ISLAM
Islam: dall’arabo; sottomissione totale alla volontà divina. La
religione fondata da Maometto e il
sistema sociale e politico che ne
conseguì; anche il panorama storico, culturale artistico che prendono avvio
nell’Arabia del profeta si estese dai
paesi dell’Asia centro meridionale, del
nord ovest africano, dell’area baltica fino alla penisola iberica.
La religione islamica si sviluppò
in stretta connessione con le
vicende e attività personali del suo fondatore , diventando prima
espressione culturale di una comunità politica , e poi, dopo aver
fomentato la spettacolosa espansione
araba, la religione di un imponente massa di fedeli e una delle tre grandi
religioni universalistiche moderne ( le
altre due sono il cristianesimo ed il buddhismo ) .
L’Islam nasce nella prima metà
del secolo VII . L’ambiente , l’Higiaz, era religiosamente caratterizzato da
culti e credenze che l’Islam stesso,
sulla falsariga della polemica antipoliteistica ebraica e cristiana, definisce
politeistiche. C’è da dubitare dell’esistenza di un politeismo vero e proprio,
anche se vigeva un termine , allàh , che in altre lingue
semitiche significata “ Dio” .
D’altra parte non si possono
neppure attribuire alla fase pre
islamica della cultura araba condizioni di tipo primitivo : il Paese
confinava pur sempre con civiltà superiori , quali l’impero romano d’Oriente e
l’impero persiano ; e comunque si sa di
una diffusione sia da parte ebraico cristiana e sia da parte mazdea di un vago indirizzo
monoteistico , al quale si adeguavano
coloro che gli Arabi stessi chiamavano hanifin , praticanti ,
prima dell’Islam , una vita religiosa diversa dalle masse legate alle religioni tribali .
In questo ambiente Maometto cominciò a predicare la nuova religione , che
egli presentava come una rivelazione fattagli direttamente da Dio . In veste di
profeta (rasul) Maometto conseguì
successi nella sua città natale, La Mecca , ma trovò
anche un opposizione politica; perciò si trasferì nell’altro centro importante
dell’Higiaz, Yatrib, che per gli islamici divenne la Città per antonomasia, ossia Medina.
Il 622, l’anno del distacco (hijra egira) dalla Mecca, segnò
ufficialmente la nascita della nuova religione , secondo la tradizione islamica
che da quell’anno fa decorrere la
propria era, rinunciando alla cronologia cristiana.
Il messaggio di Maometto è
contenuto in un libro sacro, il Corano, dal
quale emerge la credenza di un Dio unico, onnipotente e personale, Allàh . Le sue caratteristiche , più
che da una elaborazione teologica,
emergono dalla rivelazioni che Allah fornisce al suo profeta di volta in volta, secondo le diverse
contingenze, a volte persino in contraddizione con quanto disposto in
precedenza. Allàh si esprime ai livelli più diversi: ora reclama la conversione
degli uomini in vista del Giudizio universale, e ora da disposizioni per la
soluzione di una controversia d’ordine legale o amministrativo.Questa mancanza
di una teologia sistematica si spiega con l’iniziale adesione teorica al
dettato biblico, per cui non si aveva tanto la coscienza ne il proposito di
fondare una nuova religione, quanto l’idea di rinnovare la prassi religiosa,
così come risultava dall’esperienza ebraico cristiana.. Il rinnovamento,
pertanto, non era contenuto nei limiti della forma religiosa, ma acquistava i
caratteri di una rinascita culturale della nazione Araba. Attraverso l’Islam la
nazione Araba prese coscienza di se e si confrontò col mondo in un processo
espansionistico che nel termine di pochi
decenni la portò a conquistare una larga zona dell’ecumene.
Per quanto riguarda il culto ,
l’islamismo non è caratterizzato tanto
dai riti , quanto dall’adesione totale
alla volontà di Dio . Non che abbia eliminato
il ritualismo proprio a ogni
forma di religione , ma non lo ha codificato
in termini eccessivamente
ristretti , o meglio non ha esercitato un reale sforzo di codificazione delle pratiche rituali più diverse che gli sono venute sia dalla tradizione Araba , sia da certi
dettati coranici e sia dalle tradizioni dei popoli
conquistati. La precettistica culturale si riduce ai cosiddetti “ cinque pilastri” della fede: la professione di fede, il
versamento della decima alla comunità,
l’esecuzione delle cinque preghiere giornaliere , il digiuno nel mese di
Ramadan e il pellegrinaggio alla Mecca.
La preghiera è una espressione
della dedizione a Dio ; è una affermazione dell’Islam di portata cosmica : cinque volte al giorno ,
alla stessa ora, con gli stessi gesti , e rivolti nella stessa direzione (La
Mecca ) , tutti coloro
che praticano l’Islam (muslim, Musulmano) confermano l’esistenza di
Dio e la loro propria esistenza come corpo mistico indivisibile .
Il Venerdì, il giorno sacro
scelto da Maometto per distinguersi
dagli ebrei celebranti il sabato e dai cristiani celebranti la domenica, si
prega collettivamente nella Moschea:
la funzione, introdotta da una predica, per essere valida deve essere celebrata
alla presenza di almeno 40 uomini. Il digiuno, accompagnato dall’astinenza
sessuale, distingue il mese “ sacro” di
ramadan , con il mese che fonda l’anno (e il mondo) . Il Ramadan è il mese in
cui Dio ha inviato la rivelazione al
Profeta , e pertanto va distinto con un comportamento ritualizzato . Al
riguardo si ricorda che digiuno e
astinenza sessuale non vanno intesi tanto come rinunce in onore di Dio , quanto
come rovesciamento dell’ordine usuale ; infatti il divieto di mangiare e di
avere rapporti sessuali vale soltanto
per le ore diurne , mentre di notte tutto è permesso, come a significare che
l’attività mondana , normalmente svolta di giorno , in questo periodo
eccezionale si svolge di notte. Il pellegrinaggio alla mecca , che ogni
musulmano deve compiere almeno una volta nella vita , è la continuazione , in
chiave islamica, di un antico culto
pagano che si prestava a una pietra nera
racchiusa in una costruzione cubica (Ka’ba) della città. Proprio questo
culto La Mecca
doveva la sua importanza religiosa nel mondo arabo preislamico e d’altra parte
, proprio questa importanza fu decisiva
per la nascita e il primo sviluppo dell’
islamismo.
