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martedì 13 maggio 2014

ISLAM

ISLAM
Islam: dall’arabo; sottomissione totale alla volontà divina. La religione fondata da Maometto e il sistema sociale  e politico che ne conseguì; anche il panorama storico, culturale artistico che prendono avvio nell’Arabia del profeta  si estese dai paesi  dell’Asia centro meridionale, del nord ovest africano, dell’area baltica fino alla penisola iberica.
La religione islamica si sviluppò in stretta connessione  con le vicende  e attività personali  del suo fondatore , diventando prima espressione culturale di una comunità politica , e poi, dopo aver fomentato  la spettacolosa espansione araba, la religione di un imponente massa di fedeli e una delle tre grandi religioni  universalistiche moderne ( le altre due sono il cristianesimo ed il buddhismo ) .
L’Islam nasce nella prima metà del secolo VII . L’ambiente , l’Higiaz, era religiosamente caratterizzato da culti e credenze che l’Islam stesso,  sulla falsariga della polemica antipoliteistica ebraica e cristiana, definisce politeistiche. C’è da dubitare dell’esistenza di un politeismo vero e proprio, anche se vigeva un termine , allàh , che in altre lingue semitiche  significata “ Dio” .
D’altra parte non si possono neppure attribuire  alla fase pre islamica  della cultura araba  condizioni di tipo primitivo : il Paese confinava pur sempre con civiltà superiori , quali l’impero romano d’Oriente e l’impero persiano ; e comunque si sa  di una diffusione sia da parte ebraico cristiana e sia da parte mazdea di un vago indirizzo monoteistico , al quale si adeguavano  coloro che gli Arabi stessi chiamavano hanifin , praticanti , prima dell’Islam , una vita religiosa diversa dalle masse legate  alle religioni tribali .
In questo ambiente Maometto  cominciò a predicare la nuova religione , che egli presentava come una rivelazione fattagli direttamente da Dio . In veste di profeta (rasul) Maometto  conseguì successi nella sua città natale, La Mecca , ma trovò anche un opposizione politica; perciò si trasferì nell’altro centro importante dell’Higiaz, Yatrib, che per gli islamici divenne la Città per antonomasia, ossia Medina.
Il 622, l’anno del distacco (hijra egira) dalla Mecca, segnò ufficialmente la nascita della nuova religione , secondo la tradizione islamica che da quell’anno fa decorrere  la propria era, rinunciando alla cronologia cristiana.
Il messaggio di Maometto è contenuto in un libro sacro, il Corano, dal quale emerge la credenza di un Dio unico, onnipotente e personale, Allàh . Le sue caratteristiche , più che da una elaborazione  teologica, emergono dalla rivelazioni che Allah fornisce al suo profeta  di volta in volta, secondo le diverse contingenze, a volte persino in contraddizione con quanto disposto in precedenza. Allàh si esprime ai livelli più diversi: ora reclama la conversione degli uomini in vista del Giudizio universale, e ora da disposizioni per la soluzione di una controversia d’ordine legale o amministrativo.Questa mancanza di una teologia sistematica si spiega con l’iniziale adesione teorica al dettato biblico, per cui non si aveva tanto la coscienza ne il proposito di fondare una nuova religione, quanto l’idea di rinnovare la prassi religiosa, così come risultava dall’esperienza ebraico cristiana.. Il rinnovamento, pertanto, non era contenuto nei limiti della forma religiosa, ma acquistava i caratteri di una rinascita culturale della nazione Araba. Attraverso l’Islam la nazione Araba prese coscienza di se e si confrontò col mondo in un processo espansionistico che nel termine di  pochi decenni la portò a conquistare una larga zona dell’ecumene.
Per quanto riguarda il culto , l’islamismo non è caratterizzato  tanto dai riti , quanto dall’adesione  totale alla volontà di Dio . Non che abbia eliminato  il ritualismo proprio  a ogni forma di religione , ma non lo ha codificato  in termini eccessivamente  ristretti , o meglio non ha esercitato  un reale sforzo  di codificazione  delle pratiche rituali  più diverse che gli sono venute  sia dalla tradizione Araba , sia da certi dettati  coranici  e sia dalle tradizioni dei popoli conquistati. La precettistica culturale si riduce  ai cosiddetti “ cinque pilastri” della fede: la professione di fede, il versamento della decima  alla comunità, l’esecuzione delle cinque preghiere giornaliere , il digiuno nel mese di Ramadan e il pellegrinaggio alla Mecca.
La preghiera è una espressione della dedizione a Dio ; è una affermazione dell’Islam  di portata cosmica : cinque volte al giorno , alla stessa ora, con gli stessi gesti , e rivolti nella stessa direzione  (La Mecca) , tutti coloro  che praticano l’Islam (muslim, Musulmano) confermano l’esistenza di Dio  e la loro propria esistenza  come corpo mistico  indivisibile .
