere e scrivere bene, cantare, parlare latino”.(La Chiesa Fiorentina, Firenze 1970).
L’importanza di S. Maria a Peretola in tutto il sec. XIV è confermata da una grande concessione:
PAPA BONIFAZIO NONO
ONORO’ QUESTO TEMPIO
DEL SACRO FONTE BATTESIMALE
IL DI’ 24 MARZO 1399
La bolla papale motiva tale evento con la difficoltà dei parrocchiani di raggiungere, nei mesi invernali, la Pieve di Santo Stefano in Pane.
Se si considera che anticamente il Battesimo veniva impartito dopo settimane dalle nascita, che la città di Firenze aveva un solo fonte battesimale, che le popolazioni per tale rito dovevano recarsi alla Pieve, si pensi quale privilegio costituì per la parrocchia e per il popolo di Peretola un simile evento.
Il fonte battesimale non è il solo elemento atto a porre la chiesa di S. Maria a funzione di Pieve; nel primo ‘400, forse su preesistenza, si ha realizzazione di un raffinato cortile con pozzo centrale, tipico delle Pievi, che servirà, in parte, per accogliere le popolazioni durante le scorribande guerresche.
Questa importanza è confermata anche da una Pianta de’ Capitani di Parte Guelfa, sec. XVI, dove la chiesa è denominata “Pieve di Peretola”.
Lo stesso errore fu commesso dal Repetti (Dizionario Storico della Toscana, Firenze 1833) appellando Pieve S. Maria a Peretola.
Prima di lasciare il XIV sec. non possiamo non menzionare il piccolo ciclo di affreschi che, se pur eseguiti nei primi decenni del ‘400, rientrano nella cultura trecentesca, attribuiti erroneamente, prima al Lippi e poi a Domenico di Michelino.
Attorno a un Calvario simbolico sono raffigurati S. Lucia e S. Caterina d’Alessandria, due angeli musicanti e San Leonardo che libera i carcerati; al centro, sovrapposta posteriormente, la gruccia di Santa Maria Nuova fra due stemmi purtroppo illeggibili.
Originariamente la composizione veniva completata da alcune figure scultoree forse in legno policromo, con Gesù Crocifisso, tutt’oggi esistente e di bella fattura, ed un gruppo iconografico della Passione.
Sempre del XIV sec. sono una lapide con caratteri gotici, incastonata nello stipite destro del portale dell’antica canonica, documento di un sepolcro familiare: S. GIOV/ANNI AM/DORI ED/E SUOI; ed una piccola campana in bronzo attualmente sistemata sul lato sinistro dell’abside.
Nel 1415 da Giovanni XXII fu nominato alla Prioria Leonardo Leonardi; la chiesa era rimasta vacante per morte di prete Banaiuto di Marco ed il papa, aderendo alle richieste del Leopardi, già canonico della Collegiata di S. Giusto fuori delle mura di Prato……..-
L’11 marzo 1449, con Bolla di Niccolò V, la Prioria di Peretola venne annessa allo Spedale di Santa Maria Nuova –
Il 23 aprile 1450 il priore Leopardi rinunziava alla chiesa consegnandola in mano a S. Antonino allora arcivescovo, e lo spedalingo, prete Iacopo ne prendeva possesso -
23 aprile 1466. L’unione non dispiacque ai parrocchiani, i quali, soddisfatti dell’amministrazione dello Spedale “eleggono diversi procuratori per presentarsi a Paolo II e dichiararsi che sono contentissimi dell’unione della suddetta chiesa…..-
Lo spedalingo ufficiava la chiesa e curava le anime attraverso un cappellano amovibile coadiuvato da sacerdoti –
(La Chiesa Fiorentina)
La presente documentazione dimostra il passaggio della parrocchia, che mai aveva avuto patroni, sotto lo Spedale di Santa Maria Nuova e l’avvicendamento del vecchio priore Leonardo Leopardi.
Lo Spedalingo dirigerà la chiesa tramite il cappellano “amovibile” esercitando su di esso pieni poteri.
Sparisce così la figura del parroco, pastore della comunità con una certa autonomia decisionale.
Tutto ciò è documentato dalla cartografia del ‘500, dove la consistenza dei beni dello Spedale è paria quella dei Pilli, dei Del Bene e degli Spini, maggiori proprietari terrieri della zona.
La mancanza di proprietà intitolate a S. Maria a Peretola dimostra il loro incameramento da parte dello Spedale che, senza dubbio, sotto la veste di patrono, eseguì un’operazione finanziaria.
Il passaggio giurisdizionale fece scaturire una vasta opera di aggiornamento e abbellimento dell’immobile secondo i canoni Rinascimentali.
L’edificio fu nuovamente rialzato e con concezione scenografica dell’esterno atta a simulare le tre navate, in facciata venne aggiunto il loggiato; opera che comporto il rialzamento del rosone.
Sul frontespizio fu apposto lo stemma dello Spedale, mentre su probabile preesistenza si riedificò il campanile che, allo stato attuale, per la sua veste ottocentesca resta di difficile lettura.
Notevoli le grosse mensole in pietra del coronamento che reggevano un ballatoio in aggetto, versione che appare nelle piante de’ Capitani.
S. Maria a Peretola fu inoltre arricchita di innumerevoli opere d’arte.
Per una loro esatta valutazione bisogna tenere, quale punto di riferimento, la chiesa di S. Egidio annessa allo Spedale di Santa Maria Nuova, con la quale esiste un preciso parallelo.
Opere di artisti come il Manzini, il Ghiberti, il Ferrucci e per un fortunato rimbalzo anche il capolavoro di Luca della Robbia, sono comuni alle due chiese.
Lo Spedale, ricco e raffinato, si valse dei migliori artisti del tempo; quindi per tutto il patrimonio della chiesa ed in particolare per i crocifissi, non sono da escludersi importanti attribuzioni.
Spiccano per la loro raffinatezza il fonte battesimale scolpito da Francesco di Simone Ferrucci da Fiesole nel 1446 e l’affresco di Andrea di Giusto Manzini (1466), originariamente in facciata assieme ad altre decorazioni oggi perdute.
L’affresco, in tutta la sua monumentalità rappresenta: S. Antonio Abate in trono affiancato da S. Iacopo Apostolo, forse in onore dello Spedalingo Iacopo, e S. Egidio Patrono dello Spedale.
Altri lavori del secolo d’oro sono: un bellissimo Crocifisso ligneo del primo ‘400, da decenni presso la Soprintendenza fiorentina; un busto di Gesù Nazareno in terracotta di gusto verrocchiesco avvilito da pesanti ridipinture; un piccolo ciborio in marmo con una Pietà nel frontone ed alla base lo stemma degli Schiattesi da Peretola, opera della bottega di Francesco di Simone Ferrucci come l’acquasantiera in marmo ridotta, dopo gli ultimi restauri, a lavandino.
Così tanti lavori rappresentano la nota qualificante della nuova amministrazione che nel 1510 eresse anche l’oratorio della Cupola.
I secoli XVI, XVII e XVIII furono caratterizzati da un forte regresso economico, che negò al Borgo ogni incremento demografico ed edilizio.
Dai 592 abitanti del 1551 si passò ai 771 del 1745 ed i 524 del 1752 (Repetti).