La dogmatica dell’Islam si richiama a tre fonti: il Corano
(rivelazione esplicita) , la
Sunnah o la tradizione sul comportamento di Maometto (
rivelazione implicita) e il consenso della comunità.
La formula più nota che
sintetizza la credenza islamica è la shahadah:
“
Non vi è altro Dio al di fuori di Dio e Maometto è il suo profeta”. Tra
Dio e gli uomini agiscono come esseri
intermedi gli angeli che Dio ha formato
di luce; non hanno sesso e trascorrono il tempo nella lode di Dio in Cielo. E’
un angelo, e precisamente Gabriele, che ha avuto il compito di trasmettere a
maometto la rivelazione divina. Il diavolo (Iblis) è un angelo decaduto per non
avere voluto adorare Adamo. Di derivazione pagana è la credenza in certi
spiriti, detti ginn . Nel campo
d’azione profetica, si distingue tra profeti e inviati: i primi hanno avuto il
compito di conservare il vero culto e i secondi quello di trasmettere la
rivelazione. Maometto è l’ultimo Profeta-Inviato di una serie che nel Corano è
di 25 ma che, secondo la tradizione, raggiunge la cifra di 124000.
Maometto, quale ultimo e
definitivo Profeta-Inviato , viene detto nel Corano stesso Khatam (Suggello). Gesù
Cristo viene interpretato come un inviato. La credenza nell’immortalità
dell’anima è fondamentale ; a essa consegue una rappresentazione
dell’aldilà come Paradiso ( Giannah o
Firdaus) e come Inferno o Geenna , a cui si è destinati secondo i meriti conseguiti in vita. L’escatologia si completa con l’idea
di un fine del mondo e di un Giudizio
Universale . Credenze a volte soltanto collaterali , ma comunque diverse ,
distinguono le varie sette eterodosse. Di particolare sviluppo sono le credenze nell’iman e nel mahdi.
Dato che con l’islam nasce non
soltanto una religione ma una completa unità culturale , con dimensioni ,
pertanto, anche socio politiche (oltre
che artistiche e letterarie) , non fa meraviglia che il suo sviluppo sia condizionato da rivalità e lotte politiche , nelle quali
il problema del poter temporale coincideva con il potere spirituale. La
carica di Califfo , ossia capo dell’Islam , fu contesa da due grandi famiglie ,
quella degli Omniadi e quella degli
Alidi , finchè si giunse a una
scissione del corpo islamico in due grandi parti con conseguenze di grandissima
portata anche per la definizione della
fede .
Il partito degli Alidi diede forma all’eresia sciita ( Ski’a) la quale con il tempo assimilò ed elaborò ideologie
di varia provenienza, estranee all’Islam originario. L’unità culturale
islamica si espresse anche come un sistema
di leggi , fomentando l’azione di giureconsulti che si svolse parallelamente
all’azione teologica vera e propria ,
talvolta addirittura intralciandone il passo. Le questioni teologiche più dibattute furono: il libero arbitrio ,
che nell’ortodossia fu parzialmente negato
in favore della predestinazione ; la validità delle leggi naturali e delle spiegazioni razionali riguardo ai principi islamici . Più per contrasto alle
elaborazioni giuridiche e teologiche , che non contro i principi generali dell’Islam , che di per se è già completa dedizione a Dio, sorgono le formazioni mistiche islamiche. I mistici islamici , detti
sufi, donde sufismo, il misticismo
islamico , si ritiravano dal mondo
per dedicarsi alla contemplazione
di Dio , mediante ascesi e mortificazioni. Attorno ad essi in qualche
modo si polarizzava la religiosità del popolo , in un alone di stima e venerazione . Considerati come santi , se
ne venerarono le tombe ; e , come maestri, si formarono attorno a loro gruppi
di discepoli che, a partire dal secolo XIII, diedero luogo a veri e propri
ordini monastici . Nel fenomeno generale
del misticismo va compresa l’azione di quei santoni , noti con il nome
di dervisci , che raggiungevano
l’estasi mediante danze estenuanti , musiche , autoferimenti, e ripetizione
meccanica di formule sacre. Al
misticismo pratico si deve aggiungere il misticismo filosofico o teologico, e soprattutto quello poetico ,
che ha dato vita ad una letteratura i cui influssi , come espressione assoluta
di religiosità, sono rinvenibili a tutti i livelli e in ogni particolare indirizzo della religione.
Il Sistema Politico:
Il sistema politico
dell’Islam è strettamente connesso al
sistema religioso. L’insegnamento del Corano dirige tutto l’orientamento
politico del mondo musulmano e gli impone le sue norme. I due concetti più
interessanti di questo sistema sono quelli della guerra santa e del califfato.