Il Venerdì, il giorno sacro scelto da Maometto  per distinguersi dagli ebrei celebranti il sabato e dai cristiani celebranti la domenica, si prega collettivamente nella Moschea: la funzione, introdotta da una predica, per essere valida deve essere celebrata alla presenza di almeno 40 uomini. Il digiuno, accompagnato dall’astinenza sessuale, distingue il mese “ sacro”  di ramadan , con il mese che fonda l’anno (e il mondo) . Il Ramadan è il mese in cui Dio  ha inviato la rivelazione al Profeta , e pertanto va distinto con un comportamento ritualizzato . Al riguardo si ricorda  che digiuno e astinenza sessuale non vanno intesi tanto come rinunce in onore di Dio , quanto come rovesciamento dell’ordine usuale ; infatti il divieto di mangiare e di avere rapporti sessuali  vale soltanto per le ore diurne , mentre di notte tutto è permesso, come a significare che l’attività mondana , normalmente svolta di giorno , in questo periodo eccezionale si svolge di notte. Il pellegrinaggio alla mecca , che ogni musulmano deve compiere almeno una volta nella vita , è la continuazione , in chiave islamica,  di un antico culto pagano che si prestava a una pietra nera  racchiusa in una costruzione cubica (Ka’ba) della città. Proprio questo culto La Mecca doveva la sua importanza religiosa nel mondo arabo preislamico e d’altra parte , proprio questa importanza  fu decisiva per la nascita  e il primo sviluppo dell’ islamismo.
La dogmatica dell’Islam  si richiama a tre fonti: il Corano (rivelazione esplicita) , la Sunnah o la tradizione sul comportamento di Maometto ( rivelazione implicita) e il consenso della comunità.
La formula più nota che sintetizza la credenza islamica è la shahadah: “ Non vi è altro Dio al di fuori di Dio e Maometto è il suo profeta”. Tra Dio e gli uomini agiscono  come esseri intermedi  gli angeli che Dio ha formato di luce; non hanno sesso e trascorrono il tempo nella lode di Dio in Cielo. E’ un angelo, e precisamente Gabriele, che ha avuto il compito di trasmettere a maometto la rivelazione divina. Il diavolo (Iblis) è un angelo decaduto per non avere voluto adorare Adamo. Di derivazione pagana è la credenza in certi spiriti, detti ginn . Nel campo d’azione profetica, si distingue tra profeti e inviati: i primi hanno avuto il compito di conservare il vero culto e i secondi quello di trasmettere la rivelazione. Maometto è l’ultimo Profeta-Inviato di una serie che nel Corano è di 25 ma che, secondo la tradizione, raggiunge la cifra di 124000.
Maometto, quale ultimo e definitivo Profeta-Inviato , viene detto nel Corano stesso Khatam (Suggello). Gesù Cristo viene interpretato come un inviato. La credenza nell’immortalità dell’anima è fondamentale ; a essa consegue una rappresentazione dell’aldilà  come Paradiso ( Giannah o Firdaus)  e come Inferno  o Geenna , a cui si è destinati  secondo i meriti conseguiti  in vita. L’escatologia si completa con l’idea di un fine del mondo  e di un Giudizio Universale . Credenze a volte soltanto collaterali , ma comunque diverse , distinguono le varie sette eterodosse. Di particolare sviluppo  sono le credenze  nell’iman e nel mahdi.
Dato che con l’islam nasce non soltanto una religione ma una completa unità culturale , con dimensioni , pertanto,  anche socio politiche (oltre che artistiche e letterarie) , non fa meraviglia  che il suo sviluppo sia condizionato  da rivalità e lotte politiche , nelle quali il problema  del poter temporale  coincideva con il potere spirituale. La carica di Califfo , ossia capo dell’Islam , fu contesa da due grandi famiglie , quella degli Omniadi e quella degli Alidi , finchè si giunse  a una scissione del corpo islamico in due grandi parti con conseguenze di grandissima portata  anche per la definizione della fede .
Il partito degli Alidi  diede forma all’eresia sciita ( Ski’a) la quale con il tempo assimilò ed elaborò ideologie di varia provenienza, estranee all’Islam originario. L’unità culturale islamica  si espresse anche come un sistema di leggi , fomentando l’azione di giureconsulti che si svolse parallelamente all’azione teologica  vera e propria , talvolta addirittura intralciandone il passo. Le questioni teologiche  più dibattute furono: il libero arbitrio , che nell’ortodossia fu parzialmente negato  in favore della predestinazione ; la validità delle leggi naturali  e delle spiegazioni  razionali riguardo  ai principi islamici . Più per contrasto alle elaborazioni giuridiche e teologiche , che non contro i principi  generali dell’Islam  , che di per se è già completa dedizione  a Dio, sorgono le formazioni mistiche  islamiche. I mistici islamici , detti sufi, donde sufismo, il misticismo  islamico , si ritiravano dal mondo  per dedicarsi alla contemplazione  di Dio , mediante ascesi e mortificazioni. Attorno ad essi in qualche modo si polarizzava la religiosità del popolo , in un alone di stima  e venerazione . Considerati come santi , se ne venerarono le tombe ; e , come maestri, si formarono attorno a loro gruppi di discepoli che, a partire dal secolo XIII, diedero luogo a veri e propri ordini monastici . Nel fenomeno generale  del misticismo va compresa l’azione di quei santoni , noti con il nome di dervisci , che raggiungevano l’estasi mediante danze estenuanti , musiche , autoferimenti, e ripetizione meccanica  di formule sacre. Al misticismo pratico si deve aggiungere il misticismo filosofico  o teologico, e soprattutto quello poetico , che ha dato vita ad una letteratura i cui influssi , come espressione assoluta di religiosità, sono rinvenibili a tutti i livelli e in ogni particolare  indirizzo della religione.