Il grande stemma mediceo dipinto sulla facciata della chiesa è il segno della politica di quale periodo che da Francesco I a Ferdinando I de’ Medici fu teso al recupero delle terre, impegnando grosse cifre in argini e strade,nella visione di un’economia agricola e mercantile che potesse rendere il Granducato di Toscana autosufficiente.
Nei secoli XVI e XVII, la chiesa di Peretola rinnovò molto del patrocinio minore, come vasi per il culto, paramenti, candelieri, reliquari etc., mentre soltanto nel XVIII sec. furono effettuati alcuni interventi di ammodernamento: quattro altari laterali all’interno e l’edificazione della canonica.
Con la costruzione dei nuovi altari in pietra venne murato l’affresco della “Crocifissione e Santi” non più corrispondente al gusto dell’epoca.
L’intervento non abolì il culto della Crocifissione, giunto al nostro secolo spostato nell’altare contiguo in una versione scenografica e perciò più attuale.
Nel 1848, il Santoni nella Raccolta di Notizie Storiche ci fa sapere che:
“Vi si venera un Crocifisso di legno all’altare laterale, la di cui festa cade la III Domenica di Ottobre, e si scuopre in tempi di calamità”.
Sempre in tempi di calamità si scopriva anche il corpo di San Clemente.
L’aspetto estetico dell’urna e le vesti del Santo risalivano al tardo ‘700.
Il lato più interessante è come il culto fosse a tutela dalle calamità: le epidemie che minacciavano la salute del corpo.
Al medesimo fine si rifaceva l’antica venerazione di S. Antonio Abate, protettore delle malattie della pelle e degli animali.
Il culto della salute in Santa Maria a Peretola, che pure affonda le radici nel Medioevo, molto probabilmente fu valorizzato durante l’amministrazione dello Spedale.
Per San Clemente poi è dovere storico riportare la tradizione popolare del suo arrivo nel Borgo.
Come la maggior parte di tali tradizioni manca di precisi riferimenti storici, il suo valore è rappresentativo in quanto documento di cultura locale.
Un carro con i corpi di sette martiri cristiani prelevati dalle catacombe, partì da Roma diretto a sette chiese del nord.
Arrivato a Peretola, i bovi si fermarono e non ripartirono affinché non fu deposto il corpo di un martire: questo fu San Clemente.
La stessa cosa successe a Petriolo per San Graziano, sembra addirittura che si trattasse di sette fratelli; gli altri cinque non sappiamo in quali chiese furono ospitati.
Sempre nell’arco del sec. XVIII, in seguito ad alcune modifiche apportate in S. Egidio presso S. Maria Nuova, fu dato alla chiesa di Peretola il ciborio di Luca della Robbia, ritenuto di difficile inserimento nella nuova veste Barocca.
L’11 marzo 1787 nel quadro delle Riforme Leopoldine avvenne la separazione della chiesa dallo Spedale di Santa Maria Nuova.
S. Maria a Peretola tornò “alla libera Collocazione della Mensa Arcivescovile”.
Il secolo si conclude con le figure di due Frati Cappuccini di Peretola, impegnati nelle missioni in India.
Il sec. XIX è caratterizzato dall’industria della paglia per cui si ha un maggior benessere economico, documentato dall’incremento edilizio e demografico.
L’aumento della popolazione porta però nuovi problemi; fra questi il cimitero che fin dalle origini era sito sulla Piazza di Peretola.
Nel 1854 venne spostato presso “La Cupolina”, mentre nel 1864 ebbe l’attuale ubicazione.
Alla metà dell’ottocento si dovette affrontare il problema inerente la stabilità del campanile che presentava vistosi segni di cedimento al pilastro nord-ovest del piano campane.
L’intervento, oltre all’opera di consolidamento a mezzo inchiavardature, comportò probabilmente la modifica del coronamento con la riduzione del ballatoio aggettante.
Vennero sostituite anche le vecchie campane con quattro di nuova fusione, di bella fattura, ognuna dedicata a un santo, e decorate da figure e iscrizioni in rilievo.
Campana nord: reca in bassorilievo la M simbolo di Maria, l’Immacolata, San Carlo ed una Croce.
Campana sud: S. Luigi in gloria sovrastato da due angeli a mo’ di baldacchino, Madonna con Bambino ed angioletto.
Campana est: fu donata dal priore Mattoni, proprietario della villa Petrucci, e ne reca lo stemma in bassorilievo; sugli altri lati è raffigurata l’Immacolata, un Crocifisso e San Giuseppe in gloria.
Campana ovest: è la campana più antica e più bella, è dedicata all’Assunta titolare della chiesa di Peretola; i bassorilievi rappresentano l’Assunta, un Santo con la pala dei muratori, un Crocifisso con sotto due lucertole che si rincorrono mordendosi la coda, dove la prima ha una foglia in bocca, e un Gesù benedicente.
Inoltre, alle quattro descritte, si aggiunge una piccola campana, lato nord, che reca la data: ANNO D. MDCCLV.
Le nuovo idee rivoluzionarie anarchico-socialiste della seconda metà dell’ottocento, ebbero particolare sviluppo nel nostro quartiere.
La Piazza, centro d’incontro e di svago, era prevalentemente caratterizzata da strutture religiose: chiesa, oratorio ed una colonna sormontata da una croce; con l’erezione del monumento a Garibaldi si volle creare un simbolo che documentasse la nuova realtà politica e sociale.
In questi anni anche la chiesa fu sottoposta ad un notevole aggiornamento estetico.
Nei restauri che furono effettuati nel 1888 si sintetizzano concettualmente due aspetti: uno teso al massimo recupero e valorizzazione delle opere d’arte; l’altro, concetto tipico dell’epoca, all’integrazione delle parti mancanti, nonché all’abbellimento e fusione del tutto in una visione romantica di gusto scenografico-operettistico.
Dell’interno, completamente decorato a finte architetture rinascimentali e volte di gusto Romanico-pisano, non rimane che la policromia ndel soffitto.
L’esterno sopravvive grazie alla foto Alinari n. 3723, dove la facciata appare completamente dipinta a finto marmo in un miscuglio di elementi romanici-gotici conditi da stemmi comunali.
Nonostante ciò, per il livello artigianale e per la chiarezza espressiva degli allora canoni estetici, il tutto conservava molta dignità.
Nei restauri del 1888 fu aperta nel fianco sinistro un’arcata a sesto acuto dalla quale si accedeva ad un spazio corrispondente alla porta sinistra di facciata allora chiusa e sormontata da una finestra.
Qui venne ricavata una cappella intitolata a S. Antonio da Padova raffigurato in un altorilievo in terracotta patinata racchiuso in un altare modanato a calcina.
In questa cappella fu sistemato anche il corpo di San Clemente in un’urna dorata dietro una grata di ferro battuto con sovrastante il piccolo affresco della Pietà, murato con tutto il supporto originario.
In questa fase di restauri fu dipinto anche il Battesimo di Gesù che fa da sfondo al fonte battesimale.
Il 27 novembre 1919 il quartiere fu scosso dal furto degli sportelli in bronzo dorato, opera del Ghiberti, inseriti nel ciborio di Luca della Robbia.
Nel 1930-31 si registra soltanto un intervento al cortile della chiesa e un curioso fatto: fu smontato e regalato alla chiesa di S. Cresci a Campi Bisenzio l’altare maggiore in pietra del sec. XVI e ne venne sistemato un altro, ottocentesco in marmo bianco, proveniente da Orsammichele.