La guerra santa (gihad) è l’elemento dinamico della
storia islamica ; attraverso di essa si realizzarono l’impero islamico , l’espansione della fede
sino ai confini lontanissimi , la diffusione della civiltà arabo-islamica in
molte parti del mondo . La Gihad
è considerata dai musulmani come il
sesto pilastro della fede da
aggiungere ai cinque fondamentali ; ma a
differenza di questi, non costituisce un dovere personale per ogni credente , bensì un dovere
collettivo : il precetto si può ritenere adempiuto quando tutta la comunità o almeno una parte di essa si impegna valorosamente in una guerra contro gli infedeli . Il dar al-islam (territorio dell’Islam ) è
il territorio appartenente ai seguaci
della vera fede ; tutt’attorno si stende
il dar al harb (territorio di guerra ) che, dove fosse possibile , sarebbe doveroso
trasformare in dar al-islam .
I nemici che si convertono alla fede islamica sono accolti nella
comunità dei fedeli: sugli altri si
esercita o la “conquista per forza” o la
“conquista per trattato” In questo secondo caso , i popoli del Libro (ebrei e cristiani) divengono protetti, pagando un imposta
fondiaria ; più tardi questa concessione
si allargherà anche agli idolatri. I protetti conserveranno il possesso della terra ed il diritto di praticare il loro culto . La comunità musulmana considerata un tutt’unico , è retta da un
Kalifa o imam (califfo) , che è il successore o meglio il vicario di Maometto ,
non già all’insegnamento religioso (che il Corano esaurisce) , bensì
nell’esercizio di funzioni politiche e
giudiziarie , ambito nel quale la sua autorità è illimitata.
Il Diritto:
Il diritto Islamico comprende la
Sheriah (legge religiosa) regolatrice del
comportamento esterno del fedele verso
Allàh , verso se stesso e verso il
prossimo ; il fiqh, comprensivo del
diritto delle persone , familiare,
successorio, patrimoniale , giudiziario
e penale, locale con un appendice riguardante il rituale religioso (giuramenti, voti
animali per il sacrificio, cibi e
bevande leciti ed illeciti, vesti e costumanze da evitare). Autore di questo
diritto fu Maometto , che dopo la sua
emigrazione (egira) dalla Mecca a Medina
(622) provvide di volta in volta a dare le norme necessarie alla vita sociale del sorgente gruppo di nuovi credenti: norme
di carattere giuridico , ma sempre emanazione
della sua missione di “profeta”
di Allah , portanti il segno della
parola di Dio , di cui egli aveva raccolto la rivelazione . L’osservanza della
legge non era solo un dovere civile, ma
anche religioso e il potere legislativo non era compito del sovrano ma dei
dottori (ulama , preti della legge) .
Su questi presupposti si fondava il principio cuius religio eius lex, la
confessione religiosa cioè
determinava la personalità del
diritto. Il diritto musulmano non
conosce confini di Stato, ma si applica,
unico ed identico, ovunque esista una comunità musulmana . In questa dilazione
a confini esclusivamente religiosi
cadono i concetti di nazione e cittadino . Per gli individui di altra religione
conviventi con i musulmani, la legge islamica imponeva il rispetto dei diritti
dei fedeli musulmani a esso adeguando la
libertà di professare la loro fede religiosa e di agire in conformità di
questa. Di qui le numerose giurisdizioni
confessionali esistenti nel mondo
musulmano .
Il principio cranico della
fratellanza faceva tutti i musulmani uguali davanti alla legge; solo gli
schiavi subivano qualche restrizione, ma in misura lieve e frequenti sono le
raccomandazioni per la loro liberazione ; nei processi sulle formalità, ridotte
al minimo indispensabile, prevaleva la benevolenza e si ricercava con
insistenza l’intenzione con cui
l’individuo aveva agito e su quella ci
si basava pregiudicare . Anche nei
contratti, tutti bonae fidei, prevaleva la preoccupazione morale : era
rigorosamente vietata l’usura ed erano favorite le fondazioni pie : Elementi
costitutivi di questo diritto erano le consuetudini vigenti prima di Maometto
fra le popolazioni cittadine dell’Arabia nord-occidentale e le modifiche e
innovazioni da lui apportatevi : si trattava però di un materiale inorganico,
per cui se ne fece presto una sistemazione che a cinquant’anni dalla morte del
profeta appare già realizzata per quanto riguarda gli elementi fondamentali. La
rapida espansione dell’Islamismo lo mise
in contatto con concezioni nuove (ideologie greco. romane e persiane) e i
dottori musulmani cercarono nell’insegnamento e negli atti di
Maometto gli elementi per ridurre nello
spirito musulmano norme e consuetudini di questi popoli : per esempio, il
trattamento riservato dal Profeta agli ebrei fu preso a base della
posizione giuridica fatta ai sudditi non
musulmani per la proprietà fondiaria e i tributi.. Insegnanti ed interpreti del
diritto erano i dottori, i quali senza alcun carattere ufficiale, raccoglievano
attorno a se scolari e diventavano dei veri caposcuola . I più insigni fra loro
diedero vita a scuole molte delle quali scomparvero in breve tempo, lasciando
spazio, nell’ambito dell’Ortodossia,
a quattro principali : hanafita, fondata da Abù Hanifah (m.767) e fiorente
nell’Asia centrale fra le popolazioni turche-tartare; malikita , fondata da Malik ibn Anas (m. 795),
diffusasi nell’Africa settentrionale, nella Mauritania e nel Sudan; schafeita, fondata da Muhammad ash Shàfi (767-820),
la cui zona d’influenza si localizzò in Somalia, Etiopia, Ciad, Kenya,
Manganica e nel delta egiziano ;hambalita, fondata da Ahmed Ibn Hanbal (780-855)che fiorì nell’Iraq centrale e
meridionale, in Siria, nell’Arabia centrale .
