15) Itinerari, luoghi della Fede
ABBAZIA
DI SANTA MARIA A MARE NELL’ISOLA DI SAN NICOLA
Tra mare , silenzio e
preghiera, San Nicola è il centro storico e culturale dell’arcipelago delle
Tremiti. L’abbazia che domina l’isola è stata protetta efficacemente nei secoli
da una costa frastagliata e un’imponente cinta muraria.
Tra le acque cristalline a nord del
promontorio del Gargano, in Puglia, c’è l’isola di San Nicola, con il suo
profilo frastagliato e le pareti a picco sul mare. In provincia di Foggia, è la
più popolosa dell’arcipelago delle Tremiti, uno dei centri turistici più
importanti della regione.
Tra natura e cultura: Una volta sull’isola, dal porticciolo si sale
per una rampa stretta fra il monte e la cinta muraria del borgo. Dalle feritoie che un
tempo servivano per controllare che dal mare non giungessero nemici, si godono splendidi scorci. Procedendo sulla
via principale, ai lati sono visibili i cosiddetti cameroni fascisti perché,
spiega la storica dell’arte tremitese Rachele Di Palma, “nel 1932 questo è
stato il luogo di confino politico, dove sono arrivati Sandro Pertini e Amerigo
Dumini, uno degli attentatori Giacomo Matteotti”. Gli edifici sono abitati da
tremitesi residenti: sulla carta sono 180, ma solo una trentina vivono sull’isola tutto l’anno.
Moltissimi, in compenso sono visitatori: “ Arrivano ogni anno circa 10mila
persone” spiega Di Palma (2013) . “Vogliono riconciliarsi con la natura, con il
mondo e soprattutto con se stessi, Qui si ha tanto tempo per riflettere e
meditare, magari davanti ad un tramonto oppure semplicemente volgendo il
proprio sguardo verso il mare”. E’ intenso, a San Nicola, il pellegrinaggio
alla statua di San pio, collocata infondo al mare e quando l’acqua è calma e il
cielo terso, si vede perfino a occhio nudo.
Un Po’ di storia:
Grande appena 43 ettari, con le sue torri e le fortificazioni, le muraglie e
l’abbazia, San Nicola è il centro storico, religioso e amministrativo
dell’arcipelago ed è la più ricca di testimonianze sul passato. Dal IX secolo
si sono alternati i monaci benedettini cassinesi, i cistercensi (dal 1237 al
1313) e i canonici latenarensi, dal 1413 fino alla fine del 1500. La presenza
religiosa ha origini semileggendarie: la
Cronica istoriale di Tremiti narra di un eremita che nel 312 d.C. ha
scelto l’isola di San Nicola come luogo di ritiro e contemplazione. Una notte
gli è apparsa in sogno la Madonna. La Vergine ha indicato un luogo in cui
scavare per scoprire un tesoro di monete e monili con cui edificare una chiesa
in suo onore. Il monaco, inizialmente
restio a seguire l’invito di un’apparizione che temeva diabolica, non ha
obbedito. Quando la Madonna si è manifestata nuovamente ha superato ogni
diffidenza. Mentre scavava, si è imbattuto in un sepolcro, forse del mitico
eroe Diomede cui le isole sono legate: li ha trovato incredibili ricchezze. Ha
così, costruito un sontuoso edificio, andato poi perduto, primo nucleo
cristiano dell’isola.
Santuario
di Santa Maria a mare:
Edificata nel 1045 dai monaci benedettini, la maestosa abbazia di Santa Maria a
Mare, protetta da imponenti mura di cinta, ha subito modifiche architettoniche
di influsso rinascimentale. “ Si erge maestosa sull’isola e guarda l’arcipelago
dall’alto, quasi a volerci ricordare che un tempo era lei la prima donna, lei a
farla da padrona e i pellegrini qui venivano solo per lei”, sottolinea Rachele
di Palma. Se in tutta l’isola la traccia dei millenni di storia è tangibile, “
man mano che si sale verso l’abbazia il turista rimane senza fiato per gli
scorci meravigliosi che si aprono al suo passaggio”. Rilievi raffiguranti la
Vergine con santi e cherubini ornano il portale che conduce all’interno della
chiesa, la quale conserva intatto l’impianto originale, a pianta rettangolare
con tre navate. Nella navata centrale, coperta da soffitto ligneo, è possibile
amirare un pavimento in mosaico con al centro, un grifone alato che rappresenta
la doppia natura, terrena e ultraterrena di Cristo, e le diomedee, uccelli
marini tipici delle isole. Frammenti musivi si incontrano dappertutto nel resto
del pavimento, particolare che lascia pensare che in origine fosse interamente
ricoperto. Sul portale della sacrestia è collocata una statua in pietra
raffigurante la Madonna seduta col bambino, con la testa mozzata, secondo la
leggenda, dalla scimitarra di un turco. Sempre all’interno della chiesa, che
sull’altare maggiore conserva un polittico in legno laminato in oro di scuola
veneziana, è possibile ammirare la statua lignea di Santa Maria a mare
raffigurante la vergine col bambino, entrambi con i volti scuri, di origine
bizantina.
Ogni estate, il 15 agosto, una copia
viene portata in processione sull’acqua, dal momento che questa statuetta,
antica più di mille anni, è fragile. L’abbazia è stata baluardo della
cristianità fino al 1700, quando il dominio sulle Tremiti è passato ai Borboni.