Il Sistema Politico:
Il sistema politico dell’Islam  è strettamente connesso al sistema religioso. L’insegnamento del Corano dirige tutto l’orientamento politico del mondo musulmano e gli impone le sue norme. I due concetti più interessanti di questo sistema sono quelli della guerra santa  e del califfato.
La guerra santa (gihad) è l’elemento dinamico della storia islamica ; attraverso di essa si realizzarono  l’impero islamico , l’espansione della fede sino ai confini lontanissimi , la diffusione della civiltà arabo-islamica in molte parti del mondo . La Gihad è considerata dai musulmani  come il sesto pilastro  della fede da aggiungere  ai cinque fondamentali ; ma a differenza di questi, non costituisce un dovere personale  per ogni credente , bensì un dovere collettivo : il precetto si può ritenere adempiuto  quando tutta la comunità  o almeno una parte di essa  si impegna valorosamente  in una guerra contro gli infedeli . Il dar al-islam (territorio dell’Islam ) è il territorio appartenente  ai seguaci della vera fede ; tutt’attorno si stende  il dar al harb (territorio di guerra )   che, dove fosse possibile , sarebbe doveroso trasformare  in dar al-islam .
I nemici che si convertono  alla fede islamica sono accolti nella comunità  dei fedeli: sugli altri si esercita  o la “conquista per forza” o la “conquista per trattato” In questo secondo caso , i popoli del Libro  (ebrei e cristiani)  divengono protetti, pagando un imposta fondiaria ; più tardi questa concessione  si allargherà anche agli idolatri. I protetti conserveranno  il possesso della terra  ed il diritto di praticare  il loro culto . La comunità musulmana  considerata un tutt’unico , è retta da un Kalifa o imam (califfo) , che è il successore o meglio il vicario di Maometto , non già all’insegnamento religioso (che il Corano esaurisce) , bensì nell’esercizio  di funzioni politiche e giudiziarie , ambito nel quale la sua autorità è illimitata.
Il Diritto:
Il diritto Islamico comprende  la Sheriah (legge religiosa) regolatrice del comportamento esterno del fedele  verso Allàh , verso se stesso  e verso il prossimo ; il fiqh, comprensivo del diritto  delle persone , familiare, successorio, patrimoniale , giudiziario  e penale, locale con un appendice riguardante  il rituale religioso (giuramenti, voti animali  per il sacrificio, cibi e bevande leciti ed illeciti, vesti e costumanze da evitare). Autore di questo diritto  fu Maometto , che dopo la sua emigrazione  (egira) dalla Mecca a Medina (622) provvide di volta in volta a dare le norme necessarie  alla vita sociale  del sorgente gruppo di nuovi credenti: norme di carattere giuridico , ma sempre emanazione  della sua missione  di “profeta” di Allah , portanti il segno della  parola di Dio , di cui egli aveva raccolto  la rivelazione . L’osservanza della legge  non era solo un dovere civile, ma anche religioso e il potere legislativo non era compito del sovrano ma dei dottori (ulama , preti della legge) . Su questi presupposti si fondava il principio cuius religio eius lex, la confessione religiosa cioè  determinava  la personalità del diritto. Il diritto musulmano  non conosce confini  di Stato, ma si applica, unico ed identico, ovunque esista una comunità musulmana . In questa dilazione a confini esclusivamente  religiosi cadono i concetti di nazione e cittadino . Per gli individui di altra religione conviventi con i musulmani, la legge islamica imponeva il rispetto dei diritti dei fedeli musulmani  a esso adeguando la libertà di professare la loro fede religiosa e di agire in conformità di questa. Di qui le numerose giurisdizioni  confessionali esistenti  nel mondo musulmano .
Il principio cranico della fratellanza faceva tutti i musulmani uguali davanti alla legge; solo gli schiavi subivano qualche restrizione, ma in misura lieve e frequenti sono le raccomandazioni per la loro liberazione ; nei processi sulle formalità, ridotte al minimo indispensabile, prevaleva la benevolenza e si ricercava con insistenza l’intenzione  con cui l’individuo aveva agito  e su quella ci si basava  pregiudicare . Anche nei contratti, tutti bonae fidei, prevaleva la preoccupazione morale : era rigorosamente vietata l’usura ed erano favorite le fondazioni pie : Elementi costitutivi di questo diritto erano le consuetudini vigenti prima di Maometto fra le popolazioni cittadine dell’Arabia nord-occidentale e le modifiche e innovazioni da lui apportatevi : si trattava però di un materiale inorganico, per cui se ne fece presto una sistemazione che a cinquant’anni dalla morte del profeta appare già realizzata per quanto riguarda gli elementi fondamentali. La rapida espansione dell’Islamismo  lo mise in contatto  con concezioni nuove  (ideologie greco. romane e persiane) e i dottori  musulmani cercarono  nell’insegnamento e negli atti di Maometto  gli elementi per ridurre nello spirito musulmano norme e consuetudini di questi popoli : per esempio, il trattamento riservato dal Profeta agli ebrei fu preso a base della posizione  giuridica fatta ai sudditi non musulmani per la proprietà fondiaria e i tributi.. Insegnanti ed interpreti del diritto erano i dottori, i quali senza alcun carattere ufficiale, raccoglievano attorno a se  scolari e diventavano  dei veri caposcuola . I più insigni fra loro diedero vita a scuole molte delle quali scomparvero in breve tempo, lasciando spazio, nell’ambito dell’Ortodossia, a quattro principali : hanafita, fondata da Abù Hanifah (m.767) e fiorente nell’Asia centrale fra le popolazioni turche-tartare; malikita , fondata da Malik ibn Anas (m. 795), diffusasi nell’Africa settentrionale, nella Mauritania e nel Sudan; schafeita, fondata da Muhammad ash Shàfi (767-820), la cui zona d’influenza si localizzò in Somalia, Etiopia, Ciad, Kenya, Manganica e nel delta egiziano ;hambalita, fondata da Ahmed Ibn Hanbal (780-855)che fiorì nell’Iraq centrale e meridionale, in Siria, nell’Arabia centrale .
