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martedì 7 maggio 2013

SANTUARIO DELL'ISOLA DI SAN FRANCESCO NEL DESERTO (Venezia)


n) 14 Itinerari, luoghi della fede

SAN FRANCESCO NEL DESERTO
L’isola del silenzio, molto piccola ricca di storia e spiritualità, San Francesco del deserto emerge, come un ciuffo di verde, dall’acqua della laguna di Venezia.

Misura appena quattro ettari è di proprietà dell’ordine dei Frati francescani ed è incastonata come una perla preziosa in un lembo della laguna nord di Venezia, tra Burano e Sant’Erasmo. San Francesco del deserto è un’isola paradisiaca, vicina fisicamente ma lontana anni luce dal caos turistico delle isole a un passo dal capoluogo veneto, da cui dista circa cinque chilometri. La quiete nel monastero francescano che sorge tra i boschi e i filari di cipressi, è quasi irreale.
Un po’ di storia: Nel 1200 San Francesco scelse questo posto per ritirarsi e pregare per alcune settimane al ritorno della Terra Santa con frate Illuminato da Rieti, suo compagno di viaggio, nella chiesetta bizantina che già esisteva. L’isola anticamente si chiamava “delle due vigne” per la presenza di alcuni orti, e apparteneva al nobile veneziano Jacopo Michiel, che nel 1233 la donò all’Ordine fondato dal Poverello di Assisi. Pochi anni prima, accordandosi con l’allora ministro provinciale Antonio di Padova, Michiel aveva fatto erigere una chiesa a nome del santo, forse la prima edificata in suo onore. Fu solo nel 1400 che l’isola assunse la sua denominazione attuale perché per diversi anni, dal 1420 al 1453, fu abbandonata a causa della malaria che infestava quella parte della laguna.
Papa Pio II la concesse ai Frati Minori Osservanti che, raccolte offerte in città, restaurarono la chiesa e il convento, edificando il chiostro rinascimentale. Poi vi fu inviata una comunità di Frati Minori Riformati che nei primi dell’ottocento dovettero abbandonarla e ritirarsi nel convento di San Bonaventura a Venezia perché le truppe di Napoleone si impossessarono  del luogo sacro, riducendo a magazzino la chiesetta dove aveva pregato San Francesco. Nel 1865 l’imperatore Francesco I d’Austria donò l’isola al patriarca di Venezia che a sua volta la concesse in perpetuo ai Frati minori Francescani, che vi ritornarono nel 1858 dopo più di seicento anni e qui vivono ancora.
Una comunità accogliente: “Sull’isola viviamo in sei, racconta padre Roberto Cracco (2013), 47 anni, originario della provincia di Vicenza e guardiano da tre anni, e ci occupiamo principalmente dell’accoglienza ai gruppi che vengono in visita e che nei fine settimana condividono la nostra giornata”. I frati si dedicano prevalentemente ai lavori di manutenzione: “ Conduciamo una vita molto semplice, di preghiera e lavoro, ma ci impegniamo anche in qualche attività da svolgere nelle parrocchie esterne e nei ritiri che nei fine settimana vengono organizzati per adulti. Chi viene “ rimane colpito dalla natura, dal silenzio, dalla pace e dalla tranquillità, prosegue padre Roberto spiegando che ogni anno, tra pellegrini e turisti, l’isola accoglie circa 26mila persone, provenienti da diversi paesi del mondo. Qui la bellezza della natura è a tutto tondo: ci sono alberi, prati e fiori, e lo splendore della laguna, che cambia colore anche durante il giorno, cui si aggiunge la suggestiva presenza di animali e uccelli acquatici. Chi arriva, d’altra parte, proviene dal frastuono, cerca un luogo dove poter staccare dal ritmo frenetico della routine quotidiana e si inserisce nella vita del convento, un’oasi di pace e tranquillità, piena di luce”. Nella parte dell’isola dedicata agli ospiti in accoglienza è stata collocata una statua benedetta che raffigura Santa Chiara con il volto assorto in atteggiamento contemplativo, che tiene nella mano destra un giglio che si proietta come un ricamo di merletto sul suo seno.