L’isola è diventata una colonia penale, destinazione che ha continuato ad avere
fino alla dittatura fascista. “ Senza perdere la sua identità di luogo in cui
sono tangibili la bellezza del mondo e la grandezza del creato: qui l’anima
trova ristoro”, aggiunge la storica dell’arte.
Un
antico pozzo:
Al centro di uno dei chiostri del monastero c’è un pozzo che serviva il vicino
refettorio. Risalente almeno al XVI secolo, è stato rifatto in età borbonica,
come testimonia la data, 1793, scolpita sulla trabeazione, costituita da un
blocco di pietra decorato con un fregio di ghirlanda che circonda una diomedea. L’uccello di mare
tiene nel becco un ramoscello d’ulivo, o forse di mirto, che all’epoca di
monaci cresceva spontaneamente nell’sola.
Icona
preziosa: Nel
santuario si trova il Crocifisso con il Cristo vivente. Non ha il viso
sofferente: rivela, dunque, la consapevolezza del passaggio dalla vita terrena
a quella ultraterrena. Anche se è stato portato qui dai monaci nell’XI secolo ,
una leggenda vuole che sia arrivato
sulla costa tremitese da solo, quasi miracolosamente, come lascia intuire una
piccola una piccola iscrizione postdatata: “ Nave la croce, nocchiero Dio”.
Quando è in verticale, il crocifisso,
alto quasi quattro metri, sembra seguire con gli occhi chiunque lo guardi. Nella
parte posteriore è raffigurata una rappresentazione dell’Agnus Dei tra disegni
floreali.
Grande Maniero: Un torrione angioino
fiancheggia l’entrata principale del castello dei Badiali, ricco di ingegnose
opere di difesa, costruite ai tempi dei monaci cistercensi con il patrocinio di
Carlo D’Angiò, tra cui le caditoie nelle quali i monaci inserivano sassi, che
cadendo in verticale lungo le pareti, colpivano i nemici e i pirati che
minacciavano l’assalto.
Nel castello,
che un tempo era munito da un ponte levatoio collocato al limite di un fossato
ancora visibile, si trova un pozzo profondo circa 17 metri, che serviva per la
raccolta di acqua piovana da parte dei frati.
Lo stretto
corridoio conduce alla loggia della cisterna della meridiana, chiamata così
perché i frati l’adoperavano per misurare l’ora mediante i raggi del sole.
Ricca zona archeologica: Dopo le opere
di fortificazione si apre un pianoro in cui si trova l’area più antica dell’isola.
Qui sono visibili la cisterna denominata “ vasca di San Nicola” e un altare
situato all’inizio della necropoli greco-romana, che conserva diverse tombe,
tra cui quella di Giulia, nipote dell’imperatore Augusto. I sepolcri sono
tipici del periodo neolitico, con i defunti rannicchiati sul fianco destro, e
la testa rivolta verso sud. Al centro della necropoli è collocata una tomba
diversa dalle altre, a pianta circolare, forse appartenente a Diomede; qui, tra
i capperi e i gabbiani, i ruderi raccontano la storia nel silenzio interrotto
solo dal rumore del mare.
LEGGENDE
ISOLANE:
Le tremiti hanno
legato il loro nome all’eroe greco Diomede, per questo sono dette anche “
diomedee”. Secondo la leggenda le isole sono sorte per mano del guerriero
acheo. Diomede ha gettato in mare tre giganteschi massi che aveva portato con
se da Troia, riemersi sotto forma di isole, corrispondenti a San Nicola,
Capraia e San Domino.
Approdato qui, l’eroe
acheo avrebbe peregrinato nella daunia, per poi unirsi in matrimonio con la
figlia del re di quell’antica regione.
Diverse leggende
riferiscono anche la Dipartita di Diomede all’arcipelago pugliese: alcune
parlano di morte in seguito al numifragio, altre descivono un ritiro volontario
dell’eroe assieme ai suoi compagni.
UNA NATURA
INCONTAMINATA:
Con le acque
turchesi e gli scorci mozzafiato, l’isola di San Nicola costituisce un
patrimonio ambientale e naturalistico
notevole. Dal 1989 appartiene al parco marino delle Tremiti, pensato per
proteggere la ricchezza ittica e la bellezza dei fondali, pieni di molluschi e
crostacei.
La vegetazione
sulla terraferma è rada, ma dalla primavera la macchia mediterranea si ravviva
con il bianco della Sicilia marittima, una pianta velenosa dalla quale si
ricavano dei farmaci per il cuore. Molti uccelli fanno i nidi sull’isola,
soprattutto gabbiani, procellarie e le mitiche diomedee, che animano le notti
con i loro richiami malinconici. San Nicola è anche il regno incontrastato dei
rettili, tra cui la lucertola sicula, i colubri neri e i biacchi.
Come arrivare sull’isola:
A San Nicola non sono ammesse automobili e
motociclette.
In Nave: diverse compagnie marittime collegano le
tremiti tutto l’anno. Partenze possibili da Abruzzo, Molise e Puglia, ma il
porto da cui si effettuano più corse giornaliere è quello di Termoli. La
traversata dura più o meno un’ora.
In elicottero: l’aeroporto più vicino è quello di
Foggia.
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