Fra gli eterodossi le maggiori scuole furono: gia’fari, probabilmente dovuta a Gia’far as Sadiq (m.765), riconosciuta dagli sciiti imamiti e ismailiti della Siria, dell’India, dell’Iraq, del Libano e della Persia; zaidita , attribuita a Zaid ibn Alì e diffusa nello Yemen centrale; ibadita, risalente ad Abd Allah ibn Ibad e fiorente in Algeria, Tunisia, Zanzibar.
Le differenze fra le varie scuole sannite (od Ortodosse) dipendono dal periodo in cui si formarono e non intaccano la vera sostanza dell’ortodossia , al punto che viene ammesso che il seguace di una scuola possa in una particolare questione seguire l’insegnamento di un’altra. In particolare si può dire che la differenza principale sta nel metodo seguito dalle varie scuole e l’osservazione vale anche per quelle eterodosse. Per tutte il fondamento del diritto è dato: dal Corano; dalla Sunnah, cioè il complesso delle tradizioni canoniche sui detti (e i silenzi) e i fatti di Maometto; dall’igma  , ossia l’accordo che su un tema particolare si stabilisce fra i vari dottori ; dal qiyas , ossia le deduzioni tratte dai dottori della legge dalle tre fonti precedenti . Il Califfo e i sovrani musulmani minori erano estranei a tutto il movimento delle scuole, limitandosi a scegliere una scuola piuttosto che un’altra per i loro territori (scelta d’altronde determinata dalla presenza più o meno cospicua di seguaci di una scuola fra i propri sudditi) e nel dettare istruzioni  ai qàdì per la casistica lasciata libera dai dottori . Solo in età moderna questo ambito si è notevolmente esteso nei contatti sempre più complessi con il resto del mondo: sono così decadute le norme per il sistema fiscale, la legge del taglione, le pene stabilite dal Corano per il foro interno. Essendo pertinenza del sovrano tutta l’amministrazione della giustizia, con l’allontanarsi nel tempo dalle fonti originarie, anche nel campo legislativosi creò una doppia giurisdizione, l’una lasciata al sovrano per le questioni che non richiedevano approfondimenti specifici, mentre queste ultime venivano attribuite al qàdì. Nell’Impero musulmano, alla fine del secolo XIX, il campo di giurisdizione del qùadì fu ridotto al diritto di famiglia, successorio e allo stato delle persone. L’esempio fu seguito anche dall’Egitto e, con varianti, in Tunisia, nel Marocco, nella Siria, nel Libano e in Palestina. Con l’istruzione della Repubblica in Turchia il diritto Musulmano fu abolito (1926). La forza della tradizione musulmana invece è ancora molto efficace tra i Beduini, i Somali, i Cabili dell’Algeria e i Berberi del Marocco . L’introduzione della costituzione in Egitto (1923), nell’Iraq (1924)  e in Siria (1930) ha privato del diritto  di legiferare i dottori musulmani  a vantaggio dei parlamenti. In iran, dove la costituzione laica si era avuta nel 1906, una forte opposizione ha costretto nel 1979 alla fuga dello scià e si è costituita una Repubblica che ha ripristinato integralmente il diritto islamico.