Dei due altari non rimane più nulla: quello proveniente da Orsammichele fu distrutto nel 1964, mentre quello di S. Cresci fu distrutto nel 1972.
Durante l’ultimo conflitto bellico la chiesa subì danni al tetto e al loggiato, colpito all’angolo da una cannonata che troncò una colonna.
Con la fine della guerra, si inizia l’opera di restauro: nel 1947 vennero inaugurate le nuove porte di facciata.
Le precedenti presentavano una chiodatura alla fiorentina, la destra era corredata di spioncino essendo, quello della chiesa, l’unico ingresso esterno della canonica prima dell’apertura della porta sulla piazza.
In quelle attuali di particolare rilievo risulta, per l’ottima esecuzione dei bassorilievi, la centrale: dedicata alla Madonna, in sei formelle rappresenta in alto l’Annunciazione, al centro l’Immacolata e l’Assunta, in basso S. Stefano e S. Giuseppe; opera di Alessandro Bianchi.
Nel 1950 la Soprintendenza eseguì restauri agli affreschi di S. Maria a Peretola: quelli esterni furono staccati.
Purtroppo l’allora rudimentale tecnica di stacco non ne permise il totale recupero: i resti dell’opera del Manzini, rimasti sulla parete esterna sono andati distrutti col trascorrere del tempo.
Nel 1960, con metodi discutibili, furono demolite le mensole degli altari laterali e venne tamponata la nicchia al cui interno si trovava un Crocifisso ligneo.
Il 4 novembre 1966 l’alluvione porta nella chiesa 30 cm. di acqua e in seguito a ciò l’edificio fu nuovamente restaurato.
A differenza di tutti gli interventi precedenti fu operato un restauro che oggi esprime valori di salvaguardia e di leggibilità dei vari periodi, privilegiando però, forse ingiustamente, i più antichi.
Si deve a quest’ultimo la tamponatura della finestra dell’abside e con la sua perdita è andata distrutta l’ottocentesca vetrata dove, in trasparenza risplendeva l’immagine dell’Immacolata.
Con tutto ciò, nel fluttuare delle perdite, delle modifiche e delle nuove acquisizioni di patrimonio artistico, il complesso monumentale di Santa Maria a Peretola rimane a tutt’oggi uno dei più interessanti esempi di architettura religiosa del territorio.
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Parrocchia San Andrea
Chiesa di San Andrea - NOTIZIELa Chiesa di Sant'Andrea in San Donnino, già Sant'Andrea a Brozzi, perchè fino al 1928 facente parte dell’allora comune di Brozzi. La chiesa prospetta sulla piazza Costituzione. La fondazione della chiesa è molto antica e forse va fatta risalire all’ XI secolo. Nelle strutture esistenti della chiesa e della canonica sono presenti numerosi elementi architettonici della seconda metà del Trecento. Il complesso architettonico presenta comunque elementi e strutture di diversi periodi storici, poichè l’edificio è stato più volte nel corso del tempo ristrutturato e modificato. Durante la Seconda Guerra Mondiale subì danni gravissimi che imposero la successiva ricostruzione della zona absidale della chiesa e del campanile. La facciata è preceduta da un loggiato seicentesco e mostra sull’architrave in pietra serena del portale d’ingresso l’iscrizione "Ugolino di Jacopo Mazzinghi" che testimonia il patronato di questa famiglia sulla chiesa, ma ricorda anche i lavori di ristrutturazione commissionati da Ugolino alla fine del Cinquecento. La chiesa che conserva opere di primaria importanza ed è il fulcro dell’antico borgo una volta denominato Brozzi. Fra il 1997 e il 2000, il complesso è stato interessato da una grande opera di ristrutturazione, che ha interessato il campanile, la canonica e tutti i locali annessi, nonchè un rifacimento conservativo della chiesa.
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CAPPELLA BARGIACCHI : (via di Sotto- via Brozzi via Pistoiese)
Risalente al MDCXXXXV (1645) a cappella è stata interamente ristrutturata il 16.07.1996. All’interno madonna con bambino in pietra serena denominata MADONNA DEL CARMINE.
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CAPPELLA DELLA MADONNA DEL POZZO ( via di Brozzi 466)
Risalente al 1584 e trovata nel fondo di un pozzo, da qui il nome, e venne alloggiata in un tabernacolo appositamente costruito. Nel 1630 fu conclusa la costruzione di una cappella dove venerare l’effige della Madonna. L’immagine della Madonna è collocata al centro di un dipinto di Alfonso Boschi raffigurante San martino e San Carlo Borromeo sormontati da un gruppo di angeli.
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CAPPELLA DI SANT’ANNA ( via Martucci via Baracca via Pratese)
Ex oratorio di Sant’Anna eretto alla adiacente villa Petrucci, ed elevato sull’antico palagio degli Spini. La piccola cappella è graficizzata nelle Piante de’ Capitani di Parte “Popolo di Santa Maria a Peretola” (1580 circa).
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CAPPELLA DELLA MADONNA DEL TERRAZZO (via Michelacci via della Treccia)
Oratorio della Madonna del Terrazzo, secolo XVI . Petriolo
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CAPPELLA ORATORIO DI SANTA MARIA VERGINE DELLA PIETA’ soprannominato la Cupolina (via Pratese via della Cupola)
La cupolina è una piccola chiesa in via pratese, vicino alla zona industriale del uartiere di peretola. E’ un piccolo tempio a forma ottagonale sormontato da una cupoletta,edificato nel 1510 per racchiudervi un tabernacolo che sorgeva nei pressi del fosso dell’Osmanoro. L’affresco sull’altare raffigura la venerata immagine di cristo in pietà sulle ginocchia della Madonna, i santi Giovanni Evangelista e Giovanni Arimatea, due angeli e la croce attribuito ad un maestro di ambito Ghirlandaiesco alla fine del 1400. Fu assai danneggiato per l’alluvione del 1966, è stato recentemente restaurato.
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TABERNACOLO“NATIVITA’CON S. ROCCO E S.GIULIANO“(VIA Brozzi- via Pistoiese)
Pittura muraria attribuita a Sebatiano Mainardi e risalente alla seconda metà del XV secolo. Questo tabernacolo si trovava all’origine sulla facciata di una casa da signore appartenuta prima alla famiglia del Lamberteschi e poi passata nel 1454 ai Mazzinghi.
L’ubicazione attuale, in un giardinetto all’incrocio fra la via Brozzi e la via Pistoiese, fu effettuata nell’anno 1954dal sindaco da Piero Bargellini.
Il soggetto dell’affresco nel tabernacolo, con la presenza di San Rocco , protettore degli appestati e di San Giuliano, protettore degli ammalati, potrebbe significare il devoto ringraziamento della famiglia Mazzinghi per essere scampata alla peste.
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TABERNACOLO raffigurante Sant’Anna con la Vergine Bambina (via San Pietro a Quaracchi via di Cammori)
il dipinto murario di SantAnna con la vergine bambina, risalente alla fine del secolo XIV ed agli inizi del secolo XV e restaurato nell’anno 200 e attribuito a pittore fiorentino sconosciuto.
Del tabernacolo si è persa ogni notizia e rimane solamente la memoria di un affresco che ne decorava la nicchia L’edicola disadorna, restaurata nel 2007, accoglie oggi un affresco staccato, finora conservato nei depositi della Soprintendenza. L’oera che rappresenta Sant’Anna con la figlia Maria in età puerile, è di provenienza ignota, ma dimostra la mano di un pittore di ambito fiorentino ed è databile tra la fine del 1300 ed il 1400
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Piccolo Tabernacolo raffigurante la Madonna,denominata Regina della Pace, in terracotta costruito nel 1950 , posto nella via S. Piero a Quaracchi incrocio via dell’Agio.
