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14 Itinerari, luoghi della fede
SAN
FRANCESCO NEL DESERTO
L’isola del silenzio, molto piccola
ricca di storia e spiritualità, San Francesco del deserto emerge, come un
ciuffo di verde, dall’acqua della laguna di Venezia.
Misura appena quattro ettari è di
proprietà dell’ordine dei Frati francescani ed è incastonata come una perla
preziosa in un lembo della laguna nord di Venezia, tra Burano e Sant’Erasmo.
San Francesco del deserto è un’isola paradisiaca, vicina fisicamente ma lontana
anni luce dal caos turistico delle isole a un passo dal capoluogo veneto, da
cui dista circa cinque chilometri. La quiete nel monastero francescano che
sorge tra i boschi e i filari di cipressi, è quasi irreale.
Un
po’ di storia:
Nel 1200 San Francesco scelse questo posto per ritirarsi e pregare per alcune
settimane al ritorno della Terra Santa con frate Illuminato da Rieti, suo
compagno di viaggio, nella chiesetta bizantina che già esisteva. L’isola
anticamente si chiamava “delle due vigne” per la presenza di alcuni orti, e
apparteneva al nobile veneziano Jacopo Michiel, che nel 1233 la donò all’Ordine
fondato dal Poverello di Assisi. Pochi anni prima, accordandosi con l’allora
ministro provinciale Antonio di Padova, Michiel aveva fatto erigere una chiesa
a nome del santo, forse la prima edificata in suo onore. Fu solo nel 1400 che
l’isola assunse la sua denominazione attuale perché per diversi anni, dal 1420
al 1453, fu abbandonata a causa della malaria che infestava quella parte della
laguna.
Papa Pio II la concesse ai Frati Minori
Osservanti che, raccolte offerte in città, restaurarono la chiesa e il
convento, edificando il chiostro rinascimentale. Poi vi fu inviata una comunità
di Frati Minori Riformati che nei primi dell’ottocento dovettero abbandonarla e
ritirarsi nel convento di San Bonaventura a Venezia perché le truppe di
Napoleone si impossessarono del luogo
sacro, riducendo a magazzino la chiesetta dove aveva pregato San Francesco. Nel
1865 l’imperatore Francesco I d’Austria donò l’isola al patriarca di Venezia
che a sua volta la concesse in perpetuo ai Frati minori Francescani, che vi
ritornarono nel 1858 dopo più di seicento anni e qui vivono ancora.
Una
comunità accogliente:
“Sull’isola viviamo in sei, racconta padre Roberto Cracco (2013), 47 anni,
originario della provincia di Vicenza e guardiano da tre anni, e ci occupiamo
principalmente dell’accoglienza ai gruppi che vengono in visita e che nei fine
settimana condividono la nostra giornata”. I frati si dedicano prevalentemente
ai lavori di manutenzione: “ Conduciamo una vita molto semplice, di preghiera e
lavoro, ma ci impegniamo anche in qualche attività da svolgere nelle parrocchie
esterne e nei ritiri che nei fine settimana vengono organizzati per adulti. Chi
viene “ rimane colpito dalla natura, dal silenzio, dalla pace e dalla
tranquillità, prosegue padre Roberto spiegando che ogni anno, tra pellegrini e
turisti, l’isola accoglie circa 26mila persone, provenienti da diversi paesi
del mondo. Qui la bellezza della natura è a tutto tondo: ci sono alberi, prati
e fiori, e lo splendore della laguna, che cambia colore anche durante il
giorno, cui si aggiunge la suggestiva presenza di animali e uccelli acquatici.
Chi arriva, d’altra parte, proviene dal frastuono, cerca un luogo dove poter
staccare dal ritmo frenetico della routine quotidiana e si inserisce nella vita
del convento, un’oasi di pace e tranquillità, piena di luce”. Nella parte
dell’isola dedicata agli ospiti in accoglienza è stata collocata una statua
benedetta che raffigura Santa Chiara con il volto assorto in atteggiamento
contemplativo, che tiene nella mano destra un giglio che si proietta come un
ricamo di merletto sul suo seno.