L’espansionismo Islamico:
La storia politica del mondo islamico si confonde ovviamente con quella degli Arabi  in un primo periodo che, per grandi linee , si conclude con il tramonto del califfato omayyade (750) . Ma già in quest’epoca, pur dominata dalla fede e dal valore militare degli Arabi, l’Islam si presentava con un credo orientato in senso universalistico e gli “ islamizzati “ non erano meno numerosi ne meno fedeli a Maometto dei musulmani d’Arabia. Sin dal primo secolo dopo la morte del profeta, il suo messaggio era arrivato all’Atlantico (Marocco) e alla Spagna da un lato, alla Persia e all’India dall’altro e pertanto non era più unicamente arabo ne portato esclusivamente dagli Arabi. Il distacco tra il mondo arabo e quello ben più vasto, che si può chiamare Islamico, si fece più evidente  con l’avvento della dinastia degli Abbasidi. Arabi, anzi meccani, costoro inaugurarono un nuovo tipo di impero che si fondava non tanto sulla superiorità degli Arabi quanto sul fermentare inquito dei popoli sottomessi, non tanto sull’ortodossia  sannita, quanto sul ribellismo sciita (almeno in un primo tempo) . Baghdad non riuscì però ad imitare Damasco e quello che era stato un impero unitario e compatto divenne un tentativo, a volte velleitario, di organizzazione politica estesa a tutti i popoli dell’Islam. Il califfato abbaside (750-1258) fu caratterizzato da un eclettismo culturale molto accentuato che mise la civiltà islamica a contatto con influenze persiane, siriache, greche, bizantine e rappresentò d’altro canto il fallimento di un autoritarismo politico-religioso che aveva animato a  lungo il mondo islamico. Già nel secolo X si erano affermati due altri califfi: quello d’Egitto (fatimita e quindi sciita) e quello di Cordova (omayyade) . Nel secolo XI gli Arabi, frenati da un ostinata tendenza al particolarismo , videro veramente sgretolarsi la loro supremazia. I Turchi da est, i Berberi da ovest si fecero paladini dell’Islam più ortodosso. I Turchi Selgiuchidi occuparono Siria, Palestina, parte dell’Asia minore, minacciarono Costantinopoli, si difesero dai Crociati dell’Occidente. Più tardi (secolo XIV) i Turchi Ottomani, sostituendosi  ai Selgiuchidi, incalzarono i Bizantini penetrarono nella penisola balcanica  e finalmente conquistarono Costantinopoli (1453). L’impero Ottomano si estese poi verso il cuore dell’Europa(secolo XV-XVII)  varcò il Danubio, minacciò Venezia e Vienna, avvolse tutto il Mar Nero, si insediò in Mesopotamia, Siria, Palestina, Egitto, occupò le terre migliori dell’Arabia e dell’Africa del nord sino all’Algeria. D’importanza assai più ridotta fu lo sforzo dei Berberi dell’Africa occidentale, che con gli Almoravidi (secolo XI-XII)  e gli Almohadi (secolo XII-XIII) cercarono di restaurare l’ortodossia e i valori religiosi in una Spagna dove l’Islam stava ormai perdendo terreno.. Non meno importante dell’espansione militare fu, per l’Islam , la penetrazione pacifica, ossia la “ diffusione della fede” in senso proprio.
Se Turchi e Mongoli islamizzati conquistarono l’India  con le armi, l’Indonesia, come del resto parecchie regioni dell’Africa nera, assorbì lentamente ma sicuramente il verbo musulmano.
La storia dell’Islam , almeno sino al secolo XIX, è apparentemente la storia di una conquista bellica; ma un esame più attento ci induce oggi a considerare prevalente l’azione d’uomini di fede e preghiera (pellegrini, mercanti,persino negrieri).
Quello ottomano fu comunque il più serio tentativo di rinnovare l’antica unità politico-religiosa dell’Islam, tentativo peraltro destinato a fallire, minato dalla pressione ideologica oltre che politica ed economica dell’Occidente. Le risposte alla sfida europea si collocarono su piani diversi. Alcune élites promossero un rinnovamento dell’ideologia islamica , recependo, con accenti diversi, i nuovi ideali di libertà, nazione, progresso scientifico. Questo movimento ebbe i suoi centri in Egitto. Persia e India. Sul versante opposto si volle invece fare leva sull’affiliazione religiosa per riproporre una politica reazionaria, di assoluta fedeltà al passato. Accanto al sultano ottomano Abd ul hamid II che promosse una crociata panislamica allo scopo di cementare le scricchiolanti strutture del proprio stato, vanno allineati in questo ambito  i movimenti politico-religiosi del Mahdì (Sudan) e dei wahhabiti (Arabia) . Entrambe le tendenze andarono incontro a pesanti sconfitte: in alcuni paesi (per esempio Turchia e Iran)  il nazionalismo che poteva radicarsi e trarre alimento da un glorioso passato preislamico , ebbe risvolti ostili all’Islam; in altri ( la stessa Turchia e la Tunisia) il riformismo islamico fu costretto a cedere il posto a un’ideologia decisamente laica; raramente le interpretazioni tradizionali dell’Islam acquistarono  un rilievo politico..
Tutto ciò favorì lo sviluppo di un apologetica concordista, diretta a dimostrare che i precetti dell’Islam non ostacolano la realizzazione delle aspirazioni dei musulmani contemporanei, propensa più a giustificare a posteriori che a indirizzare le scelte politiche (si veda il socialismo islamico) . Generalmente l’Islam è interpretato come un valore di identificazione nazionale o culturale e, tranne qualche eccezione, (l’Arabia Saudita, il Pakistan e, per un certo verso, la Libia l’Algeria e il Marocco), rimane un modo di vita soltanto per le masse popolari. Il sentimento d’unità islamica affiora soprattutto a livello della pietà popolare e acquista importanza politica soltanto in circostanze particolari.
Abolito il Califfato nel 1924, l’Islam ha trovato un punto di raccordo in periodiche Conferenze islamiche, la prima delle quali fu tenuta nel 1926. Ma se è vero che le convergenze tra gli Stati musulmani appaiono più come la conseguenza di comuni interessi economico-sociali  che non nell’appartenenza alla stessa fede, va tuttavia osservato  che con la fine degli anni settanta si è andato delineando  e via via rafforzando  una tendenza integralista.