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Piccolo Tabernacolo raffigurante Madonna con bambino, in terra cotta,posto in via di Brozzi incrocio via dell’Agio.
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Piccolo Tabernacolo raffigurante Madonna con Bambino, in ceramica, posto nella via di Brozzi incrocio via di Cammori.
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Piccolo Tabernacolo raffigurante Madonna con Bambino, in ceramica, posto nella via San Biagio a Petriolo 29.
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Tabernacolo con dipinto murario (indecifrabile) posto nella via San Piero a Quaracchi incrocio via dello Specchio.
Ricerca storico fotografica (2010) effettuata consultando vari documenti sul comune di Brozzi.
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CHIESA DI SAN MARTINO A BROZZI (via di S.Martino a Brozzi 87)
Antica Pieve romanica gia citata in un documento del 1046, di patronato dei Cattani, dei Filitieri e dei Pilli, fu più volte ristrutturata, specialmente fra il 1880 ed il 1894 e dopo l’alluvione nel 1996. Quando è stato recuperato il vecchio chiostro aprendolo verso la chiesa.
Sulla facciata sono ancora conservati i bei portali del 1500. All’interno si trovano il fonte battesimale, ricomposto nel 1474 utilizzando lastre marmoree di quello più antico del XII secolo.
Due tavole del 1400 recentemente restaurate , una tela ad olio di Lorenzo Lippi raffigurante la santa Maddalena e San Pio V in adorazione della eucaristia (1640).
Un crocefisso ligneo della metà del 1500 collocato dietro l’altare maggiore.
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CHIESA DI SANTA LUCIA ALLA SALA (via della Sala 87)
Il toponimo era usato in epoca longobarda con riferimento ad un casale o borgo fortificato e si trova menzionato in varie località.
L’antica chiesa, risalente al XI secolo, fu rifatta nel XII secolo ed ebbe il patronato dei Tornaquinci, Corbinelli,Ricciardi e Piccolini, ma venne distrutta dalle mine tedesche nell’agosto del 1944. Ricostruita nel dopoguerra dall’architetto Primo Saccardi con copertura a capriate lignee, fu consacrata nel 1950.
Delle opere d’arte che possedeva restarono soli il Ciborio ed un tabernacolo di piccole dimensioni della scuola di Giuliano da Maiano. Vi è stata ricomposta la lastra tombale di Bartolomeo Corbinelli morto nel 1408 e primo proprietario della vicina villa monumentale.
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CHIESA DI SAN PIERO A QUARACCHI: (via San piero a Quaracchi 9-11)
Documentata nell’anno 866 (è dunque la chiesa più antica della zona) ha subito nel tempo profonde trasformazioni (nel 1750 e nel 1935) conservando esigue tracce dell’originaria struttura. Ne ebbe il patronato numerose ed importanti famiglie fiorentine come i Da Castiglione, i Pilli, i Corsini, i Capponi; nel 1500 fu anche commenda dell’ordine di Malta. Subì gravi danni durante la seconda guerra mondiale e venne restaurata, riportandola alle sue originarie linee , nel 1962 dall’architetto Marcello peruzzi. Preceduta da un portico cinquecentesco, ha all’interno una navata con volta a Botte affrescata, sulla parete di sinistra un affresco con Sant’Antonio Abate in trono e santi, datato 1428 e riferibile a Bicci di Lorenzo.
Questa chiesa è stata restaurata , anche negli affreschi presenti nella volta, nell’anno 2009.
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CHIESA DI SAN BIAGIO A PETRIOLO: (via S. Biagio a Petriolo 18)
Ebbe origine nel XI secolo ed è preceduta da un loggiato del 1400. Sul portale romanico stemmi della famiglia Pilli e nella lunetta la Madonna con il bambino e santi, affresco trecentesco danneggiato. All’interno , ampliato nel 1800, si trovano pregevoli arredi liturgici scolpiti; il fronte battesimale, il sedile presbiteriale ed il ciborio, questo ultimo attribuito a Mino da Fiesole.
Nella canonica paliotto con il Santo Biagio di Giovanni di Francesco (1454) e due tavole del 1400.
Nell’attigua compagnia di san Sebastiano, con la volta dipinta nel 1700 il martirio di San Sebastiano. Sull’altare , affreschi del 1300-1400 staccati dalla facciata ed un crocifisso ligneo del 1500 della bottega di Antonio da Sangallo.
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CHIESA DI SANTA MARIA A PERETOLA ( piazza Garibaldi 9)
La testimonianza cristiana più antica del borgo di Peretola è costituita dalla chiesa parrocchiale.
Questa può essere collocata, attraverso la lettura architettonica dell’edificio, grazie alle evidenti tracce strutturali sopravvissute alle varie trasformazioni, intorno al X secolo.
Nel territorio il cristianesimo trovò una certa resistenza ad essere accettato dalla popolazione che, culturalmente sottosviluppata, nel sopravvivere tramite una misera agricoltura, era preda degli eventi storico-meteorologici e di culti pagani degenerati nella trita superstizione.
Sappiamo per cero che nell’anno 866 (Carocci, Dintorni di Firenze) la chiesa di San Piero a Quaracchi esisteva già.
Un’architrave scoperta alcuni anni fa, di gusto Bizantino, secolo VIII, graffita a pavoni simbolo dell’immortalità, documenta l’ingresso del primitivo edificio religioso esprimendo così la diffusione del culto cristiano nel territorio.
La testimonianza di Quaracchi suffraga l’ipotesi che del periodo siano tutta una serie di chiesette e piccoli oratori edificati dalle comunità gravitanti sull’antico tracciato etrusco.
Per tale ragione, per la scelta del sito, per un frammento di marmo incastonato nell’arco del portale, avanziamo l’ipotesi che la chiesa di S. Maria a Peretola possa essere per fondazione antecedente di alcuni secoli al mille.
Nella seconda metà del primo millennio con il consolidamento della civiltà cristiana,compaiono lungo le strade consolari romane le Pievi.
La loro funzione primaria era quella di creare sulla rete viaria una serie di strutture assistenziali che tendessero al soddisfacimento dei bisogni spirituali e materiali.
Inoltre esse curavano, attraverso le parrocchie, l’organizzazione complessiva delle funzioni amministrative sul piviere, quali: le tasse, la giustizia, le mansioni difensive, etc.
L’insieme dei pivieri costituiva la diocesi, con a capo il vescovo.
La chiesa di S. Maria deve la localizzazione del sito a due fattori: la possibile preesistenza di un cimitero pagano, documentata da una stele etrusca rinvenuta presso la chiesa nel 1889, e quindi la riconsacrazione di un luogo già fortemente caratterizzato da un culto; l’importanza del bivio costituito dalle antiche strade Pratese e Pistoiese che nella viabilità, fin dall’alto Medioevo, collegavano primariamente Firenze alla costa.
L’edificio presenta tutti i canoni dell’architettura Romanica; la sua posizione decentrata rispetto all’area antistante ed alle strade che vi confluiscono, dà all’osservatore una visione di “spigolo”, ove il campanile tende a frenare e compensare l’approfondirsi del fianco.