Fra gli eterodossi le maggiori scuole furono: gia’fari, probabilmente dovuta a
Gia’far as Sadiq (m.765), riconosciuta dagli sciiti imamiti e ismailiti della
Siria, dell’India, dell’Iraq, del Libano e della Persia; zaidita , attribuita a Zaid ibn Alì e diffusa nello
Yemen centrale; ibadita, risalente ad
Abd Allah ibn Ibad e fiorente in Algeria, Tunisia, Zanzibar.
Le differenze fra le varie scuole
sannite (od Ortodosse) dipendono dal periodo in cui si formarono e non
intaccano la vera sostanza dell’ortodossia , al punto che viene ammesso che il
seguace di una scuola possa in una particolare questione seguire l’insegnamento
di un’altra. In particolare si può dire che la differenza principale sta nel
metodo seguito dalle varie scuole e l’osservazione vale anche per quelle
eterodosse. Per tutte il fondamento del diritto è dato: dal Corano; dalla Sunnah, cioè il complesso delle tradizioni canoniche sui
detti (e i silenzi) e i fatti di Maometto; dall’igma , ossia l’accordo che su un tema
particolare si stabilisce fra i vari dottori ; dal qiyas , ossia le deduzioni tratte dai dottori della legge dalle
tre fonti precedenti . Il Califfo e i sovrani musulmani minori erano estranei a
tutto il movimento delle scuole, limitandosi a scegliere una scuola piuttosto
che un’altra per i loro territori (scelta d’altronde determinata dalla presenza
più o meno cospicua di seguaci di una scuola fra i propri sudditi) e nel
dettare istruzioni ai qàdì per la
casistica lasciata libera dai dottori . Solo in età moderna questo ambito si è
notevolmente esteso nei contatti sempre più complessi con il resto del mondo:
sono così decadute le norme per il sistema fiscale, la legge del taglione, le
pene stabilite dal Corano per il foro interno. Essendo pertinenza del sovrano
tutta l’amministrazione della giustizia, con l’allontanarsi nel tempo dalle
fonti originarie, anche nel campo legislativosi creò una doppia giurisdizione,
l’una lasciata al sovrano per le questioni che non richiedevano approfondimenti
specifici, mentre queste ultime venivano attribuite al qàdì. Nell’Impero
musulmano, alla fine del secolo XIX, il campo di giurisdizione del qùadì fu
ridotto al diritto di famiglia, successorio e allo stato delle persone.
L’esempio fu seguito anche dall’Egitto e, con varianti, in Tunisia, nel
Marocco, nella Siria, nel Libano e in Palestina. Con l’istruzione della
Repubblica in Turchia il diritto Musulmano fu abolito (1926). La forza della
tradizione musulmana invece è ancora molto efficace tra i Beduini, i Somali, i
Cabili dell’Algeria e i Berberi del Marocco . L’introduzione della costituzione
in Egitto (1923), nell’Iraq (1924) e in
Siria (1930) ha privato del diritto di
legiferare i dottori musulmani a
vantaggio dei parlamenti. In iran, dove la costituzione laica si era avuta nel
1906, una forte opposizione ha costretto nel 1979 alla fuga dello scià e si è
costituita una Repubblica che ha ripristinato integralmente il diritto
islamico.
L’espansionismo Islamico:
La storia politica del mondo
islamico si confonde ovviamente con quella degli Arabi in un primo periodo che, per grandi linee ,
si conclude con il tramonto del califfato omayyade (750) . Ma già in
quest’epoca, pur dominata dalla fede e dal valore militare degli Arabi, l’Islam
si presentava con un credo orientato in senso universalistico e gli “
islamizzati “ non erano meno numerosi ne meno fedeli a Maometto dei musulmani
d’Arabia. Sin dal primo secolo dopo la morte del profeta, il suo messaggio era
arrivato all’Atlantico (Marocco) e alla Spagna da un lato, alla Persia e
all’India dall’altro e pertanto non era più unicamente arabo ne portato
esclusivamente dagli Arabi. Il distacco tra il mondo arabo e quello ben più vasto,
che si può chiamare Islamico, si fece più evidente con l’avvento della dinastia degli Abbasidi. Arabi, anzi meccani, costoro
inaugurarono un nuovo tipo di impero che si fondava non tanto sulla superiorità
degli Arabi quanto sul fermentare inquito dei popoli sottomessi, non tanto
sull’ortodossia sannita, quanto sul
ribellismo sciita (almeno in un primo tempo) . Baghdad non riuscì però ad
imitare Damasco e quello che era stato un impero unitario e compatto divenne un
tentativo, a volte velleitario, di organizzazione politica estesa a tutti i
popoli dell’Islam. Il califfato abbaside (750-1258) fu caratterizzato da un
eclettismo culturale molto accentuato che mise la civiltà islamica a contatto
con influenze persiane, siriache, greche, bizantine e rappresentò d’altro canto
il fallimento di un autoritarismo politico-religioso che aveva animato a lungo il mondo islamico. Già nel secolo X si
erano affermati due altri califfi: quello d’Egitto (fatimita e quindi sciita) e
quello di Cordova (omayyade) . Nel secolo XI gli Arabi, frenati da un ostinata
tendenza al particolarismo , videro veramente sgretolarsi la loro supremazia. I
Turchi da est, i Berberi da ovest si fecero paladini dell’Islam più ortodosso.