Infatti la netta separazione tra vita religiosa e assetto istituzionale  che si era affermata in molti stati con popolazione a maggioranza islamica ha subito una battuta d’arresto con la rivoluzione iraniana dove il rovesciamento dello scià di Persia (1979)  ha favorito una costituzione di una Repubblica Islamica strettamente controllata dai vertici religiosi di rito sciita. L’esempio offerto dall’Iran, unito dalle sempre crescenti difficoltà politiche ed economiche incontrate dai regimi laici al potere negli stati a prevalenza religiosa musulmana, ha rilanciato il fondamentalismo islamico.
Tra i molti segnali della vigorosa ripresa di questo fenomeno che ha attecchito particolarmente negli stati più poveri delle società in cui esso si manifesta, vanno almeno ricordate le numerose dimostrazioni a favore di Saddam Husayn durante la guerra del Golfo e il forte radicamento visibile anche nei clamorosi successi alle elezioni amministrative (1990) e politiche (1991) del partito fondamentalista (Fronte Islamico di Salvezza , F.I.S.) in Algeria. Qui proprio per impedire l’esercizio del potere da parte del F.I.S. , è intervenuto un colpo di stato (1992) cui hanno fatto seguito l’arresto di numerosi capi religiosi e una dura repressione che non è riuscita però ad impedire del tutto la mobilitazione popolare a favore di una visione integralista della società e dello stato Algerino.


SCIITI   E   SUNNITI

Sciiti: dall’ingelse  shiite, dall’arabo sì ab, setta, fazione.

Nome dato ai seguaci di diverse sette islamiche tutte sostenitrici del diritto di Alì al califfato, dopo la morte di Maometto. Appena morto il profeta infatti Alì aveva sostenuto il diritto alla successione, ma il potere era gia in mano agli “ amici del profeta”  e l’energico Abù Bakr non se lo lasciò sfuggire dalle mani: dopo l’omaggio dei Banù Sa ida  egli fu eletto Califfo.
Alì continuò a rivendicare i suoi diritti, ma con la morte di Fàtima riconobbe l’autorità di Abù Bakr .
Dopo l’assassinio del califfo Othmàn, Alì fu riconosciuto nuovo califfo degli abitanti di Kufa, ma ebbe di fronte diversi avversari e prima che potesse sbaragliarli fu ucciso da un karigita (661) .
L’uccisione del loro capo acuì nei suoi seguaci l’impegno a continuare l’opera: essi rivendicarono il diritto alla successione per i suoi discendenti, rivestendo la loro rivendicazione di motivi religiosi fino ad affermare che “ chiunque muoia senza aver conosciuto il vero imam del suo tempo, fa la morte di un infedele”. Con il tempo la setta sciita andò spogliandosi sempre più degli aspetti politico-dinastici per purificarsi in una progressiva caratterizzazione religiosa che divenne una vera ideologia. Contribuirono a questa trasformazione anche i continui rovesci politici a cui la setta andò incontro (degli Alidi, i discendenti dei figli delle dieci mogli di Alì, nessuno divenne imam , subirono persecuzioni dagli Omayyadi  e dagli Abbasidi , molti caddero assassinati, altri sacrificarono la vita in impossibili insurrezioni).
L’Imam era venerato come un intermediario di salvezza, una manifestazione di Dio (teofania) e l’elemento divino che in lui agiva  non si disperdeva con la sua morte ma si trasmetteva intatto la nuovo imam . Proiettava una visione escatologica, la dottrina sciita parla di un imam “nascosto” , il Mahdì, che verrà alla fine dei tempi per ristabilire l’ordine turbato dal califfato. E’ ormai chiara nel movimento la contrapposizione tra imam e Califfo : il primo era fedele custode di tutto il retaggio religioso del Profeta e quindi aveva tutti i titoli per dirigere il mondo musulmano nell’ambito religioso e politico; il secondo rappresentava l’immissione nel contesto islamico di pratiche politiche violente  e una decadenza di valori religiosi, quindi non poteva pretendere di dirigere i fedeli musulmani.
Questa posizione di rigida ortodossia causò agli sciiti o persecuzioni continue , per cui dovettero usare molta precauzione (taqiyya) e mimetizzarsi per poter convivere con gli altri gruppi islamici. Duri invece furono con i seguaci di religioni diverse, negando ogni commistione nei principi religiosi e specialmente non permettendo matrimoni misti. Anche nel calendario liturgico gli sciiti, accanto alle feste comuni a tutti i musulmani, ne celebravano di proprie in onore dei propri martiri ; propri furono anche i manuali di preghiere; partecipavano naturalmente al grande pellegrinaggio alla Mecca, ma in particolare visitavano le tombe degli Imam e dei martiri. In processo di tempo gli sciiti si divisero in diversi movimenti dei quali i principali  sono : Zaiditi, seguaci dell’alide Zaid ben Alì, che cercarono di abbattere il califfato omayyade, ma l’assassino di Zaid  fece fallire l’impresa.