Allo stesso fine serviva il robusto coronamento in pietra, costituito da beccatelli architravati in piano, che originariamente correva anche in facciata e la cui parziale demolizione risale alla sopraelevazione del XIV sec.
Architettonicamente insolita (nelle chiese del periodo, tale funzione viene assolta da un susseguirsi di piccoli archi), deve la forma squadrata alla scarsa reperibilità nella zona (X sec) del mattone.
Per il campanile l’impostazione dell’attuale torre quattrocentesca fa presupporre che sia stato edificato su una preesistenza.
Tale ipotesi viene avvalorata dal rilievo planimetrico in cui è evidente un mura di spessore eccessivo eretto con differente tecnica.
La facciata composta da blocchi d’alberese squadrati: i fedeli saldati con il cemento della carità, era in origine priva di loggiato ed aveva un solo portale centrale sormontato da un arco a tutto sesto con piedritto, costituito da conci di pietra alternati a tre di marmo, simboleggianti la Trinità.
Di particolare interesse, agli effetti della datazione della primitiva struttura, risulta un quarto concio di marmo bianco in posizione asimmetrica rispetto alla composizione della Trinità su cui è incisa un’uva stilizzabile databile al periodo Bizantino.
Questo concio, simbolo dell’unione dei fedeli nel sacrificio di Cristo, immesso in un elemento importante, come l’arco del portale, deve avere avuto un’importanza particolare; si può ipotizzare quale frammento di un edificio religioso preesistente e lì posto a ricordo.
La composizione originaria della facciata veniva completata da un oculo, più basso dell’attuale, il cui valore semantico esprimeva ed esprime l’occhio del Signore.
L’edificio si completava di una piccola canonica posta sul lato sinistro e notevolmente arretrata rispetto al filo facciata.
Dell’esterno bisogna citare anche il valore simbolico degli elementi in marmo ed in pietra che esprimono il concetto dell’eternità contrapposto alla temporalità della vita umana.
Planimetricamente l’edificio presenta, oltre all’abside rivolta ad oriente, una deviazione dell’asse della pianta che sta significare l’inclinazione del Capo di Cristo.
Nel contesto edilizio di Peretola la chiesa di S. Maria costituisce l’immobile storicamente più interessante.
Le varie stratificazioni, la scelta del sito, il valore complessivo dell’opera, permettono infatti una lettura che va dagli eventi che hanno caratterizzato il Borgo, alla misura della fruizione artistica a livello popolare.
La prima notizia scritta riguardante la Chiesa e il Borgo risale a 1178, mentre altre notizie si hanno nel 1265 e in data 17 ottobre 1273 e riguardano Cambio da Peretola, canonico e vicario di Giovanni Mangiatori, vescovo di Firenze, divenuto successivamente vicario generale e priore della chiesa di S.Maria.
Peretola, borgo più importante della zona ovest fuori le mura, subisce continue invasioni degli eserciti in guerra con Firenze.
Poiché per ragioni strategiche non poteva essere fortificata, durante le scorribande che la mettevano a ferro e a fuoco, la chiesa costituiva l’unico riparo.
Particolarmente tragiche furono le guerre castrucciane, che si conclusero il 5 ottobre 1325 con la distruzione e l’incendio di tutti i borghi della pianura.
Dopo il fuoco, l’acqua.
Questa tragedia, connaturata da sempre con questo territorio, il 4 novembre 1333 si manifestò in modo repentino devastando completamente l’abitato e la chiesa, che rimase interrata di un metro circa.
Il Canonico Filippo, a documento degli interventi fatti al sacro edificio l’anno successivo l’alluvione, ci ha lasciato un’iscrizione in pietra murata sulla porta della sacrestia; purtroppo a noi è arrivata frammentaria, presentando difficoltà di lettura.
Da una notizia del 1335 sappiamo che, attraverso donazioni, la parrocchia di S. Maria a Peretola era divenuta ricchissima.
Pertanto, anche se la frammentarietà dell’iscrizione sovra citata impedisce una più precisa lettura atta a definire la nomenclatura dei restauri, in questo periodo può essere collocata quella serie di lavori che aggiornarono l’immobile.
Questo fu notevolmente rialzato, la facciata venne intonacata ed in parte dipinta secondo l’uso dell’epoca, di cui rimane tutt’ora un frammento fra la volta del portale e quella della loggia.
L’abside con il relativo arcone d’imposta pur conservando l’impianto romanico a scarselle, fu alzata in funzione della nuova volumetria interna.
Rispetto all’impostazione originaria il complesso edilizio risultò ampliato nella sacrestia e nella canonica.
Quest’ultima, arretrata rispetto al filo della facciata, subì l’inglobamento del portale di accesso, fino allora esterno.
L’insieme venne ingentilito, oltre che dalle decorazioni, da alcuni affreschi quali: La Madonna col Bambino fra due Santi (non identificabili perché logori) dipinti nella lunetta del portale di facciata e nell’architrave da un decorazione con tondi che racchiudono i Santi Domenico e Antonio Abate.
Sul portale dell’antica canonica, in una lunetta riquadrata ad intonaco, venne dipinto uno stilizzato S.Zanobi; sempre del secolo XIV è una piccola Pietà con i simboli della Passione.
Rispetto a quest’opera il Carocci nelle relazioni dei restauri del 1888 ci informa che:
Piccolo affresco di forma rettangolare nel quale è dipinto sopra fondo rosso Gesù Cristo Nudo, coronato da spine e la corona fra le mani legate.
Rozzo, ma caratteristico dipinto d’ignoto artista dei primi del XIV secolo, chiuso entro una specie di tabernacolo.
E’ incastrato nella parete della chiesa a sinistra entrando.
Era originariamente in un andito della canonica, dove a suggerimento dell’Ispettore ai Monumenti, fu tolto per essere quivi collocato.
E’ un lavoro assai duro di contorni e modellatura; ma non presenta dati che possano farne indovinare l’autore. Più che altro esso ha pregi di carattere e di antichità anzichè d’arte.
Al nostro secolo è arrivato, con il suo supporto originario concavo, murato ad una parte della chiesa.
Nel 1964 staccato dalla soprintendenza ai monumenti venne riportato su un nuovo supporto in “piano” dando luogo così ad una discutibilissima operazione di restauro.
Il 12 aprile 1384, Papa Urbano da Napoli, con una Bolla ingiunge all’abate di Vallombrosa di confermare Buonaiuto di Marco nel priorato della Collegiata, e poiché forse era un semplice cappellano, il Papa dichiara: “ purchè sappia leggere e scrivere bene, cantare, parlare latino”.(La Chiesa Fiorentina, Firenze 1970).
L’importanza di S. Maria a Peretola in tutto il sec. XIV è confermata da una grande concessione:
PAPA BONIFAZIO NONO
ONORO’ QUESTO TEMPIO
DEL SACRO FONTE BATTESIMALE
IL DI’ 24 MARZO 1399
La bolla papale motiva tale evento con la difficoltà dei parrocchiani di raggiungere, nei mesi invernali, la Pieve di Santo Stefano in Pane.
Se si considera che anticamente il Battesimo veniva impartito dopo settimane dalle nascita, che la città di Firenze aveva un solo fonte battesimale, che le popolazioni per tale rito dovevano recarsi alla Pieve, si pensi quale privilegio costituì per la parrocchia e per il popolo di Peretola un simile evento.