I Turchi Selgiuchidi occuparono Siria, Palestina, parte dell’Asia minore,
minacciarono Costantinopoli, si difesero dai Crociati dell’Occidente. Più tardi
(secolo XIV) i Turchi Ottomani, sostituendosi
ai Selgiuchidi, incalzarono i Bizantini penetrarono nella penisola
balcanica e finalmente conquistarono
Costantinopoli (1453). L’impero Ottomano si estese poi verso il cuore
dell’Europa(secolo XV-XVII) varcò il
Danubio, minacciò Venezia e Vienna, avvolse tutto il Mar Nero, si insediò in
Mesopotamia, Siria, Palestina, Egitto, occupò le terre migliori dell’Arabia e
dell’Africa del nord sino all’Algeria. D’importanza assai più ridotta fu lo
sforzo dei Berberi dell’Africa occidentale, che con gli Almoravidi (secolo
XI-XII) e gli Almohadi (secolo XII-XIII)
cercarono di restaurare l’ortodossia e i valori religiosi in una Spagna dove
l’Islam stava ormai perdendo terreno.. Non meno importante dell’espansione
militare fu, per l’Islam , la penetrazione pacifica, ossia la “ diffusione
della fede” in senso proprio.
Se Turchi e Mongoli islamizzati
conquistarono l’India con le armi,
l’Indonesia, come del resto parecchie regioni dell’Africa nera, assorbì
lentamente ma sicuramente il verbo musulmano.
La storia dell’Islam , almeno
sino al secolo XIX, è apparentemente la storia di una conquista bellica; ma un
esame più attento ci induce oggi a considerare prevalente l’azione d’uomini di
fede e preghiera (pellegrini, mercanti,persino negrieri).
Quello ottomano fu comunque il
più serio tentativo di rinnovare l’antica unità politico-religiosa dell’Islam,
tentativo peraltro destinato a fallire, minato dalla pressione ideologica oltre
che politica ed economica dell’Occidente. Le risposte alla sfida europea si
collocarono su piani diversi. Alcune élites promossero un rinnovamento
dell’ideologia islamica , recependo, con accenti diversi, i nuovi ideali di
libertà, nazione, progresso scientifico. Questo movimento ebbe i suoi centri in
Egitto. Persia e India. Sul versante opposto si volle invece fare leva
sull’affiliazione religiosa per riproporre una politica reazionaria, di
assoluta fedeltà al passato. Accanto al sultano ottomano Abd ul hamid II che
promosse una crociata panislamica allo scopo di cementare le scricchiolanti
strutture del proprio stato, vanno allineati in questo ambito i movimenti politico-religiosi del Mahdì
(Sudan) e dei wahhabiti (Arabia) . Entrambe le tendenze andarono incontro a
pesanti sconfitte: in alcuni paesi (per esempio Turchia e Iran) il nazionalismo che poteva radicarsi e trarre
alimento da un glorioso passato preislamico , ebbe risvolti ostili all’Islam;
in altri ( la stessa Turchia e la
Tunisia ) il riformismo islamico fu costretto a cedere il
posto a un’ideologia decisamente laica; raramente le interpretazioni
tradizionali dell’Islam acquistarono un
rilievo politico..
Tutto ciò favorì lo sviluppo di
un apologetica concordista, diretta a dimostrare che i precetti dell’Islam non
ostacolano la realizzazione delle aspirazioni dei musulmani contemporanei,
propensa più a giustificare a posteriori che a indirizzare le scelte politiche
(si veda il socialismo islamico) . Generalmente l’Islam è interpretato come un
valore di identificazione nazionale o culturale e, tranne qualche eccezione,
(l’Arabia Saudita, il Pakistan e, per un certo verso, la Libia l’Algeria e il
Marocco), rimane un modo di vita soltanto per le masse popolari. Il sentimento
d’unità islamica affiora soprattutto a livello della pietà popolare e acquista
importanza politica soltanto in circostanze particolari.
Abolito il Califfato nel 1924,
l’Islam ha trovato un punto di raccordo in periodiche Conferenze islamiche, la
prima delle quali fu tenuta nel 1926. Ma se è vero che le convergenze tra gli
Stati musulmani appaiono più come la conseguenza di comuni interessi
economico-sociali che non
nell’appartenenza alla stessa fede, va tuttavia osservato che con la fine degli anni settanta si è
andato delineando e via via
rafforzando una tendenza integralista.
Infatti la netta separazione tra
vita religiosa e assetto istituzionale
che si era affermata in molti stati con popolazione a maggioranza
islamica ha subito una battuta d’arresto con la rivoluzione iraniana dove il
rovesciamento dello scià di Persia (1979)
ha favorito una costituzione di una Repubblica Islamica strettamente
controllata dai vertici religiosi di rito sciita. L’esempio offerto dall’Iran,
unito dalle sempre crescenti difficoltà politiche ed economiche incontrate dai
regimi laici al potere negli stati a prevalenza religiosa musulmana, ha
rilanciato il fondamentalismo islamico.
Tra i molti segnali della
vigorosa ripresa di questo fenomeno che ha attecchito particolarmente negli
stati più poveri delle società in cui esso si manifesta, vanno almeno ricordate
le numerose dimostrazioni a favore di Saddam Husayn durante la guerra del Golfo
e il forte radicamento visibile anche nei clamorosi successi alle elezioni
amministrative (1990) e politiche (1991) del partito fondamentalista (Fronte
Islamico di Salvezza , F.I.S.) in Algeria. Qui proprio per impedire l’esercizio
del potere da parte del F.I.S. , è intervenuto un colpo di stato (1992) cui
hanno fatto seguito l’arresto di numerosi capi religiosi e una dura repressione
che non è riuscita però ad impedire del tutto la mobilitazione popolare a
favore di una visione integralista della società e dello stato Algerino.
SCIITI E SUNNITI
Sciiti: dall’ingelse shiite,
dall’arabo sì ab, setta, fazione.