Dal lato dottrinario formarono un coacervo di otto scuole senza alcuna unità; Hasimiyya o Kaysaniyya, due gruppi di una setta molto frammentata e senza unità: specialmente  i Kaisaniti svilupparono il carattere escatologico  dell’imam   trasformato in Mahdì; Duodecimani  (Itnà-asariyya), , credevano che gli imam non dovessero essere  più di dodici. Il dodicesimo non era morto, ma viveva, nascosto in attesa del ritorno, quindi bisognava attenderlo e nel frattempo nessun altro imam doveva sostituirlo; Hurufiti , setta che, sorta nel secolo XIV, ha elaborato una nutrita teologia per la quale il mondo è eterno e soggetto  a cicli, ognuno dominato da una teofania ; nel primo ciclo si ha la teofania di Adamo; dopo l’ultimo si avrà il giudizio finale . Il divino si manifesta nel mondo attraverso i profeti, i santi e  le ipostasi divine . La teofania divina avverrà in Fadh Allah. Gli sciiti  hanno prodotto nei secoli una letteratura teologica immensa, compensando con l’attività polemica ed erudita i continui insuccessi politici e mondani.
Tematica costante furono le questioni dell’imanato, la valutazione teologica  e legale dei primi califfi, l’occultamento dell’imam, le forme legali del matrimonio temporaneo, l’esegesi mistica del Corano. Centro di questo vasto movimento religioso-culturale fu la Persia, dove gli sciiti formavano un nucleo molto numeroso e compatto, esercitando una vera influenza anche su altri aspetti della vita del paese.

Sunniti: dall’inglese sannite , dall’arabo sùnnah,( norma regola) .
Nome generico per indicare i seguaci dell’ortodossia islamica, ossia della formulazione più diffusa dell’Islam e che riunisce la maggioranza  musulmana , in contrapposizione alle varie eterodossie e soprattutto agli Sciiti dai quali si distinsero fin dall’inizio per ragioni d’ordine storico e pratico più che teorico.







I Sunniti sono i seguaci della corrente di maggioranza dell’Islam. Il nome deriva da sunnah che significa “tradizione” e sunniti sono pertanto i musulmani che si riconoscono nella tradizione .In realtà, da questo punto di vista, sarebbero sunniti anche gli sciiti che, come tutti i musulmani, fanno riferimento, oltre che al Corano, anche alle parole, alla vita e agli atti (hadit) di Maometto testimoniati appunto dalla tradizione. Ma la differenza fondamentale fra la componente maggioritaria e quella minoritaria della comunità islamica riguarda la presenza e il ruolo della gerarchia religiosa. L’Islam infatti non è mai stato strutturato come la chiesa cristiana, con patriarchi o papi, ed i sunniti riconoscono come autorità religiosa la comunità dei fedeli, come una forma di autodeterminazione ma nel rispetto dell’affermazione di Maometto: “La comunità dei credenti non si accorderà mai su un errore”. Gli sciiti o shia rappresentano la minoranza, staccatasi dal gruppo più consistente dei sunniti dopo la morte di Maometto .Fu la ricerca di un suo successore a provocare tale scissione .Gli Sciiti sottolineano il ruolo particolare di Alì come nuovo leader dopo Maometto, lui che di Maometto era cugino e genero in quanto  sposò la figlia Fatima unica sopravvissuta del profeta. Questo stretto rapporto di parentela fu motivo di legittima successione per gli sciiti, e di scissione rispetto al resto della comunità isalmica. Lo stesso nome, sciiti, deriva da Shiat Alì, cioè la fazione di Alì. Il fondamento canonico della loro fede è costituito da alcune parole di Maometto, riguardanti Alì, dal significato alquanto oscuro e riportate dal Corano.Mentre Alì x i sunniti è l’ultimo dei ” quattro califfi aventi diritto”, per gli sciiti i primi tre califfi sono soltanto degli usurpatori. Questi fanno proseguire la serie dei loro iman con i diretti consanguinei di Alì e Fatima che storicamente rimasero esclusi dal potere politico.
La fede nell’iman assunse molto presto una componente sacra e fu associata alla fede nell’”atteso”(mahdi;al-Mahdi, letteralmente ” il legittimo inviato”) alla fine dei tempi.Nacque così una fede nel redentore che era ed è accompagnata da utopie sociopolitiche.Perciò la storia della shia è stata sempre caratterizzata da inquietudine religiosa e politica, ma anche da sincera aspirazione alla salvazione, e ha assunto , in parte, tratti socio- rivoluzionari.Sotto molti aspetti, soprattutto quello dei doveri pratici dei fedeli, lo sciitismo non si differenzia radicalmente dall’islam ufficiale però con la concreta speranza in un regno della giustizia e dell’uguaglianza terrena sotto l’iman che ritorna, la shia è diventata nel corso della storia il bacino di raccolta ininterrotta delle persone socialmente insoddisfatte e dei rivoluzionari.Con la sua cosmologia e con l’assorbimento di correnti spirituali assai diverse, essa ha esercitato sempre un grande potere d’attrazione sugli intellettuali islamici.
In alcuni punti, per esempio il messianismo, attesa della salvezza, infallibilità degli iman, la shia si trova concettualmente vicina al cristianesimo e anche all’ebraismo.