Il fonte battesimale non è il solo elemento atto a porre la chiesa di S. Maria a funzione di Pieve; nel primo ‘400, forse su preesistenza, si ha realizzazione di un raffinato cortile con pozzo centrale, tipico delle Pievi, che servirà, in parte, per accogliere le popolazioni durante le scorribande guerresche.
Questa importanza è confermata anche da una Pianta de’ Capitani di Parte Guelfa, sec. XVI, dove la chiesa è denominata “Pieve di Peretola”.
Lo stesso errore fu commesso dal Repetti (Dizionario Storico della Toscana, Firenze 1833) appellando Pieve S. Maria a Peretola.
Prima di lasciare il XIV sec. non possiamo non menzionare il piccolo ciclo di affreschi che, se pur eseguiti nei primi decenni del ‘400, rientrano nella cultura trecentesca, attribuiti erroneamente, prima al Lippi e poi a Domenico di Michelino.
Attorno a un Calvario simbolico sono raffigurati S. Lucia e S. Caterina d’Alessandria, due angeli musicanti e San Leonardo che libera i carcerati; al centro, sovrapposta posteriormente, la gruccia di Santa Maria Nuova fra due stemmi purtroppo illeggibili.
Originariamente la composizione veniva completata da alcune figure scultoree forse in legno policromo, con Gesù Crocifisso, tutt’oggi esistente e di bella fattura, ed un gruppo iconografico della Passione.
Sempre del XIV sec. sono una lapide con caratteri gotici, incastonata nello stipite destro del portale dell’antica canonica, documento di un sepolcro familiare: S. GIOV/ANNI AM/DORI ED/E SUOI; ed una piccola campana in bronzo attualmente sistemata sul lato sinistro dell’abside.
Nel 1415 da Giovanni XXII fu nominato alla Prioria Leonardo Leonardi; la chiesa era rimasta vacante per morte di prete Banaiuto di Marco ed il papa, aderendo alle richieste del Leopardi, già canonico della Collegiata di S. Giusto fuori delle mura di Prato……..-
L’11 marzo 1449, con Bolla di Niccolò V, la Prioria di Peretola venne annessa allo Spedale di Santa Maria Nuova –
Il 23 aprile 1450 il priore Leopardi rinunziava alla chiesa consegnandola in mano a S. Antonino allora arcivescovo, e lo spedalingo, prete Iacopo ne prendeva possesso -
23 aprile 1466. L’unione non dispiacque ai parrocchiani, i quali, soddisfatti dell’amministrazione dello Spedale “eleggono diversi procuratori per presentarsi a Paolo II e dichiararsi che sono contentissimi dell’unione della suddetta chiesa…..-
Lo spedalingo ufficiava la chiesa e curava le anime attraverso un cappellano amovibile coadiuvato da sacerdoti –
(La Chiesa Fiorentina)
La presente documentazione dimostra il passaggio della parrocchia, che mai aveva avuto patroni, sotto lo Spedale di Santa Maria Nuova e l’avvicendamento del vecchio priore Leonardo Leopardi.
Lo Spedalingo dirigerà la chiesa tramite il cappellano “amovibile” esercitando su di esso pieni poteri.
Sparisce così la figura del parroco, pastore della comunità con una certa autonomia decisionale.
Tutto ciò è documentato dalla cartografia del ‘500, dove la consistenza dei beni dello Spedale è paria quella dei Pilli, dei Del Bene e degli Spini, maggiori proprietari terrieri della zona.
La mancanza di proprietà intitolate a S. Maria a Peretola dimostra il loro incameramento da parte dello Spedale che, senza dubbio, sotto la veste di patrono, eseguì un’operazione finanziaria.
Il passaggio giurisdizionale fece scaturire una vasta opera di aggiornamento e abbellimento dell’immobile secondo i canoni Rinascimentali.
L’edificio fu nuovamente rialzato e con concezione scenografica dell’esterno atta a simulare le tre navate, in facciata venne aggiunto il loggiato; opera che comporto il rialzamento del rosone.
Sul frontespizio fu apposto lo stemma dello Spedale, mentre su probabile preesistenza si riedificò il campanile che, allo stato attuale, per la sua veste ottocentesca resta di difficile lettura.
Notevoli le grosse mensole in pietra del coronamento che reggevano un ballatoio in aggetto, versione che appare nelle piante de’ Capitani.
S. Maria a Peretola fu inoltre arricchita di innumerevoli opere d’arte.
Per una loro esatta valutazione bisogna tenere, quale punto di riferimento, la chiesa di S. Egidio annessa allo Spedale di Santa Maria Nuova, con la quale esiste un preciso parallelo.
Opere di artisti come il Manzini, il Ghiberti, il Ferrucci e per un fortunato rimbalzo anche il capolavoro di Luca della Robbia, sono comuni alle due chiese.
Lo Spedale, ricco e raffinato, si valse dei migliori artisti del tempo; quindi per tutto il patrimonio della chiesa ed in particolare per i crocifissi, non sono da escludersi importanti attribuzioni.
Spiccano per la loro raffinatezza il fonte battesimale scolpito da Francesco di Simone Ferrucci da Fiesole nel 1446 e l’affresco di Andrea di Giusto Manzini (1466), originariamente in facciata assieme ad altre decorazioni oggi perdute.
L’affresco, in tutta la sua monumentalità rappresenta: S. Antonio Abate in trono affiancato da S. Iacopo Apostolo, forse in onore dello Spedalingo Iacopo, e S. Egidio Patrono dello Spedale.
Altri lavori del secolo d’oro sono: un bellissimo Crocifisso ligneo del primo ‘400, da decenni presso la Soprintendenza fiorentina; un busto di Gesù Nazareno in terracotta di gusto verrocchiesco avvilito da pesanti ridipinture; un piccolo ciborio in marmo con una Pietà nel frontone ed alla base lo stemma degli Schiattesi da Peretola, opera della bottega di Francesco di Simone Ferrucci come l’acquasantiera in marmo ridotta, dopo gli ultimi restauri, a lavandino.
Così tanti lavori rappresentano la nota qualificante della nuova amministrazione che nel 1510 eresse anche l’oratorio della Cupola.
I secoli XVI, XVII e XVIII furono caratterizzati da un forte regresso economico, che negò al Borgo ogni incremento demografico ed edilizio.
Dai 592 abitanti del 1551 si passò ai 771 del 1745 ed i 524 del 1752 (Repetti).
Il grande stemma mediceo dipinto sulla facciata della chiesa è il segno della politica di quale periodo che da Francesco I a Ferdinando I de’ Medici fu teso al recupero delle terre, impegnando grosse cifre in argini e strade,nella visione di un’economia agricola e mercantile che potesse rendere il Granducato di Toscana autosufficiente.
Nei secoli XVI e XVII, la chiesa di Peretola rinnovò molto del patrocinio minore, come vasi per il culto, paramenti, candelieri, reliquari etc., mentre soltanto nel XVIII sec. furono effettuati alcuni interventi di ammodernamento: quattro altari laterali all’interno e l’edificazione della canonica.
Con la costruzione dei nuovi altari in pietra venne murato l’affresco della “Crocifissione e Santi” non più corrispondente al gusto dell’epoca.
L’intervento non abolì il culto della Crocifissione, giunto al nostro secolo spostato nell’altare contiguo in una versione scenografica e perciò più attuale.
Nel 1848, il Santoni nella Raccolta di Notizie Storiche ci fa sapere che:
“Vi si venera un Crocifisso di legno all’altare laterale, la di cui festa cade la III Domenica di Ottobre, e si scuopre in tempi di calamità”.