San Francesco tra storia e leggenda: Secondo la tradizione l’isola fu luogo di approdo per il Poverello d’Assisi quando , nel 1220, ritornava dall’oriente e dalla quinta crociata. Era andato tra i saraceni a Damietta, laddove i cristiani combattevano per conquistare la Terra Santa, e aveva incontrato pacificamente il sultano d’Egitto Malekel-Kamel, suscitando sentimenti di ammirazione e amicizia. Di rientro su una nave veneziana, il Santo forse fu accolto da una tempesta mentre era per mare che lo costrinse a fare tappa sull’isola. Altre fonti riferiscono che cercava di proposito un luogo in cui fermarsi nel silenzio. Di fatto, si ritrovò in questo lembo di terra circondato dal mare.
Qui, racconta il suo biografo Bonaventura da Bagnoregio, fermatosi in raccoglimento, avrebbe chiesto agli uccelli che gli si erano radunati attorno di far silenzio perché potesse pregare. Secondo un'altra leggenda, prima di andarsene, San Francesco avrebbe pianto sull’isola un bastone di viaggio che si sarebbe tramutato in un pino , seccato solo nel 1701, dal cui tronco è stata ricavata una statua del Santo conservata nella chiesa. “ L’albero è morto nella seconda metà del Settecento ed è stato abbattuto, precisa padre Roberto. I frati dell’epoca tennero i pezzi del tronco che furono venerati come una reliquia dai fedeli”. Oggi i resti del tronco sono conservati in un edicola, posta nel punto esatto in cui si trova l’albero.
Il convento e la chiesa: Appena arrivati a San Francesco mediante il pittoresco canale di accesso, si scorge subito una grande croce di legno. Proseguendo lungo una strada di ciottoli si giunge all’entrata del convento, che coincide con la facciata della trecentesca chiesa di San Francesco del Deserto. Sul portone, un medaglione di pietra raffigura due braccia incrociate: quello, nudo, di Cristo, e quello col saio di San Francesco. Sulle pareti dell’edificio, alcune frasi sul marmo descrivono il miracolo del silenzio degli uccelli e l’atto di donazione dell’isola da parte di Jacopo Michiel. La chiesa, costruita là dove ne sorgeva una bizantina, è sobria. La navata unica ha la forma della carena di una nave, ossia di uno scafo capovolto: dal pavimento, mediante alcune grate, sono visibili le fondamenta originali. L’abside è sormontato da una piccola cupola, e il vano centrale è coperto da capriate lignee.
Attraversando le cappelle della Madonna e quella di San bernardino da Siena si raggiunge la tomba di bernardino da Portogruaro, generale dell’ordine francescano che avviò e condusse i restauri del convento e della chiesa dopo le distruzioni napoleoniche. Nell’edificio è conservato un pezzo di saio di San Francesco.
Il chiostro: Il convento sorge attorno a due chiostri: il primo, originario del 1200, fu semidistrutto dalla truppe napoleoniche e ricostruito dai francescani nella seconda metà del XIX secolo. Un secondo chiostro fu costruito nel 1400, ma entrambi hanno al centro un pozzo che, nei secoli scorsi, ha fornito ai frati  l’acqua potabile e quella necessaria per lavare  i panni. Mediante un viale, dal giardino con alberi e piante si raggiungono due terrazze panoramiche dalle quali è possibile ammirare la laguna.


Come arrivare a San Francesco del Deserto:
L’isoletta è raggiungibile da Burano, ma non essendoci collegamenti pubblici sul tragitto occorre utilizzare un mezzo proprio o un servizio privato, come Laguna Fla. Per andare a Burano occorre prendere la linea 12 dei vaporetti in partenza dal pontile Fondamente Nove di Venezia o da i Treporti.

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