Per quanto riguarda le differenze teologiche si può dire che anche se per lo sciitismo valgono le “5 colonne dell’islam”, esso è contraddistinto da una serie di modifiche e particolarità.Ad esempio, gli sciiti aggiungono alla generale professione di fede(shahada) la postilla :” e Alì è amico di Dio”; all’elemosina legale (zaqat) affiancano un altro tributo, già citato nel Corano, il”quinto”, e oltre ai pellegrinaggi alla Mecca( hagg) risultano meritevoli quelli che si effettuano ai sepolcri degli iman, ma a parte ogni divergenza di usanze religiose e comunitarie, e oltre le teorie dello iman mahdi, la divergenza di fondo tra sunniti e sciiti sta nella determinazione della Sunna, e cioè qual è l’autorità che ha il poter di dirimere le controversie e di fissare in ultima istanza la credenza o la pratica religiosa a cui bisogna aderire. I sunniti rispondono che è il consenso universale,  ma gli sciiti obiettano che tale consenso universale della comunità musulmana non può costituire l’ultima autorità, poiché è precisamente tale consenso che bisogna ottenere, e d’altra parte non vi è nell’islam un concilio o istituzione qualsiasi che possa stabilire, provocare o constatare tale consenso universale.
Tale base profonda della divergenza tra Sunna e Shiia può spiegare sia le violente lotte tra le due tendenze lungo tutta la storia islamica, sia le tensioni attuali e gli atteggiamenti di tipo politico nelle diverse componenti dell’islam moderno.La Shiia ha prodotto tre forme principali di essa: la Shiia moderata, media, e estrema (quluww, eccesso) diffuse indifferentemente nel mondo islamico, per cui i conflitti originari si ripetono sugli schemi ideologici del passato, ma con un contenzioso politico che muta a seconda dei tempi e delle situazioni politiche generali o interne. Lo scopo di quest’articolo è di permettere una più ampia conoscenza delle culture che sempre di più avvolgono e si integrano nel nostro paese. ’Islam la fa da padrone in questo senso. Stiamo parlando di un mondo che è sempre più presente e che può essere una possibilità di confronto, arricchimento e crescita. Ognuno di noi è dotato di predi e difetti ed ogni cultura ha lati buoni e meno buoni. Solo conoscendoci di più potremo realizzare l’evoluzione della cultura globale. In particolare speso sentiamo termini di cui non conosciamo l’esatto significato. Uno di questi è il termine Sciiti. Naturalmente deriva dall’arabo
Shia ovvero
partito. Sono i musulmani scismatici, e sono anche detti i Partigiani della famiglia del quarto califfo ‘Alīī ibn Tặlib, cugino e genero del profeta Maometto, e dei suoi discendenti (Alidi).Sciismo è dunque anzitutto “il partito degli Alidi”. Per loro è fondamentale la devozione politica che ha dato luogo a un vero e proprio legittimismo alide .Bisogna tenere conto degli elementi del diritto pubblico musulmano ortodossoo sunnita per comprendere pieno il principio fondamentale di carattere religioso, secondo cui la persona di Maometto “suggello dei Profeti”, esaurisce ogni funzione di intermedietarietà fra Dio e l’uomo, per cui l’Islam, dopo Maometto, può avere capi (Imam) solamente politici; il principio fondamentale politico-sociale, secondo cui la successione di Maometto, meramente politica, non deve a rigore avvenire per trasmissione ereditaria e dinastica .Gli Sciiti negano l’uno e l’altro, in sede filosofica e teorica, ammettono la continuazione di quella intermedietarietà che è negata dai Sanniti; con la caratteristica ulteriore di un’esaltazione dell’intermediario, successore di Maometto, talora più, talora meno pronunciata, spesso sproporzionata alla funzione di successore, sia pure religioso,del Profeta. Lo Sciismo, in senso tecnico, fa del concetto di imam materia di elaborazione teologica. Grosso modo, si può dire che per tutti gli Sciiti l’imam, capo della comunità, successore di Maometto, è intermediario fra Dio e la comunità stessa; l’imam è illuminato da Dio, imam legittimo è colui che si dimostra tale attraverso le sue azioni politiche e militari; l’imam è ispirato da Dio, interpreta in maniera autentica la sua volontà espressa nel Corano, non fallisce, non pecca; l’imam è vera e propria manifestazione di virtù divine, o di Dio stesso. A questo potremmo aggiungere che così come i preti cristiani non sono infallibili anche gli imam lo sono altrettanto. Ogni tanto ci si dimentica che ognuno di noi è vincolato alla sua dimensione umana, con pregi e difetti e con peccati e virtù. Non esiste nessun uomo che ne è esente, compresi gli imam. Sunniti si usa per ndicare i musulmani ortodossi, cioè la stragrande maggioranza dei fedeli. Dell’Islam, i quali sono uniti da un complesso di credenze religiose e di principi politici e giuridico-pubblici che si sono venuti formando nei primi secoli dell’Islam per il consenso di teologi, a cui si dà il nome di sunnismo, in opposizione al credo e alle norme degli Sciiti che avevano come presupposto l’integrazione divina data dalla volontà e sunna degli imam discendenti del profeta




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