Sempre in tempi di calamità si scopriva anche il corpo di San Clemente.
L’aspetto estetico dell’urna e le vesti del Santo risalivano al tardo ‘700.
Il lato più interessante è come il culto fosse a tutela dalle calamità: le epidemie che minacciavano la salute del corpo.
Al medesimo fine si rifaceva l’antica venerazione di S. Antonio Abate, protettore delle malattie della pelle e degli animali.
Il culto della salute in Santa Maria a Peretola, che pure affonda le radici nel Medioevo, molto probabilmente fu valorizzato durante l’amministrazione dello Spedale.
Per San Clemente poi è dovere storico riportare la tradizione popolare del suo arrivo nel Borgo.
Come la maggior parte di tali tradizioni manca di precisi riferimenti storici, il suo valore è rappresentativo in quanto documento di cultura locale.
Un carro con i corpi di sette martiri cristiani prelevati dalle catacombe, partì da Roma diretto a sette chiese del nord.
Arrivato a Peretola, i bovi si fermarono e non ripartirono affinché non fu deposto il corpo di un martire: questo fu San Clemente.
La stessa cosa successe a Petriolo per San Graziano, sembra addirittura che si trattasse di sette fratelli; gli altri cinque non sappiamo in quali chiese furono ospitati.
Sempre nell’arco del sec. XVIII, in seguito ad alcune modifiche apportate in S. Egidio presso S. Maria Nuova, fu dato alla chiesa di Peretola il ciborio di Luca della Robbia, ritenuto di difficile inserimento nella nuova veste Barocca.
L’11 marzo 1787 nel quadro delle Riforme Leopoldine avvenne la separazione della chiesa dallo Spedale di Santa Maria Nuova.
S. Maria a Peretola tornò “alla libera Collocazione della Mensa Arcivescovile”.
Il secolo si conclude con le figure di due Frati Cappuccini di Peretola, impegnati nelle missioni in India.
Il sec. XIX è caratterizzato dall’industria della paglia per cui si ha un maggior benessere economico, documentato dall’incremento edilizio e demografico.
L’aumento della popolazione porta però nuovi problemi; fra questi il cimitero che fin dalle origini era sito sulla Piazza di Peretola.
Nel 1854 venne spostato presso “La Cupolina”, mentre nel 1864 ebbe l’attuale ubicazione.
Alla metà dell’ottocento si dovette affrontare il problema inerente la stabilità del campanile che presentava vistosi segni di cedimento al pilastro nord-ovest del piano campane.
L’intervento, oltre all’opera di consolidamento a mezzo inchiavardature, comportò probabilmente la modifica del coronamento con la riduzione del ballatoio aggettante.
Vennero sostituite anche le vecchie campane con quattro di nuova fusione, di bella fattura, ognuna dedicata a un santo, e decorate da figure e iscrizioni in rilievo.
Campana nord: reca in bassorilievo la M simbolo di Maria, l’Immacolata, San Carlo ed una Croce.
Campana sud: S. Luigi in gloria sovrastato da due angeli a mo’ di baldacchino, Madonna con Bambino ed angioletto.
Campana est: fu donata dal priore Mattoni, proprietario della villa Petrucci, e ne reca lo stemma in bassorilievo; sugli altri lati è raffigurata l’Immacolata, un Crocifisso e San Giuseppe in gloria.
Campana ovest: è la campana più antica e più bella, è dedicata all’Assunta titolare della chiesa di Peretola; i bassorilievi rappresentano l’Assunta, un Santo con la pala dei muratori, un Crocifisso con sotto due lucertole che si rincorrono mordendosi la coda, dove la prima ha una foglia in bocca, e un Gesù benedicente.
Inoltre, alle quattro descritte, si aggiunge una piccola campana, lato nord, che reca la data: ANNO D. MDCCLV.
Le nuovo idee rivoluzionarie anarchico-socialiste della seconda metà dell’ottocento, ebbero particolare sviluppo nel nostro quartiere.
La Piazza, centro d’incontro e di svago, era prevalentemente caratterizzata da strutture religiose: chiesa, oratorio ed una colonna sormontata da una croce; con l’erezione del monumento a Garibaldi si volle creare un simbolo che documentasse la nuova realtà politica e sociale.
In questi anni anche la chiesa fu sottoposta ad un notevole aggiornamento estetico.
Nei restauri che furono effettuati nel 1888 si sintetizzano concettualmente due aspetti: uno teso al massimo recupero e valorizzazione delle opere d’arte; l’altro, concetto tipico dell’epoca, all’integrazione delle parti mancanti, nonché all’abbellimento e fusione del tutto in una visione romantica di gusto scenografico-operettistico.
Dell’interno, completamente decorato a finte architetture rinascimentali e volte di gusto Romanico-pisano, non rimane che la policromia ndel soffitto.
L’esterno sopravvive grazie alla foto Alinari n. 3723, dove la facciata appare completamente dipinta a finto marmo in un miscuglio di elementi romanici-gotici conditi da stemmi comunali.
Nonostante ciò, per il livello artigianale e per la chiarezza espressiva degli allora canoni estetici, il tutto conservava molta dignità.
Nei restauri del 1888 fu aperta nel fianco sinistro un’arcata a sesto acuto dalla quale si accedeva ad un spazio corrispondente alla porta sinistra di facciata allora chiusa e sormontata da una finestra.
Qui venne ricavata una cappella intitolata a S. Antonio da Padova raffigurato in un altorilievo in terracotta patinata racchiuso in un altare modanato a calcina.
In questa cappella fu sistemato anche il corpo di San Clemente in un’urna dorata dietro una grata di ferro battuto con sovrastante il piccolo affresco della Pietà, murato con tutto il supporto originario.
In questa fase di restauri fu dipinto anche il Battesimo di Gesù che fa da sfondo al fonte battesimale.
Il 27 novembre 1919 il quartiere fu scosso dal furto degli sportelli in bronzo dorato, opera del Ghiberti, inseriti nel ciborio di Luca della Robbia.
Nel 1930-31 si registra soltanto un intervento al cortile della chiesa e un curioso fatto: fu smontato e regalato alla chiesa di S. Cresci a Campi Bisenzio l’altare maggiore in pietra del sec. XVI e ne venne sistemato un altro, ottocentesco in marmo bianco, proveniente da Orsammichele.
Dei due altari non rimane più nulla: quello proveniente da Orsammichele fu distrutto nel 1964, mentre quello di S. Cresci fu distrutto nel 1972.
Durante l’ultimo conflitto bellico la chiesa subì danni al tetto e al loggiato, colpito all’angolo da una cannonata che troncò una colonna.
Con la fine della guerra, si inizia l’opera di restauro: nel 1947 vennero inaugurate le nuove porte di facciata.
Le precedenti presentavano una chiodatura alla fiorentina, la destra era corredata di spioncino essendo, quello della chiesa, l’unico ingresso esterno della canonica prima dell’apertura della porta sulla piazza.
In quelle attuali di particolare rilievo risulta, per l’ottima esecuzione dei bassorilievi, la centrale: dedicata alla Madonna, in sei formelle rappresenta in alto l’Annunciazione, al centro l’Immacolata e l’Assunta, in basso S. Stefano e S. Giuseppe; opera di Alessandro Bianchi.