Nome dato ai seguaci di diverse
sette islamiche tutte sostenitrici del diritto di Alì al califfato, dopo la morte di Maometto. Appena morto il
profeta infatti Alì aveva sostenuto
il diritto alla successione, ma il potere era gia in mano agli “ amici del
profeta” e l’energico Abù Bakr non se lo
lasciò sfuggire dalle mani: dopo l’omaggio dei Banù Sa ida egli fu eletto Califfo.
Alì continuò a rivendicare i suoi
diritti, ma con la morte di Fàtima riconobbe l’autorità di Abù Bakr .
Dopo l’assassinio del califfo
Othmàn, Alì fu riconosciuto nuovo califfo degli abitanti di Kufa, ma ebbe di
fronte diversi avversari e prima che potesse sbaragliarli fu ucciso da un karigita (661) .
L’uccisione del loro capo acuì
nei suoi seguaci l’impegno a continuare l’opera: essi rivendicarono il diritto
alla successione per i suoi discendenti, rivestendo la loro rivendicazione di
motivi religiosi fino ad affermare che “ chiunque muoia senza aver conosciuto
il vero imam del suo tempo, fa la morte di un infedele”. Con il tempo la setta
sciita andò spogliandosi sempre più degli aspetti politico-dinastici per
purificarsi in una progressiva caratterizzazione religiosa che divenne una vera
ideologia. Contribuirono a questa trasformazione anche i continui rovesci
politici a cui la setta andò incontro (degli Alidi, i discendenti dei figli
delle dieci mogli di Alì, nessuno divenne imam , subirono persecuzioni dagli Omayyadi
e dagli Abbasidi , molti caddero assassinati, altri sacrificarono la
vita in impossibili insurrezioni).
L’Imam era venerato come un
intermediario di salvezza, una manifestazione di Dio (teofania) e l’elemento
divino che in lui agiva non si
disperdeva con la sua morte ma si trasmetteva intatto la nuovo imam . Proiettava
una visione escatologica, la dottrina sciita parla di un imam “nascosto” , il Mahdì, che verrà alla fine dei tempi
per ristabilire l’ordine turbato dal califfato. E’ ormai chiara nel movimento
la contrapposizione tra imam e Califfo : il primo era fedele custode di tutto il
retaggio religioso del Profeta e quindi aveva tutti i titoli per dirigere il
mondo musulmano nell’ambito religioso e politico; il secondo rappresentava
l’immissione nel contesto islamico di pratiche politiche violente e una decadenza di valori religiosi, quindi
non poteva pretendere di dirigere i fedeli musulmani.
Questa posizione di rigida
ortodossia causò agli sciiti o persecuzioni continue , per cui dovettero usare
molta precauzione (taqiyya) e mimetizzarsi per poter convivere con gli altri gruppi
islamici. Duri invece furono con i seguaci di religioni diverse, negando ogni
commistione nei principi religiosi e specialmente non permettendo matrimoni
misti. Anche nel calendario liturgico gli sciiti, accanto alle feste comuni a
tutti i musulmani, ne celebravano di proprie in onore dei propri martiri ;
propri furono anche i manuali di preghiere; partecipavano naturalmente al
grande pellegrinaggio alla Mecca, ma in particolare visitavano le tombe degli
Imam e dei martiri. In processo di tempo gli sciiti si divisero in diversi
movimenti dei quali i principali sono : Zaiditi,
seguaci dell’alide Zaid ben Alì, che cercarono di abbattere il califfato
omayyade, ma l’assassino di Zaid fece
fallire l’impresa.
Dal lato dottrinario formarono un
coacervo di otto scuole senza alcuna unità; Hasimiyya o Kaysaniyya, due gruppi di una setta molto frammentata e
senza unità: specialmente i Kaisaniti svilupparono il carattere
escatologico dell’imam trasformato in Mahdì; Duodecimani (Itnà-asariyya),
, credevano che gli imam non dovessero essere
più di dodici. Il dodicesimo non era morto, ma viveva, nascosto in
attesa del ritorno, quindi bisognava attenderlo e nel frattempo nessun altro
imam doveva sostituirlo; Hurufiti ,
setta che, sorta nel secolo XIV, ha elaborato una nutrita teologia per la quale
il mondo è eterno e soggetto a cicli,
ognuno dominato da una teofania ; nel primo ciclo si ha la teofania di Adamo;
dopo l’ultimo si avrà il giudizio finale . Il divino si manifesta nel mondo
attraverso i profeti, i santi e le
ipostasi divine . La teofania divina avverrà in Fadh Allah. Gli sciiti hanno prodotto nei secoli una letteratura
teologica immensa, compensando con l’attività polemica ed erudita i continui
insuccessi politici e mondani.
Tematica costante furono le
questioni dell’imanato, la valutazione teologica e legale dei primi califfi, l’occultamento
dell’imam, le forme legali del matrimonio temporaneo, l’esegesi mistica del
Corano. Centro di questo vasto movimento religioso-culturale fu la Persia , dove gli sciiti
formavano un nucleo molto numeroso e compatto, esercitando una vera influenza
anche su altri aspetti della vita del paese.
Sunniti: dall’inglese
sannite , dall’arabo sùnnah,( norma regola) .
Nome generico per indicare i
seguaci dell’ortodossia islamica, ossia della formulazione più diffusa
dell’Islam e che riunisce la maggioranza
musulmana , in contrapposizione alle varie eterodossie e soprattutto
agli Sciiti dai quali si distinsero fin dall’inizio per ragioni d’ordine
storico e pratico più che teorico.