San
Francesco tra storia e leggenda: Secondo la tradizione l’isola fu luogo
di approdo per il Poverello d’Assisi quando , nel 1220, ritornava dall’oriente
e dalla quinta crociata. Era andato tra i saraceni a Damietta, laddove i
cristiani combattevano per conquistare la Terra Santa, e aveva incontrato
pacificamente il sultano d’Egitto Malekel-Kamel, suscitando sentimenti di
ammirazione e amicizia. Di rientro su una nave veneziana, il Santo forse fu
accolto da una tempesta mentre era per mare che lo costrinse a fare tappa
sull’isola. Altre fonti riferiscono che cercava di proposito un luogo in cui
fermarsi nel silenzio. Di fatto, si ritrovò in questo lembo di terra circondato
dal mare.
Qui, racconta il suo biografo
Bonaventura da Bagnoregio, fermatosi in raccoglimento, avrebbe chiesto agli
uccelli che gli si erano radunati attorno di far silenzio perché potesse
pregare. Secondo un'altra leggenda, prima di andarsene, San Francesco avrebbe
pianto sull’isola un bastone di viaggio che si sarebbe tramutato in un pino ,
seccato solo nel 1701, dal cui tronco è stata ricavata una statua del Santo
conservata nella chiesa. “ L’albero è morto nella seconda metà del Settecento
ed è stato abbattuto, precisa padre Roberto. I frati dell’epoca tennero i pezzi
del tronco che furono venerati come una reliquia dai fedeli”. Oggi i resti del
tronco sono conservati in un edicola, posta nel punto esatto in cui si trova
l’albero.
Il
convento e la chiesa:
Appena arrivati a San Francesco mediante il pittoresco canale di accesso, si
scorge subito una grande croce di legno. Proseguendo lungo una strada di
ciottoli si giunge all’entrata del convento, che coincide con la facciata della
trecentesca chiesa di San Francesco del Deserto. Sul portone, un medaglione di
pietra raffigura due braccia incrociate: quello, nudo, di Cristo, e quello col
saio di San Francesco. Sulle pareti dell’edificio, alcune frasi sul marmo
descrivono il miracolo del silenzio degli uccelli e l’atto di donazione
dell’isola da parte di Jacopo Michiel. La chiesa, costruita là dove ne sorgeva
una bizantina, è sobria. La navata unica ha la forma della carena di una nave,
ossia di uno scafo capovolto: dal pavimento, mediante alcune grate, sono
visibili le fondamenta originali. L’abside è sormontato da una piccola cupola,
e il vano centrale è coperto da capriate lignee.
Attraversando le cappelle della Madonna
e quella di San bernardino da Siena si raggiunge la tomba di bernardino da
Portogruaro, generale dell’ordine francescano che avviò e condusse i restauri
del convento e della chiesa dopo le distruzioni napoleoniche. Nell’edificio è
conservato un pezzo di saio di San Francesco.
Il chiostro: Il convento sorge attorno a
due chiostri: il primo, originario del 1200, fu semidistrutto dalla truppe
napoleoniche e ricostruito dai francescani nella seconda metà del XIX secolo.
Un secondo chiostro fu costruito nel 1400, ma entrambi hanno al centro un pozzo
che, nei secoli scorsi, ha fornito ai frati
l’acqua potabile e quella necessaria per lavare i panni. Mediante un viale, dal giardino con
alberi e piante si raggiungono due terrazze panoramiche dalle quali è possibile
ammirare la laguna.
Come
arrivare a San Francesco del Deserto:
L’isoletta
è raggiungibile da Burano, ma non essendoci collegamenti pubblici sul tragitto
occorre utilizzare un mezzo proprio o un servizio privato, come Laguna Fla. Per andare a Burano occorre prendere la linea 12
dei vaporetti in partenza dal pontile Fondamente Nove di Venezia o da i
Treporti.
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