Nel 1950 la Soprintendenza eseguì restauri agli affreschi di S. Maria a Peretola: quelli esterni furono staccati.
Purtroppo l’allora rudimentale tecnica di stacco non ne permise il totale recupero: i resti dell’opera del Manzini, rimasti sulla parete esterna sono andati distrutti col trascorrere del tempo.
Nel 1960, con metodi discutibili, furono demolite le mensole degli altari laterali e venne tamponata la nicchia al cui interno si trovava un Crocifisso ligneo.
Il 4 novembre 1966 l’alluvione porta nella chiesa 30 cm. di acqua e in seguito a ciò l’edificio fu nuovamente restaurato.
A differenza di tutti gli interventi precedenti fu operato un restauro che oggi esprime valori di salvaguardia e di leggibilità dei vari periodi, privilegiando però, forse ingiustamente, i più antichi.
Si deve a quest’ultimo la tamponatura della finestra dell’abside e con la sua perdita è andata distrutta l’ottocentesca vetrata dove, in trasparenza risplendeva l’immagine dell’Immacolata.
Con tutto ciò, nel fluttuare delle perdite, delle modifiche e delle nuove acquisizioni di patrimonio artistico, il complesso monumentale di Santa Maria a Peretola rimane a tutt’oggi uno dei più interessanti esempi di architettura religiosa del territorio.
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Parrocchia San Andrea
Chiesa di San Andrea - NOTIZIELa Chiesa di Sant'Andrea in San Donnino, già Sant'Andrea a Brozzi, perchè fino al 1928 facente parte dell’allora comune di Brozzi. La chiesa prospetta sulla piazza Costituzione. La fondazione della chiesa è molto antica e forse va fatta risalire all’ XI secolo. Nelle strutture esistenti della chiesa e della canonica sono presenti numerosi elementi architettonici della seconda metà del Trecento. Il complesso architettonico presenta comunque elementi e strutture di diversi periodi storici, poichè l’edificio è stato più volte nel corso del tempo ristrutturato e modificato. Durante la Seconda Guerra Mondiale subì danni gravissimi che imposero la successiva ricostruzione della zona absidale della chiesa e del campanile. La facciata è preceduta da un loggiato seicentesco e mostra sull’architrave in pietra serena del portale d’ingresso l’iscrizione "Ugolino di Jacopo Mazzinghi" che testimonia il patronato di questa famiglia sulla chiesa, ma ricorda anche i lavori di ristrutturazione commissionati da Ugolino alla fine del Cinquecento. La chiesa che conserva opere di primaria importanza ed è il fulcro dell’antico borgo una volta denominato Brozzi. Fra il 1997 e il 2000, il complesso è stato interessato da una grande opera di ristrutturazione, che ha interessato il campanile, la canonica e tutti i locali annessi, nonchè un rifacimento conservativo della chiesa.
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CAPPELLA BARGIACCHI : (via di Sotto- via Brozzi via Pistoiese)
Risalente al MDCXXXXV (1645) a cappella è stata interamente ristrutturata il 16.07.1996. All’interno madonna con bambino in pietra serena denominata MADONNA DEL CARMINE.
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CAPPELLA DELLA MADONNA DEL POZZO ( via di Brozzi 466)
Risalente al 1584 e trovata nel fondo di un pozzo, da qui il nome, e venne alloggiata in un tabernacolo appositamente costruito. Nel 1630 fu conclusa la costruzione di una cappella dove venerare l’effige della Madonna. L’immagine della Madonna è collocata al centro di un dipinto di Alfonso Boschi raffigurante San martino e San Carlo Borromeo sormontati da un gruppo di angeli.
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CAPPELLA DI SANT’ANNA ( via Martucci via Baracca via Pratese)
Ex oratorio di Sant’Anna eretto alla adiacente villa Petrucci, ed elevato sull’antico palagio degli Spini. La piccola cappella è graficizzata nelle Piante de’ Capitani di Parte “Popolo di Santa Maria a Peretola” (1580 circa).
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CAPPELLA DELLA MADONNA DEL TERRAZZO (via Michelacci via della Treccia)
Oratorio della Madonna del Terrazzo, secolo XVI . Petriolo
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CAPPELLA ORATORIO DI SANTA MARIA VERGINE DELLA PIETA’ soprannominato la Cupolina (via Pratese via della Cupola)
La cupolina è una piccola chiesa in via pratese, vicino alla zona industriale del uartiere di peretola. E’ un piccolo tempio a forma ottagonale sormontato da una cupoletta,edificato nel 1510 per racchiudervi un tabernacolo che sorgeva nei pressi del fosso dell’Osmanoro. L’affresco sull’altare raffigura la venerata immagine di cristo in pietà sulle ginocchia della Madonna, i santi Giovanni Evangelista e Giovanni Arimatea, due angeli e la croce attribuito ad un maestro di ambito Ghirlandaiesco alla fine del 1400. Fu assai danneggiato per l’alluvione del 1966, è stato recentemente restaurato.
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TABERNACOLO“NATIVITA’CON S. ROCCO E S.GIULIANO“(VIA Brozzi- via Pistoiese)
Pittura muraria attribuita a Sebatiano Mainardi e risalente alla seconda metà del XV secolo. Questo tabernacolo si trovava all’origine sulla facciata di una casa da signore appartenuta prima alla famiglia del Lamberteschi e poi passata nel 1454 ai Mazzinghi.
L’ubicazione attuale, in un giardinetto all’incrocio fra la via Brozzi e la via Pistoiese, fu effettuata nell’anno 1954dal sindaco da Piero Bargellini.
Il soggetto dell’affresco nel tabernacolo, con la presenza di San Rocco , protettore degli appestati e di San Giuliano, protettore degli ammalati, potrebbe significare il devoto ringraziamento della famiglia Mazzinghi per essere scampata alla peste.
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TABERNACOLO raffigurante Sant’Anna con la Vergine Bambina (via San Pietro a Quaracchi via di Cammori)
il dipinto murario di SantAnna con la vergine bambina, risalente alla fine del secolo XIV ed agli inizi del secolo XV e restaurato nell’anno 200 e attribuito a pittore fiorentino sconosciuto.
Del tabernacolo si è persa ogni notizia e rimane solamente la memoria di un affresco che ne decorava la nicchia L’edicola disadorna, restaurata nel 2007, accoglie oggi un affresco staccato, finora conservato nei depositi della Soprintendenza. L’oera che rappresenta Sant’Anna con la figlia Maria in età puerile, è di provenienza ignota, ma dimostra la mano di un pittore di ambito fiorentino ed è databile tra la fine del 1300 ed il 1400
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Piccolo Tabernacolo raffigurante la Madonna,denominata Regina della Pace, in terracotta costruito nel 1950 , posto nella via S. Piero a Quaracchi incrocio via dell’Agio.
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Piccolo Tabernacolo raffigurante Madonna con bambino, in terra cotta,posto in via di Brozzi incrocio via dell’Agio.
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Piccolo Tabernacolo raffigurante Madonna con Bambino, in ceramica, posto nella via di Brozzi incrocio via di Cammori.
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Piccolo Tabernacolo raffigurante Madonna con Bambino, in ceramica, posto nella via San Biagio a Petriolo 29.
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Tabernacolo con dipinto murario (indecifrabile) posto nella via San Piero a Quaracchi incrocio via dello Specchio.
Ricerca storico fotografica (2010) effettuata consultando vari documenti sul comune di Brozzi.
Evy
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