I Sunniti sono i seguaci della corrente di
maggioranza dell’Islam. Il nome deriva da sunnah che significa “tradizione” e
sunniti sono pertanto i musulmani che si riconoscono nella tradizione .In
realtà, da questo punto di vista, sarebbero sunniti anche gli sciiti che, come
tutti i musulmani, fanno riferimento, oltre che al Corano, anche alle parole,
alla vita e agli atti (hadit) di Maometto testimoniati appunto dalla
tradizione. Ma la differenza fondamentale fra la componente maggioritaria e
quella minoritaria della comunità islamica riguarda la presenza e il ruolo
della gerarchia religiosa. L’Islam infatti non è mai stato strutturato come la
chiesa cristiana, con patriarchi o papi, ed i sunniti riconoscono come autorità
religiosa la comunità dei fedeli, come una forma di autodeterminazione ma nel
rispetto dell’affermazione di Maometto: “La comunità dei credenti non si
accorderà mai su un errore”. Gli sciiti o shia rappresentano la minoranza,
staccatasi dal gruppo più consistente dei sunniti dopo la morte di Maometto .Fu
la ricerca di un suo successore a provocare tale scissione .Gli Sciiti
sottolineano il ruolo particolare di Alì come nuovo leader dopo Maometto, lui
che di Maometto era cugino e genero in quanto sposò la figlia
Fatima unica sopravvissuta del profeta. Questo stretto rapporto di
parentela fu motivo di legittima successione per gli sciiti, e di scissione
rispetto al resto della comunità isalmica. Lo stesso nome, sciiti, deriva da
Shiat Alì, cioè la fazione di Alì. Il fondamento canonico della loro fede è
costituito da alcune parole di Maometto, riguardanti Alì, dal significato
alquanto oscuro e riportate dal Corano.Mentre Alì x i sunniti è l’ultimo dei ”
quattro califfi aventi diritto”, per gli sciiti i primi tre califfi sono soltanto
degli usurpatori. Questi fanno proseguire la serie dei loro iman con i diretti
consanguinei di Alì e Fatima che storicamente rimasero esclusi dal potere
politico.
La fede nell’iman assunse molto presto una componente sacra e fu associata alla fede nell’”atteso”(mahdi;al-Mahdi, letteralmente ” il legittimo inviato”) alla fine dei tempi.Nacque così una fede nel redentore che era ed è accompagnata da utopie sociopolitiche.Perciò la storia della shia è stata sempre caratterizzata da inquietudine religiosa e politica, ma anche da sincera aspirazione alla salvazione, e ha assunto , in parte, tratti socio- rivoluzionari.Sotto molti aspetti, soprattutto quello dei doveri pratici dei fedeli, lo sciitismo non si differenzia radicalmente dall’islam ufficiale però con la concreta speranza in un regno della giustizia e dell’uguaglianza terrena sotto l’iman che ritorna, la shia è diventata nel corso della storia il bacino di raccolta ininterrotta delle persone socialmente insoddisfatte e dei rivoluzionari.Con la sua cosmologia e con l’assorbimento di correnti spirituali assai diverse, essa ha esercitato sempre un grande potere d’attrazione sugli intellettuali islamici.
In alcuni punti, per esempio il messianismo, attesa della salvezza, infallibilità degli iman, la shia si trova concettualmente vicina al cristianesimo e anche all’ebraismo.
Per quanto riguarda le differenze teologiche si può dire che anche se per lo sciitismo valgono le “5 colonne dell’islam”, esso è contraddistinto da una serie di modifiche e particolarità.Ad esempio, gli sciiti aggiungono alla generale professione di fede(shahada) la postilla :” e Alì è amico di Dio”; all’elemosina legale (zaqat) affiancano un altro tributo, già citato nel Corano, il”quinto”, e oltre ai pellegrinaggi alla Mecca( hagg) risultano meritevoli quelli che si effettuano ai sepolcri degli iman, ma a parte ogni divergenza di usanze religiose e comunitarie, e oltre le teorie dello iman mahdi, la divergenza di fondo tra sunniti e sciiti sta nella determinazione della Sunna, e cioè qual è l’autorità che ha il poter di dirimere le controversie e di fissare in ultima istanza la credenza o la pratica religiosa a cui bisogna aderire. I sunniti rispondono che è il consenso universale, ma gli sciiti obiettano che tale consenso universale della comunità musulmana non può costituire l’ultima autorità, poiché è precisamente tale consenso che bisogna ottenere, e d’altra parte non vi è nell’islam un concilio o istituzione qualsiasi che possa stabilire, provocare o constatare tale consenso universale.
