La Campana della Berta
Sul campanile romanico di Santa Maria maggiore, in via dei Cerretani, si affaccia una testa in marmo di una statua di epoca romana; si tratta di un viso di donna con i capelli ondulati tirati indietro che le discendono sulle spalle.
Questa statua ha fatto nascere ben due leggende. La prima riguarda la “ Berta”, una popolana vissuta intorno al duecento, una Cavolaia” , come riportano le cronache, molto conosciuta ed amata in tutto il quartiere che era solita vendere i prodotti del proprio campo in piazza delle Cipolle, una donna tutta dedita al proprio lavoro e devotissima alla chiesa di Santa Maria Maggiore.
La Berta non si era mai sposata e quindi non aveva avuto figli per cui, ormai vecchia e stanca, aveva deciso di lasciare tutti i risparmi di una vita ai monaci della chiesa di Santa Maria Maggiore ma con un preciso vincolo: i religiosi avrebbero dovuto far fondere una campana da collocare sul campanile.
Questa campana doveva essere suonata al tramonto con il compito di richiamare l’attenzione di tutti gli altri ortolani che lavoravano nei campi fuori le mura, i contadini, i viandanti ed i pellegrini affinché si affrettassero a rientrare in città.
Quella campana venne affettuosamente ribattezzata dal popolo come “ la campana della Berta”. Le grandi porte della città, infatti, per motivi di sicurezza venivano aperte all’alba e richiuse al tramonto lasciando fuori per tutta la notte chi fosse arrivato in ritardo.
Per questo motivo quando i soldati di guardia chiudevano i pesanti portoni, gli ultimi ritardatari attiravano la loro attenzione lanciando dei sassi contro le porte per rallentarne di qualche istante la chiusura per potere entrare in città; da qui il detto “ essere alle porte coi sassi”.
La campana della berta doveva servire proprio a questo scopo, evitare di arrivare alle porte coi sassi!
In segno di gratitudine il popolo del quartiere pose quella testina di marmo in ricordo dell’immagine della Berta.
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