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mercoledì 11 maggio 2011

Il Culo con le Quarantore

Il Culo con le Quarantore

A Firenze si usa ancora oggi l’espressione “c’entra come il culo con le Quarantore” per volere indicare una cosa o una situazione  che non ha assolutamente niente a che vedere con un’altra.
Nel resto d’Italia si è soliti usare l’espressione “ci sta come il cavolo a merenda”, molto più raffinata se si vuole,, ma molto meno graffiante ed efficace di quella fiorentina.
Le origini di questa espressione si perdono nella notte dei tempi e inoltre non è ben chiaro il luogo dove si è verificato l’episodio che ha dato origini a questo modo di dire.
Di sicuro si sa che le Quarantore erano delle funzioni religiose che consistevano nell’esposizione del Santissimo Sacramento, a turno, in ogni chiesa fiorentina , per quaranta ore consecutive.
La devozione del popolo a questo evento era particolarmente sentita e le chiese che a turno esponevano  il Sacramento erano letteralmente prese d’assalto dai fedeli.
Nella grande solennità dell’evento , tra fiori, candele e addobbi di raso rosso che abbellivano altari e colonne , l’affollamento era all’ordine del giorno e la calca della folla si faceva avvolte soffocante , soprattutto all’interno delle chiese più piccole.
Proprio in una di queste chiese più anguste si presume si sia verificata  l’episodio del “culo durante le Quarantore.
Nella chiesa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, la più antica chiesa situata nel territorio fiorentino, nella piazzetta del Limbo , quella sera il popolo dei fedeli era stipato come non mai , dato anche le ristrettezze del luogo .
Si sentiva solo la voce del parroco , in piedi davanti all’altare  ed il brusio dei fedeli assorti in preghiera, quando all’improvviso quella solenne atmosfera venne rotta dallo schioccante rumore di un sonoro ceffone.
Tutti si voltarono sorpresi ed allibiti ; proprio vicino alla fonte battesimale c’era un messere, alto e ben vestito, paonazzo in viso e con un impronta violacea ben in vista di una manata sulla guancia.
Proprio davanti all’uomo , quasi appiccicata a lui per via della ressa, una popolana si era voltata e lo fulminava con lo sguardo di fuoco.
Il pover’uomo cercò di giustificarsi  dando la colpa alla ressa e balbettò qualche parola “… è per via delle Quarantore…” e la donna gli rispose stizzita : “ma che c’entra il mio culo con le Quarantore!.
L’episodio, troppo piccante  e dissacrante per passare inosservato, fu sulla bocca di tutti e ben presto fece il giro della città tanto da diventare un modo di dire tipicamente fiorentino , proprio come è rimasto ancora oggi.


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