Tale base profonda della divergenza tra Sunna e Shiia può spiegare sia le violente lotte tra le due tendenze lungo tutta la storia islamica, sia le tensioni attuali e gli atteggiamenti di tipo politico nelle diverse componenti dell’islam moderno.La Shiia ha prodotto tre forme principali di essa:la Shiia moderata, media, e
estrema (quluww, eccesso) diffuse indifferentemente nel mondo islamico, per cui
i conflitti originari si ripetono sugli schemi ideologici del passato, ma con
un contenzioso politico che muta a seconda dei tempi e delle situazioni
politiche generali o interne. Lo scopo di quest’articolo è di permettere una
più ampia conoscenza delle culture che sempre di più avvolgono e si integrano
nel nostro paese. ’Islam la fa da padrone in questo senso. Stiamo parlando di
un mondo che è sempre più presente e che può essere una possibilità di
confronto, arricchimento e crescita. Ognuno di noi è dotato di predi e difetti
ed ogni cultura ha lati buoni e meno buoni. Solo conoscendoci di più potremo realizzare
l’evoluzione della cultura globale. In particolare speso sentiamo termini di
cui non conosciamo l’esatto significato. Uno di questi è il termine Sciiti. Naturalmente
deriva dall’arabo Shia ovvero partito. Sono
i musulmani scismatici, e sono anche detti i Partigiani della famiglia del
quarto califfo ‘Alīī ibn Tặlib, cugino e
genero del profeta Maometto, e dei suoi discendenti (Alidi).Sciismo è dunque anzitutto “il partito degli Alidi”. Per loro è fondamentale la
devozione politica che ha dato luogo a un vero e proprio legittimismo alide
.Bisogna tenere conto degli elementi del diritto pubblico musulmano ortodossoo
sunnita per comprendere pieno il principio fondamentale di carattere religioso,
secondo cui la persona di Maometto “suggello dei
Profeti”, esaurisce ogni funzione di
intermedietarietà fra Dio e l’uomo, per cui l’Islam, dopo Maometto, può avere
capi (Imam)
solamente politici; il principio fondamentale politico-sociale, secondo cui la
successione di Maometto,
meramente politica, non deve a rigore avvenire per trasmissione ereditaria e
dinastica .Gli Sciiti negano l’uno e l’altro, in sede filosofica e teorica,
ammettono la continuazione di quella intermedietarietà che è negata dai Sanniti; con la caratteristica ulteriore di
un’esaltazione dell’intermediario, successore di Maometto, talora più, talora
meno pronunciata, spesso sproporzionata alla funzione di successore, sia pure
religioso,del Profeta. Lo Sciismo, in senso tecnico, fa del concetto di imam materia di elaborazione teologica. Grosso
modo, si può dire che per tutti gli Sciiti l’imam, capo della comunità,
successore di Maometto, è intermediario fra Dio e la comunità stessa; l’imam è
illuminato da Dio, imam legittimo è colui che si dimostra tale attraverso le
sue azioni politiche e militari; l’imam è ispirato da Dio, interpreta in
maniera autentica la sua volontà espressa nel Corano, non fallisce, non pecca;
l’imam è vera e propria manifestazione di virtù divine, o di Dio stesso. A
questo potremmo aggiungere che così come i preti cristiani non sono infallibili
anche gli imam lo sono altrettanto. Ogni tanto ci si dimentica che ognuno di
noi è vincolato alla sua dimensione umana, con pregi e difetti e con peccati e
virtù. Non esiste nessun uomo che ne è esente, compresi gli imam. Sunniti si
usa per ndicare i musulmani ortodossi, cioè la stragrande maggioranza dei
fedeli. Dell’Islam, i quali sono uniti da un complesso di credenze religiose e
di principi politici e giuridico-pubblici che si sono venuti formando nei primi
secoli dell’Islam per il consenso di teologi, a cui si dà il nome di sunnismo,
in opposizione al credo e alle norme degli Sciiti che avevano come presupposto
l’integrazione divina data dalla volontà e sunna degli imam discendenti del
profeta
La fede nell’iman assunse molto presto una componente sacra e fu associata alla fede nell’”atteso”(mahdi;al-Mahdi, letteralmente ” il legittimo inviato”) alla fine dei tempi.Nacque così una fede nel redentore che era ed è accompagnata da utopie sociopolitiche.Perciò la storia della shia è stata sempre caratterizzata da inquietudine religiosa e politica, ma anche da sincera aspirazione alla salvazione, e ha assunto , in parte, tratti socio- rivoluzionari.Sotto molti aspetti, soprattutto quello dei doveri pratici dei fedeli, lo sciitismo non si differenzia radicalmente dall’islam ufficiale però con la concreta speranza in un regno della giustizia e dell’uguaglianza terrena sotto l’iman che ritorna, la shia è diventata nel corso della storia il bacino di raccolta ininterrotta delle persone socialmente insoddisfatte e dei rivoluzionari.Con la sua cosmologia e con l’assorbimento di correnti spirituali assai diverse, essa ha esercitato sempre un grande potere d’attrazione sugli intellettuali islamici.
In alcuni punti, per esempio il messianismo, attesa della salvezza, infallibilità degli iman, la shia si trova concettualmente vicina al cristianesimo e anche all’ebraismo.
Per quanto riguarda le differenze teologiche si può dire che anche se per lo sciitismo valgono le “5 colonne dell’islam”, esso è contraddistinto da una serie di modifiche e particolarità.Ad esempio, gli sciiti aggiungono alla generale professione di fede(shahada) la postilla :” e Alì è amico di Dio”; all’elemosina legale (zaqat) affiancano un altro tributo, già citato nel Corano, il”quinto”, e oltre ai pellegrinaggi alla Mecca( hagg) risultano meritevoli quelli che si effettuano ai sepolcri degli iman, ma a parte ogni divergenza di usanze religiose e comunitarie, e oltre le teorie dello iman mahdi, la divergenza di fondo tra sunniti e sciiti sta nella determinazione della Sunna, e cioè qual è l’autorità che ha il poter di dirimere le controversie e di fissare in ultima istanza la credenza o la pratica religiosa a cui bisogna aderire. I sunniti rispondono che è il consenso universale, ma gli sciiti obiettano che tale consenso universale della comunità musulmana non può costituire l’ultima autorità, poiché è precisamente tale consenso che bisogna ottenere, e d’altra parte non vi è nell’islam un concilio o istituzione qualsiasi che possa stabilire, provocare o constatare tale consenso universale.
Tale base profonda della divergenza tra Sunna e Shiia può spiegare sia le violente lotte tra le due tendenze lungo tutta la storia islamica, sia le tensioni attuali e gli atteggiamenti di tipo politico nelle diverse componenti dell’islam moderno.La Shiia ha prodotto tre forme principali di essa:
Nessun commento:
Posta un commento